#teatro dell’opera
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1932, Excerpts of classes given by Italian maestro Nicola Guerra at the “Teatro Reale dell’Opera di Roma” in 1932. (Now simply called Teatro dell’Opera di Roma)
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Incanto di Natale al Regio: Lo Schiaccianoci conquista Torino
di Donatella Pinna Incanto di Natale al Regio: Lo Schiaccianoci conquista Torino Una serata incantata al Teatro Regio, dove Lo Schiaccianoci di Čajkovskij ha regalato emozioni senza tempo, applaudito da un pubblico rapito dalla magia del Natale. Una serata da sogno, capace di catturare la magia del Natale, ha animato Torino, venerdì 23 dicembre, con il Teatro Regio al centro della scena.…
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Alessandria: Successo per il Pomeriggio Dedicato all’Opera Buffa al Museo della Gambarina
Melodramma, storia del teatro e grandi autori del Settecento e Ottocento protagonisti dell’evento musicale con il Conservatorio Vivaldi di Alessandria.
Melodramma, storia del teatro e grandi autori del Settecento e Ottocento protagonisti dell’evento musicale con il Conservatorio Vivaldi di Alessandria. Il 21 ottobre 2024, il Museo della Gambarina di Alessandria ha ospitato un evento speciale, dedicato alla tradizione dell’opera buffa, un genere che ha segnato la storia musicale italiana tra il Settecento e l’Ottocento. Sotto la guida della…
#Alessandria#canto lirico#concerti Alessandria#Conservatorio Vivaldi#Cultura Musicale#didattica musicale#Donizetti#Duan Dongchen#Elena Bakanova#eventi culturali Alessandria#Falstaff#Giovani talenti#Giuseppe Verdi#Kaiqi Zhong#La mia cara Alessandria#Lei Min#melodramma giocoso#melodramma italiano#Museo della Gambarina#opera buffa#opera lirica.#performance musicali#Piercarlo Fabbio#Radio BBSI#Rossini#storia dell’opera#Sun Yiqing#Tang Yifan#teatro Guasco#teatro Municipale Alessandria
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DANILO REA_OPERA IN JAZZ
Per rendere “simpatico” il jazz al grande pubblico non c’è strada migliore che cercare di renderlo digeribile con ibridazioni e ammiccamenti con i ritmi della grande musica popolare. Operazioni simili si sono già viste alla televisione, per esempio per la danza, basta ricordare le trasmissioni televisive di Roberto Bolle che si è prestato a questa operazione di grande divulgazione (e quindi forse anche Andrea Bocelli andrebbe ascritto ai grandi divulgatori in campo musicale per la lirica). Un’operazione simile con il jazz la fa Danilo Rea che a JazzMI ha presentato, sabato scorso al Teatro della Triennale di Milano (ex-Teatro dell’arte), “Opera in jazz”, operazione piuttosto compressa, volta a portare il jazz a dialogare con i grandi interpreti del passato della lirica italiana. Pezzi ed arie celeberrime dell’opera lirica sono rielaborate al pianoforte in chiave jazzistica, mentre su uno schermo scorrono immagini, fotografie e filmati storici degli interpreti dell’opera. Si incomincia con una “Casta diva” nella memorabile e irraggiungibile interpretazione di Maria Callas da “Norma” di Vincenzo, Bellini, si prosegue con “Una furtiva lagrima” dall’ “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, cantata da Enrico Caruso, e via via fino ad arie meno consumate dall’uso, ma sempre di grande impatto, concludendo, per il bis, con la canzone italiana per eccellenza, ovvero quel “O sole mio” di Alfredo Mazzucchi e Eduardo Di Capua, celebrata, cantata e ricantata in tutto il mondo con una impennata di celebrità in questo nuovo millennio. E il jazz? Bisogna riconoscere che, nonostante queste operazioni siano sempre un po’ rischiose, il risultato è assolutamente pregevole, date anche le capacità tecniche di prim’ordine di Danilo Rea. Non era facile, come lo stesso Rea ha ricordato dal palco al folto pubblico, dialogare con un cantante o una cantante che in