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#tranne con il suo innamorato
nerudasullalingua · 3 days
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FREUD ERA UN CIALTRONE
Le teorie di Freud sono state ampiamente criticate come non scientifiche, e il trattamento dei disturbi mentali si è sempre più rivolto ai farmaci psicotropi e a terapie efficaci come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT). L'impatto di Freud sul pensiero del XX secolo è innegabile, ma ha sbagliato quasi tutto. Crews ha avuto accesso a materiali non disponibili ai biografi precedenti. La vasta corrispondenza iniziale tra Freud e la sua fidanzata, Martha Bernays, è stata rilasciata solo di recente e rivela molto sui difetti di carattere di Freud, le sue attitudini sessiste e il suo uso regolare di cocaina. Freud era formato come scienziato, ma si è allontanato, seguendo intuizioni selvagge, scendendo volontariamente nella pseudoscienza, coprendo i suoi errori e stabilendo un culto della personalità che è sopravvissuto a lungo dopo di lui. Il suo lavoro scientifico iniziale era disordinato e mancava di approfondimento. Ha "criticato abilmente le conclusioni premature raggiunte da altri ma non ha mai testato in modo cruciale nessuna delle sue ipotesi". Era pigro, riluttante a raccogliere prove sufficienti per assicurarsi che una scoperta non fosse un'anomalia; generalizzava da casi singoli, usando persino se stesso come caso unico. In un primo articolo, "On Coca", ha dimostrato scarsa erudizione, omettendo riferimenti cruciali, citando riferimenti da un'altra bibliografia senza leggerli e commettendo errori grossolani (sbagliando nomi, date, titoli e luoghi di pubblicazione). Trattava ricchi mondani viziati. Il suo atteggiamento verso di loro era cinico; fornivano una fonte costante di reddito non guarendo, e in un caso tornò di corsa a vedere un paziente per paura che potesse guarire in sua assenza. Aveva poca simpatia per i suoi pazienti; disprezzava attivamente la maggior parte delle persone, specialmente quelle delle classi sociali inferiori. Era un misogino che credeva che le donne fossero biologicamente inferiori. Trattava sua moglie in modo abominevole. Poche delle sue idee erano originali. Plagiava. Prendeva idee dai rivali ma poi le retrodatava e le trattava come proprie. I suoi debiti verso gli altri erano inizialmente riconosciuti, ma "eventualmente soppressi a favore dell'appeal specioso all'esperienza clinica." Era "attivamente evasivo, malizioso e disonesto" nel coprire i suoi errori. Crews riporta molti casi in cui riscriveva la storia, cambiando la narrazione per mettersi in una luce migliore. Inventava cose al momento, cambiando costantemente le sue teorie e metodi senza fare alcun reale progresso verso un trattamento efficace. Se un paziente non era d'accordo con la sua interpretazione ("No, non sono innamorato di mio cognato."), ciò rafforzava solo la sua convinzione di avere ragione. Violava la riservatezza dei pazienti. Se un ex paziente migliorava dopo aver lasciato il suo trattamento, se ne prendeva il merito. Era cieco ai pericoli del bias di conferma.
I redattori delle lettere di Freud e altri documenti erano membri del suo culto e erano disonesti. Il confronto con i documenti originali mostra che cambiavano parole e omettevano passaggi che pensavano lo avrebbero fatto sembrare male. Hanno "nascosto sotto il tappeto le prove più incriminanti." Per esempio, "Delle 284 lettere che Freud scrisse a Fliess, solo 168 erano rappresentate, e tutte tranne 29 subirono alterazioni diplomatiche e spesso silenziose." Uno dei casi fondamentali della psicoanalisi, il prototipo di una cura catartica, fu il caso "Anna O" riportato in un libro di Breuer e Freud. Dissero che era guarita dopo il trattamento di Breuer, ma non era vero. Infatti, peggiorò e fu ricoverata in ospedale. Dopo aver lasciato il trattamento psicoanalitico, migliorò da sola e alla fine condusse una vita di successo come attivista contro il commercio sessuale. (Questo fu interpretato in termini psicoanalitici come un mezzo per desiderare inconsciamente di impedire a sua madre di avere rapporti sessuali con suo padre!) Probabilmente non aveva nemmeno una malattia psichiatrica, ma piuttosto una fisica, neurologica, e molti dei suoi sintomi più inquietanti furono causati dalla dipendenza da morfina che Breuer le aveva inflitto. L'interpretazione del caso da parte di Freud contraddiceva i fatti: o stava mentendo o esprimeva un suo delirio. Trovò il suo vero mestiere come narratore, usando aneddoti dalla sua storia clinica per illustrare come la sua mente fosse "guarita" dalla confusione sull'origine dei sintomi misteriosi. Descriveva avventure dell'intelletto. Il suo orientamento era più letterario che scientifico. Crews dice: "Freud era una sorta di specialista nel cogliere preziose ammissioni da persone che non potevano essere raggiunte per verifiche." La sua "pratica standard era quella di diffamare i suoi ex associati non appena ponevano un ostacolo ai suoi obiettivi."
testo tradotto da chatgpt (se volete la versione originale in inglese è questo il sito)
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m2024a · 3 months
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Uomini e Donne, il trono di Ida Platano è un fiasco: i corteggiatori sono più interessati alle telecamere! Ida Platano a Uomini e Donne rischia l’ennesima delusione colossale. La bella bresciana ricade nei vecchi schemi, delude le aspettative del pubblico, che corre in sua difesa e vorrebbe che lasciasse andare due corteggiatori che sembrano non essere minimamente interessati a lei. Uomini e Donne, Ida Platano che flop: i corteggiatori la prendono in giro? Quando Maria De Filippi ha annunciato che Ida Platano sarebbe stata la nuova tronista di Uomini e Donne, i fan del dating show di Canale 5 hanno immaginato tanti scenari possibili, tra il ritorno in studio di un innamorato Riccardo Guarnieri, un ritorno di fiamma con il fresco ex Alessandro Vicinanza, insomma finali effetto sorpresa degni dell’ingresso in studio di Giovanni Conversano con bacio epico di durata probabilmente illegale per essere considerato solamente un bacio. Invece, il trono della bresciana è un fiasco. Non fosse per i suoi outfit glitter che sfidano le regole di una qualunque razionalità in fatto di moda, con look monocolore che partono dalla testa ai piedi, senza dimenticare make-up e accessorio di dubbio gusto, che comunque ci strappano un sorriso dopo pranzo, il trono di Ida sarebbe da dimenticare. E non è tanto colpa della bella dama, che ci sta provando a rimettersi in gioco nonostante sia sotto gli occhi di tutti che probabilmente avrebbe dovuto lavorare un pelino di più sul suo equilibrio personale e sulla sua storia prima di tornare a Uomini e Donne, ma che comunque la volontà ce la mette tutta e non si tira mai indietro. La colpa è dei suoi corteggiatori che sembrano proprio essere interessati a tutto - a tutto davvero, anche ai commenti fuori luogo di Gianni Sperti - tranne che a conquistare la fiducia della tronista e il suo amore. Non bastano serenate con archi e musica classica a cancellare il “profumo-gate” che ci ha tenuto incollati allo schermo pensando, “ma cosa stiamo guardando esattamente?”, e neppure le sorprese di compleanno e le corse fuori dagli studi con i cameraman che saranno ancora più stanchi di noi nel seguire queste performance da veri attori. Esatto, quel che il pubblico di Uomini e Donne pensa di questi corteggiatori, Mario e Pierpaolo senza poi fare tante distinzioni, è che siano attori e che Ida ci rimarrà male un’altra volta. Negli anni, che piaccia o meno la dama bresciana e la sua storia, è nato dell’affetto per lei e dispiace vederla presa da due perfette strade senza uscita. Mentre lei vuole lasciare il trono e Maria intercede per fermarla, c’è chi rimpiange l’iniziale idea di vedere scendere Guarnieri dalle scale e portarsi via Platano prima della Pasqua, forse già a Carnevale! Scopri le ultime news su Uomini e Donne.
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sounds-right · 8 months
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Giuliano Di Sanzo, il “nuovo singolo Come Find Me" (Groove Time Records) lascia il segno
Il nuovo singolo di Giuliano Di Sanzo è "Come Find Me" , un brano che lascia il segno già al primo ascolto, che sta esattamente a metà tra pop e musica elettronica. "E' una canzone con sonorità meno spinte rispetto a quelle che di solito i dj propongono in discoteca", racconta l'artista. "Spero possa piacere subito, magari proprio al primo ascolto, ma come capita sempre per qualche mi riguarda, è frutto di un lavoro lungo di diversi mesi. Oggi certi software permettono di realizzare brani velocemente. Se però si vogliono davvero raggiungere standard importanti, la strada credo sia sempre una sola: lavorare a lungo". Il brano esce l'1 dicembre 2023 su Groove Time Records.
La voce che interpreta "Come Find Me" canta di una notte piena d'energia e di ritmo, da vivere con gli amici. Il giro di pianoforte con cui il brano inizia presto diventa un'intera orchestra elettronica ed il ritmo cresce. E chissà, forse una notte da vivere a tutta velocità può diventare qualcosa di più, con la persona giusta. La luna e i lampi sono nel cielo, il resto si vedrà... Del resto "Come Find Me" in italiano vuol dire vieni a cercarmi.
Quella di  "Come Find Me" è una storia tutta da vivere e ascoltare, raccontata in una canzone vera e propria, non solo un ritmo da ballare come spesso accade oggi per le produzioni dance. Per Giuliano Di Sanzo infatti la musica arriva prima di tutto, anche del suo ego e della sua visibilità. I suoi dischi parlano per lui. Ad esempio, quelli che da tempo pubblica su Groove Time Records, label di riferimento nell'universo musicale della musica da ballo elettronica.
"Non mi piace neppure fare foto e video. Preferisco lavorare in studio, partendo spesso dalle melodie di rock e musica classica. E non solo: si impara sempre, come artisti e produttori, anche da brani che magari non ci colpiscono al primo ascolto", spiega Giuliano Di Sanzo. "In questo periodo, dopo tanti anni di lavoro, anche con i miei dj set preferisco concentrarmi su situazioni in cui possa fare davvero la differenza con il mio background".
E' molto importante poi l'attività della sua Groove Time Records. Con questa label spesso lancia nuovi talenti e pubblica molti dei brani che crea nel suo studio. Non tutti però, perché spesso Giuliano Di Sanzo spesso preferisce restare nell'ombra.
Giuliano Di Sanzo si è innamorato di mixer e vinili quando aveva solo 14 anni e negli anni  ha fatto ballare locali di mezzo mondo. Tra mille altri, il Clubbino di San Nicola Arcella, in Calabria e lo Sky Bar di Chisinau, in Moldavia. Probabilmente questi spazi non hanno molte cose in comune tranne l'esclusività e la musica di Giuliano Di Sanzo. Nato a Varese più o meno 50 anni fa, ha vissuto a lungo in Basilicata. Poi si è trasferito a Roma, dove vive e lavora tutt'ora.
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djs-party-edm-italia · 8 months
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Giuliano Di Sanzo, il “nuovo singolo Come Find Me" (Groove Time Records) lascia il segno
Il nuovo singolo di Giuliano Di Sanzo è "Come Find Me" , un brano che lascia il segno già al primo ascolto, che sta esattamente a metà tra pop e musica elettronica. "E' una canzone con sonorità meno spinte rispetto a quelle che di solito i dj propongono in discoteca", racconta l'artista. "Spero possa piacere subito, magari proprio al primo ascolto, ma come capita sempre per qualche mi riguarda, è frutto di un lavoro lungo di diversi mesi. Oggi certi software permettono di realizzare brani velocemente. Se però si vogliono davvero raggiungere standard importanti, la strada credo sia sempre una sola: lavorare a lungo". Il brano esce l'1 dicembre 2023 su Groove Time Records.
La voce che interpreta "Come Find Me" canta di una notte piena d'energia e di ritmo, da vivere con gli amici. Il giro di pianoforte con cui il brano inizia presto diventa un'intera orchestra elettronica ed il ritmo cresce. E chissà, forse una notte da vivere a tutta velocità può diventare qualcosa di più, con la persona giusta. La luna e i lampi sono nel cielo, il resto si vedrà... Del resto "Come Find Me" in italiano vuol dire vieni a cercarmi.
Quella di  "Come Find Me" è una storia tutta da vivere e ascoltare, raccontata in una canzone vera e propria, non solo un ritmo da ballare come spesso accade oggi per le produzioni dance. Per Giuliano Di Sanzo infatti la musica arriva prima di tutto, anche del suo ego e della sua visibilità. I suoi dischi parlano per lui. Ad esempio, quelli che da tempo pubblica su Groove Time Records, label di riferimento nell'universo musicale della musica da ballo elettronica.
"Non mi piace neppure fare foto e video. Preferisco lavorare in studio, partendo spesso dalle melodie di rock e musica classica. E non solo: si impara sempre, come artisti e produttori, anche da brani che magari non ci colpiscono al primo ascolto", spiega Giuliano Di Sanzo. "In questo periodo, dopo tanti anni di lavoro, anche con i miei dj set preferisco concentrarmi su situazioni in cui possa fare davvero la differenza con il mio background".
E' molto importante poi l'attività della sua Groove Time Records. Con questa label spesso lancia nuovi talenti e pubblica molti dei brani che crea nel suo studio. Non tutti però, perché spesso Giuliano Di Sanzo spesso preferisce restare nell'ombra.
Giuliano Di Sanzo si è innamorato di mixer e vinili quando aveva solo 14 anni e negli anni  ha fatto ballare locali di mezzo mondo. Tra mille altri, il Clubbino di San Nicola Arcella, in Calabria e lo Sky Bar di Chisinau, in Moldavia. Probabilmente questi spazi non hanno molte cose in comune tranne l'esclusività e la musica di Giuliano Di Sanzo. Nato a Varese più o meno 50 anni fa, ha vissuto a lungo in Basilicata. Poi si è trasferito a Roma, dove vive e lavora tutt'ora.
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tarditardi · 8 months
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Giuliano Di Sanzo: il “nuovo singolo Come Find Me" (Groove Time Records) lascia il segno
Il nuovo singolo di Giuliano Di Sanzo è "Come Find Me" , un brano che lascia il segno già al primo ascolto, che sta esattamente a metà tra pop e musica elettronica. "E' una canzone con sonorità meno spinte rispetto a quelle che di solito i dj propongono in discoteca", racconta l'artista. "Spero possa piacere subito, magari proprio al primo ascolto, ma come capita sempre per qualche mi riguarda, è frutto di un lavoro lungo di diversi mesi. Oggi certi software permettono di realizzare brani velocemente. Se però si vogliono davvero raggiungere standard importanti, la strada credo sia sempre una sola: lavorare a lungo". Il brano esce l'1 dicembre 2023 su Groove Time Records.
