#tremila
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primepaginequotidiani · 9 days ago
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PRIMA PAGINA Nuova Ferrara di Oggi giovedì, 20 marzo 2025
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fallimentiquotidiani · 2 years ago
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omarfor-orchestra · 14 days ago
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Social inutilizzabili per chi soffre di dca oggi
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killiandestroy · 1 year ago
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molto combattuta fra l'andare a dormire tra un'ora al massimo o bermi una coca e cercare di finire il capitolo prima di crollare
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swallowtail-ageha · 21 days ago
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Actually the thing that gets me the most angry in silvana de mari's works is how she portrays beer as the all-powerful alcohol that immediately gets you drunk. Girl beer is 6% alcohol. Wine is almost four times that
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phjlavtia · 2 years ago
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my blood is boiling and fuming and evaporating and (had to think about alternanza scuola-lavoro again)
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exterminate-ak · 2 years ago
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Dopo questa meravigliosa pubblicità progresso ho proprio bisogno di drogarmi...
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Ma è la stessa scena
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primepaginequotidiani · 11 days ago
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PRIMA PAGINA La Nazione di Oggi martedì, 18 marzo 2025
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angelap3 · 1 month ago
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La città vecchia
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi
Ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi
Una bimba canta la canzone antica della donnaccia
Quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia
E se alla sua età le difetterà la competenza
Presto affinerà le capacità con l'esperienza
Dove sono andati i tempi d'una volta, per Giunone
Quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione?
Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
Quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
Li troverai là col tempo che fa estate inverno
A stratracannare a strameledir le donne il tempo ed il governo
Loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
Per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
Porteran sul viso l'ombra di un sorriso fra le braccia della morte
Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone?
Forse quella che sola ti può dare una lezione
Quella che di giorno chiami con disprezzo "pubblica moglie"
Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie
Tu la cercherai tu la invocherai più d'una notte
Ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
Quando incasserai delapiderai mezza pensione
Diecimila lire per sentirti dire: "micio bello e bamboccione"
Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale gonfia di odori
Lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
Quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano
Se tu penserai e giudicherai sa buon borghese
Li condannerai a cinquemila anni più le spese
Ma se capirai se li cercherai fino in fondo
Se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo
(Faber)
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raccontidialiantis · 4 months ago
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Agadir
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"Te le vorrei scrivere addosso, sulla schiena, sul culo, intorno ai seni, lungo i fianchi, tutte quelle parole che non riesco a dirti quando mi stai davanti."  (Luigi Mancini)
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Dopo aver passato un brutto periodo con parte del personale in cassa integrazione e altri di noi invece in alternativa obbligati a fare lavoro part-time, grazie a un notevole sforzo collettivo comune, a scelte sagge e lungimiranti dell’Amministratore Delegato e della Direzione Generale, la nostra piccola azienda, formata da circa trecento unità in tutto, negli ultimi anni ha ripreso decisamente quota.
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La primavera di quattro anni fa, a revisione dei conti e del bilancio avvenuta, s’è visto che eravamo passati finalmente in attivo e anche di molto. Quindi sarebbe presto partito un piano di espansione. Hanno comunicato che avrebbero assunto altro personale, aperto delle filiali all’estero e ci sarebbero state comunque nuove prospettive per tutti. Personalmente io ho la fortuna di lavorare da sempre con Carlo: uno dei dirigenti più quotati e professionalmente proattivi e produttivi.
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Mi ha assunta lui quindici anni fa e mi ha fatta crescere molto, professionalmente e umanamente. Per dare un’ulteriore motivazione al personale, con l’estate a seguire a tutti noi fu corrisposta una corposa gratifica: un premio di produzione variabile tra tremila e seimila euro, a seconda dell’inquadramento nella scala organizzativa. Inoltre, una piccola rappresentanza aziendale di due o tre unità, tra manager e collaboratori per ogni ramo aziendale, diciotto persone in totale, fu spedita ad Agadir, Marocco.
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Motivazione: workshop d'aggiornamento su nuovi prodotti e tecniche di vendita innovative. Il luogo fu scelto scelto apposta dalla DG per spronare, motivare e ovviamente premiare. Al mio capo, incluso anche lui nel gruppetto, fu chiesto di selezionare una persona di sua fiducia e lui scelse me. Non stavo nella pelle. Due settimane di corso, con impegno limitato al solo mattino e dopo pranzo mare, sole e riposo. Incredibile! E poi con Carlo: il mio mentore, una pasta d’uomo!
