#terremoto della Calabria meridionale-Messina
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Nessun modello matematico [...] avrebbe potuto prevedere il maremoto che la notte del 28 dicembre 1908 colpisce Messina e Reggio Calabria. Le vittime sono oltre centomila: una cifra esatta non è mai stata data. Immensi i danni. Caotici e dispersivi i soccorsi che impiegano giorni e giorni per raggiungere le zone devastate. Nella periodizzazione della storia d’Italia il terremoto di Messina ha scarsissimo peso. È quasi un inciso dentro una cronologia dove hanno maggior rilievo non solo guerre e moti politici, ma anche l’avvicendamento di governi «balneari» e il succedersi di sbiaditi partiti. E tuttavia rimane l’impressione che in quegli ultimi giorni del 1908 venga scritta una pagina importante della nostra storia: quasi che il sisma, oltre a spazzare via Reggio e Messina e diverse altre località circostanti, abbia inferto una ferita all’unità stessa della penisola, distaccando il profondo sud dal resto del Paese. Vanificando così la speranza che le due parti della nazione possano trovare - prima o poi - passo comune: uno stringersi e fare comunità non attraverso il solito crogiolo di sangue versato sui campi di battaglia, in qualche ennesima avventura militare, ma - piuttosto - nella concretezza della quotidianità. Così non è stato e da allora, forse, la storia d’Italia si è trovata a inoltrarsi lungo altre vie. Una strada che fa sì che nel 1990, a ottantadue anni dal sisma, a Messina quasi settemila persone vivessero ancora nelle baracche costruite, tre generazioni prima, dai soccorritori venuti in aiuto dei sopravvissuti.
Giorgio Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Einaudi (Collana ET Saggi n° 527), 2002; pp. 105-06.
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Messina, trovata la faglia che provocò il sisma del 1908: utile per il futuro. Altro che ponte sullo Stretto di Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia Mentre gli ostinati “pontisti” e una parte del mondo politico discettano sulla realizzazione del mitico ponte sullo Stretto, un prezioso studio condotto dall’Università di Catania, dal Center for Ocean and Society – Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania e dall’INGV-Osservatorio Etneo di Catania viene pubblicato sulla rivista internazionale Earth-Science Reviews. Lo studio è servito a individuare, nei fondali tra la Sicilia e la Calabria, la faglia che provocò la più grave catastrofe sismica d’Europa: il terremoto di Messina e di Reggio Calabria del 28 dicembre 1908. Il nuovo studio svela, per la prima volta, l’ubicazione e le caratteristiche geometriche della possibile faglia da cui si originò il devastante sisma. Una risposta scientifica che arriva dopo quasi 113 anni da quella mattina del 28 dicembre 1908 quando, alle 5:20 locali, un devastante terremoto di intensità XI della scala Mercalli (magnitudo stimata 7.1) provocò distruzione e morte tra la Sicilia e la Calabria. Il movimento tellurico, che oggi è ricordato nei cataloghi sismici come il più potente mai registrato in Europa in epoca strumentale, fece vibrare la terra per più di 30 secondi e portò alla distruzione completa delle città di Messina e Reggio Calabria e di altri numerosi centri minori, causando la morte di centomila persone. Lo scuotimento fu avvertito distintamente in tutta l’Italia Meridionale, in Montenegro, in Albania, ma anche in Grecia e a Malta e fu seguito, in meno di 10 minuti, da un’onda di maremoto (tsunami) che superò localmente i 10 metri di altezza. L’onda si abbatté inesorabilmente sulle coste dello Stretto, aggiungendo devastazione e morte lungo le aree costiere già gravemente danneggiate e dove molti abitanti si erano rifugiati. Sebbene agli albori della sismologia strumentale, il terremoto fu registrato da numerose stazioni sismiche sparse in tutto il mondo che ne collocarono l’epicentro in mare lungo l��asse dello Stretto di Messina. “La ‘ecografia’ del fondale ha consentito di individuare in modo inequivocabile una profonda spaccatura nel fondale dello Stretto di Messina – spiegano i ricercatori. La faglia mostra evidenze di attività recente poiché disloca il fondale marino con scarpate fino a 80 metri di altezza. (...) “La struttura corre lungo l’asse dello Stretto ed è individuabile a circa 3 km dalle coste della Sicilia – afferma Giovanni Barreca, coordinatore della ricerca. Alla latitudine di Messina, la spaccatura curva verso est penetrando nell’entroterra calabro per proseguire poi lungo l’asta fluviale del torrente Catona, una incisione fluviale tra Villa San Giovanni a Nord e Reggio Calabria a Sud. La faglia è inclinata verso est e raggiunge la lunghezza massima di 34,5 km. Secondo le relazioni lunghezza-magnitudo, la faglia è in grado di scatenare terremoti di magnitudo 6.9, una energia molto simile a quella liberata durante il terremoto del 1908. (...)
