#utopico
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solxs · 2 days ago
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Que utópico pensar en un nosotros.
Serendipia
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yellowinter · 3 months ago
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28. Scoprite una bellissima isola sulla quale potete costruire la vostra società. Tu fai le regole. Qual è la prima regola che metti in atto?
Non giudicare, te stesso e gli altri... così le persone singolarmente sarebbero più rilassate e libere, migliore salute mentale e di conseguenza migliori azioni. Per la comunità eliminerebbe molti conflitti prima ancora che si creino. E consiglierei di fare meditazione a tutti gli abitanti 🪷
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vanbasten · 1 year ago
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paladinoutopico · 2 years ago
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SUA DOSE DIÁRIA DE INSPIRAÇÃO OU DOR E SOFRIMENTO CONTÍNUO IGUAL AO SEU. UM REFÚGIO PARA OS "DITOS" DESAJUSTADOS, INCOMPREENDIDOS E DIFERENTÕES DOS "PADRÕES E ESTERIÓTIPOS SOCIAIS" QUE PERMEAM A SOCIEDADE.
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colonna-durruti · 1 month ago
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Si scopre, 45 anni dopo, che coloro che ci odiano veramente per le nostre libertà non sono la schiera di nemici disumanizzati creati dalla macchina da guerra - vietnamiti, cambogiani, afghani, iracheni, iraniani o persino talebani, al-Qaeda e ISIS. Sono i finanzieri, i banchieri, i politici, gli intellettuali pubblici e gli opinionisti, gli avvocati, i giornalisti e gli uomini d'affari cresciuti nelle università e nelle business school d'élite che ci hanno venduto il sogno utopico del neoliberismo.
Chris Hedges
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ichoelias · 6 months ago
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Solo pido tiempo
Ayer reflexionaba sobre el tiempo, entre pensamientos recurrentes que tengo, no importa sobre que tema en especifico, en todos ellos concluyo pidiendole a Dios tiempo, “solo te pido tiempo”, hoy pienso porque “solo” tiempo , si nos ponemos a pensar el tiempo es todo y lo necesitamos para todo, para completar un objetivo, para conocer a alguien, para desarrollar habilidades, para aprender, para conocer, para amar…
Solo le pido a Dios tiempo para que mis papas me vean convertirme en la mujer q merecen de hija, solo pido tiempo para ver q mis hermanos ser plenos y felices, en el auge de sus vidas, solo pido tiempo para ver a mis amigos alcanzar sus metas, superando cualquier miedo o inseguridad que exista en el camino, solo pido tiempo para ver a mi mejor amiga enamorada de alguien que sea capaz de ver lo especial que es, solo pido tiempo… Solo pido eso, irónico como si el tiempo fuese algo accesorio, podemos controlar cuanto tiempo le dedicamos a tal o cual cosa pero solo podemos controlar el tiempo finito que tenemos en nuestras manos, en nuestro corto plazo. Me costó, me cuesta mucho entenderlo, cuanto tiempo tenemos no es algo que podamos decidir , mucho menos cuanto tiempo tenemos con otra persona, en mis dias mas sensibles suelo pedir que si no puedo controlar cuanto tiempos nos queda entonces pido que el mio sea mas finito que el de quienes amo, porque no podria aguantar el dolor de perderlos… algo egoista tal vez, de cualquier forma es utopico, porque de nuevo no podemos controlarlo… con eso en mente, empiezo a pensar que mas que pedir tiempo, deberia empezar a pedir sabiduría para administrarlo, si no puedo controlar cuanto tiempo nos queda entonces quiero disfrutar cada instante de tiempo que tenemos hoy para disfrutar de cada una de esas personas que amo, de quienes la simple idea de perderlos me genera angustia… asi creo nació un poco esta faceta de mi “escritora” que se harto de sentir que le arrebaten antes de tiempo a quienes ama, que se harto de sentir que quedaron tantas cosas por decir antes de tener que despedirme.
