#tecniche di sfilata
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giovanni-miele-photographer · 9 months ago
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Corso di Portamento per Aspiranti Modelli
Breve panoramica sull’importanza del portamento nella moda. Nel dinamico e sempre più competitivo mondo della moda, la maestria nel portamento può veramente fare la differenza tra passare inosservati o brillare sotto i riflettori delle passerelle più prestigiose. Questa sottile arte, che va ben oltre la semplice capacità di camminare con grazia, incarna la quintessenza della presenza scenica di…
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fedelando · 9 months ago
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A RUVIANO FOCUS SULLA PREVENZIONE ONCOLOGICA, EVENTO RIUSCITO
Grazie alla ‘regia’ della dirigente scolastica Silvana Santagata e alla collaborazione di esperti, docenti, alunni e volontari
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RUVIANO - Una giornata tutta dedicata alla prevenzione, iniziata la mattina nel Plesso di Ruviano con i ragazzi, e continuata con famiglie e cittadini il pomeriggio nell’accogliente Centro Funzionale della frazione Alvignanello. “Il potere della prevenzione nell’era post pandemica” questo il titolo della manifestazione, datata 6 aprile, voluta fortemente dalla dirigente dell’Istituto Comprensivo di Caiazzo Silvana Santagata in collaborazione con le associazioni La Mongolfiera (Castrovillari – CS) e Alice Campania ODV, Associazione per la Lotta all’Ictus celebrale; la Cooperativa di Comunità Icare di Cerreto Sannita e della Pro Loco Raiano. Un evento a più voci grazie al contributo fornito da numerosi esperti, professionisti del settore sanitario e del mondo associazionistico che hanno, con parole semplici e comprensibili a tutti, parlato dell’importanza dei controlli, della diagnosi precoce, di nuove sperimentazioni e tecniche chirurgiche, degli effetti del Covid, di risultati significativi emersi da progetti scolastici, della distinzione tra i concetti di benessere e di ben essere, della differenza delle emozioni e soprattutto degli screening e dei controlli a cui purtroppo - colpa dello stop pandemico - moltissimi malati oncologici non si sono sottoposti incrementando il numero dei pazienti che lottano contro la morte.
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Uno scambio molto interessante che ha visto protagonisti i ragazzi, rappresentanti istituzionali, docenti che hanno vissuto la malattia e medici in prima linea, sempre pronti a divulgare concetti fondamentali per la riduzione dei fattori di rischio e “per rendere mortale il mostro”, il mostro nero, che finirà al centro di un’idea editoriale, un libro il cui ricavato sarà devoluto per l’acquisto di materiale da destinare a reparti di Oncologia, che vedrà autori proprio i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa. Gli studenti, infatti, elaboreranno osservazioni, pensieri, racconti, impressioni raccolti a margine del convegno, tutto per narrare un’esperienza che ha suscitato in loro curiosità e riflessione. Registrata una interessante partecipazione alle visite gratuite (oncologiche, nutrizionali e celebrali), consegnati kit messi a disposizione dell’Asl di Caserta per la prevenzione del carcinoma al colon retto. All’iniziativa, sostenuta da alcuni esercizi locali, hanno partecipato: il vicesindaco Roberto Cusano e l’assessore Giuseppe Izzo, nonché della consigliera comunale dott.ssa Valentina Vecchiarelli, nei panni anche di Gastroenterologa dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta; dott. Ivano Schito, oncologo, ricercatore e dirigente medico Oncologia ASP Cosenza; dott. Gian Paolo Pitruzzella, Responsabile della Breast Unit di Caserta, Specialista in Chirurgia Generale e in Chirurgia Plastica; dott.ssa Maria Antonietta Santagata, specialista in Medicina di Emergenza-Urgenza, dirigente medico UOC Medicina di Accettazione e di Urgenza dell’Ospedale Spoke Castrovillari; dott.ssa Orsola Farina, psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicoterapia breve Strategica; dott.ssa Carolina Bologna, internista e geriatra dell’Ospedale del Mare – Asl di Napoli 1 e Presidente di Alice Campania ODV, Associazione per la Lotta all’Ictus celebrale; Prof. Antonio Popolizio e Chiara Mastroianni, docenti dell’Istituto Comprensivo di Caiazzo; il pediatra dott. Antonino Puorto, don Matteo Prodi, presidente della Cooperativa di Comunità Icare e l’estetista Lucia Covino. Ha dato un tocco di effetto, bellezza e di stupore all’evento la sfilata resa possibile grazie all’Atelier Donna Luna di Telese Terme e gli abiti tradizionali, di Folklore del gruppo Kaiatia e storico di Ruviano, indossati da alunni della scuola, in nome di un passato che è fonte di cultura senza tempo per il presente e per il futuro. “Un ringraziamento doveroso va a quanti hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione”, commenta la dirigente Santagata, in particolare ai docenti della Commissione Eventi: il vicepreside Stefano Giannelli; il prof. di Arte e Grafico Federico Ricciardi che, anche in questa occasione, ha realizzato egregiamente la locandina; la Prof.ssa Carmelina Di Meola, la Prof.ssa Benedetta Puorto, le insegnanti Monica Morra e Federica Landolfi (che ha anche moderato e condotto la giornata), e l’assistente amministrativa dott.ssa Teresa Di Sorbo. Grazie anche agli insegnanti del corso Musicale della scuola che hanno scandito il pomeriggio con brani suonati e cantati: M° Guido Tazza, M° Alfonso Carullo, M° Fernando Ciaramella, M° Antonella Pietrangiolillo, M° Raffaele Fuccio e M° Paola Petillo (voce). 
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Sagre, castelli e castagne: le esperienze d’Autunno nella Svizzera italiana
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Sagre, castelli e castagne: le esperienze d’Autunno nella Svizzera italiana. Anche se l’estate è giunta al termine non bisogna dimenticare che l’autunno ha in serbo fantastiche opportunità. Per accogliere la nuova stagione il Canton Ticino ha creato un ricco palinsesto che solleverà l’animo di grandi e piccini attraverso la riscoperta di storie, sapori e tradizioni di un’insospettabile Svizzera italiana. Il programma che vi proponiamo oggi avrà inizio questo week end e vi terrà compagnia fino alla metà di ottobre con sagre, mercatini e giornate culturali. Rispetto agli anni passati inoltre, varcare il confine svizzero sarà ancora più semplice. Dal 1° agosto 2023 su Vignetteswitzerland.com è disponibile la nuova versione digitale del famoso bollino autostradale che permette di viaggiare indisturbati su tutte le strade svizzere e attraversare alcuni dei più importanti trafori. 1. Festa d’Autunno di Lugano Il primo evento che vogliamo segnalarvi si terrà il week end dal 29 settembre al 1° ottobre, sulla splendida cornice del lago di Lugano. Le vie del centro città ospiteranno colorate bancarelle di ogni sorta: dalle classiche bancarelle gastronomiche degli alpigiani, al mercatino merceologico con prodotti di artigianato locale e, per gli amanti del vintage, ci sarà persino un mercatino con oggetti retrò e da collezionismo. Disseminati lungo le varie piazze invece attendono i grottini, le cantine dove degustare i vini e i piatti tipici ticinesi, come il formaggio d’Alpe Ticinese DOP/AOP stagionato 13 mesi e altre categorie di prodotti dall’artigianato, alla moda, al design, al turismo, il tutto Made in Ticino. Ma non è finita qui. Nelle giornate di sabato e domenica la Lugano Region offrirà delle visite guidate gratuite alla scoperta del centro città accompagnando i più curiosi da esperte guide locali. Solo nella giornata di domenica invece è prevista la sfilata dei trattori d’epoca, il concerto della Filarmonica di Lugano e per i più piccini il Ludobus, una ludoteca itinerante dove sperimentare con giocattoli di legno artigianali. 2. Sagra della castagna Bruzella Fra il lago di Lugano e il Lago di Como si trova la casa del re dell’autunno: la castagna. L’area geografica della Valle di Muggio è l’habitat perfetto per il castagno che qui è anche chiamato l’albero del pane, perché per secoli è stato l’alimento base della popolazione. I suoi frutti veniva usati per l’alimentazione, il suo legno per costruire case e recinzioni, le sue foglie per fare da letto agli animali nelle stalle. Con le castagne però si può ottenere molto di più e l’8 ottobre a Bruzella, il comune che quest’anno ospiterà la famosa sagra della castagna, dove oltre a fare incetta di prodotti derivati da questo alimento come: caldarroste, marmellate, birra, pasta, mobilio e addirittura prodotti di bellezza. In più sarà possibile imparare qualcosa di più sulle antiche tecniche di lavorazione della castagna, come le grà, le tipiche casette dove si facevano essiccare per ottenere la farina. 3. Rassegna d’Autunno di Bellinzona Sabato 14 e domenica 15 ottobre il centro storico di Bellinzona, ospiterà un ricco mercato gastronomico con i prodotti freschi del Canton Ticino. È proprio questo il periodo dell’anno in cui gli alpigiani scendono a valle portando con sé il bestiame e i saporiti formaggi di mucca, di capra delle Alpi confezionati durante i mesi estivi. Il protagonista di questo mercato autunnale è sicuramente il formaggio ma troverete anche: vino, miele, pane, cioccolato, castagne e salumi. Oltre ad avere l’occasione di conoscere e acquistare direttamente dai produttori locali a prezzi convenienti, ci saranno anche le immancabili degustazioni, come quella di vini. Per i più piccoli non temete, anche loro avranno modo di divertirsi al grande parco divertimenti allestito per l’occasione con raccontastorie, gonfiabili e trucca bimbi. Insomma, questo mercato autunnale è sicuramente un buon modo per accogliere la nuova stagione e un’occasione per provare nuovi sapori. 4. Giornata dei castelli svizzeri Da segnare sul calendario è anche l’8° edizione della giornata dei castelli svizzeri, un evento dedicato a grandi e piccini per riscoprire le antiche dimore di re, principesse e cavalieri. Il tema di quest’anno sarà “animali ed esseri mitologici” e i castelli aderenti all’iniziativa hanno già in serbo curiose attività ispirate all’argomento come: conferenze di cryptozoologia, presentazione di manuali di dragonologia e araldica medievale ma, anche cacce al tesoro, racconti, leggende e laboratori dove fabbricare maschere e trucchi ispirati ai più bizzarri animali fantastici. L’evento si terrà l’1 ottobre e per quanto riguarda il Canton Ticino aderiranno le tre fortezze di Bellinzona: il castello di Sasso Corbaro, Montebello e Castelgrande.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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likarotarublogger · 4 years ago
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Infiorata di Noto 2021, il fascino del barocco.
DI Infiorata di Noto 2021,l’arte siciliano non si ferma mai attraverso alla bellezza inconfondibile del barocco, il fascino della città che ti fa innamorare.
‘’E quindi uscimmo a rivedere le stelle’’
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La Sicilia non rinuncia alla bellezza, ma lo fa nel rispetto della sicurezza. Così, l’Infiorata di Noto 2021 è diventata un prezioso simbolo di rinascita. Il sindaco della cittadina in provincia di Siracusa, Corrado Bonfanti, l’ha definita “L’Infiorata della ripartenza”, in una 42esima edizione dedicata a Dante Alighieri. I Maestri infioratori netini hanno trasformato via Nicolaci, elegante strada del centro storico, in un prezioso e profumato tappeto infiorato. Naturalmente, a causa delle restrizioni anti-Covid non è stata visitatile, ma non per questo non si è trattato di un bellissimo spettacolo. Sono stati 8 i bozzetti realizzati, nel rispetto delle normative attualmente in vigore e con il presidio delle forze dell’ordine e dei volontari di Protezione Civile e della Croce Rossa, tutti ispirati Dante Alighieri.
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 Elena Rodica Rotaru (fashion blogger) insieme ad Andrea Fenu (filmmaker ) Intervista al sindaco di Noto dott. Corrado Bonfanti.
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                                           Cattedrale di Noto
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Sfilata costumi d’epoca fine ‘’700, associazione  corteo barocco di Noto, presidente dott.Corrado Di Lorenzo.
