#testo musicato
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È ripartito “Freemmos”: domenica scorsa sull’Isola d’Elba il primo evento del 2024
Sono stati momenti di sincera commozione ad accompagnare domenica 7 aprile nel Teatro “Nello Santi” di Portoferraio, sull’Isola d’Elba, la presentazione in anteprima del video musicale Ambasciadores de Sardigna. Testo scritto da un emigrato sardo che vive a Trieste, Angelo Curreli, musicato da Gino Marielli dei Tazenda e interpretato dalla potente voce di Maria Giovanna Cherchi, il video utilizza…
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Pasquale Faraco mi ha sbloccato un ricordo!
Un textículo di ambientazione fantascientifica, che voleva essere soprattutto un racconto antimilitarista, un racconto sul fascino perverso delle armi e sulla necessità del disarmo.
Il textículo risale a 30 anni fa.
Col nostro effimero gruppo degli ASA (Abusivi Spazi Acustici), Pasquale AlFar, Gennaro Pannone e io ne facemmo un brano musicato e recitato davanti al nostro esiguo pubblico di quegli anni.
La musica si è persa nei meandri del tempo.
Il testo è ancora qua (e già)...
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Lunedì leggerissimo.
Alcuni giorni fa sono andato al bar a prendere il caffè e un pezzo di torta, come faccio spesso come variazione al tema monotono di questo periodo. Guardando il grande menù appeso al muro mi è scattato all'improvviso un sorriso e l'idea di scrivere al volo delle poesie metasemantiche. Cos'è la metasemantica? Tutti conosciamo la poesia "il Lonfo" recitata magistralmente da Proietti come parte del suo repertorio, ma in realtà è una poesia seria, almeno dovrebbe esserlo, di Fosco Maraini (il papà di Dacia) che era oltre a svariate qualifiche, uno scrittore, ed è tratta dal libro "Gnòsi delle fànfole" del 1978. Diciamo che lui è il padre di questa forma di poesia che è divertente per chi legge ma soprattutto per chi la scrive, un modo come un altro per giocare con le parole. La definizione che si trova su wikipedia è : "La semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole (semantica lessicale), degli insiemi delle parole, delle frasi (semantica frasale) e dei testi. La metasemantica, nell'accezione proposta dal Maraini, va oltre il significato delle parole e consiste nell'utilizzo di parole prive di significato, ma dal suono familiare alla lingua a cui appartiene il testo stesso e di cui deve seguire le regole sintattiche e grammaticali. Dal suono e dalla posizione all'interno del testo si possono attribuire significati più o meno arbitrari a tali parole". Da quando ho scoperto questo libriccino di 6 pagine e la vita di Fosco alquanto avventuriera e il fatto che Bollani ha musicato 3 di quelle poesie, mi è venuta la curiosità di provare, ma dato che sono poco stabile non avevo mai attuato il desiderio; quel giorno grazie alle scritte estoni del menù mi è scattata la molla, certo non sono un linguista o uno scrittore, ma scrivendomi i testi delle canzoni da solo ho sempre cercato le combinazioni giuste per dare all'ascoltatore una storia che abbia un filo. Bando alle ciance e vi propongo le mie prime due poesie metasemantiche.
Rarritazio Rarritazio giacalla sottile, preggiparedda aspinipio sotto il ciespio, di fronte ritrierto l’aria riempie, giaccamella Rarritazio e pieno di tazierozzi si sgribiduva. Ma appena rietontene svelto si raddrizza col presinisino modi periscopio a svisellonare. -------------------------------------- Cirirgullo e Prinieca Cirirgullo e Prinieca trabittano assieme, di gusto, nell’ampostillo, che sbervitando soneliva acuto, zipighi zipighi, ciotoghi ziotoghi. Ghirghetano e sbrizivano al sonelo dell’ampostillo Prinieca e Cirirgullo, Trabittando allegri.
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE - LA VERITÀ È TERRORE
Ma la verità è terrore panico elevato e raffinato a temperature impossibili, meravigliose, ed è per questo che dalla distruttiva anarchia della verità nasce il bisogno di coesione e il maggiore e più bello degli ordini, come, con voce rauca ed esasperata, mostra Salomone nel “Qoelet”: vuote sono le promesse chiuse nei libri sacri, vuoti sono i rassicuranti dogmi dei sacerdoti e degli psichiatri, degli ingegneri sociali, dei propugnatori di opinioni; vuoto è l’essere che spacciano per assoluto: dal suo dogma nasce per suppurazione ogni disordine, ogni illuministico nichilismo. Fumo, dice Salomone: la verità è che tutto è fumo di fumo, sette volte fumo: tutto è fumo che esala dal sangue che attornia il miocardio: tutto è spasimo, è pensiero che spasima, immaginazione, anima: tutto è anima.