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Il 28 settembre 1908, il terremoto di magnitudo 7.1 della scala richter, devastò Messina e Reggio Calabria. Il terremoto si verificò alle ore 5:20 e causò tra 90.000 e 120.000 vittime. Il sisma ebbe una durata “appena” 37 o 40 secondi, causando anche un devastante tsunami che oscillava tra i 6 e gli 11 metri d'altezza. Tale evento causò anche la distruzione del patrimonio artistico e architettonico. Messina vide il 90% di edifici danneggiati e vide gravi perdite umane dove morirono all'incirca 80 mila persone. Anche Reggio Calabria fu devastata. Il terremoto causò anche danni nei comuni vicino all'epicentro sia in Sicilia sia nella Calabria meridionale causando 25 mila vittime. On 28th september 1908, an earthquake of magnitude 7.1 on the richter scale devastated the cities of Messina and Reggio Calabria. The earthquake occured at 5.20 a.m. and caused between 90.000 and 120.000 victims. The earthquake lasted only 30-40 seconds, also causing a devasting tsunami that swinged between 6 and 11 higher meters. This event caused also the destroying of artistic and architectural heritage. Messina saw the 90% of damaged buildings and serious human losses in which among 80.000 people died. Reggio Calabria was even devasted. The earthquake also caused the damages on the towns near the epicenter both in Sicily and southern Calabria.
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LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere”
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/la-scommessa-di-tansi-terremoto-se-si-vuole-si-puo-sconfiggere/
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere”
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere”
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere” Lente Locale
R. & P.
La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle del Crati 1183, Reggio e Messina 1908 (oltre 120.000 morti), Calabria meridionale 1783 (35.000 morti), Calabria centrale 1638 (10.000 morti) e 1905 (557 morti), area cosentina 1835 (circa 100 morti), 1836 (circa 600 morti), 1854 Piane Crati, 115 morti) e 1870 (circa 500 morti). In Calabria si sono concentrati oltre il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito l’intera penisola italiana dall’anno 1000 ad oggi.Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente concentrati nel tempo e nello spazio si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. Gli sciami sismici possono esaurirsi dopo pochi giorni, o dopo mesi, o dopo anni. La maggior parte degli sciami si esauriscono gradualmente, ma in alcuni casi possono evolvere con scosse violente, come è accaduto all’Aquila nel 2009 o a Mormanno nel 2012, quando i terremoti vennero preceduti da sciami che durarono oltre un anno. La scienza nel 2019 non è in grado di capire i meccanismi evolutivi di questi sciami. Nemmeno gli scienziati giapponesi e californiani – che sono i massimi esperti al mondo di terremoti – sono in grado di prevedere l’evoluzione dei terremoti o degli sciami sismici e, quindi, l’evoluzione del movimento delle faglie. La scienza sa che, come tutte le faglie attive, anche le faglie della Calabria e si muoveranno in futuro; ma non è in grado di sapere dire quando di preciso queste faglie si muoveranno. Potranno muoversi tra un giorno o tra cento anni, o tra mille anni. È un po’ come quando un cardiologo sa che un suo paziente ha la predisposizione all’infarto: sa che prima o poi l’infarto si manifesterà ma non può sapere quando avverrà – lo scrive in una nota Carlo Tansi.Abbiamo però un unico grande alleato per non morire di terremoto: la prevenzione. Come insegnano giapponesi e americani, ci si può difendere semplicemente costruendo case capaci di resistere ai terremoti. Un terremoto come quello di Amatrice (magnitudo 6,5) in Giappone o negli Stati Uniti di certo non avrebbe fatto alcun danno né agli edifici né, tanto meno, alle persone. Certamente un terremoto come quello di oggi (magnitudo 4.6) non avrebbero fatto neanche notizia. Qualche mese fa in California si è verificato un terremoto di magnitudo 7.1, la stessa magnitudo del terremoto che nel 1783 in Calabria centro-meridionale ha mietuto 35.000 morti per intenderci. In California non ha fatto neanche una vittima. Quindi in altre parti del mondo il rischio sismico, grazie alla tecnologia e al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni, è