La voce che interpreta "Come Find Me" canta di una notte piena d'energia e di ritmo, da vivere con gli amici. Il giro di pianoforte con cui il brano inizia presto diventa un'intera orchestra elettronica ed il ritmo cresce. E chissà, forse una notte da vivere a tutta velocità può diventare qualcosa di più, con la persona giusta. La luna e i lampi sono nel cielo, il resto si vedrà... Del resto "Come Find Me" in italiano vuol dire vieni a cercarmi.
Quella di  "Come Find Me" è una storia tutta da vivere e ascoltare, raccontata in una canzone vera e propria, non solo un ritmo da ballare come spesso accade oggi per le produzioni dance. Per Giuliano Di Sanzo infatti la musica arriva prima di tutto, anche del suo ego e della sua visibilità. I suoi dischi parlano per lui. Ad esempio, quelli che da tempo pubblica su Groove Time Records, label di riferimento nell'universo musicale della musica da ballo elettronica.
"Non mi piace neppure fare foto e video. Preferisco lavorare in studio, partendo spesso dalle melodie di rock e musica classica. E non solo: si impara sempre, come artisti e produttori, anche da brani che magari non ci colpiscono al primo ascolto", spiega Giuliano Di Sanzo. "In questo periodo, dopo tanti anni di lavoro, anche con i miei dj set preferisco concentrarmi su situazioni in cui possa fare davvero la differenza con il mio background".
E' molto importante poi l'attività della sua Groove Time Records. Con questa label spesso lancia nuovi talenti e pubblica molti dei brani che crea nel suo studio. Non tutti però, perché spesso Giuliano Di Sanzo spesso preferisce restare nell'ombra.
Giuliano Di Sanzo si è innamorato di mixer e vinili quando aveva solo 14 anni e negli anni  ha fatto ballare locali di mezzo mondo. Tra mille altri, il Clubbino di San Nicola Arcella, in Calabria e lo Sky Bar di Chisinau, in Moldavia. Probabilmente questi spazi non hanno molte cose in comune tranne l'esclusività e la musica di Giuliano Di Sanzo. Nato a Varese più o meno 50 anni fa, ha vissuto a lungo in Basilicata. Poi si è trasferito a Roma, dove vive e lavora tutt'ora.
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Alfred de Musset, Dopo una lettura (I-XVII)
I
Il tuo libro è fermo e franco, brav'uomo, si fa amare.
In mezzo ai chiacchieroni che si fanno stampare,
Grandi nomi sconosciuti di cui la Francia è stanca,
E in questo rumore vergognoso che insudicia il pensiero,
È dolce sognare prima di chiuderlo,
Il tuo libro, e sentire tutto il suo cuore prendere vita.
II
L'hai mai letto, marchesa? e tu, Lisette?
Perché è solo per te, gran dama o grisette,
Adorabile, assurdo, esecrabile e affascinante sesso,
Che questo povero spettatore chiamato poeta,
In ogni tempo va col naso al vento,
Sempre orgoglioso e ingannato, sempre umile e sognante.
III
Cosa fanno, vi prego, e cosa potrebbero fare,
A noi rimatori, la cui grande occupazione
È di consolarci disponendo le parole,
Cosa ci fanno i fischi, le grida o i bravo?
Cantiamo ad alta voce; è necessario che la terra
Ci risponda, dopotutto, con qualche vano eco.
IV
Ma a che serve il rumore, e che importa la gloria?
Siamo più o meno morti quando veniamo imbalsamati?
Cosa importa uno scolaro, che conosce tre parole di storia,
Chi si toglie il berretto davanti a uno scrittoio,
O saluta di sfuggita un marmo inanimato?
Essere ammirati non è niente; la questione è essere amati.
V
Viva il vecchio romanzo, viva la pagina felice
Che fa riversare sul muschio una bella amante!
Viva il libro strappato da un dito civettuolo,
Che apre il rubinetto d'oro della vasca!
E lascia che tutti i pedanti battano le loro teste vuote,
Lunga vita al melodramma su cui Margot ha pianto!
VI
OH ! OH ! qualcuno dirà, la cosa è un po' grezza.
Non c'è niente che rimi con esattezza?
E perché manderesti tuo figlio in collegio,
Se, in qualità di giudice unico, dopo quindici anni di studio,
Abbiamo solo una cornetta all'estremità di una sottoveste?
Mi dispiace per questo, questa è la mia opinione.
VII
Le donne, sono d'accordo, sono piuttosto ignoranti.
Non diciamo ad alta voce cosa le rende felici;
E come, in generale, una piccola falsità
È il loro più grande piacere dopo la vanità,
Possiamo, per caso, trovarne alcune che sono malvagie.
Ma cosa vuoi farci? hanno la bellezza.
VIII
Ma la bellezza è tutto. Lo disse Platone stesso,
La bellezza, sulla terra, è la cosa suprema.
La luce è fatta per mostrarcelo.
Nulla è bello se non il vero, dice un verso rispettato;
E gli rispondo senza timore di bestemmia:
Niente è vero tranne la bellezza, niente è vero senza la bellezza.
IX
Quando il sole entrò nella sua strada senza fine,
Al suo primo sguardo, di questo mondo imperfetto
Venne fuori quel poco di buono che il Cielo aveva fatto;
Dalla bellezza l'amore, dall'amore l'armonia;
In questo raggio divino scaturì il genio;
Ecco perché dico che Margot lo sa.
X
E direi molto di più se mi lasciassi andare.
La mia poetica, un giorno, se potrò elargirla,
Sarà molto più sapiente e salutare.
C'è troppo poco per amare, c'è troppo poco per compiacere:
Il giorno in cui Elicona mi sentirà predicare,
Il mio primo punto sarà che dobbiamo dire sciocchezze.
XI
Colui che non sa nulla, quando la brezza soffocata
Sospira nel profondo del bosco il suo tenero e lungo dolore,
Uscendo da solo alla ventura, cantando qualche ritornello,
Più pazzo di Ofelia con il rosmarino sulla testa,
Più stordito di un paggio innamorato di una fata,
Sul suo cappello rotto suona il tamburello;
XII
Chi non vede, nell'aurora purpurea,
Fluttuare, a braccia aperte, un'ombra idolatrata;
Chi non sente, quando tutto dorme,
Qualcosa che l'ami, vagare attorno a lui;
Chi non sente una voce lacrimosa
Sussurrare nella fonte e chiamarlo amico;
XIII
Chi non ha un animo per sempre amante,
Chi non ha per unico bene, per sola felicità,
Che venire lentamente e posare la sua fronte sognante
Su una fronte giovane e fresca, con una treccia profumata,
E sentire così da una testa affascinante
La vita e la bellezza scendere nel suo cuore;
XIV
Colui che non sa, durante le notti ardenti
Che fanno impallidire d'amore la stella Venere,
Si alza di soprassalto, senza motivo, a piedi nudi,
Cammina, prega, piange lacrime che scorrono,
E davanti all'infinito unisce le mani tremanti,
Il cuore pieno di pietà per mali sconosciuti;
XV
Lascia che quello cancelli e macchi come vuole;
Può fare rime, con gran vigore,
Rabberciare l'orpello che chiamiamo antitesi,
E andare così al Père-Lachaise,
Trascinandosi alle calcagna tutti gli sciocchi di quaggiù;
Un grand'uomo, se vuoi; ma un poeta no.
XVI
Certo, è una famiglia vecchia e villana
Quella dei calabroni e degli imitatori;
Accendini di lampade, che vorrebbero fare gli attori.
Aristofane ride di loro, Orazio li striglia;
Ma questo non è niente in confronto ai verseggiatori.
L'ultimo degli esseri umani è colui che punzecchia.
XVII
C'è, chiedo, una preoccupazione più triste
Di quella di un sempliciotto che vuole dire una cosa,
E che non lo dice, per mancanza di scrittura in prosa?
Ho scritto brutti versi, è vero; ma, grazie a Dio!
Quando li ho fatti, li volevo così,
E de Wailly né Boiste, almeno, non ne sono la causa.
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Cattiva Coscienza
È stato presentato in anteprima assoluta al Taormina Film Festal teatro Antico di Taormina, il film Cattiva Coscienza di Davide Minnella, con Francesco Scianna, Filippo Scicchitano, Matilde Gioli, Beatrice Grannò, Giovanni Esposito, Caterina Guzzanti, Gianfranco Gallo, Francesco Motta, con la partecipazione straordinaria di Alessandro Benvenuti e con Drusilla Foer. https://www.youtube.com/watch?v=yY9HyWMFdfA&feature=youtu.be Cattiva Coscienza, la produzione Il film, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano, è una produzione Italian International Film – Gruppo Lucisano in collaborazione con Vision Distribution e Sky e uscirà al cinema mercoledì 19 luglio distribuito da Vision Distribution. Sinossi La coscienza di un uomo è il suo bene più prezioso. Quello che gli uomini non sanno, però, è che le loro coscienze abitano un mondo parallelo al nostro. E se le cose da noi non vanno granché bene, non è che di là, nel Mondo Altro, si stia meglio. Le coscienze sono scoraggiate, demotivate, inascoltate. Tutte, tranne una. Otto è la migliore coscienza d’Italia perché Filippo, il suo ‘protetto’, lo segue ciecamente, garantendogli punteggi clamorosi. Almeno finché, alla vigilia del suo matrimonio, Filippo si scopre represso, e decide di disobbedire alla sua coscienza, perché si è innamorato di un’altra, una ragazza di nome Valentina, che gli ha fatto perdere la testa. Otto non ha altra scelta che scendere sulla Terra per farlo tornare in sé e non perdere la meritata promozione. Peccato che, da vicino, il confine tra Bene e Male sia molto più difficile da vedere: fare gli Esseri Umani è un lavoro complicatissimo, soprattutto se c'è di mezzo l'amore. Read the full article
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nonlodireanessuno · 2 years
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È come se, negli ultimi 8 mesi, avessi continuato a correre, senza sosta, rifiutandomi di vedere, rifiutandomi di ascoltare, trattenendo le lacrime infinite volte. Tutto, per arrivare a questo momento, che sapevo sarebbe arrivato: lo avevo visto nei tuoi occhi la prima volta che ti ho incontrato.
L’altro giorno sei riuscito a spezzarmi il cuore. Per la seconda volta nella vita mi sono sentita cadere giù, in quel buco profondo, come Alice - avevi già provato a colpirmi dove sapevi che avrebbe fatto più male: questa volta ci sei riuscito. L’hai fatto perché volevi farlo. Per 8 mesi, con gli occhi e le orecchie bendate, ho continuato a promettermi che avrei provato ad aiutarti finché non mi avessi fatto del male fisicamente. Ti chiedo scusa, ma non ce l’ho fatta più. “Non sono innamorato di te, non mi sto innamorando di te. La nostra è una strana amicizia”. Quanto mi hai fatto pena: non sai che cosa sia l’amore.
“Molla la presa, piccola Aurora, puoi farlo, puoi smettere di sforzarti, puoi smettere di soffrire. Quando sei pronta puoi lasciarti andare. Il salto non è così alto. Sono solo venti centimetri da terra”.
La sera sono tornata a casa e ho provato come ogni volta a trovare la forza per ricominciare. Davide ha bisogno di me, mi dicevo. Un respiro profondo, uno sguardo sfuggente al riflesso dentro lo specchio; resisti, ce la puoi fare. Ma non ce l’ho fatta più. Erano le 9 e sono scappata via. Mia madre come ogni volta non ha capito e mi ha punita con il suo silenzio, ma non ho fatto in tempo ad ascoltarlo. Per un attimo avrei voluto chiamare Filip. In fondo sapevo già che sarei venuta da te, non c’era nessun altro posto dove avrei potuto andare. E nessun altro dove avrei voluto essere. Scusami se ci incontriamo di nuovo dopo tanto tempo e la prima cosa che faccio è piangere tra le tue braccia. Avrei solo voluto dirti che mi sei mancata, chiederti scusa per tutte le volte che ho riso di te, o che sono stata io stessa a prenderti in giro con gli altri, solo perché non avevo il coraggio di dirti che mi mancavi. Eppure tu, è vero, mi hai fatto aspettare, ma sei tornata accogliendo le mie nuove lacrime, accarezzandole e chiamandole per nome, come se le conoscessi già. Ti ho detto tutte quelle cose di Davide e tu mi hai ascoltata profondamente. Lui rifiuta le sue emozioni, mi hai detto, le nasconde a sé stesso e lo fa da così tanto tempo che non se ne rende nemmeno più conto. Vuole vivere di emozioni che siano sempre forti, ma una vita così non esiste. Davvero non esiste? Davvero lo pensi anche tu? Sei sicura che non siamo pazze? Mi ha spinta a credere di essere una stupida, di avere una visione limitata. È per quello che tanto spesso è vittima della sua stessa rabbia: non prova nient’altro verso se stesso. Ma perché ci cadi dentro anche tu? Per quello vuole così tanto le attenzioni delle ragazze sui social e nella vita, per quello le riempie di “mi piace”, senza distinzione alcuna: non ci sarà mai differenza tra te ed una conosciuta ad un torneo di briscola.
Oggi Sharon mi ha detto che non gli ha fatto una buona impressione, né a lei né a Luca; mi ha fatto notare come la sera del mio compleanno siano stati tutti con me, profondamente, anche i suoi amici. Tutti, tranne lui. Lui non c’era veramente, non era lì con noi. Non è nemmeno riuscito a guardarvi negli occhi. Si è limitato a darvi la colpa dopo, quando eravamo da soli e non potevate difendervi. Si è fatto fare delle foto da Carlo invece che stare con me. Ed io in quel momento, lì, in negozio, davanti a Sharon e ai clienti, mi sono resa conto di tutto.
Non ricordo più cosa sia la gentilezza, me l’ha fatta dimenticare.
L’ho vista i primi tempi, quando mi scopava le prime volte, l’eccitazione per cui vive. Potente nell’intensità quanto fragile nel tempo. La sua rabbia, invece, l’ho vista spesso: si impossessa di lui, lo trasforma in un mostro; è la rabbia che prova verso sé stesso. Mentre parlavamo l’altra sera, Fra, mi hai detto una cosa che, assieme ai messaggi che mi hai scritto qualche giorno fa, mi hanno spinta più di tutto verso la decisione più difficile, dolorosa e coraggiosa che abbia mai preso: chiudere con lui. Oggi è il giorno zero. Non ho ancora sentito il freddo che dicevi. Respirare, per ora, sembra uguale. Forse devo ancora risalire in superficie. Mi ripeto spesso che, finalmente, posso smettere di preoccuparmi per te, di te. Prego ogni secondo che tu non mi scriva - non saprei dirti di no ancora.
Mi hai detto questo: fragile non sei tu che mostri i tuoi sentimenti, ma lui che si rifiuta di provarli. Tutto quanto il mondo si è fermato per un istante e in quel momento, dopo tanto, non mi sono sentita pazza, non ero più sola. Eravamo sedute sullo stesso muretto di tanti anni fa, sei stata miele per il mio cuore in fiamme. Non sai quanto tu mi sia mancata, Fra. Avevo bisogno di dirtelo.