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Ne avevo proprio bisogno. Anche perché mio marito Raimondo e i suoi colleghi, nel loro posto di lavoro in pericolo da anni, nel tempo hanno dovuto subire dapprima tagli dolorosi e alla fine una cassa integrazione a termine, conclusasi con la perdita definitiva del posto. Era quindi di fatto confinato in casa da diversi mesi. Sempre di umore nero e nervosissimo. Spediva curriculum a destra e a manca, ma senza risultato. C’era sempre tensione, grazie ai soldi che scarseggiavano.
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Suoi lavoretti qui e là, ogni tanto lo facevano tornare orgoglioso e sorridente. Per qualche ora. Logicamente facevamo economia su tutto: si spaccava il centesimo. Più nessuna tenerezza tra coniugi. Sesso praticamente azzerato. Fine di ogni suo tentativo di seduzione nei miei confronti. I suoi approcci erano infatti conditi solo di sarcasmo e si finiva sempre col discutere. Masticavo amaro. La sua cattiveria, la frustrazione quotidiana veniva a sera regolarmente sfogata su di me. La mia femminilità era sempre e regolarmente mortificata.
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Comunque, almeno in ufficio raccattavo ancora qualche sorriso o complimento e quando succedeva era acqua fresca versata su un cuore femminile inaridito e assetato di apprezzamento. Però a settembre dello stesso anno…  il corso d'aggiornamento in Marocco! Che bello: viaggio in aereo, sistemazione mia e di Carlo in camere attigue e finalmente uno stacco totale dall’atmosfera familiare più cupa mai sperimentata in oltre dieci anni di matrimonio.
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A mio figlio e alla casa per quindici giorni avrebbe pensato Raimondo. Tutta la prima settimana fu un vero sogno, persino troppo bello per essere vero. Con il mio capo, al mattino si seguiva con scrupolo il corso, si prendevano appunti. Poi pranzavamo e al pomeriggio correvamo immediatamente a rosolarci al sole rovente del Marocco. In spiaggia si scherzava, si nuotava, si andava al largo in barca. Immersioni in un mare blu e pieno di pesci multicolore. Un vero sogno. Finalmente da Carlo era uscito fuori il suo lato più umano, allegro e gentile. Lo stimavo e lo apprezzavo, sebbene avesse circa vent’anni più di me. E poi era un bel fusto, oggettivamente.
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In segreto avrei desiderato mille volte di più avere lui come marito, invece di quel musone che mi stava ormai esasperando l’esistenza. Ma la realtà è quella che è. Intanto mi godevo lo stacco. Al venerdì sera della prima settimana, dopo cena, esausta me ne tornai in camera. Verso le dieci già dormivo, ma Carlo bussò. Insolito: non s’era mai permesso. Pensai: “avrà bisogno di un’Aspirina o di ago e filo” ma come entrò già mi sentii inquieta. Infatti indossava l'accappatoio. Era anche un po’ brillo. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò che s’era separato dalla moglie da circa cinque mesi.
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Non l’aveva mai detto a nessuno e non voleva si sapesse in giro. Ma che comunque lui aveva le sue esigenze di uomo, che si facevano ogni giorno più pressanti. Il cuore mi batteva forte: ero terrorizzata e non sapevo cosa fare. Non volevo ferirlo, chiedendogli di uscire fuori, magari fraintendendo ciò che stava cercando di dirmi. Ascoltavo lo sviluppo del suo discorso. La mia bocca era asciutta. Continuò dicendomi che sapevo bene quanto m’avesse aiutata negli anni, che lui era a conoscenza delle difficoltà sia economiche che coniugali che stavo affrontando e che quindi potevamo forse aiutarci a vicenda con reciproco vantaggio. Stava arrivando al nocciolo…
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Mi confessò che dal primo pomeriggio di lunedì, giorno in cui mi aveva vista in bikini al mare, era rimasto fortemente colpito dalla mia bellezza folgorante, dal profumo della mia pelle, e poi la mia bocca ormai lo ossessionava. Disse che se fossi stata generosa e aperta con lui mi avrebbe fatto salire entro l’anno di un livello categoriale, cosa che avrebbe comportato un aumento salariale in busta paga di oltre trecento euro lorde e l’anno dopo, se fosse stato contento della mia “fedeltà” m’avrebbe premiata con un corposo assegno mensile di “maggiori prestazioni.” Si trattava a suo dire di circa novecento euro lorde in totale!
