#upim
Explore tagged Tumblr posts
Text
lunch, probably
#omlette art#yhs fanart#haha#WE ARE IGNORING I GOT THE CHARACTERS MIXED UPIM SORRY ITS BEEN LIKE HALF A DECADE SINCE I WATCHED MEAN GIRLS#this has been ib my mind for like 4 months please#yhs yuki#yhs salex#first time drawing salex i love her#samgladiator yhs#yandere highschool#yhs#apologies for slightly poor quality
393 notes
·
View notes
Text
Me finding just finding out my baby cousin(she’s a year younger) is now taller then 160cm:
HOW DARE YOU GROW TALLER THEN 160cm!!! NNNOOOOOOOO NOT YOU TOO NOT YOU!! YOU WHERE SO SMALL DNDJHDIHHDNJOSJNOJON
*dramatically rolls around throwing things and crying*
HOW DARE YOU!! NOW IM ALONE!
#bro I can’t if one more person in my family is younger then me and have grown pass me I’m gonna cry#I stop growing when I was 12#crying#why would you leave me#why#stop growing#please#at lest I have tomo<333#then again#I should have expected her to grow taller cuz her ma is tall#and my uncle is tall cuz he took my ma’s height#i can’t live like this#also now you guys know I’m below 160cm#but it’s ok cuz upim a cutie patootie#joe stop saying I’m -3ft#it’s funny#but it hurts /lh
8 notes
·
View notes
Text
Taking the world by storm you say..
.....You know who else takes it by storm-*GETS SHOT*
#kers ramblings#SHUT UPIM SO FUCKING SCARED RIGHT NOW SHUT UP#dont mind me it's the under the spell brainrot
4 notes
·
View notes
Text
Almost at 700 boops.
#now i sleep#(i see all of you who sent over 40)#(once i wake upim unleashing boop hell on u)#red rants
5 notes
·
View notes
Text
Far cadere e rompere le cose a casa mia a quanto pare non mi bastava più visto che dopo la statuina di San Giuseppe è bastato sfiorarla senza nemmeno accorgermene per far cadere e rompere in cento pezzi anche una decorazione (molto brutta) a forma di alberello in un negozio. Non so se una parte nascosta di me quest'anno ha deciso di distruggere ogni simbolo del Natale o se più probabilmente il mondo è un posto ostile e io sono inadatto alla vita.
#degno sequel di quando da bimbetto avevo bloccato le scale mobili di un upim a roma#mai successo di rompere qualcosa in un negozio
15 notes
·
View notes
Text
Eating him...
Various Hobie doodles from today
659 notes
·
View notes
Text
imup im up im upIM UP IM UPPPPPPPP
174 notes
·
View notes
Text
upim pumping out art trades rn and decided to treat myself
#postal oc#postal#crk#cr#cookie run#cookie run kingdom#style#style study#devsisters#running with scissors#oc#my oc#myart#digital art#drawing#my artwork#doodle#shitpost
21 notes
·
View notes
Text
He forgot etoiles im
going to throw upim not okay
28 notes
·
View notes
Note
what’s kind of interesting to me with Mobius being Natalia’s grandpa is that Natalia is a lot like his old co workers.
Dottore believes that morals should not be in science, he is a very ends justify the means type of guy, so obviously this ideology would’ve been inherited by Natalia. Given the opportunity for more research, she would take it no matter how much pain it caused. Mobius had to trap his co workers and even his boyfriend physically and psychologically so they wouldn’t start experimenting on the post war world and the people within in.
I wonder if Natalia reminds Mobius of Klein.
