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#uso civico
gcorvetti · 8 months
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30.
Ho letto sta cosa che a Bologna hanno messo il limite di velocità a 30 km/h e naturalmente ci sono vari post di lamento oltre ai vari meme. Qua il limite in città è di 50 km/h e in alcune strade di 30 tipo vicino alle scuole o al centro dove è pieno di pedoni. Beh, se si considera che qua si rispetta il codice della strada, ci si ferma allo stop e prima delle strisce pedonali quando qualcuno è in procinto di attraversare, si può capire che da quel punto di vista forse sono più avanti, infatti oramai sono abituato nonostante non ho l'auto e prendo quella della mia compagna di più d'inverno ed è una cosa che mi spaventa di questo imminente spostamento a CT perché nella mia città si guida come dei folli senza rispettare nessuna segnaletica e spesso a velocità folle in pieno centro urbano, come un pò in tutto il sud, senza contare un uso eccessivo del clacson, cosa che qua non esiste, mai usato. Che l'italiano non ama le regole lo sappiamo, che a rispettarle gli viene l'orticaria è risaputo, ma che a lamentarsi è il primo in classifica. Sembra che questa sia una precauzione per evitare incidenti, che sappiamo dalle cronache essere all'ordine del giorno, ma cosa cambia se il limite è a 50 e non si rispetta comunque? Scommetto che se fosse a 100 lo infrangereste lo stesso solo per il gusto di farlo. Seguire le regole, in questo caso stradali, non è solo un dovere del cittadino ma anche un forte segno di senso civico e se tutti seguissero le leggi non ci sarebbe da preoccuparsi, che so, di attraversare la strada senza il timore di essere stirati anche sulle strisce pedonali. Ovvio che mi sembra un'assurdità però se chi mette le regole arriva a questo estremo vuol dire che ve lo meritate, no? Sicuramente tu che leggi no, ma ci sono persone che quando si siedono al volante gli prende una sorta di pazzia e devono andare veloce, certo sicuramente hanno un auto che gli permette di farlo e si credono grandi piloti, magari giocano a qualche video gioco di auto dove vincono sempre e vanno a 300 km/h ma è un gioco, però non considerano che i piloti girano su percorsi fatti ad hoc senza traffico e pedoni e hanno delle auto apposite per andare ad alte velocità e sono iper allenati per farlo, lui magari la sera prima ha bevuto o non si è svegliato come si deve perché è in ritardo e ha i nervi tesi perché non vuole arrivare tardi a lavoro. Sicuramente c'è un amminchiamento su certe cose e si ignorano altre che magari sono più importanti, come il fatto che vi fottono il paese e non ve ne accorgete perché siete in guerra col vicino, col nero, con l'omosessuale, come se il prossimo sia il nemico e non quello che vi dice che lo è. Molti si credono rivoluzionari o anarchici solo perché non seguono le regole, non è questa la rivoluzione che serve adesso, casomai. Questo è solo un mio punto di vista, perché ho letto da qualche parte che è una sorta di addestramento ad obbedire, sicuro? Lo dico a quel tizio che scrive che hanno iniziato col vaccino e ora i 30 all'ora, poi cosa? Sei cresciuto con l'idea di trovare un lavoro fisso e di passare la tua vita con una donna sola, di fare figli e farli crescere come te, non credi che questo sia già un addomesticamento? Inquararti e diventare un bravo cittadino non lo è? E ripeto non è violando le leggi che diventi rivoluzionario, la rivoluzione la fai quando non vuoi inquadrarti anche se rispetti le leggi, che poi in Italia sei già fuori dal coro se rispetti le regole visto che ognuno se le fa a modo suo.
Va bè vi lascio alla vostra diatriba inutile che vi distoglie dai problemi reali con un brano che calza a pennello del caro Frankie HI-NRG MC che stimo moltissimo.
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ilblogdellestorie · 1 year
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Kaylin Gillis, vent’anni era in auto con tre amici a Hebron, nord dello stato di New York, ha sbagliato numero civico. È entrata nel vialetto della casa di un sessantacinquenne nervoso, Kevin Monahan, che le ha sparato addosso e l’ha uccisa. Pochi giorni fa, a Kansas City in Missouri, l’ottantacinquenne Andrew Lester ha sparato due colpi addosso a Ralph Yarl, sedici anni, che era andato a prendere i fratellini da un amico, aveva suonato alla porta sbagliata. E Yarl, con un proiettile in testa, è stato soccorso solo alla terza casa dove si era trascinato per chiedere aiuto. I due anziani sparatori sono stati arrestati, non si sono scusati.
Ora Ralph Yarl sta abbastanza bene, il suo Paese meno. Negli stati governati dai repubblicani, in quasi tutti, vengono approvate leggi sulle armi. Per poterle comprare senza troppi controlli, per portarle addosso quando si è in giro, anche nascoste. Sulle proposte restrittive -neanche tanto: mettere al bando le mitragliatrici per uso privato, vietare l’acquisto di armi a chi ha problemi mentali, cose cosi- è in corso da anni una pantomima. A ogni strage peggiore delle altre i democratici invocano e i repubblicani bocciano. 