Jamás dejare de pedir Tiempo porque es lo mas preciado que tenemos, pero espero que a medida que este pase sea capaz de usarlo cada vez mas con más eficiencia, dedicarle mas minutos a mirar un atardecer que me hace tan feliz, quedarme unos segundo mas en esos abrazos que nos recargan el alma, dedicarle cada vez menos tiempo a esos pensamiento cargados de ansiedad y angustia…
📝:by me | 05.06.2024 • 9:05hs
📸:by me | 26.07.2020 • 16:55hs
📍: Villa Nougues, Tucumán, Arg.
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blogitalianissimo · 1 year ago
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Sdoganare la figura dello psicologo è giustissimo, può aiutare a gestire il rifiuto o la rabbia. . Moltissimi colpevoli di femminicidio non sono affetti da problemi o malattie psicologiche - psichiatriche, sono lucidissimi. Un'altra cosa da non fare sarebbe quella di cercare attenuanti, giustificazioni. Giulia è morta pare la sera stessa, accoltellata. Tutti normalmente giriamo con un coltello e sacchi neri in auto.
Il delitto di onore è stato abolito negli anni 80, prendo sempre questa data ad esempio per ricordarmi quanto poco tempo è passato e quanto c'è da fare. Temo che le nostre figlie e figli non vivranno in una società cambiata dove le donne non hanno paura. Non che il fidanzato o marito sia un assassino (non che un femminicida giri con un segnale luminoso ad indicare che lo è) ma di camminare sole la sera, di uno che sembri ci guardi strano, delle micro aggressioni come la mano morta in bus o i fischi per strada.
Sono d'accordo su ogni parola che hai scritto. Posso aggiungere che molte testate giornalistiche hanno provato a sottolineare come l'assass1no fosse presumibilmente depresso e "triste", come se fosse appunto una giustificazione, ma così non è, vattene dallo psicologo e cerca di farti aiutare a superare la depressione, ma non ti permettere di fare del male ad un'altra persona e pensare che questa sia un'attenuante.
E per carità, non ho nessuna competenza per parlare, ma più vengono fuori dettagli, più sembrano le azioni di una persona che ha premeditato tutto, anche se probabilmente tenteranno di negare la premeditazione rigirando la frittata, accade sempre così, il film è lo stesso ogni volta.
Io personalmente credo che andando avanti le cose miglioreranno progressivamente, però immaginare un futuro dove una donna può sentirsi al sicuro uscendo da sola la sera è appunto veramente utopico, e di passi avanti bisogna ancora farne molti.
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gregor-samsung · 6 months ago
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" Più degli americani, noi italiani e altri europei occidentali abbiamo davvero creduto nella fine della storia. Di esserne lo scopo: abbiamo immaginato l’Europa come lo spazio che per primo avrebbe superato lo Stato nazionale in vista di un utopico impero universale del diritto e della pace. Abbiamo salutato la caduta del Muro di Berlino, l’apertura della Cortina di ferro e il crollo del comunismo sovietico come l’annuncio del nuovo protagonismo europeo. Ruggito del topo, esemplificato dal celebre motto del ministro lussemburghese degli Esteri Jacques Poos, che allo scoppio della crisi jugoslava annunciava al mondo: “L’ora dell’Europa è scoccata”.* Non abbiamo capito che la Guerra fredda non era affatto paradigma negativo. Era l’unico equilibrio possibile per evitare la guerra calda che avrebbe distrutto l’Europa, sterminato noi europei e dilagato nel pianeta. Ancora una guerra mondiale nata nel nostro continente, ma per iniziativa di potenze esterne, essendo le interne debellate dalle due precedenti. Nella superiore disputa Usa-Cina-Russia gli europei non hanno voce, al massimo sussurrano a orecchi poco ricettivi. Esprimono interessi e valori diversi, appesantiti da secoli di dispute non solo filosofiche tra genti e culture fiere delle proprie storie e diffidenti delle altrui. "
*Cfr. F. Boidevaux, L’Europe gère les Balkans, “Relations Internationales”, n. 121, 2005/1.
