#vedere infinito
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I paradossi nacquero nel momento in cui qualcuno si accorse che c'era qualcosa di "anomalo" nel linguaggio a partire dalla nozione di "essere" (to on). Eraclito e Parmenide che avevano "scoperto" (o inventato?) questa nozione, si erano subito accorti che entrava in collisione con altre nozioni, e in particolare con quelle di "movimento" e "pluralità". Come sappiamo Eraclito accettò semplicemente la contraddizione che ne derivava, mentre Parmenide volle sbarazzarsene.
Il discepolo di Parmenide, Zenone escogitò a sostegno della sua tesi i noti "argomenti dialettici" di Achille e la tartaruga, dello stadio, della freccia, i quali servivano sostanzialmente a mostrare che, se si mantiene che l'essere è unico, ed è identico a sé stesso, ogni concessione fatta al movimento e alla pluralità diventa contraddittoria. Per esempio:
"Un segmento di retta si può dividere all'infinito: lo si dimezza, poi si dimezza la metà che si è ottenuta, e così via, senza fine. Dunque il segmento deve essere formato da un numero infinito di parti. Ma quale è la lunghezza di queste parti? Se è zero, allora il segmento non ha lunghezza, dunque non esiste; se la lunghezza è superiore a zero, per quanto piccola sia, il segmento avrà una lunghezza infinita, dunque non sarà un segmento. Di conseguenza: il segmento sarà inesistente, o non sarà un segmento".
La C (contraddizione) per Zenone si eliminava, molto semplicemente, eliminando una premessa (RAA)* cioè suggerendo che il segmento non ha parti, poiché l'essere è unico e indivisibile.
Sembra che Eubulide, l'inventore dei più classici paradossi della nostra tradizione, avesse gli stessi obiettivi: il suo scopo però non era mostrare che solo certi concetti, come il movimento o la pluralità erano difettosi; si trattava invece di far vedere che tutto il linguaggio comune, espressione della doxa, doveva essere ridotto all'assurdo.
Certo, se non si vuole stabilire che nozioni così utili come il movimento e la pluralità o in generale tutto il nostro modo normale di lavorare con il linguaggio debbano essere eliminati, la contraddizione rimane, e richiede interventi di tipo diverso.
* reductio ad absurdum
-F.D'Agostini (Paradossi)
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C’è un momento in cui il silenzio non è solo una scelta, ma una necessità. È quel punto in cui le parole non bastano più, in cui ogni spiegazione sembra inutile, in cui ogni tentativo di aggiustare qualcosa che si è spezzato finisce per fare più male che bene. Sto in silenzio, ma non perché sono debole. Non perché mi manchi il coraggio di dire quello che penso. Sto in silenzio perché dentro di me c’è un caos che non posso più ignorare, e l’unico modo per non affondare è smettere di cercare negli altri ciò che non troverò mai.
Mi sono sempre definita forte, quella che c’era per tutti, che trovava una soluzione anche quando sembrava impossibile. Quella che dava tutto senza chiedere nulla in cambio, che metteva il cuore davanti a ogni cosa. Eppure, eccomi qui, con un vuoto dentro che non so più colmare, con un silenzio che pesa più di qualsiasi parola non detta.
Non è facile accettare che le persone a cui tenevi di più possano essere quelle che ti deludono nel modo più profondo. Non è facile realizzare che chi pensavi fosse un porto sicuro era, in realtà, una tempesta mascherata da calma. Le delusioni non arrivano mai da chi non conta niente per te. Arrivano da chi hai lasciato entrare nel cuore, da chi credevi fosse diverso.
Sto in silenzio perché non ho più energie per spiegare, per giustificare, per lottare contro un muro di indifferenza. Non voglio più cercare attenzioni da chi non ha mai davvero voluto esserci, né provare a far capire il mio dolore a chi non lo ha mai preso sul serio. Il silenzio è il mio modo di proteggermi, di mettere un confine tra me e chi non merita più di attraversarlo.