L’immagine è una delle litografie realizzate da Odilon Redon nel 1885 per la stampa di “Le Juré", monodramma lirico parlato in cinque atti di Edmond Picard, musicato da Henri Ferdinand Thiébaut. Il volume è conservato presso la Bibliothèque de l'Institut National d'Histoire de l'Art, collections Jacques Doucet. (L'immagine originale, concessa con Licenza Aperta Etalab (Licence Ouverte/Open Licence), proviene dalla Bibliothèque numérique de l’INHA).
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
https://www.libroazzurro.it/index.php/note/e-piu-sacro-vedere-che-credere/323
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Massimiliano D’Ambrosio - “Scava la tua tomba”
Il nuovo singolo del cantautore romano
Il nuovo singolo del cantautore romano Massimiliano D’Ambrosio dal titolo “Scava la tua tomba” sarà contenuto nel suo nuovo disco di inediti “Canzoni per nessuno” in uscita il 28 aprile per Le Vele/EGEA Distribuzione. Il pensiero di fondo è che ognuno di noi costruisca la propria gabbia, la propria infelicità (a forma di fiore, ma pur sempre una tomba). Anche la cosa che pensiamo ci possa salvare è invece, magari, quella che ci consuma come una piccola fiamma su un pezzetto di carta.
“Ogni strofa vuole essere un piccolo ritratto dove ritroviamo le anime sconfitte care a De Andr��. Il finale strumentale è un omaggio a Frank Zappa” Massimiliano D’Ambrosio
Massimiliano D’Ambrosio, cantautore, è nato e vive a Roma. Ha frequentato il Folkstudio di Giancarlo Cesaroni dal ’94 fino alla chiusura dello storico locale romano curando anche, nel biennio 95-97, lo spazio domenicale chiamato “Folkstudio Giovani”. Nel 2001 Massimo Cotto dopo aver ascoltato una sua cassetta manda in onda, durante la trasmissione Radiouno Music Club, la canzone “La via sul porticciolo” liberamente ispirata ad una poesia di Lawrence Ferlinghetti. Nello stesso anno vince il premio per il miglior testo al festival “Scrivendo Canzoni” di Mantova. L’ispirazione a scrittori o poeti è una costante nelle sue canzoni. Tra gli autori messi in musica troviamo: Edoardo Sanguineti di cui ha messo in musica “La ballata delle donne”, Stefano Benni di cui ha musicato "Il poeta" e "La scuola più strana del mondo", Federico Garcia Lorca per "La sposa infedele", Jorge Amado per “Teresa Batista” ed altri. Nel 2005 realizza il suo primo disco “Il mio paese” (Piano B Records – TerreSommerse/Interbeat). Nel 2007 ha vinto il 2° premio al festival “Botteghe d’Autore” di Albanella (SA). Nel 2010 esce il suo secondo album, dal titolo "Cuore di ferro" (Emerald Recordings/Self) in cui compaiono, come ospiti, Marino Severini dei Gang e la cantante irlandese Kay McCarthy con la quale firma un brano in italiano e gaelico e nello stesso anno vince la rassegna Keaton Unplugged organizzata da Simone Avincola.
Nel 2012 esce il suo terzo album "Novembre" (Latlantide/Edel). Nel 2013 vince la targa del Comune di Roma “Musiche Festival, suoni e visioni di Roma Capitale” per la prima edizione del premio “Cultura per tutti” dedicato al miglior testo con il brano "Scese lenta l'ultima neve" dedicato alla vicenda di Stefano Cucchi. Sempre nello stesso anno il videoclip de “La ballata delle donne” diretto da Alessio Saglio e Davide Fara vince il primo premio (sezione videoclip musicali) alla decima edizione del Festival “Francesco Pasinetti” di Venezia. Nel 2017 è stato finalista alla IV edizione del Festival Ugo Calise ed ha partecipato alla rassegna To play! 1° non-Premio per la Musica Bambina organizzata dalla band torinese Lastanzadigreta.
