#tetti di Bologna
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iosonoblu · 6 days ago
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Oggi mi sono truccata su uno specchio tagliato a metà. Giusto per restare fedele a me stessa, divisa, spezzata.
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fallimentiquotidiani · 9 months ago
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Hai scopato anche sul tetto?
Ci sono un sacco di tetti scopabili a Bologna
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cromodinamica · 2 years ago
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È sempre più drammatica la situazione in Emilia Romagna per l'emergenza maltempo che ha colpito anche le regioni vicine. Nella notte ci sono state nuove esondazioni, l'acqua ha invaso strade e case in tantissimi centri: da Cesena a Faenza, da Riccione a Lugo.
Le operazioni di soccorso sono difficili, gli abitanti sono invitati a salire ai piani alti delle abitazioni. Drammatico il bilancio con vittime e dispersi: che al momento sarebbero 9. Migliaia le persone evacuate a seguito di strutture allagate e fiumi in piena o esondati che hanno rotto gli argini. A Cesena la gente è stata costretta a salire sui tetti, in attesa di essere portata in salvo dagli elicotteri.
A Forlì il sindaco annuncia «la peggiore situazione mai vissuta». Scuole chiuse anche mercoledì 17 maggio, a Bologna e negli altri Comuni colpiti. Drammatica a situazione a Faenza, nel Ravennate, dove l'acqua è entrata nel centro abitato e molte persone sono state evacuate.
Sempre nel Ravennate è esondato nella notte il fiume Santerno e ci sono state nuovi evacuati accolti nei centri allestiti. Riccione è praticamente sott'acqua. Nel Bolognese esonda anche il fiume Sillaro.
Si moltiplicano intanto le foto e i messaggi sui social network di persone che a Faenza, nel Ravennate, nel Cesenate chiedono aiuto poiché le loro case sono invase dall'acqua. Tra cancellazioni e ritardi è interrotta in molti tratti la circolazione dei treni. Intanto continua a piovere: è stato calcolato che sono caduti 130 millimetri di pioggia in sole 24 ore.
Le previsioni non promettono nulla di buono: su buona parte della regione Emilia-Romagna anche per oggi è stata emessa una nuova allerta meteo rossa per fiumi, frane e mareggiate.
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bibang773 · 2 years ago
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Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l'odore dei caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle, anche più in là
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni
Vorrei girare il cielo come le rondini
E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità
Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro e cos'è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore
Dov'è che si prende, dov'è che si dà
Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni.
Lucio Dalla - Bologna, 4 marzo 1943 ❤️
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kamisetanaranja · 7 months ago
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epistola n.boh
Questo episodio ha il sapore delle cose davvero inaspettate.
Torno a scomodare le epistole dopo anni di assenza dai sentimenti veri (forse qui esagero) per parlare di te, Denise, che fra tutte sei la persona che di queste parole ne ha ricevute meno. Non che si tratti di un vanto o un privilegio, o forse sì, ma mi concedo di cogliermi ancora oggi, a 27 anni, impreparato.
Ho spesso pensato che il tempo in cui scrivevo così corrispondesse all’apice della mia sensibilità. Probabilmente mi sbaglio, ma sono sicuro che farlo in qualche modo aiuta. Che serva ad allontanare, a dimenticare, a migliorare: qualcosa farà.
Su un treno di ritorno dalla nostra città del cuore, penso per la prima volta che:
Bologna è una fase.
Mi odio mentre lo scrivo, ma l’ho pensato veramente. Non mi era mai successo di scendere in strada, guardare i tetti delle chiese disseminate casualmente ai tuoi piedi e provare un sentimento di ansia. Leggera tachicardia e spaesamento per lo meno, e non credo centrasse il caldo.
La verità è che da quasi una settimana io ti vedo D, che io abbia gli occhi aperti o chiusi. Nonostante le canne sono tornato a sognare, ma solo il tuo viso: tu che sorridi nella replica notturna di quei momenti in cui pensavo che fossimo speciali; che io potessi, con la mia banale presenza, far sparire tutti i tuoi dolori.