Chiedo scusa all’Aurora che sono stata per ogni volta che gli ho permesso di farmi del male. Chiedo scusa per aver pregato, sperato, ignorato i segnali, pianto, dimenticato quanto valgo. Mi chiedo scusa per non essermelo ancora ricordata, il mio valore, e per essermelo fatto portare via. Cini dice che ho solo la vista offuscata. Cambierà tutto. Partirò per riuscire a perdonarmi, non tradirò me stessa fino a questo punto. E quando avrò paura di farlo e tentennerò, quando mi dirò che forse è meglio restare, e per ogni volta che ho pensato di rimanere qui, per lui, per loro, per la mia gabbia dorata: allora partirò, per me, e quando tornerò spero sarai qui ad aspettarmi, e spero di somigliarti almeno un po’.
Ti sono stata vicino come nessun altro ha mai fatto - è l’unica spiegazione possibile a quello che sei. Nonostante tutto, ti auguro di trovare qualcuno che lo faccia ancora e che davvero ti possa aiutare. Avrai sempre intorno persone che ti faranno sentire grande, migliore, come vuoi sentirti tu, ma presto o tardi ti renderai conto che questo non ha importanza. La sofferenza che ti porti dentro ti ha reso crudele, sicuramente vuoto, sempre egoista, tristemente incapace di amare. Godi nel fare del male agli altri, e non importa se lo fai per difenderti. Critichi il mondo perché non accetti te stesso. Mi hai ripetuto migliaia di volte quanto non fossi abbastanza: bella, sexy, sicura, spigliata, truccata, vestita bene. Spesso sei rimasto deluso e infastidito dal mio non saper ballare, dal mio non essere come le altre; non ti facevo fare bella figura. E ti vergognavi di me. Ho finito per odiarmi. Rileggo le nostre conversazioni, oggi, ed è pazzesco come lo riesca a vedere. Tu non mi vuoi bene. Ed io non sarò mai tua amica. Eppure, per un motivo inspiegabile, se soltanto me lo chiedessi, rimarrei ancora qui con te.
Mi dispiace che non soffrirai come soffrirò io. Mi dispiace volerti ancora bene. Mi dispiace che vivrai una vita da grande, attorniato e idolatrato dagli altri, che non sapranno mai davvero chi sei. Sei bravo in quello che fai, ma lo fai senza soffrire, per niente e per nessuno. Nemmeno per te stesso. E questo, più di tutto, è ciò che mi dispiace.
#D.
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la-fabbrica · 3 years
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La Fabbrica 10 - Gli Amori, gli Amanti.
Esiste qualcosa di più importante dell'Amore? Penso di no. Escludendo i Tortellini in Brodo o il Pistacchio di Bronte della Gelateria Il Gusto Antico di Castel San Pietro, l'Amore è la cosa più importante nella nostra vita. Ed era così anche alla Fabbrica, in cui l'Amore si esibiva nelle più diverse forme. Inizio dal Reparto Confezioni, allora il centro del (mio) mondo. E dire Amore nel Reparto Confezioni, era dire Ugo F il Caporeparto, principale dispensatore d'Amore. Fa nulla che per distribuire l'Amore che aveva dentro, egli approfittasse del potere derivato dalla sua posizione dominante. Le donne della Fabbrica cadevano come mosche, tranne alcune eccezioni. Almeno una delle tre Caposquadra, la Luisa R, aveva ricevuto il suo Amore. E poi la Maria C che lavorava come operatrice di macchina alla etichettatrice o all'imbottigliatrice. Macchine che avevano il difetto di bloccarsi spesso, causando l'intervento del Caporeparto. Penso che non ci fosse operaia del Confezionamento che non avesse sentito il suo fiato sul c....ulo, tranne quelle che non gli erano gradite esteticamente. Ma oltre alla Sala Confezioni, Ugo F aveva la responsabilità del controllo qualità dei materiali, dalle bottiglie agli imballi, dai tappi alle etichette. Il controllo materiali avveniva in un ufficio distaccato nel Magazzino Generale ed era eseguito da due operaie scelte da Ugo F. Nel tempo si alternarono in quell'ufficio diverse donne, quasi tutte colpite se non affondate. Come la Moglie del Pittore, che andava fiera delle qualità artistiche del marito, del quale mi regalò una stampa con un Einstein in carta rosa. Andava fiera anche della predisposizione all'igiene del consorte, il quale, ella raccontava, in estate si cambiava le mutande anche tre o quattro volte al giorno. Ci fu poi la Marisa, moglie di Agostino di Imola, pure lei colpita e affondata. Ma non tutte le donne della Fabbrica, bramavano l'Amore di Ugo F. Alcune non ne volevano sapere e tra queste, degna di nota era l'Albertina Migliori. L'Albertina era alta, slanciata, con le meches, bellissima. Tutti ne avrebbero voluto un po' ma lei era di altra categoria. Diceva Luigi B che avrebbe fatto volentieri un Pompino al marito dell' Albertina, dopo che questi l'avesse chiavata, solo per assaggiare il sapore della sua passera. Insomma, un po' lirico ma comprensibile. O forse no. Perché Luigi, si era costruito una fama di Gay e faceva coppia con Gino G che invece era davvero Gayosissimo. E innamorato di Luigi che non glielo dava. Perché fosse o non fosse Gay, Luigi faceva una corte spietata al Sig Gaspari, il baffone della manutenzione, a cui diceva che avrebbe dato tutto. Altra coppia "famosa" era quella composta da Otello V e dalla Giovanna muta. Passato da Carrellista a impiegato del Magazzino Generale grazie alle sua abilità da leccapiedi, nel cassetto della sua scrivania, una volta trovai una bottiglia di Olio Baby Johnson. Giovanna la muta invece parlava, anche se non si capiva un cazzo di quello che diceva. E con un volume da amplificatore Marshall. Solo Otello V la capiva benissimo e correva voce che se la inculasse pure, perché la Giovanna muta diceva che le piaceva solo da dietro. Lubrificando col Baby Johnson.
Personaggi
Maria C, operaia macchinista della Sala Confezioni, Siciliana tutto pepe, bionda tinta e labbra rosso fuoco, gelosa all'inverosimile.
Moglie del Pittore, di cui non ricordo il nome, ma che avesse delle tette coi capezzoli perennemente appuntiti, lo ricordo benissimo.
Albertina M, operaia, Ferrarese e Dea della Fabbrica. Pare che la tenesse in serbo solo per il marito che amava alla follia.
Luigi B, operaio, bel ragazzo, concupito da molte Signore in Fabbrica, forse per questo si atteggiava a Gay. Inventore dello "Scodellino" (***) insieme al suo grande amico Gino G, lui davvero Gay. Gino era un operaio di Castel Guelfo. Democristiano e antiquario.
Sig. Gaspari, Tecnico responsabile della manutenzione. Baffoni nerissimi, concupito da Luigi B.
Otello V, Ferrarese di Voghiera. Una lunga carriera da leccaculo lo aveva portato dal carrello elevatore alla sedia di caporeparto. L'uomo della Giovanna Muta.
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Note in peritonite (solo per operati di appendice)
(***) Lo Scodellino, pratica sessuale inventata da Luigi B in collaborazione con Gino G. Si effettua mettendosi al cavalcioni del partner che deve essere per forza di cose di sesso maschile. Dopo avergli praticato un Pompino con ingoio, non si inserisce ma si sputa tutto nel suo ombelico. Si mescola col dito e si risucchia, stavolta ingerendo la mistura. Prosit !
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jamalabazacm · 3 years
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**In Criminal Minds**
"Non esiste una cosa del genere, Gideon. Erano infedeli. Ed erano impegnati in attività che diffondevano le politiche americane in tutto il mondo. Il tuo incessante bisogno di possedere cose ... cose materiali. Il tuo capitalismo poggia sulle spalle dei paesi del terzo mondo. Nessuno ha le mani pulite. Nessuno è innocente"
-ABAZA
Jamal Abaza, alias "Jind Allah", è un terrorista ora incarcerato e un killer per procura internazionale che è apparso nell'episodio della seconda stagione "Lessons Learned". È un membro della fittizia società islamica militante.
**Background**
Lezioni imparate:
"Spesso dimentico che nella tua cultura metti al primo posto il tuo paese e il tuo dio per ultimo."
Due mesi dopo, quando la DEA fa irruzione in un presunto laboratorio di metanfetamine e trova un dispositivo costruito da membri del MIS usato per disperdere l'antrace, viene trovata una radio di comunicazione registrata con l'alias di Abaza. Questo faceva parte del piano del MIS, poiché ha inviato Gideon, Reid e Prentiss della BAU a Guantanamo Bay per cercare di indurre Abaza a rivelare il piano, il loro arrivo gli ha segnalato che il piano sta procedendo. Gideon guida l'interrogatorio e dà persino a Jamal l'accesso all'acqua e il permesso di pregare regolarmente. Hanno trascorso i due giorni seguenti a discutere le loro credenze e ideologie, nonché il passato del Corano e di Abaza. In un primo momento, racconta di nuovo il bombardamento che ha ucciso suo figlio, tranne che lo racconta come se fosse un giovane ragazzo che ha visto metà della sua famiglia essere uccisa nell'attacco aereo. Più tardi, quando un agente della DEA viene ucciso durante un'incursione in un falso quartier generale del MIS, Abaza si apre di più e racconta a Gideon la vera storia. Per tutto il tempo, Gideon continua a mentire sui tempi di preghiera di Abaza, le preghiere islamiche devono essere fatte in determinati momenti della giornata. Poiché non ha orologi disponibili, Abaza si fida di Gideon. Gli intervalli ridotti tra le preghiere danno ad Abaza l'impressione che l'attacco MIS sia già avvenuto. Questa illusione viene creata riducendo la luce e mettendo insieme un falso telegiornale. Quando Gideon chiede di conoscere le ragioni dell '"attacco", Abaza afferma che sarebbe avvenuto all'inaugurazione di un centro commerciale. Quando lo fa, la BAU rivela il bluff, lasciando Abaza sconvolto per essere stato ingannato. Da allora presumibilmente è stato tenuto a Guantanamo Bay.
**Modus operandi**
Quando Abaza ha ucciso la sua unica vittima conosciuta, lo ha manipolato fino al suicidio con mezzi sconosciuti. Si può presumere che Jamal abbia ucciso numerose altre vittime prima della sua incarcerazione, ma resta da vedere.
**Vittime conosciute**
Presumibilmente ha ucciso numerose vittime precedenti durante il suo tempo con il MIS 7 novembre 2006: un detenuto maschio senza nome di Guantanamo Bay (indirettamente; lo ha manipolato fino al suicidio in modo non specificato)
**Note**
Lessons Learned presenta una svolta nello "scenario della bomba a orologeria" visto in così tanti programmi TV. Invece di torturare il detenuto che ha informazioni che potrebbero fermare la detonazione di una bomba biologica, Gideon si limita a parlargli cordialmente. Nel processo, è in grado di imparare di più dal sospetto in meno di 48 ore di quanto le tattiche più rozze degli interrogatori della CIA siano state in grado di suscitare in due mesi. L'episodio, scritto da un vero agente dell'FBI (Jim Clemente), mostra come è probabile che tecniche sofisticate forniscano più informazioni di quelle abusive.
**L'origine del ritorno del male GDR**
Uscita dalla prigione e arrivo in Los Angeles:
Dopo un paio di anni di carcerazione nel 2020, Jamal Abaza viene rimesso in libertà sia perché il programma di de-radicalizzazione aveva funzionato di conseguenza perdendo il lato estremista religioso e sia perché lui essendo arreso dal 2006 aveva collaborato di conseguenza non rappresenta più un pericolo almeno così credono a chi l'ha visto cambiare atteggiamenti verso la sua religione Islamica.
Una volta rimesso in libertà, la prima azione che fece è andare a Los Angeles in cerca di lavoro, incontrò il mafioso e gangster statunitense Edward Coleman il quale gli offrì il lavoro di barista, Jamal accettò la proposta senza sapere chi è davvero Edward Coleman.
Trasferimento a Miami in Florida
Dopo aver fallito di conquistare Aisha, Jamal abbandona il bar e la città di New York.
Jamal si trasferisce a Miami in Florida iniziando a lavorare presso la pizzeria Lucali, qui conosce Chrystal Foster, la sorella minore di Carl divorzata da Mohammad al-Badri.
Tuttavia Jamal continuerà ad essere tenuto sotto d'occhio dal FBI a causa del suo passato.
Personalità
Un Gemelli con ascendente in Leone è una persona molto dinamica, dotata di molta energia e grandi capacità intellettuali.
È interessato a molte aree diverse e può avere successo in ognuna di esse, il suo problema è decidere e concentrarsi solo su una professione.
Arte e teatro sono ciò che lo attrae di più. Potrebbe provare alcuni sbalzi d’umore quando non è in grado di bilanciare le energie.
A livello sociale, ha un magnetismo speciale, che gli fa avere sempre molti amici. Allegro e determinato, è più coerente e coinvolgente, essendo un avventuriero seducente.
Quando è innamorato, inizia a conquistare il suo oggetto del desiderio, prendendo sul serio il suo ruolo una volta che si impegna.
Prestavolto
Anthony Azizi
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dilebe06 · 3 years
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Black
“Non dimenticare. Non guardare mai negli occhi un umano innamorato. Se lo farai, ti accadrà una tragedia orribile.”
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Finalmente. Finalmente ho trovato un drama da inserire nella mia TOP LIST. Di serie carine e piacevoli ne ho viste parecchie ma quelle che mi sono rimaste davvero nel cuore sono pochissime. Forse 5.
Questo drama parla di una ragazza, Kang Ha Ram (Go Ara) che riesce a vedere le ombre della morte, prevedendo quindi la morte delle persone. Il drama inizia davvero quando il Triste Mietitore 444 che se vogliamo vederci simbolismi il 4 è il numero della morte, guarda un pò  giunge sul mondo terreno per ritrovare il suo partner scomparso tra i mortali. 
D’altronde, nulla di personale ma 444 è un tipo professionale che svolge il suo lavoro con dedizione. Tra i Tristi Mietitori è il migliore: freddo, insensibile mancante di empatia... Raccoglie le anime con lo stesso entusiasmo che avrei io se dovessi andare a raccogliere pinoli. E un compagno che se la svigna non solo crea problemi da un punto lavorativo ma manda a scatafascio pure la sua reputazione. E mai sia!
Il suo arrivo nel mondo mortale, tra quelli che lui definisce “insetti” o “stupidi umani” - per essere gentile - coincide con la collab tra Kang Ha Ram ed il Detective Han. Insieme i due decidono di usare i poteri della ragazza per salvare vite umane ma durante il tentativo...il detective Han muore. Trauma. 
(Ma ho apprezzato che quello che credevo fosse il lead, sia crepato nei primi 40 minuti della prima puntata.)
444 che passava per di là, guarda il cadavere del Detective e pensa:-” Ha una pistola. Questa mi servirà per trovare il perdente che se ne è scappato nel mondo umano. Ok, possiederò il suo corpo.”  