Ci sono state notti in cui mi sono chiesta cosa avessi sbagliato. Dove fosse il problema. Se ero io quella “troppo sensibile”, “troppo esigente”, o semplicemente “troppo”. Mi sono data mille colpe, ho cercato di cambiare, di migliorarmi, di adattarmi a persone che non avrebbero mai fatto lo stesso per me. E sai cosa ho capito? Che il problema non ero io. Era il fatto che cercavo in loro qualcosa che non potevano darmi.
Le amicizie vere, quelle che ti toccano l’anima, non ti fanno sentire un peso, non ti fanno dubitare del tuo valore. Non ti fanno sentire sola, anche quando sei circondata da gente. Ma io mi sono sentita così, troppe volte. Ho provato a ignorarlo, a fingere che non fosse importante, ma la verità è che non riesco più a far finta di niente.
Sto in silenzio perché non so più chi ho accanto, chi è lì per davvero e chi è lì solo per convenienza o abitudine. Non so più distinguere chi mi ama da chi mi tollera. E questo dubbio mi uccide. Mi spegne. Mi fa sentire come se stessi vivendo in un loop infinito, in cui do tutto e ricevo solo briciole in cambio.
E sì, mi allontano. Mi allontano non perché non mi importi, ma perché mi importa troppo. Mi allontano perché non so più come gestire tutto questo, perché il peso di questa delusione è troppo grande da portare da sola. Mi allontano perché ho bisogno di spazio, di tempo, di silenzio per ritrovare me stessa, per capire chi merita davvero di stare nella mia vita.
Non è rabbia quella che provo, né rancore. È qualcosa di molto più profondo, più silenzioso. È rassegnazione. È la consapevolezza che alcune persone non cambieranno mai, che non importa quanto tu le ami o quanto tu ti impegni per loro: non saranno mai in grado di darti ciò di cui hai bisogno.
E io non voglio più accontentarmi. Non voglio più scusare comportamenti che mi fanno male, né accettare mezze verità o promesse vuote. Ma, allo stesso tempo, non so nemmeno più fidarmi. Ogni parola sembra vuota, ogni gesto sembra avere un secondo fine.
Mi guardo intorno e vedo solo ombre. Ombre di quello che pensavo fosse vero, di quello che pensavo fosse importante. Mi chiedo se riuscirò mai a fidarmi di nuovo, se ci sarà mai qualcuno che non mi faccia sentire così. Ma la verità è che non lo so.
Non riesco a vedere una via d’uscita da questo dolore. Non riesco a immaginare un futuro in cui il peso di queste delusioni non mi segua come un’ombra. E forse, per ora, va bene così. Forse il silenzio è l’unico rifugio che mi resta. Ma non chiedetemi di fidarmi di nuovo. Non chiedetemi di aprire il cuore a qualcun altro. Perché quel cuore, ora, è stanco. E non so se sarà mai più lo stesso.
Anonimo🖤
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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C’è bisogno di lentezza.
Lo dico prima di tutto a me stessa che sono abituata ai ritmi di una vita frenetica dove riposare è un lusso e “non fare nulla” una sconfitta.
C’è bisogno di lentezza per assaporare il gusto di quello che mangiamo e il bouquet infinito di un calice di vino.
C’è bisogno di lentezza per capire chi siamo e per impedire che siano gli altri ad etichettarci secondo il proprio bisogno.
C’è bisogno di lentezza per non cadere vittima della frenesia che fa nascere stress, che alimenta la rabbia, che favorisce gli scontri, in una catena continua di male che genera male.
C’è bisogno di lentezza per ascoltare il nostro corpo e occuparci di lui, dei suoi bisogni “elementari” che sono però preziosi per permetterci di vivere serenamente… di vivere… di vivere e basta!
C’è bisogno di lentezza per coltivare sogni, alimentare idee, apprezzare Bellezza, "vedere" gli altri al di fuori di ogni nostro malcelato egoismo.
Infine c’è bisogno di lentezza per AMARE. Per SENTIRE l’altro davvero, al di là di ogni ansia di conquista, al di là di ogni cocciuto desiderio che spesso ha poco a che fare con l’incontro VERO tra due anime che si riconoscono.
Lentezza.
Silenzio.
Pace.
Respiro.
Non ho mai incontrato me stessa se non quando mi sono fermata e ho smesso di cercarmi.