Quando mi raccontavi nelle nostre ustionanti distanze che Bologna da sola ti causava agitazione, io non ti capivo. Non ti ho capito finché non l’ho provato e mi è bastato. Sarà che non siamo più abituati a stare male, che abbiamo altri pensieri più incombenti da mettere in prima linea (sarà che siamo cresciuti!!!!), ma vivere le strade di Bologna così mi è sembrato un duplice omicidio: spaziale e personale, se posso inventarne un paio.
L’agglomerato urbano che più mi ha ispirato fino ad oggi mi si ritorce contro causandomi sensazioni frustranti, anche quando in compagnia di persone a cui voglio bene. Mi è sembrato, per l’ennesima volta, di nascondere la mia pura verità, che forse non ho concesso nemmeno a te.
La persona che nella mia vita attuale (possiamo chiamarla “avvicinamento all’adultezza”?) mi ha più toccato, ora ritorna sotto forme diverse, fantasmiche, per ricordarmi i peggiori sbagli: quelli fatti con il cuore.
Non so se sia legittimo che io rincorra l’orgoglio di essere un uomo tutto d’un pezzo, che riesce a gestire (cioè sopprimere) certe emozioni per non causarne di più pericolose agli altri. Quante volte mi ripeto questa cosa? Mi do i brividi.
Io lo so che non posso metterti al corrente di come mi sento, innescherei un loop distruttivo che non ti meriti, non ci meritiamo, per l’ennesima volta. Soprattutto ora che stai cercando di essere felice lontana da me con persone nuove, mi sono promesso di non interromperla e che se si dovesse arrestare, per lo meno non sia per causa mia. Resterò zitto e buono (come sempre dopo tutto) perché sembra che io sia in grado di fare del male solo involontariamente, quando credo di non fare, ma semplicemente di essere.
Eppure, oggi come quella volta in cui ti ho vista camminare in Piazza Maggiore, sento un richiamo naturale, come nei film che ci hanno insegnato ad amare male. Non so dire se la psicologa sarebbe d’accordo, glielo chiederò lunedì, ma per l’ennesima volta sto bloccando una sensazione che urge di uscire. O forse esplodere come una guerra di secessione. Siamo alla ricerca del vero in questo mare di nebbia.
Le tue recenti apparizioni mi hanno versato in un disagio mai provato prima: come descrivi quella sensazione che da bella diventa brutta? mi fa tornare in mente tutte le paranoie che mi hanno inculcato negli ultimi 10 anni di relazioni tossiche e fallimentari.
Mi è stato detto così tante volte di essere la causa della rovina altrui che alla fine ci ho creduto, e ora ho paura di sfiorare qualsiasi ragazza per paura di romperla. Non tutte sono fragili come te, eppure mi ostino a metterci lo stesso tatto, a tenermi a debita distanza, a non entrarci in contatto per nulla.
Non è nemmeno questione di “non riesco più a fidarmi”, ma più di “non so più come si fa”.
Come si fa a parlare ad una ragazza e far passare quel tipo di interesse? Quel tipo di interesse, in primis, deve esserci, manifestarsi, e non arriva mai.
Ritorni sempre tu.
Sopra Aurora. Sopra Anna. Sopra me.
Forse è l’ennesimo rimuginio che un attempato Toni si concede per sentirsi giovane, o l’ennesima trappola della retorica retromane che colpisce anche chi ne è stato avvertito, ancor più veementemente. 
Hai fatto tornare anche quella leggera fiamma competitiva che sopraggiunge alle superiori, che mi fa pensare che Davide sia solo la mia brutta copia (lo è, fattuale), ma non è questo che serve alle mie fila, non è questo il punto. Mi perdo inutilmente nelle interpretazioni della tua realtà, che non è più la mia, cercando di convincermi che tu stia tenendo una distanza cautelare perché non mi hai ancora gettato nel dimenticatoio. Se le nostre ultime parole in quell'abbraccio sono state vere, non posso non crederci almeno all'1%.
Fa malino al cuore vedere che condividi la musica e i concerti con lui.
Forse me lo merito. Forse questa storia non da risposte a nessuno, semplicemente scorre, come tutto finché siamo presenti per esserne testimoni.