(Scusate, ma a me fa ridere l’idea che abbia scelto il Detective Han solo perché aveva una pistola. Con il senno di poi...)
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Il buon Han quindi risorge - tipo Gesù - ed inizia così la sua caccia all’uomo al Triste mietitore desaparesidos tra i mortali. 
Ora, il mio sunto è davvero un sunto. Di più non posso dire poiché oltre ad essere un casino sarebbe pure spoiler. Quello che posso dire però...è che ho AMATO questa serie.
E la cosa anche più bella di Black è che l’ho iniziato senza nessuna aspettativa. Anzi, pensavo che sarebbe stato un thriller random come ce ne sono di milioni...
Black è una serie che è stata capace di tenermi incollata allo schermo per tutto il suo sviluppo senza perdere mai mordente e senza mai annoiarmi - tranne in pochissimi momenti - con un cast eccellente, una trama imprevedibile e ottime OST. 
Personaggi sfaccettati, characters ben strutturati, tematiche realistiche e crude, spunti di riflessione alternati a qualche momento più leggero per ammorbidire il tutto. Ho trovato anche ottimo il bilanciamento tra la parte thriller/investigativa con il genere fantasy: nessuna delle due prende piede sull’altro, risultando un buon mixer. 
Sulle tematiche portate in campo, vorrei precisare che alcune di esse possono essere un pò pesanti ed angoscianti: non solo il tema della Morte, centrale visto i lavoro del lead, ma anche altri soggetti ed argomenti - non posso dire di più per non spoilerare, accidenti! - possono essere un pugno nello stomaco. Concetto preponderante della serie, rimane comunque quello dell’avidità. Come essa incida nella vita delle persone e nei rapporti tra loro.
Black è un drama che richiede uno spettatore con un cervello pensante. Non solo per via dei numerosi simbolismi e richiami...ma anche perché la sua strutturazione è quella del puzzle: vengono dati ad ogni episodio dei pezzi e non solo sta allo spettatore seguire e mettere insieme l’immagine, ma fino alla fine non si avrà il quadro completo. Quindi mettetevi l’anima in pace e portate pazienza. Che comunque ne vale la pena. 
La storia è strapiena di colpi di scena e plot twist, quindi risulta imprevedibile e quando pensi di aver capito, Black ti sbatte in faccia una deviazione che ti manda a “Signorine e Buonasera” tutte le ipotesi che ti eri fatta precedentemente. Per inciso, sarebbe un drama da vedere con carta e penna sottomano. 
La storia è infatti complessa. Ma che dico complessa...contorta. E se da una parte questo è stato il bello, dall’altra credo anche ci si siano state troppe sottotrame e troppi personaggi. Mi sono piaciuti molto tutti i personaggi secondari - i Grim Reaper in testa, fino alla squadra del Detective Han - ma ho anche pensato che fossero un numero un pò eccessivo. 
Tanto più che non è esente da forzature e buchi di trama. Sopratutto verso il finale. Ora, la maggior parte di essi glieli perdono perché creare e collegare una storia così complicata senza forzare un pò la mano era impossibile. Ma alcuni, ahimè, sono difficilmente perdonabili.
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Venendo al Cast e ai personaggi principali: ho finalmente apprezzato Go Ara. Niente di personale contro di lei, ma nell’ultimo drama in cui l’avevo vista come lead, aveva l’importanza ai fini della trama, di un fermaporte nel deserto. Qui invece, ha un ruolo essenziale, importante e credo che lo abbia portato avanti in modo dignitoso. Kang Ha Ram è un personaggio comunque complesso da interpretare ed a fronte di qualche momento in cui l’avrei voluta prendere a badilate nei denti, mi è risultata generalmente positiva.
Ma chi brilla davvero è Song Seung-Heon nei panni del lead di questa storia. La sua performance è stata super credibile, coinvolgente e intensa. È stato capace non solo di trasmettermi tutte le emozioni che il suo personaggio stava vivendo, ma anche di creare un lead sfaccettato e multiforme, con momenti anche esilaranti ed altri più struggenti. 
Il protagonista maschile di Black infatti, credo che sia la punta di diamante della serie: la sua caratterizzazione, evoluzione ed arco narrativo, sono i più interessanti della storia. Ed anche quelli più drammatici. In parole povere...l’ho amato tantissimo e mi rimarrà nel cuore a lungo.
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Ed arriviamo al finale. Ora, io ho visto le ultime puntate piangendo disperatamente. Le ho riviste tre volte - 3 numero perfetto - ed ho pianto ogni volta. Anche adesso...se ci ripenso, mi vengono gli occhi lucidi. 
È stato un buon finale? mi è piaciuto? è giusto rispetto a quello che hanno raccontato nella serie?
Posso dire che non lo so? Sono giorni che mi scervello sulla fine di questo drama ed ogni volta sono sempre più confusa. 
Ma al di là della mia opinione sul finale, ritengo comunque Black un Signor Drama. Non solo mi ha dato di più di quanto mi aspettassi, ma è riuscito a catturarmi completamente. Ed onestamente non me la sento di bruciare la serie solo perché ho dei problemi con il finale. 
VOTO: 8.9
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Nella parte spoiler potrei parlare di Black per ore ed ore. Ma siccome sono già prolissa di mio, se avessi il Via Libera potremmo stare qui 50 anni. 
Dunque parlerò solo del finale. 
*Respiro profondo*
Alla disperata ricerca di capire perché questo finale mi avesse lasciato così turbata, ho fatto un giro sul web ed ho scoperto cose interessanti: primo, che la “popolazione”di chi ha visto il drama si divide in un 70% che odia la fine ed un 30% a cui invece è piaciuta. In secondo luogo, ho scoperto che ci sono stati dei problemi tra lo scrittore ed il produttore proprio sul finale della serie. E terzo, che ho trovato un post - che allego qui sotto e che consiglio di leggere - che mi ha dato modo di pensare e che mi ha portata a rivalutare alcune cose.
Il finale presentatoci dalla serie, prevede Ha Ram che si suicida dopo aver scoperto di aver sparato a Joon mentre Black sacrifica la sua stessa esistenza per permettere alla donna che ama di vivere una seconda vita, più bella e più felice... senza i suoi poteri. 
[Sorvoliamo sul come abbiano fatto ad evitare l’incidente dove muore il padre umano di Ha Ram ecc ecc...]
La ragazza vive allora una lunga vita, serena e tranquilla fino alla vecchiaia, quando Leo - il Perdente Desaparesidos - da alla donna il bracciale rosso (simbolo del “filo del destino”) e lei una volta toccatolo, ricorda il suo amore. La mattina dopo lei muore ed ad accogliere la sua anima c’è proprio Joon. I due si prendono per mano e s’incamminano verso il tramonto verso il Paradiso. (Almeno presumo che sia il Paradiso XD) 
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Direi che sulla carta, è un lieto fine perfetto. I due piccioncini stanno insieme e avranno l’eternità da passare fianco a fianco. Dopo tutto il dolore, dramma, sofferenza e angst dei 17 episodi precedenti, questo finale dovrebbe risollevare l’umore. Io non sono una che cerca il lieto fine a tutti i costi...ma dopo stupri, pedofilia, bambini morti, trapianti d’organi, morti a dozzine, penso di meritarmi un finale sereno. Del tipo che magari crepavano entrambi e si ritrovavano a fare i Tristi Mietitori in squadra insieme. Una cosa così. 
E allora, perché non piace? 
Credo che sia per il modus operandi con cui si è risolta tutta la situazione. 
Come dice anche il post che ho messo Ha Ram e Black non sono destinati a stare insieme. Con la pallottola sparata dalla ragazza si seppellisce qualsiasi possibilità per questa coppia di avere un lieto fine a meno che non si affronti questa questione. Oltre al fatto che lui sia un Triste Mietitore.
Quando Ha Ram si getta dalla scogliera, le problematiche tra questi due sono tante ed enormi. Ma anzichè svolgerle ed esaminarle, la serie ha preferito, come passarci un pezzo di spugna sopra, saltando questa tematica ed arrivando direttamente al loro lieto fine. Con il risultato che Ha Ram si ricongiunge a Joon riconoscendolo come tale senza che sia mai venuta fuori la sua identità. Non solo...ma la ragazza non batte ciglio a vederlo come Triste Mietitore. Ed è stralunante. Mi sono sentita come se il finale fosse stato aggiunto da un altro drama, come se non fosse davvero il finale di Black.
Inoltre, lo sento anche come un pò ingiusto nei confronti di Black stesso: questo povero lead che dopo tutto quello che ha sofferto, sacrifica la sua esistenza per la lead, per darle una vita felice...ed alla fine, lei simbolicamente, rivela che preferiva la sua prima vita con lui. 
Oltre che essere ingiusto per gli altri personaggi, visto che con la cancellazione di Black tutti i crimini sono rimasti irrisolti, la second lead è ancora stata stuprata e non ha ottenuto giustizia ed il second lead ancora malmenato dal fratello. Praticamente viene cancellata tutta la storia vista fino ad adesso. 
Mi piace però l’interpretazione che Joelle Halon da alla vicenda perché offre un punto di vista interessante:
Black e Ha-Ram hanno destini intrecciati; è stato così fin dalla loro giovinezza. Mentre entrambi sono in definitiva brave persone, la loro esistenza nella vita dell'altro porta alla fine alla disperazione. Il loro accoppiamento è un corso accelerato verso il disastro, quindi la relazione era condannata anche da bambini.
Entrambi i personaggi,  soccombendo alla morte definitiva (Joon in senso spirituale e Ha-Ram al suicidio), hanno reciso i legami che avevano l'uno con l'altro, liberandosi a vicenda [...]
Secondo questo pensiero, la morte dei due lead e la cancellazione del passato è necessario per rinascere e poter poi stare insieme. 
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Il concetto rimane lo stesso, tuttavia cambia il modus operandi: da una parte c’era la possibilità di affrontare dolorosamente quello che la storia aveva raccontato. Dall’altra, poiché la storia aveva raggiunto il punto di non ritorno, la possibilità di rinascere e ricominciare da capo. Ed è questa la soluzione che la serie alla fine ha scelto. 
Di nuovo, è la fine migliore? è un buon finale? mi è piaciuto?
Ammetto che pensarla come il post, aiuta a dargli un senso ed un significato. Più che una fine forzata verso il lieto fine, posso vederlo come una buona soluzione. Tuttavia, ponendo anche il caso che fosse quella del post l’interpretazione che anche gli autori volevano dare al finale, credo che la messa in scena sarebbe potuta essere fatta in modo migliore. 
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xsavannahx987 · 3 years
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- Scomparsa - cap. 8
“La mia notte mi soffoca per la tua mancanza. La mia notte palpita d’amore, quello che cerco di arginare ma che palpita nella penombra, in ogni mia fibra. La mia notte vorrebbe chiamarti ma non ha voce.” FRIDA KAHLO
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Benchè fosse poco distante dal borgo antico di Forgotten Hollow, dove il sole aveva fatto la sua comparsa dopo giorni di oscurità, nella cittadina costiera di Brindleton Bay era ricominciato a nevicare debolmente. A Tiamaranta's Fortress erano già tutti svegli da ore, intenti a svolgere le normali mansioni quotidiane. Cassandra se ne stava chiusa nel piccolo studio adiacente la grande sala del trono, intenta a visionare carte antiche reperite in vecchi tomi polverosi. Cercava qualcosa che potesse indebolire il conte e fermare quella guerra tra umani e vampiri, ma nonostante gli sforzi non riusciva a trovare nulla di importante. Negli scritti erano riportati i vari massacri compiuti dal vampiro nel corso dei secoli, di come aveva razziato interi villaggi e sterminato le popolazioni locali, ma nessuno faceva accenno a qualche arma segreta o punto debole che potesse tornare utile. Venivano menzionate le cacciatrici che si erano susseguite nel tempo, di come egli le aveva uccise una dopo l'altra, con sempre maggior ferocia. Comparivano anche le sue succubi, due giovani donne aristocratiche che si erano fatte ammaliare dal fascino irresistibile del conte, finendo dapprima come sue concubine per poi essere vampirizzate per loro esplicita richiesta, o almeno così era stato riportato. Ma Cassandra sapeva che il vampiro aveva doti ipnotiche e pensò che quelle due povere sventurate fossero state solo il frutto di quel gioco perverso.
Trascorse due ore chiusa nella stanza, la testa china sulle carte e un dolore cervicale che iniziava a farsi spazio trai muscoli. Sbuffò mestamente e chiamò a raccolta i membri dell'Organizzazione. Si presentarono tutti, tranne Amelia, che si era allontanata alla ricerca delle sue solite erbe magiche per mantenere attivi gli incantesimi di protezione. "Amelia è di nuovo in cerca di erbe strane e puzzolenti?" domandò quando il piccolo gruppo si accomodò nella stanza. "E' uscita di buon'ora. Probabilmente è già sulla via del ritorno" rispose Jo prendendo posto a sedere su una delle poltrone color porpora davanti al camino. "Va bene" mormorò Cassandra "Dunque vi ho chiamato per..." ma si interruppe, notando l'assenza di altri due membri. "Dove sono il comandante e la cacciatrice? Qualcuno li ha visti?" "No, da quando Cullen ha accompagnato Helena al suo appartamento. Forse devono ancora rientrare dalla caccia" annunciò Leliana, benchè una nota di preoccupazione le imbrunì l'espressione. "O magari sono impegnati a fare altro" dichiarò Dorian sorridente e raggiante come se avesse appena vinto un premio. "Devo ribadirti il concetto di non fare pettegolezzi qui dentro, Dorian?" tuonò Cassandra adirata dal comportamento del mago. "Perchè vi ostinate a non voler ammettere che tra quei due c'è qualcosa?" proseguì Dorian, deciso a prendersi il merito. "Anche se fosse, caro Dorian, non sono affari che ci riguardano" tagliò corto Cassandra, ammettendo silenziosamente che il mago aveva ragione. Lei stessa aveva notato gli sguardi che i due si lanciavano quando erano nella stessa stanza, o si incrociavano casualmente per i corridoi, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione a Dorian. Terminata la piccola parentesi sugli affari privati del comandante e della cacciatrice, Cassandra tornò ad interrogarsi sul motivo per il quale i due non si erano ancora visti, ma si augurava che fossero sani e salvi, dando maggior vigore alle supposizioni del giovane mago.
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Terminata la piccola riunione per decidere le prossime mosse nella lotta quotidiana, Cassandra congedò il gruppo, non prima di aver fatto esplicita richiesta di avvertirla nel caso in cui Cullen ed Helena si fossero fatti vedere all'interno della fortezza. Richiusa la porta della stanza, la donna tornò a consultare le carte mentre sorseggiava una fumante tazza di caffè. Concentrata sulle sue ricerche non si accorse della porta che si apriva sbattendo e del passo trafelato del comandante che avanzava verso di lei, rosso in volto e sconvolto. "Cassandra" chiamò quasi senza fiato per la grande corsa. "Cullen che succede?" domandò la donna alla vista dell'uomo che riusciva a malapena a respirare. "Helena è qui?" chiese portandosi una mano sul petto dove il cuore gli martellava contro le costole. "No, pensavo fosse con te" rispose Cassandra iniziando a preoccuparsi anch'ella. Ripreso un pò di fiato, Cullen raccontò alla donna quello che era accaduto da quando avevano lasciato Tiamaranta's Fortress il pomeriggio prima, escludendo i dettagli del loro incontro amoroso.
