Tumgik
#vana stanza
unfilodaria · 2 months
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Stasera scrivo. Scrivo a manetta. Di tutto. Anche e soprattutto cazzate. Il mio amico dice che scrivo a mo’ di “flusso di coscienza”. Dice molto bonariamente che gli ricordo Limonov (mai letto)
Intanto butto fuori. E sto seduto fuori, sotto casa, a prendere aria, a respirare, che casa è un forno, che casa a volte diventa una trappola, che casa è troppo colma di pensieri e ricordi e dispiaceri, che a volte mi sembra di navigarci dentro.
Avevo giurato di lasciarla casa, di non tornarci più dopo che il matrimonio mi era esploso tra le mani, avendo acceso io la miccia e non lanciato il petardo fuori dalla finestra. Ci ho pianto giorni, accarezzando quelle mura, toccando le pareti, pensando a mia figlia di là nella stanza, che non avrebbe capito e a che a 26 anni suonati non ha ancora capito e accettato.
Avevo giurato di non tornarci, di rifarmi una vita, senza venire meno ai doveri di padre, senza tradire mia figlia più di quanto sentivo avessi già fatto. Sono stato avvolto dai sensi di colpa. Mi ci sono tuffato dentro e non ne sono mai più riemerso. Ma ero fermo lì, seppure a vivere altrove, a fare il padre, un padre un minimo decente, qualcuno su cui poter contare, qualcuno presente anche nel cuore della notte.
E quando la madre ha deciso che era tempo di smettere di fare la madre, di andarsene altrove, cambiare vita, fottersene della casa, della figlia e di tutto quel che sarebbe potuto accadere, il mio giuramento di non tornare più in quella casa se n’è andato a puttane, mentre negli anni erano successe tante cose ed io stavo per perdere definitivamente mia figlia.
Sensi di colpa a valanga, schiacciato, sepolto, affogato. Ho smesso di fare solo il padre e ho assunto il doppio ruolo di padre/madre. Non me ne faccio un vanto, anzi ho finito di rinnegare ancor di più me stesso, nella vana speranza, di raccogliere i cocci e riassemblare il riassemblabile. Io avevo contribuito a rompere, io dovevo salvare il salvabile, se c’era ancora qualcosa da salvare.
Ho mollato tutto, letteralmente tutto, ho rinnegato di nuovo la mia vita, infranto il giuramento e sono ritornato in quella casa che ho odiato e amato. “Io sono qui, ci sono”. Ho riprovato a ricostruire ma intanto mia figlia, covando rabbia che solo dopo anni é esplosa, ha lasciato casa (sempre casa sua é e sempre io resto a badare il focolare) partendo, andando lontano 800 km per studiare, ma soprattutto per scappare da me e la madre. Amore e odio: un leit-motiv della nostra famiglia.
Sono sette anni che sono rientrato in questa casa. Sette anni che me ne sto (ri)prendendo cura, in attesa di mia figlia che ritorni per piccole pause, sempre più sporadiche, anche ora che ha finito di studiare.
Io sono qui sotto casa a prendere aria, sotto le quattro mura che con dolore e sacrificio ho lasciato, che con dolore e sacrificio ho ripreso, che in fondo mi proteggono dal mondo esterno, che accolgono in silenzio le mie mattine mentre osservo la campagna e sorseggio il mio caffè. Sono qui, sotto casa, in quella che a volte è la mia prigione, la mia tomba e a volte é il mio rifugio, la mia alcova. Non è servito a nulla ritinteggiarla, cambiare mobili, riposizionare oggetti e farne sparire altri, oltre quelli che impunemente Lei ha trascinato via con sé, a sfregio di tutti, figlia compresa. Le mura trasudano ricordi, respirano parole dette, sussurrate, urlate.
É tutto lì, come l’ultima notte, prima di andarmene, toccando ogni muro, sfiorando ogni oggetto, versando lacrime per quello che mi sembrava essere un addio ed invece é stato solo un arrivederci.
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valentina-lauricella · 5 months
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Ti vuò di gloria amico - ti vuò d'onor seguace,
Ma non di quell'onore - che al mondo alletta e piace.
Di quell'onor bramoso - io voglio il Figlio mio,
Che a noi si spetta in Cielo, - che ci ha promesso Iddio.
Fuor della Gloria eterna, - ogni altra gloria è vana,
È vento, è fumo, è polvere - ogni grandezza umana.
Mira con fermo sguardo, - mira con lieto viso,
Figlio, la patria nostra, - l'eterno Paradiso
E fa ch'ogni momento - di studio e di fatica,
Un passo sia per giungere - a quella stanza amica
Così vivrai felice - in questa terra ancora,
Sinché potrai coi Santi - fissar la tua dimora.
(Da "Monaldo Leopardi, risposta al figlio Giacomo", 1809, in Poesie minori di G.L.)
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micro961 · 1 year
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Minimal - Lettera Viola
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Il primo singolo che il giovane cantautore umbro firma con la Orangle Records per Gotham Dischi
Atmosfere intime e apocalittiche per accogliere il dolore di una morte Il progetto Minimal nasce dalla mente di Giulio Rossi con l’obiettivo di ricercare un sound originale e allo stesso tempo condivisibile con chiunque. Sono racconti le sue canzoni, sono storie che prendono ispirazione dal vissuto privato e personale. La sua musica si distingue per la ricerca sonora e autorale, dove vecchio e nuovo si incontrano col fine di creare un nuovo sound popolare, ma anche estremamente caratteristico e personale.
Scritto e cantato dallo stesso Minimal, “Lettera Viola” prende spunto, ad esempio, dal libro di Josè Saramago dal titolo “Le intermittenze della morte”.
«Il testo narra la storia di Carla, protagonista fittizia malata terminale, e racconta in prima persona i suoi pensieri. La crudezza del testo scorre con la musica che conduce l’ascoltatore nella stanza d’ospedale dove la ragazza sta combattendo la vana battaglia contro la morte. Si giunge quindi allo special della canzone, il quale è interamente accompagnato dai suoni tipici dell’elettrocardiogramma fino alla comparsa di una linea piatta, indice del triste epilogo: la ragazza stringe alle braccia una lettera viola (popolarmente il colore della morte) sulla quale è impressa la terribile sentenza, e accetta infine il suo destino. L’epilogo del brano s’impregna dunque di teatralità, grazie ad un intenso assolo di chitarra che porta gradualmente alla chiusura.» Minimal
Guarda qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=DCOWConTfJo
Il brano è prodotto da diego (Diego Ruco), con le linee di basso a firma di Nicolò Mecarelli. Al mix e al mastering troviamo Stefano Pettorossi.
Etichetta: Orangle / Gotham Dischi Radio date: 2 giugno 2023
Giulio Rossi, in arte Minimal, nasce a Orvieto il 2 settembre 1997. Il percorso nel mondo della musica ha inizio all’età di cinque anni, quando comincia a prendere lezioni di musica classica, per poi abbracciare il clarinetto come primo strumento. Da adolescente scopre il canto, attività che pratica con passione dentro e fuori le mura scolastiche, ma la svolta avviene nel 2020 quando incontra il suo attuale produttore Diego Ruco, inaugurando così un progetto solista al quale lavora attivamente. Il 3 febbraio 2023 esce il suo primo singolo indipendente intitolato “SCALA TABOO”, che lo porta all’attenzione di Gotham Dischi e Orangle Records, etichetta discografica sotto la quale pubblica nel giugno dello stesso anno il singolo “Lettera Viola”.
Contatti e social
Instagram: https://bit.ly/3VWTDPv YouTube: https://www.youtube.com/@minimaal Spotify: https://spoti.fi/3O3Jz5j TikTok: https://bit.ly/41zLbaa Facebook: https://bit.ly/3MjZVp8
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torregris · 4 years
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Servicio general de la casa
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Hemos en la alteza puesto halcones, cuasistelas y astropulsos de variante simetría.  Y en los jardines, hambrientas martas de amplios ojos y gestos fáciles, y en las foces de los huertos hemos acomodado felices garduñas y lujosos perros para que vengan a las mesas y devoren acosados el despilfarro de los huéspedes.  De los artesonados hemos colgado pájaros violentos audaces gajos del más variado aroma; en los muros, retratos con nostálgicas leyendas, rasos damascos de complicadas procedencias, y en los sueños, muelles tapices sin horizontes, con armiños reclinados y fruteros asombrosos.  En los patios, fuentes; en los huertos, plantas ampulosas, domésticas antorchas, vientos y faisanes inquietos, trozos de firmamento. Divanes en las galerías, cojines y palmas en distintas partes; príncipes con librea de criados, y pasiones de comarcas distantes. Que se haya dispuesto como marco soberbio a su presencia. 
