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PRIMA PAGINA La Stampa di Oggi giovedì, 15 agosto 2024
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Ciao Kon,
Tu forse non ti ricorderai di me ma io invece ricordo un liquore alla liquirizia, più di un meet up e quello che doveva essere un incontro al Lucca Comics finito "male" per il troppo casino (non siamo riusciti a beccarci).
Ti scrivo in anonimo perché penso tu sia una grande cassa di risonanza perché nonostante tumblr sia diventato -non per noi nostalgici- un po' obsoleto vedo che continui ad essere un punto di riferimento per questa comunità e che forse tu con il tuo cinico dissezionare la situazione possa in qualche modo riuscire a scuotere i più, ma ahimè vige il segreto professionale, cose firmate e quant'altro che mi impediscono di esprimere questo disagio pubblicamente.
REGÀ I SORRISI DEI COMMESSI SONO FALSI. Non perché non abbiamo più voglia di fare questo lavoro, ma perché è diventato tutto uno schifo, le aziende e anche i clienti se vogliamo dirla tutta.
Cosa si cela dietro la vita del commesso?
Conta persone agli ingressi, voi non li vedete ma è così e di recente c'è anche il contapersone del passaggio esterno, quindi se non ti cazziano perché non hai venduto, ti cazzieranno perché non è entrata gente.
Statistiche: pezzi per vendita, scontrino medio, media di scontrino per ingressi. Voi non lo sapete, ma ogni giorni ci sono storici e budget da raggiungere in base anche solo ad un singolo ingresso che voi fate "per dare un'occhiata" - ora capite perché non è facile sorridere quando i vostri figli giocano ad acchiappino correndo fuori e dentro i negozi? Perché per quei venti ingressi senza scontrino ci sarà un area manager pronto a far il culo allo staff.
Se sei fortunato e capiti in una squadra in cui ci si spalleggia bene, altrimenti è l'azienda stessa a incentivare la lotta e l'invidia tra colleghi in una lotta tra poveri per mantenersi il posto al miglior venditore.
Non abbiamo mai abbastanza personale, MAI. Siamo spesso contati, se ci ammaliamo almeno nel mio caso ci si mette una mano sul cuore e per non mettere i colleghi in difficoltà si va a lavoro con due bombardoni di tachipirina col rischio di portarsi dietro il malanno per un mese.
Le ferie saltano perché decidono di aprire più punti vendita ma non di assumere gente che non soccomba al "gioco degli stagisti".
Turni del cazzo, spezzati e il più delle volte tutto quello che fai oltre l'orario di lavoro (anche la semplice chiusura) è straordinario che non viene contabilizzato.
Reperibilità quasi totale, manco fossimo in un ospedale. Nel tuo giorno libero è un miracolo non venir contattati dal gruppo di lavoro.
E poi vogliamo parlare dei vari festivi in negozio? Io ho dovuto combattere per avere un cazzo di permesso per la comunione di mia sorella.
È domenica, sono le 15 sono in turno da un'ora in un piccolo centro commerciale di due clienti entrate, una mi ha salutato e trattato come se le avessi offeso l'intero albero genealogico con uno sdegno tale che fa tanto lotta di classe quando siamo tutti nella stessa sudicia barca.
Quindi Kon, per favore aiutami a diffondere il verbo, io sono disposta a rispondere a tutte le domande di questo magico mondo cercando di farvi entrare in empatia con i commessi, ma per favore se non è proprio questione di vita o di morte: SMETTETE DI ANDARE A GIRO PER CENTRI COMMERCIALI, TANTO LA DOMENIC SIETE TUTTI SCOGLIONATI A PRESCINDERE E ALLORA STATE COI VOSTRI CARI, MAGARI È LA VOLTA BUONA CHE SMETTERANNO DI LUCRARE A VUOTO SU STO MONDO.
Ps: stare fino alle 18 fuori e poi riversarvi alle 20 nei negozi non funziona, mettetevi una cazzo di mano sulla coscienza.
Per me i centri commerciali sono un aberrazione sociale che riesce a darmi claustrofobia e agorafobia al contempo ma dopo essere stato a quello di Orio al Serio (aspettavamo che le figlie scendessero dall'aereo... direttamente nel centro commerciale!), ho fatto la tessera di iscrizione ai terroristi.
Non sono un nostalgico della bottega sotto casa, anche perché erano altri tempi e altri modi di vivere... mi basta il supermercato ma il centro commerciale è concepito perché la gente sia invogliata A VIVERLO e questo lo trovo demotivante.
Mi spiace per te ma alla fine mi spiace per tutte quelle persone - non schiavi ma servi - che devono sacrificare se stessi per il benessere superfluo di gente che dà tutto per scontato, quasi se lo meritassero.
E invece sono solo nati dalla parte giusta della società. E del mondo.