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"Ho trovato il suo ciondolo nella neve, poco prima dell'alba. Non so dove sia, non so cosa le sia successo. E' tutta colpa mia" e dalla rabbia scagliò contro il muro un contenitore in legno che andò in pezzi. "Cullen vedrai che la troveremo" cercò di rassicurarlo Cassandra. "E' colpa mia. Avevo promesso di proteggerla e invece mi sono addormentato dopo che..." e si interruppe, volendo a tutti i costi tenere quel loro piccolo segreto. "Dopo che cosa?" incalzò Cassandra, benchè temesse di conoscere già la risposta. Ma Cullen non rispose, lasciando che la donna interpretasse quel suo silenzio. "Te ne sei innamorato..." asserì Cassandra e anche stavolta la totale assenza di parole da parte di Cullen le fece intendere la risposta.
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Salito nella sua camera da letto, Cullen chiuse la pesante porta in legno e si sedette sul bordo del letto, quello stesso talamo che solo poche ore prima aveva condiviso con quella ragazza che si era presa cura di lui. "Dove sei..." sussurrò, la testa tra le mani e un dolore sempre più crescente che gli stringeva il petto. Aveva sperato con tutte le sue forze di trovare Helena alla fortezza, sana e salva, che lo aspettava raggiante, magari stanca dalla lunga notte di caccia e con qualche livido, ma col sorriso stampato sul viso non appena lui avesse varcato il grande portone d'ingresso. E non sarebbe stato in grado di trattenersi davanti gli occhi dei membri dell'Organizzazione: l'avrebbe stretta a sè con tutto l'amore possibile e poi l'avrebbe baciata, come aveva fatto il pomeriggio prima, teneramente, noncurante degli sguardi che avrebbe suscitato e delle chiacchiere che ne sarebbero derivate. Ma lei non era lì, in piedi nella grande sala del trono. Nessun sorriso raggiante, nessuna chioma folta illuminata dai pesanti candelabri di ferro, nessun bacio rubato. L'aveva cercata per tutta Tiamaranta's Fortress, chiedendo invano agli altri se l'avessero vista aggirarsi per le stanze, ma tutti avevano dato esito negativo alle sue richieste. E la preoccupazione era cresciuta fino a farlo impazzire. Teneva stretta tra le mani la collana strappata della cacciatrice, come una boa a cui aggrapparsi per non andare a fondo. Cullen non era un uomo capace di piangere. La vita nell'esercito lo aveva indurito. Provare dolore e incanalarlo durante le missioni era stato utile, ma non poterlo sfogare a dovere lo aveva logorato nel tempo. Eppure quel giorno, seduto sul grande letto in una delle stanze di Tiamaranta's Fortress, il comandante si lasciò andare, piangendo per la prima volta dopo lunghi anni.
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"Cullen, posso entrare?" domandò Josephine ferma sulla porta con un grande vassoio tra le mani. Il comandante le fece cenno di procedere continuando a tenere gli occhi chiusi e la testa tra le mani. "Ti ho portato qualcosa da mangiare." asserì poggiando il pesante vassoio sopra la scrivania nell'angolo. "Grazie Jo, ma non ho appetito adesso." rispose Cullen asciugandosi il viso. Josephine sedette accanto a lui capendo che l'uomo aveva solo bisogno di una spalla su cui sfogarsi. "Vedrai che la troveremo. Amelia e Dorian stanno provando a fare un incantesimo di localizzazione e Leliana è tornata a Forgotten Hollow alla ricerca di tracce" annunciò poggiando una mano sulla schiena di Cullen, in un gesto quasi materno. Il comandante si abbandonò totalmente a quel tocco prendendo l'altra mano della donna nella sua. "Dovevo andare con lei, Jo. L'ho lasciata da sola ed ora mi sento responsabile per ciò che può esserle accaduto. Sono uno stupido" annunciò. "Cullen, Helena è la cacciatrice..." ma il comandante non le diede tempo di terminare la frase. "Ne sono innamorato Jo e non sopporto l'idea di averla persa ancor prima di averle potuto dimostrare quello che provo per lei." Josephine tacque di fronte a quella rivelazione, benchè lo sapesse già. Si limitò a stringerlo più forte, come a volerlo proteggere dal male del mondo e lasciò che si sfogasse fino ad esaurire le lacrime.
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Nel frattempo, come annunciato da Josephine, Amelia e Dorian erano intenti a provare diversi incantesimi di localizzazione che permettessero all'Organizzazione di scoprire dove Helena fosse finita, ma nonostante gli sforzi sembrava che la cacciatrice fosse svanita nel nulla.
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october24th · 4 years
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Resoconto Giorno 123
Ho dormito bene, zero incubi. Ho fatto un sogno strano però, ovviamente. Mi sono svegliata alle sette per andare in bagno, mio cognato si stava preparando per andare a lavoro. Anche Vitto era già sveglio, ci siamo dati il buongiorno e poi riaddormentati.
Mamma non ha lavorato e ne ho approfittato per stare a letto a guardare My Hero Academia. Mi sono alzata quando mamma ha messo le canzoni alla tv ad alto volume, papà le ha fatto vedere come fare tramite Bluetooth. Sono andata sul divano e con il suo telefono ho cercato da YouTube alcune canzoni. La cronologia delle ricerche di mamma? Da Gioele a Maicol Jecson... ecco il secondo si capisce, il primo un po’ meno. Indovinate. L’ho detto a Robb per riderne con lui e mi ha detto delle canzoni da mettere per vedere se mamma le conosceva eee mamma le ha anche cantate, tranne una. Mi sono divertita, era come se lui fosse a casa con noi. C’è una canzone che mi ricorda Robb, sembra essere stata scritta da lui. Si chiama Proteggiti da me di Mengoni, la mia versione preferita è quella dell’Atlantico tour.
A pranzo zero sgarri. Dopo pranzo sono crollata e non era assolutamente previsto. Mi sono svegliata verso le quattro e ho avviato una videochiamata con Vitto per fare merenda insieme. Lui ginseng e cereali integrali cattivi ma buoni ed io camomilla. Come sempre è stato simpatico e carino, non c’è nulla da dire. Avevo una felpa rossa e mi ha presa in giro dicendo che la mia faccia si colorava come la felpa quando diceva qualcosa di carino. Poco sgamabile, ok. Finita la videochiamata con lui ho messo scarpe e cappotto per andare all’auchan con papà a cambiare alcune cose. Ho infilato i guanti di nonno prima di scendere. Me li regalò lui quando era malato. Faceva freddo, le mie mani erano ghiacciate come sempre. Si sfilò i guanti e mi disse “prendili tu, servono più a te” e da allora li ho presi e li ho conservati nel cassetto. Non ho mai avuto il coraggio di indossarli. Oggi si, dopo due anni. Mi vanno grandi, mi sono venuti gli occhi lucidi. Li ho sfilati, annusati e rimessi nel cassetto. Ho indossato il solito cappello con le orecchiette da gatta, Imma ha detto che è carinissimo. Appena ho messo piede fuori casa è venuto a piovere. Bufera. Sul serio. Ci siamo fatti il bagno. Comunque resi riusciti, abbiam mangiato una pizzetta e dopo il secondo bagno siamo riusciti a tornare a casa. Prima di cenare ho fatto una videochiamata con mia zia che chiedeva se volessi le stelline a capodanno e ho risposto di sí, le adoro. Dopo cena Peaky Blinders con Vitto. Abbiamo concluso la prima stagione, voglio subito vedere la seconda. Non possono far finire una stagione così!!! Vado a scaricare le altre puntate, all’immediato.
Ho chiesto a Robb (il cui nome sui social è rob_wmc) di spiegarmi perché proprio quelle tre lettere. Mi ha detto che la w sta per wolf, la m per moon e la c per crow e mi ha anche raccontato una leggenda dei nativi americani che unisce questi tre elementi ossia il lupo, la luna e il corvo. Allego qui la leggenda: “Si narra che un tempo nella Terra degli Spiriti ve ne fossero due che vivevano felici insieme come due innamorati. Erano lo spirito della Luna, una fata stupenda con ali argentate e lo spirito del Lupo, un essere forte, maestoso e fiero. Essi vivevano in sintonia. Passavano le giornate pensando che il loro amore fosse per sempre. Gli altri spiriti del regno erano invidiosi di tale felicità così un giorno, lo spirito della Notte che era un Corvo, anch'esso innamorato della Luna andò dallo spirito del Lupo suggerendogli che se voleva rendere la sua amata realmente felice, doveva scendere sulla Terra e raccoglierle alcune rose selvatiche che a lei piacevano tanto. Allora il Lupo, che per rendere felice la sua amata era disposto a tutto, scese sulla Terra alla ricerca delle rose selvatiche più belle che esistessero. Ma non fu avvisato che qualunque spirito mettesse piede sulla Terra non avrebbe mai più potuto far ritorno nel mondo degli spiriti! E così il Lupo si ritrovò lontano dal suo amore e ad ogni notte di luna piena, sotto lo sguardo triste della Luna, le grida tutta la sua tristezza per quell'amore che perduto con l'inganno mai più ritornerà.” Ho chiesto a lui di raccontarmi il seguito, come crede siano andate le cose dopo la scomparsa del lupo e ha detto “magari la sofferenza della luna per la mancanza del lupo ha portato nel corvo ad una decisione drastica, di abbandonare anch'esso quel mondo magico, così da tener compagnia a quel lupo che aveva ingannato”
Perché ammetto che alla tua partenza
Preferisco la tua indifferenza
28 Dicembre
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fabianocolucci · 4 years
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Οἱ ἥρωες: le sei generazioni di eroi dell’antica Grecia
Tutti noi abbiamo sentito parlare degli eroi greci. Achille, Ulisse, Perseo, Ercole, Giasone e tantissimi altri sono figure che fanno parte dell’immaginario collettivo anche di chi non ha mai provato a conoscere o studiare le loro gesta.
Eppure, penso che vi possa essere una sorta di confusione sulla collocazione temporale di queste imprese. Insomma, per gli antichi greci, tutte queste figure leggendarie hanno vissuto le une accanto alle altre?
In realtà, quella che Esiodo, nel dividere le Età dell’Uomo, chiama Età degli Eroi, è composta da circa sei generazioni, dall’arrivo dei greci in Tessaglia (una delle regioni al centro della penisola greca) fino al ritorno dalla guerra di Troia.
Non vi sono delle collocazioni temporali specifiche, ma si conosce la collocazione delle generazioni da alcuni elementi delle leggende. Ad esempio, si parla di come Ercole sia il pronipote di Perseo, per cui la sconfitta della gorgone Medusa sarà avvenuta tre generazioni prima delle dodici fatiche.
Adesso, nel mio umile tentativo, vi mostrerò queste sei generazioni, portandovi indietro ad un’età antica, in cui il confine tra dio ed umano non era ancora ben definito, e gli eroi camminavano sulla Terra compiendo imprese destinate ad essere decantate di generazione in generazione.
Prima di cominciare, però, dovrò sottolineare una cosa: per i nomi, cercherò di usare quelli più vicini al greco antico. Per esempio, anziché Ercole (che deriva dal latino Hercules, per cui è il nome con cui era chiamato dai romani), scriverò Eracle (visto che, per i greci, egli era Herakles).
Detto questo, diamo inizio alle danze.
PRIMA GENERAZIONE: GLI EROI FONDATORI
La caratteristica che accomuna molti degli eroi della prima generazione è che non solo discendono direttamente dagli dei, ma hanno anche fondato alcune delle città che hanno segnato la storia della Grecia nel corso del tempo.
Cadmo
Agenore (figlio di Poseidone), re della città fenicia di Tiro, ebbe numerosi figli: Cilice, Fenice, Europa (unica figlia femmina) e Cadmo.
Un giorno, Zeus, colpito dalla bellezza di Europa, decise di prendere le sembianze di un toro, per rapirla e portarla con sé. Agenore, adirato, inviò i suoi figli affinché la cercassero.
Tuttavia, mentre i suoi fratelli proseguivano nella ricerca, Cadmo consultò l’oracolo di Delfi, che lo invitò a non cercare sua sorella, dal momento che avrebbe fondato una città e avrebbe conosciuto una gloria immortale.
Così, sempre secondo suggerimento dell’oracolo, Cadmo ed i suoi uomini seguirono una vacca, attendendo che si riposasse, per poter eseguire un sacrificio e fondare la città in quel punto.
Vi era, però, un problema: la sorgente d’acqua necessaria per il sacrificio era custodita da un drago. Tale creatura uccise tutti quanti, tranne Cadmo, che, rimasto solo, l’annientò, e decise di proseguire nel rituale in loro memoria.
La città prese con il tempo il nome di Tebe, e Cadmo fu considerato come il primo eroe greco.
Cilice e Fenice diedero i loro nomi a delle regioni del Mediterraneo (la Cilicia si trovava nella parte sud-est dell’Anatolia, la moderna Turchia).
Europa finì a Creta, dove sposò il suo sovrano e divenne a tutti gli effetti la prima regina dell’isola. È dal suo nome che deriva quello dell’intero continente.
La discendenza di Cadmo mostra come i suoi eredi furono più che degni di proseguire la sua genealogia. Basti pensare, ad esempio, che è da sua figlia Semele che nacque il dio Dioniso, o che la linea di sovrani di Tebe incluse anche Edipo, di cui parlerò più in avanti.
Perseo
Acrisio, re di Argo, aveva avuto soltanto una figlia femmina, Danae. Timoroso su cosa avrebbe dovuto fare, essendo privo di eredi maschi, consultò l’oracolo di Delfi, che lo avvertì: Danae avrebbe generato un figlio che lo avrebbe ucciso.
Per tale ragione, Acrisio rinchiuse Danae in una torre fortificata, per impedirle di conoscere qualcuno e concepire questo figlio. Tuttavia, Zeus, apparso sotto forma di pioggia d’oro, la ingravidò, e Perseo venne alla luce.
Il re, quindi, rinchiuse Danae e il bambino in una cassa di legno in mezzo ad una nave lasciata alla deriva in mare, e questa raggiunse l’isola di Serifo, dove il fratello del suo sovrano, Polidette, li trovò.
Polidette s’innamorò col tempo di Danae, ma lei pensava soltanto a cresce ed accudire il giovane Perseo. Così, per poterlo togliere di mezzo, annunciò per finta le sue intenzioni di sposarsi con la principessa Ippodamia e di chiedere da tutti in dono un cavallo. Perseo non ne possedeva, e Polidette gli disse che avrebbe gradito ricevere la testa della gorgone Medusa.
