Tumgik
#vabbè impossibile però ok
teredo-navalis · 11 months
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Note to self: il pancino mi supplica di smettere di mangiare glutine.
È divertente perché se mangio senza glutine dico mah, io non noto nessun giovamento, non capisco. Poi mangio col glutine e: mal di pancia, mal di pancia, pancia in subbuglio x 5, niente o troppa xaxa. Bho ok.
MA comunque non sto così male quindi dico mh vabbè. PERÒ so che potrei stare meglio (aka normale) tornando a togliere il glutine però però non ne ho le forze anche perché lavorando al mc adesso voglio assaggiare tutti i loro panini, voglia che prima non avevo mai avuto, e facendo delle cacchine di orari spesso mi trovo nella necessità di mettere qualcosa nello stomaco stanco fuori casa e trovare gluten free è impossibile.
Quindi per ora rip. mi sa.
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Non bisogna avere paura di essere felici e di farcela.
È così che inizio.
Un ricordo meraviglioso, quello di Civitavecchia nel 2016.
Suonava Claire de lune dall'iPhone 6 Pro, io e Filippo sul letto di Susanna (o Giada?) a guardarci e capirci, ci conoscevamo così poco.
Due sconosciuti che il caso ha fatto incontrare. Voglio ancora bene a Filippo, alla fine io ero pazza in culo.
Detto ciò, torniamo un po' più indietro.
Mi sono sempre piaciuti i posti reietti, i quali si differenziano dai posti e della situazioni di merda in quanto hanno la base funzionale.
Ad esempio in questo momento, a Luglio 2023 ed a 27 anni e più che mezzo, sono in questo ristorante cinese a Termini in via Cavour con dei poster tutti in cinese mezza propoganda di Kim il nord coreano.
Comunque molto Il diario di Cathy tutto ciò, dovrò rispolverarlo. Anche se un vero peccato che non vada più né che ci siano gli altri due libri.
In ogni modo molto importanti per me. Non mi manca la vecchia me, ma vorrei rivederla e purtroppo mi sembra la challenge di questa vita qui sulla terra, di questo trip di una novantina di anni che vuole farmi capire che forse non bisogna attaccarsi per passare ad uno step successivo.
Faccio del mio meglio ma non so. Comunque sia ora sto meglio, è anche ok che D. non mi vuole domani.
Alla fine mi è presa sta botta de salute.
Non capisco nemmeno se è un episodio maniacale o il modo in cui dovrei stare sempre.
Comunque sto discretamente bene adesso. Ho la lingua bruciata alla faccia del masochismo.
Anche se sto Mac fa come cazzo je pare da quando ci è caduta l'acqua sopra porcacciodeddio.
Fra 15 minuti la lavadora è finita, devo capire se devo andare ad un Carrefour 24H e prendere cose per pulire (probabile all'88%) e/o organizzarmi con Patrizio e/o fare nottata.
Un po' di me*ce aiuterebbe lolle.
Oggi a lavoro mamma mia non voglio dire impossibile però quasi, è stato veramente devastante, fra il caldo, il fatto che devo stare in piedi, mille cazzi buffi madre santa sembra impossibile e poi comunque essere in 2 è molto faticoso a livello motivazionale. Comunque vabbè.
È tutto ok.
È tutto ok.
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ross-nekochan · 3 years
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Ieri è venuta in palestra la ragazzina (che ho scoperto essere del 2002, sigh) che 2 anni fa si è messa ad urlare (quasi) in sala che avevo un culo pazzesco (cit) mettendomi addosso un disagio esagerato. E che fa? Ieri si è messa a RICORDARE L'EPISODIO e quindi imbarazzo TRIPLICATO (io come sempre peperone in faccia). Ok che i complimenti da donne sono i più sinceri, ma a bassa voce senza che tutti vi sentano no??
Comunque sia palestramente parlando è un periodo strano. Sto in ipocalorica ma non perdo nulla, dall'altra parte è troppo tempo che sto in ipocalorica (con pausa in Sardegna e inizio Settembre) e quindi potrei star facendo una cazzata a continuare perché in effetti è ormai 1 anno (ca**o) e mi sento che il corpo mi dice basta voglio magnare (e infatti nei weekend mi sfondo un poco troppo). Il fatto è che da Settembre ho ripreso 3kg che non possono essere né muscolo né grasso però mi stanno sul cazzo perché per la prima volta questa estate ero andata sotto la mia solita soglia di peso e ora il mio cervello insiste di voler tornare a quel bellissimo peso e ho paura sia una fissazione da anoressica perché in fondo il peso è un numero e dovrei concentrarmi di più su come mi vedo. E non mi vedo male per carità però ho paura che se lascio perdere l'ipocalorica ricapita come sempre che non so gestire la reverse diet e ritorno ai +5kg di prima e se succede sinceramente mi arrabbio con me stessa perché per una volta avevo fatto una ipocalorica lenta fatta bene. Però di nuovo perché sti +3kg?? Mi sto scervellando un sacco, Cristo. Spero che questo ultimo mese prima delle feste mi faccia capire che non sto bloccata e che posso perdere ancora peso, soltanto ancora per un po' poi ti giuro corpicino che ti do tutto il cibo di cui necessiti, però ti prego non mi far scervellare come tuo solito, ritorniamo al peso di Agosto e siamo tutti e due contenti.
2年前、ジムに大きい声で高校生の女の子から「お尻がすごいねー!」と言われて、誇りを感じるかえって、凄く恥ずかしかった。昨日、同じ女の子はいつも大声でそのエピソードを思い出して、3倍に恥ずかしくなった。そんなことを言われないでー。褒め言葉から生まれる気持ちを管理できないからのよ。
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io-pentesilea · 4 years
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Il mio amico L. dice che sono strana.
Ormai uso sempre lo stesso alibi: gli dico che sono preoccupata per mamma, vista la situazione covid; e per il lavoro - col part time è dura anche arrivare a fine mese, e poi la paura di non riuscire a ripartire... 'Non oso nemmeno pensare a come farei se dovessi perderlo'; per non parlare della casa, che probabilmente mi sarà impossibile comprare... e lasciarla mi spezzerà il cuore.
Lui mi guarda e tace.
Non so se mi ha creduto, mi conosce fin troppo bene.
'Vabbè, però devi staccare un po'. Che ne dici se ti porto a pranzo al mare?'
'No, a pranzo impossibile, sai che vado da mamma la mattina'
'Ok' L. non si scoraggia facilmente... 'passo a prenderti nel pomeriggio e ci facciamo un passeggiata. Se vuoi rimaniamo a cena...'
'No dai, la cena un'altra volta...'
Così siamo stati a Ostia. Una giornata stupenda, cielo azzurro e un'arietta dolce, un bel mare... siamo rimasti un po' sul pontile, tra bambini vocianti, cantanti, coppie innamorate e una marea di ciclisti. 'Deve esserci una qualche manifestazione' osservo.
'Eh sì. Tu comunque sei strana'
'Beh, quando stavamo insieme all'università ti piacevo strana'.
Ride. I suoi begli occhi verdi diventano due fessure.
'Vabbè, quando ti va di parlare...'
'Per il momento direi che mi va un bel gelato!'
'E gelato sia'
Come potevo dirgli che stavo pensando a te.
A quando eri stato a Ostia per incontrare degli ex colleghi e mi avevi mandato le foto dal porto, e di quel bel tramonto...
Come potevo dirgli che avrei voluto tornarci con te...
('Dai, lo so che hai tanto lavoro, ma un giorno passo a prenderti e andiamo a pranzo al mare, c'è un localino che mi ispira... e poi ti riaccompagno...')
Come potevo dirgli che ancora non te ne vai dalla mia testa...
Barbara
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Clip 1.2
E: C'è un problema perché, Luchino...
L: Mi sono dimenticato i bicchieri da Giovanni.
M: No, tu sei un cane sei. Una cosa dovevi fare. Una.
G: Che palle Luchino.
L: Regà, ma come una cosa? Trenta cose mi avete detto...
M: A questi cento giorni?
G: Oh regà, stappo?
M: Vai! A questi cento giorni!
[ Ooh! ]
-
[ Giù, giù, giù, giù, giù! ]
S: Vabbè, avete finito? Andiamo a scrivere i voti?
M: Sì.
[ Dai, vai. Andiamo. Voti. ]
-
S: Strazio. Questo si chiama "Lo strazio" di Silvia Mirabella.
SI: Perché?
S: Terrificante.
M: Qualcuno vuole un altro Mojito?
F: Io.
L: Io se ci sta un pezzettino di lasagna me lo mangio.
M: Te sei una fogna.
F: Grazie.
M: Prego.
L: Regà, ci sta Elia che è morto completamente.
E: Non sono morto.
L: Sì, che lo sei.
M: No no no, levagli l'alcool a lui. Basta.
G: Regà, ma a voi vi prenderebbe di andare a Santa Marinella?
L: Perché a Santa Marinella?
SI: Volete andare dalle UFB?
M: Che sono le UFB?
F: Unione Fregne Bastarde.
G: Cioè?
SI: La Covitti, quella nuova stronza di Milano, Laura...
L: Ma non eravate amiche con la Covitti voi?
E: Figa la Covitti.
EVA: Eravamo.
G: Vabbè, comunque regà, pare ci sia un festone da paura.