L’origine inglese di questa nobilissima famiglia non impedì a Silvestre di Lorenzo Visconte di Antona del Ducato di Nottuberland di trasferirla in Sicilia, sotto il regno di Re Ruggiero.Tutto ciò si evince da un decreto di concessione del titolo di “Marchese del Castelluccio”, accordato da Re Ferdinando IV nel 1803.I personaggi di questa titolata famiglia furono vari e varie furono le nobilissime gesta che li resero e li rendono, ancor oggi, degni di menzione:un Pietro, Segretario della Regina Costanza;un Nicola, Segretario di Re Manfredi;un Roberto, esimio Giureconsulto, sotto i Re Giacomo e Pietro II d’Aragona;un Giovanni al quale, per il suo valore, gli fu elargito un feudo dal Re Pietro II;un Corrado, Comandante la fortezza di Noto, nonché Gentiluomo di Camera di Re Alfonso;un altro Giovanni, Canonico della Cattedrale di Noto e Cavaliere Cappellano dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, lodato inoltre per le sue virtù insigni ed illustri; un Lorenzo, primo Marchese del Castelluccio;un Corrado Di Lorenzo e Borgia, Marchese del Castelluccio, Barone di S.Lorenzo, Sammarco, Renda, Granieri, Ciurca, Canali – Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme e Gentiluomo di Camera di Re Ferdinando II.Prendendo come figura di riferimento coloro ai quali ci sentiamo direttamente e fondamentalmente legati, a datare dal dopo-terremoto in poi (1693), esattamente il Nobile Niccolò Di Lorenzo e la sua sposa, la nobildonna Agata Battaglia, ci sentiamo di affermare che i discendenti di questa illustre famiglia, ben presenti ai giorni nostri, costituiscono nota di vanto e di orgoglio, di cui può degnamente fregiarsi la nostra Noto.
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Backstage/ dietro le quinte alla sartoria associazione corteo barocco di Noto.
Presidente dotto. Corrado Di Lorenzo, Nuccia Boscarino, Floriana, Salvatore, Andrea Fenu...
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Andrea Fenu e Floriana, costumi d’epoca fine ‘’700, associazione corteo del barocco di Noto .
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Nuccia Borcarino, responsabile sartoria corteo del barocco di Noto.
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Intervista a Sebastiano Caristia ceramista di Noto.
Gli oggetti e gli elementi d’arendo che trovate in negozio,  sono realizzati, presso i nostri laboratori,  interamente a mano e secondo le  antiche e tradizionali tecniche di lavorazione. S. Caristia.
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 Bar ‘’A SUD’’ NOTO, barista Corrado Filingeri, chef Valerio Tiralongo ,Corrado Giunta , titolare del bar Valerio Giurdanella . 
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 Bar/ gelateria ‘’Caffe Milano’’ di Noto, pasticcere Corrado.
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 Una gita turistica  in piaggio ape calessino  a Noto con il maestro Corrado.
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 Pandataria film -Elena Rodica Rotaru e Andrea Quero ringrazia tanto  per organizzazione della produzione documentari a Noto e vicino  avv. Franzo Boscarino, titolare della birra Vendicari e tenuta
 ‘’ Il Biglietto di Vendicari.
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Tenuta’’ Il Biglietto’’ di Vendicari.
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Pandataria Film  Elena Rodica Rotaru (fashion blogger) ringrazia tantissimo per l’ospitalità  Tenuta Giasira di Boroli Giovanni e Isabella  Focali, novaresi che da tempo ha deciso di vivere a Rosolini. Grazie di cuore a Giorgio figlio della dottoressa Isabella.  
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Azienda agricola ‘’La Giasira’’.
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Tenuta Giasira a Brosolini SR, Sicilia.
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Intervista e un bel selfie con il nuovo candidato per il comune di Noto (Siracusa) Sicilia.
 dott. Corrado Figura.
Andrea Fenu (cameraman) 
Elena Rodica Rotaru ( fashion  blogger )
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 Intervista  al nuovo candidato per il  comune di Noto (Siracusa). Dott. Corrado Figura. In bocca al lupo!
@likarotarufashion​ @elenarodicarotaru-blog​ instagram @elenarodicarotarufficial_79
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pleaseanotherbook · 5 years ago
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Michela Murgia: un ritratto
Questa cosa della femminuccia è il vero punto, e questa parola è stata il mio incubo per tutta l'infanzia. Cosa avranno mai le femmine di così brutto da non dovergli proprio somigliare, nemmeno per sbaglio?
Una delle scoperte degli ultimi mesi è sicuramente Michela Murgia, una scrittrice, una donna, un’artista con tantissime cose da raccontare, con un mondo interiore variegato e ricchissimo. È nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972 e rivendica il fatto di essere sarda con una fierezza potente e unica. Ho deciso di raccogliere un breve commento ad alcuni dei suoi libri che forse possono raccontarla meglio di qualsiasi altra parola.
Enjoy!
Chirù
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Quando Eleonora e Chirù s'incontrano, lui ha diciotto anni e lei venti di più. Le loro vite sembrano non avere niente in comune. Eppure è con naturalezza che lei diventa la sua guida, e ogni esperienza che condividono - dall'arte alla cucina, dai riti affettivi al gusto estetico - li rende più complici. Eleonora non è nuova a quell'insolito tipo di istruzione. Nel suo passato ci sono tre allievi, due dei quali hanno ora vite brillanti e grandi successi. Che ne sia stato del terzo, lei non lo racconta volentieri. Eleonora offre a Chirù tutto ciò che ha imparato e che sa, cercando in cambio la meraviglia del suo sguardo nuovo, l'energia di tutte le prime volte. È così che salgono a galla anche i ricordi e le scorie della sua vita, dall'infanzia all'ombra di un padre violento fino a un presente che sembra riconciliato e invece è dominato dall'ansia del controllo, proprio e altrui. Chirù, detentore di una giovinezza senza più innocenza, farà suo ogni insegnamento in modo spietato, regalando a Eleonora una lezione difficile da dimenticare. Michela Murgia torna al romanzo, e lo fa con coraggio, raccontando la tensione alla manipolazione che si nasconde anche nel più puro dei sentimenti. Negli occhi di Eleonora e Chirù è scritta la distanza fra quello che sentiamo di essere e ciò che pensiamo di dovere al mondo: l'amore è la più deformante delle energie, può chiederci addirittura di sacrificare noi stessi.
Ho letto “Chirù” durante le vacanze di Natale, in un pomeriggio sonnecchioso sul divano di casa dei miei dopo il pranzo tipico delle feste. È una storia complicata e anche provocatoria, sopra le righe e un po’ inquietante, ma anche molto onesta. Offre parecchi spunti di riflessione proprio per il suo essere così contraddittoria. La Murgia scava in Eleonora e attraverso di lei veniamo a scoprire anche le sfumature di Chirù, il suo allievo. Ma la protagonista indiscussa è lei, una donna che lotta per affermarsi, ma che è troppo fragile per essere davvero felice. Un complesso racconto che si staglia tra un passato rivangato sempre più malvolentieri più ci si avvicina al nocciolo della imperturbabilità di Eleonora e alle vere ragioni del suo tentennare, quel passato che plasma e uccide pezzi di noi. Chirù appare come un ingenuo diciottenne e invece è molto più perspicace di quello che vuole lasciare intendere. Si insinua nei punti deboli della sua mentore, per afferrarne la vera essenza, ma Eleonora non è una sprovveduta e non è disposta a commettere gli stessi errori, a cadere nella trappola di un ragazzo che vuole affermarsi. Le intenzioni della donna sembrerebbero nobilissime, ma il fuoco della passione sembra non salvare nessuno. La Murgia infierisce con la sua narrazione e lascia il lettore a chiedersi dove sia il limite e chi sia davvero l’apprendista, perché la vita non è mai una strada lineare, ma una salita incerta.
Il mondo deve sapere
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Nel 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del «mostro», l'oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un’aspirapolvere da tremila euro. Mentre per trenta interminabili giorni si specializza nelle tecniche della persuasione occulta, l'autrice apre un blog, dove riporta in presa diretta l'inferno del telemarketing con le sue tecniche di condizionamento, le riunioni motivazionali, le premiazioni e i raggiri psicologici, i salari e i castighi aziendali. Divertente come una sitcom e vero come una profezia, Il mondo deve sapere riesce nel miracolo di indignare e far ridere. Perché a dieci anni di distanza dalla sua prima pubblicazione tutti devono sapere che, nel tritacarne del mondo del lavoro, poco o niente è cambiato.
Tutti noi in un modo o nell’altro abbiamo avuto a che fare con un call center, da vittime di un marketing feroce o da carnefici ignari, alla ricerca di una fonte di reddito che permettesse di arrivare a fine mese. Michela Murgia suo malgrado ci finisce dentro e ha deciso di raccontarne gli aspetti più nascosti ponendo luce su un sottobosco di attività che sfrutta giovani inconsapevoli e clienti facilmente raggirabili. Le sue esperienze finiscono per diventare il suo primo libro. A metà tra il comico e il tragico, la Murgia racconta senza mezzi termini le sue avventure esponendo ciò che succede in questa sedicente azienda che vuole vendere una costosissima aspirapolvere che ne vale molti meno con metodo e calcolo. Il lettore si ritrova a vedere una sfilata di espedienti e manipolazioni che gli esperti rivenditori mettono in pratica per accaparrarsi almeno un appuntamento se non addirittura una vendita, che farà pentire lo sciagurato cliente per tutto il resto della sua vita. Lo stampo è lo stesso per mille di queste aziende, fotocopia l’una dell’altra di una idea di vendita a porta a porta che fa sorridere ma allo stesso tempo lascia l’amaro in bocca per tutte quelle persone che perdono la ragione in un sistema che premia il più persuasivo. Il mondo del lavoro nella nostra epoca e soprattutto dopo la crisi del 2008 è una jungla in cui sopravvivere, per accaparrarsi un impiego che sembra donare una sottospecie di sicurezza, ci si arrangia come si può. Contratti improbabili, impieghi dalle ore infinite, stipendi irrisori e la sensazione costante di non valere niente, di non farcela mai, di non uscire mai più. Mandare curriculum e non ricevere mai risposta, pregare in tutte le lingue del mondo per un posto che fornisca i mezzi base per sopravvivere. La Murgia disegna i confini di una trappola che sembra stringere sempre più il proprio cappio fino a che non sopraggiunge un cambiamento insperato.
Accabadora
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La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull’orlo del precipizio. Maria ha sei anni ed è appena diventata «figlia d’anima» dell’anziana Bonaria Urrai, secondo l’uso campidanese che consente alle famiglie numerose di compensare le sterilità altrui attraverso una adozione sulla parola; il patto tacito è che la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio promette di prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia. La bambina è inizialmente convinta che Bonaria Urrai faccia la sarta, e infatti le giornate sono segnate dallo scorrere nella bottega casalinga di una umanità paesana, fatta di piccole miserie e di relazioni costruite di gesti e di sguardi, molto piú che di parole. Accettata come normale dal paese, l’adozione solidale tra la vecchia e la bambina si consolida malgrado lo sfaldarsi circostante delle antiche certezze. Attraverso lo sguardo privilegiato della bambina che cresce, le contraddizioni tra il vecchio e il nuovo emergono via via piú evidenti: nell’esperienza della scuola dell’obbligo, e in quella del confronto tra la fede cristiana e i retaggi di una religiosità assai più antica nel tempo. Sarà l’imprevista rivelazione del segreto peccato collettivo dell’accabadura – la fine violenta e pietosa a cui Bonaria è incaricata di sottoporre gli agonizzanti in fin di vita – a infrangere l’armonia tra le due donne, costringendo entrambe a fare i conti tra l’etica millenaria di una società morente e i nuovi valori che l’incalzano.
La capacità narrativa della Murgia è molto speciale e affonda le sue radici direttamente dalle sue origini da quella Sardegna sempre troppo trascurata, ma che invece ha tradizioni così radicate da ignorare che ogni suo abitante ne è visceralmente condizionato. Leggende, consuetudini, un insieme di gesti che si ripetono sempre uguali mano a mano che gli anni passano e le generazioni si succedono. Non c’è solo una religiosità evidente ma anche culti legati alla terra e al ciclo delle stagioni che si rinnova di anno in anno sempre uguali. È da qui che arriva Maria, una bambina prima, una donna poi, che cerca di divincolarsi dalle norme con cui l’anno cresciuta, in una famiglia senza mezzi e poco interessata ad una ragazzina troppo curiosa che vuole scoprire di più. Per una serie fortuita di eventi finisce in casa dell’anziana Bonaria Urrai una donna di altri tempi, tutta d’un pezzo che si lascia intenerire dalla ragazzina, ma che è disposta a tutto pur di tenere da parte la sua vera attività. La scoperta segna la fine dell’innocenza per Maria e la obbliga a mettere in discussione tutta la sua vita, fino a portarla dall’altra parte del mare, in una Torino seducente e ricca, lontana anni luce dal mondo in cui è cresciuta. Le contraddizioni saltano immediatamente agli occhi e sono graffianti e pericolose, e che finiscono per mostrare l’altra faccia della medaglia ad una ragazza che alla fin fine è sempre in fuga. Ma è questo in fondo che bisogna sempre riconoscere. Non si può mai davvero scappare, non si può mai essere davvero liberi, i mostri sono sempre dentro di noi e anche Maria dovrà affrontarli: quelli metaforici che abitano il folklore sardo, e quelli reali, irrisolti, dalle attività di una donna che ha cercato di farle da madre o da nonna a discapito di tutto.
Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe
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Moana Pozzi, Santa Caterina, Grace Jones, le sorelle Brontë, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramovic, Shirley Temple, Vivienne Westwood, Zaha Hadid. Morgana non è un catalogo di donne esemplari; al contrario, sono streghe per le donne stesse, irriducibili anche agli schemi della donna emancipata e femminista che oggi, in piena affermazione del pink power, nessuno ha in fondo più timore a raccontare. Il nemico simbolico di questa antologia è la “sindrome di Ginger Rogers”, l’idea – sofisticatamente misogina – che le donne siano migliori in quanto tali e dunque, per stare sullo stesso palcoscenico degli uomini, debbano sapere fare tutto quello che fanno loro, ma all’indietro e sui tacchi a spillo. In una narrazione simile non c’è posto per la dimensione oscura, aggressiva, vendicativa, caotica ed egoistica che invece appartiene alle donne tanto quanto agli uomini. Le Morgane di questo libro sono efficaci ciascuna a suo modo nello smontare il pregiudizio della natura gentile e sacrificale del femminile. Le loro storie sono educative, non edificanti, disegnano parabole individuali più che percorsi collettivi, ma finiscono paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per tutte le altre donne. Nelle pagine di questo libro è nascosta silenziosamente una speranza: ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arriva una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l’orizzonte non saranno diventati la stessa cosa.
Questa raccolta di racconti nasce dal podcast Morgana di Storielibere.fm che Michela Murgia porta avanti insieme a Chiara Tagliaferri, che descrivono come “la casa delle donne fuori dagli schemi”. Ogni mese raccontano donne che vogliono piacersi e non compiacersi, “un po’ fate e molto streghe, belle e terribili insieme” che decisamente non sono la classica immagine della donna dimessa e insicura. Le donne narrate dalla Murgia non vogliono essere messe a tacere e fanno di tutto per emergere a suon di sacrifici e di gesti epocali che cambiano per sempre il loro campo di azione. Per chi segue assiduamente il podcast forse questo libro non rappresenterà nulla di nuovo, si tratta infatti della trascrizione di una selezione dei ritratti già andati in onda, ma per chi non avesse avuto modo di approcciarsi al formato audio può essere una buona occasione per recuperare. L’abilità della Murgia di inquadrare con poche parole una situazione, una atmosfera, una scena, rendono questi racconti fruibili e interessanti e catturano immediatamente l’attenzione del lettore offrendogli alcuni spunti per approfondire. Esempi di donne che non si lasciano piegare e tramortire, che nonostante tutto cercano di emergere dalla propria vita. Vite diversissime tra loro, scrittrici, attici, pattinatrici, ma tutte accumunate dalla stessa foga, dalla stessa smania, dalla stessa forza.
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giancarlonicoli · 4 years ago
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23 apr 2021 11:40
I VELENI DI FERRONI - LA GRANDE NOVITÀ IN FERRARI È L’ARRIVO, DIRETTAMENTE DA TOP GEAR, DI CHARLIE TURNER COME CHIEF CONTENT OFFICER. IL SUO COMPITO, AL MOMENTO, SARÀ QUELLO DI CREARE, ELABORARE, DISTRIBUIRE E COMMERCIALIZZARE CONTENUTI INNOVATIVI LEGATI AL BRAND FERRARI. MA  C’È CHI SPIFFERA CHE SI IMPEGNERÀ PER DARE IL VIA A UN CANALE TELEVISIVO FERRARI. DICONO A TORINO CHE “JOHN ELKANN È PIÙ FURBO DI ANDREA AGNELLI”
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Gianfranco Ferroni per “Il Tempo”
Turner da Top Gear alla Ferrari, ora Elkann pensa a una tv
Non solo motori e moda, per la Ferrari cara a John Elkann. Se il 13 giugno andrà in scena la prima sfilata fashion della casa di Maranello, un progetto che vede come capo Nicola Boari, per una collezione affidata alla creatività di Rocco Iannone, ecco un’altra grande novità, l’arrivo alla Ferrari, direttamente da Top Gear, di Charlie Turner come chief content officer.
Il suo compito, al momento, sarà quello di creare, elaborare, distribuire e commercializzare contenuti innovativi legati al brand Ferrari.
Dalla grande famiglia ex Fiat però c’è chi spiffera che l’ex direttore editoriale di Top Gear si impegnerà per dare il via a un canale televisivo Ferrari, capace di attirare le attenzioni di tutto il mondo, non solo quello sportivo. Dicono a Torino che “John Elkann è più furbo di Andrea Agnelli”: sembra proprio di sì.
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Il Trentino di Fugatti batte cassa da Draghi
Primo incontro ufficiale tra il presidente del Consiglio Mario Draghi, e il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, accompagnato dal direttore generale Paolo Nicoletti. Tema, il rapporto finanziario tra Trento e Roma: Fugatti chiede risorse per dare una spinta all'economia trentina.
Si comincia con la richiesta di destinare il contributo del Patto di Garanzia agli investimenti sul territorio: 430 milioni di euro all’anno. Quindi, sospendere per due anni il versamento a Roma e utilizzare le risorse per alimentare gli investimenti. Non mancano all’appello i gettiti fiscali arretrati derivanti sempre dal Patto di Garanzia del 2014, riconosciuti dal Mef guidato da Daniele Franco, ma che per questioni tecniche non sono ancora stati sbloccati: e sono altri 430 milioni di euro. Draghi ha preso atto delle richieste.
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Blandini punta sulla musica dal vivo
Musica italiana dal vivo: dal palco del Festival di Sanremo arrivano a Rai Radio2 gli artisti di punta della nostra scena nazionale. In diretta dalla sala B di via Asiago, con Rai Radio2 che in collaborazione con Siae - Società Italiana degli Autori ed Editori, presenta un ciclo di speciali musicali: da Noemi a Francesca Michielin, da Max Gazzè ad Aiello, da stasera ogni venerdì, in diretta radiofonica e in streaming video su RaiPlay, in compagnia di Ema Stokholma e Gino Castaldo.
Se per Paola Marchesini, direttore di Rai Radio2, c’è il “desiderio di voler restituire il palco agli artisti e le emozioni agli ascoltatori”, il numero uno della Siae, il direttore generale Gaetano Blandini, rileva che “la radio è un mezzo che per sua vocazione è in grado di veicolare emozioni senza confini, raggiungendoci e creando invisibili ma fortissime connessioni, risvegliando emozioni e ricordi”. Evviva.
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Assolombarda, c’è il marito della Lorenzin
Nuova squadra per Assolombarda, varata dal consiglio generale. Per il quadriennio 2021-2025, con la presidenza di Alessandro Spada, che segue quella di Carlo Bonomi, ecco la pesante delega agli affari istituzionali e alla semplificazione per le imprese e la legalità conferita al napoletano Alessandro Picardi, vicepresidente esecutivo Tim (ex Sky, Wind, Alitalia, Rai), che a Milano chissà perché  sottolineano sempre che è “marito dell’ex ministro Beatrice Lorenzin”. Nella regione guidata da Attilio Fontana, Assolombarda punta molto sui fondi di Next Generation Eu.
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Papa Francesco telefona al cappellano
Una telefonata allunga la vita. Specie quando chi compone il numero è un pontefice. Papa Francesco ha chiamato don Marco Galante, cappellano agli ospedali riuniti Padova sud-Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia, impegnato da novembre nel reparto Covid a sostenere e incoraggiare i malati nelle sue visite ai reparti.
Tempo fa il sacerdote aveva scritto una lettera a papa Bergoglio per condividere la preghiera e il sostegno che i malati hanno trovato nel momento di sofferenza. Lo stesso don Marco racconta così l’esperienza vissuta: “Ero in canonica e avevo appena terminato un collegamento di formazione con un gruppo di preti e mi preparavo a uscire per tornare in ospedale. Sento vibrare il telefono e vedo la scritta 'sconosciuto' sul display. Rispondo e mi sento dire: 'Pronto, parlo con don Marco Galante? Sono papa Francesco'. Mi è sfuggito un 'oh mamma mia' ma dall'altra parte mi sono sentito dire sorridendo 'no, non sono la sua mamma, sono papa Francesco'".
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italianaradio · 5 years ago
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Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda
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Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda
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Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda
Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda Lente Locale
SIDERNO- Sabato 25 Gennaio, con inizio alle ore 16.00, l’I.P.S.I.A. di Siderno/Locri aprirà le sue porte agli allievi delle scuole secondarie di primo grado del comprensorio ed alle loro famiglie, nonché a quanti vogliano visitarne gli attrezzati laboratori e ricevere informazioni sull’offerta formativa dell’Istituto, che di anno in anno, si arricchisce di nuovi ed interessanti percorsi di studio, molto promettenti sotto il profilo dei futuri sbocchi occupazionali.
L’Open Day dell’IPSIA, con la consueta  “sfilata” di  abiti realizzati ed indossati dalle studentesse del Corso ”Produzioni tessili e sartoriali, Abbigliamento e Moda” (Industria ed Artigianato per il Made in Italy), è organizzato in concomitanza con lo svolgimento delle procedure di iscrizione telematica (in scadenza il prossimo 31 gennaio)  per la scelta dell’Istituto superiore da frequentare nel prossimo anno scolastico e per le quali la Segreteria dell’Istituto fornisce adeguato supporto.
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L’Istituto intende così offrire un “saggio” delle attività formative e didattiche promosse al suo interno, far conoscere i percorsi di alternanza scuola/lavoro che in questa tipologia di scuola iniziano sin dal secondo anno di studi, ma soprattutto informare in merito agli sbocchi professionali garantiti dal conseguimento del diploma quinquennale, quest’ultimo utile pure per l’accesso ai corsi dell’Istruzione Tecnica Superiore e a qualsiasi corso di studio universitario.
Molto ricca è la dotazione laboratoriale attualmente esistente all’interno della scuola, che dispone di un’ampia gamma di dispositivi e di strumentazioni, recentemente ammodernata grazie all’impiego di fondi comunitari. L’Istituto dispone di numerosi Laboratori, ossia: Laboratori di Elettrotecnica e di Elettronica, Meccanici e di manutenzione/riparazione dell’autoveicolo, Sartoriali, Chimico-Microbiologico, Odontotecnici, di Fisica, Scientifici, Linguistici, “Fab Lab”, quest’ultimo munito di stampanti 3/D di ultima generazione, nonché Laboratori informatici e aule dotate di lavagne interattive multimediali (LIM), ed altri Ambienti di apprendimento tecnologicamente attrezzati, come la Palestra e l’Aula Magna.
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L’I.P.S.I.A. di Siderno/Locri si è di fatto trasformato in un qualificato Istituto d’Istruzione Superiore (I.I.S.), con al suo interno percorsi di studio dell’Istruzione Professionale unitamente a percorsi di studi dell’Istruzione Tecnica ed ha assunto le caratteristiche di vero e proprio “polo tecnico professionale”, grazie alla presenza di nuovi indirizzi di studio finalizzati alla formazione di competenze professionali più confacenti alle richieste del mondo del lavoro. L’ampio ventaglio di opzioni, dai potenziali migliori sbocchi occupazionali, discende dall’aver ottenuto l’autorizzazione ad istituire nuovi corsi di studio, alcuni dei quali rappresentano una vera novità nel panorama scolastico del territorio di riferimento, in quanto trattasi di percorsi di studio attualmente inesistenti nel distretto scolastico nel quale ricade questo Istituto. Una delle novità più significative dell’Offerta Formativa, già in vigore nel corrente anno scolastico, è rappresentata dalla possibilità di frequentare i nuovi indirizzi di studio del settore Tecnologico (quest’ultimo rientrante nei percorsi di studi degli Istituti Tecnici), ossia: “Elettronica ed Elettrotecnica -nelle sue due articolazioni: “Elettronica ed Automazione”, con sbocchi lavorativi nel settore dell’elettronica, dell’informatica, della robotica e dell’automazione industriale.