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Come finì di parlare s’alzò e aprì l’accappatoio. Mi venne vicino completamente nudo, mostrandomi la sua erezione totale. Era inequivocabile: mi voleva. Si sedette nuovamente sul bordo del letto e mi fece cenno di venire tra le sue cosce allargate e inginocchiarmi. Aggiunse che se mi fossi rifiutata ne avrei avuto tutto il diritto, per carità. Che lui non obbligava nessuno… ma che probabilmente, parlando molto chiaro, questo avrebbe segnato la fine della mia carriera e l’inclusione sicura in una lista nera di “sfaccendati” da liquidare alla prima occasione…
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Non ebbi il coraggio di parlare e in silenzio obbedii. Ero incazzata nera, ma allo stesso tempo anche lusingata e onestamente confesso che un po' anche io lo desideravo. Mi inginocchiai, aprii la bocca e la feci riposare sul suo glande per circa trenta secondi, in cui cercai di trovare da qualche parte della saliva residua, per lavorarlo come si deve. Poi iniziai a succhiare e a farmelo entrare. Succhiavo sempre più forte. Lui inziò a gemere: “ooooh… femmina benedetta… finalmente… sapevo che avresti capito… brava, brava….” Erano secoli che mio marito non mi toccava. Anche se sotto ricatto, avevo proprio il bisogno fisico di succhiare un bel cazzo.
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Mi ricordavo i “basics” e tra le lacrime, fra la gratitudine e la rabbia, rassegnata pian piano lo feci accomodare meglio che potevo nel mio cavo orofaringeo. Svolsi la pratica con competente e diligente freddezza, sebbene dentro bruciassi di rabbia e umiliazione. Venne in maniera esagerata: pretese che ingoiassi tutto. Fortunatamente era di sapore gradevole, al mio palato. Alla fine devo dire che… si: la sua sborra mi piaceva proprio! Saranno stati tutti i dolci che mangiavamo ogni giorno. Era molto che non stava con una donna, mi disse. Mi stese per terra a pancia in giù con un cuscino sotto il bacino, mi allargò le cosce e con fare deciso, senza delicatezze, mi penetrò la vulva. Serrai le mascelle mentre schiumavo rabbia. Ma pensavo all'aumento di stipendio. Entrò facendomi molto male, perché comunque non ero certo lubrificata e piena di libidine per lui.
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Pian piano, purché finisse presto, mi adattai ai suoi movimenti e iniziai inevitabilmente a collaborare, ad agevolare la sua penetrazione. Involontariamente iniziai a godere di quel notevole uccello nella fica che pretendeva amore e prepotente accettazione. Venni da pazzi e mentre venivo gli accarezzai i testicoli dolcemente, inarcando la schiena per raggiungerli. Gli chiesi con voce flautata e dolce di spingere di più. A sentirmi ammansita e domata, Carlo intensificò le sue spinte e alla fine uscì dalla mia fica, inondandomi di sborra la schiena. Avevo goduto come una porca, con lui nudo sulla schiena e dentro di me! Incredibile! Ero incazzata nera ma anche sessualmente soddisfatta. Poi, con ovvio imbarazzo lui si alzò e indossò nuovamente l’accappatoio. A occhi bassi, senza guardarmi in viso, mi lasciò come una cosa buttata lì sul tappeto della stanza e se ne andò.
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Piansi a dirotto: ero incazzata con me stessa e mi sentivo in colpa. Soprattutto perché non avevo saputo oppormi e poi perché m'era proprio piaciuto: sia nel prenderlo in bocca che mentre mi rompeva la fica: coi minuti che passavano, in entrambe le situazioni avevo provato puro godimento. Moltissimo. Mi ero sentita nuovamente desiderata, apprezzata come femmina fonte di piacere sessuale per un uomo e non sapevo più cosa fare, cosa pensare. Denunciare la cosa avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, che di sicuro si sarebbe ripercosso negativamente su tutta l’azienda. Mi avrebbero odiata: per tutti sarei stata di sicuro io la puttana provocatrice. Avrebbe significato certamente perdere il mio lavoro a breve termine.