S: Sì, però non ci hanno invitate.
G: E chissenefrega. Pure Sofia non l'hanno invitata, però sta là.
SI: Ma scusa fanno venire quelle di quarto ai cento giorni?
G: Sì, perché non sono tutte Nazi come voi.
S: Vabbè, voi se volete andate, noi stiamo benissimo da sole qua.
G: Oddio che palle!
M: Te guarda che se per un weekend non fai le zozzerie non succede niente, eh? Te lo giuro.
G: No, non ho capito. Stai parlando di me o di te?
M: Ah, vedi Nico qua?
G: No, non lo vedo, però non sono io ad avere un cassettino delle porcate.
M: Quale cassettino scusa?
G: Eh, non fare il finto vago. Marti.
M: Scusate voi...che ne sapete?
SI: Eh, al compleanno di Nico stavamo cercando un cerotto per Sana che si era presa una freccetta sul dito e quindi...
EVA: Siamo finite nel cassettino.
M: Regà, ma che state a dí?
G: Il magicassetto. Aspe'...
M: Fanculo!
G: Boni, boni, boni un attimo. - Ohi amore. Dimmi. Sì. -
M: Amore. Amore mio.
G: Vaffanculo Marti. - No è Martino che è un coglione, lo sai. -
M: Daje, che scherzo gli facciamo?
L: Sì, scherzo.
F: Ce l'avete un preservativo?
L: Eh, io mi sa che ce l'ho, perché?
F: Quando ero agli scout riempivamo i preservativi col sapone liquido e poi li mettevamo sotto i cuscini.
S: Che schifo.
M: Geniale cazzo. Dai, preservativo subito, vai.
F: Andiamo.
-
L: L'avete preso il sapone?
F: Dammelo dammelo dammelo.
-
ELE: Abbelle come sta andando?
Ci mancate!
-
F: Oh, l'avete preso il sapone?
-
ELE: Qui ora è estate 😎
-
SI: Vado io, vado io, vado io.
EVA: Dai, va Silvia.
-
S: È meglio se non ti dico cosa stanno facendo 😄
-
L: Oh zì. Ce l'hai un preservativo?
E: Eh?
L: Un preservativo ce l'hai?
E: Guarda di là nello zaino.
L: Lo zaino...
E: Che fanno?
S: Ah no, uno scherzo a Giovanni.
E: Che freddo! Ti dispiace se vengo qui?
S: Che è? Perché mi fissi?
E: Te l'ho mai detto che ti amo?
S: Per fortuna no.
E: Però mi sa che io ti amo.
S: Ok...ne riparliamo quando sarai più sobrio, ok? Ragazzi! Avete fatto lo scherzone?
L- F: No!
L: Aspetta.
S: Ancora no?
F: No.
S: Ah.
E: Quindi quando sono sobrio usciamo?
S: Non ho detto questo.
E: Perché no?
S: È impossibile.
E: Perché non sono musulmano?
S: Eh.
E: Dai.
S: Eh, è così.
E: Però se lo fossi tu usciresti con me?
S: Vuoi diventare musulmano?
E: È difficile?
S: Be', devi imparare un po' l'arabo, devi smettere di bere, devi pregare cinque volte al giorno, devi fare il digiuno e tante altre cose.
E: Tipo?
S: Tipo circonciderti anche.
E: Ah! E se facessi tutte queste cose...poi usciresti con me?
S: No, dovresti prima chiedermi di sposarti.
E: Vuoi sposarmi?
S: No!
E: Perché no?
S: Ma sei troppo stupido.
-
EVA: Cazzo cazzo sta arrivando!
F: Che schifo!
G: Che avete fatto? Dai con ste facce, uno scherzo del cazzo come al solito. Dai Luchino mi hai lasciato la caccola sullo spazzolino come l'altra volta? Luchino t'ammazzo, te lo giuro. Dai che palle, che schifo.
E: Però Sana, in confronto a te sono tutti stupidi.
G: Regà, che palle! No!
S: Be', non tutti.
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corallorosso · 5 years
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Se ci pensate, Gigi Di Maio è un po’ il simbolo della situazione che stiamo vivendo da anni in Italia. Figlio di un imprenditore edile vicino al Movimento Sociale e, in seguito, ad Alleanza Nazionale, si propone come “voce del popolo” pur essendo, di fatto, un perfetto rappresentante della borghesia di destra. Entra in parlamento grazie a 189 voti online, che solitamente non basterebbero neanche ad eleggere un consigliere comunale in un paesino, ma il M5S vola e lui ne approfitta, diventando il più giovane vicepresidente della Camera dei Deputati di sempre, nel nostro paese. Grazie a un perfetto mix composto da vestiti da pinguino e da una discreta dose di tranquillizzante ignoranza (che signora mia, lui è uno di noi, non serve mica conoscere il congiuntivo per essere gente onesta), poi, viene eletto capo politico del MoVimento ed entra in parlamento, per il suo secondo mandato, con un trionfo di preferenze accordate ai grillini. Si allea con Salvini e va al governo, ma in pochi mesi riesce nell’impresa quasi impossibile di dimezzare il consenso del suo partito, pur avendo, tra le altre cose: 1) Abolito la povertà. 2) Stretto uno storico accordo commerciale con la Cina per ben 380.000€ di arance. 3) Salvato l’Ilva - che però andava chiusa - anzi no - forse sì - maledetti indiani. 4) Fermato la Tav per ben 3 mesi. 5) La Tap, ok, non poteva sapere che esistevano dei contratti, del resto nessuno poteva immaginarlo. Poi l’amico Salvini lo tradisce. E lui ci resta malissimo, perché non può più giocare al gioco dei gemellini populisti che un giorno sì e l’altro pure occupano le prime pagine dei giornali con sparate demenziali. E Grillo, con un colpo di mano, costringe il M5S a restare al governo assieme all’odiato PD. Ma Gigi, che una settimana prima aveva definito il partito democratico “Il partito di Bibbiano”, non sa più come comportarsi, anche perché nessuno vuole più fargli fare il vicepresidente del consiglio e l’amichetto suo Salvini (che nel frattempo si era appena reso conto di aver fatto una vaccata politica grande come una casa, facendo cadere il governo), gli aveva appena proposto di diventare addirittura premier. Così decide di fare il ministro degli esteri, che tanto mica serve sapere parlare inglese o capire qualcosa di relazioni internazionali, per svolgere quella mansione. Del resto lui viene dal movimento che voleva mettere una ipotetica “casalinga che sa far tornare i conti a casa” a fare il ministro dell’economia, quindi tuttapposto. Oggi, conscio del fatto che il M5S, in Emilia Romagna, prenderebbe giusto qualche punto decimale più del partito di Calenda (forse), decide di non far candidare il partito alle elezioni regionali. Si va al voto su Rousseau e lui perde. In pratica: in meno di un anno, Gigi è riuscito nell’impresa quasi impossibile per chiunque di passare dal famoso “ARRENDETEVI, SIETE CIRCONDATI!” al “Forse è meglio non candidarsi proprio per non fare figure di merda”. - Sì, vabbè, ma che gli diciamo agli elettori? - E che ne so, inventiamoci una cosa come abbiamo sempre fatto, tipo “Pace Fiscale” per dire “Condono”. - Diciamo che c’è il congresso? - No, dai, non si può sentire che un partito non si candida perché fa il congresso, serve una cosa più altisonante, anche se non vuol dire un cazzo. - Ho trovato: diciamo che ci sono gli “Stati Generali”. - Genio! Un qualsiasi leader politico, ma anche un qualsiasi amministratore di condominio o un qualsiasi capoclasse delle elementari, in una condizione del genere, si sarebbe dimesso. Non per altro, ma perché restare al proprio posto, dopo una simile sequenza di disastri, sarebbe ingiustificabile per chiunque, in primo luogo per quelli che lo hanno eletto. Ma lui no. Completamente incosciente del suo non saper fare assolutamente niente di niente, resta fermo al suo posto. Immutabile nel suo abito da pinguino e nel suo sorriso posticcio che, col passare dei mesi, somiglia sempre più a un ghigno che sembra dire: “Avete voluto l’uomo della strada al governo, quello che non sa fare assolutamente un cazzo e ne va fiero, perché era onesto? Eccomi, sono onesto, non ho rubato niente. E ora col cazzo che vi liberate facilmente di me”. E in fondo ha ragione, se ci pensate. Se dovessero chiedermi qual è la faccia che meglio rappresenta il vuoto pneumatico espresso dalla politica di questi anni risponderei con la sua. Gigi è un simbolo, a suo modo. Un simbolo grottesco, ma pur sempre un simbolo. Un giorno guarderemo indietro a questa foto e ci chiederemo come sia stato possibile. Emiliano Rubbi
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apeir0nn · 5 years
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Ho passato la giornata praticamente a letto, eccetto a pranzo e nel tardo pomeriggio per andare da morena per la mia scorta di tabacco, ho dormito e mi sono riposata. Per sicurezza ho ricominciato da un'oretta perché non si sa mai eheh. Ho pensato un po' e ho anche avuto il tempo di girare dei film mentali, bellissimi e appassionati come sempre. Ho ripensato a dei millimetri di pelle studiati e impressi nella mia testa. Ho ripensato a dei comportamenti scemi avuti in passato, giustificandomi con un "vabbè ero piccolina". Ora però non devo sbagliare più. Ho risentito per una cazzata una persona che non sentivo da mesi, wow si ricorda di me e di quello che gli avevo detto 20 anni fa che cute, e mi sono fatta la mia maschera preferita al viso perché se devo iniziare un'altra settimana almeno voglio farlo con la pelle un po' ok. Mercoledì andrò finalmente, dopo 8 anni di silenziosa attesa, a vedere bon iver e avrò del materiale musicale su cui piangere tutti i miei mali perché l'ho ascoltato, caso ha voluto, negli ultimi miei periodi bui (o buii?), se però si metterà a tunare tutto mi dispiacerà un po'. Sarò in mezzo a tantissima gente e la cosa mi preoccupa un po' ma avrò il buon Pepe e la nostra tristezza sarà più grande di tutta la mia ansia. Giovedì andremo a trovare una sua amica (che vorrebbe ovviamente bombare) a Parma e ha già trovato il posto in cui andare a mangiare. Spero di non sentirmi il terzo incomodo, ma con lui è praticamente impossibile.