— Amílcar Osorio (Amílkar U)
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ilquadernodelgiallo · 4 years
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Qualcosa si stava rompendo, qualcosa s'è rotto. Non ti senti più - come dire? - sorretto: qualcosa che ti sembrava, e ti sembra, t'avesse finora confortato, scaldato il cuore, restituito il sentimento della tua esistenza, quasi della tua stessa importanza, dandoti l'impressione di aderire al mondo e di esservi come immerso, comincia a venir meno. [...] E tuttavia niente resta di quella traiettoria saettante, di quel movimento proiettato in avanti che da sempre sei stato portato a identificare con la tua vita, cioè con il suo senso, la sua verità e la sua tensione: un passato ricco di esperienze feconde, di lezioni ben assimilate, di radiosi ricordi d'infanzia, di luminose felicità campagnole, di sferzanti venti dal largo, un presente denso, compatto e caricato a molla, un futuro generoso, verdeggiante e arioso.  [...]  Sei seduto e vuoi soltanto aspettare, aspettare solamente finché non ci sia più niente da aspettare: che venga la notte, che suonino le ore, che i giorni fuggano, che sfumino i ricordi.  [...] Le pietose menzogne che cullano i sogni di quelli che si sono impantanati e girano a vuoto, le illusioni smarrite dei milioni di reietti, quelli che sono arrivati troppo tardi, quelli che hanno poggiato la valigia sul marciapiede e ci si sono seduti sopra ad asciugarsi la fronte. Ma tu non hai più bisogno di scuse, né di rimpianti, né di nostalgie. Tu non respingi niente, non rifiuti niente. Tu hai smesso la marcia in avanti, ma già da prima avevi smesso di andare avanti, ora non ti metti in moto semplicemente perché sei arrivato a destinazione, e non vedi proprio cosa ci andresti a fare più avanti: è bastata, o quasi, in un giorno di maggio in cui faceva troppo caldo, l'inopportuna congiunzione tra un testo di cui avevi perso il filo, una tazza di Nescafé dall'improvviso gusto troppo amaro, e una bacinella di plastica rosa piena di acqua nerastra al cui interno galleggiavano sei calzini, perché qualcosa si rompesse, si alterasse, si disfacesse; perché venisse alla splendente luce del sole - ma la luce del sole non splende mai nella soffitta di rue Saint-Honoré - questa verità deludente, triste e ridicola come un cappello da asino, pesante come un dizionario Gaffiot: tu non hai più voglia di proseguire, né di difenderti, né di attaccare. [...] ...questo nello specchio incrinato non è il tuo nuovo volto, sono le maschere a essere cadute... _______________________ Hai solo venticinque anni, ma la tua strada è tracciata. Tutti i ruoli sono pronti, e così le etichette: dal vasino della prima infanzia alla sedia a rotelle della vecchiaia tutti i sedili sono lì che aspettano il tuo turno. Le tue avventure così ben dettagliate che anche davanti alla più violenta delle ribellioni nessuno batterebbe ciglio. [...] Tutto è previsto, preparato nei minimi particolari: i grandi slanci del cuore, la fredda ironia, la lacerazione, la pienezza, l'esotismo, la grande avventura, la disperazione. _______________________ Non voler più niente. Aspettare finché non ci sia più nulla da aspettare. Vagare, dormire. Lasciarsi portare dalla folla, dalle vie. Seguire i canaletti di scolo, le inferriate, l'acqua lungo le sponde. Camminare lungo il fiume, rasente i muri. Perdere tempo. Tenersi lontano da ogni progetto, da ogni smania. Essere senza desideri, senza risentimenti, senza ribellione. _______________________ Hai tutto da imparare: tutto quello che non si può imparare: la solitudine, l'indifferenza, la pazienza, il silenzio. Devi disabituarti a tutto: [...] disabituarti a tirar per le lunghe la scialba complicità delle amicizie che non cessano mai di sopravvivere a se stesse, nel vile e opportunista rancore dei legami che si sfilacciano.  [...] ...non vai più in biblioteca a elemosinare un saluto, un sorriso, un cenno di riconoscimento. [...] il tuo abbigliamento, il tuo cibo e le tue letture non parleranno più al tuo posto, non te ne servirai più per fare il furbo. Non gli affiderai più l'estenuante, impossibile, mortale compito di rappresentarti. ______________________ Non spezzerai il cerchio magico della tua solitudine. Sei solo e non conosci nessuno; non conosci nessuno e sei solo. Vedi gli altri accalcarsi, stringersi, proteggersi, abbracciarsi. Tu invece, lo sguardo vitreo, non sei che un fantasma trasparente, un cinereo lebbroso, una sagoma già restituita alla polvere, un posto occupato cui nessuno si avvicina Ti sforzi di sperare in incontri imprevisti. Ma non è certo per te che cuoio, rame e legno di metteranno a brillare, che le luci si abbasseranno, e che i rumori si attutiranno. Sei solo, nonostante il fumo che si appesantisce, nonostante Lester Young o Coltrane, sei solo nel calore ovattato dei bar, nelle strade deserte in cui risuonano i tuoi passi, nella complicità mezzo addormentata degli unici pochi bar rimasti aperti. [...] L'infelicità non ti è piombata addosso di colpo, non si è abbattuta su di te all'improvviso; si è piuttosto infiltrata, insinuata lentamente, quasi soavemente. Ha impregnato minuziosamente la tua vita, i tuoi gesti, le tue ore e la tua stanza, come una verità a lungo camuffata, come un'evidenza negata; tenace e paziente, tenue, accanita, si è impadronita delle crepe sul soffitto, delle righe sul tuo viso nello specchio incrinato, delle carte da gioco distese sulla panca; si è infilata nella goccia d'acqua dell'acquaio sul pianerottolo, è risuonata ogni quarto d'ora al campanile di Saint-Roch. La trappola era questa sensazione, talvolta al limite dell'esaltante, quest'orgoglio, questa specie di ebbrezza; credevi di non aver bisogno che della città, delle pietre e delle strade, della folla che ti trascinava, soltanto un pezzetto di bancone alle Petite Source, di un posto davanti in un cinema di quartiere; della tua stanza, il tuo antro, la tua gabbia, la tana in cui torni ogni giorno, e da cui esci di nuovo ogni giorno, questo luogo quasi magico dove ormai non si offre più niente alla tua pazienza, nemmeno una crepa sul soffitto, una venatura nel legno dello scaffale, un fiore dipinto sulla carta da parati. Disponi per l'ennesima volta le cinquantadue carte sulla panca; per l'ennesima volta cerchi l'improbabile soluzione di un labirinto informe. [...] La trappola: quest'illusione pericolosa di essere - come dire? - inespugnabile, di non offrire alcuna presa al mondo esterno, di scivolare sulle cose, intoccabile, gli occhi sbarrati che guardano avanti, tutto percependo, fino ai minimi particolari, ma nulla conservando. Sonnambulo sveglio, cieco, che può vedere. Essere senza memoria, senza spavento. Ma non ci sono vie d'uscita, niente miracoli, nessuna verità. Armature, schermature. [...] Ti sono venuti incontro, ti si sono aggrappati al braccio. Quasi che, sconosciuto perso nella tua città, tu non potessi incontrare che altri sconosciuti comete; quasi che, tu solitario, ti vedessi piombare addosso le altre solitudini. Quasi che, il tempo di un bicchiere di vino bevuto al banco, solo potessero incontrarsi quelli che non parlano mai, quelli che parlano da soli. I vecchi pazzi, le vecchie ubriacone, gli esaltati, gli esiliati.  [...] È come se, in ogni momento, ti aspettassi che un tuo minimo cedimento ti trascinasse troppo lontano. Come se, in ogni momento, avessi bisogno di dirti: è così perché io l'ho voluto così, l'ho voluto così o altrimenti sono morto. _______________________ Forse anche lui tenta disperatamente di conoscerti, facendo infinite interpretazioni su ogni segno percepito: che sei, cosa fai? tu che sfogli i giornali, tu che resti parecchi giorni senza uscire, o vari giorni senza tornare? _______________________ (e la benevolenza d'uno sguardo è forse anche la peggiore di tutte le armi, quella che ti disarmerà laddove l'odio non avrebbe fatto niente) _______________________ Non hai imparato niente, tranne che la solitudine non insegna niente, che l'indifferenza non insegna niente: era un'impostura, una fascinosa e ingannevole illusione. Eri solo, tutto qui, e volevi proteggerti; volevi tagliare per sempre i ponti tra te e il mondo. Ma tu sei così poca cosa, e il mondo un tal parolone: alla fine, il tuo non è stato altro che un errare in una grande città, e costeggiare chilometri di facciate, vetrine, parchi e lungofiume. L'indifferenza è inutile. [...] Ma il tuo rifiuto è inutile. La tua neutralità non significa niente. La tua inerzia è altrettanto vana della tua rabbia. [...] Ma niente è accaduto: nessun miracolo, nessuna esplosione. Ogni giorno sgranato non ha fatto che erodere la tua pazienza, che mettere a nudo l'ipocrisia dei tuoi ridicoli sforzi. Bisognava che il tempo si fermasse completamente, ma niente e nessuno è così forte da poter lottare contro il tempo. [...] Il tempo, che su tutto veglia, ha trovato tuo malgrado la soluzione. Il tempo, che conosce la risposta, ha continuato a scorrere. Poi in un giorno del genere, un po' più tardi, o un po' più presto, tutto ricomincia, tutto comincia, tutto continua.
