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CRYSTAL MANICURE: ECCO COME REALIZZARLA!
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Lo Scalpello
Quando piove, i miei occhi diventano imprevedibili. Aiutato dai riflessi causati dalla patina d'acqua, a volte noto particolari che non avevo mai visto prima, roba tipo lo stemma del comune impresso sui tombini. Più spesso succede il contrario: costruzioni, persone e alberi diventano forme indistinguibili, oggetti di pongo nero modellati da un bambino con qualche disturbo dell'attenzione. E quindi sono a Montecatini sotto il diluvio che cerco l'hotel, ma potrei essere benissimo a Mosca, Berlino o Busto Arsizio che tanto non me ne accorgerei. Tra l’altro è pure sera. «Ma non siamo già passati da qui?» dice Laura, smanettando con i comandi del riscaldamento per cercare di non far appannare il vetro. «Mmmh. Dici?» «Mi ricordo quel negozio.» «Quale?» mormoro distratto mentre cerco di puntare la bocchetta verso il centro dell'abitacolo. «Quello» fa lei indicando qualcosa nel vuoto davanti a noi. Guardo il dito proprio come nel famoso proverbio. «Hai delle belle unghie» dico. «Scemo. Guarda la strada.» «Tanto non vedo un cazzo.» «Gira a destra.» «Ma sei sicura?» «Non credo che da queste parti ci siano molti negozi che si chiamano "La Boutique di Katiusha"» Metto la freccia e imbocco una strada lievemente in salita. Un paio di lampi anticipano altrettanti tuoni, d'altro canto la luce si propaga più veloce del suono anche a Montecatini.
Fermo la macchina davanti a un cancello con scritto "Parcheggio". La scritta è bella grossa e la spazzolo cono lo sguardo facendo un sorrisetto, cioè non proprio un sorrisetto, piuttosto la stessa faccia da cazzo che ho fatto quando ho scelto un albergo con il posto auto anche se non era tra quelli consigliati. Tiro giù il finestrino, sporgo la testa, accendo pure gli abbaglianti ma non vedo pulsanti, diavolerie citofoniche o roba simile. Il cancello sembra uno di quei varchi che si trovano nei videogiochi, quelli che per aprirli devi raggiungere un posto remoto del livello per attivare un improbabile meccanismo. Allora comincio a tirare pugni sul cancello, a suonare il clacson, a mormorare frasi sconnesse del tipo "cazzo, cazzo, forse dovevo tirare la catena del cesso all'autogrill di Lucca per entrare nel parcheggio." Cercando l'ombrello da qualche parte dietro il sedile, Laura dice che scende e va alla reception per chiedere di aprirmi. Non faccio in tempo a dire qualcosa che lei è già scesa.
Dopo qualche minuto, Laura rientra in macchina. Si siede e poi dice: «È pieno.» «Come sarebbe a dire?» «Sarebbe a dire che è pieno» fa Laura mimando il pieno con la mano. «Cazzo, ma anche l'anno scorso era pieno» dico ripetendo il suo gesto e, mentre lo faccio, mi rendo conto che non vuol dire proprio nulla, è una specie di asterisco-punto-asterisco della comunicazione, vale per tutto, insomma. Ingranando la marcia dico: «Chi cazzo ci viene qui a novembre?» Mentre sparisco nel diluvio per cercare parcheggio, Laura dice che non ci viene nessuno, che è il parcheggio è un trucco, uno specchietto per le allodole. In questi momenti mi pento di aver smesso di fumare, però non mi manca la nicotina: mi manca la disponibilità di una fiamma libera.