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jazzluca · 3 years
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TERRORSAUR ( Deluxe ) War for Cybertron KINGDOM - Golden Disk Collection
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Come colpo di coda finale della linea Kingdom, arriva infine anche TERRORSAUR, uno degli originali Predacon dei primi episodi di Beast Wars, che purtroppo non sopravvisse oltre la prima stagione, ma che è comunque rimasto nel cuore dei fan, fra cui il sottoscritto; certo, non avrà avuto il peso di un Tarantulas nell'economia della serie delle Guerre Bestiali, ma a mio avviso avrebbe meritato un trattamento migliore di quello che gli è stato riservato per il 25ennale dei Biocombat.
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( Però come esclusiva ha incluso come accessorio un Disco Dorato come quello del Titan Ark, quindi è un bel punto a favore :) )
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Infatti il nostro PTERODATTILO rosso è uscito come parte di una collezione di esclusive, quindi col solito inghippo di non essere di facilissima reperibilità e con un prezzo maggiorato rispetto alla sua classe: per fortuna a me è andata bene col prezzo, così come l'esclusività è relativa ad Amazon e quindi non così impossibile da recuperare, ma di certo non è stato un bel biglietto da visita.
Inoltre, sebbene il giocattolo originale era un Basic, a guardare le scale dei cartoni animati il nostro Predacon volante doveva essere almeno un Voyager, ed invece è "solo" un Deluxe, per giunta con lo stampo riciclato da quello di Airazor.
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Le premesse quindi non sarebbero delle migliori, insomma, ma dal vivo il sauro si presenta davvero bene, proprio perchè figlio di quel bel stampo che è appunto Falcon Lady Kingdom, con una buona apertura alare ed un'ottima posabilità, con tanto di testa che ruota e si alza ed abbassa... testa che ha poi una bella scultura a metà tra quella "realistica" di un pterosauro e quella un po' caricaturale del cartone animato del 1996.
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Certo, il disguise visto da sotto non è il massimo, con le braccia del robot rannicchiate sotto sui fianchi e le ginocchia argentate in vista, ma ovviamente ci si chiude un occhio, che fra i dettagli dipinti ci sono quelli delle macchie scure sulla schiena ( mentre per i motivi di qui sopra non c'è la striscia chiara che dal collo attraversa il torso... )
In quanto stampo di Airazor, la TRASFORMAZIONE è praticamente la stessa, ovvero con le gambe del robot ricavate allungando le zampine posteriori e ruotando bacino, stinchi e piedi, le braccia che escono dal vano sullo stomaco, che viene richiuso slittando verso il basso il torso, e la testa che spunta ruotandola dopo aver aperto il pannello con la testa del pterosauro, che si ripiega all'indietro e ruota, unico cambiamento rispetto a Falcon Lady.
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Una trasformazione quindi diversa da quella del giocattolo originale ( tra l'altro a molla come tutti i Basic della prima annata BW ), col petto formato dal ... sedere ribaltato del sauro, e le zampine che diventavano le braccia, ma alla fine la somiglianza iconica al ROBOT dei cartoni è fedele nella forma, con sempre la testa della bestia appesa dietro la testa, il suddetto petto/finto sedere, ed altri dettagli come gli artigli rovesci sui piedi, mentre le ali, come già per Airazor, sono il più ripiegate possibile, laddove nel modello in CGI erano piccole ed ai lati dei bicipiti.
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Un altro bel tocco aggiuntivo sono delle apposite lame a mo' di accessori da mettere sui fori delle braccia, sempre per somigliare al robot dei cartoni, ma a livello cromatico però c'è poco argento rispetto a quest'ultimo, presente sì su gomiti, interno del torso, bacino e dettagli delle gambe, ma assente su spalle, bicipiti e cosce.
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Terrorsaur come robot quindi è un po' troppo monocromatico così, ma forse non hanno esagerato con l'argento per preservare il disguise della bestia, vai a sapere... almeno la testa è assai fedele come scultura e con la faccia bianca ed occhi gialli, così come le chiazze sul petto sono ok, ed è bello snello e longilineo, anche se alla fine è alto come un Deluxe normale, magari uno o due millimetri in più, ma niente a che vedere con la stazza da Voyager che meritava a vedere le scale dei cartoni. :-/
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Ma vabbè, sulle scale sballate dei Kingdom, sopratutto dei Predacon, siamo abituati, ma parlando di accessori, il nostro pterobot ha come arma una pistola come il giocattolo Basic originale e come si vedeva nel cartone, ma sempre in tv gli spuntavano anche dei cannoni fra spalle e testa, ed è un peccato che non in questo giocattolo non trovi spazio questa caratteristica.
( La pistola, nel BW, si nascondeva in un vano dietro la testa mentre qui può attaccarsi alla coscia a riposo o sotto le ali )
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Concludo citando l'alta posabilità, sempre derivata dallo stampo di Airazor, salvo il ruotare i polsi e, solo per lui, il non poter sollevare abbastanza la testa per un bot volante; una bella versione moderna del personaggio, insomma, ma che se già era partita un po' limitata per via della classe minore rispetto a quella che più gli si addiceva, almeno poteva farsi perdonare con una maggior fedeltà al cartone, appunto, nella forma delle parti argentate del robot e nel dettaglio degli succitati laser da spalla.
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Fermo restando che è pure uscito come esclusiva, un po' lontano quindi dall'essere il Terrorsaur definitivo, che spero quindi si manifesterà con un futuro Masterpiece, ma è un peccato che non abbiano colto la palla al balzo dei Kingdom per farne una versione da supermercato E più fedele come invece per il resto della banda.
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roses-symphony · 6 years
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Untiteled- Scene II
Pensavo che questa mi fosse venuta meglio, invece mi fa più schifo dell’altra ma vabbè -mi sento molto come una madre che ripudia i figli perché troppo brutti-
Io ve la lascio, se vi fa piacere leggetela. Di seguito la Scene I (non è necessario leggere la prima per  poter seguire questa, sono tutte autoconclusive) PS: Una pezzo di questa ff è ispirata ad una scena di uno dei miei manga preferiti; se indovinate qual’è....niente vuol dire che avete buon gusto in fatto di manga xD.
L’estate stava ormai prendendo il posto di quella primavera che li aveva visti dichiararsi il loro affetto e che li aveva accompagnati con il suo tepore, I suoi profumi, durante quegli incontri che restavano -in parte- segreti a molti. E di incontri ce ne erano stati tanti, più di quanto entrambi si aspettassero. C’era stato il concerto di Ermal a Milano ad Aprile, per il quale  Fabrizio aveva deciso fosse saggio partire un paio di giorni prima e restare fino ad inizio Maggio, “perché bisogna fare le prove, dobbiamo essere sicuri che tutto sia perfetto” , sarebbero più partiti da lì insieme per Lisbona nuovamente. C’era stata proprio la secondo visita a Lisbona, 10 giorni intensi nei quali avevano potuto dedicarsi, oltre che a quella esperienza unica, l’uno all’altro 24 ore al giorno perché le prove le facevano insieme, ai pranzi e alle cene dovevano partecipare insieme, così come alle interviste ma, più importante di tutto era il tempo che passavano insieme da soli, condividendo il letto e tutto lo spazio vitale che li circondava. C’erano stati tutti i weekend di Aprile da trascorrere a Roma per registrare quel programma che, se non gli avesse dato la possibilità di godere così tanto della vicinanza di  Fabrizio e fosse stata la scusa perfetta per “scappare” ogni weekend dal suo amante, avrebbe abbandonato dopo la prima serata.  E proprio per questi weekend romani Fabrizio aveva autonomamente deciso che no, non poteva restare in albergo una sera in più, si era stancato di passare ogni notte in stanze anonime, in lenzuola che profumavano di buono ma mai di loro, era stanco di creare ricordi in luoghi nei quali sarebbe difficilmente ritornato e visto che casa sua era fuori discussione perché c’erano i bambini - e Giada- aveva affittato un monolocale già arredato all’ultimo piano del palazzo difronte a quello dove c’era il suo studio di registrazione. Era piccolo, il letto posizionato, insieme a due comodini e una piccola scrivania, su quello che gli era stato descritto come un’ingegnosa trovata di interior design, ma altro non era che  un soppalco, talmente basso che Ermal, con il suo metro e ottantaquattro doveva far attenzione a non sbattere la testa contro il soffitto quando si alzava; da quel piano sopraelevato si poteva godere della vista  dell’openspace in cui c’era sia cucina che sala da pranzo e salotto, malamente arredati con un divano, un tavolino basso e un tappeto. Il bagno però, piccolo anche quello, sembrava essere diventato uno dei loro posti preferiti perché “ha la vasca” -così aveva quasi urlato Ermal quando l’aveva visto la prima volta -  Ma andava bene, perché alla fine ci passavano un paio di notti ogni tanto e, in realtà Ermal riteneva già quello in grande spreco. Lui non ne trovava il senso, gli alberghi andavano bene, perché prendere un posto che potesse essere identificato come il “il loro appartamento”  e avere il rischio di creare ancora più sospetti di quelli che le persone intorno a loro avevano già? Fabrizio però non ne aveva voluto sapere ed era andato avanti per la sua strada, aveva firmato il contratto a nome suo e il giorno stesso aveva fatto fare una copia della chiave che aveva dato ad Ermal con un fiocco attaccato sopra, da buon romantico quale era - anche se lo nascondeva sempre-. In realtà, l’unica cosa che Fabrizio desiderava, era  uno spazio che fosse loro, nel quale di potessero sentire sempre a loro agio, un posto dove rifugiarsi quando volevano ed Ermal, il senso di quel rifugio, lo comprese in una calda mattina di inizio Giugno.