La dea Atena gli fornì uno scudo lucido come uno specchiò, e lo informò di osservare Medusa soltanto dal riflesso, per non poter essere tramutato in pietra.
Dopo aver ottenuto dei sandali alati (per spostarsi a grande velocità), una sacca magica (per contenervi la testa), l’elmo di Ade (per diventare invisibile), Perseo affrontò Medusa, e la sconfisse, decapitandola con un falcetto. Dalla sua decapitazione, nacquero il cavallo alato Pegaso e il gigante Crisaore.
Perseo, quindi, raccolse anche del sangue della gorgone, sapendo che quello colato dalla vena sinistra era un potente veleno, mentre quello colato dalla vena destra era in grado di resuscitare i morti.
Nel corso del viaggio di ritorno, Perseo vide che, su uno scoglio, una donna priva di vestiti era stata incatenata.
Il suo nome era Andromeda, ed era figlia del re di Etiopia, e si trovava a dover essere divorata da un mostro marino perché sua madre peccò di tracotanza nell’affermare come sua figlia fosse più bella di tutte le nereidi (ninfe marine).
Perseo le salvò la vita, e chiese di poterla sposare. La madre di Andromeda, però, esortò dei rivali a sconfiggerlo in battaglia, e prendere la mano della principessa.
Egli, però, estrasse la testa di Medusa, li trasformò in pietra, e fuggì insieme alla sua sposa, tornando a Serifo.
La stessa sorte di pietrificazione toccò a Polidette quando Perseo trovò al suo ritorno sua madre che si nascondeva in un tempio perché il re non aveva cessato di insidiarla.
Infine, egli decise di voler incontrare suo nonno Acrisio, e fu allora che si compirono le parole dell’oracolo. Durante una serie di giochi, Perseo lanciò un disco, ma il forte vento lo fece cadere sul piede di Acrisio, che morì dopo poco.
Due dei discendenti di Perseo furono Eracle e Iolao, e tutt’ora esistono costellazioni che portano i nomi di Perseo, di Andromeda e di Cassiopea, la cui vanità aveva permesso ai due di incontrarsi.
Eaco
Zeus si trasformò in aquila per giacere con la ninfa Egina, e da questo rapporto nacque Eaco. Era, venuta a sapere della cosa, si adirò, per cui avvelenò i corsi d’acqua e ordinò ai venti di soffiare impetuosamente affinché l’isola di Enopia, dove si trovava, sprofondasse in una carestia e andasse in rovina.
Eaco, osservando tutto questo, pregò Zeus affinché potesse aiutarlo. Questi creò delle acque fresche, fermò i venti e trasformò le formiche dell’isola in esseri umani affinché la ripopolassero.
Tali esseri, chiamati mirmidoni (dalla parola greca per formica, μύρμηξ), avrebbero poi combattuto al fianco del nipote di Eaco, Achille, nella guerra di Troia. La cosa curiosa è che pare che a costruire le mura di Troia fu proprio Eaco.
Un uomo profondamente giusto, Eaco divenne il custode delle chiavi dell’Ade, e doveva occuparsi delle anime provenienti dall’Europa.
Bellerofonte
Ipponoo di Corinto si ritrovò involontariamente ad uccidere il suo re, Bellero, e fu costretto a fuggire in esilio. Da tale episodio, derivò il soprannome di Bellerofonte, o “uccisore di Bellero”, ma non fu questa la sua più grande impresa.
Ospitato dal re di Tirinto, Preto, egli rifiutò il corteggiamento della regina Stenebea, che, infuriata, chiese al suo consorte di ucciderlo.
Per le leggi greche sull’ospitalità, però, Preto non poteva uccidere Bellerofonte direttamente, per cui lo inviò presso il padre di Stenebea, il re di Licia. Questi, però, fu vincolato dalle stesse leggi, per cui invitò Bellerofonte ad uccidere un terrificante mostro: la Chimera, dalla testa di leone, il corpo di caprone e la coda di serpente.
Per affrontarla, Bellerofonte domò Pegaso, e la sconfisse gettandogli del piombo fuso in gola, il quale si solidificò e impedì alla Chimera di respirare.
Questa impresa, però, rese Bellerofonte colmo d’orgoglio, al punto che tentò di raggiungere l’Olimpo. Gli dei, quindi, inviarono un tafano perché lo pungesse, distraendolo abbastanza affinché Pegaso lo disarcionasse, rendendolo solo ed infermo per tutto il resto della vita.
Pelope
La regione più meridionale della penisola greca è denominata Peloponneso in memoria del leggendario re Pelope.
Tantalo, suo padre, volle mettere alla prova l’onniscienza degli dei dell’Olimpo, e li invitò ad un banchetto in cui provò a offrire loro le sue carni (essendo stato ucciso in quanto nato malformato).
Demetra non se ne curò, e divorò una spalla, mentre gli altri dei s’infuriarono e, dopo averlo condannato ad avere sempre una fame ed una sete implacabili, lo riportarono in vita.
Questi visse in un regno forte e prosperoso che, però, venne attaccato dai barbari, e quindi Pelope cercò in lungo e in largo una nuova terra da governare.
La già nominata Ippodamia era figlia di Enomao, re dell’antica città di Pisa (non è ancora noto se la città italiana sia collegata in qualche modo), nonché figlio di Ares.
Questi, sapendo della profezia per cui un suo genero lo avrebbe ucciso, decise di sfidare in un agone tutti coloro che avrebbero preteso la mano di sua figlia.
Il suo carro, però, era guidato da Mirtilo, figlio di Hermes, e quindi era di una velocità a dir poco inarrivabile. Per tale motivo, nessuno sembrava in grado di sconfiggerlo.
Tuttavia, arrivò un giorno il turno di Pelope.
Questi, sapendo che Mirtilo era innamorato della principessa, lo convinse ad aiutarlo ad imbrogliare sabotando il carro di Enomao, e gli avrebbe permesso in cambio di trascorrere una notte con lei.
Così, durante la loro sfida, il carro del re si distrusse, e questi morì, rendendo Pelope vincitore. Quando dovette ricambiare il favore, però, egli annegò Mirtilo, che invocò suo padre affinché lo maledisse.
La ricchezza ottenuta dal re fu la rovina dei suoi figli, e Pelope tentò con costanza di placare l’ira di Hermes, arrivando anche ad istituire dei giochi in onore degli dei dell’Olimpo. Tali giochi, che presero il nome di Olimpiadi, divennero talmente importanti che l’anno zero della storia greca coincide con la prima edizione.
A seguito del suo comportamento, venne lanciata una maledizione verso i suoi discendenti, tra i quali figura anche Agamennone, comandante degli achei, le cui vicende familiari furono oggetto di numerose tragedie e leggende.
SECONDA GENERAZIONE: GLI ARGONAUTI
Il re di Beozia Atamante l’Eolio era in procinto di sacrificare suo figlio Frisso, quando Eracle intervenne, e lo fermò, parlandogli di come Zeus odiasse i sacrifici umani. Così, il padre degli dei ordinò ad Hermes di inviare un ariete completamente d’oro, che Atamante cavalcò fino al punto in cui sarebbe stato sacrificato.
Il vello dell’ariete rimase intatto, e venne custodito come un tesoro dotato di grandi poteri.
Successivamente, il nonno del giovane Giasone vide il suo trono sottratto, ed il nuovo sovrano affidò a questi un’impresa titanica: navigare fino alla Colchide e prendere il vello. Se la missione fosse andata a compimento, l’usurpatore Pelias avrebbe rinunciato al trono.
Per ottenerlo, un gruppo formato dai più grandi eroi del tempo salpò sulla nave Argo, e da quel giorno furono noti come gli argonauti.
Comandati da Giasone, essi erano circa una cinquantina. I loro nomi erano:
Acasto, Admeto, Anceo, Anceo il piccolo, Anfirao, Argo di Tespi, Ascalafo, Asterio, Atalanta di Calidone, Attore, Augia, Bute, Calaide, Canto l’Eubeo, Castore, Cefeo, Ceneo, Corono, Echione, Eracle, Ergino, Eufemo, Eurialo, Euridamante, Falero, Fano, Idas, Idmone, Ificle, Ifito, Ila il Diope, Laerte, Linceo, Melampo, Meleagro, Mopso, Nauplio, Oileo il Locrese, Orfeo, Palemone, Peante, Peleo, Peneleo, Periclimeno, Piritoo, Polluce, Polifemo l’Arcade, Stafilo, Telamone, Teseo, Tifi, Zete.
Alcuni di questi eroi sono tutt’oggi più noti degli altri, anche per altri motivi. Ad esempio, Castore e Polluce sono maggiormente noti per essere i Dioscuri, Eracle è noto per le dodici fatiche e Teseo (la cui presenza è però dubbia) fu l’eroe fondatore di Atene. Persino Orfeo, la cui storia d’amore con Euridice è nota a moltissimi, partì per l’impresa.
Di questi eroi, Atalanta era l’unica donna, mentre vi sono anche dei genitori di futuri eroi della guerra di Troia, come Laerte, il padre di Odisseo (Ulisse).
Insieme, gli argonauti affrontarono le tentazioni di un’isola colma di donne (da cui fuggirono perché Eracle li castigò per non comportarsi come eroi), si ritrovarono a combattere al buio in territori insidiosi e navigarono attraverso terreni molti angusti per raggiungere la Colchide (che oggi è la costa della Georgia).
Lì, Giasone dovette superare tre prove da solo per poter ottenere il vello. Per ricevere un aiuto, Era ed Afrodite fecero in modo che la figlia del re, Medea, si innamorasse dell’eroe.
Nella prima (aggiogare due tori che emanavano fiamme per arare un campo), Medea fornì un unguento speciale. Nella seconda (piantare dei denti di drago su quel campo affinché potesse germogliare un’armata da sconfiggere), Medea suggerì di confonderli lanciando un sacco, e bastò quello perché si annientassero. Nella terza (affrontare il drago a guardia del vello), Giasone addormentò la bestia con una pozione preparata sempre da Medea.
Così, una volta ottenuto il vello, gli argonauti fuggirono. Medea salpò con loro, e, per distrarre suo padre, uccise suo fratello Apsirto e lo gettò in mare.
Zeus, per punizione, scatenò numerose tempeste che deviarono il corso della nave, e gli eroi furono costretti a raggiungere la maga Circe, che li purificò.
Un’altra tappa del viaggio di ritorno vide gli argonauti affrontare Talos, un gigantesco essere di metallo che proteggeva Creta. Efesto lo forgiò affinché distruggesse tutte le navi che arrivavano, ma Medea lo sconfisse con un inganno, facendo sì che gli argonauti svitassero una vite per indebolirlo. Per i greci, quella di Talos era una storia che trattava del confine tra uomo e macchina.
La missione fu compiuta, ma una tragedia era dietro l’angolo per Giasone. Questi, infatti, tradì la fedeltà di Medea (con cui aveva già avuto due figli), innamorandosi della bella Glauce. Per tale ragione, Medea le donò un vestito che prese fuoco, uccidendo lei, suo padre e anche i figli di Giasone. Apprendendo questa notizia, l’eroe, a bordo della nave Argo, morì di crepacuore. (Elementi di questa parte del mito furono poi adattati da Euripide nella famosa tragedia Medea)
Tuttavia, poiché non mi sembra una buona cosa relegare Eracle ad una semplice menzione, adesso farò una digressione su di lui e sulle dodici fatiche.
Eracle
Zeus stabilì che il primo a nascere dalla discendenza di Perseo avrebbe regnato su Tirinto e Micene.
Era, sapendo che il padre degli dei aveva ingravidato Alcmena, nipote del leggendario eroe, anticipò la nascita di Euristeo, dalla medesima stirpe. La cosa non andò tanto a genio a Zeus.
Molti anni dopo, un adulto Eracle si ritrovò al servizio di Euristeo per dodici anni, durante il quale avrebbe svolto un ugual numero di fatiche.
Le fatiche erano:
Uccidere il terrificante leone nemeo, portando in seguito la sua pelle come trofeo (è da questa prima fatica che deriva la famosa immagine di Eracle con la pelle di leone intorno).
Uccidere l’immortale Idra di Lerna, una creatura velenosa dotata di nove teste che, se decapitate, ricrescevano.
Catturare la cerva di Cerinea, dotata di corna d’oro e di zampe d’argento e bronzo.
Catturare il cinghiale di Erimanto, che devastava ogni cosa che incontrava.
Ripulire le stalle del re Augia (suo compagno argonauta), il cui fetore infestava le terre nei dintorni, in un solo giorno. (Poiché le ripulì deviando i corsi di due fiumi, la risoluzione della fatica era considerata controversa perché, tecnicamente, erano stati i fiumi)
Disperdere gli uccelli del lago Stinfalo, uno stormo dotato di becco e artigli di bronzo che si cibava di carne umana catturando ed uccidendo dei poveri malcapitati.
Catturare il gigantesco toro di Creta, padre del Minotauro, ed in grado di sputare fuoco. Esso è anche noto come toro di Maratona perché, dopo la sua cattura, Eracle lo lasciò andare in giro, e questi si fermò proprio nella città successivamente teatro della leggendaria battaglia.
Rubare le cavalle del gigante Diomede.
Impossessarsi della cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni.
Rubare i buoi di Gerione, un gigante dotato di tre teste, tre busti e sei braccia.
Rubare le mele d’oro del giardino delle Esperidi, le quali si diceva donassero l’eterna giovinezza.
Catturare Cerbero, il cane a tre teste a guardia dell’Ade, e portarlo vivo a Micene.
Queste furono le fatiche di Eracle.
TERZA GENERAZIONE: IL CINGHIALE DI CALIDONE
È tipico delle culture indoeuropee parlare di leggende che associno la figura del cinghiale a quella di un guerriero. Non dovrebbe quindi sorprendere che un’intera generazione di eroi greci sia legata all’episodio del cinghiale di Calidone.
A seguito di un eccellente raccolto nei campi di Calidone, la dea Artemide si aspettava che il suo re, Oineo, eseguisse dei riti in suo onore per ringraziarla.
Non essendo giunto alcun rito, la dea si infuriò, ed inviò un cinghiale affinché distrusse tutto. Oineo, quindi, inviò dei messaggeri affinché tutti gli eroi della Grecia prendessero parte alla caccia al cinghiale.
Lo scontro fu durissimo, e la belva causò anche alcune vittime, ma gli eroi riuscirono infine a prevalere vittoriosi.
Unendo le varie fonti della leggenda, pare che, a prendere parte alla caccia, siano stati ben quarantasei eroi, alcuni dei quali fecero anche parte della generazione precedente, quella degli argonauti.
Acasto: re di Iolco, argonauta e “famoso nel tiro al giavellotto”.
Admeto: figlio di Fere, re della città omonima, e anch’egli argonauta.
Alconte, Enesimo e Leucippo: tre fratelli, figli del re di Sparta Ippoconte.