stato quasi completamente sconfitto. La prevenzione del rischio sismico è un tema che deve riguardare sia gli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) ed infrastrutture (strade e ferrovie), e sia edifici privati. Gli studi fatti sui terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, hanno permesso di capire che in Italia il rischio sismico dipende dalle cattive prassi costruttive che rendono eccessivamente vulnerabili le nostre abitazioni anche di fronte a terremoti di magnitudo non elevata. Molti edifici in Calabria sono vulnerabili perché non sono state rispettate le regole dell’arte del costruire. La scienza – continua Tansi – oggi offre tutti i mezzi per costruire o adeguare le case in grado di resistere ai terremoti, anche molto forti. Oggi migliorare il comportamento delle nostre abitazioni in caso di terremoto è facilissimo: con nuovi interventi, qualsiasi costruzione esistente può essere “adeguata sismicamente”, cioè rinforzata con materiali e criteri molto innovativi. Lo Stato ogni anno stanzia attraverso il dipartimento della Protezione Civile nazionale ingenti somme da destinare proprio al miglioramento sismico degli edifici privati ma la Calabria, malgrado l’elevata sismicità, non riesce ad utilizzarle perché la Regione è stata finora sempre molto lenta ed incapace nel controllare le domande dei privati. Solo a titolo di esempio negli anni scorsi è capitato che nell’arco di un triennio a fronte di finanziamenti complessivi di circa 30 milioni di euro destinati ai privati ne siano stati utilizzati circa 500.000 euro, senza sapere poi che fine abbia fatto la parte restante, nella migliore delle ipotesi restituita al mittente a danno dei cittadini. Se sarò eletto una delle mie prime azioni di governo sarà proprio quella di formare un gruppo di esperti capaci di individuare le azioni opportune per mettere a frutto tutte le risorse economiche indirizzate ad abbattere la vulnerabilità sismica degli edifici privati. Altro strumento che lo Stato mette a disposizione per rendere più sicure le loro abitazioni, è il “sisma bonus��� promulgato dopo il terremoto di Amatrice. Si tratta di una detrazione fiscale divenuta molto vantaggiosa a partire dal gennaio 2017 – fino all’ 85% – concessa sia ai privati (persone fisiche, imprenditori individuali, professionisti) che alle società per interventi “anti sismici” realizzati su immobili di tipo abitativo (anche seconda casa) o su quelli utilizzati per le attività produttive, situati nelle zone sismiche (come la Calabria). Nel mio programma di governo regionale ho indicato come, per ridurre drasticamente il rischio sismico, sia necessario applicare altre pratiche fondamentali, finora trascurate, come il tanto pubblicizzato ma mai applicato “fascicolo del fabbricato”, che consente di verificare il grado di vulnerabilità sismica e quindi di censire il livello di vulnerabilità sismica e di sicurezza di ogni edificio, pubblico e privato, mediante l’ausilio di liberi professionisti, come ingegneri, architetti, geologi, geometri. Rendendo obbligatorio il “fascicolo del fabbricato” sarà possibile ottenere un quadro complessivo su tutta la Regione del livello di sicurezza degli edifici pubblici, come le scuole in cui i nostri figli trascorrono molte ore della giornata e gli ospedali, ed anche degli edifici privati, che consenta di intervenire in modo programmato – con lo stanziamento di risorse adeguate – per l’adeguamento sismico degli edifici con una conseguente drastica riduzione del rischio da terremoto. Dovrà essere anche verificato il grado di stabilità di opere pubbliche come i ponti e i viadotti ricadenti nel territorio calabrese che, a causa della assenza di manutenzione e di mancata programmazione politica rappresentano una grave minaccia per la sicurezza pubblica. Inoltre, prevedo poi di istituire uno sportello regionale per i cittadini, con sedi dislocate nei capoluoghi di provincia, per fornire assistenza ai cittadini privati sulla prevenzione dal rischio sismico, sia in relazione ai suddetti finanziamenti a fondo perduto e sia per sfruttare al meglio gli incentivi fiscali del “sisma-bonus”.Percorrendo – conclude Tansi – queste buone pratiche, che avevo avviato con decisione quando ero alla guida della Protezione Civile della Regione Calabria prima che le lobby di potere mi facessero fuori, la paura per il terremoto sarà solo un lontano ricordo.