L'interno dell'hotel sembra l'inferno. E non solo per il colore rosso che impesta tutto: moquette, carta da parati, cuscini, tendaggi, un divanetto con delle macchie che preferisco non sapere cosa siano e le finiture di un tavolino che sostiene una pila di volantini sul parco a tema di Pinocchio. Dicevo, l'hotel sembra un inferno per via della temperatura. In preda al sudore e alla gola che si secca, porgo i documenti al portiere, un tipo sulla cinquantina intento a guardare la partita. Senza distogliere lo sguardo dalla televisione dice che la colazione è dalle 6 alle 9. «Ma che cazzo di orario è?» dico girandomi verso Laura. Lei mi sorride e poi mi fulmina: è una specie di entaglement sentimentale, un paradosso per cui approva ammonendomi contemporaneamente. C'è un fallo al limite dell'area di rigore, quindi anche le mie parole cadono nel vuoto, falciate. «E il parcheggio?» dico alzando la voce. «Eh, purtroppo siamo pieni» risponde il portiere. Poi abbozza un gesto in direzione della vetrata che si affaccia sul diluvio e sulla notte. «Almeno c'è Internet?» «In tutte le camere.» «Meraviglioso. E la password?» «Di Internet?» «Già.» «È "internet".» «Quasi quasi vado a prendere la macchina e provo a entrare nel parcheggio urlando “parcheggio”» dico acchiappando il manico della valigia viscida per la pioggia. «Quando arrivano gli altri ospiti?» «Appena trovano un posto per l’auto» rispondo. Laura tossisce per finta così dico che arriveranno più tardi. Ci infiliamo nell'ascensore e dico al mondo che ci vediamo domani. Nessuno risponde, pazienza.
L'indomani mattina ci incontriamo nella hall. Il portiere è proprio come lo ricordavo dalla sera prima: faccia lievemente più stanca e ricrescita della barba ormai evidente. Le uniche differenze degne di nota sono la televisione che ora trasmette un telegiornale e la situazione meteorologica. In confronto ad ora, il diluvio della sera prima sembra un soffione della doccia incrostato dal calcare. I nostri occhi si scambiano un messaggio abbastanza banale: nessuno vuole bagnarsi. Ad un certo punto, Keit prende sottobraccio la ballerina, dice che ha la macchina a puttane e si dirige verso l'uscita. Io abbraccio Laura e faccio lo stesso. Invece Matteo zoppica così tanto da sembrare immobile. «Sta' qui che ti vengo a prendere» fa La-hùra mentre traffica con la cerniera di una giacca dalle finiture in stile K-Way. Scende rapida quattro scalini e si allontana emettendo lo stesso rumore della risacca. Aggiustandosi lo zainetto sulle spalle, Matteo dice che ieri a Lucca ha camminato troppo, e che l'Aulin non gli sta facendo effetto. Poi, indicandomi la gamba, dice che la prenderebbe a martellate. Vorrei dirgli che so chi potrebbe farlo, ma sono già arrivati a prenderlo perché La-hùra si è fatta tutta la strada in retromarcia per fare prima. La macchina inchioda proprio dalla scalinata che congiunge la hall con la strada. Zoppicando, Matteo avanza fino a uscire dalla tettoia che offre un riparo minimo e con fatica sale sulla macchina.
Apro l'ombrello sulla testa di Laura e le chiedo se le ho mai raccontato la storia dell'ortopedico olandese. Annuisce e con un fazzoletto di carta cerca di pulire le lenti degli occhiali piene di goccioline. «Però raccontamela nuovamente» dice. «Visto che insisti» faccio ridendo. Camminiamo verso la nostra macchina e ci troviamo a respirare assetati di aria fresca, lasciandoci alle spalle una breve vacanza, l'albergo e un parcheggio che non c'era.
