#vabbè ormai è a casa
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presa da un momento di pazzia/follia/esaurimento oggi ho provato questo completo (nel supermercato dove devo prendere il cazzo di frigorifero) e ho deciso di comprarlo, ora devo solo vendere un rene e un pezzo di fegato ma tutto ok mi sono tolta uno sfizio enorme o forse ho solo dato sfogo alla mia frustrazione tramite lo shopping
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La telefonata
Ha voluto fare il grand'uomo. Ha messo due stracci in valigia e se n'è andato. Perché lo soffocavo, dice. Che non si sentiva apprezzato. E poi che aveva bisogno di riflettere sul nostro rapporto ormai logoro. Che lo davo troppo per scontato. Ci ho sofferto come una bestia ferita per almeno un mese. Ho pianto a calde lacrime. Grazie a Dio, l'istinto di autoconservazione mi ha comunque presa per i capelli e costretta a darmi una sistemata, a uscire e riprendere a vivere. Non fosse stato per il lavoro chissà che fine avrei fatto. Ma non sono mancata neppure un giorno alla mia scrivania e ai miei colleghi meravigliosi. Il coglione non mi avrebbe azzerata, questo era certo.
Poi succede che ieri rincasando ho incontrato Donatello, un ex compagno di scuola di mia figlia, anche lui come lei diplomatosi appena il mese scorso e nel prossimo autunno quindi fresco studente universitario. Un gran bel fico che bighellonava in giro. Due chiacchiere cortesi e l'ho immediatamente invitato a entrare in casa. Si, anche se non c'era Laura. Altrimenti mi sarei offesa. Con la scusa di mettermi comoda sono andata in camera, mi sono buttata addosso una specie di babydoll molto trasparente. Senza neppure il reggiseno e gli slip. Ero matematicamente certa del risultato: tutte le volte che veniva a casa a studiare con Laura infatti mi mangiava con gli occhi. Non volevo lasciarmi scappare un bocconcino del genere. Eccheccazzo! Avevo proprio bisogno del calore di un uomo, di sentirmi "giusta"
Puttana? Certo: perché no? Avevo nella fica una grandissima voglia di farmelo e più nessuno scrupolo. Lo stronzo se n'era andato e noi comunque eravamo entrambi adulti e consenzienti. Si, vabbè: sono andata avanti per assunzioni. Azzardate. Ma ero certissima di non sbagliarmi, neppure se avessi voluto. Quando sono tornata in soggiorno infatti, è rimasto a bocca aperta! Gli ho detto senza giri di parole che ero una donna matura, consenziente e che finalmente poteva servirsi. Senza problemi, perché mio marito non c’era più. Anche Laura era via da casa per una settimana dai nonni e allora non s'è fatto pregare. S'è spogliato, m'ha buttata sul divano a pancia sotto, ha aperto le mie chiappe. Ha sputato abbondantemente tra le natiche. M’ha puntato il suo uccello contro l'ano e ha sussurrato: “posso? È tanto tempo che in segreto desidero fartelo, sai…” figuriamoci: non vedevo l'ora di prendere nuovamente un bel cazzone nel culo! Gli ho detto quindi che poteva sfondarmelo come gli pareva.
Gli ho confessato che lo desideravo molto e che avevo capito da tempo quanto lui sbavasse per la mamma sexy della sua amica! Ha riso in modo liberatorio e ha quindi iniziato ad aprirmi. È entrato pian piano e appena il mio culo l'ha accolto tutto dentro ha preso a cavalcarmi. Dio, che cazz'è un giovane arrapato dentro di te! Aveva una verga di notevoli dimensioni e di consistenza incredibile. Mentre godevo finalmente come una vera porca, gli ho detto che il caffè glielo avrei fatto dopo, ma… solo se mi avesse soddisfatta appieno. Risate, baci languidissimi e leccate di collo, di culo, di palle, strizzate di seno, addirittura qualche schizzo di latte. Be’, una sana inculata, una banale scopata, no? No! Appena sborrato nel mio culo, gli ho detto di andare a farsi un bidè, che gli avrei fatto provare il mio pompino, la mia vera specialità: mio marito m'ha sposata soprattutto per quello. Quindi siamo andati a metterci comodi nella camera matrimoniale.
Donatello era seduto sul letto a gambe larghe, con la schiena appoggiata alla spalliera e io m'ero messa su un fianco, comodamente adagiata a lavorarmelo di labbra e di lingua: mmmh… quant'era buono il suo sapore. Non vedevo proprio l'ora che eiaculasse di nuovo, per ingoiarlo e allo stesso tempo sentirlo vibrare di passione e amore per me! Per una donna che avrebbe potuto essere sua madre! Ma proprio quello era il sale di quell’unione improbabile. Quindi, eravamo nel bel mezzo del godimento carnale, quando mi squilla il cellulare: era il cornuto! Un attimo di gelo, poi però ha preso il sopravvento la rabbia sorda che avevo ancora dentro! Ah, quanto mi sarebbe piaciuto quello che stavo per fare! Innanzitutto ho detto al ragazzo che avrei messo la chiamata in viva voce e di non preoccuparsi assolutamente, perché il bastardo m'aveva lasciata. Che continuasse tranquillamente a godere di me. Dovevamo solo non fare rumore e ascoltare.
Ho risposto:
-Pronto? Toh, chi si risente… che cazzo altro vuoi, adesso?
-Volevo solo sapere come stai…
-Sto benissimo, perché? La troietta bionda non ti stira le camicie? Non sa cucinare? Vuole uscire, ballare e tu non tieni il ritmo delle sue esigenze di ventenne?
-E dai: non c'è nessuna troietta. Volevo chiederti se sei disponibile una sera di queste per vederci a cena; per parlare un po’ e poi….. bla bla bla
È andato avanti per un'ora buona: a ricordare il nostro primo bacio. Poi che mi amava, che se n'era andato perché ultimamente a causa dello stress lavorativo non ci stava più troppo con la testa, che aveva capito che ero l'unica donna della sua vita: la moglie fedele e madre esemplare di sempre. Che era pentito. E poi che lo dovevo perdonare, e il profumo del mio seno, e il sapore della mia fregna, la morbida accoglienza del mio culo e infine la bocca… oh, la mia bocca che miracoli sa fare!