Non mi sono mai sentito solo come negli ultimi mesi senza di te. Crescere da soli, avevi ragione, può essere logorante. Vi vedo tutti sorridenti e accompagnati, anche quando piove, che è quello che più amavo di noi: la pigrizia che esisteva solo per farci stare incollati, la fatica di scendere a fare la spesa perché volevamo sfamarci di amore e nient'altro era la nostra fragile forza.
A dircelo non ce la facevamo, ma a farlo le abbiamo provate davvero tutte.
Anche se forse non proprio tutte tutte.
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spaventapanico · 1 year ago
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Il signor Gastone dice di aver vissuto a Bologna e di esserne scappato. Poi, incredibile, mi ha citato Palazzeschi per dirmi quanto a Catanzaro ci sia della magia.
La poesia era questa qui, gentilmente recitata da lui (purtroppo non ho registrazioni):
''Tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello, un esiguo ruscello: Rio Bo, un vigile cipresso. Microscopico paese, è vero, paese da nulla, ma però… c’è sempre disopra una stella, una grande, magnifica stella, che a un dipresso… occhieggia con la punta del cipresso di Rio Bo.
Una stella innamorata! Chi sa se nemmeno ce l’ha una grande città.''
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alessandro54-plus · 1 year ago
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Maltempo oggi, il forte vento scoperchia tetti e fa strage di auto: due feriti. Si alza il livello dei fiumi in Emilia
articolo: https://www.ilrestodelcarlino.it/meteo/maltempo-oggi-2-dicembre-2023-okbd0qb0 Albero su un’auto con cinque persone a bordo a Rimini: tutti illesi (foto Migliorini) Mattinata di raffiche fortissime (ma calde): centinaia di interventi dei vigili del fuoco: nelle Marche scuole chiuse e una gru inclinata. Preoccupano i livelli dei corsi d’acqua. Prosegue l’allerta rossa Bologna, 2…
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kritere · 2 years ago
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Maltempo in Emilia Romagna, temporali, grandine e tornado: albero colpisce treno regionale, 1 ferito
DIRETTA TV 25 Luglio 2023 Il maltempo sta mettendo in ginocchio anche l’Emilia Romagna, dove da questa mattina nubifragi e forti raffiche di vento hanno provocato una serie di danni, con caduta di alberi e tetti di case e aziende scoperchiati, nelle province di Forlì Cesena, Modena e Bologna. Nel Ravennate un albero ha colpito un treno regionale provocando il ferimento di una persona. 0…
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giancarlonicoli · 2 years ago
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18 mag 2023 08:06
9 MORTI. 40 MILA SFOLLATI, 23 FIUMI ESONDATI, 250 FRANE. E’ IL TRAGICO BILANCIO DELL’ALLUVIONE IN EMILIA ROMAGNA. PER IL METEREOLOGO LUCA MERCALLI E’ UN “DISASTRO ANNUNCIATO” - C’È CHI PUNTA IL DITO SULLA MANUTENZIONE DEGLI ARGINI E SULLE CASSE D’ESPANSIONE DEI FIUMI. L'ALLERTA ROSSA DIRAMATA DA GIORNI - IL GOVERNATORE BONACCINI: "IN 36 ORE È CADUTA L'ACQUA DI 6 MESI SU TERRENI CHE NON ASSORBONO PIÙ NULLA" - IL FLOP DEI FONDI ANTI-DISSESTO, 8 MILIARDI MAI SPESI: IN ITALIA 9 COMUNI SU 10 HANNO RISCHI DI ALLUVIONE - VIDEO
Estratto da open.online
Nove morti, 40 mila sfollati, 41 comuni colpiti e 23 fiumi esondati: è il bilancio ancora provvisorio dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. 300 millimetri di pioggia caduti in 48 ore lasciano 50 mila cittadini ancora senza corrente elettrica. A causa di una quantità di pioggia mai vista, che in poche ore ha fatto salire il livello dei fiumi fino a farli esondare. «Un disastro annunciato», secondo il meteorologo Luca Mercalli. Mentre il climatologo Bernardo Gozzini dice che l’allerta sarà per sempre e invita a cambiare gli stili di vita. E c’è chi punta il dito sulla manutenzione degli argini. E sulle casse d’espansione dei fiumi. Ne funzionano attualmente 12 sulle 23 previste. «Dove ci sono i sistemi non sono entrati in crisi», dice la vicepresidente della Regione Irene Priolo. Intanto a Forlì continua a mancare l’elettricità e a Ravenna il comune raccomanda di stare ai piani alti e decide di evacuare alcune zone.