realtà non ti ascolta, la cui voce, anzi la cui registrazione monofonica della voce, proviene dalla notte dei tempi della musica riprodotta. Rea riesce eccellentemente nell’operazione, tanto che qualche aria sembra continuare naturalmente nella sua tastiera poliedrica. Se qualche dubbio resta, almeno a me, è il senso generale dell’operazione, come se il jazz non bastasse a sé stesso e altrettanto vale per l’opera lirica. Ma io oltre a non fare testo, sono sempre un po’ troppo esigente e un po’ troppo rigoroso, anche con me stesso, e queste “scampagnate musicali” mi sembrano sempre un po’ delle operazioni azzardate. Quelle che invece sembrano proprio di difficile digestione, sono le immagini proiettate sullo schermo, di una bruttezza e di un cattivo gusto esemplari: elaborazioni elettroniche di rose che fioriscono, fiocchi di neve da centro commerciale, bolle, riflessi, ombre e tramonti napoletani degni di una pizzeria. Forse, se proprio necessario, sarebbe bastato proiettare le rare immagini della Callas, di Beniamino Gigli, di Mario del Monaco o di Mascagni, Rossini e Puccini nel loro originale e fascinosissimo b/n. Spero soltanto che il Roberto Grossi che ha curato la parte video della serata, non sia lo stesso Roberto Grossi, ex studente nella mia stessa scuola e scenografo di mia conoscenza, perché sarebbe la fine di una amicizia…
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il prezzo della verità
21 agosto 1968, ore 4. Josef Koudelka, giovane fotografo praghese, viene svegliato da una chiamata di Marie Lakatosova, figlia di un musicista. “Sono arrivati i russi. Apri la finestra e ascolta”. Il rumore degli aerei militari squarcia il silenzio della notte. Koudelka imbraccia la macchina fotografica, riempie le tasche di pellicole e istintivamente si incammina verso la Radio.
Quel luogo sarebbe di lì a poco divenuto teatro di un’invasione da parte di quegli stessi russi che nel 1945 l’avevano occupato in segno di liberazione di Praga dall’oppressione nazista. La prima fotografia di 200 rulli Koudelka la scatta a un’auto d’epoca con a bordo quattro ragazzi intenti a suonare ininterrottamente il clacson per destare i praghesi dal sonno e chiamarli a raccolta contro gli invasori. Le strade iniziano ad animarsi. Arrivano i primi mezzi leggeri dell’esercito. La gente li circonda, non li lasciano passare.
Koudelka sfrutta a suo vantaggio lo stato di confusione che si era venuto a creare: da un lato, i cittadini avevano capito che, se non avessero agito in prima linea, nessuno avrebbe difeso i loro diritti e la loro libertà; dall’altro, i soldati cechi, mobilitatisi in virtù della decisione assunta dagli Stati del Patto di Varsavia, non riuscivano a capire perché la popolazione non volesse essere liberata dalle “forze controrivoluzionarie che minacciano l’ordine socialista”.
Le fotografie di Josef mettono in luce una realtà ben diversa da quella descritta dalle alte sfere russe. La sola sproporzione tra i carri armati del Patto di Varsavia e la popolazione appiedata e disperata dovrebbe essere sufficiente per rendersi conto dell’inesistenza di qualsivoglia forza controrivoluzionaria.
Dopo l’occupazione della Radio da parte dei paracadutisti russi, iniziano gli scontri con la popolazione: i blindati aprono il fuoco sulla gente uomini, donne e bambini vengono schiacciati sotto i cingoli, qualcuno disegna le svastiche sulle fiancate dei carri armati russi, altri eliminano la segnaletica della citta al grido di “il postino trova l’indirizzo, il bastardo no”. Simbolica l’immagine di un vecchio pronto a combattere contro un veicolo militare armato di un sampietrino.
Queste fotografie acquisiranno rilevanza internazionale per un caso fortuito.
Dopo essere stato scambiato per un cecchino mentre fotografava da una finestra, Koudelka affidò i negativi a un ragazzo, il quale li spedì a Radio Free Europe a Vienna.