- Letizia Cherubino
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In tutta la mia vita, l'unica certezza in cui ripongo fede è Dio. Quando tutto intorno a me sembra vacillare, quando le ombre si allungano e il silenzio diventa assordante, è in Lui che trovo rifugio. Le strade che percorro possono essere impervie, le tempeste possono scuotere il mio cammino, ma c'è una luce che non si spegne mai. Nei momenti di gioia e in quelli di dolore, sento la Sua presenza accanto a me. È il soffio leggero del vento tra le foglie, il calore del sole sulla pelle, il sorriso di uno sconosciuto che passa per strada. È in ogni battito del cuore, in ogni respiro che mi tiene in vita. Non mi affido alle cose effimere di questo mondo, né alle promesse che svaniscono come la nebbia al mattino. L'unica verità che mi sostiene è quella che non posso vedere con gli occhi, ma che sento profondamente nell'anima. È una forza silenziosa che mi guida, una melodia che mi accompagna nel viaggio. Anche quando le ombre si fanno più scure e la solitudine mi avvolge, so che non sono mai veramente solo. C'è una mano invisibile che mi sostiene, un amore infinito che avvolge ogni cosa. È in questa consapevolezza che trovo la pace, nel sapere che c'è un disegno più grande, una speranza che non delude. Le stelle nel cielo notturno mi ricordano la Sua grandezza, il mare infinito racconta della Sua maestà. Ogni dettaglio dell'universo sussurra il Suo nome. Quando guardo negli occhi un bambino e vedo la purezza del suo sguardo, riconosco la scintilla divina che abita in ogni creatura. Il mondo cambia, le persone vanno e vengono, le certezze si sgretolano come castelli di sabbia, ma la Sua presenza rimane immutabile. È l'ancora che mi tiene saldo nelle tempeste, il faro che mi guida attraverso le tenebre. In Lui trovo risposte alle domande più profonde, conforto nelle ferite più dolorose. Non pretendo di capire tutti i misteri, né di avere tutte le risposte. Ma so che la fede non è cieca, è una visione oltre il visibile, un ascolto oltre il silenzio. È una mano tesa nell'oscurità, una promessa che risuona nel cuore. E così, nel fluire dei giorni, nel succedersi delle stagioni, continuo il mio cammino con fiducia. Perché so che, al di là di tutto, c'è un amore che non conosce fine. E questa è la verità a cui mi aggrappo con tutto me stesso.
Empito
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Agire non mi ha mai portato nulla
di vagamente simile ai miei sogni
e l’inazione niente di migliore
e vedo ciò che non vorrei vedere:
l’insetto nel bocciòlo della rosa,
l’increspatura sulla superficie
calma del lago, il pianto trattenuto,
eppure non so fare previsioni,
tutto prende la piega incontrastata
del cosmico disordine infinito.
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Ci sono i tuoi polsi che mi entrano in testa e senza poter prestare attenzione ad altro mi lascio afferrare dal potere che eserciti – che loro esercitano su di me.
Li immagino coperti dai tuoi maglioni e cappotto e quando muovi le mani, il tessuto scivola un poco, e la mia fame si placa un poco – il poco necessario d’averla ancora e più forte di prima. Li immagino pulsare il sangue che ti scorre nelle vene, sentire il tuo battito contro le labbra, quando, mettendo da parte ogni tua protesta, baciandoli annego nella consapevolezza che sono prigioniera dell’odore della tua pelle, e specialmente lì.
E’ qualcosa di effimero, di così personale, di così tuo che solo immaginarli adesso sento di non sentire più niente. Mi strappi dal mondo e mi rivolti e rimetti in senso con la stessa dolcezza con cui appoggi la bocca sulla mia.
Sui tuoi polsi vedo la tua bellezza dormire e sgorgare fuori, inondandoti, sommergere le tue ossa – è la bellezza, che permette al tuo corpo di camminare e muoversi.
Li immagino colmi di energia di te preso a disegnare. Sfociare nei tuoi avambracci dove i miei denti appoggerei per saggiarti e avere dentro quell'odore, e se arrossisci, è solo purezza colorata.