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Tacere e adattarmi invece avrebbe comportato una mia totale sottomissione a Carlo, ma per la mia famiglia alla fine solo dei vantaggi. E del mio lavoro avevamo assoluto bisogno. Tra la rabbia e i dubbi, alla fine mi addormentai. Sognai che Carlo mi prendeva, ma nel sogno non ero imbarazzata, anzi: lo desideravo. Mi sorpresi nel mio dormiveglia tormentato a provocarlo con vestiti sexy e un atteggiamento civettuolo e malizioso, a volerlo dentro. E incredibilmente, pur standomene rilassata a letto, con la fica che mi bruciava ancora, sentivo fisicamente il mio ano contrarsi e desiderare il suo cazzo, in modo inequivocabile.
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Verso l’una mi alzai, andai in bagno e pensando a lui mi infilai il manico della spazzola nel culo, mentre mi davo piacere da sola sgrillettandomi la fica. Mi accorsi mio malgrado che non pensavo ad altro che a Carlo! Ma finalmente mi placai e potetti dormire. Lo pensavo intensamente e lo desideravo, soprattutto in culo. Il mattino dopo era sabato; a colazione lui non scese. Me ne andai in spiaggia: neanche lì si fece vedere. Passai la mattinata cercando di essere il più normale possibile, ciarlando con i colleghi: spettegolai come al solito e presi il sole. A pranzo mangiai un’insalata e bevvi un’aranciata. Scambiai solo due chiacchiere rapide con i commensali e subito me ne tornai in camera.
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Non riuscendo a riposare, per il nervosismo e l’eccitazione della novità, né a leggere qualcosa, mi risolsi verso le due ad andare a trovarlo in camera. Bussai e lui mi aprì, ancora in pigiama leggero di raso. Sempre restando a occhi bassi, iniziò dicendomi che si scusava tantissimo. Che l’alcool la sera prima gli aveva completamente offuscato la ragione e mi pregava di dimenticare tutto, se potevo. Si vergognava da morire e mi si inginocchiò davanti, abbracciandomi le gambe a occhi chiusi e inalando il profumo della mia pelle cosparsa di crema profumata. Mi stava adorando e si stava umiliando! Carlo: l’uomo più orgoglioso ma generoso, combattivo e a suo modo dolce e pieno di sé che abbia mai conosciuto, adesso era psicologicamente ai miei piedi! Finalmente!
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Francamente, ero entrata per dirgliene comunque quattro e poi ero sicura che sarei andata avanti a braccio, a strillare che non poteva trattarmi così, che ero una persona piena di dignità, che avevo una famiglia e i miei diritti di donna. Però, lì per lì mi venne solo da accarezzargli la testa. Ero bellissima e fiera, in costume e pareo. Dopo le sue scuse quindi, mi venne spontaneo solo di girarmi e andarmene. Stava soffrendo ed era vero. Lo conoscevo bene, ormai. Però sul letto in camera mia mi sentivo inquieta: la mamma che era in me provava un assoluto e urgente bisogno di perdonarlo.
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La femmina a digiuno da tempo di attenzioni invece era lusingata dal suo desiderio per il mio corpo e continuava a chiedere il suo sesso. Con insistenza. Non resistetti. Era ufficiale: lo volevo da impazzire. Tornai da lui. Mi guardò come se aspettasse una sentenza, ma io invece mi girai di schiena e mi tolsi il costume. Restando completamente nuda, mi inginocchiai spalle a terra e culo altissimo, cosce ben aperte. Gli dissi solo:
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-sfondami il culo, Carlo. Sarò tua quando mi vorrai, d’ora in poi, se proprio mi desideri così tanto. Ma in segreto e con tutte le cautele del caso. E non dovrà mai saperlo nessuno. Chiaro?
Sorrideva e piangeva, mi disse solo:
-grazie, grazie, mio dolcissimo tesoro: vedrai, sarò un amante discreto e focoso. Ti piacerà e ne avrai solo grandi vantaggi…  sai, ti desidero molto e…
ma io:
-basta chiacchiere: t’ho già perdonato e ti imploro solo di sfondarmi, dai che ti voglio…
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Mi prese dolcemente. Fu un vero signore, stavolta. Si inginocchiò e mi ammirò a lungo. Sentivo che mi mangiava con gli occhi, nuda davanti a lui e desiderosa. Quindi iniziò. Dapprima mi inumidì, leccandomi per un po’ prima la fica e dopo molto a lungo il buco del culo. Era abbastanza chiaro cosa volesse provare, del mio corpo. Ero impaziente e glielo facevo capire, contraendo e rilassando l’ano di seguito. Non ne potevo più: lo volevo da morire. Gemevo.