Dopo averli recuperati due settimane dopo, il fotografo si lascerà convincere da un’amica critica d’arte ad affidarli a Eugene Ostroff, curatore dello Smithsonian di Washington, il quale le sottoporrà all’attenzione di Elliott Erwitt, allora presidente di Magnum, che decise di pubblicarle.
L’autore resterà anonimo fino al 1984 e le stampe verranno diffuse con il timbro “Photograph by P.P”, ossia “Prague photographer”.
L’anonimo praghese, così verrà definito, riuscirà a emigrare nel 1970 e non ritornerà in patria fino al 1991.
20 anni di esilio che gli costeranno l’impossibilità di rivedere i genitori se non in un’unica occasione, a Parigi nel 1977, quando venne pubblicata l’opera “Zingari”.
La copia che aveva loro dedicato restò sul tavolo della sala della casa di Koudelka, “era troppo pesante”, gli disse il padre, ma in realtà troppa era la paura che potessero riconoscerli come i genitori dell’anonimo praghese.
Fu così che Koudelka decise di aggiungere una dedica nell’edizione cartacea dell’opera contenente le fotografie sulla repressione della Primavera di Praga:
“Ai miei genitori che non hanno mai visto queste fotografie”
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When in Rome, Speak Like a Roman!
@edwardjspeleers IG
Ed is in Anantara Palazzo Naiadi Rome Hotel and is set in an impressively restored 19th-century palace, in Piazza Della Repubblica in the Eternal City of Rome, between the Baths of Diocletian and the Basilica degli Angeli.
The hotel’s overlooking Rutelli’s Fountain of the Naiads. The hotel is within walking distance of some of Rome's most famous sights, including the Spanish Steps, Trevi Fountain, Vatican, Teatro dell’Opera, and the Repubblica Metro Station is located opposite the hotel, enabling easy access to the whole of the city.
The Piazza Of The Republic Iconic Rutelli’s Fountain of the Naiads In Rome Italy 🇮🇹
#Rome #Italy #italiancoffee #CityofSevenHills #TheEternalCity #Rutelli’sFountainoftheNaiads #AnantaraPalazzoNaiadiRomeHotel
Posted 28th March 2024
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“Capurà’, è mmuort’ l’alifante!”
1742 -L‘ Alifante a BAIANO
Il 7 settembre del 1742 approdò, nel porto di Brindisi, un’imbarcazione a vela da carico (tartana) partita da Durazzo con a bordo un poderoso elefante indiano destinato a Carlo III di Borbone. Nel racconto popolare la notizia diffusa era che si trattasse di un dono del sultano ottomano Mahmud I al re del Regno di Napoli. E secondo lo storico Michelangelo Schipa: “si voleva con questo presunto successo in politica estera, rafforzare nell’interno il prestigio del nuovo re Carlo di Borbone”. In realtà fu acquistato dal conte Finocchietti su mandato del marchese di Salas, con lo scopo di compiacere il re che lo desiderava all’interno del suo serraglio.
La notizia del passaggio di questo pachiderma si diffuse nei diversi territori del regno, richiamando l’attenzione di tante persone di ogni estrazione sociale e suscitando enorme curiosità e stupore .
Il corteo attraversò l’abitato di Baiano e di questo singolare evento troviamo riscontro in un brano della raccolta di memorie della famiglia Foglia, il cui estratto è stato riportato da Antonio Iamalio nel libro “ LA VALLE MUNIANENSE”.
“ A' di 4 ottobre 1741 il Granvesirre de' Turchi mandò a regalare all’attuale Re di Napoli CARLO TERZO, infante di Spagna c gran Duca della Toscana, uno grossissimo Animale chiamato l’Alefante, il quale passò per mezzo la Piazza di cotesta nostra Terra di Baiano, et tanta soldati del Commissario di Campagna e turchi, che custodivano il med., il quale non è stato mai veduto da nessuno di questi Regni. Il detto Alifante pareva una montagna di carne, che fu uno gran portento; il detto nostro RE se lo tiene in Napoli dentro la tarcena (darsena) con grandissima spesa custodito.”