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere” Lente Locale
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere” Lente Locale
R. & P. La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle […]
LA SCOMMESSA DI TANSI “Terremoto? Se si vuole si può sconfiggere” Lente Locale
Gianluca Albanese
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Le casette, spesso abitate, pur non essendo del tutto finite di costruire, si alternano ad altre inizio secolo. L'usanza di abitare in case dove non sono del tutto finiti i lavori esterni, ha fatto nascere l'espressione architettonica “il tipico non finito calabrese”. Le case sono basse e per lo più moderne perché Seminara fu distrutta dal terremoto del 1909, lo stesso che provocò il maremoto che rase al suolo Messina e Reggio Calabria.[gallery 1435224]Dietro il paese si intravedono le maestose e rigogliose montagne dell'Aspromonte. Il verde, quasi argenteo, è quello degli ulivi e dei vigneti (guarda le foto).I segreti di SeminaraSeminara nasconde tanti segreti. Nota alle cronache per la terribile e sanguinosa faida di Seminara, una guerra in stile “far west” che per decenni ha diviso la popolazione, la cittadina meriterebbe però di essere scoperta per altri motivi.Il primo segreto della cittadina è il suo passato. Il paese fu costruito nel decimo secolo, probabilmente dopo la distruzione per mano dei saraceni di Taureana. Secondo gli storici il territorio era già popolato da monaci basiliani emigrati dalla Sicilia e formava con la vicina Melicuccà uno “dei centri maggiori della cultura e della vita religiosa neogreca in Calabria”.Seminara diede i natali a Barlaam di Seminara, uno dei padri dell'Umanesimo. Di fede bizantina, divenne vescovo cattolico e fu filosofo, matematico, teologo, esperto di musica bizantina e aritmetica. Fu uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d'Oriente e Occidente. Fu il maestro di Leonzio Pilato e Boccaccio, insegnò il greco a Petrarca.All'epoca, in quelle terre dominate dai bizantini per secoli, vi erano ancora molti cristiani di fede ortodossa, nonostante l'unificazione con Chiesa Cattolica dei cristiani del Meridione legati a Bisanzio, proclamata dal concilio di Bari del 1098. Barlaam era uno di quei fedeli ancora legati al rito orientale. Secondo la ricostruzione degli storici nel 1339 fu inviato dall'imperatore bizantino Andronico III in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi per promuovere una crociata contro i turchi che minacciavano Bisanzio. Le relazioni che si fece in quegli anni lo aiutarono quando decise di convertirsi al cattolicesimo. Ad Avignone nel 1342, presso la corte papale, divenne l'insegnante di greco di Francesco Petrarca. Grazie all'aiuto di Petrarca fu nominato dal Papa Clemente VI vescovo di Gerace.La Magna GreciaLa costa della Calabria ha sempre avuto fortissime influenze greche. I primi coloni arrivarono nel VIII e VII a.C. Erano mercanti, contadini, allevatori e artigiani che emigravano dalle città della Grecia antica che favorivano questi processi per aumentare i flussi commerciali e per allentare le tensioni sociali dovute a un eccessivo incremento della popolazione. Le colonie nate in quel periodo nel Meridione divennero autonome, pur mantenendo profondi contatti culturali e commerciali con le città di origine in Grecia. Erano note come Magna Grecia.Per tradizione era l'oracolo di Apollo a Delfi, interrogato dal capo spedizione, che decideva il luogo in cui si sarebbe fondata la nuova colonia.