Chissà da quanti giorni non scopava: non ragionava più dal bisogno di passera. La biondina di sicuro l’aveva scaricato, ottenuto ciò che voleva. Forse soldi, un lavoro, un motorino, un aggancio lavorativo, chissà. Avrei potuto ottenere qualsiasi cosa, se gliel’avessi data quella sera stessa. Mentre lui parlava, intanto, io avevo già ingoiato la sborra di Donatello, prodotta in rimarchevole quantità, pur essendomi già venuto in culo poco prima. Poi mi sono messa a cosce larghe e gliel'ho fatta leccare a lungo: gli sono venuta in faccia e l'ho inondato letteralmente! Infine mi sono fatta scopare, mentre la telefonata andava avanti incessante. Che bella sensazione, farsi allargare la fica dall’uccello di un uomo vigoroso, che abbia meno della metà dei tuoi anni, molto prestante. Mentre tuo marito innamoratissimo di ritorno e pentito è lì che chiede perdono con delle frasi romantiche.
Che parla di fiori, cioccolatini, della nostra panchina, di rinnovo della promessa in chiesa davanti a Dio. E mentre parla percepisci chiaramente che sta piangendo, prostrato e umiliato. Il coniuge toro-divenuto-agnellino parlava, parlava e io intanto mi sentivo il corpo riempito da quel bel cazzone! Più sentivo le sue frasi di scusa, di ricordi legati al nostro matrimonio, più allargavo le gambe e alzavo il bacino per meglio far entrare il mio nuovo amante insaziabile. A Donatello accarezzavo dolcemente le palle, mentre cercavo di mettermele nella passera, allargandomela al massimo. Lui mi stantuffava ed era tutto sudato: che meraviglioso profumo la traspirazione di un uomo nuovo che ti scopa. Intanto mi toglieva e infilava di continuo il plug nel culo. Gli piaceva giocarci, era una novità, per lui. E io lo lasciavo fare. Lo facevo giocare col mio ano di donna sposata e madre. Mi sentivo la più lurida delle troie.
Ogni tanto col “marito prodigo” buttavo lì qualche monosillabo o qualche frase minima anche io, cercando di restare equilibrata, nel parlare, sebbene mi trovassi con un cazzo che voleva sborrare di nuovo ben piantato, duro, padrone e vibrante nel mio corpo! Alla fine ho tagliato corto, con qualche risata isterica e delle frasi sarcastiche gli ho detto che ci avrei pensato su. Dovevo decidere se perdonarlo o no. E lui: “grazie, grazie, tesoro mio. Ti amo da impazzire, lo sai?” Si, come no. Io sapevo solo che una volta provato il palo del ragazzo e il gusto di quel corpo guizzante, tonico e muscoloso non sarei più tornata indietro. L’avrei fatto sborrare spesso dentro di me. Figlia o non figlia attorno: mi sarei comunque organizzata. Cornuto o non cornuto pentito a casa accanto a me, le corna gliele avrei fatte diventare come quelle di un alce canadese anziano. ‘Sticazzi!
RDA
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In questi giorni sto cucinando un sacco. Cioè, cucino abbastanza spesso anche di solito, ma sto provando delle cose nuove o dei nuovi modi di fare la stessa cosa.
Un po' è la voglia di sperimentare delle ricette, anche perché per Natale e compleanno mi hanno regalato dei bellisimi ricettari illustrati dopo avermi chiesto "cosa vuoi?" e quindi c'è l'euforia mista al senso del dovere di giustificare gli acquisti (altrui, ok, ma sempre spese sono u_u).
Un po' sicuramente è anche l'intenzione di procrastinare altre cose da fare, che stanno lì nell'angolino della mia mente da diverso tempo e con diversa urgenza. Vabbè dai, prima o poi ci arriviamo, abbiate pazienza, mi dico. Dirlo con la pancia piena di cose fatte da me è più convincente, ecco. E tra una teglia di verdure al forno e l'altra, fare delle cose più strane o nuove mi fa sentire meno in colpa.
Il problema più grosso è che quando comincio o ricomincio una cosa che mi piace, mi viene voglia di comprare l'impossibile e passo ore a pensare a quello che potrebbe servirmi. Eppure ormai dovrei sapere che è una trappola micidiale e che non devo cedere, perché rischio di riempire casa di roba che userei una volta all'anno (tipo la macchina per stendere la pasta ce l'ho da 10 anni, inaugurata l'altra sera >_<).
Ora sto cercando di capire quali siano le misure massime che i miei mobili consentono per un tagliere di legno più grande per stendere meglio la pasta col mattarello, perché comunque è più pratico per certe cose, e stasera sono stata molto brava a fare solo giri esplorativi senza comprare nulla (complice il fatto che uscita dall'ufficio i negozi mi stavano chiudendo in faccia - anzi in uno una commessa mi ha proprio bloccato l'ingresso XD). Devo però stare molto attenta agli acquisti online u_u
Tra i miei buoni propositi classici ci sono sempre "cucinare di più" e "comprare meno roba inutile", e sono classici proprio perché per come sono fatta ogni anno vale il proposito per il successivo XD
La verità è che ho già un sacco di roba da usare e da provare. E sempre mi ritrovo comunque impreparata. E allora bisognerà improvvisare e trovare soddisfazione nell'imperfezione, giusto?
Stasera ho sperimentato dei muffin alla banana con gli stampini di ceramica, però solo mezza dose perché avevo un uovo solo.
Dal profumo sembrano buoni, vedremo dopo cena ^_^
#cose mie#food#in questi giorni#buoni propositi#chissà se hanno lievitato bene a 160 gradi?#l'altro giorno ho fatto il banana bread nella slow cooker e non mi aspettavo che diventasse così alto e invece è cresciuto tantissimo *_*
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Spossatezza e senso di vuoto, ormai appuntamento costante.
Diamo per l'ennesima volta la colpa al preciclo, che perdura da ormai più di una settimana senza nessun cenno delle ovaie di far finire questa messinscena.
Diciamo vabbè ma non va bene per niente, perché è da tempo che non ci sto capendo più niente. Eppure qualche anno fa, tipo a Venezia, era diventato un orologio svizzero talmente preciso che stentavo a crederci. E infatti non è durato. Ma tanto è inutile pensarci perché pure a ragionare sui possibili motivi non si arriva mica a sapere la verità. E quindi amen.
Siamo ad Ottobre, quarto mese in cui mi sono trasferita. Come corre il tempo anche se allo stesso tempo sembra già passato mezzo secolo.