EDIT
Non mi ricordo di te al Meetup perché probabilmente ero già ubriaco <3
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-3/4
Potrebbe essere una nuova indicazione di tempo musicale, in realtà è un conto alla rovescia, Sabato aggiunto un numerino all'età e quest'anno per la prima volta nella mia vita ho deciso che lavorerò. Per avere un giorno libero o più bisogna dirlo il mese prima, in questo caso potevo prendere anche tutto il weekend, ma lo scorso mese stavo preso malissimo, adesso sto decisamente meglio, e mi sono proiettato in quel giorno e ho pensato che stare tutto il giorno solo a casa per poi incontrare la sera i ragazzi (i miei figli) per stare un pò assieme fosse una cattiva idea, che si prospettava un giorno di malessere, in quel momento pensavo così. Sto molto meglio come ho già scritto, anche in altri post, ma i momenti di mal'essere arrivano ancora e intensi, come questi ultimi due giorni che ho faticato a distogliere i pensieri. Va bè, fatto sta che lavoro e domenica dopo il lavoro andrò a mangiare la pizza con i ragazzi, non so se Maarja si accoderà, onestamente preferirei di no proprio perché la sua presenza mi irrita, già, 25 anni ad amare una persona e passi in un mese ad odiarla, non del tutto, ma mi sono prefissato di raccattare le mie cose, batteria compresa che metterò in sesto e in vendita, le ritorno le chiavi di casa sua e non la voglio vedere più, magari per salutarla per sempre quando andrò via.
Spock ha detto che finalmente sto iniziando a ragionare come si deve, anche se mi ha lodato per i miei progressi e la resilienza che ho dimostrato in questa situaizone così estrema, si si parole sue :D che mi fanno anche un pò ridere ma lui è uno scenziato ed è comprensibile che valuti tutto empiricamente.
Ieri gironzolando nel tubo ho trovato sto video di sto tizio, suppongo, norvegese, non male non male.
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Alessandro Gilioli
Oggi Repubblica è in sciopero, o meglio era in sciopero ieri quindi non esce oggi.
In sostanza, nell'incontro con i giornalisti l'azienda ha ammesso che sta smantellando se stessa: per adesso sono in vendita i quotidiani locali (quelli che restano, molti sono già stati ceduti) poi si vedrà.
Fondamentalmente i giornalisti temono che alla fine anche Repubblica sarà venduta o svenduta, come un anno fa è successo con l'Espresso.
Da tre anni, circa, il proprietario del gruppo è John Elkann, che l'ha pagato meno di Cristiano Ronaldo.
L'ha comprato dai figli di De Benedetti, a cui il padre l'aveva incautamente regalato. Ai figli però non fregava nulla di fare giornali. Allora hanno preso i soldi di Elkann per liberarsene, facendo infuriare il padre che quindi ha fondato il Domani.
Perché Elkann tre anni fa si sia preso il gruppo è ancora incerto. Lui diceva di voler portare avanti il sogno dello zio, Carlo Caracciolo, che con Scalfari fu il cofondatore del tutto. Insomma una questione di affetti familiari. Più probabile che pensasse di ottenerne qualche utilità per il resto del suo impero, insomma "influenzare" - del resto i padroni dei giornali oggi sono tali solo per questo motivo, non è che ci fanno direttamente profitti.
Quello che è certo invece è che in tre anni Elkann non ne ha azzeccata una, a iniziare dalla scelta di un direttore di centrodestra, che ovviamente ha fatto scappare firme e lettori di sinistra (Scalfari, per capirci, parlava a lettori che andavano dal partito repubblicano alla sinistra extraparlamentare, passando per sinistra Dc, Psi, Pci, Partito Radicale. Ezio Mauro portò avanti questa grande apertura con il gigantesco ombrello collettivo dell'antiberlusconismo).
Oltre al direttore di Rep., Elkann ha cambiato anche il capoazienda, insomma l'ad, mettendoci un suo amico ed ex compagno di studi, peraltro fin lì ignaro di editoria. Adesso questo ad è anche a capo della Juventus. Non è chiaro come si sdoppi, peraltro in due campi che non conosceva. Caracciolo i giornali li conosceva e li amava. De Benedetti senior anche. Forse per fare bene un prodotto devi conoscerne e amarne la fabbricazione: in generale e non solo per l'editoria.
In questi anni tutti i quotidiani o quasi hanno perso moltissime copie, si sa che i giornali sono un mercato in declino. Repubblica però è riuscita a perderne quasi il doppio degli altri.
Sul crollo reputazionale e di autorevolezza, invece, non ci sono numeri: ognuno la pensi come vuole.
In compenso a Repubblica si fa un grandissimo parlare di digitalizzazione. Un piano digitale dopo l'altro. L'idea è di vendere contenuti on line, anche staccati dalla vecchia cornice dell'acquisto di un giornale come tale (cartaceo o su tablet che sia). Probabilmente è una buona idea, almeno così ci dicono alcune "case histories" all'estero. Resta da vedere cosa c'è in questi contenuti, perché poi alla fine conta quello: se sono vendibili o meno, se gli utenti li apprezzano, se se li comprano.
Vedremo. Nell'attesa si vendono al primo che passa giornali e giornalisti, cioè si mandano via produttori di contenuti.