Perché sei puro in modi che prima di te nemmeno esistevano. Che prima erano impensabili. La purezza che aggrotta la fronte e imbroncia le labbra se solo chiedendo, io ti imploro di baciare laddove la mia passione nasce, e mai muore.
Sei bello in modo sottile e da capire. Ma è quella sottigliezza, quel dettaglio infinito, che sprigiona in me un’emozione senza nome e senza ragione che mi rendo conto che chi riesce a vedere, vedere veramente, non può che scrutare la necessità che questa bellezza – la tua – ha di aggrapparsi alle tue spalle, e lenta ridiscendere in scrosci fuori e dentro te.
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Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.
P.P. Pasolini
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Il problema è avere gli occhi e non saper vedere,
non guardare le cose che accadono.
Occhi chiusi.
Occhi che non vedono più.
Che non sono più curiosi.
Che non si aspettano che accada più niente.
Forse perché non credono che la bellezza esista.
Ma sul deserto delle nostre strade
Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.
Pier Paolo Pasolini
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Grazie Lapini sei l'unico rimasto a fare con le tue foto una narrazione realistica di ciò che accade. Il TG3 regionale fascio leghista doc ha dedicato 30 secondi netti al presidio dopo 5 sulla uno bianca e a seguire altri 5 alle attività nelle case di riposo per anziani per finire con un servizio infinito sulla vittoria del Bologna Ha fatto vedere immagini insensate, ha bollato tutto come "scontri " ha ridotto il comunicato ad un bignami , traslando il nome del comitato promotore ha etichettato il presidio come partecipato da fantomatici giovani palestinesi . Certo una picevole sorpresa che Bologna sia abitata da tanti giovani palestinesi! Ricordiamoci che con un'informazione libera la politica si guarderebbe bene di fare quello che fa. Non bastano i presidi bisogna smettere di guardarla questa RAI e pure il resto della tv. Da liceale ho approfondito molto gli studi e letture sull'Olocausto e spesso mi sono chiesta come il mondo potesse essere stato a guardare pur sapendo ora lo so, l'ho capito anche troppo bene. Il popolo palestinese è sulla coscienza di ognuno di noi. Ricordiamocelo domattina quando ci guardiamo allo specchio. Sentiamocela tutta la responsabilità quando dopo le veline di nonna Mara Venier riaccendiamo la TV e paghiamo il canone.
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Queste undici righe sono dedicate a chi crede nel suo pezzo di cielo.
A chi non vuole abbassare la testa, perché se guardi in terra, non vedi tutto il resto. E in quel tutto il resto, c’è tutto ciò che potrai essere. A chi non si è mai arreso, perché, se alzi le mani, ti possono colpire dove vogliono. In viso, sul corpo, ma soprattutto dentro. A chi si emoziona ancora, perché un uomo senza le sue emozioni è come una terra senza vento. Che muore lentamente, perché è il vento che porta la vita. A chi non ha mai smesso di giocare, perché solamente chi gioca impara a perdere. E nessuna sconfitta potrà mai sconfiggerlo, perché sa che c’è sempre una rivincita. A chi pensa che i sogni facciano parte della realtà, una parte che all’inizio può essere invisibile, ma che un giorno potrà arrivare a vedere, oltre quell’orizzonte. A chi crede che il suo pezzo di cielo sia com’è tutto il cielo. Infinito.
(Fabio Palombo)
e.phemeria on Instagram
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
La notte raccoglie i miei silenzi,
ma nel buio che mi circonda
c'è un cuore che batte,
batte solo per te amore mio...
tu sei il mio cuore,
va al di là di tutto
questo amore...
della distanza,
del tempo,
oltre questa misera vita
fatta di tutto e nulla,
è l'amore che ci salva...
solo l'amore,
e per te è infinito...
è più che mai vivo pulsante,
raccoglilo tra le tue mani
e fanne tesoro,
custodiscilo...
ti servirà per vedere oltre il buio,
non è ricordo o rimpianto...
io "Ti amo" adesso...