i jist had a mini nrekaodnw pls upim gonna cry
5 notes
·
View notes
Text
ATTUALITÀ
Omicidio di Thomas a Pescara: i figli del nulla che vogliono tutto, e quando non basta... Ecco perché aveva ragione Pasolini
28 giugno 2024
Chi sono i (presunti) assassini di Thomas Luciani, il ragazzino colpito da una scarica di coltellate e lasciato morire per un presunto debito di droga di pochi euro? Sono i figli della borghesia, della “Pescara bene”, se questa ancora esiste, ma sono anche i figli del nulla. Quelli che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma vogliono tutto. E quando l’esibire le sneakers, il cellulare, le magliette e le immagini non basta, la risposta è solo una: la violenza. Aveva ragione Pier Paolo Pasolini nei suoi “Scritti corsari”: si regredisce, e…
di Ottavio Cappellani
“Facevano parte della ‘Pescara bene’”, scrivono a proposito dei due sedicenni accusati dell’omicidio di Christopher Thomas Luciani, detto Crox, diciassette anni, albanese, i cui genitori lo avevano affidato alla nonna. “Nessun disagio sociale”, scrivono. I presunti assassini (si scrive così) sono figli di un sottufficiale dei carabinieri e di un avvocato che però insegna. Una lettura da paniere Istat. Quasi che si trattasse dell’omicidio del Circeo: due di destra che uccidono un povero per una questione di rispetto. 25 coltellate contro 250 euro. Ogni dieci euro si ha diritto a infliggere una coltellata, perché io sono il padrone e tu lo schiavo. Li frequento, questi giovani. Li conosco. Ci parlo. È il mio dannato mestiere (“dannato” non è un americanismo: scrivere, studiare, cercare di vedere anziché guardare, è una dannazione, nessuna vanità o compiacimento da intellettuali da queste parti). Con gli scrittori si confidano. Lo fanno in molti. Sperano tutti di finire in una pagina di un libro, un giorno o l’altro, con il nome cambiato, certo, ma con la loro storia ben riconoscibile, in modo da confidare a qualcuno: quello sono io. Io. Io. Io…
L’identità collettiva del consumismo, che all’apparenza dell’apparire si vende come capace di distinguere un io da un altro, cancella di fatto ogni distinzione. Non è più la qualità di un bene a fare la differenza, ma la quantità di danaro che esso vale in un mercato rivolto all’immagine, che oggi non dà più nessuna identità. Sia chiaro, un’identità costruita “per immagini” non è una vera identità; l’identità della classe operaia, con le sue tute da metalmeccanico, la tovaglia cerata, la serena stanchezza della giornata di lavoro; l’identità della borghesia, una volta gli elettrodomestici, l’enciclopedia, il completo dei grandi magazzini (Rinascente, Upim, Standa), oggi la domotica, i device, i brand. Erano e sono identità appiccicaticce, ma che svolgevano e hanno svolto, fino a ieri, il loro sporco lavoro: appartenere a una classe sociale, formare un’identità che nell’epoca del nichilismo non sa dove aggrapparsi.
Ricordo il pezzo di Pier Paolo Pasolini sui capelloni (in “Scritti Corsari”): sta apparendo un nuovo tipo di uomo, lo manifestiamo senza linguaggio, solo con il nostro manifestarci, solo con la nostra immagine, solo con i capelli lunghi. Niente parole. Pasolini procedeva poi, con una lungimiranza profetica, alla critica di questa nuova (per l’epoca) ribellione, contro la generazione dei genitori: i capelloni, non avendo un dialogo con la generazione precedente, non potevano ‘superarla’. Al contrario si trattava di una regressione. Li invitava al dialogo, Pasolini. Parlatene, parlateci. I capelli lunghi, essendo un ‘segno’ senza parole, potevano essere di Sinistra come di Destra (tra gli autori del massacro del Circeo, 1975, uno era capellone).
Parlano invece. Si aprono. Certo, non con i genitori che disprezzano. Parlano con gli amici. Anche solo con i ‘segni’: ‘mostrano’ (da ‘mostro’) il brand di una sneaker, il numero dei follower, un coltello da sub – segni distintivi senza parole. Ed è come parcheggiare lo yacht a Montecarlo: non è mai abbastanza. Non ci sono soldi che bastano. Non esistono più le “Pescara” o le “Milano” o le “Voghera” “bene”. Esiste un mondo dove ci sono gli ultraricchi – italiani, americani, indiani, asiatici, russi – e poi ci sono gli altri. Che non sanno cosa dire. Esseri desideranti. Ultradesideranti. C’era un termine un tempo, e in tanti ne conoscevano il significato, era quasi di uso comune. Significava una bramosia senza oggetto il cui fine non era il possedere qualcosa, ma il possesso in sé, il possesso senza oggetto, il potere (astratto) in luogo della possibilità (concreta). Si chiamava “volontà di potenza” ed era una forma di isteria dell’identità. Oggi se ne parla sempre meno, significherebbe mettere in discussione il modello stesso entro il quale il mondo vive. La ‘volontà di potenza’ viene relegata all’epoca nazifascista, come se fosse il motore di una ideologia autoritaria e bestiale. Ma noi siamo dentro un modello di mondo ideologico e autoritario: quello del denaro, che non solo uccide – anche fisicamente – chi non ne possiede, ma al quale è affidato la creazione dell’identità. E il denaro non parla.