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Molto articolata ed eterogenea è l’intera offerta formativa della Scuola, caratterizzata dai seguenti indirizzi di studio tipici dell’Istituto Professionale, e precisamente: 1) Manutenzione e assistenza tecnica (negli ambiti: Elettrico/Elettronico, Sistemi energetici e Meccanica; 2) Industria e artigianato per il Made in Italy (Abbigliamento e Moda); 3) Arti Ausiliarie delle Professioni Sanitarie (Odontotecnico e Ottico); a questi si aggiungono i seguenti indirizzi, ossia: 1) “Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale”, con importanti sbocchi lavorativi per il neodiplomato che sia interessato, in particolare, agli studi medico biologici delle professioni legate al mondo sanitario, le quali negli anni a venire saranno le meno interessate dalla crisi occupazionale. In sostanza: il tipo di formazione ideale per chi intende svolgere una qualsiasi professione in campo sanitario, specie nell’ambito infermieristico, farmaceutico, riabilitativo, tecnico sanitario, dell’assistenza sociale e della prevenzione (con possibili impieghi in ospedali, case di cura, strutture riabilitative e di assistenza, asili nidi, ecc.);
2)“Servizi Culturali e dello Spettacolo”, corso di studi che risponde all’interesse di una parte significativa  dell’utenza scolastica verso sbocchi lavorativi tipici dell’industria audiovisiva, radiofonica, dello spettacolo e della riproduzione fotografica. Si pensi ad attività come quella di cineoperatori addetti alla produzione di cortometraggi, di spot pubblicitari, di documentari, ecc., quindi, con sbocchi lavorativi nel settore audiovisivo per la produzione di film, documentari, pubblicità, news, programmi televisivi e radiofonici e delle riprese di spettacoli o di eventi.In sostanza,tale corso di studi è finalizzato a formare un Tecnico che produce, edita e diffonde in maniera autonoma immagini e suoni, adattandoli ai diversi mezzi di comunicazione e canali di fruizione: dal cinema alla televisione, dallo smartphone al web, dai “social” all’editoria e agli spettacoli dal vivo e ogni altro evento di divulgazione culturale; 3) “Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane” che mira a far acquisire competenze relative alla produzione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, agroindustriali e forestali e nella gestione dei sistemi di allevamento e acquacoltura; 4) “Gestione delle acque e risanamento ambientale”, corso dalle significative potenzialità lavorative e finalizzato a formare figure professionali munite di competenze specifiche relative alla gestione delle acque, delle reti idriche e fognarie, degli impianti di depurazione, capaci di affrontare tecnicamente le problematiche relative alla salvaguardia dell’ambiente, alle attività di risanamento ed alla tutela della salute, per dare concrete risposte in termini di sostenibilità ambientale a intere aree  del nostro territorio.
Altra significativa  NOVITA’: già attivi dal corrente anno scolastico i corsi serali per Adulti negli Indirizzi: “Industria ed Artigianato per il Made in Italy “ e  “Manutenzione ed Assistenza Tecnica”,al fine di venire incontro alle esigenze di un’utenza costituita da studenti lavoratori e da quanti hanno la necessità di conseguire un idoneo titolo di studio che possa agevolare il oro inserimento o miglior inquadramento nel mondo del lavoro; dal prossimo anno scolastico sarà possibile frequentare, anche in orario serale, un nuovo corso di studi, dalle potenzialità lavorative molto ampie, ossia: “Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale”. Molteplici, infatti, gli sbocchi professionali del diplomato in “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale”. A titolo esemplificativo: all’interno delle strutture sociali in qualità di assistente sociale, operatore nei centri sociali per anziani e per persone che seguono percorsi di recupero psicologico, operatore in case di riposo, educatore di comunità e nelle case circondariali, operatore per l’integrazione sociale, operatore di consultori, assistente domiciliare e presso strutture sanitarie, pubbliche o private. Come pure nelle strutture educative in qualità di operatore per l’infanzia in asili, ludoteche, atelier per la prima infanzia, centri socio-ricreativi per minori o animatore di feste per l’infanzia e di turismo sociale. Ed anche nelle strutture sanitarie: in qualità di animatore e sostegno psicologico in ospedali/ospedali pediatrici/case di riposo. E sarà possibile svolgere (ancor di più con una laurea breve) le professioni di infermiere professionale, pediatrico, ostetrico, logopedista, puericultore, operatore neuro-psico-motorio. La preparazione maturata in tale corso di studi consentirà inoltre l’accesso a qualsiasi corso di Laurea. In particolare alle seguenti Facoltà: Scienze della Società e del Servizio Sociale (Assistente Sociale), Scienze della Formazione-Educazione, Psicologia, Sociologia, e quelle abilitanti alle professioni Sanitarie (Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Logopedia, Fisioterapia, Dietistica, Podologia, Tecniche di Radiologia, Tecniche Audiometriche).
Tutti gli studenti che conseguono il Diploma dell’Istituto Professionale, qualunque sia l’indirizzo prescelto, oltre a poter accedere ai corsi dell’Istruzione Tecnica Superiore e a tutti i Corsi di Laurea, possono accedere ai percorsi di studio e di lavoro propedeutici all’iscrizione agli albi delle professioni tecniche. Possono altresì accedere al ruolo dell’insegnamento in qualità di Insegnante Tecnico-Pratico, nonché, sempre nell’ambito dell’istruzione pubblica o privata, al ruolo di Assistente Tecnico di Laboratorio. A conferma del fatto che la revisione degli ordinamenti dei Professionali (D.Lgs. n. 61/2017) ha inteso individuare in tale tipologia vere e proprie scuole dell’innovazione che forniscano agli studenti reali opportunità per l’ingresso nel mondo del lavoro.
Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda Lente Locale
Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda Lente Locale
SIDERNO- Sabato 25 Gennaio, con inizio alle ore 16.00, l’I.P.S.I.A. di Siderno/Locri aprirà le sue porte agli allievi delle scuole secondarie di primo grado del comprensorio ed alle loro famiglie, nonché a quanti vogliano visitarne gli attrezzati laboratori e ricevere informazioni sull’offerta formativa dell’Istituto, che di anno in anno, si arricchisce di nuovi ed interessanti […]
Ipsia Siderno, il 25 Gennaio Open Day con sfilata di Moda Lente Locale
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Antonella Scabellone
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caithnisieayeshagrosvenor · 7 years ago
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       𝙇𝙖 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖𝙫𝙚𝙧𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙞𝙣𝙤𝙣𝙞𝙢𝙤 𝙙𝙞 𝙛𝙖𝙨𝙝𝙞𝙤𝙣, 𝘾𝙖𝙮𝙨 𝙚 𝙏𝙉𝙂 𝙤𝙛𝙛𝙧𝙤𝙣𝙤 𝙡’𝙚𝙨𝙚𝙢𝙥𝙞𝙤 𝙙𝙞 𝙪𝙣 𝙘𝙤𝙣𝙣𝙪𝙗𝙞𝙤 𝙥𝙚𝙧𝙛𝙚𝙩𝙩𝙤.       TEXT BY : Haylie Huntzberger ___________________________________ Chi dice che il fashion può essere riferito solo alla moda, non ha presenziato all’evento “New spring e-commerce” tenutosi a New York il 6 Maggio. Il lancio di due nuove tendenze, accomunate da un’unica, elegante e fresca filosofia: i colori della primavera. L’oggettistica di interni della Cays e gli abiti confezionati dalla mano del marchio TNG mostrano una linea semplice, ma interessante, le stesse caratteristiche che posseggono entrambe le loro creatrici. “L'interior design richiede spazio nella propria mente e passione maniacale, non esistono mezzi termini”. Questo è quello che la giovane inglese Caithnisie Grosvenor pensa riguardo a quella che è la sua professione e la sua più grande passione. Ha aperto e lanciato il suo sito online due anni fa ma ( inserire data ) ha dato la svolta definitiva al suo sogno, un punto di inizio promettente: il debutto del suo sito di oggetti per la casa. CAYS rispetta i principi del design classico, il suo aesthetic è sofisticato ed unico e soprattutto non si limita ad un unico stile. Abbraccia ogni singola personalità dei suoi clienti aiutandoli a raggiungere così la comodità che ogni buona casa che si rispetti deve avere. I pattern ed i colori sono il suo punto forte e la base del suo lavoro. Il suo lancio ha voluto riprendere le sue origini infatti le tazzine da tea, teiere e tazze da caffè sono state esposte durante un afternoon tea party nella terrazza del suo studio. La collazione è caratterizzata da modelli floreali su una tavolozza color pastello mentre la collezione GRANISIE ha l'aggiunta di farfalle e motivi che inevitabilmente ci riportano indietro nel tempo seguendo l'amicizia che lega le due emergenti designer. In tutta la sua collezione Caithnisie Grosvenor si ispira al suo giardino inglese ed alla passione che la sua famiglia riserva per i fiori. Originali, senza tempo e affascinanti, le collezioni rispecchiano perfettamente queste tradizioni di modelli floreali con tonalità nostalgiche abbinati ai colori alla moda per riflettere il mondo alla moda della donna di oggi. Ogni singolo dettaglio è rafforzato da forme generose e da curve che seguono l'eleganza della tavola, offre un mix colorato ed eclettico di prodotti fondendo forme d'epoca, modelli retrò e ispirazione al rococò per offrire prodotti classici femminili e delicati di porcellana. CAYS offrirà presto nuovi oggetti per la casa e, secondo la designer, l'ispirazione verrà presa da vecchie fotografie dei suoi viaggi in Medio Oriente e Asia. The Northern Girl è un progetto che nasce dalla giovane e promettente mente di Grace De Graaf, già apparsa su queste pagine esattamente un anno fa come vincitrice del contest organizzato in occasione della sfilata-evento “Noveau Regime”. Neolaureata all’Accademia Parsons School of Design di New York, la fashion designer è fermamente convinta che la nuova idea di moda passi attraverso il rispetto dell’ambiente e dell’eco-sostenibilità. TNG (ampliamento del suo progetto tesi) ha lo scopo di creare una linea di abbigliamento con l’utilizzo di materiali e metodi che rispettino l’ambiente, che siano eco-friendly e che tengano in considerazione la sostenibilità ambientale come principio cardine. Innanzitutto, viene calcolato tutto il costo delle emissioni che inquinano le acque, e l’aria in prima analisi, per la realizzazione di un solo capo. Successivamente vengono ricercati quei prodotti capaci di ridurre queste emissioni inquinanti, soprattutto con riferimenti alle fabbriche ed aziende che lavorano a New York e nelle zone strettamente limitrofe. Tutto questo può apparire estremamente complicato, ma la chiarezza di TNG sta proprio nel fatto che tutti i calcoli vengono poi mostrati nel sito, nella sezione “who we are”. Ogni equazione segue tutto il ciclo di vita di ogni capo, passo dopo passo. Un occhio clinico a quello che è tutto il lavoro di realizzazione. È un progetto che investe sulle persone che, concretamente, pensano che una rivoluzione del genere possa essere possibile. Linee semplici e particolari unici, innovativi ed interessanti, ogni abito è realizzato con estrema passione e dedizione, tenendo in considerazione non solo il mondo che ci ospita, ma anche le nuove tendenze e la nuova generazione. TNG è adatto ad ogni tipo di donna, con pezzi che si adattano ad una giornata di lavoro intenso, o ad un cocktail con le amiche, senza rinunciare a quel pizzico di sensualità che tutte amano. Vogue è fiera di presentare tali progetti e sostenere le nuove influenze, e offre ai suoi lettori una breve intervista alle protagoniste. 𝗧𝗵𝗲 𝗡𝗼𝗿𝘁𝗵𝗲𝗿𝗻 𝗚𝗶𝗿𝗹. « A cosa ti ispiri? »  L’ispirazione più grande proviene da mia madre e dalla mia famiglia. È stata lei a farmi innamorare della moda, fin da piccola. Con lei ho imparato a cucire, a ricamare, a tagliare un pezzo di stoffa e trasformarlo in un abito, ha molto talento ma si è accontentata di restare nel confort della sua vita ad Amsterdam, io volevo qualcosa di più. « La giovane età è stato mai un limite per te? »  Assolutamente no. Decidere di lasciare la mia città per studiare a New York è stato il primo passo verso una crescita professionale. A ventidue anni appena compiuti sento di dover ancora imparare molte cose, e credo che la giovane età sia solo un elemento aggiuntivo e non denigrante, anzi nei miei modelli c’è tutta la freschezza di una donna giovane, io vorrei indossare ogni singolo abito che realizzo. « Quanto delle tue origini c’è nei tuoi lavori? »  Tantissimo, non solo a causa dell’influenza datami da mia madre, ma anche nelle nei colori e nelle esigenze di una ragazza che vive ad Amsterdam. Il tempo cambia in maniera radicale durante il giorno, una donna deve essere in grado di vestirsi e spogliarsi in maniera facile e comoda. Questo è stato uno dei capisaldi delle mie creazioni. « Com’è nata l’idea della calza gioiello? »  Per caso. Io amo giocare con gli accessori, crearne sempre di nuovi e particolari. Un esperimento che ha riscosso subito grande successo e da lì ho cominciato a crearne di modelli sempre diversi, e divertenti. « Quali sono i tuoi progetti futuri? »  Continuare a nutrire le mie ispirazioni, le mie tecniche e tentare di creare sempre qualcosa che rispecchi appieno la donna moderna e dinamica. Accrescere il mio marchio e renderlo un brand capace di entrare in competizione con i maggiori nomi nel mondo della moda. Sto forse sognando troppo? 𝗖𝗔𝗬𝗦. « Quale sarebbe il set da tavola perfetto nella tua collezione? »  Sinceramente amo mischiare tutto. Adoro una tavola eclettica quindi un mix di rosa vintage e blue polka sarebbe perfetto, mi piacciono da morire anche le candele per rendere l’atmosfera più confortevole ed un po’ di musica e - per concludere - raccogliere dei fiori dal mio giardino e ancora freschi metterli in tavola. « Cosa rende un tea party perfetto? »  Le amicizie! Il momento del tea per me significa il momento della conversazione, dei segreti tra un sorso e l’altro e questo può avvenire solo se si è circondati da ottimi amici. « La collezione ‘GRANISIE’ come è nata? »  E’ nata da un momento all’altro, prima di tutto. Non era in programma anzi avrei voluta farla uscire successivamente ma il costante supporto della mia miglior amica in questo evento e nella mia vita mi hanno portato tanta ispirazione che ho riversato nella collezione in questione. Mi sono ispirata alla natura, con farfalle e peonie, perchè sono il simbolo di una grande amicizia ed infine ho aggiunto nomi diversi proprio per omaggiare quello che lei - Grace De Graaf - mi regala tutti i giorni. « La tua collezione è veramente bella. Per te è importante presentar il cibo ed il tea in maniera carina? »  Assolutamente - tutto riguarda i dettagli. Sono una perfezionista e quando si tratta di aesthetic divento quasi maniacale. « Qual è la tua marca di tea preferita ed il tuo tea preferito? Insieme a cosa lo prenderesti? »  Bevo molto tea verde o alla liquirizia, senza però disprezzare l’Earl Grey con un po’ di latte e del miele, senza zucchero. Il tutto si sposa benissimo con dei muffin senza glutine oppure una torta alle carote - la mia preferita. « Puoi darci qualche consiglio di interior design? »  Amo collezionare piccoli ricordi e pezzi dai viaggi che faccio, amo tutto quello che porta alla memoria ricordi e che hanno una storia. Quello che tutti hanno bisogno nella propria casa è proprio costruirla intorno alla propria personalità ed alla propria persona così da far diventare la casa non più un semplice ambiente ma un personaggio attivo della propria vita, un luogo sicuro. E poi io amo i cristalli, possono aiutare a creare uno spazio tranquillo ed un ampio giardino per il momento relax e solitudine. ___________________________________ Per le foto dell'evento: https://www.facebook.com/pg/TheNorthGirl/photos/?tab=album&album_id=335108153571545
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fashioncurrentnews · 6 years ago
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Istituto Secoli: le tre selezionate da Vogue Talents
In occasione della sfilata di fine anno Quod Signum di Istituto Secoli, Vogue Talents ha selezionato tre stiliste di talento: ecco l’intervista a  Enrica De Santis, Greta Moroni, Siyu Wang.