Le riprese di Amici erano finite. Il concerto a Milano era andato alla grande. L’Eurovision era passato. E il tour ancora non era iniziato... ... si era quindi ritrovato in una quotidianità alla quale ormai era disabituato, intervallata solo dalle prove per i concerti. Una quotidianità fatta  dell’alzarsi e andare a dormire insieme alla sua compagna, dopo aver passato gran parte della giornata a condividere gli spazi e le situazioni , senza che tutto si concludesse con un “Torno tardi non mi devi aspettare” o “Domani parto, ci vediamo lunedì”. E si sentiva quasi intrappolato, un animale che fino a poco prima era libero di correre e che ora era stato messo in gabbia. Sapeva bene che la colpa di quel sentimento era solo e soltanto sua - e di Fabrizio anche, ma a lui non avrebbe mai fatto alcuna accusa - perché quella donna che per quasi dieci anni gli era stata a fianco, che l’aveva supportato e incoraggiato, lui l’aveva tradita, non solo in senso fisico ma principalmente emotivo. Le diceva di amarla quando ormai gli ultimi pezzi del suo cuore li aveva lasciati nelle mani ruvide di un uomo che, sapeva bene, li avrebbe custoditi a costo della vita, ed era stato tanto vigliacco da non trovare in quei mesi mai il coraggio di parlarle e dirle onestamente quello che provava, o meglio, quello che non provava più. E quella mattina si era svegliato particolarmente irritato, le aveva risposto male solo perché lei gli aveva chiesto cosa gli andava di fare, ma lui si era appena svegliato e con la voce ancora arrochita dal sonno aveva parlato senza pensare. Ma lei aveva voluto evitare la lite e l’aveva lasciato sbollire la rabbia da solo. Avevano passato la mattina in silenzio, ognuno perso in delle faccende che parevano richiedere tutta la loro attenzione e, alla fine, si erano ritrovati seduti al tavolo da pranzo. Lei lo guardava mangiare in silenzio, lo stomaco chiuso perché l’aveva capito, l’aveva sentito quando si era alzata quella mattina che qualcosa stava per cambiare ma non voleva forzare il destino. Questa volta, ormai stanca di dover ascoltare bugie sussurrate da quella voce dolce che tanto amava, aveva deciso di non agire ma semplicemente aspettava, aspettava che lui le vomitasse addosso la verità che avrebbe reso entrambi sicuramente tristi, ma più leggeri e più liberi di quanto non lo fossero ora. E alla fine il momento era arrivato; Ermal aveva spostato il piatto davanti a se con più forza di quella che ne richiedesse, poi l’aveva guardata e aveva sussurrato un “non hai fame?” A cui lei aveva risposto scuotendo la testa; lui era rimasto in silenzio per un po’, aveva poi preso un respiro profondo e, passandosi una mano tra i capelli già arruffati, aveva esordito con un “Silvia, ci siano delle cose che devo dirti...” e così aveva iniziato un flusso di parole lente e cadenzate che aveva ripetuto nella sua mente un’infinità di volte, lì dove  sembravano avere un peso più leggero ma che, una volta che le aveva fatte sfuggire dalle sue labbra, erano pesanti, più pesanti del silenzio che li aveva accompagnati negli scorsi mesi. Lei lo aveva ascoltato, conoscendo, o almeno avendo già intuito, parte delle cose che gli venivano rivelate. Ermal parlava di Fabrizio senza mai farsi sfuggire il suo nome, stando attento a non utilizzare pronomi maschili, nascondendo ancora, in quella verità, parte della realtà che stava vivendo. E Silvia lo ascoltava, lo sguardo basso e la consapevolezza che c’era stato qualcuno di così forte e importante da far sì che Ermal mettesse  in discussione una relazione come la loro che, non era certo perfetta, ma che aveva dato ad entrambi tanto in quei quasi dieci anni e che ora sembrava quasi impossibile potesse finire così. Non aveva detto molto Ermal, come al solito era stato conciso ed era arrivato dritto al punto, aveva inciampato un paio di volte sulle sue stesse parole però, perché era innegabile fosse agiato e vivesse quel momento con un immenso senso di colpa , ma lei era stata -ancora una volta- forte più di lui. Gli aveva sorriso triste, asciugando con il dorso della mano alcune delle lacrime che non era riuscita a trattenere “Mi chiedevo quanto ancora ci avresti messo prima di dirmi la verità” e lui pensò che sì, le donne erano proprio speciali, vivevano un’ empatia che gli uomini non potevano neanche vagamente immaginare.  Le aveva chiesto scusa, tendando di prenderle la mano poggiata  sul tavolo ma lei fu  pronta a tirarla via, alzandosi e dandogli le spalle. “Prenditi cura di te ora che io non posso più farlo io, ok?”  E quella donna, più che la Beatrice di cui Ermal cantava, si era dimostrata una Gemma innamorata del suo Dante che accettava la passione di questo per un altra donna e, da lontano, ammirava le opere nate che avevano l’altra donna come musa. Quella reazione era stata così matura ed elegante che gli fece ancora più male, avrebbe preferito che lei alzasse la voce contro di lui, lo prendesse a schiaffi, gli urlasse contro ma così non era stato. Non erano ragazzini; erano due persone mature e, se un amore finisce, non ha alcun senso tirare la corda o riprovare. La conversazione era continuata in camera da letto mente lei recuperava alcuni cambi e li buttava velocemente in una borsa: “Stai qui, vado via io” “No, davvero. Non riuscirei a stare un minuto in più in questa casa. Tornerò a prendere le mie cose un po’ per volta” e detto questo aveva chiuso la borsa e, guardandolo negli occhi un instante, gli aveva lasciato vedere il dolore e la delusione che li pervadeva prima di  dargli le spalle nuovamente andando via da lui e dalla sua vita.
Quella casa non gli era mai sembrata tanto grande e silenziosa come ora, mentre stava seduto sul divano ad ascoltare  musica che neanche si ricordava di aver messo su. Si sentiva opprimere da quel senso di solitudine che, prima di allora, non gli era mai pesato più di tanto e allora di era alzato di scatto e, dopo aver preso le sue cose era uscito per strada. Aveva pensato di chiamare Marco o Paolo per farsi venire a prendere e portare In stazione, ma considerò che fosse meglio coinvolgere meno persone possibili in quella situazione, aveva quindi preso un taxi e si era diretto alla stazione di Milano centrale mentre, durante il tragitto prenotava un biglietto per il primo treno in partenza per Roma. Fu il viaggio più inquieto della sua vita. Nonostante la comodità della poltrona di prima classe, nonostante la musica che si era costretto ad ascoltare e al libro che, infine, aveva tirato fuori dallo zaino che si era portato dietro - quello zaino che era di Fabrizio, neanche suo, che aveva dimenticato da lui lo scorso Aprile quando, all’improvviso, si era presentato di fronte casa sua il giorno del suo compleanno. Si ricordava ancora la faccia sorpresa di Silvia quando aveva aperto la porta e come Fabrizio l’avesse quasi ignorata per lanciarglisi addosso; inevitabilmente il suo sorriso si era allargato sul viso felice, nonostante poi avessero discusso perché “dovevi avvisarmi. Non sapevo come spiegarglielo” “Perché? Un amico non ti può venire a trovare il giorno del tuo compleanno?” “Un amico non si fa un viaggio in macchina da Roma a Milano per un Buon compleanno”  “Ma avevi il live, reggeva la scusa che ero venuto a supportarti, no?” Sapeva che quella reazione era stata sicuramente troppo esagerata e che Fabrizio ci era rimasto male, infondo lui non aveva fatto niente di sbagliato se non dare vita ad un desiderio di entrambi di vedersi,  ma era stato incauto a comportarsi così. Ermal avrebbe dovuto insegnargli meglio come mentire anche se, lui stesso, non era un esperto. Alla fine neanche si rese conto di essere arrivato a Roma Termini, perso come era in quei ricordi di quella stupida discussione che, dovette ammettere, gli lasciavano ancora l’amaro in bocca.