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Quando mi entrò in culo, esclamai un: “oooooh… finalmente, amore mio…” capii finalmente che lo avevo sempre segretamente amato e che ormai sarei stata la sua puttana felice da quel momento in poi. Mi cavalcò e mi sfondò per un sacco di tempo. Era contento come un bambino. Mi baciava la schiena, il collo, le spalle e continuava a ringraziarmi, a dirmi che ero una femmina bellissima, che il suo cazzo mi reclamava in segreto da sempre. Moltissimo.
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Mi stuzzicava i capezzoli, tenendo le mani a coppa sul seno, intanto che mi cavalcava. Mentre lui si dava da fare, venni due volte di culo: non m’era mai successo prima. Poi con fermezza mi girò. Mi baciò con intensità. Era innamorato pazzo. Mi prese e portò sul letto, mi sdraiò sulla schiena. Mi scopò con amore e gioia reciproca. Aveva un ottimo arnese. Ed era inesauribile: aveva un uccello grosso e per giunta duro come il marmo, per essere un quasi sessantenne. Non sapendo se prendevo precauzioni, al momento opportuno lo tirò ancora una volta fuori e mi sborrò sul ventre e sulle tette una notevole quantità di seme.
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Scoprii che anche questo suo gesto mi piaceva! Poi col glande prese a titillarmi i capezzoli. Con notevole e reciproca soddisfazione. Giocammo, scherzammo come dei ragazzini, ridemmo e parlammo. Gli dissi comunque che avevo la spirale e che quindi poteva venirmi dentro liscio. Anzi, lo avrei gradito molto perché sarebbe stato un suo segno di gran desiderio di intimità con me. Gli confessai che ero stata molto colpita dal fatto che tra le tante belle ragazze sulla spiaggia lui comunque fosse stato interessato soltanto alle mie tette e al mio culo! M’ero accorta infatti che guardava solo me! Mi baciò appassionatamente e riprendemmo a scopare.
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Ci baciavamo come due innamorati. Al momento opportuno mi accorsi che stava nuovamente venendo e gli dissi: “sai, ho cambiato idea. Quando vieni, ricoprimi nuovamente di sborra il ventre e il seno. Mi piace, quando mi oltraggi così. Trattami come la tua troia da quattro soldi, mancami di rispetto. Poi stasera dopocena ordinami nuovamente di succhiarti il cazzo e ingoiare. Vedrai che sarà tutt’un altro godere. La mia lingua è capace di veri miracoli, se mi ci metto. Ti farò felice. Per tutto il weekend e la settimana restante, voglio passare la notte sempre nel tuo letto: a succhiarti il cazzo, masturbarti, leccarti le palle e l’ano e a farmi sfondare come e quanto tu vorrai.”
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Così, piena di vergogna interiore, passai comunque forse la settimana più peccaminosa ma più bella della mia vita. Carlo fu di parola: dopo tre mesi ebbi un livello categoriale e l’anno dopo un aumento per “maggiori prestazioni”. Con grande scorno delle colleghe, che mi guardano tuttora con occhi taglienti. Soprattutto di quelle che si erano dichiaratamente offerte a lui senza che però Carlo neppure le prendesse in considerazione. So che tra loro mi chiamano “la troia del Capo” ma non mi interessa minimamente. Scopiamo regolarmente e io lo ingoio sempre di gusto: spesso a pranzo ci chiudiamo in ufficio e lo spompino rapidamente. Eravamo e siamo comunque molto discreti. Non lasciamo mai tracce evidenti.
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Mio marito da circa due anni ha iniziato un lavoro in proprio come rappresentante di infissi ed è spesso fuori casa per alcuni giorni. Non mi manca, però. Quando ha voglia, lo faccio scopare ovviamente, mi faccio inculare e mi fingo innamoratissima. Sono un’attrice nata. Tutte noi donne lo siamo! Lo accarezzo, me lo bacio, lo confondo col profumo e il gusto della mia fica sulla sua bocca. Me la faccio leccare a lungo, da lui. Ma la felicità per me ormai è solo il cazzo del mio capo Carlo: quando mi riempie o mi copre di sborra, io godo veramente come una troia professionista. Tra due amanti consenzienti, nulla è peccato e tutto è assolutamente benedetto in cielo dalla passione.