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Inizio la settimana con una bellissima notizia che già mi fa vibrare il cuore: mercoledì 22 marzo tornerò fra i banchi di scuola ospite della Nazario Sauro di Imperia per un progetto musicale dove parteciperò in veste di autrice e compositrice.
Tre classi di terza media hanno infatti lavorato insieme alla stesura di un testo che ho adattato e musicato per farlo diventare una canzone: in queste settimane ne ho revisionato la metrica, ho lavorato già ad un beat che andrà a comporre l'arrangiamento finale e dato forma ad un bozzolo pronto per spiccare il volo come splendida farfalla. ☺️
Ringrazio di cuore la Professoressa Balestra che mi ha coinvolta in una proposta che non potevo assolutamente rifiutare e che, anzi, mi riempie di gioia e di energie 🙏
Dopo l'incontro di mercoledì vi racconterò meglio di cosa parla la canzone: è un tema molto importante e delicato e sapere che questo testo nasce dalle menti di giovani studenti di 13 anni mi fa davvero ben sperare per il futuro. Non tutto è perduto, anzi! 🤞
Vi abbraccio, forte.
Istituto Comprensivo "n. Sauro" Imperia
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Quando Verdi compone il Nabucco ha solo 28 anni, è alla sua terza opera ma viene dal fiasco colossale di Un giorno di regno e dalla morte prematura dei due figlioletti e della moglie per encefalite. Abbattuto, ha praticamente deciso di abbandonare la composizione ma gli sottopongono il libretto del Nabucco per farlo desistere. O la borsa o la vita, crepi la sfiga, fin dall’Overture comincia a martellare come un fabbro, la banda “la gà da stusàr”, l’orchestra va battuta come un polpo, risultato: trionfo assoluto e inizio della leggenda. Il tamburo, la banda, l’associazione bandistica filarmonici di Busseto, il cerchio è chiuso. Sul finale violente smitragliate di violini, Rossini docet.
Verdi, ancora scosso dalla tragedia familiare, ripose il libretto senza neanche leggerlo, sennonché, una sera, per spostarlo, gli cadde per terra e si aprì, caso volle, proprio sulle pagine del Va, pensiero. Quando Verdi lesse il testo del famoso brano rimase scosso. Dopodiché andò a dormire, ma non riuscì a prendere sonno: si alzò e rilesse il testo più volte; alla fine lo musicò e, una volta musicato il Va, pensiero, decise di leggere e musicare tutto il libretto. In seguito Verdi ricordò: "Questo versetto oggi, domani quello, qui una nota, c'è una frase intera, e a poco a poco l'opera è stata scritta".
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SARA JANE CECCARELLI, “TOUR 2020”
Ormai il jazz è come una cometa contiene ghiaccio, gas, polveri e materiali vari. Non so se questo sia un bene o un male, almeno non lo so come “principio”. Certo che quando si ascoltano i risultati di questa contaminazione, come è successo questa sera al Castello di Novara con Sara Jane Ceccarelli, non si può che esserne felici. Una intro un po’ celtica e un po’ folk, d’altri tempi, accompagna l’entrata in scena di una voce votata alle atmosfere intense che sembrano subito “Be human”. Difficile collocare la musica di Sara Jane, difficile, ma bello cercare al suo interno tutte le influenze di cui è pregna. “Colors” primo brano scritto da Sara Jane Ceccarelli, riassume e racconta piuttosto bene di un mondo multiforme, un po’ Jonathan Sweet un po’ Tim Burton, e non solo nella forma musicale. Da questa pozione magica, mescolata a dovere, spunta, e non poteva essere diversamente, anche il rock anche se lei stessa ammette di essere una “portatrice sana di malinconia”. E se è certo che il folk (specie quello nordico) e il blues sono da sempre vettori di malinconia, è anche vero che Sara Jane Ceccarelli è una straordinaria “aggiustatrice di suoni”, e cosi accade che la malinconia prenda la strada della serenità poetica. E il jazz? Eccolo ricomparire all’improvviso, quasi nascosto sotto un testo musicato su “Children’s song nr.3” di Chick Corea. Forse è la bizzarria, la cifra stilistica di Sara Jane , “The man who drew bodies in water” ne è la conferma, ballata intimistica e notturna e a dar man forte ai sogni e alle “allegre malinconie” di Sara è una formazione compatta e di gran qualità e per nulla “Imperfect” (titolo di uno dei brani presentati): Paolo Ceccarelli (lap steel / chitarra elettrica), Lorenzo De Angelis (chitarra acustica / basso elettrico / cori), Matteo Dragoni (batteria / glockenspiel). E il bis? C’è, naturalmente, con una suggestiva “ballad”, “Black Coffee”, in duo di Sara e suo fratello Paolo, e con la magnifica “Deportees” scritta da Woody Guthrie. Il catalogo è completo. Davvero bello questo frammento di cometa passato questa sera su Novara...