Quattro mesi di tante settimane vuote. Vivere senza stimoli e obiettivi è sfiancante. Ora che mi ero preparata una sorta di tabella mentale per prendermi almeno le certificazioni linguistiche, ecco che oggi ho di nuovo ricevuto una proposta di lavoro e domani avrò il colloquio. Siamo a quota quattro o cinque. Come ogni volta sono lì che non so se sperare che mi prendano oppure no: la vita in casa è comoda, sebbene piatta e senza stimoli... ma avere un lavoro, a parte qualcosa da fare, cosa mi darebbe? Una volta divenuto loop quotidiano, non sarebbe niente altro che la stessa asettica vita con aggiunto lo stress del lavoro e del viaggio della speranza di ogni mattina che aggiungono ore lavorative non retribuite e rubate alla salute mentale.
In ambo le situazioni comunque non sono contenta. Ma quando mai lo sono, proprio io che so vedere solo il marcio delle situazioni in cui mi trovo.
Ah quanto era bella l'università: sempre piena di stimoli e di obiettivi (ovvero gli esami). Sì, ho sofferto e ho pianto, ma in fondo che vita è se non si soffre mai?
Chissà che fine faremo.
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Allora, vicenda astiosa (per me).
Io in questi giorni sono un po' polemichetta, sono depre e non accetto le critiche dagli altri. Mi sento una bambina capricciosa, ma tant'è: ognuno ha i suoi difetti.
Detto questo, settimana scorsa è tornata la mia unica amica dall'estero e starà qui per una o due settimane "ci dobbiamo vedereee" "ok, domenica dopo pranzo passo al mare da te" "siii". Domenica dopo pranzo mando un messaggio, due messaggi, una chiamata, due chiamate e alle ore 18 quando ormai ero a casa perché ero al mare dalle 8.30 "scusaa avevo il silenzioso" e vabbè, io scazzata rilancio a una cena "eh no non posso perché ho già una cena" ok, facciamo il giorno dopo "devo fare questo e quello" ok, facciamo un altro giorno "allora io ho una grigliata ma se vuoi possiamo fare aperitivo dopo il lavoro e poi vado alla grigliata". Ora, quando succedono queste cose (perché non è la prima volta) io mi sento combattuta perché da un lato so che non sono il centro del mondo di nessuno e figuriamoci se uno può stare a pensare a me, dall'altro apprezzo il fatto che nonostante ci sia un altro impegno di mezzo mi venga proposto un aperitivo, e dall'altro ancora mi sento sempre quella a cui bisogna concedere uno slot di tempo tra un impegno e l'altro. Io non voglio riempire due ore libere, se la cena la fai con gli altri puoi farla con calma anche con me senza dover farmi fare un aperitivo ci l'ansia del tempo che passa e guardando l'orologio.
So di essere una persona schifosa, ma se da "siii ci vediamo e ci raccontiamo tutto" poi passo a dover prendere appuntamento che neanche in banca mi passa la voglia.
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Domande a cui rispondere
Ringrazio @pianetatschai che mi tagga in questa simpatica catena.
1. Are you named after anyone?
Mi chiamo come mio nonno paterno, Vincenzo. Non vi dico le volte che mi hanno fatto la battuta di Miseria e Nobiltà con Totò "Vincenzo m'è padre a me". Io rispondevo che a me era nonno.
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Quando è morto mio padre, ormai due anni fa.
3. Hai figli?
Ho un figlio maschio che chiamo Tigrotto.
4. Fai largo uso del sarcasmo?
Solo perché l'omicidio è illegale.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Ho giocato a calcio ma a livello amatoriale dilettantistico e in squadre da 5 o 8 non certo a 11. Però ho fatto l'arbitro, vale? Ho praticato tennis con scarsi risultati.
Ora faccio camminate. Cioè non ora ora perché fa troppo caldo. Se ne riparlerà a settembre. Nell'attesa farò nuoto al mare.
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Fisicamente devono colpirmi gli occhi. Mi piacciono le persone intelligenti, non invadenti e generalmente ho scoperto di preferire persone riservate.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Castano scuro. Una volta mi dissero che sono "profondi"... non ho mai ben capito cosa significhi.
8. Scary movies o happy endings?
Mi piacciono i film di spavento anche se finiscono male. Va pur detto che se almeno al cinema non c’è l’happy ending ci resto male, un po’ come nel primo Nightmare che finisce… no vabbè dai niente spoiler.
9. Qualche talento particolare?
A parte disegnare, conosco a memoria i nomi e numeri di maglia della nazionale italiana campione del mondo 1982. Pure quella del 2006. Anche quella dell’Argentina 1986. Sono campione mondiale di procrastinazione e faccio pure una discreta pizza.
10. Dove sei nata?
Nella città di Gabriele D’Annunzio e di Ennio Flaiano, nella terra famosa più per gli arrosticini che per le sue montagne. Benché molti credano che Pescara sia nelle Marche sono nato in Abruzzo. A Pescara, per l’appunto.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Modellismo ferroviario (che però non pratico non avendo sufficiente spazio e soldi), disegnare, leggere.
12. Hai animali domestici?
No nessun animale domestico. In generale pur amando molto gli animali preferisco non tenerli in casa perché mi sembrerebbe di tenerli sempre un po’ prigionieri.
13. Quanto sei alto?
Circa 1.77 m da disteso.
14. Materia preferita a scuola?
Disegno, italiano e storia. Ma alla fine molto poco italiano e storia e molto disegno. Ho imbrattato tutti i libri nelle seconde e terze di copertina con i miei disegni. Pure i libri di italiano e storia, ovviamente.
15. Dream job?
Disegnatore di fumetti.
A questo punto dovrei taggare qualcuno e scelgo @mybittersweet @crisigenerica @surfer-osa @labluesky e chiunque si senta di farlo.