È probabilmente da questa storia che nasce il secondo segreto di Seminara. Un segreto purtroppo ancora ben custodito e poco conosciuto. Però è da esso che potrebbe partire un nuovo sviluppo per il paese.La ceramicaCamminando nei boschi dell'Aspromonte è ancora possibile imbattersi in maschere di ceramica dal volto spaventoso o in comignoli dalla forma umana e non propriamente amichevole, dalla cui testa e braccia esce il fumo del camino. Queste creature in ceramica dall'aspetto spaventoso sono dei caccia spiriti. Le loro origini sono chiaramente legate al teatro greco che qui, come in tutto il mondo greco, aveva un ruolo fondamentale nella società. Le maschere servivano agli attori per poter cambiare più ruoli e avevano significati profondi sia religiosi, che culturali.Questi demoni in ceramica vengono ancora prodotti a Seminara, che vanta uno dei più interessanti e meno conosciuti distretti della ceramica.Un storia complessa, antica e che meriterebbe più attenzione. Il distretto non è di certo famoso come Vietri, Caltagirone, Palermo, Santo Stefano di Canastra e Grottaglie, campioni della ceramica popolare Meridionale. Eppure la ceramica di Seminara è una delle più apprezzate dagli antiquari e dagli artisti, nonché una delle più creative e divertenti.Oltre alle maschere si fanno i "babbaluti", “bottiglie di varia grandezza la cui produzione risale al periodo della dominazione borbonica in Calabria, un'era di forte malcontento popolare che aveva portato gli artigiani a raffigurare, in maniera caricaturale, prima la fisionomia dei gendarmi spagnoli, poi quella dei soldati borbonici o dei signorotti locale o del potente di turno”.La lotta contro il potere potrebbe avere origini nella mito greco di Prometeo, il titano amico dell'umanità e del progresso che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini e che subì la punizione di Zeus che lo incatenò a una rupe ai confini del mondo e poi lo sprofondò nel Tartaro, al centro della Terra. Questo mito ha spesso simboleggiato la lotta del progresso e della libertà contro il potere.A Seminara si producono anche anfore (lancelle), boccali (cannate), talora con ornati a rilievo (cuccumi), piccole brocche con becco (bumbuleji), orci a foggia di riccio (porroni a riccio), borracce a ciambella, lanterne, bottiglie e fiasche antropomorfe (babbaluti o babbuini), maschere grottesche, vasi da balcone (graste). Per motivi votivi si producono le borracce a forma di pesce, che venivano utilizzate dai pellegrini della fiera di San Rocco a Rosarno. Altra tipologia tipica e secondo gli esperti, dalle valenze quasi "iniziatiche", è il “gabbacumpari” (bevi se puoi),una brocca da vino con una serie di fori, da dove può bere soltanto chi è particolarmente abile.Un storia che merita di essere conosciuta è quella del ceramista Paolo Condurso, il più grande artista della ceramica di Seminara. Morto nel 2014, era stimato anche da Pablo Picasso che comprò molte sue opere. Si può conoscere meglio la sua vita e la storia della ceramica calabrese guardando il bel documentario della “Cine Sud Editore” girato da Francesco Mazza. Oggi il suo laboratorio è portato avanti dal figlio Gennaro.Un altro ceramista che ha creato una bottega che ha portato avanti le tradizioni della ceramica seminarese è Domenico Ditto. Oggi il laboratorio è portato avanti dal figlio.La cultura alimentare e il turismoSeminara vanta anche molte tradizioni alimentari. Basta fermarsi nei vari forni per rendersene conto. Al vecchio Panificio Chiappina, in piazza si preparano le friselle al peperoncino, al mais, all'origano o integrali. Si fanno anche i tozzini al sesamo o le “Pitte di San Martino”. Tipico dolce della provincia di Reggio Calabria preparato con il vin cotto, una spolverata di garofano, cannella, e cacao amaro. Esistono molte varianti a seconda dei paesi e delle famiglie.Pur non essendo molto visitata, Seminara dista pochi chilometri da incantevoli località turistiche. Una di esse è Scilla, che oltre a richiamare persone per la sua storia e per i suoi richiami alle leggende greche e romane, vanta un mare e un borgo antico sensazionali.La maschere dai volti mostruosi e antichi che proteggono le case di questo paesino dell'Aspromonte possono essere la chiave della sua rinascita. Proprio come gli abitanti di qui sanno da sempre, sono protettive. Se i ceramisti e le istituzioni sapranno fare squadra, invece che dividersi inutilmente, potrebbe essere proprio grazie alla ceramica che Seminara rinascerà.
Seminara, l’Aspromonte dei miti greci animistici Le casette, spesso abitate, pur non essendo del tutto finite di costruire, si alternano ad altre inizio secolo.