Le esondazioni
Tutti i corsi d’acqua che si trovano fra Rimini e Bologna, ventuno in tutto, hanno rotto gli argini o sono esondati. È finita sott’acqua Faenza, una parte di Cesena e di Forlì e molti altri grandi centri abitati. In alcune zone, in pochi minuti l’acqua è salita, raggiungendo anche i primi piani delle case. Dei nove morti, una donna di Ronta di Cesena è stata ritrovata sulla spiaggia di Cesenatico. Il suo cadavere ha percorso 20 chilometri in poche ore. Proprio a Cesena i video hanno mostrato i residenti che combattevano contro 15 metri di acqua, in arrivo sui tetti. A Bologna il Savena ha lambito le case, mentre il presidente Stefano Bonaccini ha parlato di un’emergenza paragonabile a un terremoto. Alcuni abitanti sono stati messi in salvo attraverso i gommoni. Un’impresa resa particolarmente complicata anche dai continui blackout alle linee elettriche e telefoniche.
L’allerta rossa
L’allerta rossa era stata diramata da giorni. La perturbazione era attesa. Le aree più a rischio sono state fatte evacuare, le persone invitate a salire ai piani alti delle case. Migliaia di persone hanno lasciato le abitazioni. La realtà, però, ha superato le peggiori previsioni. Anche perché la pioggia (in alcune aree è caduto in 36 ore più del doppio dell’acqua che di solito fa in media nel mese di maggio) è arrivata su un terreno già messo a dura prova dall’alluvione di due settimane fa. Dal primo pomeriggio la pioggia si è fermata ed è spuntato un po’ di sole. Che ha reso più agevoli anche i soccorsi, facendo lentamente ritirare l’acqua dalle aree che aveva invaso. L’emergenza però non è finita. Anche per domani, infatti, sarà in vigore su tutta l’area l’allerta rossa. Il livello di quasi tutti i fiumi continua ad essere sopra la soglia d’emergenza.
E sono previste nuove piene che potrebbero mettere a dura prova argini già indeboliti o danneggiati. Senza contare gli oltre 200 movimenti franosi che riguardano la collina e la montagna. Il meteorologo Luca Mercalli spiega in un’intervista a La Stampa che dietro l’emergenza ci sono «gli eventi estremi collegati al riscaldamento globale. Sia chiaro: più scaldiamo l’atmosfera terrestre, e più questi fenomeni diventeranno frequenti e intensi. A livello globale dobbiamo contenere il rischio di peggiorare la situazione, però questo è già il nostro presente». Con il surriscaldamento, spiega l’esperto, «c’è semplicemente più energia in atmosfera. Quindi posso avere un vento sempre più violento e una pioggia più forte. Ma diciamolo: non possiamo continuare in questa ignoranza voluta», dice a Francesco Grignetti.
La frequenza degli eventi estremi
Perché per Mercalli bisogna notare «la frequenza degli eventi estremi. Senigallia, a settembre. Ischia, a novembre. Ora due eventi fortissimi in Romagna a distanza appena di 15 giorni. Eppure la spiegazione è sotto i nostri occhi: il Mediterraneo sta diventando bollente, aumenta l’evaporazione, l’umidità si deve scaricare a terra». Il meteorologo dice che la priorità è fermare le emissioni. Mentre per mitigare il rischio di eventi estremi «occorre studiare caso per caso, a dimensione di bacino, con tutte le competenze attorno a un tavolo, dagli ingegneri agli agronomi, ai forestali. Poi bisogna abbattere e ricostruire, ma lontano dai fiumi, per carità». La priorità è «una legge contro il consumo di suolo. Perché questo episodio ci ha messo ancora davanti agli occhi quanto voglia dire aumentare la vulnerabilità del territorio. Basta con il cemento. Tra l’altro, la terra ci serve per la nostra autosufficienza agricola, per il paesaggio, per il turismo».