Comunque, la storia dell’ortopedico olandese è questa: inizio anni duemila, sono in Germania ad una festa della birra. Ad un certo punto, al mio tavolo arriva un tizio che parla un italiano incerto e sembra una specie di sosia di Adolfo Celi quando era sulla cinquantina. Comincia a parlare e mi dice che è di Genova come me, che siamo dello stesso gruppo e che lui è olandese. Non lo ricordo ma non ho nemmeno il tempo di attivare qualche poderoso processo sinaptico impantanato nell'alcool perché il tizio comincia a parlare. Però non è una roba tipo chiacchiere tra amici: così, in pochi istanti, vengo travolto da una slavina di parole tempestata da qualche sputo. Per sfuggirgli, mi alzo fingendo di dover pisciare, cosa che tra l'altro mi viene facile, ma dico "ahi" e rimango bloccato da una specie di colpo della strega. Allora il tizio dice che sono fortunato, dice proprio "Caro mio sei fortunato" e io lo guardo e non capisco se sia ubriaco o genuinamente convinto. Provo a interromperlo ma senza successo. Adesso dice che è ortopedico, che lavorava in Olanda ma è dovuto venire in Italia per dei problemi. «Quali problemi?» dico massaggiandomi la schiena. Allora lui tentenna e abbozza che non è proprio un ortopedico, ma quasi. «Quasi? Non è che puoi essere medico un po'...» sbotto svuotando il boccale e pulendomi il labbro inferiore con il dorso della mano. La quantità di bava indica che la sbronza è imminente. E insomma, il tizio dice che no, non è un medico e che usa uno scalpello di silicone e un martello di gomma e poi mima dei movimenti gesticolando con le braccia. Per farla breve, salta fuori che questo immobilizza la gente e poi - bum, bum, bum - la prende a martellate, in pratica le scolpisce come se fossero dei blocchi di marmo per far rientrare ernie, distendere muscoli contratti, far assorbire ematomi e trafficare con chissà che altre sfighe. Scrollo la testa e provo ad alzarmi dalla panca. Lui coglie la mia impasse cinetica e dice che ha gli attrezzi in macchina, magari dopo mi tratta. Deglutisco rumorosamente poi parlo, ancora oggi non so animato da cosa. «Ma lo hai fatto già altre volte?» «Migliaia. Te l'ho detto, lavoravo in Olanda.» «Magari prima sento qualche tuo paziente, insomma raccolgo qualche parere...» e dopo essermi dato uno slancio per mettermi in piedi, con dolore dico «...però peccato che non conosca nessuno da quelle parti.» «Come no? Avevo in cura Van Basten.»
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Camminano lungo il lago, Clodia che osserva le onde e valuta l’andamento del vento, ma non è detto che Merrow se ne possa accorgere, dato che potrebbe sembrare una semplice contemplazione del lago. Si volta quando lascia la frase a metà senza capire «Mi dispiace per quella volta» ripete, riferendosi all’immobilus, pensando, dato che non ha altro appiglio, che la grifondoro si sia bloccata ripensando a quell’avvenimento. Il tono però è particolarmente sentito, molto più di quando abbia mai fatto o detto Ovid.
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L`osserva di sottecchi mentre guarda il Lago, ritrovandosi un`espressione vagamente più luminosa ed al contempo meditabonda, sul visetto dai tratti spigolosi. Lei si gira però in quel momento, e la Loghain crolla con lo sguardo verso la strada che stanno percorrendo, in uno scatto veloce per non farle intendere che la stava decisamente fissando. Le arriva quella frase però, che le fa allargare un poco quegli occhi grigi dal taglio affusolato, tornando lentamente a guardarla in viso «Oh» mormora appena. Allora te lo ricordi, eh Ovid? Ed è strano, perchè lei al vero Chandler quasi non ci stava più pensando. Però è li, da qualche parte sotto la superficie, questo sembra averlo capito. E` talmente assurdo il pensiero, che si ritrova a bloccare il suo incedere per guardarla meglio un secondo. Clodia parla di allenamenti e punti, e lei scuote soltanto il capo una volta, come se le avessero appena fatto una doccia fredda «Perchè hai scelto di aiutarmi, insegnandomi il Bombarda?» chiede a bruciapelo, dopo averla fatta finire di parlare senza interrompere. Sta li ferma, con il vento che le scompiglia appena quella coda alta e mossa, nera come un mare in tempesta. E` palese che vorrebbe aggiungere altro, ma non dice nulla, limitandosi a guardarla in quello stranissimo modo intenso. Dal nulla.
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La osserva di nuovo un po’ stupita, sbatte un paio di volte le palpebre prima di dire «beh mi dispiaceva» e non aggiunge nient’altro, osservando il vento tra i suoi capelli e la sua figura. Anche i capelli di Clodia ovviamente seguono la stessa sorte e la ragazza aspetta che sia la grifondoro ad aggiungere qualcosa.