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vorrei che il sole non tramontasse, avere più tempo. una giornata non basta per andare a scuola, starci 5 ore, tornare a casa, pranzare un'ora, dormire due ore, rilassarsi e riprendersi per altre due ore, e poi iniziare i propri doveri.
la voglia di fare ti passa quando vedi che se ne va via il sole.
ti svegli alle 6/7
esci di casa alle 7.45
sei a scuola alle 8.05
ci resti fino alle 13
torni a casa mangi fino alle 14.30
resti un po' sveglio e alle 15 dormi
ti svegli alle 17
ti prendi due orette per riprenderti dalla dormita, dalla giornata, ti prendi il tuo tempo, e arrivano le 19
ora sono le 19 e vorresti iniziare finalmente i compiti ma il sole se ne sta andando, allora procrastinerai e arriveranno le 20, poi le 21, e allora le 22, e alle 23 avrai rinunciato: "vabbè domattina mi sveglio presto dai". vai a dormire tardi e quella mattina non ti svegli presto, "vabbè non andare in ansia ce la puoi fare" fai tutto l'indispensabile in fretta e tralasci qualcosa. a scuola stai una merda, non vedi l'ora di tornare a casa. magari hai un interrogazione, cerchi di studiare meglio in classe ogni 5 minuti si distrae la prof, all'interrogazione prendi una sufficienza ma non è abbastanza, lo sai in cosa hai fallito, lo sai il motivo dietro quel 6 e mezzo, e sai anche di averti deluso, essere delusi di se stessi è letale. ma ci ho fatto ormai così l'abitudine che ogni volta non mi sorprendo più. lo accetto e pure se piango cerco di essere matura abbastanza per non piangere sul latte versato.
ma la psicologa a scuola mi ha detto una cosa. "premere start quando vuoi guardare un film, anche se pensi potrebbe essere non adatto a quel momento e anche se.. tutti i "se" del mondo che troverai in quel momento. premilo 'sto Start"
e quindi io, ora, ho acceso la luce. anche se il sole se ne va, ho riacceso la luce.
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Houston, abbiamo un problema
Mancano tre ore all’atterraggio e no, non si tratta di una capsula interstellare che si sta per schiantare contro un meteorite o ha appena riscontrato un’avaria al motore oppure mettete un altro scenario hollywodiano a vostro piacimento. Però a me pare lo stesso così.
Per quanto mi riguarda in effetti il primo pensiero che ho fatto è stato “ma tu guarda quest’essere fu quadrupede oggi bipede che ti combina”. Arrivare a violentare così tanto la psiche con un’esperienza disumana, 10 ore confinati in uno spazio microbico di nostro signore pianeta, però vivere questa prigionia con Lisa goodmorningMrFedericotodayIwilltakecareofyouandyoucanbetyouregonnaloveit, una poltrona che è meglio del letto di casa mia e una libreria multimediale che Hal 9000, per quanto avanzato, non proponeva di certo, almeno non coi sottotitoli poi non so, magari i contenuti anche sì. Perché si lorsignori, questa bottiglia vi arriva direttamente dalla primissima classe di una tratta intercontinentale direzione Houston, il che mi porta a condividere il mio secondo pensiero che ho fatto, e cioè “vabbè ma violentare la psiche umana cosa?? Che ti vengono a portare un drink ogni mezzora e tu pezzente ti sei pure riempito l’acqua in bagno al gate come l’ultimo degli accampati”.
Ma non c’è da scherzare, io il messaggio a Houston lo lancio lo stesso perché questa condizione di parvenu del lusso aka infiltrato no global nel reame del capitalismo un po' mi definisce in maniera univoca, un po' acuisce il disagio. Quindi questo lancio di molotov più che message in a bottle ha la sua genesi proprio qui, nell’epicentro di quella che United Airlines ha concepito come un sogno, dove i messaggi di sicurezza sono un corto da Sundance, dove devi stare attento a non sporcarti con salmone e tenderloin, dove gusterai un sundae che al settimo cielo non ti può portare, visto che già ci sei, ma all’ottavo o al nono si, visto che ormai sky is not the limit anymore, (e io manco sapevo che cazzo era un sundae ma ora so che è una cosa per cui ci si potrebbe effettivamente impegnare a credere a nostrosignore e fare tutta quella manfrina del ringraziamento, espiazione, liturgia ecc. ecc) e dove non si sente la puzza di quelli della seconda classe, cioè la mia 364 giorni all’anno, caratterizzata dalla tipica fragranza con note di lampone e malessere.
Ma questa è solo una parentesi, perché, che uno stia in prima classe, seconda classe, in cabina di pilotaggio o in stiva, il fatto è un altro, e questo, sì, giustifica la richiesta di collegamento col campo base, o se volete manifesta in tutta la sua pienezza il dramma di un volo intercontinentale, dunque al di là del sapore da esperienza divertente che non farò mai più, che ovviamente è già stata ampiamente documentata molto meglio di me e anni fa.
Il fatto Federì, il fatto qual è.
Il fatto è che hai voglia a dopare Netflix di contenuti offline, hai voglia a mettere a soqquadro Spotify e calcolare i tempi da coprire al centesimo con la libreria scaricata, hai voglia a studiare il catalogo dello schermo nel seggiolino (pardon, sofa, dei veri artigiani della qualità l’avranno progettato), e questi capitalisti le hanno studiate proprio tutte, pure per gli snob come me, visto che ci hanno dedicato la categoria film “Indipendenti”, o i live di Ziggy Stardust e Carole King, voi che fata i Masanielli di sta cippa e poi ci vediamo al gate, e vi trattiamo come il nostro bottino più pregiato, vi coccoliamo alla morte perché siete stati i più difficili e noi volevamo proprio voi a bordo. Nulla di tutto ciò impedirà a voi, gentili passeggeri, di trascorrere 10 (anzi, ci hanno tenuto a precisare, 9.59) ore in completa giustapposizione a voi stessi, in balia di un rumore bianco che prende i connotati dei portentosi motori del 777 e del getto voluminoso di pensieri che affollano la vostra testa, o magari la mia, e che hanno giusto il tempo di sputarsi contro uno specchio quando ne incontrano uno e rifiondarsi al doppio della velocità di nuovo dove erano prima, anzi più ingrovigliati, più incastrati, e a ogni giro più profondi, come un chiodo che prende martellate a un ritmo regolare, incessante e nella superficie affonda, affonda, affonda…
Attenzione, idea! La contrapposizione come coping mechanism, dice la mia testa, cioè uno specchio riflesso bambinesco mascherato da psciologia young adult ma da bar, basta poco per crederci, e, dopo aver pagato un altro biglietto, si sale sulla nuova giostra, che sembra più facile. Ho detto “sembra” quindi non la tiriamo per le lunghe, l’idea è un boomerang. Mi dico, “vabbè non è la nave dei pirati che quasi fa il 360 e dura 10 ore, più le macchine a scontro”. Sì, la giostra che il mio coping mechanism ha ideato è quindi un volo più semplice, un’ora scarsa, in una terra nota in cui si parla la lingua di questo rantolo. C’è pure uno scenario più o meno inquadrato: sole sole, tanto sole, ma è un sole maligno e crudele, teatro (ah mai parola fu più centrata!) del dramma che già vedo consumarsi davanti ai miei occhi, e a cui mi preparo, ben consapevole che le macchinine si sono in realtà trasformate in bolidi da Formula 1, senza protezioni dii gomma, e io sto solo prendendo il fiato finchè il respiro si blocca, proprio come durante un tuffo da 3 metri o esattamente prima dello scontro alle giostre. L’impatto non è questione di se, ma quando.