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Lucio Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia la storia in Europa, Feltrinelli (collana Varia), novembre 2022. [Libro elettronico]
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gcorvetti · 1 year ago
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Che dire.
Oggi ho fatto un giro delle cose che vengono scritte online, non le chiamo notizie perché il giornalismo è bello che deceduto come lavoro, a parte qualcuno che ancora fa come insegnano nella scuola di giornalismo cioè va sul posto e fa domande o si reca nei luoghi appositi e prende informazioni. Si parla ancora dell'ultimo femminicidio (termine che per quanto non concordo oramai è nel vocabolario) anche se a quanto ho capito dopo ce n'è stato un altro, passato quasi inosservato avvenuto a Fano due giorni dopo quello di Giulia, questioni mediatiche. Leggo che il tipo che l'ha uccisa è stato prelevato in aeroporto da uno stuolo di forze dell'ordine, peccato che quando la vittima ha chiamato non c'era un poliziotto, un carabiniere o un finanziere disponibile ad accertarsi che nulla accadesse, perché viviamo nella società che cerca la cura e non la prevenzione, infatti leggo anche che il tizio verrà messo in un carcere speciale isolato dai malviventi comuni, perché un assassino non lo è? Però lui è di buona famiglia, quel coglione di salvini (come fate a sopportare così tale ignoranza e stupidità lo sapete voi) scrive "SE" è colpevole, cioè scusa mattè fammi capire, cosa non ti è chiaro del fatto che ha ucciso la sua ex? A propaganda live giustamente ci ridono nel rispetto del caso e mostrano un tweet di un pò di tempo fa dove l'assassino era uno di colore e per il ministro (che a chiamarlo così è un insulto alla politica) è colpevole al 100%, quindi poi hanno mostrato il meme di Peter Griffin con il pantone del colore della pelle, come per dire c'è del razzismo tra le istituzioni ma non è grave, non poco direi. Poi va bè ognuno dice la sua, ma in un trafiletto leggo che le bollette aumenteranno da dicembre, quindi tutto per sviare da uno dei problemi attuali, non tanto le bollette in se, ma il fatto che oramai ci si è dimenticati della guerra in ucraina, eh già, che fine hanno fatto i cattivoni russi, che naturalmente spariscono davanti ai buoni israeliani che massacrano i palestinesi, anche questo è distrazione di massa? Che quella ucraina era una guerra per punire l'europa si sapeva, e che a nessuno è venuto in mente di dire no per evitare crisi economiche e rincari vari, mancu ppo cazz. Dopo aver letto il libro di Mark Fisher devo dire che tutto ha assunto più che una direzione e chiarezza, anche se naturalmente ci sono svariate zone d'ombra che non è compito mio indagare ma che mi fanno pensare a quello che stiamo vivendo, dalle tensioni spesso create ad hoc mediaticamente a quelle reali per via di un sistema oramai collaudato dove a finire sul tritacarne non sono i colpevoli materiali ma il sistema stesso, vedere la crisi 2008/2009 delle banche dove nessun banchiere ha pagato e il tutto è ricaduto come sempre sulle persone attraverso l'aumento delle tasse perché per salvare le banche private sono stati usati soldi pubblici, nessuno ha chiesto di fare un referendum per vedere cosa ne pensano le persone direttamente interessate, chissenefrega delle persone, al dolore ci si abitua, come ad una droga e ci vuole più dolore, come se bastonando un cane ripetutamente e tutti i giorni quel cane per quanto buono un giorno ti sbranerà.