Georges Perec, L’uomo che dorme
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darksideof-feelings · 4 years
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Non trovate assurdo il fatto che le persone spesso tendino a mostrarsi per ciò che realmente non sono? Sfoggiano le loro routine quotidiane sui social, scattano delle fotografie, scrivono didascalie interessanti, rendono le loro vite social talmente interessanti ed invidiabili da illuderti che pure la loro persona lo sia. Persino io scrivendo tutti i miei pensieri casuali potrei essere tutt’altra persona, in effetti ammetto di esserlo. Qui rivelo la mia parte migliore, sfoggio i miei scritti pieni zeppi di errori pensando che a qualcuno possa importare, che qualcuno pensi “Caspita, lei si che dimostra di avere una bella mente.” Sapete quando la magia finisce? Quando inizi a conoscere realmente quella persona, quando anziché leggere di tutto ciò che penso del mondo, nel mio caso ovviamente, inizi a scoprire cosa penso di me stessa. Tendiamo a mostrare la parte migliore di noi con la speranza di essere apprezzati, ma al tempo stesso anche inconsapevolmente, ci rendiamo vulnerabili. Credo di non essermi mai aperta così tanto con degli sconosciuti, con la vana speranza che qualcuno si soffermi davvero a leggere, sperando che tutto ciò che sto scrivendo abbia davvero un senso. Ma lo sto facendo, lo faccio con il rischio di non essere capita, di crogiolarmi in un angolo della mia stanza qualche minuto dopo, pentendomi di essermi aperta così tanto. Forse la vita di quelle persone non è così perfetta, forse fingono che lo sia, come una sorta di processo di auto convincimento. E vi dirò, magari funziona anche, magari inizi ad avere un successo inaspettato, evolvendo la tua vita, aspirando sempre al miglior aspetto che ti porti al successo. Oppure finisci in una sorta di dimenticatoio, in cui persino le persone che apprezzi di più tendono a dimenticarsi della tua esistenza, ma ci convivi, devi conviverci. Ebbene caro lettore, io ti auguro vivamente il meglio, ma non ti auguro solo di aspirare al successo tanto ambito. Perché magari quel successo sarà inerente ad un aspetto che non ti appartiene, che non ti rispecchia davvero. Ti auguro di scoprirti giorno dopo giorno, di non sprofondare nei lati oscuri che la gente “conosciuta” non dà a vedere. Inoltre, spero che tu possa raggiungere i tranguardi tanto ambiti, mostrando tutte le sfaccettature della tua persona. Dovremmo imparare a farlo, non nascondendoci dietro dei profili che ci rispecchiano solo in parte. Perché solo così potremmo apprezzarci di più ed essere fieri di noi stessi, ma fieri davvero.
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ndp · 4 years
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la costruzione delle cose immaginate
La prima cosa è la coscienza dello spazio, sapere che  lontano, da un’altra parte, altrove, sta accadendo qualcosa. Anzi, fuori dalle mura di casa tutto sta accadendo in giro per il paese, ma occorre sapere dove.
E la seconda cosa è il tempo, occorre arrivare in tempo perché quella cosa accada a noi e non immaginare soltanto che accada. Se lo spazio poi è ampio e distante è necessario differire il tempo dell’azione dal tempo del desiderio, perché partire quando desidereremmo essere già lì è una vana corsa verso una stanza vuota. 
Possedere questa consapevolezza è una qualità che può contribuire a rendere la vita arte dell’incontro.
Le anime si incontrano per caso, per curiosità, per determinazione. In tutti i casi l’incontro ha sempre del miracoloso. Nella coincidenza la componente magica è più evidente; ma decidere, partire, muoversi a tempo per trovarsi nel posto in cui la cosa sta accadendo è un miracolo come la costruzione di tutte le cose immaginate.
v i n i c i o c a p o s s e l a
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gregor-samsung · 4 years
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“ «Oh, tu, Riccardo!... Caro Riccardo, come va? Siedi pure!» Riccardo sedette. «Cosa c'è di nuovo?», fece il commendatore, tornando a battere il foglio con la punta della penna. «Nulla di nuovo, sciaguratamente!», rispose Riccardo «Sono sempre senza lavoro!» «Coraggio!», fece l'altro. «Non è poi un grosso guaio!» «E invece lo è!» «Lo è?» Riccardo spiegò lo strano suono di tamburo funebre che davano i suoi giorni così vuoti di occupazione. «La maggiore offesa che si possa fare a un uomo - si affannava a ripetere stringendo e torcendo le falde del cappello - è quella di dirgli: "Non c'è lavoro per te!". E come ci si convince subito di essere inutili! Diventiamo fastidiosi e ingombranti! Ci pare sempre di disturbare il lavoro degli altri. E in verità, con quella tua persona che non sa cosa fare, capiti sempre dagli altri, anche dagli amici e dai parenti, mentre essi lavorano! Diventi uno scheletro in cerca di una sepoltura! Cammini in un certo modo, t'appiccichi alle mura delle strade con le spalle e il piede sinistro! Ti sembra che anche il tuo passo abbia un rumore particolare e ributtante! Si dice poi: "Guardate gli uccelli che non si curano del cibo: e il Padre celeste li nutre!". Io ho provato talvolta a non curarmi del cibo, ma il Padre celeste non mi ha nutrito. Uscendo la mattina, vedevo nelle vie rionali montagne di frutta, di carni e di pesci, ma la sera tutto era sparito, e verso di me non era rotolato nemmeno il nocciolo di una ciliegia. A mezzogiorno poi, tutti andavano a chiudersi entro le case, e abbassavano le tendine, come per far qualcosa di nascosto a me. E io mi tiravo dietro le gambe, con quel rumore di passo disonorevole, mentre tutti gli uomini indistintamente facevano la medesima cosa dalla quale io solo ero escluso. Ora io non so sopportare tutto questo! Ridatemi, con un po' di lavoro, l'onore della vita! Lei, commendatore, se è vero che mi vuol bene, con un piccolo sì....» «Un sì?» Ma a questo punto, il commendatore somigliò tanto alle figure viste da Riccardo nel sogno, e tale era già in Riccardo la ripugnanza per questa vana mendicità, che il giovanotto s'alzò lentamente e, col cappello stretto fra le mani, ripercorse la sala, aprì una porta, fece un inchino e scomparve. Uscito Riccardo, il commendatore accese il lampadario del soffitto e, messa nella stanza una luce sfolgorante, buttò sul tavolo la penna, e si stirò con le braccia e le gambe, beatamente. “
Vitaliano Brancati, In cerca di un sì, racconto del 1935 raccolto in:
Id., Il vecchio con gli stivali, Mondadori (introduzione di Geno Pampaloni, collana Oscar n° 365), 1971 (1ª ed.ne L'Acquario, Roma, 1945); pp. 26-27.