(…)
Le casse d’espansione
E il quotidiano punta il dito proprio sulle casse d’espansione dei fiumi in Emilia-Romagna. Si tratta di opere che consentono di “parcheggiare” l’acqua fuori dal corso principale in caso di eventi di grande portata. Tra il 2015 e il 2022 la Regione ha ricevuto 190 milioni di euro per la realizzazione di 23 casse. Ma di queste ne funzionano a pieno regime soltanto 12. Altre due funzionano in parte. Nove attendono la fine dei lavori. Due sono ancora da finanziare. Nell’alluvione dell’inizio di maggio si sono riempite d’acqua quella sul Samoggia, nel canale Navile, nei Mulini e nel Senio. «Dove sono state previste i sistemi non sono entrati in crisi. Il problema attuale è la numerosità dei corsi d’acqua in piena contemporaneamente», spiega la vicepresidente dell’Emilia-Romagna Irene Priolo.
(...)
A Forlì manca l’elettricità - L’ordine di evacuazione in alcune zone di Ravenna
IL FLOP DEI FONDI ANTIDISSESTO
L’alluvione in Emilia-Romagna costringe a fare i conti. E così si scopre che tra “Italia Sicura” e Pnrr ci sono otto miliardi di fondi anti-dissesto da spendere entro il 2026. Ma nessuno lo fa. Perché, secondo la Corte dei Conti, alcune regioni hanno dimostrato una «dubbia capacità progettuale». E «carenza di profili tecnici unitamente alla programmazione sul territorio».
Eppure in Italia 9 comuni su 10 hanno rischi di alluvione. L’ultimo rapporto di Rendis, la piattaforma che aggiorna sugli interventi per il dissesto idrogeologico, dice che solo due cantieri su tre tra quelli finanziati sono conclusi. Il caso-limite è quello del fiume Misa. Che ha provocato 10 morti a Senigallia per l’esondazione nel settembre scorso (...)
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Maltempo in Emilia Romagna: aggiornamenti sul disastro
Il maltempo in Emilia Romagna continua a provocare danni e disagi. La conta dei danni e delle vittime aumenta di ora in ora. Ciò che sappiamo ora è che la notte tra il 16 e il 17 maggio la pioggia è caduta incessante sulla Romagna provocando l'esondazione di ben 14 fiumi. Le vittime sono 9 e proseguono le operazioni di salvataggio ed evacuazione degli abitanti della zona. Maltempo in Emilia Romagna: i numeri Cesena, Faenza e Forlì sono tra i centri più colpiti da questa nuova ondata di maltempo, la seconda ad aver investito la regione nel mese di maggio. I numeri che abbiamo al momento ci danno un'idea del disastro che si sta compiendo: - esondati ben 21 fiumi anche in più punti - 22 corsi d'acqua hanno raggiunto il livello di allarme - gli allagamenti interessano 35 comuni - 48 comuni sono interessati da frane - 50mila persone sono senza corrente elettrica - 9 sono le persone morte a causa delle inondazioni - 5mila sono le persone sfollate A Faenza, già provata dalle inondazioni di inizio mese, il fiume Lamone ha nuovamente rotto gli argini, stavolta anche a sinistra, riversando le sue acque nel centro del paese. L'acqua ha raggiunto i primi piani delle abitazioni e molti abitanti aspettano l'arrivo dei soccorsi sui tetti. Nel paese manca la corrente elettrica e le linee telefoniche sono intasate. Nei centri orientali dell'Emilia Romagna, dalla provincia di Bologna a quella di Rimini si sta procedendo con le operazioni di soccorso e di evacuazione della popolazione. I disagi per le comunicazioni Nell'area interessata, dal bolognese al riminese, le scuole restano chiuse e la circolazione ferroviaria locale interrotta. Al momento è attivo solo il servizio ferroviario sulle tratte nazionali e dell'alta velocità. Disagi anche per la circolazione su gomma: l'autostrada Faenza-Forlì si è completamente allagata. Il CdM straordinario Secondo i dati che ci vengono dalla Protezione civile, in 36 ore è caduto l'equivalente di sei mesi di precipitazioni, così come ha dichiarato il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. Sarà convocato per il 23 maggio un consiglio dei ministri straordinario. Intanto il maltempo sta provocando disagi anche nelle Marche e in Toscana. In copertina foto di Markus Distelrath da Pixabay Read the full article
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enkeynetwork · 2 years ago
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iosonoblu · 1 month ago
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Riflessi
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rimembranzacerba · 2 years ago
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sui tetti di Bologna
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marquise-justine-de-sade · 4 years ago
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Nell’aria bruciata d’agosto, si è alzata una nuvola di polvere sottile, ha invaso il piazzale, sul quale mi sono affacciato tante volte. Bastava la voce dell’altoparlante, con quegli inconfondibili accenti, per farmi sentire che ero arrivato a casa.