Houston.
Houston.
Houston, credetemi: ho bisogno di atterrare.
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Io penso che lo avevo incontrato, ma non era adatto a me, visto che mi bullizzava insieme alle altre tizie della mia classe, ma mi usava per i compiti di inglese e francese (materie dove lui era completamente incompetente per non dire cose peggiori).
Però vabbè, ovviamente mi è passata, ma il buco al cuore è rimasto.
In amicizia non parliamone! Sia a distanza che non, sono sempre stata sfigata.
Infatti ormai mi sono chiusa, e ho chiuso tutti i social. (Tengo solo Tumblr.com ma in forma anonima e uso subito.it per vendere degli oggetti, ma nelle vicinanze di casa mia, tutto questo è il mio social, immagina quanto mi sono chiusa..)
Troveremo la nostra felicità, alla faccia degli altri che ci vogliono male, il karma gira prima o poi, tranquillo.
Sul karma concordo in pieno, ma di solito mi gira dal lato sbagliato. Con i compagni di classe non ho mai legato a parte 4-5 della mia compagnia.
Io spesso ho cercato di evitare le loro provocazioni più volte.
Spero un giorno tu possa uscire nuovamente e creare delle amicizie anche fuori dai social😄
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"Un cerchio nel buio" - A. Ciravolo
Ho finito questo libro con difficoltà. Vi dirò, è da tanto che non leggevo un libro brutto (eccezion fatta per quelli che ho letto in casa editrice, ma quelli non sono pubblicati quindi vabbè). Ma non tanto per la prosa eh, anzi. La prosa nelle prime pagine mi aveva pure presa molto, è fluida, morbida, con degli elementi peculiari nello stile. Non era per nulla male, quindi, nonostante già la prima pagina presentasse delle pessime premesse in merito al contenuto, ho deciso di credere nelle fate nell'autore e affidarmi al suo buon gusto, convincendomi che la lettura fosse la semplice descrizione di un personaggio un po' così, razzista e sessista, ma che comunque rimaneva un semplice personaggio. Non vi sorprenderà sapere che non è stato per nulla così (non ha sorpreso troppo nemmeno me, ma dopo un centinaio di pagine stavo pensando di bruciare il libro). E quindi nulla, la prosa ammaliante, dopo due soli capitoli, lascia spazio, eccessivo spazio, a luoghi comuni, a descrizioni che sembrano essere quello che vorrebbe essere o si sente l'autore, dove le donne sono un trofeo o delle guide spirituali, sempre dove le donne (e non scherzo) quando sono in ritardo saltellano su un piede solo cercando di mettersi i tacchi vicino alla porta, cosa che ormai non si vede più nemmeno nei film americani di serie b. Il rapporto con le donne e tra donne è sempre viscido. Non sorprenderà sapere che l'immedesimazione nelle stesse (e ce ne sono fin troppi di capitoli dove la protagonista è donna) è banale, fatta di luoghi comuni e scarsa varietà di personalità: tutte femme fatal, pure la madre del protagonista, o brutte e becere (nessuna via di mezzo). Ma cosa mi dovrei aspettare da un libro che si apre con una frase che suona molto come "vorrei essere razzista, ma non posso perché aaah il politicaly correct, non si può più dire nulla" e che quando descrive una ragazza di origini coreane la dipinge sempre con queste labbra tinte a forma di cuore, tipo geisha. Cosa dovevo aspettarmi. Eppure io ci speravo, davvero tanto, che fosse meglio così.
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sono a casa di amico a milano che mi ha fatto il favore di trovarmi dell’erba visto che il pusher di fiducia è sparito da mesi ormai, comunque arrivo e mi dice che non l’ha ancora e io comincio a fare delle domande per approfondire la questione mentre lui mi dice di pazientare. si parla dei soliti argomenti di cortesia, ci si chiede come va la vita, il lavoro, insomma quelle cose che ti chiedi quando ti rendi conto che stai cominciando a diventare adulto vero.
vabbè comunque tutta sto storia per dire che ad un certa suona al citofono un tipo, lui scende e sale con sto pacchetto regalo. sto qua c’ha il pusher che gli fa la consegna a casa, questo è l’evoluzione dell’industria del delivery e sto tipo sconosciuto ha me come nuovo cliente fidelizzato.
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Quanto non va la nostra relazione:
Il tuo orgoglio è più importante di quanto mi ami. Voglio una persona che mi ami da impazzire, non che metta qualsiasi cosa prima di me.
Te stesso in primis, la tua famiglia.
Se stai con me sono io la tua famiglia.
Non puoi pretendere di stare sempre buttato a casa dei tuoi e continuare ad essere il bambino di 12 anni che li aiuta. Vivi in un'altra casa, occupati di quella casa, di quella dei tuoi impareranno ad occuparsene da soli. A partire dal giardino fino al muratore. Sei talmente attaccato morbosamente che non riesci a portarti neanche i vestiti. Ti ho liberato un armadio, messo a disposizione una scrivania e tu continui a tornare a casa anche solo per la doccia.
Una persona che convive, cosa che stiamo facendo da ormai quasi tre anni, si impegna a stare la maggior parte del suo tempo "libero" nella casa in cui vive con l'altra persona convivente e a dividersi i compiti.
Tu se non ci sono io, resti a casa tua, non riesci neanche a dire vabbè lei è uscita mi cucino qualcosa da solo, no la prima opzione è sempre la mamma che ti fa trovare pronto.
