#treccani
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Eṡòtico
eṡòtico agg. [dal lat. exotĭcus, gr. ἐξωτικός, der. di ἔξω «fuori»] (pl. m. -ci). – 1. (anche s. m.) Che proviene, che è importato da altre regioni, forestiero, straniero.
Vocabolario Treccani. Online.
Esotico, come certe cose dell'infanzia.
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The Italian word of the year is "femicide"
This is the noun chosen by the Italian encyclopedia Treccani. Long live the 21st century, where just being alive is considered lucky.
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La parola dell’anno italiana è “femminicidio”.
È questo il sostantivo scelto dall’enciclopedia italiana Treccani. Viva il 21esimo secolo, dove anche solo stare ancora al mondo è da considerarsi una fortuna.
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Una sola parola per il 2025
Qualche anno fa si faceva, anch’io lo feci almeno due volte (qui il link con i due post), il gioco di scrivere le tre parole che volevamo indicare come nostre per l’anno appena nato. Quest’anno vorrei riportare in auge la faccenda, però non indicherò tre parole bensì UNA sola. Questa parola è per me molto importante, è una parola che forse non uso nel parlato ma la uso nella pratica, cioè è una…
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giuseppe garrera su mirella bentivoglio, in 'treccani/magazine'
https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/arte-collettiva-collezionare-la-rivolta-di-mirella-bentivoglio.html “[…] Tra i materiali che Mirella Bentivoglio decide di esporre si contano soprattutto fogli, fotocopie e libri: una scelta elettiva, di strumenti militanti, tascabili, domestici e casalinghi nel senso anche di materiale occultabile e personale, segreto o clandestino, ma…
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#art#arte#disseminazione#Giuseppe Garrera#materiali verbovisivi#scritture femminili#Treccani#Treccani Magazine#vispo
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Valeria Della Valle
Ci sosterrà la speranza che fra qualche anno, una donna che abbia deciso di professare l’architettura, l’avvocatura o la medicina, o che veda nel suo futuro la direzione di un’orchestra, o infine che intenda arruolarsi nell’esercito, dopo aver sfogliato le pagine di questo dizionario, scelga di chiamare se stessa architetta, avvocata, medica, direttrice, soldata anche perché “lo dice il Dizionario Treccani”.
Valeria Della Valle, importante linguista, è la prima donna che ha diretto un dizionario della lingua italiana, per Treccani, dove è entrata, negli anni Settanta da giovane redattrice e oggi è nel consiglio scientifico dell’Enciclopedia Italiana.
Nell’edizione del 2022, co-diretta con Giuseppe Patota, ha messo in atto una rivoluzione. Sfidando regole e convenzioni, per la prima volta, il testo registra aggettivi e sostantivi, prima al femminile e poi al maschile, in successione alfabetica: “Non c’era nessuna motivazione scientifica perché questo non accadesse, solo il prevalere storico della cultura maschile“.
Nata a Roma nel 1944 è cresciuta nell’ambiente artistico e culturale di via Margutta. Sua madre dipingeva e restaurava quadri antichi, suo padre lavorava nell’editoria. Da bambina ha assistito alle dissertazioni di adulti come Renato Guttuso, Alfonso Gatto, Sibilla Aleramo, Giorgio De Chirico, Alberto Burri, Carlo Mazzacurati, Enrico Galassi.
Si è laureata alla Sapienza con Arrigo Castellani, che le ha aperto la strada a una spiegazione razionale al processo di cambiamento della lingua.
Ha pubblicato saggi su antichi testi toscani, sulla storia della lessicografia, sulla terminologia dell’arte, sulla lingua della narrativa contemporanea e sui neologismi.
È stata professoressa associata di Linguistica italiana alla Sapienza Università di Roma fino al 2014.
Ha diretto la terza edizione del Vocabolario Treccani dell’Istituto della Enciclopedia Italiana in cinque volumi (1986-1994) e contribuito ad apportare un cambiamento nella definizione della voce “donna”, nel passato sempre definita come “femmina dell’uomo” e in quell’edizione diventata “Nella specie umana, individuo di sesso femminile, soprattutto dal momento in cui abbia raggiunto la maturità anatomica e quindi l’età adulta”.
È autrice di Dizionari italiani: storia, tipi, struttura (2005) e, con Giovanni Adamo, di Le parole del lessico italiano (2008). Insieme a Giuseppe Patota ha pubblicato tredici manuali di divulgazione dedicati alla lingua italiana.