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Testo poetico musicato per coro a quattro voci e pianoforte nato pensando a tutti coloro che in questo momento drammatico guardano ancora fuori dalla finestra con fiducia nel futuro.
Autori:
Versi di Matteo Cecchetti
Musica di Giorgio Abbattista
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Fu anche compositore di molte canzoni in italiano e in napoletano, tra cui il celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, scritto e musicato durante una sua missione a Noladerivato da Quanno nascette Ninno composta con testo in napoletano durante la sua permanenza a Deliceto (provincia di Foggia) nel convento della Consolazione.
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I fascisti che cantano il suo inno sanno che Mameli era un rivoluzionario che voleva la giustizia sociale? Giancarlo Governi Fa una strana sensazione sentire il Canto degli Italiani (così si chiama l’Inno di Mameli, divenuto ora ufficialmente inno nazionale) sulla bocca di quelli di Casa Pound che si connotano con simboli fascisti e persino nazisti, come la croce runica. I neofascisti di Casa Pound urlavano le parole del poeta genovese a quei poveri disgraziati che la nave Diciotti aveva raccolto in mare, dove arrancavano su un gommone stipato fino all’inverosimile da mercanti di morte. “Stringiamci a coorte siam pronti alla morte l’Italia chiamò…” dicono le parole di Mameli e per fortuna quei disgraziati eritrei, che fuggivano da una guerra permanente, non potevano capirne il significato altrimenti avrebbero pensato che gli italiani, quelli lì, avevano deciso di dichiarare loro guerra. “Un’altra guerra…” avrebbero pensato “non bastavano le guerre in cui siamo cresciuti”. Mi sono domandato: questi prodi patrioti pronti a combattere contro quei poveri straccioni, contro quelle donne stuprate dagli scafisti, sanno chi era Goffredo Mameli? La risposta è ovvia, questi signori conoscono questo inno come un inno sovranista, un inno divisivo, un inno che pone i “fratelli d’Italia” contro lo straniero invasore che minaccia i confini d’Italia, la nostra patria, le nostre tradizioni, persino la nostra religione. Lo straniero invasore per Mameli era l’impero austro-ungarico, i Borboni mentre per costoro sono quei poveri straccioni in cerca di pace e di sopravvivenza, esposti alla pubblica carità di una Europa ricca che loro vedono come un miraggio. Goffredo Mameli a venti anni compose quel testo poetico, che fu poi musicato da Novaro, e un anno dopo lasciò la sua vita sulle barricate del Vascello, dove difendeva, nell’esercito di Garibaldi, la Repubblica Romana. Quella Repubblica Romana che si dette una costituzione che fu in vigore un solo giorno e che aveva dato il voto anche alle donne, un atto rivoluzionario e anticipatore. Mameli era mazziniano e aveva seguito gli insegnamenti di Mazzini il quale voleva unire i popoli, i popoli italiani prima e quello europei dopo, liberati dalla tirannide. Prima fondò la Giovane Italia e poi la Giovane Europa. Mameli poi aveva capito che Mazzini era il teorico, il profeta disarmato, e Garibaldi era il combattente, l’eroe dei due mondi sempre pronto a combattere per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. Mameli non era un sovranista, come credono gli ignoranti e coloro che deliberatamente vogliono ignorare, ma era piuttosto un internazionalista e, se lo avessero saputo quei poveri straccioni eritrei, probabilmente avrebbero avuto più diritto loro di cantare in faccia a quelli di Casa Pound le parole di quell’inno antico di cui si è perso il significato.
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Fratelli d'Italia, il testo completo dell'inno di Mameli
Fratelli d’Italia, il testo completo dell’inno di Mameli
Canto risorgimentale scritto dal genovese allora giovane studente e fervente patriota Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro nel 1847, Il Canto degli Italiani, anche conosciuto come Fratelli d’Italia, Inno di Mameli, Canto nazionale o Inno d’Italia, è l’inno nazionale della Repubblica Italiana. Fu molto popolare durante il Risorgimento e nei decenni seguenti, nonostante dopo l’unità…
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#dallemanidelledonne è la colonna sonora "Naturale" il bellissimo testo scritto e musicato dalla cantautrice e cara amica Chiara Raggi ❤️
#dallemanidelledonne sono le mani di Chiara per anaizit photo.