Adesso la telecamera scopre l’orologio, con le lancette ferme sui numeri romani: le dieci e venticinque. Un attimo, e molti destini si sono compiuti. Ascolto le frasi che sembrano monotone, ma sono sgomente, di Filippini, il cronista della TV, costretto a raccontare qualcosa che si vede, a spiegare ragioni, motivi che non si sanno: lo conosco da tanti anni, e immagino la sua pena. Dice: «Tra le vittime, c’è il corpo di una bambina».
Mi vengono in mente le pagine di una lettura giovanile, un romanzo di Thornton Wilder, «Il ponte di San Louis Rey», c’era una diligenza che passava su un viadotto, e qualcosa cedeva, precipitavano tutti nel fiume, e Wilder immaginava le loro storie, chi erano, che cosa furono.
Quell’atrio, quelle pensiline, il sottopassaggio, il caffè, le sale d’aspetto che odorano di segatura, e nei mesi invernali di bucce d’arancio, mi sono consuete da sempre: con la cassiera gentile, il ferroviere che ha la striscia azzurra sulla manica, che assegna i posti, e mentre attendiamo mi racconta le sue faccende, quelle del suocero tedesco che vuol bere e di sua moglie che dice di no, e la giornalaia, che scherza: «Ma come fa a leggere tutta questa roba?», e vorrei sapere qualcosa, che ne è stato di loro, e li penso, ma non so pregare.
Si mescolano i ricordi: le partenze dell’infanzia per le colonie marine dell’Adriatico, i primi distacchi, e c’erano ancora le locomotive che sbuffavano, i viaggi verso Porretta per andare dai nonni, e le gallerie si riempivano di faville, e bisognava chiudere i finestrini, e una mattina, incolonnato, mi avviai da qui al battaglione universitario, perché c’era la guerra.
Ritornano, con le mie, le vicende della stazione: quando, praticante al «Carlino», passavo di notte al Commissariato per sapere che cos’era capitato, perché è come stare al Grand Hotel, ma molto, molto più vasto, gente che va, gente che viene, e qualcuno su quei marciapiedi ha vissuto la sua più forte avventura: incontri con l’amore, incontri con la morte.
Passavano i treni oscurati che portavano i prigionieri dall’Africa, che gambe magre avevano gli inglesi, scendevano le tradotte di Hitler che andavano a prendere posizione nelle coste del Sud, e conobbi una Fraulein bionda in divisa da infermiera alla fontanella, riempiva borracce, ci mettemmo a parlare, chissà più come si chiamava, com’è andata a finire. Venne l’8 settembre, e davanti all’ingresso, dove in queste ore parcheggiano le autoambulanze, si piazzò un carro armato di Wehrmacht; catturavano i nostri soldati, e li portavano verso lo stadio, che allora si chiamava Littoriale. Un bersagliere cercò di scappare, ma una raffica lo fulminò; c’era una bimbetta che aveva in mano la bottiglia del latte, le scivolò via, e sull’asfalto rimase, con quell’uomo dalle braccia spalancate, una chiazza biancastra. Cominciarono le incursioni dei «liberators», e volevano sganciare su quei binari lucidi che univano ancora in qualche modo l’Italia, ma colpirono gli alberghi di fronte, qualche scambio, i palazzi attorno, le bombe caddero dappertutto, e vidi una signora con gli occhialetti d’oro, immobile, composta, seduta su un taxi, teneva accanto una bambola, pareva che dormisse, e l’autista aveva la testa abbandonata sul volante.