È protagonista di rubriche giornalistiche, radiofoniche e televisive riguardanti dubbi e curiosità sulla nostra lingua, e consulente scientifica di Rai Educational per la realizzazione di programmi dedicati all’insegnamento della lingua italiana.
È socia corrispondente dell’Accademia della Crusca e socia ordinaria dell’Accademia dell’Arcadia. Fa parte del consiglio di amministrazione e del comitato scientifico della Fondazione Bellonci e del comitato direttivo del Premio Strega, del comitato scientifico del Bollettino di italianistica e del consiglio scientifico del PLIDA (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri) della Società Dante Alighieri.
Presso l’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee del CNR ha coordinato con Giovanni Adamo, fino al 2019, il progetto di ricerca Osservatorio neologico della lingua italiana (Onli).
Ha scritto soggetto e testo del documentario Me ne frego! Il Fascismo e la lingua italiana, prodotto dall’Istituto Luce Cinecittà, diretto da Vanni Gandolfo e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2014. Nel 2016 ha realizzato il documentario L’arma più forte. L’uomo che inventò Cinecittà, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma nel 2016, che ha vinto il premio al miglior documentario di cinema Diari di Cineclub 2017.
Dall’ottobre 2020 ha condotto la trasmissione di Raitre Le parole per dirlo.
Nel 2022 ha pubblicato la sua prima opera di narrativa, La strada sognata, una raccolta di racconti ambientati nella comunità artistica che nella prima metà del ‘900 animava Via Margutta a Roma, che le è valso il Premio Settembrini.
C’è una sproporzione tra gli epiteti offensivi presenti accanto a “donna” e quelli che possono essere riferiti a un uomo. I primi hanno a che fare soprattutto con offese scagliate contro la donna riferite alla sua vita sessuale, di donna che vende il proprio corpo dietro pagamento. Ma è la nostra storia, non solo quella italiana, a mancare di parole a proposito dell’uomo, corrispondenti a quelle usate per indicare un costume al quale è stata obbligata per secoli solo la donna. Anche per l’uomo abbiamo insulti che alludono alle sue abitudini sessuali e certamente in misura non paragonabile, ma qui entriamo in questioni che non hanno a che fare con la rappresentazione linguistica, bensì con la copertura eufemistica di tabù millenari. Sono convinta che non sarà invocando un falò (non solo simbolico) per bruciare le parole che ci offendono che riusciremo a difendere la nostra immagine e il nostro ruolo. Anzi, vorrei che le espressioni più detestabili e superate continuassero ad avere spazio nei dizionari, naturalmente precedute dal doveroso avvertimento che segnala al lettore quando le espressioni o le frasi proverbiali citate corrispondono a un pregiudizio o a un luogo comune tramandato dal passato ma non più condivisibile. Secondo qualcuno i dizionari sono “cimiteri di parole”: credo, al contrario, che il nostro sforzo comune debba essere quello di fare in modo che la lingua del disprezzo esaurisca il suo corso, rimanendo come testimonianza sociale, storica, letteraria, del passato. Con la speranza, questo è il mio augurio, non solo da lessicografa, che la realtà (e poi la lingua) cambi, perché le parole non siano più solo femmine, i fatti non più solo maschi.
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Nella cultura balinese, una spia significativa della teatralizzazione della vita collettiva è costituita dalla centralità dello stato emotivo lek, nel quale si esprime il timore che un comportamento inadeguato possa dissolvere l'illusione estetica della messinscena sociale e far affiorare la personalità individuale dietro la maschera dell'identità pubblica standardizzata.
Riflettendo sullo stile balinese, Geertz osserva che le maschere che gli individui indossano, lo spettacolo e le parti in cui si impegnano "costituiscono non la facciata ma la sostanza delle cose non meno che del sé". In altri termini, sarebbe un errore interpretare i comportamenti dei balinesi attribuendo loro l'idea di una frattura fra Io sociale e Io interiore.
– La prospettiva antropologica, Carmela Pignato
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Sophisticated performer of ambiguous elegance, oscillating between aristocratic emptiness and secret melancholy.
Treccani Encyclopedia on Anton Walbrook
#say gay without saying gay#post for me and 2 other people#treccani mi fai arrossire#fiction and quotes#anton walbrook#powell and pressburger#the red shoes#gaslight 1940#the life and death of colonel blimp
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Desiderio, etimologia: “un sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l'attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale.”
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When you're writing about something and you do so much research that you want to write to sites that have the wrong info to ask them to please correct your mistakes because I can't sleep if you don't.