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«Quindi tu..» comincia lentamente e piano «Tu mi aiuti perchè ti dispiace..» fa un passo in avanti «.. e mi baci perchè te lo chiedo..» un altro passo «..e spendi tempo con me perchè ti senti in colpa?» terzo passo e le arriva di fronte. E` così seria che potrebbe tranquillamente sembrare una statua di marmo, mentre le sta ad una ventina di centimetri di distanza, rimirandola in quegli occhi che le ricordano adesso qualcun altro «Non hai fatto nemmeno una scelta per te stessa, in tutto questo? Non c`è una sola cosa che tu volessi fare, di tua iniziativa? Se non mossa da sentimenti di pietà o chessò io?» il torno è un mormorio sommesso che si perde con il vento, udibile solo a quella distanza che lei mantiene «Sono un effetto collaterale?» inclina appena il viso verso il basso e di lato, tirando lo sguardo per continuare a scrutarla. Non sembra arrabbiata, non sembra niente, se non lo specchio di una serie di azioni che non capisce e che rimanda al mittente. Respira piano, ma in maniera leggermente più accelerata.
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Rimane sorpresa e la osserva in quel suo avvicinarsi ed elencare cose che avrebbe fatto per pietà o dispiacere. E se rimane impassibile finché non ce l’ha di fronte, dopo, senza riuscire a trattenersi comincia a sorridere divertita. E’ il sorrisetto di Ovid, quello a metà che non si capisce se sia serio e si stia davvero divertendo o magari stia pensando a chissà cosa. Aspetta che si concluda la sfuriata prima di umettarsi lentamente le labbra, abbassando lo sguardo come se stesse soppesando le parole. Apre la bocca, ma la risposta arriva solo dopo un secondo «Ho scelto di fare ogni cosa perché lo volevo» conclude senza aggiungere nessun’altra spiegazione in merito. Fissa gli occhi nei suoi, seria, lo sguardo alto.
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Le labbra della Loghain si stringono tra loro in un solo istante, mentre la destra si alza lentamente, in un gesto fluido che mira a fermare qualche ciocca di capelli mossa dal vento, dietro l`orecchio sinistro di Clodia, in una sorta di carezza con uno scopo: quello di far si che la possa guardare meglio, che il suo viso sia più libero, per quello che verrà. Perchè se lei non si spostasse, la carezza scivolerebbe lungo la linea della mascella fine, percorrendola con i polpastrelli, giungendo sino al mento per bloccarlo piano tra pollice ed indice. Non dice niente, ma si sospinge in sua direzione, piegando il viso verso sinistra per cercare di raggiungere con le proprie labbra morbide, le sue. E se le fosse concesso rimarrebbe li qualche attimo, in quel contatto che scotta ma senza aprirsi, con la bocca che si piega appena contro quella di Chandler, in un`elettrica sensazione di pura e devastante volontà. Perchè persino così ferma, la Loghain appare come una freccia, mirata con intento, a colpire esattamente dove desidera. Si scosterebbe dunque, a fatto compiuto, nel sussurare semplicemente «Questo» le dita che rilascerebbero la presa sul mento «Questo vuol dire volerlo.» volerlo davvero. Un passo indietro, a lasciarle lo spazio d`assimilare quella sua verità scomoda.
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La sta fissando quando la sua destra le ferma un paio di ciocche di capelli e gliele sistema dietro l’orecchio. Non è scema e non è nata ieri, ma rimane impassibile lasciandosi carezzare la mandibola fino ad arrivare al mento. Ed è a questo inequivocabile punto che la sua sinistra le afferra duramente il suo polso destro, senza strattonarlo, ma suggerendo chiaramente di lasciarla andare. La destra invece si alza bloccando la sua spalla con una presa salda e impedendole di raggiungere le sue labbra. «Non venirmi a dire come devo fare le cose Loghain» gelida «Faccio quello che voglio, quando voglio e come mi piace» il sacrale concetto di libertà di Ovid che nessuno fino a questo momento aveva avuto il coraggio di provare a mettere in discussione, o almeno fino a questo punto «Se non ti sta bene, o non ti stanno bene le mie spiegazioni» sorrisetto che implica che non deve spiegarle niente «Te ne vai». E se il concetto non fosse abbastanza chiaro, solo a questo punto lascerebbe di botto la sua sinistra, spostando la destra dietro la sua nuca, esattamente come ha fatto lei il giorno prima, e la bacerebbe a labbra schiuse per un paio di secondi prima di staccarsi di botto.