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gesau-it · 4 years
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La Messa è il punto focale della Mia Presenza: la Mia Reale Presenza nel mondo. April 21, 2020 at 04:00AM
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Mia amata figlia diletta, la gente si può chiedere: perché è importante che il Sacrificio della Santa Messa sia conservato a tutti i costi? La Messa è il punto focale della Mia Presenza: la Mia Reale Presenza nel mondo. La Mia Presenza porta sia la Vita che la Luce. Essa porta la Vita all’anima e la colma di una Grazia unica. Porta con sé la Luce, la Mia Luce, che è più potente del sole. Un barlume della Mia Luce è sufficiente per illuminare una stanza nelle tenebre. Finché la Mia Santa Eucaristia viene tenuta in grande gloria, sugli altari delle Mie Chiese, ci sarà la vita. Senza di essa ci sarà il buio. Quando Io non Sono Presente, non c’è Luce. Senza la Mia Luce non c’è nulla, solo il buio dell’anima. Non c’è pace. Nessun amore. Nessuna speranza. Nessuna vita. (Gesù , Libro della Verità, 10 Giugno 2014 – Senza la Mia Luce non c’è nulla, ma solo il buio dell’anima. Non c’è pace. Nessun amore. Nessuna speranza. Nessuna vita)
I messaggi del Libro della Verità per meditare questa settimana ( dal 31 marzo)
- 3 Maggio 2014 – Chiedete e riceverete, non è una promessa vana che vi faccio - 8 Maggio 2014 – Non c’è bisogno di preoccuparsi, poiché Dio vi ama tutti - 10 Giugno 2014 – Senza la Mia Luce non c’è nulla, ma solo il buio dell’anima. Non c’è pace. Nessun amore. Nessuna speranza. Nessuna vita
https://messaggidivinamisericordia.blogspot.com/2020/03/messaggi-da-meditare-durante-questa_30.html Libro della Verità- Mini webcast parte 6- La Medaglia della Salvezza e il Sigillo del Dio Vivente, qua  Libro della Verità- Mini webcast parte 1- L'Avvertimento e la Seconda Venuta di Gesù, qua Libro della Verità- Mini webcast parte 3- Preparazione spirituale e fisica, qua
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║✰Informazioni da non dimenticare ✰
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- ✝✝ TUTTI I MARTEDÌ RECITIAMO 50 VOLTE LA CROCIATA DI PREGHIERA 132, PER SALVAGUARDARE QUESTA MISSIONE CONTRO LA MALVAGITÀ DI SATANA, qua  - ✝✝  Abbiamo ricevuto nuove richieste di preghiera.INTENZIONI DI PREGHIERA.  Rispondiamo  pregando di cuore per esse!, qua 
- ✝ ✝  Tre giorni di preghiera per l'Esercito Rimanente, Benedetto XVI e MDM, (Venerdì, Sabato e Domenica), qua  - 🔴 ► MESSAGGIO URGENTE PER QUESTO MOMENTO: Con l’arrivo del Venerdì Santo molte anime cominceranno a rendersi conto che il Mio Avvertimento all’umanità è sul mondo, qua 
- ► ► Questo cambiamento sta per trascinare l’umanità in un’oscurità che la avvolgerà completamente e che offuscherà il suo amore per Me. Avvertimento al clero " (brano evidenziato ieri nel blog di lingua inglese) (Estratto dal Messaggio del Libro della Verità, 16 Novembre 2010 - Avvertimento al clero), qua
 - Abbiamo aggiornato la nostra Rassegna Stampa, qua 
- Importante █ ► ♥ º ☆ La Mia crociata di preghiere (38) deve essere recitata durante il prossimo mese (aprile) ogni giorno per garantire che i santi sacerdoti di Dio non cadano nell’inganno malvagio che è stato pianificato dal falso profeta e dai suoi seguaci, qua 
-  ● ☆● ☆● Il  potere della Preghiera.  Nuovo Appuntamento delle ore 08:00.  Invocheremo lo Spirito Santo con la Crociata 51 e pregheremo con una Crociata scelta ogni giorno e la lettura del Messaggio del Libro della Verità che lo contiene. Trasmesso in diretta, qua 
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  I video si trovano qua
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 ♦ IN EVIDENZA, le informazioni da non perdere. GIORNATE DI PREGHIERA, •♥ Aprile♥• ,  qua
- ●●.·˙˙·.●  Dio Padre: Colpirò ogni nazione a seconda dell’entità d’innocenti che ha assassinato, qua 
- ✞ ✞ OGNI GIORNO VI DOVRESTE CHIEDERE: DIO AVREBBE APPROVATO LE MIE AZIONI DI OGGI?,  qua 
 -   Io ho dato un esempio digiunando 40 giorni. È solo attraverso il digiuno, figli miei, che mi aiuterete a scacciare il maligno (Gesù, Libro della Verità,16 Gennaio 2011 – Portare la Mia Croce), qua 
- Vergine Maria: Il mio Rosario può salvare le Nazioni, qua 
-☼ ☀  La Mano di Dio si servirà del sole per avvisare il mondo, qua
- ♥☼♥  La croce e la medaglia di San Benedetto è efficace  contro:- le epidemie,- i veleni,- certe malattie speciali- contro i malefici e le tentazioni del demonio, qua 
- *► Il “Breve di Sant‘Antonio” è la formula di preghiera che il Santo usava per benedire i fedeli ed allontanare da essi, in virtù del Segno della Croce, ogni sorta di mali e tentazioni, qua 
- *► Lo scudo del Sacro Cuore di Gesù potente protezione, salvò Marsiglia dalla peste, qua
-  ☆•.¸❤  “Questo è uno degli ultimi e il più grande Sigillo di Protezione inviato dal Cielo, di tutte le preghiere date all’umanità”. Dobbiamo custodirlo nella nostra casa, portarlo con noi, e recitare questa preghiera tutti i giorni, così noi e i nostri cari saremo protetti da tutti i mali fisici e spirituali, qua 
- VACCINAZIONE GLOBALE VI UCCIDERÀ SE LA ACCETTERETE  - Libro della Verità (Messaggi per argomento), qua 
-  ➽✒ MONS. SCHNEIDER E DON MORSELLI E LA COMUNIONE ALLA MANO MA SOLO A DETERMINATE CONDIZIONI… ▆  ⌨ Abbiamo aggiornato la nostra Rassegna Stampa, qua
-  🔴 🔴 Nella nostra Rassegna Stampa abbiamo pubblicato l'audio di un sacerdote con consigli per sconfiggere il virus e l'epidemia, qua 
-▅ •♥• URGENTE !!! Richiesta di preghiera: Vorremmo chiedere alle persone di tutto il mondo di pregare per suor Frances una suora, che è stata arrestata in Cina, qua
- █ ► IMPORTANTE!! Per favore, pregate per il popolo cinese!! Invitiamo tutti membri di questo gruppo e  tutti i fratelli e sorelle a pregare  un rosario e/o una coroncina della Divina Misericordia per queste anime innocenti, qua 
- ATTENZIONE IL MARCHIO DELLA BESTIA. MICROCHIP SOTTOCUTANEO IL MARCHIO DELLA BESTIA (666) – È stato pubblicato l’articolo su Leggo, qua
- ☆•.¸❤ VI PREGO DI DIFFONDERE IL SIGILLO DEL DIO VIVENTE DAPPERTUTTO, qua 
-   ▆ ATTENZIONE utilizzate solo le immagini della Madre della Salvezza autorizzate, stanno circolando immagini alterate dal male. Le medaglie della Salvezza autorizzate e quindi vere, sono solo quelle che si acquistano sul sito christogifts, qua 
-✿*✿ IMPORTANTE: è necessario pregare ogni giorno per questa Missione perché è sotto attacco forte del nemico. Vi invitiamo a non mancare all'apputamento di preghiera delle ore 20,30, qua e qua 
- IMPORTANTE: La Madre della Salvezza: Chiedo a coloro che seguono questi Messaggi di pregare per questa Missione, qua  - Sette angeli caduti attaccheranno questa Missione"Mia cara figlia, sette angeli caduti attaccheranno questa Missione e cercheranno di ingannare i figli di Dio perché non rimangano fedeli al suo Esercito Rimanente. Essi appariranno a coloro che ingannano dicendo di essere angeli della Luce, quando, in realtà, sono tutt’altro" (Madre della Salvezza,11 Aprile 2014, Gesù era come voi in ogni cosa, eccetto che nel peccato, perché questo sarebbe stato impossibile),  qua
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-  •●●.·˙˙·. Cerchiamo persone che possano dedicare un’ora al giorno per diffondere il Libro della Verità inviando email ai sacerdoti, qua 
- ≻✿≺ Lettera per i membri di Gesù all'umanità: Vi lasciamo meditando questo, ci facciamo tutti queste domande: con quanta serietà abbiamo assunto questo compito di essere soldati dell’esercito di Gesù? Cosa ci sta chiedendo Gesù in questo momento? ascoltiamo la Sua risposta nel nostro cuore, qua 
- ▅ •♥• ISCRIVETEVI!! •♥• per ricevere ogni sera una SINTESI DELLA GIORNATA del nostro gruppo tramite email •♥• ▅ ►  Per favore avvisate tutti i membri del gruppo Gesù all’umanità! , qua. Trovate il post che la contiene  (pubblicato ogni sera), qua
- ▅ ▆  ► UMANESIMO - Libro della Verità (Messaggi per argomento). "Fate attenzione quando accettate l’umanesimo, poiché quando lo fate, voi troncate ogni legame con Me", Gesù, Libro della Verità, 27 Luglio 2013, qua 
- ღ❤ღ Pubblicando questo su richiesta di Maria della Divina Misericordia. Per favore, pregate per questa Santa Missione, qua 
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- (¯♥♥¯) ¯¯-:¦:-¯¯¯¯-:¦:-¯¯(¯♥♥¯) Cerchiamo 100 persone che recitino 3 Rosari ogni giorno per salvare l'Italia,qua Vorremmo sapere il numero effettivo delle persone che lo stanno  realmente ancora facendo, perciò se vi siete inscritti in precedenza vi preghiamo di confermare la vostra adesione,  in modo da capire quanti siamo  al giorno d'oggi. Se ancora non vi siete decisi, vi invitiamo calorosamente ad iscrivervi,  per il bene dell'Italia. Fino ad oggi 21 settembre 2019 hanno aderito,  confermando le iscrizioni precedenti ed includendo nuovi iscritti, 40 persone.