Andiamo oltre che la situazione è già una merda e non ci vuole l'apporto del Corvaccio per puntualizzare che siamo nella merda, ma secondo me si può uscire dalla merda in cui ci troviamo, semplicemente combattendo il sistema dove gli fa più male, il denaro, sarebbe bello vedere almeno la metà della popolazione mondiale non acquistare più niente, non usare più l'automobile, non comprare più nessuno tipo di droga legale (alcol, sigarette e farmaci), non andare più a spendere i pochi soldi che restano in tasca pagati i conti regalandoli alle multinazionali che per fare profitto distruggono il pianeta, così facciamo anche contenta Greta. Utopia, il mio mondo ideale è utopico, dove tutti hanno il posto che si meritano per quello che sanno fare, senza distinzione di sesso, religione anzi nel mio mondo non ci sarebbero religioni, colore, nazionalità ecc ecc, un mondo dove tutti si prendono cura del prossimo perché siamo tutti nella stessa barca e se uno va a fondo si tira dietro tutti, dove nessuno resti senza cibo o un posto dove dormire al caldo, dove tutti sono allo stesso livello e nessuno percepisce stipendi da nababbi solo perché è tal dei tali messo li da pinco pallino. Penso che solo così possiamo salvaguardare il genere umano, si forse un pò troppo apocalittico, ma stando all'andazzo del periodo storico che viviamo si può benissimo dire "A me che me frega, io tanto fra 20 anni vi saluto se mi va bene, se mi va male anche prima e per quello che mi resta vi vengo in Q", l'egoismo odierno è diventato un arma contro le bugie e le ingiustizie del sistema, girarsi dall'altra parte ti fa solo aggirare l'ostacolo, prima o poi il problema ti si rinfaccia e non avendo una cultura della responsabilità ti si ritorcerà contro perché non hai gli strumenti per risolvere il problema, e il sistema non è da meno, Fisher dice che non ha nessuna importanza cambiare tutte le persone che lavorano in un dato settore, perché anche quelle nuove saranno infettate dal sistema e di conseguenza agirebbero come quelle precedenti. Concludo, che mi sono allungato, con la frase di inizio del libro "E' più facile pensare alla fine del mondo che a quella del capitalismo".
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yourgirlvoulaire · 7 months ago
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a morte sempre me assombrou e por mais que eu sinta ela muito presente na minha vida eu sempre acabo atraindo. Ficar velha me assombra tambem. Nao ter nenhuma crença para quando eu for faz eu ficar ainda mais com medo da possibilidade de eu morrer e ninguem nunca mais lembrar de mim... nao que isso seja importante, mas ser lembrado é como se fosse um ato utopico para todos nós.
eu ja vi de perto o que o ser humano é capaz de fazer com o outro, ja vi quem eu mais amava ser baleado na minha frente e logo em seguida cair nos meus braços ensanguentado, a pupila dilatando o barulho do sangue esguichando e a respiração se intensificando. Fiquei dias, semanas, meses e estou até hoje me recuperando de um trauma que sempre que me pego pensando revira meu estomago. Depois disso me vi procurando carinho e amor nos lugares mais ensalubres que eu poderia me colocar, violentei meu proprio sentimento, super dosei remédios indo parar em clinicas e dentro dessas clinicas via pessoas muito piores que eu com seus membros arrancados cuspindo sangue desejando nao estar passando por aquilo. Depois que eu ja estava acabada por fora e por dentro, com um buraco no meu peito, nao lembrando nem do que eu tinha comido pela manhã eu entrei no limbo e fiquei por lá meses.
talvez eu ainda esteja escalando pelas paredes desse limbo tentando sair.
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abr · 1 year ago
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Oggi assistiamo ad un trend di denatalità che interessa tutte le nazioni sviluppate, (...) le differenze tra le nazioni come Francia e Svezia che si sono più date da fare (...) (tassi di fertilità rispettivamente di 1,86 ed 1,66) ed i Paesi che sono in ritardo su questo fronte come è certamente l’Italia (tasso fermo all’1,24), si limitano a pochi punti decimali (sufficienti comunque a passare da un declino gentile ad un precipizio). [Senza considerare che il delta è in gran parte dovuto a "risorse" che portano altri problemi, ndr]. (...)