Chissà quanta meraviglia si manifestò tra i Baianesi nel vedere passare, sulla via Regia delle Puglie, il corteo con l’elefante destinato al re. Per tutti fu un evento insolito e una nuova esperienza di conoscenza, fino allora limitata a quella degli animali domestici che facevano parte del vivere quotidiano dell’epoca.
ll giorno 1 novembre di quell’anno l’elefante, scortato da soldati e gestito da sei turchi, con una lenta marcia, arrivò alla Reggia di Portici e fu accolto nello zoo privato affidandolo alle cure di un caporale del regio esercito.
Diventò subito una straordinaria attrazione con la possibilità di ammirarlo da vicino pagando una lauta mancia al caporale che lo accudiva.
Inoltre, fu fatto sfilare durante le parate ufficiali del re e perfino esibito nel 1743 a teatro San Carlo durante la rappresentazione dell’opera “Alessandro nelle Indie”.
Purtroppo, morì nel 1756, pare per un’impropria alimentazione, e il suo guardiano tornò alle ordinarie mansioni di sottufficiale, perdendo i benefici della notorietà e i vantaggi economici.
Per questa nuova situazione, i Napoletani, ai quali di certo non manca l’estro creativo e lo spirito canzonatorio, coniarono il detto “Capurà’, è mmuort’ l’alifante!” a evidenziare la fine di una situazione favorevole.
Lo scheletro dello sfortunato pachiderma fu trasferito, nel 1819, al Museo Zoologico, dove ancora oggi è esposto.
Angelo Piciullo
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L’attore è un «mostro», o piuttosto i mostri sono degli attori-nati, siamese o uomo-torso, perché trovano un ruolo nell’eccesso o nella mancanza che li affligge. Ma piú l’immagine virtuale del ruolo diventa attuale e limpida, piú l’immagine attuale dell’attore passa nelle tenebre e diventa opaca: avremo un’impresa privata dell’attore, una vendetta misteriosa, un’attività criminale o giustiziera particolarmente oscura. E questa attività sotterranea si manifesterà, si farà a sua volta visibile, a mano a mano che il ruolo interrotto ricadrà nell’opaco. Si riconosce il tema dominante dell’opera di Tod Browning, già all’epoca del muto. Un falso uomo-torso si consegna al suo ruolo e si fa veramente tagliare le braccia per amore di colei che non sopportava la mano degli uomini, ma tenta di riscattare se stesso organizzando l’omicidio di un rivale integro (Lo sconosciuto). Ne I tre, il ventriloquo Eco può parlare solo mediante la propria marionetta, ma si riscatta nell’impresa criminale che compie travestito da vecchia signora, anche a costo di confessare il proprio crimine attraverso la bocca di colui che era ingiustamente accusato. I mostri di Freaks sono mostri solo perché sono stati costretti a passare nel loro ruolo manifesto e solo attraverso un’oscura vendetta si ritrovano, conquistano uno strano chiarore che giunge tra i lampi a interrompere il loro ruolo. In The Blackbird, «l’attore» è colpito da paralisi nel corso di una trasformazione, quando stava per piegare il proprio ruolo di vescovo a un’intenzione criminale: come se il mostruoso scambio d’un colpo si raggelasse. Una lentezza anormale, soffocante, penetra in genere i personaggi di Browning, nel cristallo. In Browning non compare affatto una riflessione sul teatro o sul circo, come vedremo in altri autori, ma una doppia faccia dell’attore, che il cinema poteva cogliere solo instaurando il proprio circuito. L’immagine virtuale del ruolo pubblico diventa attuale, ma in rapporto all’immagine virtuale di un crimine privato, che a sua volta diventa attuale e sostituisce la prima. Non sappiamo piú dov’è il ruolo e dov’è il crimine. Forse era necessaria una straordinaria intesa tra un attore e un autore: Browning e Lon Chaney. Questo circuito cristallino dell’attore, la sua faccia trasparente e la sua faccia opaca, è il travestimento. Se Browning ha in tal modo raggiunto una poesia dell’indefinibile, sembra che due grandi film di travestimento siano eredi della sua ispirazione: Il delitto perfetto di Hitchcock e La vendetta di un attore di Hichikawa, con i suoi splendidi sfondi neri.