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RDA
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orotrasparente · 4 months ago
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vabbe io comunque quando vado per negozi non trovo mai un cazzo, su internet mi appaiono tremila cosa fantastiche, vado negli stessi negozi e nun c sta nient
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oltreleparole · 28 days ago
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Bello il silenzio. Meglio di tremila cazzate.
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kon-igi · 1 year ago
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UNA VOLTA HO SCRITTO DUE COSE
Non importa quali e dove.
La prima la scrissi tanti anni fa - tredici - e a mia discolpa posso dire che ero un individuo profondamente diverso, più rabbioso e ipergiudicante, ma di fatto questa cosa scatenò tutta una serie di reazioni nei confronti di una persona che fu costretta a sparire per il pubblico lubidrio.
Io ero già 'famoso' - le virgolette vi dicono quanta compassione mi faccio solo a usarlo, questo aggettivo - e questa persona una perfetta sconosciuta che, non si era forse comportata in modo simpatico ma lo squilibrio tra la mia capacità di insultarla - e soprattutto farla insultare - e la sua capacità di difendersi era ENORME.
Tre anni fa, quasi quattro, invece, in pieno Covid decisi di affrontare l'argomento pandemia e vaccino su una pagina FB creata all'uopo e lì potei toccare con mano lo squilibrio tra me e loro... nel senso che di sicuro io ero più competente ma loro erano di più e quindi mi ritrovai, fisicamente, a non riuscire più nemmeno a rispondere o interagire perché gli insulti, le accuse e gli auguri di morte erano così variegati e numerosi che cominciai a provare sconforto e, a tratti, amarezza.
Sia 13 anni fa come 3 anni fa l'errore fu tutto mio, nel senso che mi illusi di avere una verità più vera di quella di altri e che alla fine questa verità avrebbe prevalso.
Verità...
La stessa parola che hanno usato Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, per amor di ricerca della quale hanno massacrato mediaticamente una poveraccia che voleva fare pubblicità al suo locale con una recensione gay friendly farlocca e che poi s'è ammazzata per la disperazione.
Una cosa la voglio dire, a voi tutti, me 'famoso' compreso...
Non siamo così importanti.
Io sono un cinquantenne sovrappeso che guadagna 1300 euro al mese e si sveglia urlando nel mezzo della notte. Nei prossimi vent'anni probabilmente mi verrà un tumore o un accidente cerebrovascolare e prego già da ora Crom di farmi schiattare alla svelta per non diventare un doloroso peso per le persone che amo. Magari un giorno vi chiederete perché non posto più e qualcuno vi dirà che sono morto dilaniato tra le lamiere della mia macchina dopo esser volato giù da un monte.
Dove sarà tutta la mia 'importanza' e a che cosa sarà servita?
Quindi, per cortesia, non parlatemi di 'ricerca della verità' quando non siete altro che dei miserevoli strisciaschermo con due o tremila follower che usano il pollice opponibile giusto per afferrarsi le caccole in fondo al naso.
Giornalismo di inchiesta e ricerca della verità... Mauro de Mauro e Heidegger si stanno rigirando così tanto nella tomba da aver perforato la crosta terrestre e io a quegli ignobili individui vorrei dire una cosa, consapevole che lo squilibrio di potere tra me e loro è così grande da non temere che abbiano a soffrirne.
Il giornalismo di inchiesta e la ricerca della verità si fanno per denunciare grandi ingiustizie e schierarsi dalla parte delle vittime, mentre voi siete solo frignanti individui meschini che neghereste di aver rubato la marmellata pure se vi colasse dalle orecchie.
Se per le masse siete quel tipo di eroi, allora ricordate di tenere sempre il passo e di non cedere mai perché la vostra gente ha coltelli, forchette e tanta fame... ed è un attimo che il prossimo pasto diventiate voi.
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quellaragazzasognatrice · 2 months ago
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Io che vorrei fare tremila cose e alla fine vado in panic
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formulapookie · 1 month ago
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ridatemi gli amarello, la tensione sessuale tra mengoni e mahmood, ghali che rivolta il palco, dargen che affonda tutta la politica italiana, il meme dei tremila denti di stash, morandi con la scopa, angela che sniffa potente e angelo perso nell'iperuranio
ridatemi sanremo
15 notes · View notes
primepaginequotidiani · 2 months ago
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PRIMA PAGINA Giornale Di Sicilia di Oggi giovedì, 23 gennaio 2025
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