Io sostanzialmente è come se vivessi sola, tant'è che per ora che non ci sei l'unica cosa che mi ha dato fastidio è il freddo del materasso accanto al mio, per farti capire l'apporto che dai alla nostra vita relazionale.
Per non parlare del comportamento infantile che hai non parlandomi così de botto. Ma poi per cosa? Io mica l'ho capito sai. Non voglio credere che te la sia presa perché giovedì sera sono uscita e venerdì non sono venuta a cena a casa tua, sarebbe davvero ridicolo, anche se in effetti è in linea con il tuo attaccamento morboso alla tua famiglia con la quale non devo farti sfigurare (anche qui sei dalla loro parte e non dalla mia).
Così non va e non può andare, ritengo di meritare una persona che mi ami, che impazzisca d'amore per me, non che mi dia per scontata e a cui do quasi fastidio.
Questa settimana in silenzio è l'emblema di quanto poco io sia importante per te.
Se ci tieni davvero fammi ricredere, perché ho bisogno che tu mi faccia delle dimostrazioni d'amore, altrimenti non ho voglia e tempo per stare con una persona che non mi ama.
Elena Mesti
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Pensieri random e sintetici che sennò non li scrivo più:
I giovani d'oggi sono troppo schizzinosi: è sporco di qua, è sporco di là, che schifo di qua, che schifo di là. Trovano un capellino nel piatto e pare ci abbia cacato dentro un uccello. Ma avete mai cucinato?? E non vi è mai capitato che vi sia finito un capello dentro il vostro stesso piatto e manco sapete come?? Ovviamente no, che cazzo dico. Poi, pure lo schifo a lavare i piatti sporchi... Boh, vabbè.
Sorvolo sul quanto mi rende triste quanto cibo viene buttato ogni giorno. Gente che si fa il piatto da sola e poi ne mangia metà. Io invece che mangio pure se sto scoppiando perché mi dispiace troppo buttare. Ok.
So di star per bestemmiare ma, a me la gente che dice "lavatevi" la schifo più di chiunque altro. Abbiamo sdoganato la salute mentale, il porno, l'omosessualità ma se si parla di puzzare, oh allora sei una merda fai schifo. Non importa se non ti lavi perché sei depresso, magari. E non importa se magari hai fatto lo sforzo di uscire dal letto per andare fuori e non ti sei lavato, potevi restare a casa a non rompere il cazzo alla gente. Lo trovo quasi al pari del razzismo. So strana? Sì, ok, me ne sbatte il cazzo.
Siamo di mezza Europa, eppure tutti concordano sui punti sopra. Tutti fanno le stesse storie di Instagram perché ormai i social hanno creato una sorta di gusto estetico internazionale. Non saprei dire se l'origine è americana ma così è. In fondo una sorta di gusto internazionale/occidentale/industrializzato esiste da qualche centinaio di anni. Quindi che cazzo dico?
#il resto non me lo ricordo più#lo aggiungo dopo#Erasmus+#Londra#anche se non è Londra#pensieri notturni
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I rapporti tra Fedez e il capo ultras Luca Lucci arrestato insieme al bodyguard del rapper
Fino a pochi giorni fa giravano in auto assieme per Milano a bordo di un suv nero Luca Lucci e Fedez. Alla guida Luca Lucci, alias il Toro, arrestato oggi per associazione a delinquere, di fianco Federico Leonardo Lucia in arte Fedez. A dimostrazione casomai ce ne fosse ancora bisogno, degli stretti rapporti non solo di amicizia ma anche di affari, secondo la Procura, tra l’ex Ferragnez, che non risulta minimamente indagato nell’indagine della Direzione distrettuale antimafia, e membri del direttivo della Curva sud. Tra questi Cristian Rosiello e Islam Hagag, anche loro in carcere da oggi, con cui ha condiviso vacanze in Costa Smeralda e solo pochi giorni fa un bel viaggio a Parigi. Del resto però, secondo l’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro, i rapporti tra Lucci e Fedez risalgono a ottobre del 2023, quando Fedez per spingere la sua bibita Boem, creata in condivisione con il cantante Lazza, anche al Meazza chiama Lucci. Lo vedremo. Perché tali rapporti di amicizia, scrive il gip, permetteranno di fare luce su un fatto che ha occupato per giorni le cronache dei giornali, ovvero l’aggressione al personal trainer Cristiano Iovino avvenuta in via Ulpio Traino a Milano. Aggressione cui hanno partecipato lo stesso Fedez e Cristian Rosiello. E che, scrive il gip, ha rilevanza “non certo per la presenza di Fedez quanto piuttosto perché l’episodio comprova come una frangia degli ultras del Milan si sia trasformata in una sorta di gruppo violento dedito a spedizioni punitive, anche su richiesta”. L’aggressione, per la quale Luca Lucci non è indagato, avviene il 23 aprile scorso. Ed emerge da una telefonata tra Andrea Beretta e Orial Kolaj, già vicino alla curva Nord della Lazio. Fin da subito si comprende che tra i coinvolti vi siano membri della curva Sud del Milan. E questo emerge da una chiacchiera all’interno del bar di Daniele Cataldo dette “sette pistole”, personaggio vicinissimo a Lucci. Nel locale sono presenti anche Luca Lucci e Matteo Norrito, il Chuck della curva interista. E qui “hanno fatto diretto riferimento in ordine al coinvolgimento nei fatti di Rosiello e Fedez, al quale il primo farebbe ormai da guardia spalle su direttiva di Lucci”. Il fatto di cronaca è ormai noto. Iovino sarà aggredito davanti a casa dopo una lite avvenuta poche ore prima alla discoteca The Club. Ad assistere al pestaggio alcuni testimoni, tra cui una signora che prova a filmare con il cellulare. Ascoltata dagli inquirenti spiegherà di aver sentito queste parole rivolte a Iovino ancora per terra: “Chiedi scusa, devi chiedere scusa, noi torniamo e ti ficchiamo una pallottola in testa”. Due giorni dopo Fedez si reca a casa di Lucci. Con loro c’è anche Alex Cologno al secolo Islam Hagag, oggi arrestato. Emergerà poi, secondo gli atti, il vero motivo dell’aggressione e cioè il fatto che Iovino è il personal trainer del rapper Tony Effecon cui recentemente Fedez si è scontrato con alcuni dissing musicali e che (Tony Effe) in quei giorni