Scese dal treno lentamente, seguendo la processione di corpi che si accingevano all’uscita dove, trovata una panchina si sedette e scrisse un messaggio, le dita che si muovevano veloci sulla tastiera:
<<Sono in stazione. Vienimi a prendere>> Passarono pochi secondi e ricevette la risposta. <<Ma quale stazione? Che stai a dì E’?>> La risposta di Ermal fu una foto che lo ritraeva sorridente, gli occhiali da sole ancora poggiato sul naso e in cui era chiaramente visibile alle sue spalle la stazione di Roma. Una risposta a quel l’ultimo messaggio non l’aveva ricevuta ma il messaggio era stato visualizzato; non si preoccupò minimamente perché sapeva che Fabrizio non l’avrebbe lasciato lì , avrebbe potuto - fosse stato nei suoi panni l’avrebbe fatto patire un po’, prendendolo in giro e minacciando di lasciarlo lì tutta la notte- ma lui era buono, sempre, e una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta. E infatti non passò molto tempo prima che vedesse arrivare il suo amico -termine sicuramente improprio per lo stato attuale della loro relazione- che lo cercava smarrito con lo sguardo; si tranquillizzò quando Ermal gli andò in contro e lo salutò con la mano, un sorriso sulle labbra e negli occhi. Ma Fabrizio neanche si soffermò a guardarlo perché lo strinse forte a se in un gesto che ricordava più quello di un padre che, dopo un grosso spavento, ritrova il figlio che si era nascosto dietro ad uno scaffale al supermercato, ma poi gli aveva preso  il viso tra le mani, prima per analizzarlo per essere sicuro fosse illeso,  per poi scrutarlo con quegli occhi nocciola pieni di sentimenti e fu davvero difficile, per entrambi, non baciarsi lì, in mezzo alla folla di persone che partiva e arrivava e che, troppo impegnata nei propri percorsi, non si rendeva conto di quei due uomini fermi che si scrutavano e si analizzavano e, anche in quel momento, si amavano senza far nulla se non perdersi negli occhi dell’altro. Ma quel loro universo personale svanì quando il lato paterno - e ipocondriaco- di Fabrizio  prese il sopravvento. “Ma stai bene? Che è successo? Come mai sei qua all’improvviso? “ era inquieto Fabrizio e lo si capiva, probabilmente si era fatto mille paranoie sul motivo di quest’arrivo improvviso ed Ermal si sentì, per l’ennesima volta quel giorno, in colpa. “Sto bene, non posso farti un’improvvisata se mi viene voglia di vederti? ” aveva ribattuto per poi continuare  “tu piuttosto... come cavolo sei vestito?” E rise scrutandolo meglio: il pantalone grigio della tuta che aveva sicuramente visto giorni migliori, la solita t-shirt nera che usava quando era in casa, i capelli scompigliati, più di quanto non lo fossero di solito e gli immancabili occhiali da vista sul naso. E quel suo essere “domestico” gli piaceva da morire ma, come un colpo ben assestato dietro la nuca, arrivò violenta la realizzazione che, fino a prima che lui gli chiedesse, senza minimamente riflettere, di andare a prenderlo, Fabrizio probabilmente era a casa con i bambini a rilassarsi e lui si era intromesso in quella sua realtà calma e rassicurante; l’aveva strappato via da quel suo rifugio sicuro senza una vera ragione e questo momentaneo sconforto fu palese sul suo viso tanto che Fabrizio dovette scuotergli la spalla leggermente per farlo tornare alla realtà. “Sicuro di stare bene? Faccio così schifo vestito così ?” Si era sentito chiedere per l’ennesima volta da un Fabrizio con tono apprensivo che, era chiaro, non fosse per niente convinto delle rassicurazioni ma aveva smorzato quella preoccupazione con una battuta alla quale Ermal rispose annuendo, accettando l’assist che gli aveva lanciato Fabrizio per metterlo di buon umore e aveva risposto con un tono poco convinto  “...almeno hai finalmente abbandonato il giubbotto da pescatore”. Ridendo si avviarono verso l’auto del più grande, quest’ultimo, che portava in spalla il suo zaino, gli teneva la mano stretta nella sua e, camminando velocemente, come se fosse impaziente di poter finalmente stare insieme, solo loro due, lo tirava con se facendogli strada verso il parcheggio. E a quel gesto Ermal sorrise; guardava la schiena ampia di Fabrizio davanti a se e sorrideva perché gli sembrava che, in quel momento, quello fosse il suo scudo a tutte le difficoltà alle quali poteva andare in contro - e a quelle che aveva sofferto e ancora lo tormentavano-. Volle godersi il momento che stava vivendo con infinita intimità, senza dire nulla neanche a Fabrizio, lasciandosi solo trasportare da quello uomo e l’affetto che provavano entrambi, sperando che nessuno li riconoscesse o notasse che quelle mani legate nascondevano un significato molto più grande di quello visibile agli occhi. Volle godersi pienamente quel momento in cui , nonostante fossero entrambi un po’ troppo cresciuti, si sentiva come un ragazzino che aveva bisogno di fuggire via da tutte le certezze e le sicurezze che poteva avere perché non gli bastavano più, perché alla stabilità aveva preferito l’incertezza dell’amore, e allora andava a rifugiarsi a casa - o nelle braccia - di quell’unica persona che lo capiva, che condivideva le sue stesse emozioni e che lo trascinava e si lasciava trascinare in questo flusso di sensazioni senza logica e razionalità. Si lasciò andare a quei pensieri mentre, stringendo ancora un po’ di più la mano di Fabrizio, si sforzò di dimenticare preoccupazioni e i sensi di colpa che l’avevano assalito poco prima, perché per una volta voleva essere egoista e godersi tutto quell’amore, nonostante tutto
Il suo umore era migliorato e, fortunatamente il viaggio in macchina lo passarono tra battute idiote di Ermal, con Fabrizio che rideva in quel modo particolare e tutto suo, nascondendo gli occhi con la mano quando era in imbarazzo, ma facendo risuonare la risata sincera e cristallina nell’abitacolo  - e quindi Ermal continuava a fare battute con l’unico fine di poter godere ancora di quella risata che amava- e tra silenzi confortevoli come era sempre stato tra di loro. E proprio in questi silenzi Fabrizio si distraeva dalla strada di tanto in tanto per guardarlo di sottecchi, credendo che con quegli sguardi mal nascosti potesse trovare la risposta a quell’ improvvisa visita per la quale, nonostante avesse chiesto varie volte, non aveva ancora ricevuto una risposta concreta. Quando arrivarono al loro appartamento Fabrizio aprì la porta di ingresso con la sua chiave e, una volta entrati, qualcosa sembrò diverso agli occhi di Ermal; di solito quando ci ritornavano c’era sempre il forte odore di chiuso che aleggiava nell’area, l’intera stanza buia per via delle tapparelle perennemente abbassate ma, questa volta, l’aveva accolto una casa “vissuta”.La luce del tramonto filtrava dalla finestra, sul divano c’era una felpa di Fabrizio insieme alla sua chitarra, delicatamente riposta e il posacenere sul tavolo in cucina vedeva già i resti delle Malboro che Fabrizio fumava. Ermal l’aveva guardato, una muta domanda che però non ebbe risposta -per il momento- Entrambi consapevoli che non avrebbero avuto risposte dall’altro molto presto, decisero di evitare ulteriori domande e, piuttosto, si dedicarono a recuperare il tempo che avevano passato lontano: “è quasi un mese” fu il pensiero del più giovane quando, finalmente, poté sentire nuovamente la bruciante sensazione di essere tenuto tra le braccia dell’altro e, come se l’avesse compreso solo in quel momento, gli sussurrò un “mi sei mancato da morire” prima di lasciare un bacio leggero sull’orecchio di Fabrizio, soffermandosi un po’ più del dovuto su quella pelle accaldata. Nonostante Ermal parlasse continuamente d’amore nei suoi testi, non diceva mai a voce alta “ti amo”, “ti voglio bene” o , “ mi sei mancato”; lui preferiva articolare le le sue emozioni, spiegare l’amore a parole sue, senza rendere quei sentimenti un ripetersi di frasi fatte. Il suo modo di dimostrare affetto era particolare e, anche se dall’esterno poteva essere frainteso o non capito, la persona a cui erano dedicate le sue attenzioni lo comprendeva perfettamente e non poteva che gioirne, così come faceva Fabrizio, che comprendeva il senso dietro tutte le battute che Ermal gli rivolgeva e ne leggeva dentro amore, per questo motivo le accettava e, a volte, si trovava a desiderare quel tipo di attenzioni. Però in quel momento, con il piacere pulsante che cresceva dentro di se, non aveva fatto in tempo a trattenere le parole che gli erano rotolate via dalle labbra in un suono armonioso. Quella dichiarazione improvvisa era arrivata alle orecchie del suo amante come se fosse una delle rivelazioni più preziose ed importanti, come se la sua vita dipendesse da quelle parole e, come se fosse fisicamente possibile, lo strinse ancora di più a se, lasciando che la loro pelle, i loro corpi, diventassero una cosa sola e, ad entrambi sembrò che in quel momento si stessero amando davvero, per la prima volta, liberi di poterlo fare senza alcuna paura -perché forse liberi lo erano diventati davvero ora, ma non lo sapevano ancora-