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Gli occhi hanno un leggerissimo scatto in grandezza, quando si sente afferrata e quindi bloccata, senza fare assolutamente nulla per contrastare quella posa o avvicinarsi ulteriormente a lei più di così. Si becca quel discorso gelido, che ha uno stranissimo effetto sulla Loghain: è fiamma, pura e caldissima, che si accende improvvisa nel sentire l`altra uscirsene così fiera ed intransigente su quel concetto di libertà. E` di scelte che parlano, di libero arbitrio e di volontà, tutte cose che lei ha dovuto prendersi con le unghie e con i denti, tutte cose a cui la Grifondoro non rinuncerebbe per niente e nessuno al mondo, e mentre fissa le iridi azzurre dell`altra è come se capisse in un solo istante: nemmeno Chandler lo farebbe. Lei che le sta rivelando cose che lui non avrebbe forse mai fatto, non così, non con quelle frasi taglienti che fanno sentire la Loghain così fiera di stare di fronte ad una creatura del genere. Non sembra colpirla male nemmeno quel suo ultimo dire, tant`è che è un sorriso ferale e selvatico, che le modella le labbra nell`osservare l`altra concludere la sua arringa, prima sentire la sua mano premerle sulla nuca ed avvicinarla, in quel bacio breve e furioso, che ha fine prima che lei riesca a fare qualunque altra cosa che non sia ricambiarla. Clodia la bacia e poi si stacca, causandole un vuoto d`aria che non sembra aver niente a che fare con la vicinanza, mentre la Loghain si limita a rimirarla come si guarda uno spettacolo della natura: temibile, bellissimo e totalmente imprevedibile. Deglutisce a vuoto, indecisa se avvicinarsi o fuggire lontano, con la stessa paralisi che prova il corpo in risposta all`istinto di sopravvivenza «Io voglio baciarti.» e lo dice come se fosse una rivelazione dell`ultimo momento, come se se ne fosse accorta solo ora. Eppure è un`impellenza diversa, un`urgenza differente e strana, che non ha nulla a che fare con il piacere e basta. La fissa, incapace di muovere anche solo un muscolo.
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Le parole di Merrow non la raggiungono subito anche perché ora è davvero persa nei suoi pensieri, l’espressione che torna normale virando quasi verso dei tratti che sembrano tristi o stanchi. Sospira prima di voltarsi di nuovo verso di lei, negando appena con il capo «Vai con Will e Will e mio amico, non … voglio fare un putt....»
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Sgrana gli occhi di colpo, rialzandoli con uno scatto a puntarli sul viso dell`altra senza più il briciolo del minimo imbarazzo «Che..cosa?» è chiaro come il sole che brucia, quanto quella verità rivelata l`abbia presa talmente tanto in contropiede, da aver passato ogni difesa non attiva in quel momento «Cosa ne sai tu...di me e Will?» il tono è gelido, senza nessuna traccia delle emozioni che invece le vorticano dentro con la stessa devastante calamità di un uragano «E cosa gramo centra con il baciare TE.» il respiro tremante che viene fatto uscire dal naso «Io me ne fo-!»e lo dice senza censura, con un tono che sembra il preludio di uno tsunami «Io voglio baciarti, tu vuoi baciarmi! Sei un`ipocrita se ti permetti ora di dissentire!» è furiosa, tant`è che i tratti del viso si contraggono in un viso da statua di divinità greca durante una punizione ai mortali «L`hai già fatto! Qui è tutto un putt-» e addio grazia e leggiadria «Anche io faccio quello che voglio, e non è certo un tuo stupido senso di colpa fuori luogo, a poter fermare questa cosa!» non sbraita, ma il sibilo con cui le riserva tali parole è un colpo di frusta lacerante «Sei un codardo, Chandler.» e lo dice a lui, sta volta, ad Ovid «Predichi tanto di libertà, e non sei nemmeno in grado di inseguirla. Stai ad un guinzaglio che tu stesso ti sei messo...» si copre il viso con la destra, stravolta «Per Godric.. è lo stesso mio.» e le verrebbe da piangere, perchè è tutto troppo. E` stanca, delusa, ferita, offesa ed irata. Ricaccia via le lacrime deglutendo, limitandosi a fissarla con gli occhi che brillano di quel lucore involontario «Ti avrei rispettato di più se avessi avuto la certezza che non lo vuoi.» e sembra un invito adesso. Coraggio. Dimmelo che non mi vuoi.