Enrica De Santis
Se dovessi descriverti in poche parole, cosa diresti?
“Sono una persona introversa e molto determinata. Non amo stare al centro dell’attenzione, ma preferisco farmi notare col tempo, dimostrando quello che so fare.  Nelle decisioni mi lascio spesso guidare dall’istinto e porto avanti le mie scelte con rigore. Pretendo sempre il massimo da me stessa, perciò provo e riprovo fino a che il risultato non mi soddisfa a pieno”.
Come è stata la tua esperienza in Istituto Secoli? perché hai scelto di studiare qui?
“Subito dopo la maturità scientifica, ho frequentato il primo anno di corso di “Fashion Design” al Polimoda di Firenze, che mi è servito da bussola. Ho capito cosa, nel vasto settore della moda, mi appassionava veramente e sentivo di più nelle mie corde.  Ho voluto approfondire, accanto alla fase creativa di una collezione, anche quella tecnico-progettuale, così mi sono iscritta all’Istituto Secoli,  triennale in Modellistica Donna, per sperimentare una nuova prospettiva. Credo sia fondamentale conoscere esattamente l’essenza di un capo, le sue caratteristiche e le sue potenzialità, in modo da rendere in modo immediato l’idea di partenza. In questi tre anni intensi ho imparato che ci si può ispirare a un concetto interessante e avere idee forti e innovative, ma ciò che rende il tuo lavoro riconoscibile è come hai realizzato il prodotto finale. In fin dei conti ciò che indossi ti rappresenta e definisce il modo in cui vuoi apparire. La fattura di un capo fa la differenza”.
Ci racconti ispirazione, materiali e lavorazione della tua collezione di sfilata di Istituto Secoli?
“Realizzare la collezione per il Secoli Fashion Show 2018 è stato un lavoro di team molto stimolante. Per sviluppare il mio progetto mi sono interrogata sul significato di segno grafico su un corpo femminile. Ho trovato la risposta nelle opere di due fotografe, come spesso mi accade per le mie collezioni, Annegret Soltau e Mel Bles. Della prima mi ha colpito la raccolta di autoritratti, SELBST (1975), lavorati con ago e filo, creando connessioni che sfigurano il volto ma al contempo ne esaltano la bellezza. Il viso è una pagina vuota su cui vanno in scena conflitti e pressioni che apparentemente disgregano l’idea che ognuno ha di sé. La seconda, invece, nel progetto “Islands” sviluppa un dialogo tra intimità femminile e paesaggio attraverso le linee sinuose dipinte sulle figure, in una stretta correlazione tra fisico e metafisico. Infine, ispirandomi alle quotidiane  attività di un modellista, ho considerato il foglio bianco come un abito in potenza che, attraverso il segno grafico di linee, punti e forme, diviene abito in atto.
Questo dualismo, frammentazione-ricostruzione del sé, fisico-metafisico, potenza-atto, si ripropone in tutta la collezione: al corpo, grado zero dell’abito si contrappone l’abito vero e proprio; il volume anatomico, misura del corpo, contrasta con un volume più ampio ma regolare, l’abito. E ancora, l’elasticità e plasticità del tulle competono con la consistenza e il rigore dell’organza, colori neutri come il bianco, il nero e il color carne si scontrano con colori d’impatto come l’arancione, il giallo e il verde”.
Coltivi da autodidatta una passione per uncinetto, punto croce e maglieria: quanto incorpori queste passioni nelle tue creazioni?
“Queste attività hanno sempre rappresentato per me un momento distensivo e si sono rivelate molto utili soprattutto durante il primo anno di università quando mi sono ritrovata a dover sostenere ritmi di lavoro incalzanti. È stato allora che ho pensato di applicare uncinetto, punto croce e maglieria, appresi da bambina, alle mie collezioni. Purtroppo, per questione di tempo e di costi,  le produzioni in serie non lasciano molto spazio alle tecniche hand made, tuttavia nel mio lavoro amo ricercare tessuti con armature e maglie particolari che rimandino, per quanto possibile, a una fattura artigianale. Ad esempio il progetto a cui sto lavorando in questi mesi che si ispira alla fotografia di Francesca Woodman prevede anche alcune spille realizzate all’uncinetto e ricamate”.
What’s next?
“Con la sfilata “Secoli Fashion Show” dello scorso giugno e gli esami ormai conclusi, sta per volgere al termine il mio percorso triennale all’Istituto Secoli. Si chiuderà con la discussione della tesi, a cui mi sto dedicando completamente. La mia collezione “Perturbatio delirae mentis” sarà presentata, il prossimo ottobre, anche al Fashion Graduate Italia 2018, la sfilata dei giovani talenti delle scuole di moda italiane.
Ma prima avrò il piacere di partecipare, il prossimo 13 settembre, al “FASHIONING SUSTAINABILITY CONTEST”, un concorso europeo promosso da Freudenberg Performance Materials, per il quale sono stata selezionata durante il Secoli Fashion Show. Tema del contest è la sostenibilità come motore di innovazione nella moda.
In futuro mi piacerebbe avere l’occasione, magari attraverso degli stage, di consolidare le mie conoscenze nelle storiche case di moda italiane; volgendo lo sguardo al panorama internazionale vorrei invece approfondire lo stile destrutturato e decostruito dei grandi maestri giapponesi. Insomma, il mio obiettivo è raggiungere una formazione ampia e diversificata che mi consenta, un giorno, di collaborare con designer emergenti e sviluppare progetti personali innovativi”.
  Greta Moroni
Se dovessi descriverti in poche parole, cosa diresti?
“Sono piena di aspettative, sono molto positiva: direi che questa è la caratteristica che più mi si addice e cerco di trasmetterla alle persone accanto a me. Mi descriverei come una persona che si sente spesso fuori luogo ma che ha voglia di cambiare il mondo perché non comprende quello in cui vive”.
Come è stata la tua esperienza in Istituto Secoli? perché hai scelto di studiare qui?
“L’Istituto Secoli ha pienamente soddisfatto le mie aspettative in quanto ho imparato a progettare e realizzare una collezione partendo dalla ricerca, dall’idea, disegnando i capi prestando particolare attenzione alla parte tecnica, passando alla modellistica sia a mano che a CAD e, alla parte finale di confezione dei capi. Sono da sempre appassionata alla modellistica e alla Secoli ho imparato un metodo e a realizzare modelli con precisone; ma ho anche coltivato la mia creatività affascinandomi al fashion design.Dopo il diploma in tecnico dell’abbigliamento e della moda raggiunto all’ istituto professionale, volevo approfondire il mio percorso formativo e l’Istituto Secoli mi era stato consigliato da professionisti del settore”.
Ci racconti ispirazione, materiali e lavorazione della tua collezione di sfilata di Istituto Secoli?
“La collezione che ho presentato si chiama “libertà di camminare sulle aiuole”. Come titolo ho voluto usare un pensiero che ho sempre avuto: il divieto di calpestare le aiuole è un esempio delle assurdità della nostra quotidianità; trovo che non ci sia cosa più bella della libertà di sdraiarsi in un prato. È una collezione nata dalla stanchezza di osservare questa società. Il disagio del mondo moderno e la assurdità della vita quotidiana sono raccontate con scatti dal tono sarcastico e provocatorio. Pantaloni usati come maglie, maglie portate come borse, borse che diventano pantaloni, pantaloni indossati come gonne, gonne usate come giacche. I capi portati in modo “sbagliato” vanno contro le convenzioni sociali. Impossibile non notare le etichette dei capi, ingigantite per ricordare che tutti i capi sono realizzati in modo etico e sostenibile. Contro la società consumistica e la definizione di moda stessa sono i capi trasformabili e modificabili che permettono di avere un guardaroba più ridotto. I tessuti sono naturali e sostenibili come lino, cotone bio, canapa e cupro, mentre gli adesivi in collaborazione con Freudembreg sono realizzati riciclando bottiglie di plastica post-consumo. Fotografie di denuncia sociale, grossi nodi che tengono insieme diverse parti dei capi, nastri passano attraverso delle asole che in base ai loro colori creano effetti e forme diverse sui capi, questi sono i dettagli principali della collezione”.
Hai vinto un premio all’International China Shenzhen Ecologic Fashion Design Contest: pensi di continuare a lavorare con moda ecologica? quanto è importante per te la sostenibilità? What’s next?
“Al contest di Shenzhen ho vinto un premio per il miglior concetto ecologico con la collezione “Utopia, for a positive world” , collezione nata dal mio desiderio di voler vivere in un posto migliore e volta a sensibilizzare le persone con parole e frasi positive. È stata la prima collezione con cui ho avvalorato la sostenibilità con la trasformabilità dei capi. Ora desidero continuare a lavorare nel campo della moda ecologica: il designer ha un ruolo di grande responsabilità nel mondo. L’ etica e la sostenibilità sono diventate una parte di me e questo modo di pensare l’ho trasportato oltre che nel mio lavoro anche nel mio stile di vita. La sostenibilità sta diventando necessaria, quasi d’obbligo per poter garantire i bisogni della nostra società e, per non negarli a quella futura; mi sento responsabile delle scelte che faccio ogni giorno e penso che tutti lo debbano essere. Ho molte idee per la testa, nuovi desideri, nuovi progetti, voglia di sperimentare, di mettermi alla prova per crescere professionalmente e personalmente”.
  Siyu Wang
Se dovessi descriverti in poche parole, cosa diresti?
“Sono una ragazza molto ottimista, mi piace essere alla ricerca  di nuove ispirazioni osservando le meraviglie che mi circondano”.