Gilles Deleuze
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Labirinto Luzzati
Un percorso biografico
a cura di Sergio Noberini
Genova University Press, Genova 2022, 80 pagine, Brossura, ISBN 978-88-3618-117-9
euro 22,00
email if you want to buy [email protected]
Il volume è la testimonianza della mostra omonima voluta dal Comune di Genova nel 2019 per ricordare Emanuele Luzzati a dieci anni dalla sua scomparsa. Il testo vuole documentare i criteri e i materiali dell’allestimento espositivo per sezioni corredate di testi e testimonianze. Luzzati, insieme a Paolo Poli, Aldo Trionfo, Alessandro Fersen e altri, è stato uno dei protagonisti della cultura del ’900, operando nel mondo del teatro, dell’illustrazione e del cinema d’animazione. La mostra è nata come traccia per un ciclo di esposizioni tematiche con approfondimenti e ulteriori materiali originali. La pubblicazione costituisce il primo appuntamento per documentare le numerose discipline ed esperienze artistiche di Emanuele Luzzati. Le cinque sezioni ripercorrono la carriera di Luzzati dalla formazione presso l’École des Beaux Arts di Losanne e le prime opere realizzate con la tecnica dell’incisione, per continuare con l’esperienza teatrale e la lunga attività nel campo dell’illustrazione e concludendo con la produzione ceramica, gli arredi urbani e navali e il cinema d’animazione.
Sergio Noberini è curatore dell’opera di Emanuele Luzzati fin dagli anni ’80 e da allora organizza le sue mostre in giro per il mondo. L’esperienza ventennale come responsabile del Museo Luzzati è confluita nel 2017 nella Lele Luzzati Foundation e nell’apertura di Casa Luzzati, spazio dedicato all’artista e, come da volontà di Luzzati, ad altri artisti e alla didattica d’illustrazione, scenografia, fumetto, ceramica, cinema d’animazione.
30/03/23
orders to: [email protected]
ordini a: [email protected]
twitter: @fashionbooksmi
instagram: fashionbooksmilano, designbooksmilano tumblr: fashionbooksmilano, designbooksmilano
#Labirinto Luzzati#Emanuele Luzzati#exhibition catalogue#Mostra Genova 2019#teatro#illustrazione#cinema animazione#ceramica#Sergio Noberini#fashionbooksmilano
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24/02-05/03/23 - "I Capuleti e i Montecchi" di V.Bellini - Teatro lirico "G.Verdi" - Trieste
Vi informiamo che, presso Teatro Lirico “G. Verdi” – Trieste, vi sarà, nell’ambito della Stagione Lirica e di Balletto 2022/23, l’esecuzione dell’opera “I Capuleti e i Montecchi” di V.Bellini. dettagli I CAPULETI E I MONTECCHIMusica di Vincenzo Bellini Tragedia lirica in due attiLibretto di Felice Romani Ed. musicali: Nomos Edition Maestro Concertatore e Direttore ENRICO CALESSORegia ARNAUD…
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Peppino Principe “Tango’s Concert for A. Piazzolla (Dance Remix)”