“Me lo dici adesso come mai sei piombato qui così?” Era stata la voce di Fabrizio a riecheggiare nel piccolo bagno  mentre entrambi rilassavano i corpi nell’acqua tiepida della vasca. Quella era diventata ormai un’abitudine; era stato Ermal ad uscirsene con l’idea una sera “perché fare il bagno mi rilassa, e poi se non possiamo andare  al mare possiamo almeno far finta” e, dopo la prima volta, era stato difficile non passare un po’ di tempo insieme in quella vasca che era però un po’ troppo piccola per accogliere due uomini adulti. Se ne stavano seduti ai due lati opposti, Fabrizio teneva le gambe stese difronte a se, le braccia appoggiate ai lati della vasca e il viso leggermente piegato sulla destra mentre, con uno sguardo reso morbido e leggermente lucido dal vapore dell’acqua e della passione appena consumata, guardava il suo interlocutore, in attesa di una risposta. Ermal sedeva tra le gambe teste e divaricate di Fabrizio, le sua raccolte al petto sulle cui ginocchia aveva poggiato il mento e ricambiava quello sguardo, il suo leggermente coperto da alcuni riccioli  bagnati dai quali cadevano lentamente delle piccole gocce d’acqua. Non gli aveva risposto subito, stava soppesando attentamente le parole da dire per informarlo su quanto era accaduto quella mattina. La realtà era che Ermal non voleva confessare  di aver lasciato la sua compagna perché teneva che questa sua decisione potesse influenzare Fabrizio e spingerlo a fare qualcosa che avrebbe avuto un effetto troppo grande da sopportare . Lui era -relativamente- libero, non aveva nessuno a cui dare conto e, in quel momento, la scelta migliore era stata quella di lasciare Silvia e vivere liberamente il suo amore con Fabrizio, ma per lui era diverso. Fabrizio aveva dei figli, una famiglia bellissima e non voleva che, per colpa sua, quell’equilibrio che aveva messo anni a costruire, venisse distrutto e, soprattutto, non voleva che i suoi figli soffrissero a causa di una scelta avventata del padre. Lui sapeva bene cosa volesse dire vedere una famiglia spezzarsi e tutto desiderava tranne che far provare le stesse sensazioni a Libero e Anita - anche se il paragone tra suo padre e Fabrizio non era neanche minimamente pensabile. Fabrizio sarebbe stato un padre fantastico, sempre-.  Ma a volte Ermal dimenticava di non avere il controllo su tutto e che, nonostante i suoi possibili sensi di colpa, alla fine Fabrizio avrebbe scelto da solo cosa fare. E mentre il silenzio si protraeva troppo a lungo nel tempo, fu nuovamente la voce roca dell’altro uomo a interromperlo “Hai litigato con Silvia, non è così?” il suo viso l’aveva tradito ed era chiaro capire che si, Fabrizio aveva colto nel segno. Alla fine si fece coraggio e, stringendosi un po’ di più le gambe magre al petto, sussurrò “L’ho lasciata…” dopo essere riuscito a dare il “la” a quel discorso, fu semplice spiegare a Fabrizio tutto il resto, tutto quello che era accaduto, la sua forte sensazione di inadeguatezza e frustrazione e, infine, il forte senso di colpa e solitudine che l’area pervaso e l’aveva fatto correre a Roma. “…ma con questo non voglio che anche tu faccia lo stesso. A me va bene così. Certo non vorrei doverti condividere con …lei - Ermal non la chiamava Giada mai per nome, forse per paura che se avesse detto quel nome, la presenza della donna sarebbe diventata troppo reale nella sua mente per poterla ignorare-  ma ci sono i bambini, le vostre famiglie sono coinvolte, non è semplice per voi. E poi li devi proteggere quei bambini, loro hanno bisogno di te più di quanto ne abbia io” e mentre parlava gesticolava più del solito, e Fabrizio lo ascoltava finché non ne poté più, gli strinse le mani tra le sue e se le potrò alle labbra, baciandole. “Io Giada l’ho lasciata un mese fa” e sembrava che quella serata fosse stata fatta per le loro confessioni “Quando ci siamo visti l’ultima volta ho capito che non potevo più andare avanti così. Ho sempre professato la libertà ma non la stavo vivendo; era necessario che facessi ciò che era giusto per entrambi. I bambini stanno bene, lei …starà meglio e anche io. Ma non potevo continuare a mentire e a vivere la nostra relazione come se fosse qualcosa da cui nasconderci per sempre.” E sicuramente Giada aveva avuto una reazione molto meno pacata rispetto a Silvia,  ma alla fine aveva capito, si erano chiariti e, fortunatamente, le cose sembravano andare bene, nonostante lei ancora soffrisse per questa separazione. “Perché non me l’hai detto?” aveva chiesto Ermal in tono leggermente irritato ma che nascondeva un’incredibile felicità. “Per lo stesso motivo per cui tu non volevi dirlo a me” “….ma alla fine io ho resistito poco, tu l’hai tenuto nascosto per un mese!!!!” aveva scosso la testa e aveva immaginato come si fosse sentito Fabrizio. Lui non era stato capace di resistere un giorno a quella sensazione di vuoto e senso di colpa, non immaginava quindi come lui avesse resistito così a lungo. Avrebbe voluto essere lì con lui, dirgli che avrebbero potuto superare tutto insieme, ma da buoni testardi quali erano, avevano deciso entrambi di agire da soli, cercando di arrecare meno preoccupazioni possibili all’altro. Senza dire più nulla, Ermal portò a se le mani di Fabrizio, che ancora stringevano le sue, e le baciò così come aveva fatto lui poco prima,  poi rise piano prima di parlare: “Quindi ora sei il mio “ragazzo”?” Aveva chiesto ammiccando con le sopracciglia , stando attento ad apostrofare la parola ragazzo “forse il mio “vecchio” è un termine che si adatta meglio....” e rise nuovamente dopo l’occhiata  storta di Fabrizio che commentò con un poco elegante  “ma sei proprio stronzo “ prima di ridere e, ancora una volta, nascondere i suoi bellissimi occhi dietro il palmo della mano tatuata perché l’idea di essere il suo “ragazzo” l’aveva imbarazzato ed emozionato allo stesso tempo. “Vabbè tanto sei bello anche con le rughe, me le farò andare bene” aveva continuato con un tono meno scherzoso e molto più amorevole mentre, con uno slancio veloce, che aveva fatto smuovere l’acqua, ormai quasi fredda, intorno a loro, si fece più vicino e carezzò il viso di Fabrizio come se fosse la cosa più preziosa che le sue mani avessero mai toccato.
Ermal riusciva ora a capire il perché di molte cose, prima fra tutte il senso di libertà e serenità che aveva provato mentre facevano l’amore, ora che sui cuori di entrambi non gravava più il peso del senso di colpa nel tradire le loro rispettive compagne, ora che non dovevano più nascondersi - almeno non ai loro amici- e potevano vivere il loro amore in serenità; e ora capiva anche  perché quell’appartamento spoglio gli fosse sembrato improvvisamente più vero, vissuto, che profumava di buono  - di Fabrizio- perché era stato lui a riempirlo nei giorni passati con la sua presenza ed Ermal non vedeva l’ora di lasciare, finalmente, anche la visibile impronta del suo passaggio in quella che era il loro rifugio; ma per ora decisero che, nonostante fosse ormai già notte, Roma era ancora troppo bella per non essere vissuta e troppo sveglia per andare a dormire. Nelle sue strade si sentiva forte il chiacchiericcio e la musica che si propagava dai locali  e dai pub ancora aperti. Ritennero opportuno festeggiare. Non sapevano bene cosa festeggiavano, forse la libertà, forse l’amore, forse festeggiavano solo e soltanto loro stessi, ma decisero di festeggiare a modo loro, camminando per le strade illuminate dalle luci dei lampioni, fermandosi a prendere un paio di birre e poi ricominciare la loro passeggiata. Videro posti che di giorno non avevano mai notato, sentirono storie raccontate dalla voce dell’altro che, alla luce del sole, probabilmente non si sarebbero mai detti, si baciarono nei vicoli della vecchia città, con le labbra che sapevano di birra e di risate  soffocate e,ancora una volta, si sentirono liberi di amarsi e di viversi ed entrambi sperarono, anche se non se lo dissero, che ogni giorno, per quanto iniziato male, avesse un finale come quello ed erano convinti che, finché  avessero avuto l’altro al proprio fianco, non sarebbe stato poi difficile far si che ciò accadesse.
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Le 5 Stelle del Movimento contro la politica del “no, non si può fare”!
Questo lungo post non vuole essere un post a difesa del Movimento 5 Stelle, non è questione di essere simpatizzante e non, visto che in passato ho votato anche per Berlusconi, Prodi, Bersani e sono stato fiducioso anche nel governo Renzi, ed abbiamo visto tutti come è andata a finire; ma la speranza che chi ci governa possa agire finalmente in maniera equa e giusta. Il Movimento 5 Stelle cerca di attuare politiche sociali, reddito e pensioni minime di cittadinanza per aiutare le fasce più deboli, salario minimo orario ed altri diritti a difesa dei lavoratori, spingere verso l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili e mobilità sostenibile per salvaguardare l’ambiente, difesa e gestione dell’acqua pubblica, il tutto per avere appunto uno sviluppo sostenibile.                                                                              
Sono proprio queste cose che racchiudono il significato delle 5 stelle del movimento.