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fashionbooksmilano · 2 years
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Giappone  Disegno e Design
Dai libri illustrati Meiji ai manifesti d’arte contemporanea
catalogo a cura di Rossella Menegazzo e Eleonora Lanza
Nomos Edizioni, Busto Arsizio 2021 ,240 pagine, 23 x 30 cm.,ISBN  979-12-5958-015-3
euro 29,90
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Mostra Varese, Museo Civico Arte Moderna e Contemporanea, 26 giugno 2021 - 11 settembre 2022
Ecco una straordinaria panoramica della grafica giapponese raccontata sia attraverso i motivi decorativi – alcuni dei quali firmati da noti artisti e di grande interesse dal punto di vista storico e artistico – creati per ispirare la produzione artigianale dell’epoca (tessuti, ventagli, vasi, e oggetti di vario genere) sia attraverso una rassegna di manifesti d’arte contemporanea. I motivi decorativi furono tutti raccolti e pubblicati tra il 1890 e il 1908 (epoca Meiji) da Unsodo, noto editore di Kyoto tutt’ora in attività, e danno vita ad una collezione di libri antichi di grande valore, esposta per la prima volta in mostra nella sua interezza. Tra gli artisti più importanti pubblicati spiccano i nomi di Kamisaka Sekka, Furuya Kōrin, Kōno Bairei e Takeuchi Seihō… I libri della collezione sono stati realizzati a stampa con tecnica silografica (stampa da matrice in legno) in policromia anche con uso di colori metallici (oro e argento) o con il solo inchiostro nero. Esemplari simili o edizioni dello stesso anno sono conservati in grandi istituzioni museali del mondo, come il Metropolitan Museum di New York, la Freer|Sackler Library di Washington D.C., il Museum of Fine Arts di Boston e quello di Houston.
06/10/22
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jacopocioni · 4 months
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Il fatto di sangue a casa Canacci
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Casa de' Canacci. Fatti di sangue a Firenze ne sono successi tanti, ma uno si caratterizza per un epilogo che testimonia l'acredine del mandante che rese il suo gesto indelebile sia per la crudeltà dello stesso sia per averlo programmato esattamente il 1° dell'anno del 1639. Il 70enne Giustino Canacci e la sua seconda moglie Caterina Brogi, oltre ai tre figli adulti avuti delle prime nozze di Giustino, Francesco, Giovanni e Bartolomeo vivevano in via dei Pilastri al n° 4. Via dei Pilastri è un'antica strada che prende il nome da una famiglia perugina trasferitosi a Firenze prima della battaglia di Montespertoli, i Pilastri. Caterina Brogi era davvero una bella donna, una fresca ventenne che riceveva costantemente attenzione dagli uomini che la incrociavano, lo stesso figlioccio Bartolomeo se ne era invaghito. La donna era però impenetrabile a qualsiasi avance, o almeno cosi sembrava. Nella realtà esisteva qualcuno che aveva fatto breccia, si trattava di Jacopo Salviati, I duca di Giuliano.
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Veronica Cybo. Jacopo Salviati non solo era ricco e piacente, ma anche un poeta. Nato a Firenze nel 1607 era figlio di Lorenzo Salviati, marchese di Giuliano e di sua moglie, la nobildonna fiorentina Maddalena Strozzi. Nel 1627 si sposò con la principessa di Massa e Carrara Veronica Cybo-Malaspina ed ottenne da papa Urbano VIII, grazie a questo matrimonio, che il suo titolo venisse elevato da marchese a duca. Il matrimonio fu quindi conveniente per Jacopo, ma elevare il suo rango lo costrinse ad una moglie orgogliosa e fredda. Gli incontri segreti tra Jacopo e Caterina si svolgevano proprio in via dei Pilastri al civico 4 e nonostante la prudenza dei due amanti qualcuno si accorse della tresca. Non fu certo il marito di Caterina, il buon Giustino, che come marito sappiamo è sempre l'ultimo a sapere, ma qualcuno che fece arrivare la notizia all'orecchio di Veronica. Fu il respinto figlioccio Bartolomeo, che invece che confidarsi con il padre, il primo suo rivale in amore, lo fece con la moglie dell'amante della matrigna. Poi ci si domanda come nascono le telenovelas. La moglie di Jacopo, a differenza di Giustino, non rimase inerme e organizzò la sua vendetta in maniera non solo da riscattare il suo onore, ma da disonorare permanentemente quello del marito. Si coalizzò con Bartolomeo per conoscere esattamente gli orari degli incontri fedifraghi di casa Canacci e organizzò una sortita di tre sicari provenienti da Massa. I tre assassini aspettarono il 31 dicembre del 1638 per agire, consci che quella notte Caterina era sola con la sua fantesca. Non solo uccisero le due donne, ma fecero a pezzi i loro corpi.
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La vendetta di Veronica Cybo Il 1° gennaio a villa al Cionfo Jacopo si svegliava, dopo i bagordi notturni, ignaro di quello che era successo la notte e affrontò la giornata secondo i rituali in uso. Uno di questi era ricevere, presso i suoi appartamenti, il cesto di biancheria pulita che la perfetta organizzazione della moglie gli faceva recapitare settimanalmente. Stavolta però la servitù non trovò solo la biancheria profumata, ma ben avvolta in una camicia ci trovò la testa mozzata della sua amante Caterina. L'epilogo è scontato. Jacopo capì l'antifona, i sicari rientrarono a massa belli tranquilli, Veronica si trasferì a Figline sino a che non fu certa della sua impunibilità e l'unico che pagò lo scotto fu Bartolomeo che fu arrestato e poi impiccato al Bargello. Questo il fatto di sangue di Casa Canacci al n° 4 di via dei Pilastri. Solo dopo aver scritto l'articolo mi sono accorto che già la Madonna delle Cerimonie Gabriella Bazzani ne aveva parlato proprio su queste pagine della Rivista Fiorentina. Insomma, vi siete letti un doppione.