Le vie tradizionali delle politiche familiari che (...) ruotano attorno a trasferimenti in denaro (detrazioni fiscali, assegni familiari) o in fornitura di beni e servizi (asili nido gratuiti, congedi parentali) sembrano inefficaci (il caso estremo è Singapore che, nonostante disponga delle politiche nataliste più generose di tutta l’Asia, è fermo ad un tasso di fertilità pari a 1,1).
Forse è giunto il tempo di individuare politiche più audaci, che non si limitino a rendere meno costosa la scelta di avere figli, ma siano piuttosto riforme strutturali (...) per promuovere un ambiente davvero favorevole alla crescita demografica e alla prosperità delle famiglie.
Un articolo scientifico del demografo Paul Demeny, pubblicato nel 1986 con il titolo Politiche pronataliste per Paesi a bassa fertilità, si poneva in maniera innovativa queste stesse domande. Cercando di tenersi egualmente distante dai pericoli di un certo radicalismo utopico e dall’assistenzialismo estremo, Demeny mette sul piatto quattro proposte radicali, che superano l’approccio del mero abbattimento del costo di fare figli e rimettono al centro della questione della natalità la famiglia, il cui ruolo sociale va vigorosamente ricuperato dopo decenni di marginalizzazione.
Solo famiglie forti e stabili - secondo Demeny sono in grado di invertire i trend demografici negativi che stanno travolgendo tutto il mondo sviluppato.
- Una prima proposta (...) è quella di parametrare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali. (...) La tesi di fondo è che senza un sistema pensionistico i lavoratori generino i figli come forma di autoassicurazione per i tempi in cui non saranno più in grado di lavorare (funzionava così anche qui fino alla guerra mondiale), mentre in presenza di un sistema pensionistico universale a riparto, come quello italiano, i figli generati oggi saranno i contribuenti che pagheranno le pensioni di domani anche a coloro che oggi decidono di non avere figli. Insomma, gli economisti parlerebbero di benefici pensionistici futuri pubblici e non escludibili a fronte di costi di crescere figli che rimangono privati; di qui il problema della sottoproduzione, tipico dei beni pubblici.
L’idea di Demeny di agganciare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali riallineerebbe i costi attuali ai benefici futuri e, quindi, indurrebbe scelte di fertilità ottimali. La proposta di Demeny ha già avuto qualche labile eco nella scelte pubbliche. Pensiamo alla discussione recente sulla possibilità di ridurre i requisiti pensionistici per le donne che hanno avuto figli, prevista da Opzione Donna. Rispetto a questa iniziativa, l’intuizione di Demeny suggerisce di non guardare alle scelte di fertilità passate, sulle quali non si può più incidere, ma alle scelte prossime, in vista di pensioni future. Inoltre, le scelte di fertilità riguardano entrambi i genitori, pertanto l’incentivo dovrebbe essere offerto a entrambi, a fronte di un impegno duraturo nel tempo rispetto alla crescita dei figli. Questa prospettiva fa salve le finanze pubbliche nell’immediato, perché nessun incentivo deve essere speso, perché se l’incentivo è efficace, una più alta fertilità permetterà di sostenere il sistema pensionistico.
- Un'altra proposta (...) riguarda rendere il suffragio davvero universale, estendendo il voto anche a quella parte importante della popolazione che ancora ne è priva. (...) La proposta è quella di introdurre il voto fiduciario dei bambini, esercitato attraverso i genitori (fino ai 18 anni o anche meno). Questo meccanismo rafforzerebbe il ruolo delle famiglie e delle future generazioni nel sistema politico decisionale e la conseguente allocazione delle risorse pubbliche (...). Del voto alla Demeny - per la verità già Antonio Rosmini ne aveva parlato a metà 800 - si discute per ora solo a livello accademico (...). Sarebbe (interessante) sperimentarne la sua efficacia in qualche contesto decisionale minore (amministrazioni locali etc.), al fine di poterne misurare l’efficacia (...).