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La prima impressione di fronte a quella valanga di parole e di sentimenti è solo di sorpresa che ben presto, di nuovo, non può occultare quel sorrisetto di prima che viene fuori non richiesto. Ne sa su lei e Will, ma non le sembra il caso di aggiungere nulla. Sul fatto che però non c’entri non può non fare una smorfia, arricciando il nasino in un’espressione contrariata. Alza le sopracciglia alla sua espressione di volersene fregare, espressa in maniera molto più violenta, e aggiunge con tutta calma «Mi è piaciuto baciarti» confessa «ma ok» sgrana un po’ gli occhi come a voler indicare che da lì a quello che sta suggerendo lei, dal punto di vista di Clodia, c’è ancora parecchia strada. La lascia sfogare sul fare quello che vuole limitandosi ad osservarla e sospirare, un po’ interdetta. All’attacco diretto contro di lui, anche se nei panni di Clodia, scoppia a ridere. E non è una risatina e proprio una risata di gusto, di quelle che le fanno stringere gli occhi e ingentilire i tratti esattamente come al settimino. «Le regole non sono guinzagli» quelle che ti scegli ovviamente, ed è Ovid, adulto, che finalmente le sta rispondendo, dall’ “alto” dei quasi diciotto anni. Ci è arrivato da poco dopo un viaggio lunghissimo, ma alla fine ha messo il piede su quella spiaggia. L’ultima affermazione però le fa inclinare il viso dato che non sa a cosa si riferisca, ma non è certo il momento di chiederglielo o di allungare una mano in senso consolatorio. Alla sua ultima istigazione risponde semplicemente «No non lo voglio» vero o falso che sia facciamola finita.
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E` stato palesemente toccato un nervo scoperto, con la scesa in campo dell`altro Corvonero tirato in causa, tant`è che il respiro si fa accelerato ed irregolare. Lo sente ridere, e le viscere le si contraggono nello stomaco, nonostante non replichi nemmeno ad una singola parola. Taglia tu allora, taglia qualunque cosa, perchè è questo quello che inevitabilmente va a domandarle. L`espressione si incrina involontariamente, mentre quelle parole vengono pronunciate e decretano, appunto, la fine. Non ha niente da aggiungere, perchè la delusione che sta accumulando in quei giorni, sfiora dei picchi senza precedenti, limitandosi semplicemente a dedicare all`altra uno sguardo lungo, fermo, che si apre ad immensità diverse di significato. Si volta quindi, senza aggiungere nulla, perchè tanto non avrebbe importanza, ricominciando ad avviarsi verso la scalinata che porta al Castello.
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Non ha capito il perchè di quella sfuriata e se all’inizio si è lasciata trascinare da quelle parole, ora ha un attimo di tregua per cercare di mettere insieme i pezzi «Scusa ma… non vi siete baciati davanti a tutti sulle scale? Cioè pensi di poter fare quello che vuoi, va bene, ma non puoi pretendere che gli altri facciano come vuoi tu e stiano alle tue regole» e calca il “tue”, perchè in quel momento evidentemente le sue le sembrano non più giuste, ma almeno prioritarie. E se l’altra comunque volesse andarsene, e dopo la sua ultima frase è più che comprensibile, la lascerebbe andare senza dire nulla, voltandosi verso il lago e rimanendo a guardarlo fino all’ora di rientrare per le lezioni pomeridiane, sentendosi uno schifo nemmeno lei sa bene perché.
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Unghie per l’autunno 2019: la tendenza è marble!