Esce venerdì 22 novembre 2024 in radio e nei migliori store con cd fisico “Tango's concert for A. Piazzolla (dance remix)” di Peppino Principe, un tango dedicato al Maestro A.Piazzolla attraverso nuove note pop del fisarmonicista scomparso nel 2018. Il CD fisico è distribuito da Self sotto etichetta BCM Records. Disponibile sempre da oggi su Youtube anche il videoclip ufficiale del brano. La sua fisarmonica, la Puglia, i 40 anni vissuti a Milano, i circa 20 anni in Rai, i tuoi in tutto il mondo e i 20 milioni di dischi venduti fanno del Maestro un indiscusso “Principe della fisarmonica”. Peppino Principe, Monte Sant’Angelo (Foggia) 1927 – Fermo 8 marzo 2018, milanese di adozione, studia musica e fisarmonica con il padre, Michele, insegnante molto apprezzato nella zona del Gargano. Nel 1940 si trasferisce al Nord con il fratello Leonardo, noto clarinettista jazz, e debutta a soli 13 anni, nell’estate del primo anno di guerra, come solista di fisarmonica classica nel celebre Caffè Pedrocchi di Padova. Dal 1943 al 1946 collabora con i comandi alleati per spettacoli musicali dedicati alle truppe, inizialmente a Bari e successivamente a Milano, sempre insieme al fratello Leonardo. Nel 1946 realizza la prima serie di registrazioni di musica jazz con la casa discografica “Parlophon Odeon“. Nello stesso, a Milano, vince il Referendum Jazz come “Miglior Fisarmonicista Jazz“. Nel 1959, assieme a Cino Tortorella, è il fondatore della storica trasmissione della “Tv dei ragazzi” della Rai, “Lo Zecchino d’Oro“. Alle prime due edizioni di Milano collabora come direttore, arrangiatore e fisarmonicista, nonché autore della sigla-marcetta su testo di M. Panzieri. A Pavia nel 1961 riceve l’ “Oscar Mondiale della Fisarmonica”, massimo riconoscimento internazionale. Nel 1964, a Milano, riceve per mano del presentatore Tony Martucci, l’ambitissimo premio “Ambrogino d’Oro“. Sempre nello stesso anno è al “Teatro Ariston” di Sanremo, come direttore e fisarmonicista con Mike Bongiorno e Domenico Modugno, vincitore con “Dio come ti amo”. Nell 1972 è protagonista, prima alla radio e poi alla televisione, degli spettacoli musicali “La Fisarmonica”, diretti da Gorni Kramer. Il mondo lo conosce anche come autore di musiche originali per fisarmonica: famose sono “El Bandito“, “Concerto n° 1 in La“, le trascrizioni del “Carnevale di Venezia“, il “Volo del Calabrone” ed altri brani con i quali ha venduto circa 40 milioni di dischi in tutto il mondo. Con la sua fisarmonica “Excelsior” si esibisce nei più grandi teatri del mondo: Conservatorio di Mosca, “Carnegie Hall” di New York, “Festival Hall” di Londra, “Sala Lisinsky” di Zagabria, “Gass Hall” di Tokio, “Colon” di Buenos Aires, “Teatro dell’Opera” del Cairo, “Sala Playe” di Parigi, nonché nei più importanti teatri italiani, tra cui il “Teatro alla Scala” di Milano.
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Giselle e Lo Schiaccianoci
a cura della redazione Giselle e Lo Schiaccianoci Un dicembre di danza e meraviglia al Teatro Regio.Con i solisti e il corpo di ballo del Balletto dell’Opera di Tblisi.Teatro Regio, dal 12 al 30 dicembre Dicembre al Teatro Regio si trasforma in un mese incantato, dove la tradizione natalizia incontra lameraviglia della grande danza. Quest’anno, il Balletto dell’Opera di Tbilisi ci conduce in…
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"La tragédie de Carmen" in scena a Casale Monferrato: Una Rivisitazione della Storia della Zingara Ribelle
Sabato 16 novembre, al Teatro Municipale di Casale Monferrato, la Lirica Tamagno presenta "La tragédie de Carmen", una rilettura dell’opera di Bizet che affronta il tema attuale del femminicidio.