Appena arrivato, Elkann si è liberato di MicroMega, considerato troppo di sinistra. Poi ha venduto l'Espresso al proprietario della Salernitana, che ha già fatto fuori il suo primo direttore, Lirio Abbate, che aveva preso il posto di Damilano. Adesso l'Espresso è diventato un'emulazione meno moderna e meno smart del settimanale Oggi. Il suo editorialista di punta è diventato Maurizio Costanzo, dove prima c'era Umberto Eco. Però è impacchettato bene perché gli sono rimasti un bravo art director e una brava photo editor, oltre ad alcuni bravi giornalisti che fanno il possibile
Negli ultimi mesi si sono diffuse voci che il proprietario della Salernitana si stia per comprare anche Repubblica.
Per ora l'azienda conferma solo di non avere più "un perimetro" di testate da mantenere, restando sul vago.
Di qui lo sciopero di oggi, anzi di ieri.
Per favore non scrivete qui sotto che Repubblica è brutta, vi fa schifo etc. Intanto perché non si bastona un cane che affoga. Ma soprattutto perché è stato un grande giornale, uno dei pezzi migliori della nostra società per quarant'anni - e l'Espresso per oltre sessanta.
Per me poi sono stati giornali formativi, da lettore, fin dalla prima adolescenza. Formativi anche della coscienza civile e politica.
E' stato un onore lavorare 18 anni all'Espresso. Quando ho firmato, nel 2002, volevo rimanerci per tutta la vita.
Poi le cose cambiano. E se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi progetti, come dice un proverbio yiddish.
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«Siamo passati da un sistema basato su valori sociali nei quali individualmente potevi dare qualche premio o incentivo, a considerare normale che il mercato regoli anche sfere che fino a 30 anni fa erano considerate beni sociali non commerciabili: sicurezza nazionale, giustizia, scuola, salute, protezione ambientale, la stessa procreazione. Perché preoccuparsi di questa mercatizzazione? Per due motivi. Il primo, più evidente, riguarda il principio di uguaglianza. In una società nella quale tutto è in vendita, la vita diventa ancora più difficile per chi ha meno. La mancanza di denaro non porta solo a vivere in condizioni più modeste, ma diventa una condanna. Il secondo, forse meno evidente, più difficile da descrivere, riguarda il potere corrosivo dei mercati. Dare un valore monetario a un bene civico lo corrompe, svaluta o altera la sua immagine. Abbiamo visto che nelle scuole che multavano i genitori che venivano a prendere i figli in ritardo, i ritardi sono aumentati. Perché il valore della puntualità è svanito e la multa è stata percepita come una tariffa: il prezzo di un sistema di recupero all’uscita più flessibile. Allo stesso modo pagare gli studenti per studiare riduce, nella loro mente, il valore etico dello studio.
Michael Sandel
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Ad Anna pareva aver perso le energie per tutto. Non si impegnava granché per nulla, nemmeno le cose che un tempo la emozionavano e la smuovevano. Cercava la via più semplice, meno dispendiosa in termini di energie e non se ne accorgeva. Viveva in una bolla di insoddisfazione infinita criticando gli altri per il troppo tempo sacrificato in cose per lei totalmente inutili. Le sembrava di non far parte più di nulla, di essere esclusa da tutto, distante da ogni interesse e passione. Anna era sfinita dai continui lamenti interiori, dai piagnucolii incessanti di una vita ormai totalmente vuota e priva di significato.
Guardava gli altri con ammirazione, come le madri guardano i figli inseguire i propri sogni e lei, rassegnata, si lasciava passare tutto davanti. Aiutava gli altri, certo, a compiere le azioni quotidiane per agevolare il lavoro a cui veramente ambivano mentre lei, infilava i guanti e lavava i piatti per la terza volta di fila quel pomeriggio. Era come se la grinta l'avesse abbandonata, come se la giovinezza fosse scomparsa lasciando solo spazio alla rassegnazione di una vita finita. Ed Anna continuava a non accorgersi di nulla sfogando le sue frustrazioni su di una ricerca incessante e morbosa di un lavoro che sarebbe risultato infine snervante e svilente o su di una vendita non conclusa su quelle piattaforme che utilizzava per ricavare qualche spicciolo in più. Era rassegnazione, una rassegnazione così grande ed insita in lei da toglierle costantemente tutte le energie.
Anna andava comunque avanti, le sue giornate era piene e le settimane scorrevano senza finire mai. Il weekend era uguale agli altri giorni, i mesi non si differenziano minimamente e il tempo le appariva come un grande macigno che portava sulle spalle rallentando il suo lavoro. Non si sentiva in diritto di festeggiare qualcosa, piuttosto cominciava a nutrire di nuovo quel rifiuto verso ciò che poteva definirsi per lei una ricompensa privilegiando invece, ciò che poteva invece risultare per lei una punizione. Amava punirsi, aveva sempre avuto quella tendenza a farlo per dare un senso alla sua vita. Vivere all'ombra degli altri era forse, anch'essa una punizione, il giusto compromesso per non essere abbastanza. Non riconosceva mai i suoi giorni di stacco, rimaneva sempre vigile e pronta per gli altri. Si comportava come una madre, una governante, a volte, una figura di riferimento per valutare le soluzioni più pensate e giuste.