Come è stata la tua esperienza in Istituto Secoli? perché hai scelto di studiare qui?
“Ho scelto l’Istituto Secoli perchè è il luogo ideale per poter apprendere le conoscenze che desidero, in grado di migliorare le modalità di realizzazione dei carta modelli di moda, , ho aprezzato molto gli insegnamenti ricevuti al Secoli e ad accompagnare questo mio cammino anche insegnanti e ottimi compagni di classe”.
Ci racconti ispirazione, materiali e lavorazione della tua collezione di sfilata di Istituto Secoli?
“La mia sfilata trova ispirazione dal corpo umano  come tematica principale e per questo è stata intitolata “Corpo come il segno”: se considerassimo il corpo sotto una  forma simbolica, allora che rapporto avranno il corpo umano e l’abito che indossa? Questo concetto viene espresso e suddiviso in tre fasi che raccontano del liberarsi del corpo dal controllo dell’abito. Abbiamo scelto, tra i tessuti, la Mussola e il Cadì per la realizzazione degli abiti per esprimere al meglio la pendenza delle silhouette e mostrare la sensazione di libertà senza vincoli”.
Quanto il tuo Paese di origine influenza la tua estetica?
“Provengo dalla  Cina, un paese multiculturale in grado di continuerò la varietà di forme artistico-culturali, un imput che mi ha permesso di dare sfogo alle mie ispirazioni creative”.
What’s next?
“Ho sempre pensato che ciascuna persona possa fare molte cose nell’arco della loro vita, ma è importante insistere e approfondire su ciò che ci viene meglio e dare il massimo, per questo anche dopo la laurea non smetterò e continerò ad imparare questo mestiere magari all’interno di un’azienda di moda; spero in questa maniera di ampliare le mie conoscenze e i miei orizzonti”.
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tmnotizie · 5 years ago
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MACERATA – Nell’anno delle celebrazioni del centenario del Bauhaus (1919 -2019), Macerata è protagonista con varie iniziative e soprattutto con l‘importante mostra, curata da Aldo Colonetti, “Bauhaus 100: imparare, fare, pensare” che si sta svolgendo in diverse sedi della città.
Anche il Liceo Artistico “Cantalamessa” ha voluto contribuire sviluppando un progetto interdisciplinare, denominato appunto “BAUHAUS 100”, che ha coinvolto le diverse sezioni della scuola e consentito agli studenti di cogliere molti spunti (artistici, storici e culturali) e di affrontare diverse tematiche legate alla scuola fondata a Weimar cento anni fa da Walter Gropius e da altri artisti ed intellettuali, una scuola che ha segnato la storia dell’arte, dell’architettura, del design come forse nessun altro movimento nel corso di questo secolo.
Il Bauhaus fu innanzitutto una scuola: tutto è partito da questa considerazione e da qui si è cercato non solo di stimolare gli studenti allo studio, alla conoscenza, all’acquisizione di quelle competenze tecniche che li hanno portati (come molti altri progetti didattici che si sviluppano annualmente) alla progettazione e poi alla realizzazione di manufatti artistici ispirati al Bauhaus, ma in questa occasione anche alla riflessione sulla concezione della didattica, sulla organizzazione strutturale e sulla metodologia di insegnamento della loro scuola.
Infatti, come già l’Istituto d’Arte in passato, il Liceo Artistico oggi riprende e applica alcuni dei principi su cui si fondò l’azione didattica innovativa voluta da Gropius. Un’azione che all’epoca suscitò discussioni, contrasti (anche interni) e proteste, che costrinsero la scuola a continui mutamenti (di insegnanti, di programmi, di sede) e che, all’avvento del nazismo, portarono alla sua chiusura definitiva (1933).
Un altro collegamento che ha spinto il Liceo Artistico “Cantalamessa” ad approfondire il Bauhaus è stato il fatto che Ivo Pannaggi, sul quale la scuola negli ultimi anni ha lavorato molto con il progetto interdisciplinare “Arredo casa Zampini” realizzato in collaborazione con la Fondazione Carima, fu uno dei soli tre italiani a frequentare la scuola tedesca, proprio nel periodo finale a Berlino, prima della sua chiusura definitiva e fu anche il primo che scrisse un breve profilo di Gropius su una rivista italiana (l’articolo “Architetti europei: Walter Gropius”, La Casa Bella, 1932).
Molti elementi accomunano il Liceo artistico al Bauhaus: la presenza di un corso iniziale formativo ed orientativo, iI ruolo centrale assegnato alla didattica laboratoriale; il grande valore dato alla tradizione artigianale, ma anche la costante attenzione alle trasformazioni estetiche, alle innovazioni tecniche, ai mutamenti ed alle esigenze del mondo del lavoro e della produzione; il particolare rapporto tra studenti e docenti (“maestri” e non professori li chiamava Walter Gropius), l’interdisciplinarietà come pratica quotidiana, la collaborazione progettuale tra discipline teoriche e discipline pratiche; l’idea che la creatività dello studente vada educata, resa consapevole e definita attraverso l’acquisizione di una corretta metodologia progettuale.
Gli stessi indirizzi del Liceo Artistico “Cantalamessa” di Macerata, “Architettura e Ambiente”, “Arti Figurative”, Audiovisivo e Multimediale”, “Design dei Metalli” e “Design della Moda”, richiamano per molti aspetti le specializzazioni su cui erano strutturati i tre anni conclusivi del Bauhaus.
Gli studenti hanno dunque trovato molti agganci significativi tra ciò che quotidianamente vivono e la teoria e la pratica del Bauhaus, una scuola che prima di altri si aprì in maniera positiva al nascente dominio della produzione industriale anche nei campi tradizionalmente destinati all’”artista”. Anzi, ciò a cui Gropius puntava, e cioè all’unione di arte, artigianato e industria, e dunque alla formazione di una figura nuova che potesse “fondere in sé le qualità di un artista, di un tecnico e di un uomo d’affari” (quello che oggi è il Designer) è una delle finalità del corso di studi del Liceo Artistico.
L’esposizione vuole mettere in evidenza questi agganci (questa sorta di “eredità”), sia con testi e immagini, sia con alcuni manufatti che gli studenti hanno realizzato ispirandosi al Bauhaus. Tra questi in particolare alcuni abiti, già protagonisti della sfilata finale dello scorso anno scolastico in Piazza della Libertà e poi in altre sedi in cui hanno suscitato grande interesse tra i professionisti del settore, i mobili dello studio di Walter Gropius e alcuni video che testimoniano come lo “spirito” del Bauhaus possa concretizzarsi ancor oggi non solo nella grafica, nel design, nell’architettura e in genere in tutte le cosiddette arti applicate, ma anche nelle nuove arti e nelle tecnologie della moderna comunicazione.
Nell’impostazione iniziale del progetto, la mostra avrebbe dovuto svolgersi nella sala polivalente del Liceo Artistico “Cantalamessa”, ma, a causa della costante crescita del numero degli iscritti, la sala in questo anno scolastico è stata trasformata in tre aule. Dunque ciò che viene ora esposto a Palazzo Pellicani Silvestri costituisce solo una parte dei lavori degli studenti che, vista la prosecuzione del progetto, potranno essere integrati e proposti in seguito in altre esposizioni.
L’inaugurazione della mostra è prevista per le ore 10.00 di sabato 12 ottobre, con la gradita presenza di autorità ed esperti, ma essa è aperta a tutti coloro che vorranno intervenire. La mostra sarà poi visitabile tutti i giorni, dalle 10.30 alle 17.30, fino al 3 novembre.
Si rammenta infine che un’altra esposizione, “La casa del futuro”, curata dal Liceo Artistico insieme all’Università degli Studi di Macerata, e collegata anch’essa al progetto d’istituto “Bauhaus 100”, è installata nel cortile e nei locali di Palazzo Ugolini, in Corso Cavour 2 a Macerata, e può essere ancora visitata liberamente.
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Benevento: "Rivestiamoci di...", una sfilata all'Auditorium 'Tanga' nel nome della lotta alla violenza di genere
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Benevento: "Rivestiamoci di...", una sfilata all'Auditorium 'Tanga' nel nome della lotta alla violenza di genere. Si terrà domani alle 18:00, presso l'Auditorium Spina Verde 'Alfredo Tanga' a Benevento, 'Rivestiamoci di...', la sfilata di presentazione della prima produzione di cucito creativo e riciclo realizzato dalle donne che si sono ribellate alla violenza di genere che per l'occasione saranno modelle degli stessi abiti che hanno prodotto. Dopo l'introduzione di Maria Fanzo presidente della società cooperativa 'Nuovi Incontri', interverranno il dirigente Servizi al cittadino del Comune di Benevento e coordinatore Ambito B1 Gennaro Santamaria, l'assessore alle Politiche sociali e alla Lotta alla violenza sulle donne Carmen Coppola, mentre le conclusioni saranno affidate al sindaco di Benevento Clemente Mastella. L'iniziativa è stata promossa da Violab che è un laboratorio di cucito creativo e riciclo nato nel dicembre 2022 per offrire alle donne che sono nel circuito della rete Antiviolenza uno spazio di rinascita. Il progetto si è concretizzato grazie al finanziamento dell'Ambito B1 che ha intercettato le risorse regionali relative al 'Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità'. E' stato successivamente sempre l’Ambito B1 a presentare un progetto di Potenziamento della Casa di Accoglienza per donne maltrattate “Viola”, unica presente sul territorio e gestita dalla coop sociale Nuovi Incontri. Nel progetto si prevede l’allestimento e l’attivazione di un laboratorio protetto, dove le donne possono effettuare un percorso di educazione al lavoro, in particolare con corsi di formazione e tecniche di addestramento nell'esecuzione di abiti e prodotti di sartoria. Il laboratorio sartoriale che si conclude con l'evento di domani 'Rivestiamoci' rientra nell'ambito delle iniziative che l'Ambito B1, di cui il Comune di Benevento è ente capofila, promuove per il contrasto ad ogni forma di violenza di genere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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barbaraspinozzi · 6 years ago
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Questa it-bag - collezione sfilata autunno inverno 2018 2019 "Fashion Devotion" - in cui sono rappresentati i due stilisti Domenico Dolce & Stefano Gabbana è una vera e propria opera d'arte da indossare. Sofisticata e scenografica a tal punto che basterà indossarla per rendere il look meno anonimo e cool e valorizzare il look più disinvolto. Con questa speciale borsa bella, contemporanea, attuale si respira un'aria frizzante, briosa, spumeggiante. Cura, ricercatezza e qualità creano una borsa unica. Borsa infatti creata con sofisticate tecniche artigianali e materiali di pregio. Un pezzo unico perfetto per le più giovani ma anche per le signore al passo con le tendenze. Inoltre a caratterizzarla sempre tocchi femminili come il lucchetto decorativo con il fiore o piuttosto le rifiniture in colore oro che donano quel tocco di eleganza che non manca mai nelle creazioni del duo creativo siciliano Domenico Dolce & Stefano Gabbana. Look dove l'ironia dei dettagli crea l'atmosfera perfetta per il periodo più speciale dell'anno. #FashionDevotion #DolceBox #DGFW19 #mfw #DGGirl #DGWomen #DGStyle #madeinitaly🇮🇹 #DolceGabbana @dolcegabbana #DolceGabbanaCommunity @dolcegabbanacommunity #DomenicoDolce #StefanoGabbana @stefanogabbana #FashionSinner #lamodaèbellezza #lamoreébellezza #DGMillennials #Repost @zh.olga.5862 ・・・ #dg #dolcegabbana #fashion #style #ilovedg #ilovedolcegabbana #buy #boutique #italianstyle #dolcebox #exclusivebag #fashionhouse (presso San Benedetto del Tronto) https://www.instagram.com/p/Bq4PG66nBjd/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=f6g4m1ldnv1c
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virginiamurrayblog · 6 years ago
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La primavera estate 2019 di Proenza Schouler. Uno sguardo da insider
Proenza Schouler p/e 2019
Proenza Schouler p/e 2019
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Proenza Schouler p/e 2019
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di Liam Freeman
Settembre: è quel periodo dell’anno che i francesi chiamano la rentrée, il rientro dopo la pausa d’agosto in tutto il Paese. È un modo di dire che porta con sé una sensazione di ottimismo, di nuovi obiettivi, di novità. Proenza Schouler, il brand americano infinitamente cool fondato da Lazaro Hernandez e Jack McCollough, compagni nel lavoro e nella vita,  dopo aver sfilato con le due ultime collezioni a Parigi, quest’autunno è di nuovo di scena alla New York Fashion Week.