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Jacopo Cioni Gran Cerusico Read the full article
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lamilanomagazine · 5 months
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Modena: al Parco della Terramara la tessitura nell'età del bronzo
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Modena: al Parco della Terramara la tessitura nell'età del bronzo. Alla Terramara di Montale è stata protagonista la tessitura, una delle più antiche tecnologie a essere sviluppate e ancora oggi fondamentale per l'abbigliamento ma anche per creare oggetti d'arredo. Con il titolo "Trama e ordito" le visite guidate al parco archeologico hanno proposto un approfondimento sulla vita in una terramara di 3.500 anni fa e, in particolare, su una delle principali attività che svolgevano le donne. Con il filato, di natura vegetale o animale, a partire dall'ordito, si avviava la trama lavorando a telai verticali a pesi, come quelli ricostruiti all'interno delle abitazioni nel museo all'aperto di Montale. Maria Elena Righi, del Museo Civico di Modena, ha ripercorso le diverse tappe della lavorazione dei tessuti, attività di rilievo nella terramara di Montale, come recenti ricerche ci hanno rivelato: il centro terramaricolo di Montale, dove durante gli scavi sono state ritrovate oltre quattromila fusaiole (piccoli strumenti per filare la lana) e quasi 400 pesi da telaio in terracotta, è stato riconosciuto, infatti, come uno dei principali centri di produzione di lana nell'età del Bronzo. L'ipotesi è che la produzione di tessuti sfiorasse ogni anno le mille unità, grazie alla produzione di circa 1.500 kg di lana annuali. I dati confermerebbero addirittura un uso della lana non esclusivamente locale, ma utile anche per scambi di materie prime, quali stagno e ambra, impossibili da reperire nella regione. Infine, i filati in lana oppure in lino e canapa potevano essere colorati utilizzando le piante disponibili nell'ambiente circostante il villaggio. Per questo sono stati colorati anche i manufatti che bambine e bambini hanno potuto realizzare durante il laboratorio al termine della visita, usando filato sgargiante su piccoli telai in legno (consigliato dai 6 ai13 anni). Il Parco di Montale festeggia 20 anni dall'inaugurazione con un grande festival in programma il 25, 27 e 28 aprile e con eventi speciali all'interno del programma di appuntamenti che, per la stagione primaverile, prosegue fino al 9 giugno.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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valerio · 10 months
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"Dietro un portone qualsiasi, in una delle tante vie che portano da Salvator Rosa al centro storico, Salita Pontecorvo, si cela una realtà inaspettata, che supera l'immaginario. Varcata la soglia di quel portone e percorso un primo cortile, si avverte forte la sensazione di essere in un luogo intriso di storia, protagonista e spettatore di tante vicende umane. Una cella, una scala, un corridoio e ci si ritrova davanti ad uno spazio grande, quasi quanto un campo di calcio, sul quale si affaccia un lunghissimo porticato e un immenso edificio. E' l'ex convento delle Cappuccinelle, poi carcere minorile Filangieri, oggi Scignizzo Liberato.
Una storia lunga che parte dal 1585, quando Suor Diana di San Francesco, al secolo Eleonora Scarpato, moglie del notaio Luca Giglio, guarita da una grave malattia per intercessione di San Francesco d’Assisi, fece, per grazia ricevuta, voto di castità. Insieme al marito, iniziò ad accogliere nella sua casa le ragazze madri e quelle più sfortunate della città.Una volta rimasta vedova, Eleonora prese i voti regolari e fondò una chiesa e un monastero de­dicato a San Francesco dove, da Suor Diana, condusse la sua vita monacale. Si dice che la rminaccia di portarli dalle cappucinnelle, suore francescane a cui venne affidata la gestione del convento, note per il rigore e la severità dei metodi educativi, funzionasse da deterrente per riportare alla disciplina i fanciulli più disobbedienti e riottosi alle regole.
Divenuto insufficiente per il gran numero delle ospiti, il convento subì progressivi lavori di ampliamento. Nel 700 furono annessi tre edifici dai quali vennero ricavati gli ambienti interni, i giardini, il chiostro e due belvedere.
Nel 1809 il monastero fu soppresso per ordine di Gioacchino Murat e trasformato in riformatorio minorile, intitolato a Gaetano Filangieri, insigne giurista e filosofo napoletano.
Durante il fascismo divenne “istituto di osservazione minorile”e negli anni successivi casa di rieducazione.
il 23 marzo del 1982 il grande Eduardo de Filippo, all'epoca senatore a vita, in una interpellanza al Senato, chiese che fosse assegnato al Filangieri "uno spazio in una località ridente su cui costruire un villaggio con abitazioni e botteghe dove i giovani, già avviati a mestieri e all’artigianato antico, possono abitare e lavorare, assaggiando il sapore del frutto della loro sacrosanta fatica, recuperando la speranza e la fiducia di una vita nuova che restituisca loro quella dignità cui hanno diritto.”
Un legame speciale univa il Maestro ai ragazzi del Filangieri, i figli più "dannati" di Napoli. Ad essi Eduardo fece visita più volte, tenendo lezioni di recitazione e di drammaturgia, destinando alla struttura anche parte degli incassi di alcune sue rappresentazioni teatrali.
Dismesso definitivamente nel 1999, l'ex Filangieri è stato abbandonato per molti anni fino a quando, il 29 settembre del 2015, a rievocare le quattro giornate di Napoli, è diventato lo "Scugnizzo Liberato". Un laboratorio di mutuo soccorso dedito all'organizzazione di attività ricreative, culturali e sociali, nonché al recupero e alla manutenzione degli spazi della struttura, divenuta un bene comune ad uso civico e collettivo.Vi si svolgono concerti, spettacoli, presentazioni di libri, corsi di formazione e molteplici attività a favore dei piu deboli, la mensa sociale e il guardaroba solidale, organizzate dall'associazione Nessuno Escluso.
Nell'ambito delle risorse del Piano Sviluppo e Coesione del Ministero della Cultura lo scorso luglio è stato emanato un bando di gara per la progettazione e i lavori di restauro del complesso, ai fini della creazione di un centro di alta formazione delle arti e dell’artigianato, con realizzazione di una struttura ricettiva da destinare a giovani artisti.
Una grande opportunità per Napoli, quella di valorizzare un luogo straordinario che è stato palcoscenico di un ampio ventaglio di sentimenti umani, la gratitudine, la disperazione, il riscatto."