- Un’ulteriore proposta radicale (...) concerne l’incorporazione della famiglia. (S)ignifica considerare la famiglia come un'unità economica interconnessa, simile a un'azienda, in cui i ricavi (salari, rendite, pensioni) sono considerati una risorsa di proprietà della famiglia stessa e non dei singoli coniugi. In Italia è già previsto il regime patrimoniale della comunione dei beni, che però è opzionale e concerne solo i beni acquistati dai coniugi insieme o individualmente durante il matrimonio. La proposta di Demeny estende il regime di comunione anche ai redditi, con l’idea che questa condivisione profonda delle risorse rafforzi in particolare modo la posizione della donna (...) e consenta alle potenziali madri di affrontare con più serenità i rischi connessi agli investimenti specifici della maternità. 
- Infine, l’ultima delle idee “dirompenti” di Demeny concerne il rafforzamento della responsabilità e dell’autorità dei genitori (riguardo le scelte educative) (...). Demeny riteneva infatti che lo Stato “balia”, il quale ha l’ambizione di sostituire integralmente le funzioni genitoriali -inclusa quella educativa-, ha finito con il rendere ridondante il bisogno e l’ambizione di costruire una famiglia.
(P)otrebbe pertanto essere auspicabile rafforzare la responsabilità e l'autorità dei genitori sull’educazione dei figli attraverso l'implementazione di voucher che promuovono la competizione tra istituzioni scolastiche e restituiscono il controllo sull'educazione dei figli ai genitori stessi, oltre a favorire un miglioramento complessivo della qualità dell'istruzione e dell'ambiente educativo.
Certo, ciascuna di queste quattro proposte è a suo modo impegnativa (...) con ramificazioni legali sono profonde fino a toccare la Costituzione stessa.
Tempi difficili necessitano però di proposte radicali e le sfide che l’inverno demografico (...) non possono essere affrontate con le consuete (...) politiche basate su incentivi economici volti a compensare il mero costo dei figli.
Non avrei mai pensato di rebloggare un articolo di Avvenire ma stavolta è profondamente LIBERTARIO E MINARCHISTA (minimizzare il ruolo dello Stato, tornare alle famiglie), probabilmente a sua insaputa, via https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/voto-ai-figli-pensioni-ponderate-idee-audaci-contro-la-denatalit
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precisazioni · 10 months ago
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ho gradualmente smesso di scattarmi foto da quando ho iniziato a perdere i capelli. la stempiatura è in realtà lieve, ed è sufficiente il doppio taglio per averli in ordine: per avere trentatrè anni sono messo molto bene. seppur con lentezza, però, continuano a diradarsi, e i trattamenti che sto facendo non sembrano avere esito. l'impatto che questo ha sulla mia percezione non è sempre di tipo qualitativo: lo scorso anno mi sono rasato e non ero così male; la questione è che, senza capelli, tendo a non riconoscermi. credo si tratti di un aspetto del genere maschile non ancora trattato con i giusti strumenti: basta una veloce ricerca su internet per notare come l'ideale di bellezza sia del tutto coincidente con la totale presenza di capelli; agli uomini nelle pubblicità non gliene manca uno e "pelato di merda" resta ad oggi un'offesa per molti plausibile. sono dell'idea che il disagio della calvizie abbia affinità con lo stereotipo di donna magra: l'immagine mascolina è quella dell'uomo pieno di capelli e, a voler osare, una lunga criniera adornata da barba e muscoli: un ideale il più delle volte utopico
le affinità con i disturbi alimentari sono a mio avviso evidenti, anche se di minor stregua, e la ragione per cui forse non vi è uguale ossessione è che agli uomini, il più delle volte, manca quel tipo di consapevolezza tale a dare un nome ai propri disagi e, in genere, alle proprie emozioni, rendendosi dunque inensperti nel sezionarli altrettanto a fondo: si tratta di persone cresciute nell'idea di reprimere i propri sentimenti, che il maschio vincente è quello che non trapela emozione, freddo e distaccato, stereotipo che trovandosi inapplicabile vede la rabbia come unico sfogo di pulsioni emotive mai espresse. mi chiedo se un giorno il genere maschile avrà coscienza dei propri disagi; senza dubbio con il femminismo: arriverà quel momento in cui si parlerà dell'insicurezza data dalla calvizie; poi si affronteranno discorsi che vedono assonanze con la narrazione del corpo femminile degli ultimi anni: che perdere i capelli è normale, che in misura variegata succede all'ottanta percento dei maschi, che nelle pubblicità inizieranno a mettere uomini con capelli accanto a uomini stempiati e calvi. fino a quel momento, vivrò con l'ossessione per i capelli, la prima cosa che noto nelle foto che mi scattano, la cosa che invidio negli adulti che continuano ad averli, e talvolta non riconoscendomi allo specchio, ingigantendo una minuscola stempiatura del tutto normale alla mietà
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sembrachiara · 11 months ago
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in un silenzio utopico
#76
©️ Maria Flavia Vanni
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ink-shadows · 5 months ago
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Vorrei che gli ospedali al sud funzionassero ma spero in qualcosa di utopico vero?