- ┊☆┊★ “Figlia Mia amatissima, Il tempo si sta muovendo velocemente ora. Ho preparato tutti voi ormai da tempo. Voi, Miei seguaci, sapete cosa dovete fare. La vostra propria confessione è importante e dovete cercare di farla una volta ogni settimana d’ora in poi..” (Gesù, Libro della Verità, 17 Luglio 2012,  qua )
- Gruppi della crociata di preghiera Cari fratelli queste parole sono rivolte proprio a noi, forza ci impegniamo a costituire i gruppi Gesù all’umanità, accogliamo questo appello urgente del nostro Signore Gesù, raddoppiamo gli sforzi che ognuno si metta in contatto con le persone della sua Diocesi: "MOLTO PRESTO UNA DIVISIONE SI VERIFICHERÀ IN EUROPA, OGNUNA DELLE QUALI È COLLEGATA ALL’UNIONE EUROPEA E AL PAESE IN CUI SI TROVA LA CATTEDRA DI PIETRO. CIÒ SI TRADURRÀ IN UNA GUERRA, CHE SARÀ DI TIPO DIVERSO DALLE ALTRE GUERRE. MA SARÀ VIOLENTA. LA GENTE SI LEVERÀ L’UNO CONTRO L’ALTRO IN GERMANIA, ITALIA E FRANCIA. DOVETE PREGARE CHE I MIEI SEGUACI RIMANGANO FORTI E GARANTISCANO CHE I GRUPPI DI PREGHIERA DI GESÙ PER L’UMANITÀ SIANO COSTITUITI RAPIDAMENTE IN QUESTI PAESI ( Gesù, Libro della Verità, 26 febbraio 2013)",   qua  e  qua .
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Shopping da bedroom makeover
“Non lo so, sono ancora un po’ preoccupato.” ammette in una risatina facendo ballonzolare il cestino pieno di piccole chincaglierie accuratamente scelte per la tua stanza. 
È domenica mattina e siete in giro per negozi ormai da circa due ore in cerca di qualsiasi decorazione possa rendere la tua stanza un luogo più ‘tuo’.  “Ancora con questa storia?” sbuffi mettendo su quel finto broncio che giochi come un jolly ogni volta che lui ti stuzzica per mero intrattenimento personale. “Te l’ho già detto: sarò più ordinata! Imposterò un promemoria sul cellulare per ricordarmi di innaffiare le piantine, metterò il guardaroba in ordine ogni settimana e non lascerò che i miei meravigliosi quadretti motivazionali nuovi di zecca prendano la polvere, va bene?!”  A questa tua promessa, vana, lui semplicemente abbassa la testa nel tentativo di nascondere alla tua vista la curva che più preferisci del suo corpo, la stessa che gli riempie le guance e riduce i suoi occhi a piccole e tenere fessure. Non riesci proprio a capire come quelle labbra riescano a farti scogliere anche quando stanno ridendo di te.
Giunti al reparto cancelleria, sei concentrata ormai da troppo tempo su due stintillanti set di penne a sfera, una color rosa confetto e l’altro di un violetto pastello. Con la coda dell’occhio vedi Jimin giocare con ogni penna a scatto che gli capita sott’occhio, in disperata ricerca di qualche tua attenzione. Divertita dal suo atteggiamento -ed ancora sulla difensiva dopo i commenti riguardo il tuo senso dell’ordine- decidi di marciarci sopra, spendendo decisamente troppi pensieri per un paio di penne. Ne prendi un terzo in mano, simulando uno stupore che preannuncia almeno altri cinque minuti d’attenta analisi.  A questo punto lui si spazientisce, ti ruba tutti i set da sotto il naso e li lancia nel cestino, trascinandoti poi per mano verso un reparto diverso, uno qualsiasi: non gli importa molto quale a questo punto. Un vero bambinone.
“Cosa ne pensi di questa?” chiede all’improvviso distogliendo la tua attenzione dai copricuscini.  “Una lampada?”  “Non ti piace?” Ne resta stupito: sa bene che rientrerebbe perfettamente nello stile che stai cercando per la tua camera. “Pensavo che sarebbe stata una buona idea. Ti lamenti sempre di non poter leggere mentre sei a letto la sera o di doverti alzare per spegnere la luce dall’interruttore principale…” mormora come se avesse avanzato chissà quale insensata richiesta. È sempre così attento a quello che dici, c’è sempre tanta premura nelle sue azioni.  Ti avvicini, il cuore in una poltiglia, e gli lasci un leggero bacio sulla guancia.  “È solo che non ci avevo pensato a prenderne una.” spieghi con voce morbida aggrappandoti al suo braccio e posando la testa sulla spalla. “Ma, come al solito, tu pensi alle mie necessità meglio di quanto faccia io.” Ed è un pensiero detto ad alta voce, il tuo.
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ameliaameardi · 6 years
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Da quando se n’era andato lei stava diventando un fantasma. Non parlava più con nessuno, non mangiava, non andava a lezione. A detta delle sue compagne di stanza lei stava tutto il giorno sul letto immobile guardando il soffitto, con le tende del baldacchino mezze tirate. Dicevano che stesse diventando sempre più magra e il suo viso sempre più pallido; non si alzava neanche per andare in bagno. Lei era lì, ma era come se non ci fosse; viveva nella vana speranza che lui un giorno sarebbe tornato. Era diventanta insensibile, apatica; e lui, lui le mancava da morire.
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ladyaaannabeth · 3 years
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sasha 1.2
La porta si aprì con un cigolio che probabilmente spaventò anche la fauna circostante ed il primo a varcare la soglia fu il piede sinistro, regalando all’ambiente un ennesimo cigolio provocato dal legno probabilmente marcio di quell’abitazione ormai abbandonata.  Quella era la loro cucina, un tavolo distrutto con delle sedie irriconoscibili. Vetri per terra ed oggetti che una volta fungevano da arredamento adesso giacevano consumati o rotti al suolo. Rimase immobile poco avanti alla porta richiusasi alle sue spalle, intenta a fissare i resti di ciò che una volta chiamava casa; poteva ancora vederlo, sua madre intenta a cucinare, i suoi fratelli a scorrazzare sbattendo contro i mobili e sfidarsi per fare a gara a chi avrebbe raggiunto più rapidamente l’orto.  Piegò le labbra verso l’interno della bocca e lasciò che un sorriso amaro si allargasse sul suo viso mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Abbassò le palpebre e si concesse un lungo respiro per poter indugiare ancora qualche minuto su una delle sue fantasie più ricorrenti. Si sentiva così stupida in quei momenti. Non si capacitava come ancora, dopo tutto quel tempo, non fosse riuscita a metabolizzare la loro perdita e continuava ancora a sperare in qualche modo di poterli riavere nonostante sapesse benissimo quanto la sua speranza fosse vana oltre che completamente insensata.  Riaprì gli occhi ancora dolenti per via di quell’altrettanto inutile sforzo di trattenere le lacrime soltanto per provare a muoversi dalla posizione in cui era rimasta, praticamente pietrificata dai ricordi scaturiti davanti all’immagine di com’era quella cucina un decennio prima. Si spostò sulla destra, per addentrarsi nel corridoio che portava al bagno e alle tre camere da letto in cui si dividevano. Erano in sette, ma lei, in quanto la maggiore, era riuscita ad accaparrarsi l’unico letto singolo della casa. La porta della prima camera era stata scardinata, forse dagli animali, forse da alcune persone, non riusciva a capirlo e neanche le interessava. La sua attenzione fu catturata dal suo letto ancora parzialmente integro. Il materasso logoro ed ormai sudicio era stato distrutto, sicuramente da qualche animale. Quel tentativo fallito di pianto fu spezzato da quella che pareva essere a tutti gli effetti una risata isterica davanti ad alcuni brandelli delle vecchie lenzuola del letto di uno dei suoi fratelli. Nonostante la sporcizia, il ricamo approssimativo di sua madre era ancora parzialmente evidente, per cui, decise di liberarlo dalla rete arrugginita del letto a castello dal lato opposto della stanza e riporlo in una delle tasche dello zaino sulla sua schiena. L’avrebbe ripulito e conservato come probabilmente il cimelio più importante della sua famiglia, nonché unico.  La parte finale di quel macabro tour si concluse nella camera da letto dei suoi, la più piccola di tutte. La struttura in legno del matrimoniale sembrava fosse il mobile più resistente in tutta la dimora. Non riuscì, tuttavia, ad oltrepassare la soglia. L’arco spezzato di suo padre pendeva da un’anta cadente di quello che un tempo era stato il loro armadio. Una fitta al cuore e poi cadde in ginocchio, non riuscendo più a controllare le lacrime che velocemente iniziarono a scorrere sul suo viso, ma non fuoriuscì alcun suono dalla sua bocca. 