Anna era esausta. Svuotata di ogni energia vitale. Si guardava allo specchio e non vedeva nient'altro che un corpo vuoto. E non le importava nulla del pensiero degli altri a differenza di anni addietro, quando la sua compostezza era costruita a misura di quest'ultimo.
Era diventata squallida, sciatta. Così tristemente vuota da non riuscire a trovare un qualsiasi appiglio per migliorare la minima cosa. Non era un disastro perché la completa mancanza di volontà non poteva definirla così. Era noncuranza, un appiattimento totale. Una tristezza infinita sfociata in totale apatia.
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Anita Roddick
Se pensi di essere troppo piccolo per lasciare il segno, prova ad andare a letto con una zanzara.
Anita Roddick è stata l’imprenditrice inglese che ha creato The Body Shop il primo modello di business legato al rispetto per l’ambiente, capace di coniugare etica e profitto e il primo brand a proibire test sugli animali.
Una filosofia imprenditoriale improntata sull’idea rivoluzionaria che il business potesse avere un impatto positivo sulla società e sul pianeta.
La sua azienda di cosmetici che produceva e vendeva prodotti di bellezza naturali è stata tra le prime a promuovere il commercio equo con i paesi in via di sviluppo.
Nata col nome di Anita Lucia Perrella a Littlehampton, il 23 ottobre 1942, era la terza di quattro figli e figlie e Gilda Di Vito, emigrata a 17 anni in Inghilterra da Atina, in provincia di Frosinone e Donato Perrella, ristoratore di Brighton.
Sua madre sognava per lei una carriera da insegnante, ma il suo desiderio di avventura l’ha portata, dopo gli studi, prima a Parigi, dove ha lavorato alla biblioteca dell’International Herald Tribune e poi a Genova presso le Nazioni Unite.
Ha poi mollato tutto e intrapreso il suo “sentiero hippie” che l’ha portata a girare attraverso l’Europa, il Pacifico meridionale e l’Africa. Ha così scoperto culture di altri mondi, rituali e usanze comprese quelle per la cura del corpo e per la salute.
Tornata in Inghilterra, nel 1970 ha sposato Gordon Roddick, viaggiatore come lei che, qualche anno dopo, ha deciso di realizzare il suo sogno andare a cavallo da Buenos Aires a New York. Entusiasta del progetto del marito, ne ha finanziato il viaggio vendendo la sua piccola attività di ristorazione. Per sostenere la famiglia ha quindi iniziato a collaborare con un erborista locale creando cosmetici naturali mettendo a frutto le conoscenze acquisite durante i suoi viaggi.
Con un piccolo prestito, nel 1976, ha aperto il suo primo The Body Shop nella località balneare di Brighton.
L’idea di partenza era creare prodotti di qualità per la cura della pelle in contenitori da riempire con fragranze decise al momento.
Qualcosa di diverso dalla solita profumeria, piuttosto una filosofia di vendita che metteva al primo posto nella scala dei valori ambiente e solidarietà, il recupero dei materiali e la ricerca di essenze poco note.
Ogni prodotto aveva una storia ed era fatto con ingredienti naturali provenienti da tutto il mondo. Venduto in confezioni semplici e ricaricabili, costituiva un rituale quotidiano di amor proprio, senza false promesse di dimagrimento o ringiovanimento. Una fonte di gioia, conforto e autostima.
Dopo sei mesi aveva aperto un secondo punto vendita, nel 1984 è entrata in borsa e, nel 1991, dopo 15 anni di attività, la sua impresa era a un livello tale di successo da conquistare il World Vision Award for Development Initiative.
Credo che tutte le pratiche commerciali sarebbero notevolmente migliorate se fossero governate da principi” femminili“.
Molto attiva in diverse campagne per diritti umani e ambientali, si è unita a Greenpeace nella campagna Save the Whale per combattere la crudele caccia alle balene e promuovere l’uso dell’olio di jojoba come sostituto dell’olio dei capodogli, che a quel tempo era ampiamente utilizzato nei cosmetici. Ha anche sponsorizzato The Big Issue il giornale indipendente venduto da persone senza fissa dimora. Ha finanziato Amnesty International, e supportato campagne contro la distruzione delle foreste pluviali.
Nel 1990 ha fondato Children on the Edge, organizzazione per aiutare l’infanzia svantaggiata colpita da conflitti, disastri naturali, disabilità e HIV/AIDS, con la convinzione che il mondo degli affari dovesse offrire una forma di leadership morale.
Ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e a raccogliere fondi per aiutare gli Angola Three, prigionieri afroamericani tenuti in isolamento per decenni.
Nel 1997, in contrasto agli ideali di bellezza filiforme, ha prodotto Ruby, una bambola corpulenta e fiera che è diventata l’incarnazione della campagna promozionale più importante del suo brand.
Nel 2004, Body Shop aveva 1980 negozi con più di 77 milioni di clienti in tutto il mondo. Il secondo marchio più affidabile nel Regno Unito e il 28° più importante al mondo.