Impossibile non lasciarsi conquistare dalle tendenze in materia di unghie. Se all’inizio dell’anno abbiamo visto il ritorno della French Manicure e delle Glitter Nails, in questo autunno 2019 le Marble Nails saranno le più sfoggiate.
Photo Credits: Instagram @onyxnailsdesign
Proprio così, le unghie a effetto marmo spopolano ormai sui social e anche i vip non possono più farne a meno. Le varianti possono essere infinite; si può scegliere tra una base bianca, nera o colorata e giocare anche con il colore delle venature.
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Le unghie a effetto marmo si possono alternare a smalti colorati e dal finish opaco. Sono perfette se abbinate ai colori dell’autunno ed eleganti se accostate al classico nude. Anche in questo caso, i glitter non passano mai di moda e risultano un elemento fondamentale per una nail art particolare ed estrosa.
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Cosa ne pensate di queste Marble Nails?
Vi aspetto anche sul mio blog, su Instagram e su Facebook per altri consigli beauty e lifestyle!
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Unghie 2018 how to: chrome, effetto marmo e la nuova french manicure
Effetto marmo, french reverse e chrome. Vi spieghiamo in chiave how to tre tra le principali tendenze nail art del momento. Da sperimentare immediatamente!
WATER MARBLE NAIL ART Per chi ama i giochi cromatici, le grafie più morbide e ha una certa dimestichezza con gli strumenti del mestiere, la water marble nail art (effetto marmo) si tinge di mille colori da mixare anche a gruppi di tre, quattro o cinque. Ecco come realizzarla. 1. Stendete una base per proteggere l’unghia. 2. Proteggete il giro cuticole con lo scotch o una qualsiasi crema mani, per fare in modo che lo smalto non sporchi la superficie esterna dell’unghia. 3. Per far risaltare il gioco cromatico applicate uno smalto bianco gesso come base. Così i colori risulteranno più accesi e il disegno più definito. 4. Riempite una ciotola d’acqua e lasciate cadere consecutivamente gocce di smalto, una all’interno dell’altra, creando così cerchi concentrici dei diversi colori. 5. Con l’ausilio di un dotter o di uno spillo definite il disegno desiderato e immergete l’unghia in modo che l’effetto grafico aderisca. 6. Per valorizzare il risultato finale utilizzare un top coat trasparente che donerà luminosità e volume.
FRENCH REVERSE MANICURE Nel suo momento di massima popolarità, questo trend non va confuso con quello dell’half moon, dove la lunetta alla base dell’unghia prende la forma piena di una mezza luna. Nella french reverse la lunetta dalla forma concava che di solito sta in cima all’unghia ruota di 180° e si sistema esattamente alla base della stessa. Una tecnica facile dove giocare con i colori. Ecco come realizzarla. 1. Stendete una base per proteggere l’unghia. 2. Applicate un primo colore su tutta la superficie dell’unghia. 3. Allontanandovi leggermente dal giro cuticole stendete due strati del secondo colore. 4. Applicate un top coat per sigillare il risultato.
CHROME NAILS Riflessi inaspettati ed effetto a specchio. Una tecnica che per quanto sembri semplice da realizzare, richiede invece una certa manualità e una precisa attrezzatura. Ecco come realizzarla. 1. Procuratevi la chrome powder, una polvere specifica che permette di ottenere un riflesso estremamente intenso e profondo sulla superficie dell’unghia. 2. Applicate la polvere su una base in gel o semipermanente. È fondamentale che la base sia perfettamente liscia e omogenea, quindi catalizzate bene il colore di base in lampada, sigillate con il top coat, sgrassate con il nail cleanser. La polvere va applicarla con un pennellino da ombretto – o con una spugnetta per ottenere un risultato più intenso – con movimenti circolari e veloci. L’effetto si sviluppa pian piano e il riflesso aumenta movimento dopo movimento. 3. Sigillate di nuovo il tutto con il top coat.