Anfiarao: indovino della città di Argo che aveva ricevuto i suoi poteri da Apollo.
Anceo il piccolo: argonauta, fu uno di coloro che trovò la morte contro il cinghiale.
Asclepio: figlio di Apollo, divenne in seguito il dio della medicina.
Atalanta: unica donna a prendere parte alla spedizione degli argonauti, fu anche la prima a ferire il cinghiale, sfruttando le sue abilità di “vergine cacciatrice”. Fu a seguito di entrambi gli eventi che il padre, che l’aveva ripudiata, finalmente la riconobbe.
Ceneo: originariamente una donna, Cenis ricevette da Poseidone la possibilità di ottenere in dono qualunque cosa desiderasse. Così, lei chiese di diventare un uomo, e cambiò il nome in Ceneo, diventando un abilissimo guerriero. Ceneo generò anche un figlio, Corono, uno degli argonauti.
Castore e Polluce: i Dioscuri, figli di Zeus e Leda, erano anche principi di Sparta, e presero parte alla caccia, mettendo a disposizione le loro abilità con i cavalli e con la lotta.
Cefeo: guerriero dall’Arcadia.
Cteato ed Eurito: erano nipoti di Apollo, ed il secondo aveva ereditato le sue abilità di arciere.
Deucalione: era il figlio di Minosse e re di Creta.
Driante: figlio di Ares.
Echione: argonauta e figlio di Hermes.
Eufemo: figlio di Poseidone ed argonauta, fu tra coloro che contribuirono alla colonizzazione della Libia.
Euritione: che si ritrovò ferito da un giavellotto.
Ippotoo: egli nacque in gran segreto per non adirare il nonno Cercione, re di Eleusi. Inizialmente cresciuto da due contadini, essi litigarono su chi dovesse possedere il prezioso panno in cui la madre lo avvolse. Il re lo venne a sapere, e rinchiuse la figlia. Successivamente, Teseo uccise Cercione, e mise Ippotoo sul trono.
Ileo: una delle casualità del cinghiale.
Giasone: anche il comandante degli argonauti prese parte alla caccia.
Ida e Linceo: fratelli gemelli, argonauti e rivali dei Dioscuri.
Iolao: nipote ed amico di Eracle, anche lui prese parte alla caccia.
Ificlo: fratello gemello di Eracle.
Laerte: il padre di Odisseo era presente.
Meleagro: fu lui ad infliggere il colpo di grazia al cinghiale, donandolo poi ad Atalanta. Aveva una moglie di nome Cleopatra, ed una versione della sua leggenda fu narrata ad Achille durante la guerra di Troia.
Mopso: oracolo ed indovino.
Nestore: vecchio e saggio comandante nella guerra di Troia, era giovanissimo quando prese parte alla caccia al cinghiale.
Panopeo: sembra che sia stato anche colui che progettò il cavallo di Troia.
Peleo: il padre di Achille era presente, ma, per sbaglio, uccise Euritione, e per questo si ritrovò a fuggire. Fu nella sua fuga che conobbe la ninfa Teti, e se ne innamorò, generando un figlio.
Fenice: egli fu, successivamente, tra gli achei che tentarono di placare l’ira di Achille a Troia.
Fileo: principe di Elis, si rifugiò poi nell’isola di Dulichio.
Piritoo: re dei Lapiti.
Plessippo: trovò la morte per mano di Meleagro quando cercò di strappare il corpo del cinghiale dalle mani di Atalanta.
Protoo e Comete: figli di Testio e fratelli di Leda, regina di Sparta, nonché madre di Elena di Troia.
Telamone: figlio di Eaco e fratello di Peleo.
Teseo: egli divenne un eroe fondatore, e venne riconosciuto da Atene come padre della democrazia e grande riformatore della città. Probabilmente, la sua impresa più famosa è quella dell’uccisione del Minotauro, aiutato dal filo di Arianna (che poi piantò in Nasso), ma si ritrovò anche a combattere numerose creature, aiutato dal suo grande amico Piritoo. Egli, inoltre, era presente nelle battaglie contro le amazzoni e contro i centauri. Non è chiaro se sia stato anche un argonauta, perché, probabilmente, si trovava nel regno dei morti durante quell’avventura.
Tosseo: argonauta chiamato anche Ificlo, fu il primo che riuscì ad infilzare la sua lancia contro il cinghiale.
Vengono menzionati anche altri tre eroi, ossia Epoco, Euriplo e Lelex.
Questa caccia è leggendaria anche perché unisce molte delle generazioni di eroi. Come si potrebbe notare, alcuni di questi furono poi i genitori o i comandanti degli achei.
QUARTA GENERAZIONE: IL CICLO TEBANO
Il cosiddetto ciclo tebano è una serie di opere teatrali, create dai tre più grandi drammaturghi greci (Eschilo, Sofocle ed Euripide), incentrate sulle vicende legate alla città di Tebe e sulla famiglia del re Edipo, intorno a cui crebbe una generazione di eroi.
Alcuni di quegli eroi erano:
Atreo, padre di Agamennone e Menelao.
Tieste, gemello di Atreo, con cui scatena una sanguinosa faida per l’ascesa al trono.
Creonte, zio e cognato di Edipo, che combatté anche con Eracle per liberare Tebe dalla veloce volpe di Teumessa.
Edipo, quasi sicuramente il più noto eroe della generazione. Numerose opere sono intitolate a lui e alle sue vicende. Una profezia legata al re di Tebe Laio annunciò che un suo erede maschio lo avrebbe ucciso e, successivamente, avrebbe sposato sua madre, Giocasta, la quale concepì un figlio con lui dopo averlo ubriacato.
Il bambino venne ripudiato e mandato via, e dei contadini lo crebbero, chiamandolo Edipo, ossia “piede gonfio”, per le ferite che aveva ai piedi. Egli scoprì un giorno di non essere figlio di coloro che lo avevano allevato, e si trovò in viaggio verso Tebe, dove affrontò un carro, uccidendo sia il cocchiere sia l’uomo che era trasportato, ossia Laio.
A seguito del suo viaggio, egli s’imbatté nella sfinge, che pose due enigmi. Il primo era: “Qual è l’essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?”
Edipo rispose subito che un umano, quando è infante, gattona, da adulto cammina con le proprie gambe, e, da anziano, necessita dell’utilizzo di un bastone.
Il secondo era: Esistono due sorelle, delle quali l’una genera l’altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?
La risposta di Edipo fu che si parlava del giorno e della notte.
Giunto a Tebe, Edipo si sposò quindi con Giocasta, non sapendo ancora di essere sua madre. Fu, infatti, soltanto dopo che i due ebbero figli che sentì parlare della morte di Laio e comprese non solo di esserne l’assassino, ma che si trattava del suo vero padre.
A seguito della rivelazione, Giocasta s’impiccò, mentre Edipo si trafisse gli occhi.
I due figli maschi, Eteocle e Polinice, chiesero che fosse esiliato, mentre le due femmine, Antigone e Ismene, lo seguirono nel suo esilio. Ormai vecchio e cieco, Edipo trovò rifugio presso la corte di Teseo.
Qui, egli accolse la morte quando, in un temporale, dei gradini che conducevano presso gli inferi spuntarono all’improvviso. I tuoni furono talmente spaventosi che Teseo si coprì con il mantello, e, quando osservò di nuovo, Edipo non c’era più.
I sette contro Tebe
Edipo maledisse i suoi figli Eteocle e Polinice. La leggenda dei “sette contro Tebe” fu essenzialmente il compimento di tale maledizione.
I due fratelli sembravano aver deciso di dividere il controllo della città, ma Eteocle si rifiutò di cederla a Polinice, e i due quindi si scontrarono con le loro armate.
Quando gli uomini di Polinice arrivano, questi fa piazzare un guerriero lungo ognuna delle sette porte della città, per cui Eteocle si trovò a fare altrettanto.
Gli scontri terrorizzarono Tebe, ma tutto ebbe fine quando, nella settima ed ultima porta, Eteocle e Polinice si uccisero a vicenda.
La pace giunse, e Creonte divenne il sovrano, seppellendo Eteocle, ma non Polinice.
Come è stato menzionato poco prima, inoltre, tutte queste figure discendevano dal primo leggendario eroe, Cadmo.
QUINTA GENERAZIONE: LA GUERRA DI TROIA
L’Iliade e l’Odissea di Omero hanno cantato della generazione di eroi che, per dieci anni, combatté contro la città di Ilio (nota anche come Troia).
Gli eventi di tale guerra sono noti a tutti, e ancora oggi si continuano a scoprire nove cose, come, ad esempio, che il famoso Cavallo di legno pare sia stato navigabile.
Questi sono solo dieci dei grandi eroi di quella guerra, quasi sicuramente i più famosi.
Agamennone
Quando Paride, principe di Troia, rapisce la bellissima Elena per portarla con sé, il suo sposo, Menelao, poté contare sull’accordo che i suoi alleati, sotto consiglio di Odisseo, stipularono, e tutti insieme salparono per aiutarlo a combattere contro Troia.
A comandare gli achei fu Agamennone, re dell’Argolide.
Questi si ritrovò fin da subito a dover compiere un grande sacrificio quando, per volontà della dea Artemide, egli è costretto a sacrificare sua figlia, Ifigenia. Tale sacrificio fu la causa dell’ira della sua sposa, Clitennestra, che lo uccise una volta tornato. A sua volta, il figlio Oreste volle vendicare il padre, uccidendo sua madre.
Achille
Cantami, o diva, del Pelide Achille
L’Iliade di Omero si apre con il re dei Mirmidoni, Achille, che, colmo d’ira funesta, decide di non combattere accanto agli altri achei perché Agamennone aveva preteso di ottenere la sua schiava Briseide.
L’importanza di Achille è data dal fatto che questi era un semidio la cui madre, Teti, immerse nel fiume Stige affinché diventasse invulnerabile, tenendolo ben saldo al tallone.
La sua abilità nel combattimento fu tale che affrontava schiere di troiani da solo, e fu anche lui stesso a sconfiggere ed uccidere il troiano Ettore in un duello.
La guerra di Troia fu per lui la sua fine quando, durante uno scontro, una freccia lo colpì proprio al tallone dove la madre lo teneva, e che quindi era l’unico punto del corpo vulnerabile.
Patroclo
Il rapporto tra Achille e il giovane Patroclo era talmente intimo che tutt’ora non è chiaro che tipo di rapporto fosse. Parentela stretta? Forte amicizia? Amore? Non è del tutto chiaro.
Quel che è certo è che Patroclo, in un vano tentativo di rimediare alla mancanza di Achille in battaglia, ne indossò l’armatura, e venne quindi ucciso da Ettore, e fu quello il motivo del ritorno del Pelide sul campo di battaglia.
Filottete
Egli era un abilissimo arciere, in possesso dell’arco appartenuto ad Eracle, le cui vittime cambiarono le sorti della guerra. Egli fu ferito gravemente, ma venne curato, ed il racconto di come venne curato (non prima che lo si facesse cadere in un lungo sonno) sembra quasi richiamare la moderna anestesia. Egli fu tra coloro che, dopo la guerra, tornò in pace nella sua patria.
Aiace Telamonio
Cugino di Achille, egli era il più alto fra gli achei, e fu educato dal centauro Chirone. Pare che Eracle, amico di suo padre, pregò affinché potesse diventare un grande guerriero.
Aiace Oileo
Principe della Locride, egli era noto per le abilità con l’arco e nella corsa, ma era anche ugualmente arrogante. Il padre, Oileo, fu un argonauta.
Egli combatté a Troia in modo assai brutale e violento, come quando troncò la testa di un guerriero troiano per poi lanciarla contro il suo esercito.
La sua arroganza fu tale da far infuriare gli dei, al punto che le varie versioni legate alla sua morte hanno tutte un comune un dio che tentò di punirlo.
Nestore
Come già menzionato, colui che fu tra i più giovani ad aver preso parte alla caccia al cinghiale fu uno dei più anziani comandanti della spedizione achea contro Troia. Egli fu un anziano talmente saggio e giusto da diventare sinonimo con la figura del “vecchio saggio”, e spesso Agamennone lo ascoltava per i suoi consigli.
Menelao
Re di Sparta e marito di Elena, fu quando Paride la portò con sé a Troia che questi decise di radunare tutti i comandanti greci ed andare ad attaccare la città.
Fratello di Agamennone, egli tornò in patria in compagnia di Elena e di Nestore, ma riuscì a mettere nuovamente piede a Sparta soltanto dopo otto anni.
Lui e la sua sposa non conobbero la morte, e furono invitati a vivere per sempre nei campi elisi, dove riposavano le anime di coloro adorati dagli dei.
Diomede
Egli non fu semplicemente una delle figure centrali dell’esercito acheo, ma fu anche parte dei cosiddetti “epigoni”. Dieci anni dopo gli eventi dei “sette contro Tebe”, infatti, i loro figli si riunirono per vendicarli, continuando quindi la serie di conflitti scaturiti da Edipo.
Particolare ironia potrebbe scaturire dall’episodio del violento scontro che ebbe con Enea, perché, come quest’ultimo fu il padre della civiltà romana, così Diomede, a seguito della guerra, salpò alla rotta dell’Adriatico, fondando e istruendo varie città, tra cui Ancona.
Si trovò anche spesso ad agire insieme ad Odisseo.
Odisseo
Il leggendario re di Itaca è al centro del secondo poema omerico, l’Odissea, per quanto sia generalmente più noto con la versione “romana” del nome, Ulisse.
Poiché un oracolo lo informò che, se fosse partito, il suo ritorno a casa sarebbe durato molto a lungo, egli inizialmente cercò di fingere di essere diventato folle, arando e falciando in modo casuale i suoi campi. Quando, però, gli posero suo figlio Telemaco, ancora infante, davanti, egli si fermò, rivelando le sue intenzioni.
La leggenda del suo ritorno è nota a tutti, come i luoghi e i personaggi incontrati, come Polifemo, la maga Circe (tra l’altro già incontrata dagli argonauti) l’isola di Ogigia e altro.
SESTA GENERAZIONE: L’ORESTEA
La guerra di Troia segnò l’ultima grande impresa dell’età degli eroi dell’antica Grecia, ma la generazione dei figli di coloro che la combatterono ha comunque portato a racconti e leggende. In particolar modo, le azioni e gli eventi dei figli di Agamennone fu oggetto di moltissimi adattamenti artistici in Grecia.
Neottolemo
Il figlio di Achille partì per Troia dopo aver saputo della morte del padre, e trovò sulla strada Filottete, lasciato ferito e abbandonato su un’isola. Insieme, i due permisero agli achei di trionfare utilizzando l’arco di Eracle.
A seguito della guerra, a Neottolemo spettò un ricco bottino, e portò con sé anche Andromaca, la sposa di Ettore, che venne sconfitto da suo padre.
Tuttavia, egli avrebbe anche dovuto sposare la figlia di Elena, Hermione, che però si accordò con Oreste, figlio di Agamennone, affinché questi lo uccidesse per permettere a loro due di convolare a nozze.