Due anni dopo, lo ha venduto al gruppo L’Oréal per 652 milioni di sterline (circa 775 milioni di euro), scatenando numerose polemiche per il fatto che il colosso della cosmesi utilizzava test sugli animali e fosse in parte di proprietà di Nestlé nota per il pessimo trattamento riservato ai produttori dei paesi in via di sviluppo.
Intanto aveva anche istituito una scuola specializzata in Business e Impresa, The Roddick Enterprise Centre, in cui ha messo a punto la sua personale ricetta per l’imprenditoria costituita da motivazione, indipendenza, entusiasmo, ingegno, determinazione, consapevolezza dei rischi e, soprattutto, ottimismo.
Per la sua leadership virtuosa, Anita Roddick ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo, è stata nominata prima Ufficiale e poi Dama Commendatrice dell’Ordine dell’Impero Britannico e le sono state conferite diverse lauree e dottorati ad honorem. È stata anche insignita dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente.
Ha scritto diversi libri, tra cui Prendilo sul personale: come la globalizzazione ti influenza e modi efficaci per sfidarla e Troubled Water: Santi, peccatori, verità e bugie sulla crisi idrica globale.
Nel 2004 le è stata diagnosticata una cirrosi epatica in conseguenza di un’epatite di vecchia data. Da quel momento si è spesa per promuovere il lavoro di The Hepatitis C Trust con una campagna per sensibilizzare sulla malattia che l’ha vista ospite in importanti programmi televisivi britannici.Si è spenta, in seguito a un ictus, il 10 settembre 2007 al St Richard’s Hospital di Chichester.Ha lasciato il suo patrimonio di 51 milioni di sterline alla Roddick Foundation che, nel suo nome, continua ancora oggi a creare campagne in difesa dei diritti umani.
È stata una donna che si è fatta da sola, che ha avuto una grande intuizione e una visione. Un grande esempio di imprenditrice che ha fondato un impero partendo dal basso, nel rispetto della natura e delle persone, senza mai piegarsi a logiche e mode passeggere.
Ha creato un marchio in cui ogni prodotto e ogni decisione aziendale servivano a dare potere alle ragazze e alle donne, lottando per l’uguaglianza e creando opportunità lavorative secondo principi di inclusione, collaborazione e solidarietà.
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Il mese scorso, ho messo in vendita il mio appartamento, di ampia metratura, avendo ereditato da mio nonno una casa; alla mia porta si è presentato un vicino, musulmano, che vive in un mini con moglie, due bimbi, per informarsi sul prezzo.
Conoscendomi come persona gentile e generosa, ha chiesto un ribasso assurdo, pensando di impietosirmi: la mia risposta è stata questa:
1) non vendo un appartamento a chi tratta le donne come capre
2) potevi legarti il cazzo invece di fare figli, da povero.
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Una signora si avvicinò a un vecchio venditore ambulante e gli chiese: "A quanto vendete le vostre uova?" L'uomo anziano rispose: "50 centesimi l'uovo, signora". La signora rispose: "Prendo 6 uova a $ 2,00, o me ne vado". L'uomo anziano, che aveva bisogno della vendita, disse: "Compratele al prezzo che volete, signora. Per me è un buon inizio perché oggi non ho venduto un solo uovo e ne ho bisogno per vivere". Comprò le uova al prezzo concordato e se ne andò, sentendosi come se avesse vinto. Poi salì sulla sua macchina di lusso e andò in un ristorante di lusso con un'amica. Ordinarono quello che volevano, mangiarono un po' e lasciarono gran parte del cibo intatto. Quando arrivò il conto, che ammontava a $ 150, le signore diedero $ 200 e dissero al proprietario del ristorante di tenere il resto come mancia. Questa storia potrebbe sembrare normale al proprietario del ristorante, ma è in netto contrasto con l'interazione con il venditore di uova. Solleva una domanda importante: perché sentiamo il bisogno di affermare il nostro potere quando compriamo da chi è nel bisogno, ma mostriamo generosità verso chi non ne ha bisogno?
C'è una storia di un padre che era solito acquistare beni dai poveri a un prezzo più alto di quello richiesto, anche se non ne aveva bisogno. A volte, pagava più del prezzo richiesto. I suoi figli, perplessi da ciò, alla fine gli chiesero: "Perché fai questo, papà?" Il padre rispose: "È carità avvolta nella dignità".
La maggior parte delle persone potrebbe non condividere questo messaggio, ma per coloro che si prendono il tempo di leggerlo, questo piccolo tentativo di "umanizzazione" potrebbe essere un passo avanti nella giusta direzione.
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Biografia del personaggio:
Margaret Carter (soprannominata "Peggy") nasce nel 1921 da Amanda Carter. Fin da piccola manifesta un carattere avventuroso e ribelle, che con il passare degli anni, cerca di sopprimere per adattarsi alla conformità sociale. Dopo l'apparente morte di suo fratello maggiore Michael durante la seconda guerra mondiale, Peggy decide di lasciare il suo promesso sposo per partecipare a un programma speciale che le permette di avere un addestramento militare come quello riservato agli uomini.[2] Si unisce così al Secret Intelligence Service e viene assegnata alla Strategic Scientific Reserve.