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ombrafurtiva · 1 year
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Il doppio standard delle cosidette democrazie occidentali che tanto fieramente si oppongono ai regimi oligarchici, teocratici e “comunisti” d’oriente si prefigura plasticamente nella vita civica di queste stesse cosidette democrazie. In italia una legge elettorale dai profili incostituzionali per stessa ammissione della Corte produce storture elettive in cui non viene scelta alcuna maggioranza se non la stessa commistione di partiti, partitini e transfughi della marea da solstizio che compongono un’offerta elettorale arappresentativa; ed in cui il vero partito a vincere è quello dell’astensione elettorale; roba che Bobbio e Brencht stan ancora rivoltandosi nella tomba. Come una linea tracciata pedissequamente dai suoi stessi carnefici, il doppio standard occidentale prosegue poi, sempre nel paesucolo italico dalla rinomata storia, con lo stesso Capo dello Stato, in-eletto ma inquilino del Quirinale per virtù di incompetenza parlamentare altrui, che esprime e promuove una netta posizione bellicista in favore di una parte di un conflitto che ha generato centinaia di migliaia di morti e in aperto conflitto con l’articolo 11 della Costituzione -nonché in conflitto col dovere di onorare la natura stessa della carta fondante del vivere civico di una nazione intera.
“Se l’Ucraina cadesse, assisteremmo ad una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe ad un conflitto generale devastante” Sergio Mattarella.
Dal Presidente si discende poi nei gironi di altre cariche dello stato e poi ancora nei suoi parlamentari di cosiddetta democrazia indiretta, il cui eloquio esprime poi solidarietà verbale ad un regime come quello nazi-sionista israeliano che da anni trucida il popolo palestinese in aperta violazione di numerosi trattati di pace e sui diritti umani -proprio all’indomani di un feroce attacco del suddetto regime.
“Stamattina Israele è sotto attacco. Un’operazione terroristica di Hamas con morti e feriti nel sud del Paese. Un atto che va condannato con fermezza. Solidarietà a Israele.” Enzo Amendola, PD
Nel meraviglioso mondo del doppio standard della cosiddetta democrazia occidentale italica poi il formidabile comparto di 'liberali' dove il garantismo va bene solo se applicato agli italiani: ti spiega pure che 18 mesi di trattenimento amministrativo via questore, fuori dalla naturale giurisdizione senza garanzia difensiva alcuna, non sono da Stato di Polizia. Nel contesto di un paese soggetto a normalissime e storiche migrazioni, la reazione serve come utile sintomo nella diagnosi dello stato di salute della sua, ormai uso la parafrasi, “cosiddetta democrazia”. Cosi come è sintomatico di uno stato di polizia, lo scontro violento della propaggine governativa del parlamento contro il sistema di pesi e contrappesi per garantire la convivenza civile in una democrazia: in questo caso l’esempio del rovinoso atto di terrorismo legalizzato verso la giudice Apolostolico: schedata e rea di aver partecipato ad una manifestazione, per altro promossa in seguito da una delle ultime parvenze di lucidità di un Capo dello Stato, che come descritto poc’anzi, ormai istituzionalmente catatonico.
Potrei ulteriormente dilungarmi, affrontare gli aspetti del lavoro, dei diritti,del walfare, della violenza di genere, dell’energia e ambiente della nostra ormai fu carta costituzionale sotto i neo fascisti meloniani e para mafiosi berlusconiani; potrei dilungarmi e affrontare aspetti riguardanti anche altri stati europei, non necessariamente in umani ma esempi virtuosi di convivenza civica evoluta; ci si potrebbero scrivere libri, ma la chiosa può essere una sola: il medioevo non è mai stato fattualmente e storicamente ‘dark ages’, l’attualità è l’oscurantismo e in epoca di declino della civiltà è dovere di ciascuno leggere il più possibile e informarsi secondo i propri strumenti di comprensione: quali che essi siano; sono l’informazione e la lettura parti importantissima della manifestazione del proprio io civico, oltre ad altri metodi di disobbedienza; non siate indifferenti, parteggiate, siate partigiani, sempre.
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nhhil · 1 year
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Acabaram com as escolas Civicos Militares.
Mas o uso da Maconha Recreativa foi liberada.
Vai ter Barraquinhas de Drogas nas Portas das Escolas, ao invés de alunos batendo continência e aprendendo o básico, pra ser alguém na vida.
VALEU PETEZADA DO CARA🧄🚩☠️
Brasil 2023 🇧🇷🚩☠️
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amicidomenicani · 1 year
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Vescovo (1389-1459) Nato a Firenze nel 1389 Antonino Pierozzi sentì nascere la sua vocazione domenicana all’ascolto del noto predicatore e riformatore Giovanni Dominici, ma se ne distaccò poi per l’eccessivo antiumanesimo e spirito antiscientifico del Dominici stesso. Dopo il noviziato a Cortona (1405) sotto la guida del beato Lorenzo da Ripafratta, fu assegnato al convento di Fiesole. Nel 1409, a seguito della scelta del governo fiorentino di aderire al concilio di Pisa, mettendo così fuorilegge le due precedenti obbedienze, con gli altri domenicani di Fiesole (col Dominici fedeli a Gregorio XII) si rifugiò a Foligno. Era priore a Cortona (1420) quando gli arrise il successo con lo scritto Confessionale (l’utilità pratica, e soprattutto il buon senso, è forse il motivo di tanto successo e delle tante edizioni che ebbe molto presto. Mentre, i numerosi riassunti in lingua volgare, specialmente ad uso dei confessori e dei penitenti, presentano qualche dubbio sulla parte avuta o meno da S. Antonino nella loro redazione), che fu tanto apprezzato che molti conventi della Provincia Lombarda lo vollero priore. Ed in tale veste lo si ritrova alla Minerva di Roma, a S. Pietro Martire a Napoli, come pure a Gaeta e Siena. Nel 1433 divenne vicario generale della congregazione lombarda riformata. Nel 1436 ottenne da Cosma e Lorenzo dei Medici il convento di S. Marco di Firenze, di cui fu anche priore (1439-1444). Era vicario della congregazione toscana quando il papa Eugenio IV lo nominò arcivescovo di Firenze (marzo 1446). Cominciava così un periodo diverso della sua vita, quello del pastore tutto dedito al suo gregge, sia dal punto di vista materiale (assistenza ai poveri) che spirituale (visita a chiese e riforma morale del clero). Le sue quaresime erano improntate al tentativo di scuotere il clero e suscitare il riconoscimento dei propri peccati in vista di una salutare penitenza. Ma, nonostante questo suo impegno per la riforma del clero, non poté evitare l’impegno civico, come alcune ambascerie a nome del popolo fiorentino, presso il papa Callisto III (1455), e presso Pio II (1458). Ancora vivo fu chiamato Antonino dei consigli. Morì il 2 maggio 1459, e fu canonizzato il 31 maggio 1523. .