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xsavannahx987 · 6 years
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BITE ME - Cap 8
Stranamente Lilith non fece ritorno a villa Vatore, destando in noi la vana speranza che avesse rinunciato alla vendetta. Riposai l'intero pomeriggio completamente da sola. Caleb non venne mai in camera mia durante quelle lunghe ore. Trascorse l'intera giornata ad approfondire le sue ricerche, intenzionato più che mai ad andarsene da quella casa e porre fine a quell'assurda storia, nonchè alla sua eternità. Quando il buio iniziò a calare sulla piccola cittadina, Caleb uscì sul portico antistante villa Vatore, assaporando l'aria della sera. Inspirò a lungo, gli occhi chiusi, la mente lontana. Tutto ciò di cui necessitava per il lungo viaggio da intraprendere era lì, a portata di mano. Aveva luoghi precisi e un contatto fidato. Era giunto il momento di partire. Salì di corsa lungo le scale senza fare rumore e venne a svegliarmi trepidante. "Eliza dobbiamo andare!" annunciò Aprii a fatica gli occhi, desiderando soltanto di dormire ancora. Ma Caleb non demorse, scuotendomi ancora. "è tornata?" domandai, in preda alla paura. "No, ma proprio per questo motivo dobbiamo muoverci. Non mi fido di lei. Sento che sta tramando qualcosa." confessò nervoso. Mi misi a sedere con riluttanza strofinandomi gli occhi alla disperata ricerca di un pò di lucidità. "Dove andiamo?" chiesi sbadigliando. Caleb mi spiegò a grandi linee che avremmo affrontato un viaggio lungo interi giorni, fermandoci soltanto durante le ore di luce. Non feci domande mentre mi vestivo con abiti comodi e legavo i lunghi capelli in una coda di cavallo. Anche Caleb si cambiò d'abito, abbandonando finalmente la camicia nera a cui ero stata abituata a vederlo. Uscimmo di casa, non prima che Caleb desse un'ultima rapida occhiata a quelle mura. Un velo di nostalgia coprì il suo volto pallido mentre la vastità di ricordi lo sommergevano totalmente. "Non credo che tornerò mai più qui..." mormorò più a se stesso che a me. "Niente mi lega più a questo posto" concluse dando le spalle all'enorme portone d'ingresso. Mi prese per mano sorridendo appena. L'aria della sera era frizzante e nel cielo qualche nuvola si rincorreva veloce. Ci incamminammo verso il fitto bosco, tra arbusti neri poco illuminati dal candore della luna. "Ti sto rallentando" dichiarai, inciampando per l'ennesima volta trai rami secchi caduti a terra. Senza dire una parola, Caleb mi prese sulle sue spalle e continuò a camminare, felice di quel contatto. Viaggiammo per tutta la notte, lasciandoci alle spalle la cittadina e tutti i suoi oscuri misteri. Alle prime luci dell'alba eravamo arrivati dove la terra finiva ed iniziava l'immensità celeste dell'oceano. L'imponente faro acceso illuminava la distesa di acqua intorno a noi mentre l'allodola del mattino intonava il suo canto. "Dobbiamo fermarci qui per adesso" annunciò Caleb. "Ci riposeremo all'interno del faro. Nessuno ci disturberà." L'aria tiepida del mattino che soffiava dal mare mi fece rabbrividire. Caleb mi strinse forte, invitandomi ad incamminarci verso l'ingresso del faro. L'interno non era decisamente come me l'ero immaginato. Buio e pieno di ragnatele, segno che nessuno andava lì da molto tempo. Reti da pesca ormai mal ridotte erano buttate in un angolo e l'odore del pesce permeava l'aria. Salimmo in cima lungo la stretta scala a chiocciola scricchiolante sotto la flebile luce di una lampada ad olio. I gabbiani all'esterno si alzarono in volo mischiando il loro grido al rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli. In cima alle scale si apriva una piccola stanza dalle pareti di assi di legno, un pò ammuffite dall'umidità, ma asciutta e calda. "Qui staremo tranquilli" dichiarò Caleb. Accese un paio di lampade ad olio che rischiarono i dintorni e preparò un giaciglio comodo dove poter riposare con un vecchio gommone abbandonato. "Non è un hotel, ma almeno staremo comodi" annunciò alla fine, con un sorriso soddisfatto. Sentivo i vestiti appiccicati alla pelle a causa dell'umidità notturna e della salsedine e desiderai soltanto fare una doccia calda. Non avevamo abiti di ricambio con noi, dal momento che Caleb mi aveva informata che avremmo trovato l'occorrente una volta giunti a destinazione. Ma il nostro viaggio era ancora lungo e quella sensazione di fastidio mi avrebbe accompagnata a lungo. "Al tramonto ci rimetteremo in viaggio. Ora faremmo meglio a riposare" annunciò Caleb, togliendosi le scarpe. "Caleb..." sussurrai avvicinandomi a lui "Quello che è successo alla villa..."iniziai, ma venni interrotta. "Lo so. So cos'è successo Eliza e vorrei poter cancellare quel ricordo dalla tua mente, ma non posso e mi sento in colpa" confessò accigliandosi. "Ma tu puoi..." esordii, passandogli una mano tra i folti capelli corvini. "Come?" domandò allora, stupito. "Ho bisogno di sentirmi amata..." I nostri vestiti scivolarono via con un fruscio e il suo corpo scolpito nel marmo mi apparve in tutto il suo splendore, rischiarato dalla flebile luce delle lampade ad olio. Mi accarezzò piano provocandomi brividi lungo tutta la pelle, facendo vibrare la mia anima ferita. Desideravo soltanto ritrovare la bellezza nel contatto fisico e lasciarmi andare senza paure. Il cuore mi batteva all'impazzata mentre le sue dita si muovevano lungo ogni centimetro di pelle, o perse tra i riccioli ribelli. Avrei voluto che il tempo si fermasse per assaporare quel momento per il resto della vita, ma la prospettiva di un futuro insieme era più forte di qualsiasi cosa. Se avessimo trovato la cura, Caleb sarebbe tornato ad essere un comune mortale e allora avremmo potuto vivere la nostra storia alla luce del sole. Ma per quel breve lasso di tempo nulla aveva importanza. Volevo vivere appieno il momento, assaporarne ogni sua sfaccettatura senza pensare al domani. Non esisteva nient'altro fuori da quel luogo. Nè Lilith, nè gli altri vampiri, neanche il mondo intero. Solo noi, per un attimo di eternità.