La seconda guerra mondiale:
Nel 1943, Carter viene incaricata di aiutare a supervisionare il Progetto Rinascita, un programma volto a creare un esercito di supersoldati per sostenere l'impegno bellico degli Stati Uniti, assistendo il genio Howard Stark e il dottore tedesco Abraham Erskine. Erskine sceglie come prima cavia umana il giovane Steve Rogers, il quale ha una salute cagionevole e il fisico debole ma un carattere eroico e patriottico. L'esperimento va a buon fine e Rogers viene potenziato fisicamente e mentalmente, ma un agente dell'Hydra sotto copertura uccide Erskine e fugge con una fiala del siero. Steve e Peggy inseguono il criminale, il quale si suicida con del cianuro per non essere interrogato, mentre l'ultima dose del siero viene distrutta. Steve viene sfruttato dal governo per fare propaganda e Peggy stringe amicizia con lui, incitandolo a non andare contro i suoi principi. Quando Bucky Barnes, il miglior amico di Rogers, viene catturato dall'Hydra, Steve decide di andare a salvarlo e Peggy lo aiuta insieme ad Howard ad andare dietro le linee nemiche per organizzare un salvataggio da solista, riuscendo a liberare centinaia di uomini. Successivamente, Peggy assiste Rogers nel contrastare i piani dell'Hydra; tramite Arnim Zola, viene individuata l'ultima roccaforte dell'organizzazione e Steve guida un attacco per impedire a Johann Schmidt di usare delle armi di distruzione di massa. Per inseguire Schmidt, Rogers sale su un aereo dopo aver scambiato un bacio con Carter, ma, dopo aver sconfitto il criminale, è costretto a far schiantare l'aereo nell'artico in quanto impossibilitato a far atterrare il velivolo senza far esplodere le armi. Prima di sacrificarsi, Steve dà l'addio a Peggy tramite la radio.
Dopo la guerra:
Nel 1945 Carter e la SSR fanno irruzione nell'ultima base dell'Hydra conosciuta, confiscando numerosi oggetti.
Un anno dopo, Peggy si trova a dover fare i conti con il sessismo sul posto di lavoro, in quanto il suo superiore la relega a svolgere pratiche da scrivania mentre assegna casi sul campo ai colleghi uomini. Una notte, Peggy dà prova delle sue capacità recuperando da sola il siero chiamato Zodiaco, missione per la quale sono consigliati dai tre ai cinque agenti. Il suo superiore minaccia di licenziarla accusandola di essere solo "la fiamma di Captain America", ma subito dopo Howard Stark telefona in ufficio per informarli che Peggy sarà messa a capo del neonato S.H.I.E.L.D..
Un anno dopo, nel 1946, Peggy deve bilanciare il suo lavoro di ufficio per la SSR a New York con il suo incarico segreto, consistente nello scagionare Howard Stark, il quale è stato incastrato per la vendita di armi ai nemici degli Stati Uniti. Nelle indagini, Peggy viene accompagnata da Edwin Jarvis, il maggiordomo di Stark, con cui stringe una duratura amicizia.
Nel 1947, Carter si trasferisce a Los Angeles per affrontare le minacce della nuova era atomica da parte dell'Impero Segreto. Inizia una relazione amorosa con l'agente Daniel Sousa.
Vita successiva:
In seguito, Peggy si sposa con un soldato appartenente a uno dei battaglioni salvati da Steve durante la seconda guerra mondiale e ha due figli con lui. La sua nipote Sharon Carter, su incoraggiamento di Peggy, segue le sue orme e diventa un agente dello S.H.I.E.L.D.. Peggy conduce altre missioni per conto dello S.H.I.E.L.D.. Entro il 1970 diventa direttrice dello S.H.I.E.L.D. e, nel 1989, assiste a una discussione tra Howard e Hank Pym che porta Pym a lasciare l'organizzazione a causa dell'uso improprio che Stark ha fatto delle particelle di Pym a insaputa dello scienziato.
Nel 2012, Rogers viene scongelato dai ghiacci dopo decenni e si ricongiunge con l'ormai anziana Peggy, la quale ha sviluppato la malattia di Alzheimer. La donna muore nel sonno nel 2016 e al suo funerale partecipano Steve, Sam Wilson e Sharon.