Gli ospiti della presentazione di lunedì potrebbero restare stupiti dall’equilibrio che McCollough e Hernandez, la cui fan base di fedelissimi comprende le attrici Chloë Sevigny e Kate Bosworth, mostrano nella collezione Primavera/Estate 2019. Vogue è andato nell’atelier dei due designer a SoHo, Manhattan, pochi giorni prima della sfilata, per scoprire che l’addio a Parigi è contraddistinto da un’estetica minimalista che si basa su idee di collaborazione e inclusione.
“L’ispirazione per questa collezione è stata duplice,” spiega Hernandez quando ci incontriamo ai fitting. “Ovviamente stiamo tornando a New York e volevamo ritrovare le nostre origini e focalizzarci davvero sulla nostra città, sulle nostre esperienze qui, sul nostro universo, i nostri  amici, il team creativo.” E fra quelli che fanno parte del loro universo, e che stanno svolgendo un ruolo attivo questa stagione, ci sono le artiste Olympia Scarry e Bunny Rogers, che sono passate dal front row alla passerella per indossare alcuni look della collezione. Ashley Brokaw, che collabora con i due designer da molto tempo ed è la casting director di tutte le campagne di Prada e Miu Miu degli ultimi sei anni, ha reclutato Amber Valletta (che è il volto della campagna a/i 18 del brand) e Gemma Ward, icone fashion degli anni 90 e 2000, rispettivamente. “Un mix variegato di ragazze, un gruppo grande e inclusivo, molto rappresentativo dell’America di oggi,” aggiunge McCollough.
L’altra fonte di ispirazione era la voglia di esplorare qualcosa di nuovo dal punto di vista dei tessuti. Nel corso del loro ‘capitolo parigino’, come lo chiamano i due stilisti, il loro lavoro si era focalizzato sempre più sul savoir faire francese, ed elementi come piume, ruche e pizzi dominavano la collezione primavera/estate 2018, mentre il macramè era una presenza importante per l’ autunno/inverno 2018. “Ci stavamo spingendo oltre i nostri limiti, era la nostra risposta al fatto che sfilavamo insieme a brand come Dior e Chanel” racconta Hernandez. “Ma non volevamo più dipendere da questi cliché, e la sfida creativa è stata, appunto,  quella di tornare all’essenza delle cose”.
“E questo significa che abbiamo usato materiali, per così dire, poveri”, continua McCollough mentre andiamo a vedere le ‘styling board’. “Tutta la collezione è stata realizzata in cotone e denim, con qualche piccolo dettaglio in pelle e qualche ornamento”. Nelle foto delle ‘styling board’ le modelle indossano blazer decostruiti con camicie marmorizzate, abiti in denim in varie tonalità con bretelle stile salopette, e stivali morbidi in pelle stretti alla caviglia. Gli abiti possiedono lo stesso sereno minimalismo di un dipinto di Agnes Martin, sono i vestiti della pioniera del 21° secolo.
Se per le collezioni di Parigi i due designer si erano rivolti a esperti artigiani, per la p/e 19 hanno collaborato con specialisti del denim a Los Angeles per sperimentare diversi lavaggi. “A ogni nuova collezione collaboriamo con piccoli gruppi di persone dal talento straordinario”, afferma Hernandez. “Utilizziamo tecniche che solo questi esperti del denim conoscono, ma chiediamo loro di applicarle con un approccio couture. Non avevano mai creato abiti simili prima d’ora”.
Hernandez e McCollough sono ormai nel business da quasi vent’anni, avendo lanciato Proenza Schouler (il nome del brand è composto dai cognomi da nubili delle loro madri) nel 2002, dopo che la loro collezione di laurea alla Parsons School of Design, come è noto, era stata acquistata da Barneys. Negli anni, “hanno sviluppato un metodo ‘abbreviato’, facciamo le cose in modo più veloce di un tempo”, dice McCollough. “Di solito si inizia con uno scambio di idee fra di noi su quello che ci sembra adatto e rilevante in quel dato momento, ovvero che direzione vogliamo dare alla collezione, sempre mantenendo intatto lo spirito della donna Proenza.”
I due stilisti ci spiegano che il passo successivo è quella della ricerca:  “Attacchiamo foto sulle pareti, poi le stacchiamo, le riesaminiamo, le rimettiamo al loro posto”. E dopo aver terminato vari cicli di studio di questo tipo, i due stilisti si rifugiano nella loro casa di campagna in Berkshires, nel Massachusetts, dove restano una decina di giorni e disegnano bozzetti anche 12 ore al giorno. “Ci ci diamo il ritmo l’un l’altro”, spiega McCollough. “Magari io disegno un dettaglio su una giacca che poi Lazaro mette anche su un abito, ad esempio”. Alla fine hanno pronta una pila di bozzetti il cui numero viene poi ridotto, fino a ottenere una collezione coerente. I bozzetti vengono poi passati alle loro sarte che iniziano a realizzare le prime tele (la versione di prova di un capo), che poi vengono provate su una modella finché non si ottengono il taglio e la forma desiderati. Il modello finale viene messo in produzione.
Ma il metodo seguito per la p/e 19 è stato piuttosto diverso, anche perché i due stilisti hanno incluso nel loro scambio di idee iniziale l’artista tedesca Isa Genzken, nota soprattutto per le  sue gigantesche rose di metallo e per i suoi manichini ‘sovversivi’. Hernandez e McCollough ammiravano da tempo i lavori dell’artista e alla fine hanno stretto amicizia con lei in occasione di un viaggio a Berlino la scorsa primavera. I due designer descrivono la collezione p/e 19 non tanto come una collaborazione con Genzken quanto come un “dialogo creativo”. Hanno mandato all’artista alcuni dei loro capi, e lei li ha messi su uno dei suoi manichini che sarà esposto nello spazio della presentazione. In questo modo l’artista è stata un po’ la loro musa. “Questo scambio fra il suo lavoro e il nostro diventa, a sua volta,  il punto di partenza per le nostre creazioni,” dice Hernandez, “in modo molto simile a come lavoriamo noi, in un certo senso”.
Se c’è una cosa che Hernandez e McCollough si sono concessi quando hanno scelto di prendersi una pausa dalle sfilate a New York ogni settembre e ogni febbraio, è il tempo per sperimentare. “Non devi restare fermo o bloccato su un certo modo di fare le cose: puoi essere molto più fluido e molto più libero nel modo in cui esplori nuove idee”, afferma Hernandez. “In particolare, con un’azienda indipendente come la nostra, possiamo essere più flessibili.”
“Chi può dirlo?”, conclude McCollough ridendo. “Magari la prossima stagione sfileremo a Londra.”
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cinquecolonnemagazine · 4 years ago
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Lonely Planet: la prima guida dedicata alla Campania
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I luoghi della cultura ancora poco noti al grande pubblico, passeggiate suggestive lungo sentieri affascinanti, tour enogastronomici ed esperienze destinate sia a chi non conosce ancora la regione sia a chi la vive quotidianamente. Questo e altro nella prima guida dedicata all’intera regione realizzata dalla casa editrice Lonely Planet, società che pubblica le guide più vendute in Italia e nel mondo. Il progetto è stato promosso con il contributo della Regione Campania tramite Scabec, Società Campana Beni Culturali, che ha supportato la realizzazione del testo nell’ambito del progetto campania>artecard, il pass regionale che racchiude l’intera offerta del patrimonio culturale campano e che offre la possibilità a turisti e a residenti di accedere a castelli e dimore storiche, chiese e complessi monastici, musei e parchi archeologici, parchi e grotte naturali. NAPOLI  “A Napoli si viene per il suo fascino cangiante, frutto forse delle tante influenze culturali o del ritmo pulsante che scandisce la vita dei suoi sagaci abitanti, abituati a improvvisare e a badare più alla sostanza che alla forma.” È questo l’incipit con cui inizia nella Lonely Planet dedicata alla Campania il percorso letterario nel capoluogo di provincia. Una visita che va oltre la bellezza già apprezzata del centro storico, il cuore viscerale della città. Un viaggio che conduce nella storia dei principali luoghi della cultura della Nea Polis, dei suoi quartieri più veraci, dell’incontro tra sacro e profano dei vicoli e delle strade, del suo street food e dei murales urbani. Non solo Napoli ma anche Campi Flegrei, il Vesuvio, la Penisola Sorrentina, le isole del Golfo. Territori toccati a fondo, fino a raggiungere l’anima di un luogo sospeso tra il mito e la leggenda. “Napoli è un pezzo unico: un viaggio verticale dalle tenebrose catacombe e dai tunnel segreti fino ai quartieri alti dove tutto risplende, un’avventura che dal mare e dalle coste assolate conduce ai chiaroscuri del centro storico, autentico spaccato di vita tra miseria e nobiltà, e all’incontro con musei di portata mondiale”. SALERNO “Se siete interessati alle meraviglie della natura, allora il Cilentano non mancherà di sorprendervi”. È dalla costa cilentana che prende il via il tour della Lonely Planet nel salernitano per poi risalire in città, tra “le viuzze stropicciate del centro storico, con il loro tripudio di archi, odori marinareschi, chiesette profumate di antico, insegne vintage, colonne romane che fanno capolino dalle facciate scrostate delle case, dove si alternano alle architetture contemporanee che hanno rinnovato l’identità della città”. Una tappa che anticipa altre bellezze racchiuse in questa provincia, come la divina Costiera Amalfitana, il Vallo di Diano e gli Alburni. AVELLINO Poi è il turno di Avellino dell’Irpinia, “di una bellezza non convenzionale e tutt’altro che trendy, non per tutti”, una dimensione di unicità che si traduce in uno dei “pochi territori che sono in grado di trasmettere in egual misura la forza dirompente del proprio carattere: nessun evento sismico ha svilito le suggestive tradizioni radicate nei secoli; villaggi abbandonati e castelli in rovina sembrano rianimarsi sullo sfondo di una natura grandiosa, fatta di boschi, verdi vallate, montagne solcate da eremi, colline accarezzate da filari di vite o ulivi”. Un aspetto peculiare che si può ammirare non solo in città, una carica fortemente evocativa che si respira anche in siti culturali quali il Santuario di Montevergine, l’Abbazia del Goleto o l’area naturale di Mefite, luoghi che accendono atmosfere mistiche, suggestioni pagane e pura poesia. BENEVENTO “La provincia di Benevento non sfoggia località patinate come altre aree della Campania e non ha il mare azzurro e capolavori archeologici di risonanza mondiale. Tuttavia, non c’è bisogno di uno spiccato anticonformismo per innamorarsi del territorio: il capoluogo, per esempio, è una cornucopia di testimonianze artistiche di epoche diverse, e se fosse collocato in una regione meno affollata di meraviglie potrebbe certamente ambire a una più ampia notorietà”. È così che prende il via un’allegorica sfilata di borghi sanniti di “grandissima personalità”, un percorso che prende il via dalla scenografica “Sant’Agata de’ Goti, titanicamente aggrappata a una rupe di tufo, passando per Cerreto Sannita, con la secolare lavorazione delle ceramiche, e arrivando a Telese Terme, conosciuta per le terme e i ristoranti gourmet”. CASERTA Chiude il valzer delle province campane Caserta: qui “la fama della Reggia supera di molto quella della città, cresciuta nei secoli all’ombra di quella che è una delle residenze più sontuose della Penisola. Ma la provincia di Caserta ha un’offerta turistica tanto varia da poter accontentare le esigenze di qualsiasi viaggiatore”. Ci sono le immancabili rovine - “la Campania ha un passato davvero straordinario” - sparse tra Capua e Santa Maria Capua Vetere, ma anche l’archeologia industriale, a San Leucio. C’è la montagna immacolata del Parco Regionale del Matese e il silenzio conturbante dei villaggi di Sessa Aurunca. Troverete monasteri affrescati, castelli e borghi medievali. “Quella che per molti anni è stata solo la ‘terra dei fuochi’ oggi esibisce il fuoco della passione, con un brulicare di attività artigianali e sociali, che si pongono come rivincite nei confronti del grigio passato e promettono vittorie nel futuro”. La guida, di 432 pagine, è disponibile nelle principali librerie italiane, su lonelyplanetitalia.it e presso gli store online al costo di 24€. Gli autori che hanno realizzato la guida raccontando le bellezze delle nostre cinque province sono: Remo Carulli (Sorrento e la Costiera Amalfitana; Salerno e il Cilento; Avellino e l’Irpinia; Benevento e il Sannio beneventano) La sua passione per i viaggi è certificabile dall’età di cinque anni, quando, scommettendo con la sorella su quale fosse la capitale della Mongolia, vinse una caramella gommosa. Come psicoterapeuta, invece, si occupa di un altro genere di viaggi: quello delle persone che vogliono conoscere più a fondo se stesse. Tiene corsi di scrittura, gruppi di conoscenza sulle tecniche meditative, e insegna Psicologia Clinica all’università IUSTO di Torino. Ha pubblicato il romanzo Pensieri di un terzino sinistro (Zona Editrice, 2009) e il saggio La letterarietà del mestiere di psicologo (libreria universitaria, 2020), ed è stato coautore di svariate guide Lonely Planet alle regioni italiane. Luigi Farrauto (Campi Flegrei; Pompei, Ercolano e il Vesuvio; Sorrento e la Costiera Amalfitana; Capri, Ischia e Procida; Caserta e provincia) Ha un PhD in Design, ma visto lo scarso senso dell’orientamento disegna solo mappe. Ha vissuto a Porto, Amsterdam e Doha, è stato visiting researcher al MIT di Boston e docente a contratto in varie università italiane. Oggi vive a Milano, dove scrive guide Lonely Planet e testi di geografia per le scuole e reportage. Insieme ad Andrea Novali ha aperto il 100km studio, specializzato in segnaletica, mappe e wayfinding. Appassionato di cartografia antica e Medioriente, nel tempo libero studia l’arabo e il cinese. Adriana Malandrino (Napoli) Nata ad Ancona ma di sangue partenopeo, vivrebbe in un paese caldo circondata da animali, tavolette di cioccolato, carciofini sott’olio e leggendo libri lievi. Il viaggio per lei è sempre una sfida e un ritorno. Dopo molti colori di capelli, ha messo la testa a posto ed è rimasta un innocuo peperino, ama fare l’orto, raccogliere asparagi e fare ordine nel disordine per disordinare di nuovo. Dai sei anni ha sognato di fare l’etologa, la ballerina, la guardia forestale, la regista, ma è finita a organizzare festival e a fare la giornalista scrivendo di cibo (ama mangiare, non cucinare), teatro e viaggi, tentando di restituire l’anima dei luoghi e della gente, anche a chi potrà solo leggerne. Poteva andarle peggio. Read the full article