di aprile aveva avuto qualche screzio con il cantante Lazza. Dirà Fedez: “Tony e l’amico Jimmi palestra”. Fedez intercettato: “L’amico di Tony si fa male” – Il 30 aprile poi gli inquirenti che stanno indagando su Lucci e sullo stadio intercettano una conversazione tra Fedez e il capo della curva Sud. In particolare Fedez spiega: “Son proprio tutti stupidi, vabbè niente, quando, quando torna il Tony.. eh..eh…(ride) niente dobbiamo e basta…e il tipo…..allora, è semplice la cosa frate! Tony ha un amico, tutti sanno che quello è amico di Tony, l’amico di Tony si fa male (…) Tony siccome deve fare il ragazzetto ghetto (…) non può permettersi, che in pubblico si sappia che un suo amico si è fatto male senza che lui poi l’abbia difeso! Perché a casa mia, lo difendi quando c’ha bisogno non dopo (…) e quindi niente, adesso ha imbruttito Lazza mi ha detto…cioè ha imbruttito, Lazza gli ha scritto e gli ha detto (…) se ci sono problemi ne parliamo (…) ma zio, ma non può far brutto a Lazza, vuol dire far brutto a mio figlio, ma ti pare!?”. La richiesta di una guardia del corpo “più pirotecnica” – Insomma, secondo il gip, la chiacchiera tra Fedez e Lucci avvenuta una settimana dopo i fatti, illustra i moventi di quella serata. Poi Fedez spiega che Tony Effe ha “chiamato il Lazzino” e gli ha “detto che lui e i suoi amici della curva non devono rompere il cazzo! Una roba simile, adesso non è che mi posso ricordare le parole incise di Tony Eeffe però ti assicuro che la parola Milan c’era! Il tema è l’atteggiamento che loro hanno, e l’atteggiamento è: Onore! e va bene, bella li, e basta! Ma tanto li becchiamo prima che vengano al bar!”. Lucci chiede: “Ma chi?”. Fedez: “Tony e l’amico Jimmi palestra”. I quali, risulterebbe, pochi giorni dopo probabilmente dovevano partecipare alla festa di un altro cantante. Fedez allora chiede a Lucci di fornirgli un alta guardia del corpo “più pirotecnica”. Lucci: “Ne vuoi uno brutto, un bestione”. Fedez: “Esatto, bravo senza gli Hitler”. Nulla poi avverrà. Quel che resta certo è che alle 3 della mattina del 23 aprile i cellulari di Fedez e Iovino agganciano la stessa cella di via Ulpio Traino. L’amicizia tra Lucci e Fedez – Ma torniamo all’amicizia e ai rapporti tra Fedez e Lucci che, per quel che risulta, iniziano nell’ottobre del 2023 quando si comincia a parlare di portare allo stadio la bibita Boem. Dice Fedez intercettato sul telefono di Lucci: “Ma se voi avete una società di consulenza o una società con la quale possiamo lavorare, ma se io vi appalto a voi la distribuzione di Boem? All’interno dello stadio e vi prendete una percentuale eh capito?”. A quel punto, scrive il gip, “Lucci si è detto non soltanto disponibile a intercedere per il suo interlocutore”, spiegando testualmente: “Potrei parlare con il responsabile che c’ha tutti i bar dentro allo stadio, che lo conosco bene! Con i bar, con i bar, mi posso muovere (…) se vuoi mi muovo anche con l’inter, perché lui fa anche quelli dell’Inter (…) se vuoi, te le faccio mettere in entrambe le partite per dentro lo stadio, non c’è problema!”. Poche settimane dopo di nuovo Fedez dice a Lucci: “Boem? Fammi sapere se ti devo tenere in considerazione dai che io sono uno rapido capito! Ti disegno lo scenario cioè io ti subappalto per così dire la gestione della distribuzione di Boem per quanto concerne tutto lo Stadio San Siro e anche baracchini limitrofi e poi troviamo un accordo su come gestirci le cose”. Lucci è chiarissimo: “Sta settimana ti garantisco che sento e mi informo va bene”. E così pochi giorni, a colloquio con la moglie, Lucci spiega di aver contattato l’amministratore delegato della società che distribuisce in appalto con Mi Stadio le bevande dentro a San Siro, mostrando “qualche criticità”. E però Fedez pare non mollare la presa. E a dicembre del 2023 è ancora al telefono con Lucci per illustragli il suo piano. Fedez: “Sì sì al 100%, guarda, noi facciamo un sacco di beneficenza” – Dice Fedez: “Per Boem so che uno dei nostri è in contatto con Pacio (Marco Pacini, componente del direttivo non indagato) allora, io volevo fare una roba! Dimmi se per te ha senso (…) siccome noi abbiamo la lattina in collaborazione con il Milan, che dobbiamo fare secondo me in primavera (…) ed io, non voglio guadagnare nulla da sta roba qua, voglio che sia una cosa di beneficienza, dobbiamo costruirla, dobbiamo costruirla, volete come curva, vi interessa partecipare a questa cosa? Di beneficenza?”. Luca Lucci si mostra entusiasta anche perché, scrive il gip, “orientato a ricostruirsi una propria immagine pulita che gli possa evitare, nel suo futuro prossimo, una nuova detenzione carceraria”. Per cui dice a Fedez: “Sì sì al 100%, guarda, noi facciamo un sacco di beneficenza (…) se troviamo un’idea carina, molto volentieri e se vuoi possiamo anche marchiarle una parte con la roba della Curva (…) ti do io l’ok sul marchio (…) pensa a quello che vuoi e si può fare (…) tanto i club sono messi in tutti Italia e lo portiamo ovunque, non c’è problema”. La bibita Boem – Ma sul taccuino del duo Lucci-Fedez “ormai più che amici” non c’è solo la bibita Boem, ma anche la gestione comune dello storico locale Old Fashionche si trova all’interno degli spazi della Triennale di Milano, il cui direttore è l’archistar Stefano Boeri. Per pianificare questo nuovo affare, secondo il giudice, Fedez addirittura quasi si auto invita nella villa di Lucci in provincia di Bergamo. Fedez: “ a posso venire con un mio caro amico? Che non mi va di guidare che non sono bravo a guidare la sera eh hai capito, faccio cagare”. Il 2 gennaio scorso così sarà ripreso dalle telecamere arrivare a bordo di una Ferrari a villa Lucci. Due giorni dopo Fedez è di nuovo al telefono con il Toro: “Io Boeri lo conosco benissimo (…) lui adesso mi fa (…) avevamo in mente di fare un po’ di musica dal vivo (…) io gli ho detto ascolta Stefano (…) cioè gli ho detto va bene che voi siete sofisticati e tutto ho detto però non potete fare le orchestre la dentro ma chi cazzo vi viene gli ho detto! Fate un club figo!”