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Terremoto. Carlo Tansi: “Si può sconfiggere, se si vuole”
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Terremoto. Carlo Tansi: “Si può sconfiggere, se si vuole”
Terremoto. Carlo Tansi: “Si può sconfiggere, se si vuole”
La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle del Crati 1183, Reggio e Messina 1908 (oltre 120.000 morti), Calabria meridionale 1783 (35.000 morti), Calabria centrale 1638 (10.000 morti) e 1905 (557 morti), area cosentina 1835 (circa 100 morti), 1836 (circa 600 morti), 1854 Piane Crati, 115 morti) e 1870 (circa 500 morti). In Calabria si sono concentrati oltre il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito l’intera penisola italiana dall’anno 1000 ad oggi. Sulla questione è intervenuto il Responsabile della Protezione Civile calabrese Carlo Tansi, che ha precisato: “Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente concentrati nel tempo e nello spazio si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. Gli sciami sismici possono esaurirsi dopo pochi giorni, o dopo mesi, o dopo anni. La maggior parte degli sciami si esauriscono gradualmente, ma in alcuni casi possono evolvere con scosse violente, come è accaduto all’Aquila nel 2009 o a Mormanno nel 2012, quando i terremoti vennero preceduti da sciami che durarono oltre un anno.” “La scienza – aggiunge Tansi – nel 2019 non è in grado di capire i meccanismi evolutivi di questi sciami. Nemmeno gli scienziati giapponesi e californiani – che sono i massimi esperti al mondo di terremoti – sono in grado di prevedere l’evoluzione dei terremoti o degli sciami sismici e, quindi, l’evoluzione del movimento delle faglie. La scienza sa che, come tutte le faglie attive, anche le faglie della Calabria e si muoveranno in futuro; ma non è in grado di sapere dire quando di preciso queste faglie si muoveranno. Potranno muoversi tra un giorno o tra cento anni, o tra mille anni. È un po’ come quando un cardiologo sa che un suo paziente ha la predisposizione all’infarto: sa che prima o poi l’infarto si manifesterà ma non può sapere quando avverrà.” “Abbiamo però un unico grande alleato per non morire di terremoto: la prevenzione. Come insegnano giapponesi e americani, – scrive in una nota Carlo Tansi – ci si può difendere semplicemente costruendo case capaci di resistere ai terremoti. Un terremoto come quello di Amatrice (magnitudo 6,5) in Giappone o negli Stati Uniti di certo non avrebbe fatto alcun danno né agli edifici né, tanto meno, alle persone. Certamente un terremoto come quello di oggi (magnitudo 4.6) non avrebbero fatto neanche notizia. Qualche mese fa in California si è verificato un terremoto di magnitudo 7.1, la stessa magnitudo del terremoto che nel 1783 in Calabria centro-meridionale ha mietuto 35.000 morti per intenderci. In California non ha fatto neanche una vittima. Quindi in altre parti del mondo il rischio sismico, grazie alla tecnologia e al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni, è stato quasi completamente sconfitto. La prevenzione del rischio sismico è un tema che deve riguardare sia gli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) ed infrastrutture (strade e ferrovie), e sia edifici privati. Gli studi fatti sui terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, hanno permesso di capire che in Italia il rischio sismico dipende dalle cattive prassi costruttive che rendono eccessivamente vulnerabili le nostre abitazioni anche di fronte a terremoti di magnitudo non elevata. Molti edifici in Calabria sono vulnerabili perché non sono state rispettate le regole dell’arte del costruire.” “La scienza – continua Tansi – oggi offre tutti i mezzi per costruire o adeguare le case in grado di anche molto forti. Oggi migliorare il comportamento delle nostre abitazioni in caso di terremoto è facilissimo: con nuovi interventi, qualsiasi costruzione esistente può essere “adeguata sismicamente”, cioè rinforzata con materiali e criteri molto innovativi. Lo Stato ogni anno stanzia attraverso il dipartimento della Protezione Civile nazionale ingenti somme da destinare proprio al miglioramento sismico degli edifici privati ma la Calabria, malgrado l’elevata sismicità, non riesce ad utilizzarle perché la Regione è stata finora sempre molto lenta ed incapace nel controllare le domande dei privati. Solo a titolo di esempio negli anni scorsi è capitato che nell’arco di un triennio a fronte di finanziamenti complessivi di circa 30 milioni di euro destinati ai privati ne siano stati utilizzati circa 500.000 euro, senza sapere poi che fine abbia fatto la parte restante, nella migliore delle ipotesi restituita al mittente a danno dei cittadini. Se sarò eletto una delle mie prime azioni di governo sarà proprio quella di formare un gruppo di esperti capaci di individuare le azioni opportune per mettere a frutto tutte le risorse economiche indirizzate ad abbattere la vulnerabilità sismica degli edifici privati. Altro strumento