M.C.©
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Guardandoci indietro, possiamo vedere quanto abbiamo passato insieme - gli alti e bassi, le risate e le lacrime. Siamo come due fiumi che talvolta si scontrano con violenza, ma alla fine troviamo sempre un modo per fluire insieme di nuovo. I nostri litigi non sono stati facili da affrontare, ma ogni volta che ci siamo riavvicinati, ho sentito il calore del nostro legame. Quando ci siamo baciati, ho capito ancora una volta quanto sia profondo il mio amore per te.
Anche se abbiamo avuto momenti difficili, credo ancora fermamente in noi. Credo nel potere del nostro amore per superare ogni ostacolo. Voglio che tu sappia quanto sei importante per me, quanto conti nella mia vita.
Quando ti guardo, vedo il mio futuro. Voglio continuare a lottare per noi, voglio costruire insieme un futuro pieno di amore, rispetto e felicità. Non voglio perderti, perché sei la mia anima gemella, la mia compagna di vita.
Accetto che ci saranno sfide lungo la strada, ma voglio affrontarle con te al mio fianco. Sei la mia forza, la mia ispirazione. Mi hai insegnato tanto, più di quanto tu possa immaginare. Mi hai insegnato ad amare incondizionatamente, a perdonare con il cuore aperto. Mi hai mostrato l'importanza di avere valori forti e di non scendere a compromessi su ciò in cui crediamo.
Sei come una luce brillante nella mia vita, illuminando il cammino davanti a me. Ogni giorno mi spingi a essere una persona migliore, a raggiungere i miei obiettivi, a superare le mie paure. Guardandoti, vedo tutto ciò che posso diventare, e mi impegno ogni giorno a essere all'altezza della persona che tu vedi in me.
Ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me, per il tuo amore infinito, la tua pazienza e la tua gentilezza. Non smetterò mai di essere grato per il dono di averti nella mia vita. Voglio continuare a crescere con te, ad imparare da te, ad amarti sempre di più. Sei la mia musa, il mio faro, il mio tutto. Ti amo con tutto il mio cuore, e non vedo l'ora di affrontare il futuro insieme, mano nella mano, come due anime unite in un'unica avventura straordinaria
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... "Il legislatore che si fa costituente è chiamato a cimentarsi in un’impresa ardua: elevarsi, librarsi al di sopra di tutto ciò che – per usare le parole del Leopardi – “dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Sollevarsi dunque idealmente tanto in alto da perdere di vista l’equilibrio politico dell’oggi, le convenienze, le discipline di partito, tutto ciò che sta nella realtà contingente, per tentare di scrutare quell’ “Infinito” nel quale devono collocarsi le Costituzioni. Solo da quest’altezza si potrà vedere come meglio garantire una convivenza libera e sicura ai cittadini di domani, anche in scenari ignoti e imprevedibili."...
Estratto dal discorso di Liliana Segre a Palazzo Madama durante la discussione sul ddl costituzionale che introduce la riforma del premierato.
Mi ha emozionato questo passaggio leopardiano perché delinea un modello idealmente perfetto di Stato.
Sorge però innegabile la domanda : una concezione della politica di questo tipo è pura e semplice utopia?
Purtroppo sì perché siamo scesi così in basso che non riusciamo più a pensare al bene comune e di " sapienti" al governo non c' è ombra.
#Liliana Segre
#premierato
#costituzione
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Written in my own heart’s blood
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Spoiler Season 7/b episode 15
I start the episode thinking: I already know what happens, I’ve read and re-read the novel, I know what happens, it can’t affect me! Or can it?
The episode begins with a series of flashbacks from past battles, wars won and lost. There’s a bit of rhetoric in this, but the flashbacks are beautiful, and then there’s Jamie and Claire. Even here, the rhetoric isn’t lacking, but we know that in the later books, Jamie becomes more reflective, giving voice to his inner struggles, to the pain that only leaves him when he’s in Claire’s arms. We also know their love is infinite and transcends the boundaries of time and the universe. Ellen’s memory and her child are deeply moving. What’s missing in these scenes, though, is a bit of the passion we know never faded between Jamie and Claire.