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paoloxl · 8 years ago
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A pochi giorni dalla giornata del 25 marzo in cui verrà celebrato a Roma il sessantesimo anniversario della firma dei trattati europei alla presenza dei capi di Stato dei paesi U.E. si intensifica la campagna mediatica attorno alle contestazioni al vertice. Ci dicono i giornali che l’allerta è massima. Il Mattino, Romatoday, Il Messagero riportano all’unisono una velina della Questura: nessun travisamento, niente caschi, migliaia di carabinieri e finanzieri a terra per le vie di Roma e nei punti nevralgici della città a sorvegliare i cortei e a far rispettare i divieti, sistemi di registrazione all’avanguardia. Un’attenzione che non sorprende ma che denota un’attenzione particolare da parte del Ministero dell’interno su una giornata di contestazione quasi fisiologica al netto dell’antipatia suscitata dall’UE in tutto il paese. Poi i brogliacci polizieschi sulla stampa confermano e danno seguito a quanto già anticipato dal decreto sicurezza Minniti: fermi preventivi e arresti in differita. Ovviamente col silenzio assenso dei paladini della “libertà di espressione”. Sappiamo bene che un processo di normalizzazione dello spazio della piazza va avanti ormai da decenni. I cortei devono essere una sfilata dell’opinione, un petizione gigante, un happening colorato. Non possono essere luogo in cui prende corpo il dissenso che attraversa il paese. L’operazione paura che precede ogni corteo è parte integrante di una gestione politica dell’ordine pubblico il cui obiettivo è esattamente la de-politicizzazione del conflitto e quindi l’impotenza politica del “cittadino”. A parte l’enfasi, quindi, nessuna grande novità? Secondo noi, c’è dell’altro. Ci sembra che la natura dell’operazione di dissuasione mediatica dalla partecipazione agli appuntamenti di contestazione al vertice si integra questa volta al tentativo di un effettivo cambio di passo nelle tecniche di contenimento del dissenso e del conflitto sociale: il 25 marzo si tenterà un rilancio e un’integrazione europea anche – e soprattutto – della gestione di polizia. L’incontro di venerdì scorso tra Marco Minniti e il commissario alla sicurezza dell’Unione Europea Julian King pone il sigillo a questa operazione. Leggendo tra righe dei comunicati stampa  della questura, ripresi a pappagallo dai giornali, emerge la volontà d’imporre una “gestione europea” della piazza, in cui il lo scontro è una variabile che dev’essere contenuta, isolata e depoliticizzata più che repressa. Annullare l’anomalia italiana che tenta di accompagnare alle pratiche conflittuali una loro intelligibilità pubblica, schiacciare la possibilità di una contaminazione e quindi di un riconoscimento sociale tra pratiche di piazza e rabbia diffusa nel paese, costruire i cortei come spazio marginale, luogo di paura dove si aggirano senza volto slegati dal malessere che attraversa la penisola. In questo senso la variazione del percorso del corteo convocato in piazza della Repubblica imposta dalla questura di Roma rappresenta bene un strategia in cui l’ordine pubblico è già strumento di lotta politica per mettere a tacere una nemicità che fa paura non per ciò che è ma per ciò che potrebbe rappresentare. Il nuovo concentramento in piazza di Porta San Paolo espelle di fatto dal centro città uno dei cortei di contestazione al summit più significativi della giornata, se non altro quello dove il campo della contestazione al vertice ha assunto le parole d’ordine più forti, relegandolo a un percorso tra lungotevere e muraglioni, lontano dalle zone del vertice e della città. La posta in palio nella giornata del 25 marzo, insomma, parallela a quella di uno spot per il rilancio delle istituzioni politiche del progetto europeo, è quella di una riduzione e un addomesticamento delle forme del dissenso a questa Europa e in particolare dei movimenti che vi si oppongono. Qui la forma è sostanza, il lato tecnico è politico. La gestione dell’ordine pubblico, il 25 marzo, non sarà un mezzo ma un fine. Il rilancio dell’Unione Europea, annunciato da Gentiloni come obiettivo di questo vertice, non può che poggiare sull’annichilimento del conflitto sociale e delle opzioni antagoniste che lo interpretano. Una conditio sine qua non dura ma ambivalente: anche un’inimicizia irriducibile a questa Unione Europea non può che sorgere sulla non addomesticabilità delle forme dell’ostilità da rivolgergli contro. La portata della partita è chiara, a noi di saperla giocare fino in fondo! Ci vediamo alle ore 14:30 in Piazza San Paolo a Roma da InfoAut
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fashioncurrentnews · 7 years ago
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New York Fashion Week: 4 talenti menswear di nuova generazione
La New York Fashion Week Men’s si è aperta con moltissime collezioni per la Primavera Estate 2019. Molti dei designer presenti sfilavano per la prima volta a New York, e questo mette in luce ancora una volta la forza e l’influenza crescente della NYFWM. Abbiamo scelto per voi il meglio delle collezioni di debutto.
Victor Li
Victor Li, nato negli USA ma cresciuto in Cina, ha presentato per la prima volta la sua collezione, che porta il suo stesso nome,  questa stagione da Housing Works a Soho. Li spiega, “Lo street style non è il mio stile. Mi piacciono i capi aderenti al corpo e i dettagli originali. Disegno per me, per il mio stile personale.” L’ex studente della Parsons spiega con precisione la sua impeccabile collezione fatta di giacche casual, tailleur moderni ed eleganti capi da giorno. Non sorprende quindi che abbia assoldato  Claudia Li, la designer della sua linea omonima nota per la straordinaria fattura dei capi,  come art director. Insieme i due hanno creato una serie di capi rilassati in colori prevalentemente neutri con tocchi di rosa delicato o verde, capi che si adattano perfettamente a uno stile di vita fra viaggi e divertimento, ed è senza dubbio ispirata dall’infanzia del designer che da piccolo ha viaggiato molto insieme alla sua famiglia. Uno dei capi clou è un cappotto in morbidissima pelle con coulisse in vita. La collezione di Li è realizzata con grande cura a New York utilizzando materiali acquistati in Italia, Francia e Giappone. Comun denominatore della collezione è una stampa disegnata a mano dal designer che raffigura il suo volto e quello di Claudia. E come questa stampa, anche il papillon è presente in vari look della collezione, e spuntano in posti inaspettati come, ad esempio, un taschino. “Per me si tratta di un esperimento.” dice Claudia. “Non mi ero mai occupata di
menswear prima, solo di abiti per donna. Sto facendo cose nuove e divertenti.” Saranno anche cose ‘divertenti’ per i due amici designer, che sono destinati sicuramente a grandi cose, e noi siamo intenzionati a tenerli d’occhio.
Nihl
Neil Grotzinger si è laureato alla Parsons e ha presentato la sua prima collezione, “Subservient Authorities.” Nato in Colorado, Grotzinger si ispira alle figure maschili archetipiche della storia che hanno costruito la loro identità su una mascolinità idealizzata, come il quarterback americano fino al midollo o il militare. Grotzinger prende questi archetipi e li sovverte. Nel backstage dopo la sfilata Grotzinger ha detto che “Si tratta di trasformare il concetto di autorità.” E spiega che quello che vuole mettere in discussione è perché noi, come società, consideriamo queste figure come autorevoli: “Si tratta di manipolare la percezione, prendere questo archetipo e portarlo verso una zona grigia, e lì  resta. Non è né femminile né maschile.” Nella collezione di Grotzinger si notano alcuni elementi sporty come shorts, sospensori, body da wrestling e pantaloncini da calcio con coulisse. Ma tutti questi riferimenti vengono decostruiti ed eroticizzati. Molti dei capi mostrano maliziosamente la parte bassa della schiena e molta pelle nuda, altri presentano corpetti con lacci.
Degna di nota è soprattutto la straordinaria abilità di Grotzinger nelle tecniche di ricamo couture, inoltre utilizza intricati disegni di paillettes come décor. E nella collezione ha inserito altrettanto dettagliati capi in stile ‘armatura’ realizzati con cotta di maglia.
Speriamo di vedere in futuro molte altre creazioni Grotzinger decorate con i suoi intricati disegni di perline.
Alessandro Trincone
Il designer italiano Alessandro Trincone ha sfilato per la prima volta alla NYFW con la collezione “Avvolgimi,” che intende dare a chi indossa i suoi capi il potere di essere se stesso, al di là degli stereotipi di genere. Il designer ha frequentato sia il Polimoda che l’Osaka Bunka Fashion College in Giappone e dice che l’ispirazione per i suoi modelli viene dall’infanzia passata a Napoli. È cresciuto in un ambiente conservatore, incapace di comprendere la sua sensibilità creativa, e per questo veniva preso in giro dagli altri ragazzini. Ma affrontare quel pregiudizio ha reso Alessandro e la sua vision ancora più forti. Questa stagione Trincone non si è certo contenuto, mandando in passerella i suoi modelli con indosso una serie di outfit in chiffon bianco, seta e tulle, di certo non stereotipi ‘mascolini’.
Abiti super-voluminosi grazie a una gran quantità di ruche e grandi cappelli. Trincone ha presentato anche molti capi con paillettes, fra cui un vestito sartoriale che si è fatto decisamente notare in passerella. Trincone è noto per aver vestito il rapper di Atlanta Young Thug per la cover dell’album “No my name is Jeffery.”
Sebbene decisamente genderless, l’eterea collezione di Trincone potrebbe essere una bellissima collezione donna.
  Willy Chavarria
Willy Chavarria ha offerto i riferimenti alla politica che latitavano palesemente sulle passerella NYFW, in particolare se consideriamo l’attuale clima politico in America e la posizione di Trump sull’immigrazione.
Per questa stagione Chavarria ha collaborato con il brand danese di indumenti da calcio  Hummel per una linea speciale di capi “see-now-buy-now” che saranno venduti assieme alla collezione PE19 di Chavarria. La collaborazione vuole mettere in luce la bellezza dell’immigrazione e l’impatto positivo che ha, e che ha avuto storicamente, sulla cultura americana. E il calcio è uno sport amato e giocato dai migranti, irregolari e non, negli USA e in tutto il mondo. Riferimenti molto forti allo stato cagionevole degli USA  sono visibili nella collezione di Chavarria: la parola “America” è scritta capovolta su una serie di capi e su una bandiera americana rovesciata. Anche le Torri Gemelle diventano elemento décor su una T-shirt casual, evocando un altro momento buio nella storia recente degli USA. Ma la frase più forte e intensa era “The Kids Are Not Alright” sul retro della maglietta dello stilista che tutti hanno visto quando Chavarria si è girato dopo i saluti al termine della sfilata. Sebbene un po’ cupa, è stato rinfrancante vedere come Chavarria ha usato la sua collezione per veicolare la sua consapevolezza, promuovere i suoi valori e, si spera, diffondere il suo messaggio critico e inclusivo, perché si senta forte e chiaro.
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