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leparoledelmondo · 4 years
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Uso civico delle foreste
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Il quadro mondiale dello stato di salute delle foreste è decisamente problematico. Tra deforestazioni e roghi milioni di ettari di verde primario sono persi, ma c’è una buona notizia: ogni anno le foreste nel vecchio continente crescono di una superficie di 9.500 chilometri quadrati, l’equivalente di 1 milione e duecentomila campi di calcio. E l’Italia, che all’inizio del secolo scorso era quasi denudata, è uno dei Paesi che ha visto crescere di più (1 milione di ettari in 30 anni) la propria superficie forestale che oggi copre il 36% del territorio. E’ un aumento per lo più legato ai fenomeni di abbandono dei territori rurali e montani. Strategico diventa il tema della proprietà delle foreste in Italia, per oltre due terzi, privata. Per il WWF bisognerebbe estendere i cosiddetti “usi civici” del patrimonio boschivo. Così che le comunità possano intervenire anche dove i boschi, frazionati tra centinaia di proprietari, sono in abbandono.
Photo by Diana Robins on visualhunt.com
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immensoamore · 2 years
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Pochi pensieri sparsi e un po’ a cazzum sulle prossime elezioni a cui siamo chiamati domani .
Ricordate che votare è un dovere civico, soprattutto verso gli elettori. Quindi la stronzata “tanto non cambia niente” vi immette direttamente nella cesta di quelli che poi non si possono lamentare degli esiti (sei andato tu?) perché poi rompe molto i coglioni e fa di voi degli irresponsabili. Che voi non andiate a votare non è nell’interesse del politico ma puramente di chi vota per cui fare uno sforzo vi legittima a esseri umani, nulla più; considerate i diritti fini ad oggi conquistati frutto di lacrime,e spesso sangue,di gente che c’è morta per quei diritti. Onorate quelle morti e lottate per conservarli i diritti non per eliminarli; ricordatevi che non essere parte di una categoria (uso un termine impropriamente ma vorrei ne comprendeste il senso) non vi esonera dal prendervi cura e tutelare le stesse. Un giorno potreste essere parte di una categoria di cui non fotte sega a nessuno e rimpiangereste o maledireste chi ignora l’importanza di quella a cui appartenete. Sono sempre cazzi di tutti, nessuno escluso. L’astensionismo crea un danno, a tutti, sempre. Il non sentirsi rappresentati da partiti politici in questo dato momento (dato molto comune) non esime da un voto consapevole. Non si può essere in linea con tutto ma i principi cardine sono sicura possiate trovarli. Se non li avete trovati non avete ascoltato e qui si ritorna alla responsabilità morale di ognuno di noi. Andate a votare sapendo come si esprime il voto perchè il divieto del voto disgiunto renderebbe nulle le schede. Si mette solo una croce (SOLO UNA) non una sul nome e una sul simbolo. Se votate il nome va a tutta la coalizione in proporzione ai voti (e al soggetto ovviamente), se la mettete pure su un simbolo va tutto a puttane. Allora mettete su un simbolo e va pure al nominativo di riflesso. Se andate a votare fate in modo che sia buono e espressione della vostra volontà altrimenti è un voto a cazzum e abbiamo già il porcellum che rompe i cojoni e di cui nessuno ha capito un ca@@o. In momento è quello che è, c’è una guerra in atto, siamo in piena crisi energetica, la natura si è rotta le palle di noi,e lo sta palesemente dimostrando, e c’è da salvare il salvabile: fate la vostra.