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Strangely, Lilith did not return to villa Vatore, awakening in us the vain hope that he had renounced vengeance. I rested the whole afternoon completely alone. Caleb never came to my room during those long hours. He spent the whole day deepening his research, intent more than ever to leave that house and put an end to that absurd story, as well as its eternity. When the darkness began to fall on the small town, Caleb went out on the portico in front of Villa Vatore, savoring the evening air. He inhaled for a long time, his eyes closed, his mind far away. All he needed for the long journey to take was there, close at hand. He had specific places and a trustworthy contact. It was time to leave. He hurried up the stairs without making any noise and came to wake up anxiously. “Eliza we have to go!” ad I opened my eyes with difficulty, just wanting to sleep again. But Caleb did not despair, shaking me again. “She is back?” I asked, in fear. “No, but that’s exactly why we have to move in. I do not trust her, I feel like she’s plotting something.”he confessed nervously. I sat down reluctantly, rubbing my eyes in a desperate search for a little lucidity. “Where do we go?” I asked, yawning. Caleb broadly explained to me that we would face a journey long days, stopping only during the hours of light. I did not ask questions as I dressed in comfortable clothes and tied my long hair in a ponytail. Even Caleb changed his clothes, finally abandoning the black shirt I had been used to seeing him. We left the house, not before Caleb gave a last quick glance at those walls. A veil of nostalgia covered his pale face as the vastness of memories completely overwhelmed him. “I do not think I’ll ever come back here anymore …” he murmured more to himself than to me. “Nothing binds me anymore to this place” he concluded, turning his back on the huge entrance door. He took me by the hand and just smiled. The evening air was sparkling and in the sky some clouds chased fast. We walked towards the dense forest, among black shrubs poorly illuminated by the whiteness of the moon. “I’m slowing you down,” I declared, for the umpteenth time, hanging for the dead branches fallen to the ground. Without saying a word, Caleb took me on his shoulders and continued to walk, happy with that contact. We traveled all night, leaving behind the town and all its dark mysteries. At the first light of dawn we had arrived where the earth ended and the celestial immensity of the ocean began. The imposing lighted light illuminated the expanse of water around us as the morning lark sang its song. “We have to stop here for now,” announced Caleb. “We will rest in the lighthouse, no one will disturb us.” The warm morning air that blew from the sea made me shiver. Caleb held me tight, inviting me to walk towards the entrance to the lighthouse. The interior was not quite as I had imagined it. Dark and full of cobwebs, a sign that no one had been there for a long time. Fishing nets, now badly reduced, were thrown into a corner and the smell of the fish permeated the air. We climbed to the top along the narrow spiral staircase creaking under the faint light of an oil lamp. The seagulls on the outside rose in the air mixing their cry at the sound of the waves crashing against the rocks. At the top of the stairs there was a small room with wooden plank walls, a little musty, but dry and warm. “Here we will be quiet,” declared Caleb. He lit a couple of oil lamps that risked the surroundings and prepared a comfortable bed where he could rest with an old abandoned boat. “It’s not a hotel, but at least we’ll be comfortable,” he announced at the end, with a satisfied smile. I felt my clothes clinging to my skin because of the nighttime humidity and saltiness and I just wanted to take a hot shower. We did not have any spare clothes with us, since Caleb had informed me that we would find what we needed when we arrived at our destination. But our journey was still long and that feeling of annoyance would have accompanied me for a long time. “We’re going to go back into the sunset, and we’d better rest,” Caleb announced, taking off his shoes. “Caleb …” I whispered approaching him “What happened to the villa …” I started, but I was interrupted. “I know, I know what happened to Eliza and I wish I could erase that memory from your mind, but I can not and I feel guilty,” she confessed, frowning. “But you can …” I said, passing a hand through his thick raven hair. “As?” he then asked, amazed. “I need to feel loved …” Our clothes slipped away with a rustle and his body sculpted in marble appeared to me in all its splendor, illuminated by the faint light of oil lamps. He stroked me gently causing shivers all over my skin, making my wounded soul vibrate. I just wanted to rediscover beauty in physical contact and let myself go without fear. My heart was beating wildly as his fingers moved along every inch of skin, or lost among the rebellious curls. I wanted time to stop and savor that moment for the rest of my life, but the prospect of a future together was stronger than anything. If we had found the cure, Caleb would return to being a common mortal and then we could have lived our history in the sunlight. But for that short period of time nothing mattered. I wanted to live the moment fully, savor every facet of it without thinking about tomorrow. There was nothing else outside that place. Neither Lilith, nor the other vampires, not even the whole world. Only us, for a moment of eternity.
poses @shibuisims @davidveiga @rinvalee @solistair
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somehow---here · 7 years
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L'odore del caffè e dei periodici,  Domenica e il suo tedio. E’ la mattina:  Sul foglio appena scorso quella vana Pubblicazione di versi allegorici D'un collega felice. L'uomo è vecchio, Prostrato, bianco nella decorosa  Stanza di povero. Con gesto ozioso  Si guarda il volto nel consunto specchio. Pensa, non più stupito, che quel volto  E’ lui. Distratta la sua mano tocca L'ispida barba e la spogliata bocca. Non lontana è la fine. Dice: Quasi Non sono, tuttavia i miei versi ritmano La vita e il suo splendore. Fui Walt Whitman.
Jorge Luis Borges, Camden, 1982, in “L’altro, lo stesso”, 1964
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Ti ho amata prima di conoscerti. Prima che quel giorno il mio sguardo si posasse sul tuo e il tuo sul moscerino che c'era sulla mia spalla, io sapevo di amarti. Quando da bambino vedevo gli adulti tenersi per mano, guardavo la mia che sudava sempre e la immaginavo difficilmente in quella di qualcun'altra, io sapevo che c'eri. Non ti conoscevo, ma ti amavo già per le tue dita. Tra i compagni di scuola, di giochi e di tanto altro, si formavano coppie ma io non avevo fretta. Sapevo che saresti arrivata. Non ti conoscevo, ma ti amavo già per il tuo sorriso. Nelle lettere che scrivevo, nelle immagini che avevo mentre fissavo il soffitto della mia stanza, c'era tutto di me e te. Non ti conoscevo, ma ti amavo già per la timidezza dei tuoi occhi ad un mio complimento. Ora che hai spostato quel moscerino dalla mia spalla, so che tutta questa attesa non è stata vana. Ti amavo già prima di conoscerti e, adesso che finalmente ti ho incontrata, posso dirtelo.
-Curi.
(Eugenio Curatola.)
Dodicirighe.
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shaara-2 · 7 years
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Reylo Fan Fiction (in Italiano)
Capitolo 3 Quando la porta si aprì Rose non si aspettava di vedere Finn con un grosso mazzo di fiori. La loro storia era appena all’inizio e lei provava delle forti emozioni ogni volta che lo vedeva arrivare. Certo il bacio che gli aveva dato dopo averlo salvato doveva avergli tolto ogni dubbio su quali potevano essere i suoi sentimenti. Finn, la fissò e le fece un sorriso grande come una casa. Quando i loro occhi si incontrarono salutò la ragazza sollevando la mano e lentamente si avvicinò al suo letto. Prima di arrivare davanti a lei inciampò su una sedia. La sedia non era neanche di strada per arrivare per arrivare a Rose ma stava attaccata ai piedi del letto. Rose lo guardava senza riuscire a capire che direzione avesse preso per arrivare da lei. Eppure era questa una delle tante cose che amava di lui. Quel suo essere quasi privo di direzione lo rendevano così dolce e tenero che lei poteva solo continuare ad adorarlo. Finn, era cresciuto nella totale abnegazione di se stesso, ne amore, ne sentimenti, solo ordini e obbedienza. Nella vita sulla base c’era solo spazio per l’addestramento e il duro lavoro. Ogni pensiero autonomo, ogni espressione di un pensiero o anche un barlume di emozione era punito rigidamente, per non parlare della possibilità di opporsi a qualche ordine. Aveva visto morire molti suoi amici sotto tortura per aver solo osato rispondere nel momento meno opportuno. La vita nel Primo Ordine, non aveva decisamente valore. Ora guardando quella giovane donna che lo fissava come se fosse un dio, oh si!, quello si che lo faceva sentire veramente speciale. Rose accolse i fiori, li guardò come se dovesse mangiarli. Alzò gli occhi. Si guardarono come due adolescenti in preda all’emozione e cercarono di dire qualcosa di appropriato. Il risultato fu un catastrofico colpo di tosse da parte di entrambi, che fortunatamente colmò in una grande risata e un bacio così passionale da far precipitare le rose nel cestino dei rifiuti posizionato al lato della stanza. Il povero Finn, non sapeva esattamente in cosa consistesse un bacio. Era stato così a lungo da solo che aveva il dubbio persino di conoscere tutti i sentimenti esistenti, ma l’emozione gioca brutti scherzi così appena sentì la lingua di Rose avvolgersi intorno alla sua, si staccò come se avesse appena ingoiato un insetto. Il suo volto era inspiegabilmente inorridito. Che diamine gli aveva ficcato in bocca! Rose, lo guardò e cominciò a ridere, e a ridere senza riuscire a fermarsi. Finn, arrossì dall’imbarazzo e iniziò a grattarsi i ricci capelli in cerca di qualcosa da dire. “Non penserai che sia la prima volta?”