che lo Stato mette a disposizione per rendere più sicure le loro abitazioni, è il “sisma bonus” promulgato dopo il terremoto di Amatrice. Si tratta di una detrazione fiscale divenuta molto vantaggiosa a partire dal gennaio 2017 – fino all’ 85% – concessa sia ai privati (persone fisiche, imprenditori individuali, professionisti) che alle società per interventi “anti sismici” realizzati su immobili di tipo abitativo (anche seconda casa) o su quelli utilizzati per le attività produttive, situati nelle zone sismiche (come la Calabria).” “Nel mio programma di governo regionale ho indicato come, – chiosa il capo della Protezione Civile – per ridurre drasticamente il rischio sismico, sia necessario applicare altre pratiche fondamentali, finora trascurate, come il tanto pubblicizzato ma mai applicato “fascicolo del fabbricato”, che consente di verificare il grado di vulnerabilità sismica e quindi di censire il livello di vulnerabilità sismica e di sicurezza di ogni edificio, pubblico e privato, mediante l’ausilio di liberi professionisti, come ingegneri, architetti, geologi, geometri. Rendendo obbligatorio il “fascicolo del fabbricato” sarà possibile ottenere un quadro complessivo su tutta la Regione del livello di sicurezza degli edifici pubblici, come le scuole in cui i nostri figli trascorrono molte ore della giornata e gli ospedali, ed anche degli edifici privati, che consenta di intervenire in modo programmato – con lo stanziamento di risorse adeguate – per l’adeguamento sismico degli edifici con una conseguente drastica riduzione del rischio da terremoto. Dovrà essere anche verificato il grado di stabilità di opere pubbliche come i ponti e i viadotti ricadenti nel territorio calabrese che, a causa della assenza di manutenzione e di mancata programmazione politica rappresentano una grave minaccia per la sicurezza pubblica. Inoltre, prevedo poi di istituire uno sportello regionale per i cittadini, con sedi dislocate nei capoluoghi di provincia, per fornire assistenza ai cittadini privati sulla prevenzione dal rischio sismico, sia in relazione ai suddetti finanziamenti a fondo perduto e sia per sfruttare al meglio gli incentivi fiscali del “sisma-bonus”. Percorrendo – conclude Tansi – queste buone pratiche, che avevo avviato con decisione quando ero alla guida della Protezione Civile della Regione Calabria prima che le lobby di potere mi facessero fuori, la paura per il terremoto sarà solo un lontano ricordo.”
La Calabria è attraversata da un sistema di faglie in piena attività, che si sviluppa da nord verso sud, dal Massiccio del Pollino, attraversando la Valle del Crati, lo Stretto di Messina, fino a terminare al largo delle coste della Sicilia orientale. Nel passato queste faglie hanno originato i terremoti catastrofici Valle del Crati 1183, Reggio e Messina 1908 (oltre 120.000 morti), Calabria meridionale 1783 (35.000 morti), Calabria centrale 1638 (10.000 morti) e 1905 (557 morti), area cosentina 1835 (circa 100 morti), 1836 (circa 600 morti), 1854 Piane Crati, 115 morti) e 1870 (circa 500 morti). In Calabria si sono concentrati oltre il 50% dei terremoti catastrofici che hanno colpito l’intera penisola italiana dall’anno 1000 ad oggi. Sulla questione è intervenuto il Responsabile della Protezione Civile calabrese Carlo Tansi, che ha precisato: “Ogni terremoto o raggruppamento di terremoti (quando i terremoti sono particolarmente concentrati nel tempo e nello spazio si parla di “sciami sismici”) è determinato da una faglia che si sta muovendo. Gli sciami sismici possono esaurirsi dopo pochi giorni, o dopo mesi, o dopo anni. La maggior parte degli sciami si esauriscono gradualmente, ma in alcuni casi possono evolvere con scosse violente, come è accaduto all’Aquila nel 2009 o a Mormanno nel 2012, quando i terremoti vennero preceduti da sciami che durarono oltre un anno.” “La scienza – aggiunge Tansi – nel 2019 non è in grado di capire i meccanismi evolutivi di questi sciami. Nemmeno gli scienziati giapponesi e californiani – che sono i massimi esperti al mondo di terremoti – sono in grado di prevedere l’evoluzione dei terremoti o degli sciami sismici e, quindi, l’evoluzione del movimento delle faglie. La scienza sa che, come tutte le faglie attive, anche le faglie della Calabria e si muoveranno in futuro; ma non è in grado di sapere dire quando di preciso queste faglie si muoveranno. Potranno muoversi tra un giorno o tra cento anni, o tra mille anni. È un po’ come quando un cardiologo sa che un suo paziente ha la predisposizione all’infarto: sa che prima o poi l’infarto si manifesterà ma non può sapere quando avverrà.” “Abbiamo però un unico grande alleato per non morire di terremoto: la prevenzione. Come insegnano giapponesi e americani, – scrive in una nota Carlo Tansi – ci si può difendere semplicemente costruendo case capaci di resistere ai terremoti. Un terremoto come quello di Amatrice (magnitudo 6,5) in Giappone o negli Stati Uniti di certo non avrebbe fatto alcun danno né agli edifici