Vi aspetto oggi 8 marzo alle 15 Giornata Internazionale per i diritti delle Donne al meeting di presentazione della mostra.
Bologna Galleria del Centro Lame - via Marco Polo 3.
La Natura e la Pazienza è il nuovo album della cantautrice riminese Chiara Raggi, uscito il 10 dicembre 2020. Anticipato dal brano Mosaico, in distribuzione digitale e in radio dal 3 novembre, il disco esce per l’etichetta Musica di Seta, neonata realtà imprenditoriale interamente dedicata alla musica d’autrice (oltre all’etichetta, un magazine online ed eventi).
9 brani scritti e musicati da Chiara Raggi (eccetto "Eterico Libero", di Piero Simoncini), e da lei stessa arrangiati con la collaborazione di Massimiliano Rocchetta, Piero Simoncini e Michele Iaia.
Canzoni importanti che parlano di affetti, condivisione e di equilibri da mantenere e infrangere allo stesso tempo, rese ‘leggere’ dalla voce di Chiara che sembra accarezzarne le parole. Canzoni che spaziano dalla classica al jazz, suonate live e registrate in presa diretta per quanto riguarda il quartetto (voce/chitarra, piano, contrabbasso e batteria), e con un’orchestra di 15 elementi. Non manca una versione acustica di Lacrimometro, brano di Chiara pubblicato nel 2017 e diventata una delle sue canzoni più rappresentative.
“La natura intesa come elemento naturale e, soprattutto come natura umana (da indagare, capire, accettare) e la pazienza intesa come virtù (l’arte dell’attesa) - racconta Chiara.
Ho scritto queste canzoni in seguito ad una crisi artistica e ne sono uscita tornando all’origine: la musica può vivere senza di me senz’altro ma io non posso vivere senza la musica. Da lì la ripartenza, l’accettazione dei limiti, la voglia di rituffarsi come bambini nel fare musica togliendo l’aspettativa e godendosi semplicemente la strada”.
La copertina è un acquerello realizzato appositamente per questo album dal carnettista Carlo Lanzoni. L’opera si intitola “La Natura e la Pazienza” e rappresenta un viaggio all’interno dell’album di Chiara, una finestra sul suo mondo, contenendo elementi figurativi che si ritrovano all’interno delle canzoni.
Il packaging dell’album è stato realizzato interamente in carta riciclabile, biodegradabile, certificata e a zero emissioni grazie alla neutralizzazione della CO2 residua.
CREDITS
LA NATURA E LA PAZIENZA - CHIARA RAGGI
parole e musica di Chiara Raggi
(eccetto "Eterico Libero" di Piero Simoncini)
arrangiato da Chiara Raggi, Massimiliano Rocchetta, Piero Simoncini e Michele Iaia
arrangiamenti orchestrali di Massimiliano Rocchetta
produzione artistica di Chiara Raggi e Massimiliano Rocchetta
produzione esecutiva di Musica di Seta
Chiara Raggi - voce, chitarra acustica e chitarra elettrica
Massimiliano Rocchetta - pianoforte, tastiere, Fender Rhodes, Wurlitzer e Glockenspiel
Dario Chiazzolino - chitarra elettrica
Piero Simoncini - basso elettrico e contrabbasso
Michele Iaia – batteria
con
Orchestra da Camera di Rimini diretta dal M° Stefano Pecci
registrato e mixato da Cristian Bonato presso Numeri Recording (Cavallino, Rn)
masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Studio (Tredozio, FC)
Fonte testo completo su: https://www.rockit.it/chiararaggi/album/la-natura-e-la-pazienza/51331
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Poesie filosofiche (Friedrich Schiller) . Tra i testi qui presentati: "Gli dei della Grecia", il poemetto illuministico "Gli artisti", "Gli ideali", "L'ideale e la vita", "La divisione della terra", l'elegia "La passeggiata". E poi ancora: "L'immagine velata di Sais", "La forza del canto", "Poesia della vita", "La danza", "Nenia". Infine, in appendice, il celeberrimo "Inno alla gioia", testo musicato da Beethoven nella Nona sinfonia e ora inno europeo. . . . . . #libri #books #bookstagram #book #reading #bookworm #read #booklover #bookish #bibliophile #booknerd #instabook #reader #bookaddict #library #bookaholic #instagood #education #bookstagrammer #teacher #school #libros #booklove #booksofinstagram #poesia #poetry #feltrinelli https://www.instagram.com/p/B-z4HtCqmU8/?igshid=15ve55q6wmhd1