Si parla dell’incompetenza ma io direi dell’inesperienza dei “grillini”, questo è alquanto normale visto che per la maggior parte di loro è un’esperienza nuova, quindi non si può pretendere che facciano tutto alla grande e senza errori! Infatti quando si prende la patente automobilistica non si può essere da subito un guidatore esperto, ma lo si diventa con il tempo se si vuole! L’importante che ci mettono impegno, correttezza ed onestà, senza egoismi ma altruismo, e pazienza se falliscono, la prossima volta la scelta allora cadrà su altri, perché questo è il bello della democrazia la possibilità di scegliere e non di imporre!
Per chi non sa il M5S è nato per dare voce al popolo, non solo con la facoltà di scegliere chi li deve governare, ma anche di partecipare attivamente alla vita politica tramite segnalazioni e suggerimenti, di difendere i più deboli, cercare di salvaguardare l’ambiente e rendere le condizioni sociali più eque e giuste.        
Ma per attuare  il programma il Movimento 5 Stelle necessariamente si fa dei nemici in ambito politico, economico e finanziario, nemici che di conseguenza remeranno contro ed utilizzeranno qualsiasi attacco mediatico e non solo pur di averla vinta e far rimanere le cose così come sono, lucrandoci soltanto sopra “i problemi e le ingiustizie” che ci sono alcune delle quali adesso affronteremo.
Tutti i politici, da destra a sinistra, sono d’accordo nel dire che ci sono troppi lavori sottopagati e poco salvaguardati come i riders o chi lavora nei call center, che quindi bisognerebbe fare qualcosa per questi ed altri lavori, ma solo a parole ed in passato niente è mai stato fatto.                                 Adesso che il M5S con il decreto dignità, che ovviamente può e deve essere migliorato, ha cercato di difendere e dare più dignità ai lavoratori, rispetto a chi di solo “parole” si riempiva la bocca a difesa dei più deboli senza aver fatto poi realmente mai nulla. Ma addirittura ora si oppongono perché dicono che così le aziende non assumono e scappano via, perché ci sono dei diritti per i lavoratori, e quindi non riuscirebbero a trovare gli “schiavi del lavoro”, la schiavitù 2.0 creata proprio dai “loro” provvedimenti nelle precedenti legislature! Ed ancora, sempre per quanto riguarda il lavoro, il M5S  sta presentando  una proposta di legge per introdurre il salario minimo orario di 9 euro l’ora, ma già da tutte le parti, sempre da destra a sinistra, si è alzato un coro di NO, tutti contrari così non si può fare.... le imprese scappano! Allora come si pensa di aiutare i lavoratori, se ogni volta questo e quello non si può fare?                                                                                                                     Da quale parte ci si schiera dalla parte dei lavoratori o dalla parte degli imprenditori?                                                                                                    Non è necessario schierarsi da nessuna parte, basta rendere dignitoso il lavoro ed allo stesso tempo facilitare le imprese sia a livello burocratico che abbassando le numerose e salate tasse!                                                          Ma così poi ci sentiamo dire ancora che non si può fare non ci sono i soldi!
Ma continuiamo…. Ci sono molti poveri bisogna fare qualcosa!                           Tutti d’accordo come sempre, da destra a sinistra, ma per l’ennesima volta solo a parole!                                                                                                               Il M5S lotta e riesce a fare il reddito di cittadinanza, speriamo però che non rimane solo come aiuto assistenziale, pochi spiccioli rispetto ai miliardi che ogni anno vengono spesi, è subito si grida alla catastrofe economica…. Non ci sono i soldi….. così si aumenta il debito pubblico, si alza lo spread! Ed allora di cosa parliamo? Tutti con buoni propositi “come sempre solo a parole” e poi? Poi ci si lamenta che il reddito di cittadinanza è discriminatorio, perché c’è qualcuno che prende 780 euro e qualcun altro che prende meno di 100 euro! Ma voglio ricordare agli “amici” della sinistra che un meccanismo simile vale anche per il bonus Renzi degli 80 euro (Renzi ti dà e Renzi si ri-prende gli 80 euro...) dove gli 80 euro è il massimo che si può prendere a seconda “assurdamente” di come cambia il reddito mensilmente, che quindi alla fine qualcuno prende molto meno ed altri addirittura niente, in questo caso non si è gridato all'ingiustizia?
Ma andiamo avanti…..                                                                                 Passiamo ai migranti chi è a favore di aiutarli e chi no!   Bisogna ricordare che la Terra è di tutti, che bisogna aiutare chiunque italiani e non, europei e non, extracomunitari e non!                                                                                      Ma per fare questo non c’è bisogno di una barca di soldi oppure in questo caso i soldi ci sono…?                                                                                                 E dove si prendono, se questo, quello e quell'altro non si possono fare perché non ci sono i soldi?
Il rapporto deficit/Pil non si può sforare altrimenti si rischiano le sanzioni europee! Il debito pubblico non si può aumentare altrimenti ci puniscono i mercati!   Tra vincoli europei e vincoli di bilancio praticamente si è con le mani legate e si va avanti per “inerzia”!                                                                     Ma così ci si fa del male da soli se si fa diventare uno Stato come un azienda adottando la parità di bilancio, perché è del tutto impossibile che le entrate siano uguali alle uscite in questo caso!                                                            Ma uno Stato non è un azienda, cioè non è un soggetto lucrativo ma un soggetto “sociativo” che deve assicurare il benessere della società, che ha più spese straordinarie di quelle ordinarie, che le uscite programmate alla fine sono molto di più a causa di eventi imprevedibili ed ingovernabili che le entrate non potranno mai sopperire!
Ma comunque…… proseguiamo....                                                                Tutti d’accordo, da destra a sinistra, che bisogna fare qualcosa per salvaguardare l’ambiente ed il clima, ma poi? Come sempre solo a parole!         La TAV bisogna farla, non importa dell’impatto sull'ambiente, dei moltissimi anni per realizzarla (i progetti risalgono al lontano 2001) e l’enorme investimento, in questo caso i tantissimi miliardi che servono ci sono?                                       Le trivelle devono continuare…… altrimenti dove prendiamo il petrolio??? Vabbè chiudiamo un occhio… sperando che l’ambiente faccia altrettanto!          I gasdotti devono passare……. Altrimenti si pagano le penali…. Ok facciamoli passare!                                                                                                              Si insiste poi ancora su discariche e inceneritori in maniera selvaggia e senza freni, mentre bisognerebbe rafforzare la raccolta differenziata, utilizzare prodotti di riciclo e bandire molti oggetti specialmente di plastica che risultano inquinanti e di difficile smaltimento ed a volte anche inutili come alcuni confezionamenti di prodotti. Nemmeno in questo caso non si vuole fare nulla…. si danneggerebbero gli introiti delle imprese, tutto risulterebbe più costoso!     Così è più facile attaccare la Raggi sindaca di Roma della sporcizia della Capitale, che sta cercando in tutti i modi, pur avendo tutti contro e poche risorse economiche a disposizione (rispetto al passato grasso che hanno avuto le precedenti  amministrazioni “capitoline” di destra e di sinistra), per attuare uno smaltimento dei rifiuti più ecologico, nonostante i continui “probabili” sabotaggi!
Queste sono soltanto alcune delle tante problematiche da affrontare, che per risolverle è necessario il contributo di ognuno di noi, senza screzi e senza invidia, tenendo a cuore solo il benessere di tutti e dell’ambiente. E si sa che non è una cosa facile e che richiede del tempo, ma nessuno ha la bacchetta magica!                                                                                                                
Ma prima si inizia è meglio è, altrimenti non intravedendo soluzioni all'orizzonte, se non il solito aumento delle tasse, rimane solo da decidere di che morte morire…… oppure nemmeno questo non si può fare?
Cambiamo La Nostra Italia
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Linda Lucini - 1959
<No, mamma no. Quella non la voglio sentire, è troppo triste. Mi fa piangere>. Non c'era verso, l'aveva sentita una volta. Poi basta.