Sabato 16 novembre, al Teatro Municipale di Casale Monferrato, la Lirica Tamagno presenta “La tragédie de Carmen”, una rilettura dell’opera di Bizet che affronta il tema attuale del femminicidio. Il Teatro Municipale di Casale Monferrato si prepara ad accogliere una rivisitazione potente e drammatica dell’opera Carmen di Georges Bizet. Sabato 16 novembre 2024 alle ore 20:30, l’Impresa Lirica…
#adattamento teatrale#Alberto Barbi#Alessandria today#biglietti Vivaticket#Carmen#Circuito Lirico Piemontese#cultura e riflessione.#Cultura piemontese#Danilo Formaggia#Don José#dramma e musica#emozioni sul palco#Escamillo#Femminicidio#Georges Bizet#Giuseppe Raimondo#Google News#Impresa Lirica Francesco Tamagno#Irene Molinari#Irene Molinari mezzosoprano#italianewsmedia.com#La tragédie de Carmen#libertà femminile#lirica e teatro#lirica piemontese#Lotta interiore#Micaela#Musica Classica#opera contemporanea#opera in Piemonte
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ROMEO E GIULIETTA
È tradizione ormai inveterata che tutti i registi teatrali, a cominciare dai più grandi, quando devono cimentarsi con un testo classico del teatro, cerchino nelle loro messe in scena di darne una versione “attualizzata”, cerchino insomma di ambientare l’azione nella contemporaneità. Sono pochi i registi che hanno resistito a questa tentazione. Così anche Mario Martone, uno dei più celebrati registi italiani (non solo teatrale, s’intende), ha ceduto al richiamo del “hic et nunc”, nella sua prima regia per il Piccolo Teatro di Milano, dove ha portato in scena “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1597. L’operazione, come è facilmente immaginabile comporta dei rischi notevolissimi: opere tanto perfette, fatte di equilibri delicati, orditi e trame calibratissime e veicolatrici di messaggi profondi, di morali solenni o di dubbi amletici, se non maneggiate con cura possono trasformarsi in patetiche boiate o ridicole rappresentazioni. Credo si possa dire che Mario Martone abbia superato più che brillantemente la prova che si presentava piuttosto ardua. L’apertura del sipario con il disvelamento della scena, ha subito fatto ben sperare: un colossale intreccio di rami di un gigantesco albero (o forse l’intersecarsi di più alberi), popolato dai protagonisti del dramma shakesperiano, con una carcassa d’auto e altre tipologie di rifiuti urbani, introducono Montecchi e Capuleti, molto più simili a due gang giovanili che non alle due storiche famiglie veronesi. Il rischio era elevato, non v’è dubbio, ma fin dai primi dialoghi, la bellezza del testo (voglio solo ricordare le funamboliche parole di uno strepitoso Mercuzio, (interpretato da Alessandro Bay Rossi), sembra valorizzata da questa ambientazione che, se da un lato propone una bucolica visione naturale, dall’altro sottolinea la crudezza della cultura urbana nella durezza delle dialettiche famigliari, tematica ben presente nel testo di Shakespeare, come sottolinea lo stesso Martone. Anche l’adattamento dell’opera originale, con ampi inserti di frasi e gesti idiomatici della nostra contemporaneità utilizzati da Chiara Lagani, non solo quindi semplice traduttrice, rende il testo agibile al presente. Se sulla trama è inutile indugiare, trattandosi di un capolavoro della letteratura e del teatro, è certamente utile interrogarsi sulla sontuosa scenografia di Margherita Palli. L’imponente albero, che deve molto alle “macchine ronconiane”, quasi un bosco in sospensione, permette agli attori di muoversi ed agire sui giganteschi rami utilizzati come spazi e camminamenti, mettendo quindi la “natura” del sentimento in luogo della “cultura” della città, quella Verona che fa da sfondo alla vicenda dei due giovani innamorati. Un po’ una contraddizione se vogliamo, anche in considerazione del fatto che gli scontri tra i componenti delle due famiglie sono di natura prettamente urbana. Trenta gli attori, quasi tutti giovani o giovanissimi sulla scena, un formicaio brulicante dove su tutti, non potevano che brillare i due eccezionali protagonisti Romeo (Francesco Gheghi) e Giulietta (Anita Serafini, 15 anni). Una recitazione intensa e mai forzata, un mondo d’amore disperato, ma sempre protetto dall’ostile mondo circostante. Allo Streheler di Milano fino al 6 aprile, disponibile per chi non si voglia perdere un “quasi-capolavoro”.