«Stazione di Bologna», dice una voce che sa di Lambrusco e di nebbia, di calure e di stoppie, di passione per la libertà e per la vita, quando un convoglio frena, quando un locomotore si avvia. Per i viaggiatori è un riferimento, per me un’emozione. Ecco perché mi pesa scrivere queste righe, non è vero che il mestiere ti libera dalla tristezza e dalla collera, in quella facciata devastata dallo scoppio io ritrovo tanti capitoli dell’esistenza dei mici.
«Stazione di Bologna»: quante trame sono cominciate e si sono chiuse sotto queste arcate di ferro. Quanti sono stati uccisi dallo scoppio, o travolti dalle macerie: cinquanta, sessanta, chissà? Credere al destino, una caldaia che esplode, un controllo che non funziona, una macchina che impazzisce, qualcuno che ha sbagliato, Dio che si vendica della nostra miseria, e anche l’innocente paga? Anche quei ragazzi nati in Germania che erano passati di qui per una vacanza felice, ed attesa, il premio ai buoni studi o al lavoro, una promessa mantenuta, un sogno poetico realizzato: «Kennst Du das Land, wo die Zitronen bluhen?», lo conosci questo bellissimo e tremendo Paese dove fioriscono i limoni e gli aranci, i rapimenti e gli attentati, la cortesia e il delitto, dovevano pagare anche loro? Forse era meglio vagheggiarlo nella fantasia. Ci sono genitori che cercano i figli; dov’erano diretti? Perché si sono fermati qui? Da quanto tempo favoleggiavano questa trasferta? E le signorine del telefono, già, che cosa è successo alle ragazze dal grembiule nero che stavano dietro il banco dell’interurbana: chi era in servizio? Qualcuna aveva saltato il turno? Che cosa gioca il caso?
Poi, l’altra ipotesi, quella dello sconosciuto che deposita la scatola di latta, che lascia tra le valigie o abbandonata in un angolo, magari per celebrare un anniversario che ha un nome tetro, «Italicus», perché vuol dire strage e un tempo «Italicus» significava il duomo di Bolsena, le sirene dei mari siciliani, i pini di Roma, il sorriso delle donne, l’ospitalità, il gusto di vivere di un popolo. Non mi pare possibile, perché sarebbe scattato l’inizio di un incubo, la fine di un’illusione, perché fin lì, pensavamo, non sarebbero mai arrivati.
«Stazione di Bologna», come un appuntamento con la distruzione, non come una tappa per una vacanza felice, per un incontro atteso, per una ragione quotidiana: gli affari, i commerci, le visite, lo svago. Come si fa ad ammazzare quelle turiste straniere, grosse e lentigginose, che vedono in ognuno di noi un discendente di Romeo, un cugino di Caruso, un eroe del melodramma e della leggenda, che si inebriano di cattivi moscati e di sole, di brutte canzoni? Come si fa ad ammazzare quei compaesani piccoli e neri, che emigrano per il pane e si fermano per comperare un piatto di lasagne, che consumano seduti sulle borse di plastica? Come si fa ad ammazzare quei bambini in sandali e in canottiera che aspettano impazienti, nella calura devastante, la coca cola e il panino e non sanno che nel sotterraneo, non lo sa nessuno, c’è un orologio che scandisce in quei minuti la loro sorte?
Vorrei vedere che cosa contengono quei portafogli abbandonati su un tavolo all’istituto di medicina legale: non tanto i soldi, di sicuro, patenti, anche dei santini, una lettera ripiegata e consumata, delle fotografie di facce qualunque, di quelle che si vedono esposte nelle vetrine degli «studi» di provincia: facce anonime, facce umane, facce da tutti i giorni. Dicono i versi di un vero poeta, che è nato da queste parti e si chiama Tonino Guerra: «A me la morte / mi fa morire di paura / perché morendo si lasciano troppe cose che poi non si vedranno mai più: / gli amici, quelli della famiglia, i fiori / dei viali che hanno quell’odore / e tutta la gente che ho incontrato / anche una volta sola». Sono facce che testimoniano questa angoscia, ma nessuno ha potuto salvarle.