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Frank Chiarini - Il singolo “Mie regine”
Il nuovo lavoro discografico del cantautore e chitarrista italiano
Il singolo “Mie regine” rappresenta un punto di svolta nell’attività musicale di Francesco Chiarini, in arte Frank Chiarini e segna l’inizio della collaborazione con Roberto Kunstler. Si tratta infatti di una sua poesia che Chiarini ha musicato dando così origine a questa fertile e prolifica “officina musicale” che li porterà in pochi mesi a scrivere insieme più di una dozzina di canzoni. Come già successo con altri, ma soprattutto con Sergio Cammariere, l’approccio alla creazione dei brani è più o meno lo stesso, il più delle volte si parte dal testo. Si tratta sempre della collaborazione tra due musicisti e cantanti, quindi pur partendo spesso dai testi, c’è sempre una condivisione a tutto tondo, come nei gruppi, tanto è che Kunstler si è occupato anche della produzione artistica e degli arrangiamenti di questo progetto realizzato in studio da Chiarini suonando tutto dal vivo con i suoi musicisti. È un modo di fare e registrare musica sempre più raro. Sono pochi al giorno d’oggi i dischi che vengono realizzati in questo modo. Sono cose di altri tempi.
Cantautore e chitarrista italiano che ha alle spalle collaborazioni musicali con artisti di fama internazionale come Frank Gambale, Robertinho de Paula, Fausto Beccalossi, Paulinho Garcia. Trasferitosi a Varsavia nel 2005, da diversi anni si esibisce dal vivo con il suo gruppo, Ritmo Afinado, (con cui aveva già inciso l’album di esordio “Sea of Istria” nel 2020) proponendo un repertorio principalmente strumentale di brani inediti e di cover. Il suo mondo musicale affonda le radici nella musica latina, con riferimenti che spaziano dalla bossanova al flamenco e al fado, ma senza perdere mai il contatto con le sonorità del pop più contemporaneo.
Il primo disco di Frank Chiarini (uscita pianificata nel 2023) è decisamente fuori da qualsiasi moda del momento, di certo non segue le leggi del mainstream. Eppure, il risultato è di una freschezza fruibile a vari livelli. I testi sono semplici ma poetici, l’amore è il tema centrale di questo racconto che si sviluppa in dodici canzoni. Oltre a “Mie regine”, “Mi ricorderò di te”, “Ho visto”, “Se mi ami o no” o la delicatissima “Amata da lontano”, sono forse i brani più rappresentativi di quest’album pieno di musica e poesia.
Label: L’ORTO Records
Spotify: https://open.spotify.com/track/1Ei4zgv0Ehadm5dpdIEtMU?si=9fcd4137c6ae4047
Facebook: www.facebook.com/Frankchiariniofficial
Instagram: www.instagram.com/Frankchiarini
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https://youtu.be/tNtwv6oKFw0 Non perdete questo post. Nell'estate 2017 Emanuele Contreras scrisse un brano dedicato alle vittime di Hiroshima, intitolato "Last Fan", l'ultimo ventaglio. Contreras morì di cancro poco prima di Natale, nello stesso anno. Il suo brano (testo e musica) è andato perduto, tranne una parte della musica orchestrale, ascoltata nell'estate 2018 da Lorenzo Alfieri. Ispirato da quell'ascolto e dalle parole della vedova, Mariangela Ungaro, Alfieri scrisse "Ai bimbi di Hiroshima" , musicato nell'estate 2019 dal cognato di Emanuele, Davide Ferro, pianista. Ed ecco la versione finale: in questo brano in cui si intrecciano dolore, riflessione, Storia, interrogativi a cui nessuno potrà rispondere, attualità e vicende personali. E forse anche profezie. AI BIMBI DI HIROSHIMA Testo originale di Lorenzo Alfieri (anche cantante del brano) Musica originale di Davide Ferro (anche pianista esecutore) Video di Mariangela Ungaro Registrazione audio presso MILANO MUSIC ZONE (presso STARDUST ARTISTIC STUDIOS) https://www.instagram.com/p/B-c1-Ozlpqs/?igshid=1gfquxft2w05k
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