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Di Annalisa Valente Arriva domenica 1 dicembre al The Shaw Theatre di Londra la Bohème di Puccini nell'allestimento visto a luglio a Reggio Emilia. Direzione artistica di Mirko Matarazzo e direzione d'orchestra di Dimitri Scarlato. La Bohème diretta da Mirko Matarazzo e Dimitri Scarlato arriva a Londra La Bohème diretta dal Maestro Dimitri Scarlato arriva a Londra. Domenica 1 Dicembre alle 5.30pm presso The Shaw Theatre l’opera prenderà vita con la regia di Yaor Jacob e la direzione artistica di Mirko Matarazzo. Dopo il successo ottenuto il 29 e il 30 Luglio scorsi al Teatro Asioli di Correggio (Reggio Emilia) nell’ambito della prima edizione del Regium Lepidi Opera Festival, promosso proprio dal Tenore Matarazzo, che anche allora ne fu il direttore artistico, ora è Londra ad ospitare un’opera così importante e conosciuta in tutto il mondo. Promotore dell’iniziativa nella capitale britannica è stato proprio Scarlato, che già da fine estate ha iniziato a lavorare senza sosta per mettere in piedi un progetto ambizioso e non privo di difficoltà, a partire dalla composizione del cast e dalla ricerca dei fondi. “Si tratta di un progetto fatto per celebrare il centenario pucciniano all’interno della comunità italiana a Londra, che è molto vasta – ci spiega Dimitri - ed è per questo che ho chiesto il sostegno all’Istituto Italiano di Cultura. E poi c’è Il Circolo che sta attivamente aiutando, è quasi un partner perché nella ricerca dei fondi mi sta aiutando molto. E c’è anche la British Italian Society che è un altro sponsor”. Tra i sostenitori del progetto, anche Inca. Naturalmente le istituzioni sono state invitate alla serata, che sarà un appuntamento unico e da non perdere: “Il Console Generale ha confermato la sua presenza”. Quello del Maestro Scarlato non è l’unico tributo a Giacomo Puccini in questo anno che sta per avviarsi alla conclusione e che ha collezionato tanti eventi in omaggio al grande compositore italiano, in occasione del centenario della sua morte. Come la stessa opera, che sarà rappresentata, sempre a Londra, dalla Royal Opera House entro la fine dell’anno. Ma questa del Maestro Scarlato ha qualcosa di diverso, che si può benissimo definire una marcia in più. “Nel mio piccolo – sottolinea Dimitri - ho voluto fare qualcosa che non fosse soltanto per pianoforte e cantanti, in un piccolo ambiente; volevo fare una cosa un po’ più in grande, quindi mi sono imbarcato in questo sforzo, non soltanto economico, perché produrre un’opera coinvolge tanti aspetti. Avremo quindi una versione per più strumenti in modo da offrire un suono più importante, più bello, per sostenere il lavoro dei cantanti”. Quindi, eccoli qui, gli artisti coinvolti ne La Bohème di Domenica 1 Dicembre a Londra: - Zoya Gramagin - Mimi - Hassen Doss - Rodolfo - Lilian Tong - Musetta - Giuseppe Pelligra - Marcello - Gabriel Tufail Smith - Colline - Barnaby Beer - Schaunard - Yuki Okuyama - Benoit / Alcindoro - Katya Berdnikov - Un Ragazzo - Fernando Messulam – Parpignol Insieme a Dimitri Scarlato (direttore d’orchestra) e a Mirko Matarazzo (direttore artistico), il regista è Yaor Jacob, scelto direttamente da Scarlato per ricoprire questo ruolo, determinante per la buona riuscita della serata. “Si tratta di un mio allievo al Royal College of Music (dove Scarlato è responsabile del Masters in Composition for Screen, n.d.r.) che studia composizione per il cinema, viene dal mondo del teatro, del musical; l’ho contattato per sapere se avesse potuto interessargli fare la regia e lui ha colto la palla al balzo. Anche lui quindi è pienamente coinvolto come me nella realizzazione del set, nella scelta dei costumi (che comunque caratterizzano una versione moderna dell’opera), le luci, ecc. E’ una cosa bella anche per i giovani artisti che hanno l’opportunità sia di debuttare nel ruolo sia di mettersi alla prova con un titolo così importante, per acquisire esperienza professionale”. Ci sembra che le prerogative per un grande successo ci siano proprio tutte, non resta quindi che attendere la sera del 1 Dicembre perché le luci de La Bohème risplendano su Londra, che in quel momento sarà già immersa nell’atmosfera magica del Natale, quasi alle porte. Una serata unica, uno spettacolo unico, che sarebbe davvero un peccato perdere. Per esserci bisogna affrettarsi cliccando qui. Siamo sicuri che sarete in tanti. ... Continua a leggere su
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