Then the battle erupts, bringing us face to face with the inevitable, with what we knew was coming, and… nothing! There’s a striking difference between reading a scene and seeing it: you don’t just feel the characters’ pain—you can see it, and it’s heart-wrenching. I have to say that everything in these moments was done masterfully. I appreciated that, overall, the adaptation stayed true to DG’s writing—from the shooting to Jamie’s resignation (a detail I had been eagerly waiting to see because it struck me so much in the novel)—and then the despair, the whispered prayers, and Danny’s providential intervention. The performances were outstanding, with Sam delivering an incredibly intense portrayal. ♥️
As I eagerly wait to see how everything unfolds in the next episode, I remain puzzled by the development of the story between Will and Jane. While I appreciated the scene where Will is freed from the Hessians, Ian’s intelligence in not letting religion cloud his judgment (war is war—you either don’t fight or, if you do, you fight to the end), and Lord John’s touching sermon to his son, I’m left wondering how this storyline will evolve. Who will help William? I couldn’t accept anything different from what was written. This moment is a key redemption arc for Jamie in Will’s eyes—they can’t have changed it!
The moments with Roger and Buck were also wonderful, and I don’t know if you noticed, but when they arrive at Lallybroch, Brian, wearing a kilt and white shirt, is doing exactly what young Jamie was doing when the redcoats arrive at the very beginning. A beautiful parallel that I really appreciated.
The disappearance of Bree and the children was spectacular. Mandy is an unstoppable force.
An episode I ended up loving much more than I thought I would at the start—truly remarkable, brilliantly acted, and well-directed.
Inizio l’episodio e penso: so già cosa succede, ho letto e riletto il romanzo, lo so cosa succede, non può colpirmi! O no?!
Si parte con una serie di flashback sulle battaglie passate, sulle guerre vinte e quelle perdute, c’è un po’ di retorica in questo ma i flashback sono belli e poi ci sono loro Jamie e Claire. Anche qui non manca la retorica ma noi sappiamo che negli ultimi libri Jamie si fa riflessivo e da voce alle sue guerre interiori al dolore che lo abbandona solo tra le braccia di Claire e sappiamo anche che il loro amore è infinito e vive anche oltre i confini del tempo e dell’universo. Commovente il ricordo di Ellen e del suo bambino. Quello che manca in queste scene è un po’ di passione che sappiamo non essersi mai spenta tra Jamie e Claire. Poi la battaglia esplode e ci porta di fronte all’ inevitabile, ciò che sapevamo sarebbe accaduto e niente! C’è una bella differenza tra una scena letta e una scena vista non senti solo il dolore dei protagonisti lo puoi anche vedere ed è straziante. Devo dire che tutto in questi momenti è stato fatto magistralmente, ho apprezzato che in linea generale si siano attenuti a quanto scritto da DG, dalla sparatoria alle dimissioni di Jamie (particolare che aspettavo di vedere perché mi aveva molto colpito nel romanzo) e poi la disperazione, le preghiere sussurrate, l’intervento provvidenziale di Danny. Grande interpretazione di tutti e davvero intenso Sam. ♥️
In attesa di vedere come tutto proseguirà nel prossimo episodio sono rimasta perplessa dal l’evoluzione della storia tra Will e Jane. Pur avendo apprezzato la scena della liberazione di Will dagli Assiani, l’intelligenza di Ian nel non lasciarsi fuorviare dalla religione nei suoi giudizi (la guerra è guerra o non la combatti o se lo fai lo devi fare fino in fondo) e la bella predica di Lord John al figlio mi rimane il dubbio su come si evolverà la questione. Chi aiuterà William? Non potrei accettare qualcosa di diverso rispetto a ciò che è stato scritto. Questo passaggio è un po’ il riscatto di Jamie agli occhi di Will, non possono averlo cambiato!
Belli anche i momenti di Roger con Buck e non so se avete notato che quando arrivano a Lallybroch, Brian, in kilt e camicia bianca , sta facendo esattamente quello che faceva il giovane Jamie quando arrivano le giubbe rosse, all’inizio di tutto. Bella analogia che ho molto apprezzato.
Spettacolare la sparizione di Bree e dei bambini. Mandy è una forza della natura.
Un episodio che mi è piaciuto molto più di quanto avrei pensato all’inizio, davvero molto bello, bravissimi gli attori, e ben girato.