Telemaco
Il figlio di Odisseo, pur essendo appena un infante quando il padre partì per Troia, decise, una volta adulto, di andare a cercare informazioni su di lui, per scoprire che fine abbia fatto.
Stando ad alcune versioni del mito, anni dopo la morte di Odisseo, Telemaco partì, e raggiunse la maga Circe, che sposò.
Ascanio
Iulo Ascanio è parte di miti greci, ma il figlio di Enea è una figura molto più centrale nella mitologia romana, soprattutto in quanto antenato della “gens Iulia”.
Elettra
In psicologia, il complesso di Elettra è l’opposto di quello di Edipo, nel senso che si tratta di un figlio che ama il padre ed è geloso della madre. Questo perché, quando Clitennestra uccide Agamennone per via del sacrificio di Ifigenia, sua sorella Elettra convinse il fratello Oreste a vendicare il padre.
Oreste
Costui era appena nato quando la guerra di Troia ebbe inizio, per cui era soltanto un bambino di dieci anni quando il padre fu assassinato. Elettra lo protesse e nascose, e per sette anni questi crebbe nella speranza di vendicare Agamennone, mentre Egisto (amante di Clitennestra, nonché colui che attuò l’assassinio) regnava sulla città.
Una volta cresciuto, Oreste consultò l’oracolo di Delfi, che annunciò che questi sarebbe stato relegato ai margini della società se avesse attuato la vendetta.
Egli, tuttavia, uccise Clitennestra, e per questo si ritrovò ad essere assalito dalle Erinni.
Nel fuggire, egli si ritrovò in un tempio dedicato alla dea Artemide, dove stava per essere sacrificato. A salvarlo fu proprio colei il cui sacrificio diede inizio a tutto il dramma familiare.
Ifigenia
In una battuta di caccia, Agamennone si ritrovò in un boschetto sacro ad Artemide, ed uccise un cervo. La dea si offese a tal punto da lanciare dei venti che impedivano alla flotta achea di partire, e rivelò che sarebbero stati placati soltanto se Agamennone avesse sacrificato la sua figlia primogenita, Ifigenia.
Lei è portata all’altare con un inganno (è convinta dal padre che il rituale prevede delle nozze con un altro re), e non si accorge di cosa stia per accadere fino all’ultimo momento.
Vi sono versioni in cui questa è la fine di Ifigenia, ma, stando ad altre, Artemide scambiò la ragazza con un cervo (oppure con il dio Pan trasformato in capra), e questa si ritrovò a diventare una sua sacerdotessa a Tauris.
In questa versione, lei incontrò nuovamente un membro della sua famiglia quando Oreste, in fuga dalle Erinni, si ritrovò nel suo tempio.
In seguito, i due fratelli sarebbero poi tornati in Grecia, e lei sarebbe rimasta una sacerdotessa.
Ed è così che finisce questo lunghissimo articolo dedicato ai più grandi eroi delle leggende dell’antica Grecia. La mia speranza è che sia stato di vostro gradimento, e che potremmo rivederci la prossima volta.
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harryduffany · 4 years
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4.07.76 - Notte al Maze
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Una veglia angustiata da un processo imminente, dai fantasmi risvegliati e non da ultimo dai fantasmi di lui che forse non avrebbe mai indovinato.  Sì, siamo già a questo punto, brrr. 
Credeva che scomodare il passato gli avrebbe reso la notte costellata di incubi. Le ha detto di sì per dormire insieme perché sapeva che trovarla accanto a sé, ogni volta che si sarebbe svegliato, gli avrebbe dato sicurezza. Non aveva ribattuto sulla proposta di andare nella Stanza e ricreare il dormitorio Grifondoro, aveva bisogno di dormire con lei, non importava dove. Si è addormentato stretto a lei, con lo scoppiettio del fuoco a coccolarli. Persino la pioggia ha confortato il suo sonno, in cui è scivolato lentamente perché aveva paura di risvegliarsi in un bagno di sudore, in preda agli incubi. Brutta bestia, il passato. Istintivamente, ma quasi senza volerlo, una mano si sposta sul lato accanto al suo. Ci mette un po` per capire che Ilary non è al suo posto, sdraiata.  
«Nessun incubo mi ha svegliato»  «Lo hanno fatto, in passato?» «A volte»
«Siccome a "io non ho mai" abbiamo appurato che sei un disastro... come te la cavi a verità o bevuta?» che tradotto significa "no, non riesco a dormire e non mi va di parlarne se non con un escamotage ridicolo come questo". «Mmm... mi pare fosse ieri la serata delle confidenze e verità» borbotta, grattugiandosi il mento un po` nervoso. 
«Io non ho mai fatto incubi... Però a volte succede che alcune cose, brutti ricordi super invadenti» ptsd portaci via. «Tipo che non mi piacciono le porte che sbattono... in effetti le porte in generale... e le esplosioni, i coltelli e le persone che dicono che morirebbero senza di me» 
«Che volevi dire quando hai detto che avresti voluto essere qualunque altro uomo?» ha detto che prima o poi lo avrebbe scoperto, no. Un sopracciglio a flettersi, cuorioso, forse certo che stavolta a lui toccherà bere.
«Che in quel momento volevo essere qualsiasi uomo tranne il secondo che veniva a letto con te» 
Lo sguardo a riabbassarsi su di lui, sulla sua espressione addolcita che le fa sfarfallare le ciglia prima di lasciarsi tirare verso di lui, finendo ad accoccolarsi contro la sua spalla.  «Non è più chiaro, lo sai vero?»
«La mia intenzione era la pura conoscenza di te. Non avevo secondi fini...» chiede impacciato. Non facciamolo andare avanti, si chiama sadismo. 
«Oh... di già? E quando ha smesso di averceli, scusa?» la domanda è velata della semplice curiosità di chi apprende qualcosa che non avrebbe mai immaginato. 
Mi sa che ti amo. Si rabbuia per un secondo, ne esce fuori un sospiro profondo, il petto agonizzante e il fiato che gli trema. Alza un momento gli occhi sulle dita intrecciate, le sente calde, umide, sente il sudore freddo arrivargli dalle viscere in subbuglio. Mi sa che ti amo. «Tempo fa» Quando ha capito che il bruco cominciava a piacergli. Mi sa che ti amo. Un morsetto timido andrebbe a posizionarsi al lato del mento, proseguendo all`angolo destro della bocca, più audace. Ed ora la guarda, perché non riesce a farne a meno. Mi sa che ti amo. 
Le sue parole sembrano minare più di una certezza e il suo respiro freme troppo vicino alla propria bocca perché lei possa perderselo e quelle mani intrecciate troppo saldamente per non sentire l`improvviso calore che le impregna entrambe di sudore. E di riflesso si risvegliano terminazioni nervose che non ricordava di avere. Che...cosa sta succedendo? 
Per una volta il cervello esulta.  Il cuore annuisce soddisfatto, a braccia conserte, ammirando il capolavoro che per la prima volta è riuscito a creare. Senza influenze. Senza fantasmi. Senza scheletri. L`audacia dell`adolescente, il coraggio che lo ha fatto capitare tra quelle mura, si unirebbero infine in un unico bacio. Cercare la minima traccia di paura, di qualche spiffero proveniente dalla casa infestata. Lui secondi fini non ne ha, ma ci è dentro con tutto se stesso. L`adolescente.
«Mi succede una cosa strana con te, lo sai? La sensazione che tu sappia di cosa ho bisogno prima ancora che lo sappia io» Il sorriso, flebile, dolce, un po` impacciato; a guance rosse e laghetti di montagna più acquosi che mai. «Sei la prima cosa che mi fa paura da cui non voglio scappare» Lo guarda, sicura d`essersi spiegata a meraviglia. Magari sì, una volta tanto. Magari Harry non capirà, ma capirà benissimo. Solo questa volta.
Gli occhi fissi nel buio della casa infestata, uno sbalzo termico da far accapponare la pelle: gli spifferi ovunque, un freddo umido, lo avverte così vivido; e dietro di lui un tepore piacevole, gradevole, che ti fa venir voglia di camminare sull`erba a piedi scalzi. Avverte i passi dei piedini sulle assi di legno scricchiolanti. Forse riesce ad uscire con lui da quella casa. Attende con pazienza, è certo che ora metterà il primo piedino fuori dalla porta spalancata. Lo farai, non è così? 
E involontariamente, quella stessa paura si fa d`improvviso strada attraverso di lui. Per la prima volta ha seriamente paura di perderla perché, come un adolescente e il suo primo amore, comprende a pieno che -crup!- si è innamorato sul serio. 
Forse non riesce ancora a rendersi conto di stare sulla soglia di quella casa infestata. Ha la sensazione d`esserci ancora più dentro di quanto non voglia, e non perché ci sia affezionata, più perché nei suoi spifferi e angoli bui è comunque a casa. Si riesce a non fuggire dai luogni infestati per tanti motivi. Quelli che le fanno mettere un piedino sulle assi scricchiolanti del portico, sono mossi dal coraggio e dalla fiducia di trovare qualcosa di nuovo e migliore. 
«Qual è il tuo quarto colore preferito?» 
Con una mano ancora ficcata in tasca e l`altra protesa verso di lei, attende che quel coraggio la faccia slanciare verso l`esterno, verso di lui, e verso una nuova avventura. Protesa e paziente perché è stata proprio Ilary, forse senza saperlo e senza volerlo, a farlo uscire dalla sua casa infestata nella quale, sì, si sentiva al sicuro e le voleva bene, ma solo perché non aveva la minima idea di quanto fosse bello uscire fuori e trovare alternative per cui valesse la pena abbandonarla una volta per tutte. 
«Il corallo» 
Mentre lui attende paziente, le mani a posto, gli occhi fissi sulla statua che il mondo gli sta costruendo per santificare il suo nome e un autocontrollo che ormai lei non ha più dubbi nell`attribuirgli senza mezze misure. Harry Duffany è decisamente una persona con cui cadere in piedi, come i gatti, l`unica cosa che chiede in cambio è di non approfittarsi della placidità paziente che sa mostrare quando vuole e di non negargli le coccole quando decide di fare le fusa. Perché sarebbe come negargli la scelta molto ben precisa che ha fatto con molto buono sforzo e coraggio. 
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giovaneanziano · 4 years
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Ieri stavo male quindi Sanremo l'ho solo ascoltato, perché se lo guardavo due coltelli mi si impiantavano negli occhi.
Trattiamo in punti:
- Eugenio e Tecla con dei pezzoni per tematiche molto importanti e ben strutturate. Due pesi massimi che andavano divisi. Brava Tecla, 8 marzo spacca che con l'uscita di Amadeus ce voleva.
- Fadi e Leo Gassman. Fadi inizia il festival con la prima canzone d'amore che non sopporto, Leo tutto suo padre che canta, indovina un po', una canzone d'amore. Vince Leo Gassman, mentre Amadeus caccia Fadi che al quarto "grazie Romagna" lo fa ammazzare dal direttore della Rai che è più al cellulare di me mentre gioco ai Pokémon.
- INIZIA QUI IL BEVISANREMO: ogni volta che fanno una battuta sul naso di Amadeus o chiama la Giuria Demoscopica, bevi
- Tiziano Ferro, dopo l'imitazione della Gialappa's, ha iniziato a scandire bene tutte le parole, che nun se sa mai torni in auge
- Irene Grandi che canta Finalmente Io perché l'hanno riesumata. Si sente che è na canzone scritta da Vasco, hanno tutte la stessa metrica dioimpanato
- Amadeus inutile che fai il figo che "posso dirlo che è bella?" Ué sce, non fare lo splendido, che tanto merdone resti
- Diletta Leotta inutile, tranne l'orcodio che lancia col labbiale scendendo le scale. Non dice orcodio? E fatemi sognare dai
- Marco Masini è la fusione di Amedeo Minghi e Babbo Natale. Bella canzone di autoesame, ha sparato uno Stronzo e speravo in un Vaffanculo anche, ma niente purtroppo.
- FINALMENTE ARIA NUOVA! RITA PAVONE! da ricordare solo per il maestro FILADELFO CASTRO che dirige l'orchestra. Anche lei lancia uno Stronzo, che na volta squalificavano per certe cose eh. Poi oh: o è il fonico, o non si capiva un cazzo di quello che cantava
- Achille Lauro ha rubato il tendone di Moira Orfei per vestirsi. Che si trasforma in Miley Cyrus appena toglie tutto. Lo amo e non potete dirmi nulla per me ha vinto già lui basta
- Diodato vestito dallo stesso stilista di Don Matteo che inizia con "sai cosa penso che non dovrei pensare" e ciao ho già le vene sgocciolanti
- Le vibrazioni. Capite che sono ancora vivi? E ARBITRA VESSICCHIO STENDI ROVESCION. Dietro hanno uno che fa il linguaggio dei segni, chapeau. Ah Sarcina sembra uno dei fratelli dei Bee Gees
- Diletta Leotta chi te le scrive le battute, Dario Argento? Nuova fase del BeviSanremo: a ogni battuta sul naso di Amadeus, si beve
- Si stava ammazzando Albano scendendo dalle scale. Bisognava guardare Sanremo solo per questo. La figlia ha la mia stessa età e in confronto ho 22 anni. Cantano nostalgia canaglia e io ballo cor gatto cià. Ah e cantano il nuovo inedito scritto da Malgioglio che sembra E MI SONO INNAMORATO MA DI TUO MARITO.
- Anastasio dopo un siparietto Fiorello-Amadeus da latte alle ginocchia. Vestito come un gelataio, spacca. Molta energia e rabbia, mi piasce, voto diesci
- Tizi si commuove cantando Mia Martini e s'incazza facendo Tafazzi cor microfono però mamma mia lacrimoni
- Diletta Leotta fa il suo monologo sulla bellezza (poco messo lì politicanti eh) e su sua nonna che manco Florenzi
- altro monologo di Favino, ma mi sono addormentato scus
- Elodie che porta una canzone scritta da Mahmood, che devo riascoltare perché non capisco se è bella o non fa per me Sorry. Di sicuro non batte Achille. Di sicuro il vestito è bello, ma le spalline lasciamogliele agli anni '80, ve prego
23.49 mancano ancora 3 canzoni. Grazie a Dio domani ho pomeriggio. Monologo di Rula Jebral stupendo, che mette a sedere Amadeus e la sua uscita porella.
- Bugo e Morgan parte con un Synth che mi ricordano i Bluvertigo misti ai Decibel che metà di voi manco se li ricorderanno. Entrambi sobri comunque, ma secondo me la giuria non la prende bene sta canzone, che sinceramente manco a me lascia molto. Ah e Morgan sembra Roberto il Baffo come tonalità
- Emma Marrone a mezzanotte e venti che non è in gara con dei capelli che se non me li lavo per 3 mesi vengono anche a me
- Alberto Urso e "il suo bel canto" sto qui ha un'unica espressione facciale. Pare che abbia la parrucca posticcia del mio calzolaio, per la musica prendi Il Volo, dividi per 3, TAC
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