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PRIMA PAGINA La Stampa di Oggi lunedì, 05 agosto 2024
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Chiara Ferragni, la moglie di Silvio Campara scopre tutto: “Erano amiche” Da giorni non si fa altro che parlare del flirt tra l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni e l’imprenditore Silvio Campara. Secondo un’indiscrezione la moglie del CEO del brand di scarpe di lusso avrebbe scoperto tutto e ne sarebbe derivato un confronto durissimo. Le due donne sarebbero amiche da diverso tempo e scoprire della presunta relazione è stato uno shock. Chiara Ferragni, Giulia Luchi Campara scopre tutto: “Loro erano amiche” La presunta storia d’amore tra Chiara Ferragni e Silvio Campara continua a far parlare di sé. Dopo diverse indiscrezioni in merito al presunto flirt tra i due imprenditori, fino ad ora mai commentata direttamente dai diretti interessati, arrivano delle ricostruzioni fatte da Gabriele Parpiglia. Il giornalista su Instagram ha aggiunto dei particolari clamorosi per ricostruire la relazione. Secondo il giornalista inizialmente sarebbero state l’influencer e Giulia Luchi Campara, moglie di Silvio e madre dei loro due figli, ad essere molto amiche. “L’amore di Ferragni e Campara non nasce da una precedente amicizia tra i due. No. Le prime a conoscersi e ad avvicinarsi sono le due donne“, ha fatto sapere Gabriele Parpiglia. I due si sarebbero incontrati a Forte dei Marmi grazie a degli amici in comune. “Sin da subito Giulia tende una mano a Chiara, che come ben sappiamo, si trovava nel pieno del Pandoro-gate“, ha proseguito il giornalista. Giulia avrebbe aiutato Chiara sia emotivamente che concretamente, ovvero cercando di metterle a disposizione un entourage che potesse risollevarla dal disastroso momento. L’incontro a Forte dei Marmi però, improvvisamente “scivola” via e l’amicizia tra Chiara e Giulia passa in secondo piano Secondo il giornalista Silvio Campara non starebbe attraversando un periodo semplice. L’imprenditore avrebbe dovuto concludere una vendita milionaria del marchio Golden Goose, ma la trattativa si è improvvisamente bloccata. Quando Silvio incontra Chiara, in lei vede una sorta di via di uscita dal suo momento no. Insomma: mentre la Ferragni scriveva alla moglie Giulia, contemporaneamente messaggiava con Silvio. Il dramma esplode quando la Ferragni è a Capri e si lascia sfuggire una frase: “Lui me lo prendo” e lo fa mostrando le foto che scambiava col neo-fidanzato, seduta a un tavolino Qualcuno avrebbe riferito la loro telefonata a Giulia Luchi Campara che avrebbe cercato un confronto diretto con la Ferragni. Ne sarebbe seguita una telefonata durissima e una serie di messaggi. L’imprenditrice digitale non si sarebbe tirata indietro e avrebbe confessato il suo interesse. Sembrerebbe che il prossimo quindici di agosto la coppia dovrebbe partire alla volta del Perù, e se dovesse essere così ci sarebbe la prova definitiva della loro relazione.
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Siamo figli di pitagora e di casadei
di machiavelli e di totò
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
Siamo figli di pitagora e di trinità
di michelangelo e dario fo'
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
santità
santoni e varietà
l'italia è in vendita
patria di boss ed atelier
eroi che fanno goal
pensioni saltano
veline ballano
e Gabry Ponte il dj
Siamo figli di pitagora e di casadei
di machiaveli e di totò
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
Siamo figli di pitagora e di trinità
di michelangelo e dario fo'
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
sexy show
Italia liscio e rock
iddio la creò
schiava di roma e dei talk show
da sicilia al tanaro
le radio suonano
veline ballano
e gabry ponte il dj
Siamo figli di pitagora e di casadei
di machiavelli e di totò
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
Siamo figli di pitagora e di trinità
di michelangelo e dario fo'
cresciuti con una morale cattolica
e con il rock n roll
Siamo figli di pitagora e di casadei
di machiavelli e di totò
cresciuti con una morale cattolica
E con i depeche mode
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carlo bianchi
La nostra vita è il risultato del lavoro di molti e, quando si fanno le guerre, facciamo solo morti. Non vogliamo un’Europa di morti. Questa è la situazione in cui sta ormai l’Ucraina, un posto ormai pieno di cadaveri e questa è la scelta di chi ha votato Zelensky come presidente dell’Ucraina. Quanta gente vuole un’ Europa in guerra, devastata dalle bombe e mandata a morire perché non sarà più la stessa? Votiamo tutti in Europa, tutti i paesi, e molti vogliono una guerra. Quale partito politico non la vuole? Quali partiti faranno di tutto per gestire le trattative di pace? Quante donne vogliono mandare a morire i figli e i mariti? Magro destino questo come abbiamo potuto vedere in Ucraina. Il potere deve fare questo: lavorare per la pace e, votando alle europee, andiamo avanti e facciamo eleggere i partiti che portano la pace, non quelli che complottano per guadagnare con la vendita delle armi e che fanno molto poco per impedire la guerra, mandando a morire molti giovani.