né, tanto meno, alle persone. Certamente un terremoto come quello di oggi (magnitudo 4.6) non avrebbero fatto neanche notizia. Qualche mese fa in California si è verificato un terremoto di magnitudo 7.1, la stessa magnitudo del terremoto che nel 1783 in Calabria centro-meridionale ha mietuto 35.000 morti per intenderci. In California non ha fatto neanche una vittima. Quindi in altre parti del mondo il rischio sismico, grazie alla tecnologia e al rispetto delle norme tecniche per le costruzioni, è stato quasi completamente sconfitto. La prevenzione del rischio sismico è un tema che deve riguardare sia gli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.) ed infrastrutture (strade e ferrovie), e sia edifici privati. Gli studi fatti sui terremoti che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, hanno permesso di capire che in Italia il rischio sismico dipende dalle cattive prassi costruttive che rendono eccessivamente vulnerabili le nostre abitazioni anche di fronte a terremoti di magnitudo non elevata. Molti edifici in Calabria sono vulnerabili perché non sono state rispettate le regole dell’arte del costruire.” “La scienza – continua Tansi – oggi offre tutti i mezzi per costruire o adeguare le case in grado di anche molto forti. Oggi migliorare il comportamento delle nostre abitazioni in caso di terremoto è facilissimo: con nuovi interventi, qualsiasi costruzione esistente può essere “adeguata sismicamente”, cioè rinforzata con materiali e criteri molto innovativi. Lo Stato ogni anno stanzia attraverso il dipartimento della Protezione Civile nazionale ingenti somme da destinare proprio al miglioramento sismico degli edifici privati ma la Calabria, malgrado l’elevata sismicità, non riesce ad utilizzarle perché la Regione è stata finora sempre molto lenta ed incapace nel controllare le domande dei privati. Solo a titolo di esempio negli anni scorsi è capitato che nell’arco di un triennio a fronte di finanziamenti complessivi di circa 30 milioni di euro destinati ai privati ne siano stati utilizzati circa 500.000 euro, senza sapere poi che fine abbia fatto la parte restante, nella migliore delle ipotesi restituita al mittente a danno dei cittadini. Se sarò eletto una delle mie prime azioni di governo sarà proprio quella di formare un gruppo di esperti capaci di individuare le azioni opportune per mettere a frutto tutte le risorse economiche indirizzate ad abbattere la vulnerabilità sismica degli edifici privati. Altro strumento che lo Stato mette a disposizione per rendere più sicure le loro abitazioni, è il “sisma bonus” promulgato dopo il terremoto di Amatrice. Si tratta di una detrazione fiscale divenuta molto vantaggiosa a partire dal gennaio 2017 – fino all’ 85% – concessa sia ai privati (persone fisiche, imprenditori individuali, professionisti) che alle società per interventi “anti sismici” realizzati su immobili di tipo abitativo (anche seconda casa) o su quelli utilizzati per le attività produttive, situati nelle zone sismiche (come la Calabria).” “Nel mio programma di governo regionale ho indicato come, – chiosa il capo della Protezione Civile – per ridurre drasticamente il rischio sismico, sia necessario applicare altre pratiche fondamentali, finora trascurate, come il tanto pubblicizzato ma mai applicato “fascicolo del fabbricato”, che consente di verificare il grado di vulnerabilità sismica e quindi di censire il livello di vulnerabilità sismica e di sicurezza di ogni edificio, pubblico e privato, mediante l’ausilio di liberi professionisti, come ingegneri, architetti, geologi, geometri. Rendendo obbligatorio il “fascicolo del fabbricato” sarà possibile ottenere un quadro complessivo su tutta la Regione del livello di sicurezza degli edifici pubblici, come le scuole in cui i nostri figli trascorrono molte ore della giornata e gli ospedali, ed anche degli edifici privati, che consenta di intervenire in modo programmato – con lo stanziamento di risorse adeguate – per l’adeguamento sismico degli edifici con una conseguente drastica riduzione del rischio da terremoto. Dovrà essere anche verificato il grado di stabilità di opere pubbliche come i ponti e i viadotti ricadenti nel territorio calabrese che, a causa della assenza di manutenzione e di mancata programmazione politica rappresentano una grave minaccia per la sicurezza pubblica. Inoltre, prevedo poi di istituire uno sportello regionale per i cittadini, con sedi dislocate nei capoluoghi di provincia, per fornire assistenza ai cittadini privati sulla prevenzione dal rischio sismico, sia in relazione ai suddetti finanziamenti a fondo perduto e sia per sfruttare al meglio gli incentivi fiscali del “sisma-bonus”. Percorrendo – conclude Tansi – queste buone pratiche, che avevo avviato con decisione quando ero alla guida della Protezione Civile della Regione Calabria prima che le lobby di potere mi facessero fuori, la paura per il terremoto sarà solo un lontano ricordo.”
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