. E qui, secondo il giudice, interviene il dubbio di Fedez e probabilmente la consapevolezza dello status criminale di Lucci. Dice infatti: “Il tema che ti pongo è questo? Come introduco la tua figura?”. Chiara la risposta di Lucci: “Non la introduci, sono con te cosa devo fare? Ma tu sai già a chi farlo gestire? Perché io una persona l’avrei”. Lucci, gli artisti amici e gli imprenditori di origine calabrese – A conclusione il giudice osserva: “Sono emerse le ambizioni imprenditoriali di Lucci: il suo ruolo di capo della Curva Sud gli ha consentito di tessere, soprattutto con noti artisti italiani (Fedez, Emis Killa, Lazza, Tony Effe, Cancun, Gue Pequeno), relazioni di carattere lavorativo nel settore musicale: ciò gli ha consentito di aumentare, in maniera esponenziale, e con pochissimi controlli, i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (ed in particolare in Calabria), sia internazionale, facendo leva sull’intraprendenza del suo fedelissimo Hagag, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore, molti dei quali di origine calabrese”. Tra questi, gli inquirenti segnalano Giovanni Galluzzo, figlio incensurato di Laura Procopio arrestata nel 2022 per droga reato aggravato dall’aver favorito la locale di ‘ndrangheta di Rho (Milano). Scrive il gip: “Le attività tecniche hanno documentato come, nel recente periodo, a tessere i rapporti con Galluzzo sia stato l’indagato Islam Hagag, tant’è che il suo nome è comparso sul sito ticketone.it in qualità di organizzatore del concerto di Fedez previsto per il 6 agosto 2024 al Calura di Roccella Jonica (RC) e di tutti gli altri eventi previsti in quel locale nel mese di agosto, oltre che quello di altri artisti attivi nel settore che si esibiranno, grazie alla mediazione di Hagag e della Why Event di Lucci”. I locali in lista sono: Miraya di Catanzaro Lido, White Different Club di Corigliano Calabro e il Copacabana Beach Club sul lungomare di Gioia Tauro”. Le entrature calabresi – Inoltre l’ultras milanista Hagag “grazie alle sue entrature calabresi ha ottenuto l’autorizzazione allo svolgimento di una serie di eventi in Calabria, segnatamente nel Comune di Roccella Jonica, interfacciandosi direttamente con soggetti dell’amministrazione locale”. In una intercettazioni, infatti, “ha svelato di essere a Roccella Jonica al fine di organizzare un buon numero di eventi musicali relativi all’esibizione dei “suoi” rapper, previo accordo con la classe politica locale”. Volano di tutto è la società White Event controllata all’80% da Valeria Bonomelli, moglie di Lucci e al 20% da Marianna Tedesco, compagna di Matteo Norrito membro del direttivo della curva interista. Mentre tra le cosiddette “entrature calabresi”legate alla ‘ndrangheta risulta un tale “cugino Ciccio” che secondo il giudice risulta essere Francesco Barbaro, figlio del boss Rocco Barbaro alias U Sparitu già a capo del manadamento ‘ndranghetista della Lombardia. Insomma per Luca Lucci nuovi affari, tanti soldi e molti nuovi amici vip. Almeno fino a oggi. Read the full article
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Amico ti fai troppi problemi. È questo il problema, solo questo. Invece di fare quello che vuoi o non vuoi ti concentri sulla percezione che gli altri potrebbero avere di te. Tanto ti svelo un segreto: la gente sparlerà comunque di te. Magari non questa volta, magari non loro, ma ci sarà sempre la giusta occasione per farti fischiare le orecchie. Fai quello che vuoi, non quello che gli altri si aspettano da te. Se non vuoi andare non ci andare e disdici, se vuoi andare per avere la scusa di mettere il naso fuori casa vai. Ma la scelta è tua e dipende solo da te. Delle volte penso anche che tutte queste paturnie del «chissà cosa potrebbero pensare» servono solo a celare la nostra indecisione, un nostro limite. Non sono gli altri il vero problema, siamo noi che non sappiamo decidere e capire cosa vogliamo davvero fare. Ormai non siamo più in armonia con noi stessi, non siamo più capaci di farlo.
— IC
Ti ringrazio del tempo che hai speso a pensare e a scrivere questa cosa: pensiero che tra l' altro è verissimo e c'entra appieno la questione. Ho un carattere molto accomodante. Spesso ho la tendenza ad agevolare questo perverso meccanismo mentale del mostrarmi per come credo che quella persona vorrebbe vedermi. In realtà negli ultimi anni ho imparato molto e sempre più spesso ho "sbloccato" piccole aree di me, ambiti/situazioni in cui comunque ormai agisco come voglio io anche se a discapito degli altri.
Quello che dici è realmente vero, ma purtroppo ho paura di non poter mai vivere pienamente come voglio io, perché finirei con l'isolarmi (cosa che sto già facendo in realtà)
Tu mi dirai che l'eccesso non va bene e che bisogna trovare la giusta quadra. E sì, probabilmente è così, però è molto difficile per uno che è nato per assecondare gli altri cercare di fottersene di tutto. Purtroppo sono anche fortemente empatico, per cui sento quello che provano gli altri, sento che mi percepiscono come strano. Lo so. E questo alla lunga in tante situazioni mi genera disagio e mi do addosso da solo perché vorrei essere più morbido e avere più punti in contatto con gli altri.
Vabbè grazie mille per avermi fatto sfogare e riflettere ✨
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Buongiorno, come stai?
Io sto andando a lavoro, sono già stanca e con i mal di testa. Vorrei mollare tutto quanto, ma se mollo sto a casa ancora che respiro e non va bene. Il problema è che sto male ovunque e faccio fatica ovunque e sono stanca.
Stanotte credo di averti sognata, solo che purtroppo non ricordo bene il sogno per raccontarlo. Ormai per stare un po’ “veramente” insieme a te devo solo sperare di sognarmelo la notte.. vabbè
ti auguro una buona giornata e buon lavoro
07:56
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