Loro parlano come possono a chi sa ascoltarli, anche se non è un bel sentire. Sì, è una dannazione. Non esiste – e forse non è mai esistita – una società “bene”, se non nelle speranze, nelle pie illusioni. La società è un fagocitarsi a vicenda. Pasolini ci credeva, nel modello identitario passatista: piccoli mondi antichi in cui l’identità era data dal luogo in cui si nasceva e in cui si restava, dai codici di un paese, da una fatalità della classe, di piccoli sogni realizzabili. Ma la ruralità reca con sé una bestialità violenta (di cui, è bene dirlo, Pasolini era vorace). Oggi questi mondi piccoli e violentissimi non esistono più se non nella facciata. Dietro scorre un serpente gigante che chiamiamo rete. La creazione di un’identità attraverso le immagini e le parole è impossibile. I social ci sommergono di modelli, di aspirazioni, di ‘cose’, di ragionamenti, di complotti, di interpretazioni, di lusso, di esibizionismo, di piccole e grandi follie, di tanti punti di vista quanti sono gli account. E così, parlando con loro, parlando con i giovani, parlando con questo “nuovo umano” (non è nuovo, è come sempre è stato, ma adesso lo ‘vediamo’ meglio) ci dicono che “vogliono”. Cosa vogliono? Vogliono e basta. Volontà di potenza: andiamo a comandare.
L’assenza di parole e l’eccesso di parole sono la stessa, identica cosa. La sovra informazione, l’ultra informazione del mondo contemporaneo diventa un rumore bianco. Come diceva Pasolini: si regredisce. L’espressione della propria identità diventa un suono. Non si parla, si emettono suoni. Si mostrano ‘cose’ come code di pavoni. Si torna allo stato di natura. Sopravvive il più forte. Quando l’esibizione di una sneaker, di una maglietta, di un device, di un’auto, di una opinione, non valgono più nulla nel mare magnum delle altre sneaker, delle altre magliette, degli altri device, delle altre auto, delle altre opinioni, resta solo una cosa a dare Potere: la violenza. Voglio il rispetto. Io sono io. Io. Io. Io… I commentatori restano rimminchioniti di fronte a questi episodi di violenza estrema. Tutti a sottolineare che “non c’era disagio sociale”. No? La “Pescara bene” sarebbe quella di una povera (in senso compassionevole) famiglia di impiegati statali? Sì, ragionando secondo i canoni del paniere Istat gli impiegati statali se la passerebbero bene. Se fossimo nel piccolo paese antico senza device, dove già la televisione era una fonte di disturbo e squilibro e liberava sogni deliranti di successo e famosità e volontà di potenza. Ma siamo nell’epoca dei social, dove non c’è ‘bene’ che basti.
Io ci parlo e capisco che vogliono. Non sanno cosa vogliono, ma lo vogliono. A volte, quando le birre diventano troppe, si picchiano tra i tavolini dei bar. I soldi della famiglia ‘bene’ se ne sono andati da un pezzo, nei cristalli di crack, nel fumo, nelle pere, nell’alcol che dà speranze brevi e vane e che alla fine ottunde, nei discorsi che alimentano speranze immancabilmente deluse. Se ne vanno in smartphone, nella droga offerta alle ragazzine sempre più disponibili per una sniffatina, così ci si apre un Of o si inizia a spacciare. Tutti possono fare qualunque cosa. Lo insegnano gli influencer. I social riprendono la televisione che riprende i social. I modelli non mancano. Si esibiscono ricchezze, nudità, e si esibisce anche la malavita. Studiano guardando Gomorra e Peaky Blinders. Funzionano perché vanno a toccare quelle corde lì, le corde della volontà di potenza.