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Geova è uno dei tanti nomi e inganni dei divini impostori assetati di potere e adorazione.
Tutte le religioni nascono con buone intenzioni ma vengono rilevate e distorte per un unico obiettivo: dividere,annullare il principio di ogni custode dello spirito.
Il demiurgo nella sua gerarchia come Geova o Yahvé sono entità egoiste i cui sfoghi di megalomania e crudeltà si possono vedere chiaramente nell'Antico Testamento della sacra Bibbia....che di sacro purtroppo non ha più nulla.
Nel corso dei secoli è stata riscritta, aggiustata e interpretata male...e oggi i vari traduttori ne hanno testimoniato abbastanza per sollevare dubbi e sollecitare i cuori impavidi di vera saggezza, a riscrivere i veri concetti d'amore incondizionato e crescita spirituale per poter aprire la porta allo spirito. Uno spirito chiuso in una gabbia illusoria di nebbia fitta che non permette il risveglio, non accende la coscienza addormentata.
Il demiurgo è allo stesso tempo quella forza mentale che crea il suo mondo illusorio solo grazie alla pura energia pensante della vera creazione originale... le vere essenze divine - che provengono dalla Sorgente.
I figli amati sono solo ostaggi, spiriti infiniti, immortali che sono stati intrappolati nei corpi umani eoni fa, per soddisfare la fame di energia di coloro che sono stati ingannati da un dio genetista che si spaccio' per la Fonte.
La loro predazione è basata sulla paura, il dolore, la sofferenza, la crudeltà, il male e i desideri che il demiurgo e le sue gerarchie provocano, si deve comprendere che, le polarità hanno istinti diversi, c'è chi sfrutta e provoca appunto basse energie vibrazionali e chi invece le fa' elevare perché si nutre di quelle sottili. La guerra è loro e usano noi come pedine.
Finisce un ciclo dove hanno governato gli oscuri e passano la palla ai nordici corrotti che la new age spinge ignorantemente dichiarandoli benevoli.
Richiedono la nostra energia per sopravvivere...e per tanto inganneranno attraverso la quinta dimensione,la nuova trappola soprannominata " il paradiso in terra, la Gerusalemme celeste".
I canalizzatori che riportano messaggi angelici non hanno compreso che sono messaggi ingannatori del basso astrale. Sono parassiti energetici, tanti sono esseri demoniaci e gli egregori mentali.
In altre parole è il demiurgo che come strategia di potere ci ha messo la mente per il controllo, la manipolazione e la predazione energetica.
La cosa più grave è che per mancanza di conoscenza, crediamo che sia la "nostra mente" e che tutti i pensieri siano nostri.
Abbiamo una mente superiore e una mente inferiore.
Così ci sottomettiamo e crediamo che questa realtà di limitazione imposta, accettando il dolore, la limitazione e la sofferenza sia parte obbligatoria della vita, come presunto "apprendimento" per "crescere" ed "evolvere" ciò che non è vero. Lo spirito infinito È per sempre libero senza limiti❗
Solo la connessione con il tuo interiore può farti uscire da questa prigione distruggendo le mura di Alcatraz.
Sarà la forza del tuo cuore, quella scintilla divina o Spirito che è il tuo vero Essere, che determinerà la tua scelta.
Si batterà in un duello contro il demiurgo, per poter riottenere il controllo di se stessi. Lui esercita sulla nostra mente con infinite trappole astutamente pianificate dove ti fa credere di aver trovato, in qualcuno, in qualcosa, nel denaro, nel potere, in una professione o in qualsiasi cosa, la tua forza, volontà e verità.
L'energia del corpo mentale nell'essere umano è il territorio dell' OPPRESSORE : il demiurgo.
Per spegnere il suo potere va fatta presenza della luce non è altro che il tuo spirito infinito che non è altri che il vero portatore di un'essenza pura e indistruttibile.
Non cercare fuori ciò che è solo dentro di te.
Una volta che avrai capito come distruggere il sistema operativo mentale che il demiurgo controlla, potrai dire di aver corretto la matrice. Non potranno agganciarti perché sei solo un Hacker.
Riflettiamo....... ❤
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