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Montedoro: alloggi comunali in vendita tramite asta pubblica
L'amministrazione comunale di Montedoro ha deciso di rimettere in vendita nove alloggi comunali. Questi alloggi si trovano in Piazza Gramsci e in via Savoia. La vendita sarà effettuata tramite un'asta pubblica. Il prezzo di partenza per gli alloggi di 60 mq è di 28.000 euro. Per quelli di 40 mq, il prezzo base è di 19.000 euro. Saranno stilate due graduatorie separate per i due tipi di alloggi. Questo metodo è lo stesso utilizzato nelle aste precedenti, che si sono svolte dal 2017. Gli alloggi saranno assegnati in base all'ordine di priorità stabilito nelle graduatorie. I partecipanti all'asta avranno la possibilità di acquistare fino a due unità immobiliari. Tuttavia, se un acquirente decide di comprare due alloggi, dovrà procedere con la fusione catastale per trasformarli in un'unica unità. Possono partecipare all'asta diversi gruppi di persone: - Residenti a Montedoro o chi vi lavora stabilmente. - Cittadini nati a Montedoro ma che ora vivono altrove. - Figli, nipoti o discendenti di emigrati montedoresi che risiedono in altre località. - Altri cittadini, italiani o stranieri, che intendono trasferirsi a Montedoro o trascorrervi le vacanze. Le richieste di partecipazione all'asta devono essere presentate entro il 24 giugno. Se, alla fine della gara, ci saranno ancora alloggi invenduti, verrà creata una graduatoria per chi non ha legami con Montedoro. La vendita degli alloggi comunali rappresenta un'opportunità per diverse categorie di cittadini di acquistare una casa a Montedoro. Questo progetto è parte degli sforzi dell'amministrazione comunale per riqualificare il patrimonio immobiliare e incentivare nuove residenze nella città. Read the full article
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Torino, la Polizia di Stato ha presentato gli "Scrittori in Divisa" al Salone Internazionale del Libro
Torino, la Polizia di Stato ha presentato gli "Scrittori in Divisa" al Salone Internazionale del Libro La Polizia di Stato ha presentato Venerdì 10 maggio nella seconda giornata al Salone Internazionale del Libro a Torino gli "Scrittori in Divisa" presso lo stand V194 del Padiglione Oval, oltre alle molteplici attività e dimostrazioni offerte dai poliziotti delle Specialità della Polizia di Stato e dalla Questura di Torino. Nel corner di Poliziamoderna si sono tenuti gli incontri con i poliziotti-scrittori, moderati dai redattori del mensile ufficiale della Polizia di Stato, che hanno presentato le loro opere letterarie. Ieri, lo stand, ha ricevuto la visita del Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, Il programma della giornata: Alle ore 11:00, si è aperta con una serie di incontri, una doppia presentazione sul tema della violenza di genere e sono stati di scena Salvatore Blasco, vice questore in servizio presso il Compartimento polizia stradale Emilia Romagna, con Amore cieco – Diario di un commissario di polizia (le vicende di una violenza domestica con la voce narrante del protagonista, un commissario calabrese della Squadra mobile che svolge le indagini per venire a capo del reato) e Giorgia Piredda, agente in servizio a Milano, che con il racconto parzialmente autobiografico Naufragare dentro te, narra le vicende di una giovane poliziotta alle prese con le testimonianze di donne vittime di violenza e i suoi tentativi per convincerle a denunciare. La sessione pomeridiana si è aperta alle ore 16:00 con la presentazione di Scacco matto – Il re è morto nuovo romanzo di Rita Cascella, primo dirigente della questura di Treviso, autrice anche di "La stirpe di Ramfis", che vede al centro della storia le vicende del frizzante commissario Beatrice Pergolesi. In questo nuovo caso si interessa a una nuova indagine che coinvolge una campionessa di scacchi. In chiusura, alle ore 17:00, è stata la volta di Raffaele Iacaruso, vice sovrintendente della Scientifica di Novara, per parlare della sua nuova opera Identikit degli invincibili – Il Grande Torino realizzata con i disegni dell'autore fatti con una semplice penna Bic; con i suoi disegni, Iacaruso racconta la leggenda degli "Invincibili" del Grande Torino che si interrompe il 4 maggio 1949 con il tragico incidente aereo sulla collina di Superga del quale quest'anno ricorre il 75° anniversario, ricordato anche ultimamente nella prima tappa del Giro d'Italia, partito dal capoluogo piemontese, il cui tracciato ha previsto proprio un passaggio sul luogo dello schianto. Presso l'area espositiva della Polizia di Stato, è stato possibile conoscere meglio la graphic novel Il commissario Mascherpa, prodotto editoriale della rivista Poliziamoderna, ormai giunto al sesto volume, Fuoco di Natale, dove il commissario di Diamante dovrà indagare sull'assassinio di un imprenditore freddato con un colpo di Kalashnikov dopo che la sua fabbrica è stata data alle fiamme, un vero e proprio avvertimento di stampo mafioso. Il fumetto, pensato come veicolo educativo di legalità verso i giovani, è anche uno strumento di solidarietà poiché il ricavato della vendita è destinato al Piano Marco Valerio, un progetto nato per dare sostegno concreto alle cure delle malattie pediatriche gravi e croniche dei figli dei dipendenti della Polizia di Stato. Presso lo stand è stato possibile acquistare i 6 volumi (La Rosa d'argento, Mare Nero, Banditi, Onorata Sanità e Il ritorno dello scorpione e Fuoco di Natale) oltre a Murky Waters e Big Game, volumi editi in lingua inglese.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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