#i'm not asking for much at least the date you have to change the date bc is like four months to late and in the wrong year#love you encicopedia treccani you gave us the biggest source for people's biography but this kind of mistakes aren't good#personal~
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Osservare un dipinto
Cosa c’è di più semplice che guardare un’opera d’arte? Ci passi davanti, in un museo, o ti capita in una pagina web che stai sfogliando e la vedi. La guardi, ti piace o non ti piace, non importa, è passata, per quanto? Un minuto? Davanti ai tuoi occhi, Potrai ricordarla o dimenticartene, questo dipende da tanti fattori che in quel, momento stanno accanto a te. Ma guardare veramente un’opera…
#Boston#Cambridge#concentrazione#Enciclopedia Britannica#Enciclopedia Treccani#Harvard Art Museum#James McNeill Whistler#New York Times#notturno#osservazione#quadro
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#instagram#citazioni di un certo livello dalla treccani#o per meglio dire dagli stagisti della gleba che ci lavorano#rocchio 47
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AFFASCINAILTUOCUORE AD ALTA VOCE approda su Spotify. Episodio introduttivo: cosa, come e perché.
Benvenuti! Un po’ giocando e un pò sperimentando Affascinailtuocuore inizia una nuova avventura: creare un podcast su Spotify. Secondo l‘Enciclopedia Treccani online un podcast è un “file audio digitale distribuito attraverso Internet e fruibile su un computer o su un lettore MP3. Il termine proviene da una libera fusione di iPod (➔ Apple) e broadcasting («radiodiffusione»). Mi piace leggere ad…
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su 'il tascabile', oggi, un articolo su "esiste la ricerca" (milano, marzo 2023), resoconto e analisi di antonio francesco perozzi
https://www.iltascabile.com/letterature/poesia-postpoesia-sperimentazione-scrittura-di-ricerca/ _
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#18 marzo 2023#Antonio Francesco Perozzi#Antonio Syxty#cambio di paradigma#Esiste la ricerca#Il Tascabile#Marco Giovenale#Michele Zaffarano#resoconto#ricerca letteraria#ricostruzione#ricostruzioni#scrittura di ricerca#scrittura sperimentale#scritture di ricerca#scritture sperimentali#Treccani
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NEL MIO PICCOLO SERVE INCAZZARMI?
Io e i miei amici di una vita potremmo essere pagati per accettare di essere inseriti in allegato al DSM-6 di prossima uscita, affinché ogni specializzando in psichiatria e psicologia potesse comprendere quanto non ci sia un limite al numero di disturbi mentali con i quali un singolo individuo possa psico-flagellarsi.
Per esempio, in un'ora e diciannove minuti io e il mio amico @salfadog non abbiamo individuato un modo univoco e sicuro per salvare il mondo ma una cosa è certa: abbiamo deciso che dobbiamo salvare il mondo.
Badate, non sto scherzando.
Il fatto è che a livello percettivo, un'affermazione del genere evoca tre tropi classici della letteratura cinematografica:
L'eroe inarrestabile che in maniera indefessa sacrifica tutto se stesso per il bene supremo dell'umanità.
Il villain che vuole annientare l'universo intero per salvarlo da se stesso poiché oramai troppo corrotto per essere recuperabile.
Il tizio con la campanella in mano e il cartello THE END IS NEAR che a Central Park arringa la folla di due casalinghe con neonato e finisce in una cella imbottita imbottito di torazina.
Facciamo che per phisique du role e/o pudore io e lui non si rientri in nessuna delle tre categorie sopracitate, quindi ci siamo fatti una domanda...
Il mondo ha bisogno di essere salvato?
No
(è stata la risposta condivisa... e per 'mondo' intendiamo sia il pianeta che l'umanità)
Ognuno di noi potrebbe decidere di non fare nulla - che poi alla fine è quella la sensazione, se non proprio la realtà dei fatti - e sia il pianeta che l'umanità andrebbero tranquilli per la propria strada evolutiva.
Certo, magari farebbe un po' più caldino e i rifugi sulle alpi avrebbero la loro spiaggia tropicale con meduse, coralli e pesci pagliaccio ma il fatto è che se il globo terracqueo e la globalità umana negli ultimi 100.000 anni sembrano essere andati tranquilli in avanti scuotendosi la polvere dalla spalla come un millenario Luke Skywalker, questo non significa che non vi sia stato il sacrificio di molti per portare avanti i pochi.
A me il fascismo fa molto paura.
Il problema è che non è lo stesso fascismo che fa paura a molti altri.