Buon voto e cerchiamo di non fare cazzate.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Influente nell'aristocrazia, erede della dinastia intellettuale che faceva capo alla scuola del Museo, Ipazia era soprattutto maestra del «modo di vita ellenico» (hellenikè diagogè), sostanzialmente politico, cui l'aristocrazia pagana s'ispirava: lo conferma Suida, ancora qui da identificarsi in Esichio, secondo cui era «fluente e dialettica (dialektikè) nel parlare, accorta e politica (politikè) nell'agire, così che tutta la città davvero la venerava e le rendeva omaggio». «Dalla cultura ellenica (paidèia) le derivava», come ci informa Socrate Scolastico, «un autocontrollo e una franchezza nel parlare (parrhesìa)» per cui «si rivolgeva faccia a faccia ai potenti e non aveva paura di apparire alle riunioni degli uomini: per la sua straordinaria saggezza, tutti costoro le erano deferenti e la guardavano, se mai, con timore reverenziale». Ipazia era la portavoce dell'aristocrazia cittadina presso i rappresentanti del governo centrale romano e in particolare presso Oreste d'Egitto. «I capi politici venuti ad amministrare la città», riferisce Suida, «si recavano per primi ad ascoltarla, come seguitava ad avvenire anche in Atene. Poiché, se anche il paganesimo vi era finito, comunque il nome della filosofia pareva ancora grande e degno di venerazione a quanti avevano le più importanti cariche cittadine». La filosofa influenzava direttamente e fortemente la politica interna della sua città: «Tu hai sempre avuto potere. Possa tu averlo a lungo, e possa tu di questo potere fare buon uso», si legge in una lettera di raccomandazione che le indirizzò l'allievo Sinesio. Ma proprio da questo potere locale e clientelare prende le mosse la trasformazione delle classi dirigenti, avviata nelle sedi provinciali dal legittimarsi politico della Chiesa. La polis tardoantica e bizantina vedrà d'ora in poi il vescovo, non più il filosofo, farsi consigliere e «garante civico» del rappresentante statale. «Il vescovo cristiano doveva avere il monopolio della parrhesìa!», ha scritto Peter Brown, proponendo, appunto sul caso di Ipazia, un sillogismo storico fin troppo immediato: se nella fase di trapasso dal paganesimo al cristianesimo il ruolo del filosofo e del vescovo vengono a sovrapporsi, che cosa fa il vescovo, se non eliminare il filosofo? «Phthonos personificato si levò in armi contro di lei», denuncia Socrate. La gelosa malevolenza, lo phthonos dei cristiani per i pagani secondo tutte le fonti, e secondo un luogo comune della letteratura antica, è causa della fine violenta non solo di Ipazia ma insieme dell'antico modo di vita della polis, cui Suida accenna nel suo sfumato riferimento ad Atene. “
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Brano tratto da Ipazia, l’intellettuale, saggio di Silvia Ronchey raccolto in:
AA. VV., Roma al femminile, a cura di Augusto Fraschetti, Laterza (collana Storia e Società), 1994¹; pp. 215-16.
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kittesencula · 3 years
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ғɪɢʟɪᴏ ᴅɪ ᴍᴀᴅʀᴇ ɪɢɴᴏᴛᴀ 𝑂𝑟𝑚𝑎𝑖 ℎ𝑎𝑖 𝟸𝟷 𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑒̀ 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑢 𝑠𝑎𝑝𝑝𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑠𝑒𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜… L’abbandono dei neonati (quando non venivano buttati nel Tevere) era una pratica assai diffusa, soprattutto fra le prostitute che andavano incontro ad una gravidanza indesiderata. La “ruota degli esposti”, disattivata da più di un secolo è ancora lì, accanto al civico 2, portone dell’ospedale Santo Spirito in Saxia. Sulla cassetta per le offerte, incassata nel muro, è ancora visibile la scritta, pur se ormai consumata dal tempo: “Elemosine per li poveri proietti dell’hospidale”. Con la ruota e la pratica di ricevere i piccoli abbandonati nacque anche una nota parolaccia romana. I piccoli venivano registrati in latino come “filius matris ignotae”, cioè “figlio di madre ignota” o, abbreviando, “filius m.ignotae”, da cui “figlio di mignotta” romanesco. Dall’usanza di chiamare i trovatelli con il termine projetti (dal latino proicere, esporre, gettare), deriva uno dei più comuni cognomi romani: Proietti. Così è anche per Esposito, che deriva dal termine “esposto”. Gli esposti maschi, una volta adulti, venivano avviati al lavoro; le femmine invece se non riuscivano a sposarsi erano destinate a rimanere all’interno dell’ospedale dedicandosi al lavoro e alla preghiera. La ruota riceveva una media di mille bambini l’anno e salvò certamente molti neonati dalla morte. La ruota del Santo Spirito è probabilmente la più antica d’Italia: in Italia il loro uso è stato abolito per legge nel 1923. Lo sportello che dava accesso alla ruota era dotato di una grata che permetteva di adagiare all’interno solo bimbi molto piccoli, neonati. Dopo aver posto il bimbo la madre suonava un campanello che avvisava le suore che si doveva girare la ruota e prendere il bambino. Il nuovo arrivato veniva avvolto in un drappo azzurro, consegnato alla Priora delle Balie e segnato su un piedino con una doppia croce. #ecco #hai21anni #etempochetusappiadichiseifiglio #fijidenamignotta #donnaignota #ruotadegliesposti #sapevilo #petuttilaltriaveterottoercazzo #voiepureerblackfriday 🥳🔉 🍕🖕🏿 #Ⓚ #kittesencula #kivvesencula 𝖉𝖗𝖆𝖌𝖔𝖕𝖚𝖇𝖑𝖎𝖘𝖍𝖊𝖗.𝖈𝖔𝖒 ᴋɪᴛᴛᴇsᴇɴᴄᴜʟᴀ.ᴄᴏᴍ (presso Chiesa di Santo Spirito in Sassia) https://www.instagram.com/p/CWxrT-6t-EI/?utm_medium=tumblr
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jacopocioni · 9 months
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Bagni antiche terme Peppini
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 Vi sarà capitato più volte, trovandovi in Piazza del Limbo, di notare un palazzetto, in Borgo SS. Apostoli, che affaccia sulla piazza e che sulla facciata ha una scritta:  “BAGNI NELLE ANTICHE TERME”. Si tratta in effetti di un piccolo stabilimento termale, in funzione nell’Ottocento e fino ai primi anni del Novecento. Nel 1826 il Signor Antonio Peppini acquistò alcune case, appartenute nel Trecento agli Altoviti, isolate dagli altri edifici da diversi chiassi o vicoletti. Queste case furono tra i beni della famiglia Altoviti fatti confiscare da Cosimo I quando, nel 1554, Bindo di Antonio Altoviti fu dichiarato ribelle, e vennero date da amministrare ai Capitani di Parte. Antonio Peppini le fece abbattere e al loro posto fece costruire questo palazzo, progettato da Telemaco Bonaiuti.