.”No, veramente … sai … So che può sembrare così, ma io in realtà avevo …. “ - “avevo prurito”. Proprio un forte prurito qui sulla testa.” Rose, cercò di mantenersi seria, anche perché dalle risate avevano iniziato a farle male i punti. Accorciò la distanza tra lei e Finn richiamandolo a se con la mano, gli afferrò il viso, con entrambe le mani, iniziò a grattarlo proprio dove aveva detto di aver prurito per poi abbassare il suo sguardo sulle sue labbra. Finn, non poteva più scappare… Un brivido caldo gli attraversò la schiena e si lasciò andare (quasi volontariamente) al suo secondo bacio bollente. Questa volta si prese il tempo di assaporare le labbra di Rose e di sentire quante ulteriori emozioni partissero dalla sua bocca per diramarsi in ogni angolo del suo corpo. Ormai era perso. ∞ A milioni di anni luce, una luce fiocca illuminava un angolo della stanza. Un concentrato Kylo Ren stava seduto in meditazione. Purtroppo da quando Snoke aveva deciso di unire il suo pensiero a quella ragazza, il suo autocontrollo era incredibilmente precipitato ai livelli più bassi della sua giovane vita. Ogni volta che quella piccola spazzina appariva nella sua vita era un disastro. Suo padre era ricomparso dopo anni di abbandono e disinteresse. Non poteva evitare di ucciderlo. Era il comando di Snoke. Uccidi ciò che ami. Snoke gli aveva promesso che se avesse ucciso la persona che lui amava, il lato oscuro gli avrebbe mostrato tutto il suo potere e lui sarebbe diventato il Sith più potente della galassia al pari di suo nonno. Ma questo non era avvenuto. Al contrario la morte di suo padre non solo l’aveva lacerato ma aveva persino acceso quella maledetta luce. Aveva studiato sui libri Sith per anni per prepararsi a quella occasione. Non era possibile pensare di aver fallito così miseramente. Non era neanche riuscito a colpire suo padre. In realtà era stato Snoke che con la forza aveva spinto la sua spada laser nel corpo di suo padre. Ora però il suo maestro era morto. No !.Erano morti tutti i suoi maestri, anche Luke era andato. Il suo rancore verso Luke era ancora feroce. Bastava solo pensare al suo nome che la rabbia saliva nelle sue vene, esplodeva come un’eruzione vulcanica fino ad inondargli il cervello. Eppure, Luke con quella sua terribile messa in scena gli aveva evitato un errore ancora più grande…. Uccidere sua madre… uccidere Rey…. Solo al pensiero di quel nome, scattò in piedi come se fosse davanti ad un incubo. Il suo respirò andò immediatamente in affanno, cominciò a sudare senza motivo. Iniziò a guardarsi intorno come se fosse circondato da nemici, mentre le pulsazioni del suo cuore battevano ormai fin dentro alle orecchie. Cosa gli stava capitando ?. Un dolore partì dal suo basso ventre e un brivido scosse il suo corpo fino in fondo ad ogni suo muscolo. Si lasciò cadere sul pavimento. Ogni suo pensiero convogliava in quell’unica visione. La ragazza. Non era possibile. Quella piccola ragazza senza valore. Bastava pensare a lei che ogni sua certezza diventava vana. Una fittà lo colpì al cuore, desiderò ardentemente vederla. Il suo viso e il suo animo erano spezzati. Ora anche il suo cuore. Cos’altro poteva spezzargli ?. Forse questa ragazza era nata per distruggerlo. Forse il suo destino era solo questo. Combatteva con tutte le sue forze questi pensieri. Provò a scrivere sul suo diario… provò a leggere i testi Sith senza trovare mai un briciolo di concentrazione, si mise a fare flessioni, a mangiare un frutto e a prendere a pugni un puching ball. Tutto fù vano … Allungò una mano sul suo viso per toccare la sua ferita. Fece un espressione disgustata del suo aspetto, ma ormai era solo, e forse lo sarebbe rimasto per sempre. Così lascio cadere il suo corpo possente di nuovo per terra. Il pavimento era il suo unico vero amico. Il suo animo totalmente sconfitto ingoiava il sapore amaro del suo dispiacere. Si sfiorò tristemente le labbra. Non l’aveva mai fatto. Ansimò all’idea che quelle mani non fossero le sue. Sospirò ancora, e questa volta il suo cuore cominciò a battere più forte. Quell’emozione non gli dava pace. Aveva una grandissima voglia di piangere, ma lui era un uomo, questo non poteva e doveva succedere. Così nella solitudine della sua stanza lasciò cadere la sua mano in quel posto vietato da tutti i codici religiosi. Carezza dopo carezza, i suoi occhi non riuscirono più a trattenere le lacrime. ∞ La nuova stanza era decisamente più bella della prima. Rey la guardava come si guarda un cristallo. Entrò in punta piedi e mentre entrava promise a se stessa che non avrebbe più usato la forza. Il vestito che le aveva promesso Organa era li. Mamma mia quanto era bello. Era bianco, beige con delle bellissime rifiniture di un grigio antracite. Il corpetto di sopra lasciava appena scoperto l’addome. Giusto lo spazio tra lo sterno e l’inizio dell’ombelico. I pantaloni erano strettissimi e non lasciavano nessun dubbio sulla forma del suo corpo. Erano corti al polpaccio con dei piccoli spacchetti ai lati. Una bellissima stola di velluto grigio attraversava la parte superiore del suo busto lasciandole scoperta una spalla e un braccio. La stola e pantaloni era bloccati da una grossa cintura di pelle beige sulla vita. Si guardò allo specchio con l’aria soddisfatta. Certo la principessa le aveva preso bene le misure con un solo sguardo. La taglia era così precisa che il vestito sembrava fatto su misura. Si specchio ancora e provò a tirarsi su i capelli. No troppo banale. Li sciolse tutti. Ma forse così poteva essere poco pratico in battaglia. Se mai si fosse scontrata ancora con Kylo Ren doveva essere in forma perfetta. Un momento. A cosa diavolo stava pensando!. Eh no… no, aveva già distrutto una stanza, non era il caso di cedere a simili pensieri. Tra l’altro non c’era assolutamente nulla a cui pensare, tranne che all’improvviso un inquietante ricordo dei suoi occhi nell’ascensore le causò un brivido lungo la schiena. Cercando di mantenere la calma si guardò allo specchio. Guardò il suo viso, i suoi occhi, come se dovesse entrarci dentro. Accarezzò il suo viso, il suo naso, la sua bocca, i suoi capelli, come se tutto quello che vedeva non fosse realmente suo. Quando la sua mano scese sul collo il respirò iniziò a diventare pesante. Affannava. Cosa le stava capitando ?. Non era sicura di saperlo, ma chiuse gli occhi poggiandosi al muro. Si lasciò cadere lentamente. Il suo respiro divenne sempre più affannato, più toccava il suo corpo e sempre più aveva la sensazione di non essere lei a guidare la sua mano. Ma la mano non voleva fermarsi. Una ferita interiore gravò sul suo petto. Poi fù la volta dei brividi, infine iniziò a tremare. Non aveva mai considerato il suo corpo in quel modo. Anzi forse non lo aveva proprio mai considerato. Ora però non riusciva a controllarsi. In realtà aveva la sensazione di ispezionarsi come se fosse la prima volta che toccava se stessa. Anche le emozioni che derivavano da ogni carezza erano terribilmente forti, si sentiva debole e bisognosa. Inoltre, bastava immaginare che la mano non fosse la sua per amplificare il suo piacere. Chiuse gli occhi, respirò profondamente e si lasciò andare ad improbabili desideri per qualcuno che era terribilmente assente. O forse non lo era. Presa dal panico, che la forza potesse collegarli, cercò di spostare la sua mano, l’attenzione, almeno i pensieri ! ma non poteva più fermarsi… non riusciva, o non voleva. Il cuore le batteva come impazzito, desiderava la sua presenza, quasi la percepiva, voleva vederlo, sentirlo. Annusare il suo profumo, il suo calore. Voleva carezzare il suo viso, baciarlo, morderlo, toccare i suoi capelli, no strapparli, odorarli, per poi stringerlo e prenderlo, leccarlo, poi colpirlo, allontanarlo, riprenderlo e respingerlo ancora. Tutto di lei aveva desideri contrastanti. La forza la chiamava. Il suo corpo tremava. La sua schiena si inarcava ... forse non erano poi così distanti … ∞ Nello stesso momento. Dall’altra parte della galassia un ragazzo che si credeva un dio, aveva un grosso pasticcio da sistemare tra le mani ….
Continua .... https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3747311
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