Nella Treccani il fascismo viene definito come '... una concezione religiosa, in cui l'uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l'individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale' ed è proprio in virtù di questo concetto che mi sento di puntare il dito contro una certa visione semplicistica della realtà: fascista non è colui che difende la razza, i confini o l'italianità e vota Fratelli d'Italia... fascista è colui che divide la realtà in due parti e auspica l'annientamento di quella sbagliata. L'altra.
Sembra semplicistica come definizione ma al netto di tutti i paradossi di Popper (vedete di capire cosa sia veramente il paradosso di Popper e non copia-incollate da facebook) alla fine, per sua stessa natura si tratta sempre dello stesso metodo coercitivo di controllo in nome del giusto contro lo sbagliato, la trappola dialettica e sociale in cui cadono tutti.
'Il fascismo non è un opinione, è un crimine'
Coi fascisti non si parla, li si mena.
I partigiani hanno sconfitto i nazi-fascisti coi proiettili e non con le parole.
Io però mi chiedo una cosa, ripetuta nel corso degli anni, che ha sempre avuto la stessa risposta.
Ma tu cosa stai facendo contro il fascismo?
Bada bene, 'tu' collettivo della domanda diretta: io non ti conosco, so solo che sei arrabbiato per un bel po' di ingiustizie ma anche verso alcune persone ipocrite, privilegiate e potenti che contribuiscono ogni giorno a fratturare il mondo in due.
Sì ma oltre a questa consapevolezza, tu cosa stai facendo?
Bada bene ancora, 'tu' collettivo della domanda diretta: la lamentela fine a sé è sacrosanta, catartica e drenante via il veleno dal corpo ma una volta che la piccola bolla che avviluppa ognuno di noi è risuonata dell'eco delle ingiurie, il fascismo è forse diminuito? La tua rabbia ha fatto cambiare idea a qualcuno? Hai 'salvato' qualche vittima?
Non è la prima volta che scrivo quanto andrò ad affermare e non è la prima volta che a fronte di un certo numero di persone d'accordo, puntualmente si palesano quelli che mi spiegano perché sto sbagliando e che i fascisti vanno sempre menati. Pazienza.
Una volta mi trovavo su un autobus e c'era questo uomo di una certa età che stava inveendo contro una ragazza mediorientale, non so per quale motivo ma coi soliti argomenti che puntavano al fatto che se ne doveva tornare al suo paese. La ragazza era spaventata, tutti si facevano i fatti propri e io sono intervenuto come sono sicuro che tutti e tutte voi sareste intervenuti/e ma a differenza di altre volte in cui mi sarei scagliato contro il vecchio benito, mi sono messo invece in mezzo ai due voltandogli le spalle e sorridendo alla ragazza, chiedendole come si chiamasse e chiaccherandoci tranquillamente.
Nessuno scontro, nessuna coercizione, nessuna differenza di valori gettata in faccia ad alcunchì ma una persona sola che non era più sola, anzi, due persone sole, perché io non credo nella malvagità intrinseca del cane cattivo ma nella paura del cane spaventato. E se avessi avuto tempo avrei parlato anche a lui: certo, potevo scoprire che si trattava di una testa di cazzo inguaribile o magari intuire mille altri dolori e solitudini che non avrei mai toccato se gli avessi urlato contro. O lo avessi menato.
Avrei fatto la stessa cosa con un balilla anfichiodato e una mazza con su scritto DUX MEA LUX?
Se un cane mi sta mordendo non gli faccio il 'resta!' col premietto ma mi difendo, quindi vi pongo l'ultima domanda: tutti ma proprio tutti i 'fascisti' mordono oppure è più semplice fare di tutta l'erba un fascio (ba dum tss) e menarli noi per primi?
La risposta che vi darete mi interessa nella misura in cui possa essere più o meno venata di dubbi dall'ultima volta che ve la siete fatta ma non dovete rendere conto a questo perfetto sconosciuto con la campanella, il cartello e poca torazina in corpo... dovete rispondere a quelle persone che avevano bisogno di parole rivolte a loro e non di insulti urlati ad altri, di gentilezza nei loro confronti e non di violenza nel loro nome, dell'inclusione che comprende e non del sacro furore che divide.
Io la mia scelta l'ho fatta già da tempo e non mi interessa vederne i frutti maturi da riempirne le ceste, mi basta quell'unico fiore che aveva paura di sbocciare e alla fine c'è riuscito perché aveva solo bisogno di qualcuno che lo rimirasse.
Grazie della pazienza <3
@salfadog
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looking up a word on treccani with shaking hands to check whether it's italian or dialect top 10 most silently humiliating things that can happen to a girl
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