Loro ‘vogliono’. E lo vogliono subito. Come gli influencer, come quelli di Of, come quelli delle serie. Denaro e sesso e violenza (volontà di potenza). Sangue, sesso e denaro: i tre punti cardine di ogni narrazione. E di ogni giornalismo a dire la verità. E vendetta: contro i genitori che non sono mai ricchi abbastanza, contro chi ha più follower, contro chi manca di rispetto. Risucchiati dagli schermi senza alcuna capacità di filtrare le immagini. Bambini che si muovono in un mondo che non sanno più interpretare se non attraverso denaro, sesso e violenza (volontà di potenza): i tre punti cardine per vendere qualcosa. Per vendere qualcosa che si spaccia per identità e che invece è lontanissima dall’esserlo. Loro parlano. Dicono di volere. Non sanno cosa vogliono ma lo vogliono. Non pensano. Appartengono a un gruppo. Vogliono primeggiare nel loro gruppo. Hanno l’identità dona loro il gruppo. Senza gruppo niente identità. A volte scatta la violenza. Non è vero che non li capite. Li capite benissimo anche se fingete sorpresa. Sapete benissimo che loro vogliono senza sapere cosa vogliono. E lo sapete perché voi siete uguali a loro. Non avete un io e disperatamente lo volete. Siete umani. E siete disperati.
P.s. Sono al contempo d’accordo e in totale disaccordo con Francesco Merlo, che oggi, a proposito di questo delitto scrive: “A Pescara è colpevole la solita gioventù bruciata e, in una gara di pensosità e di profondità, c'è chi accusa la scuola e chi biasima i telefoni cellulari, e ovviamente i genitori non sanno educare, e poi ci sono le responsabilità della musica, delle serie tv, il vuoto dei modelli che non sarebbero più quelli di una volta, la società tutta. Mi creda, il sociologismo è una malattia ideologica infettiva”. Sì, concordo, ma Merlo, per così dire, taglia il nodo di Gordio e si macchia di ignavia. Bisogna sciogliere il ragionamento per consentirsi l’ignavia senza sensi di colpa. Il mondo è questo e lo è da sempre. Ragionarci su vuol dire soltanto cercare di metterci una pezza. Che è meglio di fottersene, come suggerisce il caro Francesco. Fottersene responsabilmente è una forma di ignavia più chic. Fottersene come Francesco è solo pigro snobismo.
3 notes
·
View notes
Text
DRAWING IS TOO HARD I GIVE UPIM SORRY MUMBO JUMBO
24 notes
·
View notes
Text
S5 EP5 SPOILERS
FUCKING NOOOOOOOOOOOOOOOOWHY THE FUCK ARE MIDGE AND JOEL HOOKING UPIM GONNA FUCKING KMS
CHARACTER DEVELOPMENT GOES KAPUT. ASP YOU BETTER FUCKING HIDE.
WHAT THE FUCK??? THIS DOESN’T MAKE ANY FUCKING SENSE. THIS WASN’T EVEN THAT LONG AFTER CARNEGIE HALL. IM GONNA FUCKING KILL YOU
HOW DO YOU DO THIS TO YOUR CHARACTERS??? HOW DO YOU FUCK UP THIS EXPONENTIALLY??? FUCK YOU ASP. FUCK YOU
#DOES SHE NOT GET MIDGE AT ALL???#DOES SHE NOT GET HER CHARACTER ARC AT ALL??????#FUCK FUCK FUCK#I HATE IT I HATE IT I HATE IT#tmmm spoilers#tmmm s5 spoilers#tmmm#midgelenny#tmmm s5 ep5#mine
13 notes
·
View notes
Text
WAAAIIIT ALIEN STAGE TONIGHT. BUT IM NOT STAYING UPIM SLEEPIES. SHALL SEE IN MORMING.
5 notes
·
View notes
Text
Ricordo l'albero bianco che comprammo ai Magazzini Upim, volevo proprio quello e mio padre lo acquistò. Avevo dieci anni. Natale in una famiglia zoppicante, ma ancora in piedi. Ormai, per me, è una festa sempre più piccola. pb
#collage#collageart#collageartist#myart#mywork#mycollage#digitalartwork#digitalart#digital artist#digitalcollage#digital illustration#illustrazionedigitale#illustratrice#designer#graphicartist#art#arte#artist#artista#artecontemporaneaitaliana#artecontemporanea#contemporayart#surrealart#surrealartist#surrealcollage#surrealismo#surrealism#creatività#happy christmas#illustrazione
2 notes
·
View notes
Text
LOOKST HIMLOOK AT HIM TGE SILLY POP POPS SOUJD EFFECT WHNE HIS SILLY PORTALS POP UPIM GONNA SCREAMM
#guysthis isn’t Normal HE IS SO SILLY#self ship#self ship community#f/o community#🕶️ uncontrollable urge
7 notes
·
View notes