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fashionbooksmilano · 11 months ago
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Nel giardino di Balla
Futurismo 1912-1926
a cura di Ada Masoero
Mazzotta, Milano 2004, 106 pagine, ISBN 88-202-1677-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
Galleria Fonte d'Abisso, Milano 18 marzo - 29 maggio 2004
La mostra “Nel giardino di Balla. Futurismo 1912-1928” esplora proprio questo versante, sinora poco indagato, della ricerca futurista attraverso 30 opere di tema naturale e floreale di Giacomo Balla, affiancate da alcuni esempi di ricerche affini di Fortunato Depero, Iras Baldessari e Farfa.
"Basta coi fiori naturali. Dobbiamo ormai constatare la decadenza della flora naturale che non risponde più al nostro gusto" : nel novembre del 1924 la Direzione del Movimento Futurista diffondeva il manifesto "La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali", firmato da Fedele Azari. Con questo documento, provocatorio come tutti i proclami futuristi, Azari non apriva tuttavia una pista nuova, ma formalizzava una delle innumerevoli applicazioni suggerite dal manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", del 1915, di Balla e Depero. Nel loro sogno utopico di rifondare l'universo secondo le leggi del Futurismo, i due firmatari avevano toccato anche il paesaggio e la natura: Azari procedeva dunque sulla via additata da loro e sceglieva di operare sul segmento che più infastidiva la sua sensibilità "meccanica", di aviatore della prima ora e di uomo d'azione, rimproverando agli incolpevoli fiori di essere stati per secoli alibi di "multiformi romanticismi" ed "espressione del cattivo gusto nei più bassi decorativismi".
05/01/24
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rideretremando · 11 months ago
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«I poveri devono subire non solo una casa mal costruita, ma anche tutte le idee dell’architetto per farlo vivere meglio: tra queste, immancabile, un brutto spazio verde all’interno del complesso abitativo. Una corona di case di quattro piani dai balconi rettangolari e dall’intonaco quasi sempre scrostato chiude questo polmone verde nell’enfisema del suo grigio. “Le parti comuni!, le parti comuni!”. Perché la gente deve socializzare, perché la dimensione abitativa non può ridursi alla microcellula familiare e al cubicolo a essa destinato. E allora moltiplichiamo i luoghi d’incontro, gli spazi di creatività comune (polenta e salsicce alla griglia), creiamo un mondo di festa perenne, dove Tizio presta il basilico a Caio, e Caio va da Sempronio col trapano per fissare uno scaffale. E le mogli si parlano dai balconi. Quante fantasie, che cattiva letteratura, poveri architetti malati d’umanesimo e di socialismo che per loro non sarà mai scientifico ma sempre utopico» (Luca Doninelli, Il crollo delle aspettative, Milano, Garzanti 2005, p. 38).
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