Croazia, Viaggio itinerante. Campeggio, chilometri in auto. Noi due sole.  Lei, 6 anni, seggiolino dietro. Io alla guida, lei in piena noia. Unica salvezza: la musica. La sua però. Canzoncine per bambini a gogò. Tutto il melenso repertorio Disney, poi la Muccalla, poi il vecchio Zecchino d'oro recuperato. Lei le adorava, io non ne potevo più. Poi il patto: tre dischi tuoi, uno di mamma. Eureka: lei ci sta. Ma a vittoria dura poco, di mamma non le piace niente. Cantautori scartati subito, Springsteen bocciato. Bene, ci si gioca la carta di riserva: Jovanotti. Del resto non c'è bambino a cui non piace. L'ombelico del mondo? >si, ok>, ma lei resta freddina. Accetta perché vuole bene a mamma, ma non le va per nulla. Pur di trovare un accordo si  tocca il fondo con <La vasca> si Alex Britti (un must per i piccoli di allora) ma niente da fare. Un po' più di entusiasmo con Manu Chao, ma quando la piccola canta <Marijuana clandestina> al poliziotto di frontiera, si capisce che forse si è fatta una cazzata. Alla fine, esausta  che le piaccia o meno, è mamma a scegliere. Almeno un disco, che le piaccia o meno. Vabbè, vada per <Creuzade Ma> . Adoro De Andrè e lei, piccola o meno, se ne farà una ragione. I suoni del Mediterraneo riempiono l'auto,  Faber incanta. Lei improvvisamente si fa curiosa, vuole sapere tutto. Così racconto di un signore nato con la musica e vissuto perla musica. Spiego che quel disco ha dentro Genova e le canzoni dei marinai del porto. Mi chiede in che lingua canta, io spiego. Poi chiede di tradurre. Facile con <Creuza>,  ammaliante con <SinanCapudanPascia>, complesso raccontare il mestiere delle signorine di <A dumenega> - sul quale sorvolo – impossibile nel caso di <Jamin-a>. Lei si beve tutto come se fosse un'assetata. Le piace, lo rivuole. Supplica per sentir raccontare le storie di quei marinai. <Creuza> viene sentito e risentito all'infinito mentre io guido. Ma quella no. Quella canzone non la si può sentire. Al primo accenno lei urla, quasi disperata: <No quella no, mi fa piangere>. Quella era <Sidun>. Certo che fa piangere, racconta una storia terribile, descrive uno strazio inconsolabile. E mia figlia, 6 anni, ascoltando una lingua a lei sconosciuta e suoni mai sentiti, l'aveva capito benissimo. Io invece lì, ho capito che Faber era un genio. Capace di arrivare al cuor con una canzone, anche senza parole..
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ross-nekochan · 5 years
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Già, sono arrivata finalmente a Venezia.
Appena arrivata mi sono sentita tale e quale a circa 2 anni fa, quando misi piede a Tōkyō, con la differenza che tutti parlano la mia lingua e conosco il cibo al supermercato ecc.
Diciamo che ho cantato vittoria troppo presto, però. Per iscriversi in palestra qui molti richiedono il certificato medico per attività sportiva non agonistica, ed è ok. Il problema è che non trovo un cavolo di posto che lo faccia! Non ho qui il mio medico di base quindi dovrò pagare e ok, ma anche privatamente possibile non ci sia nessuno?! Se chiedo tutti mi dicono:"Facile vai in un ambulatorio, paghi e te lo danno!". Ok ma DOVE?! Informazione impossibile. In pratica sto girando Venezia in lungo e in largo da giorni ma nessuno è in grado di dirmi o la procedura per richiederlo o un posto dove sicuramente mi possono fare sto cavolo di certificato medico.
Vabbè, sclero per palestra a parte (in qualche modo devo pur mantenere il mio bel sederone), non sento nessuno della mia famiglia da quando sono partita. Mio padre mi ha semplicemente chiesto se sono sana e salva e mia madre mi ha contattato una volta ma abbiamo finito col litigare. Mio fratello morto (che poi, in fondo, anche quando ero a Tōkyō per 1 anno intero ci siamo solo visti quando è venuto, ma mai sentiti... boh). Nel caso fortuito decidessero di venirmi a trovare continuando ad ignorarmi, giuro che non li piscio manco di striscio. Poi se dico "tanto viva o morta cosa cambia?" non rispondono, quando stesso mia madre tornata a casa da pochissimo dal Giappone e parlando di una madre che era andata in panico perché il figlio fuori sede a Milano non le rispondeva, mi dice:"Per me quando non c'eri era proprio una cosa normale. Cioè ci sei o non ci sei non cambia niente, non è che vado di matto". Che è come dire:"Anche se non ci sei non mi manchi mai e puoi andare a fanculo che per me è lo stesso, mica mi preoccupo per te." Insomma, grazie mamma per essere così sincera e delicata come un'accetta che colpisce la spina dorsale. (Quelle parole non le dimenticherò mai, credo.)
La vita da fuori sede senza soldi è ufficialmente iniziata e io la devo smettere di buttare i miei soldi nei supermercati (potrei vivere senza vestiti ma MAI senza cibo). Spero mio padre si ricordi che ha una povera lontana, perché purtroppo ho troppo orgoglio e vergogna per chiedergli dei soldi (sono una persona un tantino complicata, ma questo si era già capito).
Ah, in ultimo: le pizze a Venezia sono piadine condite e metterle a 7-10€ è un furto bello e buono. Bastardi.
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Clip 3.5 - Ammucchiate p.1
S-F-E-SI: Bello, bello e impossibile
Con gli occhi neri e il tuo sapore mediorientale
Bello, bello e invincibile
Con gli occhi neri e la tua bocca da baciare
Girano le stelle nella notte ed io
Ti penso forte forte e forte ti vorrei
EM-E-S-SI-F: Bello, bello e invincibile
Con gli occhi neri
E la tua bocca da baciare
Bello e irraggiungibile
Con gli occhi neri e col tuo gioco micidiale
EM: Dai.
M: Mi rifiuto.
EM: Ma non ti piace la Nannini?
M: Mah, diciamo che non è il mio genere.
EM: E qual è il tuo genere?
M: Be', più l'indie, elettronica...
EM: Tipo...Apparat?
M: Conosci?
EM: Sì, sono stata a sentirlo a San Lorenzo l'anno scorso.
M: Ah, non pensavo.
EM: Eh, ma tu mi sottovaluti, secondo me.
M: Perché lo dici?
EM: Boh, o mi sottovaluti oppure sei timido. Ci devo ancora pensare. Be', allora? Come sei? Sei timido o-
N: Ah, ma allora, ste feste della radio sono solo una scusa per fare le ammucchiate, eh? Dai, non fate i pomicioni. Andiamo a cantare una canzone noi tre, i disertori del terrazzo.
EM: Vabbè, per me va bene. Se riesci a convincere Elio.
N: Elio?
EM: E guardalo! Non è uguale a Elio Germano?
N: Sai che un po' è vero? Dai Elio. Andiamo a cantare una canzone.
EM: Non gli piace il karaoke.
N: A tutti piace il karaoke.
M: Eh, a me no.
N: Forse perché hai paura di far uscire la tua omosessualità latente?
M: Eh, sì, regà. M'avete beccato.
EM: Be', ma per me non c'è problema. Io adoro i gay.
N: Tutti i gay?
EM: Ma certo! Sono simpatici, sono divertenti.
N: Ma non ti sembra un po' una generalizzazione?
EM: Perché?
N: Perché è come dire che...tutti gli arabi sono terroristi.
EM: Vabbè, ma io ho detto che sono divertenti, mica è una cosa brutta.
N: Io conosco gay noiosissimi.
EM: Vabbè, anche questo discorso è noiosissimo. Andiamo a ballare o anche questo mette in crisi la tua virilità?
M: No, andiamo a ballare.
F: Silvia! Silvia!
SI: Okay, zitti. Zitti! Per favore, state zitti!
Pronto, mami! Sì, tutto a posto. Sono qui con Fede ed Eva.
Ah, okay. Va bene. Okay. A fra poco.
Ciao, bacini. Ciao, ciao.
Regà, cazzo, cazzo, cazzo!
E: Che succede?
SI: I miei genitori tornano prima.
E: Oddio e tu non gli hai detto della festa?
SI: Eh, no. Gli ho detto che venivate a mangiare una pizza qua, tu e lei.
S: No.
SI: Te lo giuro, te lo giuro.
S: Quanto tempo abbiamo?
SI: Non lo so. Sono sulla Nomentana.
E: Okay, Silvia, vai di là, struccati, mettiti il pigiama così non ti sgamano.
Albi e Sara, andate in cucina, ok? Aprite tutte le finestre e tutto quanto perché c'è una puzza assurda di sudore.
Regà, togliete sto karaoke, tutte ste robe, le palle...quelle là rosse che fanno luce. Quelle.
Okay, Fede di là in cucina, prendi l'aspirapolvere.
S: Che facciamo?
E: Non lo so. Le lattine. Lattine, bottiglie, tutto quello che trovi.
Ah, i superalcolici cazzo, i superalcolici. Vai.
Regà, che cazzo mi guardate? Dai, dai sbrighiamoci. Togliamo tutto, abbiamo 10 minuti. Dai.
S: Marti, vai a dare una mano a Eva.
M: Eccolo.
E: Cazzo, sono pesantissimi. Tieni, valli a buttare.
M: Però c'ho solo due mani.
E: Ho capito, arrangiati.
N: Ti do una mano io.
N: Elio.
M: Che vuoi?
N: Lo sai come mi chiama Maddalena?
M: Come?
N: Colino.
M: Colino?
N: Niccolò, Nicolino, Colino. Alle medie soffrivo un sacco di allergia e mi colava sempre il naso, quindi...
M: Ma da quanto state insieme?
N: Da quando abbiamo 16 anni. Però ci conosciamo dalle medie. In realtà siamo più fratelli che altro. Non scoperemo da due mesi.
M: Okay.
N: Non so se mi spiego.
M: Sì.
N: Però non posso lasciarla.
M: Perché?
N: Eh, perché sennò tutti penserebbero che lo faccio per i suoi problemi.
M: Quali problemi?
N: Non lo sai?
M: No.
N: Non ti sei accorto di niente quando l'hai salutata? Col bacio sulla guancia?
M: Di cosa?
N: Non hai sentito che raspava?
M: In che senso?
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