«Stazione di Bologna». D’ora in poi non ascolteremo più l’annuncio con i sentimenti di una volta; evocava qualcosa di allegro e di epicureo, tetti rossi e mura antiche, civiltà dei libri, senso di giustizia, ironia, rispetto degli altri, massi, anche la tavola e il letto, il culto del Cielo e il culto per le buone cose della Terra.
Ora, ha sapore di agguato e di tritolo. Perché il mondo è cambiato e in peggio: i figli degli anarchici emiliani li battezzavano Fiero e Ordigno, quelli dei repubblicani Ellero e Mentana, quelli dei socialisti Oriente e Vindice, quelli dei fascisti Ardito e Dalmazia, una gli insegnavano a discutere a mensa imbandita. Si picchiavano anche, si sparavano, talvolta, ma il loro ideale era pulito e non contemplava l’agguato: Caino ed Erode non figuravano tra i loro maestri.
«Stazione di Bologna»: si può anche partire, per un viaggio senza ritorno.
“Enzo Biagi scrisse il 2 agosto 1980 sulla strage alla stazione di Bologna sul Corriere della Sera.”
#stragedibologna #2agosto1980 #pernondimenticare #diariodiunferroviere
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thecitywithoutthesea · 3 years ago
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C'è un albero di pesco a Bologna, in Saragozza. Il quartiere è a cielo aperto, sembra un pezzo di città ma le somiglia vagamente, senza appartenerle per davvero. Conserva echi del sud, non c'è nebbia, il sole batte sui tetti delle case e le saracinesche sono dipinte di stranezze incredibili. C'è anche un umile botteghino di frutta, allestito per la strada, che mi ha riportata a Napoli, Palermo, diciamo dalla Campania in giù. La gente cammina sempre con il viso basso, come se le stringhe delle scarpe indicassero la strada da fare. E c'è un po' meno cura, in generale, di ciò che si ha attorno. Ed ecco forse perché c'è altrettanto fascino. Il rettore di San Luca ha dichiarato che "un po' di sporco è sempre un buon segno, perché vuol dire che passa tanta gente". E tra quella gente ieri, c'ero anch'io. Ho alzato lo sguardo, come sempre e ho notato un portico danneggiato, mi piace chiamarlo "il portico scorticato", richiama molto la pelle umana, come se sotto quelle arcate scorresse del sangue vero, ci fosse davvero una mappatura venosa. E infatti, sotto gli intonaci, c'è del legno. E legno e venature fanno parte dello stesso mezzo. Penso poi che magari, quella immensa trama di venature lignee nascoste sotto lo stucco, faccia scorrere litri di sangue, che salgono correndo verso i colli. Cavolo, allora ho trovato un flusso d'acqua, a Bologna. L'altro giorno, facendo colazione pensavo tra me e me che è incredibile come in una città senza mare, se ti viene per caso voglia di vederlo, devi trovarti in pieno centro, in piazza Maggiore, alla fontana del Nettuno. La città senza mare con la fontana di Oceano. Forse però adesso - mi dico - il mare c'è, scorre sotto gli intonaci dei portici e il flusso ti porta verso qualcosa.
Qualcosa che non so, ma che in un punto anonimo è rimasto scorticato. Che bella parola "scorticato", fa anche un po' ridere, come un solletico che è andato troppo in profondità e ha lacerato uno strato, lasciato una ferita. Ha permesso di scoprire cosa c'è sotto le cose, ha squarciato un velo e ha fatto entrare la luce.
A proposito di luce, quando c'è il sole, a Bologna il mare diventa incredibilmente bello. Non avevo mai visto un mare così caldo.
- Michela Schiera 🌻
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tirettosocchiuso · 3 years ago
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Gli occhi mi bruciano, l'attenzione è sempre più bassa, ma credo di avere ottenuto un affitto in una casa che da sui tetti di Bologna,
è tutto ok
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