Testo di Enrica Petraglia Foto in apertura Michael Baumgarten, Vogue Italia, novembre 2016
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SUMMER MARBLE NAILS
PROVA LA NAIL ART EFFETTO MARMO SULLA TUA MANICURE ESTIVA! (387) Pinterest(387) Pinterest Fra i tanti nail designs di tendenza per questa stagione estiva spicca un evergreen della nail art: l’effetto marmo.Le Stone Nails, infatti, hanno un bellissimo design che riporta sulle unghie le mille sfumature e venature tipiche delle pietre e dei marmi, un effetto ottico stupefacente e sempre molto…
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STONE NAILS INVERNALI
TANTE IDEE DI MANICURE EFFETTO MARMO PERFETTE PER L’INVERNO! Tante immagini di Stone Nails da cui lasciarsi ispirare per la prossima stagione fredda: non perderti la gallery e i tutorials a fine articolo! Il nail design che crea l’effetto marmo è sempre azzeccatissimo perchè di grande impatto e lascia tutti a bocca aperta; raffinato e molto chic, è la nail art perfetta se vuoi stupire e…
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MARBLE MANICURE: COSA SONO E COME REALIZZARLE!
MARBLE MANICURE: COSA SONO E COME REALIZZARLE!
QUANDO LE UNGHIE DIVENTANO PIETRE PREZIOSE (929) Pinterest(929) Pinterest La mania delle unghie effetto marmo è esplosa pochi anni fa: le nails marmoree, declinate in tantissime varianti diverse, rientrano nella grande famiglia delle Stone Nails e sono diventate in pochissimo tempo la tendenza per nail art più più particolare e chic del web!L’ispirazione, ovviamente, viene dal marmo, Màrmaros…
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Unghie per l’autunno 2019: la tendenza è marble!
Impossibile non lasciarsi conquistare dalle tendenze in materia di unghie. Se all’inizio dell’anno abbiamo visto il ritorno della French Manicure e delle Glitter Nails, in questo autunno 2019 le Marble Nails saranno le più sfoggiate.
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Le unghie a effetto marmo si possono alternare a smalti colorati e dal finish opaco. Sono perfette se abbinate ai colori dell’autunno ed eleganti se accostate al classico nude. Anche in questo caso, i glitter non passano mai di moda e risultano un elemento fondamentale per una nail art particolare ed estrosa.
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Cosa ne pensate di queste Marble Nails?
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Tendenze unghie autunno 2019: le marble nails!
Tutto sulle marble nails, nei primi posti della classifica alle tendenze unghie autunno 2019.
Photo Credits: @NailPro
Sono chic, sono ricercate, sono uniche, sono pietre preziose depositate sulle nostre unghie, sono le Marble Nails ! Entrate subito nella classifica delle tendenze unghie autunno 2019 più cool stanno facendo innamorare tutte, VIP comprese!
Noi le abbiamo studiate a fondo ed oggi, dopo aver visto insieme tutte le unghie moda per 2019/20, facciamo un focus su questo nuovo trend e sui metodi di realizzazione da scegliere.
Cosa sono le Marble Nail ? In italiano unghie di marmo, si ispirano alla nota e pregiata pietra e hanno infinite varianti. Si parte dalla classica base bianca con sfumature nere derivate dal Marmo di Carrara fino ad arrivare alla ricostruzione effetto marble nails dalle tonalità opale, smeraldo e zaffiro che vedete qui sopra.
Photo Credits: Instagram @NailsbyEvon
Si possono realizzare a casa? Se amate la nail art e la micro pittura non c’è nulla che vi remi contro. Per un risultato migliore il consiglio è quello di affidarsi agli adesivi già stampati, qui scoprite tutto sulle sticker nails.
Quale forma e fantasia scegliere? La forma migliore è lunga e arrotondata, le classiche unghie ballerina. Il trend del momento vuole una fantasia su tutta l’unghia alternata a unghie monocromatiche da realizzare con la tecnica dip powder nails, l’alternativa al gel.
Photo Credits: Pinterest @NailAddict
Che ne dite? Marble nails sì o no? Sono tra le tendenze unghie autunno che preferite? Qui trovate tutte le unghie moda 2019/2020, sbizzarritevi!
L’appuntamento è sul canale youtube, su Alice Cerea e nelle stories di Instagram con tantissimi tips beauty e non solo, alla prossima!
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