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Un'idea bizzarra, quella di costruire uno stabilimento termale in pieno centro? Mica tanto… si dà il caso che proprio lì, ai tempi della Firenze romana, sorgeva uno degli impianti termali della città e dunque il richiamo ai passati fasti era più che evidente. Delle antiche terme romane non vi sono oggi resti visibili in superficie, furono distrutte prima dalle invasioni barbariche e poi dalle ricche famiglie fiorentine che utilizzarono, come era usanza a quel tempo, le antiche pietre romane per erigere le loro case-torri che sono numerose lungo Borgo SS. Apostoli.  Peppini, con il consenso del Magistrato civico, fece chiudere nel 1826 vari vicoli, comprendenti il chiasso dei Cencetti, che giravano attorno al fabbricato. 
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Giuseppe Formigli, nella sua guida del 1849, descrive così lo stabilimento:  "Il sig. Antonio Peppini ha formato uno stabilimento di bagni, costruito nei fondamenti delle antiche Terme, edifizio Romano, che ha dato nome ai suddetti odierni bagni. In questa interessante intrapresa, egli ha avuto pensiero sopra tutto di ottenere la proprietà, e l'eleganza conveniente ai costumi moderni, come pure alla scelta di una posizione centrale. Il dì 1 Luglio dell'anno 1826 fu aperto questo stabilimento, i pregi, e i vantaggi del quale sono stati generalmente sentiti, le quali cose fanno sì che è frequentatissimo non tanto dai fiorentini quanto dai forestieri. Le tinozze furono poste al primo piano dietro il parere dei più valenti fisici onde evitare l'impressioni troppo sensibili delle temperature diverse, il che diede luogo alla costruzione di una elegante scala che conduce alle due gallerie ove sono gli stanzini rispettivamente destinati per i sigg. uomini, e per le sigg. donne, dove si gode di tutta la libertà e di qualunque comodità possibile. I bagni sono caldi, o freddi, temperati, a qualunque grado a seconda del desiderio dei sigg. bagnanti, o a forma del bisogno. Vi si trovano ancora dei bagni a vapore, dei bagni composti ad imitazione di quelli di acqua minerale e delle sorgenti termali le più in uso non solo in Toscana come altrove, fedelmente eseguiti, secondo le ricette dei medici. Sonovi ancora delle docce interne ed esterne di acqua pura, o di acqua composta secondo il genere della malattia, e tali che se ne può fare uso ancora durante l'inverno, allorché sarebbe impossibile di soggiornare alle vere terme". Il centro termale, che ad onor del vero era più apprezzato dai forestieri che dai fiorentini, chiuse definitivamente nel 1912.
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Ancora oggi, a fianco del palazzetto, si può notare una targa di marmo, che ricorda la chiusura dei vicoli: ANTONIO PEPPINI CHIUSE QUESTI VICOLI CON FACOLTÀ ACCORDATAGLI DAL DECRETO DEL MAGISTRATO CIVICO DI FIRENZE L'ANNO 1826.
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Gabriella Bazzani Read the full article
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lamilanomagazine · 5 months
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Fermo. Scovato latitante in Belgio destinatario di 16 mandati di arresto europeo per reati di droga e contro il patrimonio.
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Fermo. Scovato latitante in Belgio destinatario di 16 mandati di arresto europeo per reati di droga e contro il patrimonio. La Polizia di Stato di Fermo, a seguito di serrate indagini svolte senza soluzione di continuità, ha individuato e catturato, in Belgio, un pericoloso latitante, un cittadino italiano di 28 anni, il quale dovrà scontare 20 anni, 6 mesi e 23 giorni di reclusione in quanto destinatario di 16 mandati di arresto europeo per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, reati contro il patrimonio, in particolare furto aggravato in concorso, ricettazione, rapina, nonché danneggiamento seguito da incendio aggravato in concorso e lesioni personali, tutti fatti commessi nelle province di Fermo e Macerata, carriera criminale intrapresa dalla minore età. La Squadra Mobile di Fermo, nel settembre del 2021, lo arrestava nella cittadina rivierasca di Porto Sant'Elpidio, allorquando veniva trovato in possesso di 400 grammi di hashish, 40 grammi di cocaina, 10 grammi di eroina, un bilancino di precisione, materiale per la preparazione ed il confezionamento delle dosi e denaro. Nella fattispecie, a seguito di prolungati appostamenti, gli investigatori constatavano che il soggetto spacciava sostanza stupefacente effettuando consegne a domicilio ed utilizzando un monopattino e proprio in occasione di una consegna lo sottoponevano a controllo e perquisizione. L'abitazione dell'arrestato era dotata di un importante impianto di videosorveglianza esterna, costituito da quattro telecamere ad infrarossi ed apparecchiature per la visione e gestione delle immagini che consentivano allo spacciatore di monitorare costantemente i quattro lati dell'edificio nel caso di arrivo delle Forze di Polizia, in modo tale da poter scappare o, almeno, disfarsi delle sostanze illecite. Il soggetto, a seguito della convalida dell'arresto da parte dell'autorità giudiziaria, veniva sottoposto agli arresti domiciliari, misura cautelare dalla quale evadeva nel marzo del 2022. Del predetto e della sua famiglia, compagna e figlia, si perdeva ogni traccia sul territorio nazionale. La Squadra Mobile di Fermo, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo e il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo, svolgeva accurate investigazioni sia mediante i tradizionali appostamenti e pedinamenti delle persone a lui legate, familiari ed amici, sia indagini tecniche, in particolare accertamenti finanziari. Gli investigatori della Squadra Mobile analizzavano singolarmente tutte le transazioni effettuate mediante le carte di pagamento elettroniche, riscontrando la presenza di alcuni pagamenti effettuati in territorio belga, con particolare riferimento al comune di Schaerbeek, situato nella regione di Bruxelles Capitale. Nella fattispecie emergevano ricorrenti spendite di denaro effettuate presso un negozio di generi alimentari sito a Schaerbeek. La successiva sovrapposizione dei dati ottenuti con i contenuti presenti sui profili social in uso al catturando e ai familiari permettevano di risalire ad account riconducili al ricercato ed alla sua compagna, nonché numerosi video riproducenti, per lo più, scene di vita familiare aventi quali protagonisti il ricercato e la sua famiglia. Attraverso accertamenti incrociati tra le spendite di denaro effettuate, gli indirizzi IP e gli approfondimenti effettuati tramite servizi internet geografici, venivano individuati luoghi compatibili a quelli videoregistrati dalla coppia, tanto che la Squadra Mobile riusciva ad individuare non solo la via ma anche il numero civico e, addirittura, il piano dell'appartamento in cui viveva il latitante e la sua famiglia. Il brillante risultato investigativo veniva immediatamente comunicato al Servizio Centrale Operativo e al Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia che, prontamente, allertavano la polizia belga della presenza di un pericoloso latitante che doveva espiare oltre 20 anni di reclusione, comunicando l'indirizzo preciso in cui si trovava il soggetto. Il 28 dicembre 2023 il soggetto veniva arrestato dalla polizia belga e tradotto in carcere in Belgio, in attesa delle procedure burocratiche per il successivo trasferimento che è avvenuto nella giornata del 12 aprile ad opera del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e della Squadra Mobile di Fermo. I predetti operatori si sono recati in Belgio prendendo in consegna il catturando e, a bordo di un aereo, sono giunti all'aeroporto di Fiumicino, dove è avvenuto l'arresto in territorio italiano ed il successivo trasferimento in carcere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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3nding · 4 years
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NUMERI BRUTTI E NERVI SALDI
Oggi numeri brutti, non si discute, per gli oltre 8.000 nuovi casi e soprattutto per quelle 83 morti che non si vedevano da mesi e stimolano ricordi molto spiacevoli.
Ma proprio di fronte al mare in tempesta bisogna mantenere i nervi saldi. A costo di sembrare un disco rotto, ripeto TRE cose da fare, QUATTRO da non fare, e TRE da tenere a mente.
Le TRE cose da fare:
1. Continuare con l'opera di testing e tracciamento, che permettono di limitare i contagi nel territorio. Oggi sono stati fatti 163.000 tamponi, un record assoluto, e questo permette di scovare sempre più casi (grazie anche all'abolizione della regola del secondo tampone negativo).
2. Prepararsi sempre più a livello di medicina sul territorio, di presidi ospedalieri e di messa in sicurezza delle RSA, ben consapevoli del fatto che in queste ultime si sono verificati molti dei contagi poi rivelatisi fatali per una malattia in cui l'età mediana dei morti è di ~82 anni.
3. Usare tutti il nostro senso di responsabilità civico, anche al di là dei dettagli di ogni normativa, nel fare le tre cose importanti: distanziamento sociale, uso delle mascherine ogniqualvolta il distanziamento non è possibile, ed igiene personale. A cui aggiungo l'isolamento in caso di sintomi come febbre, tosse etc.
Le QUATTRO cose da non fare:
1. Farsi paralizzare dal panico e dalla paura. Se si rispettano le dovute precauzioni è difficile contrarre e/o trasmettere questa infezione, e si possono continuare quasi tutte le nostre attività educative, sociali e lavorative. Farsi soggiogare dal panico non serve mai a niente.
2. Invocare il "lockdown" come se fosse la panacea, mentre sappiamo benissimo che sarebbe una soluzione dagli effetti collaterali devastanti a livello socio-economico e psicologico, senza una exit-strategy e dall'efficacia molto limitata nel proteggere ospedali e RSA, dove quello che conta sono gli interventi di preparazione e protezione specifica.
3. Alimentare polemiche e discussioni inutili, soprattutto tra esperti (e parlo di quelli veri, non quelli della domenica, che sono irrecuperabili, temo), tenendo presente che in questo momento la popolazione si aspetta di sentire dalla scienza delle voci il più possibile armonizzate tra loro.
4. Cedere alla tentazione di rispondere alla propria ansia e paura usando il meccanismo psicologico della negazione, così finendo della rete di quei delinquenti nano-ciambotti ben noti da anni, che dicono che il virus non esiste, che è tutto un complotto, etc.
Le TRE cose da tenere a mente:
1. La letalità da COVID-19 adesso è molto più bassa che a marzo/aprile scorsi, per molti motivi che abbiamo discusso molte volte, a partire dal fattore demografico, dal miglior trattamento e dall'assenza di sovraccarico ospedaliero. Questo non vuol dire che il virus non ucciderà, ma che lo farà molto meno che nella primavera scorsa.
2. Gli sforzi di mitigazione che facciamo oggi (mascherine, distanziamento, etc) sono il modo migliore per allontanare lo spettro di nuovi lockdowns, a cui credo nessuno con un briciolo di buon senso ed intelligenza voglia arrivare. Questa è una cosa che dovremmo ripeterci sempre, dieci volte al giorno, anche a noi stessi.
3. Ci sono dietro l'angolo sia dei vaccini molto promettenti (al momento ben otto in fase 3 di studio clinico) che delle terapie potenzialmente trasformative, a partire dai cocktails di anticorpi monoclonali che neutralizzano il legame del virus (proteina S) con il recettore ACE-2. I tempi esatti non li sappiamo, ma sono in dirittura d'arrivo, e con questa accoppiata di rinforzi (vaccini + anticorpi) ci sarà la nostra vittoria finale contro questo virus.
Quindi nervi saldi, testa sulle spalle e sempre tanta fiducia nella scienza.
Guido Silvestri, fb
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