#tasso di disoccupazione in italia
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Riassunto del giorno 3: pian di Balestra -Futa - San Piero a Sieve
- già che il gestore mi abbia preparato il panino Salsiccia pomodorini maionese, la giornata parte da Dio
- suono la campanella della vetta più alta del cammino e sento bestie correre ovunque. Colpa mia eh che suono campane alle 7
- oggi mi ero scritto “salita ma con poco dislivello “ si ma ziopera TUTTO INSIEME come il tasso di disoccupazione in Italia
- sbaglio strada perché “il giro di Galliano è più corto venite a trovarci!” non era segnato, mi sono perso, vaffanculo Galliano 4 km in più
- coppia di fagiani che scopano che vedendomi ai spaventano e mi attaccano mi sono cacato in mano (potevo tirargliela per difendermi)
- rubo l’acqua a un contadino che la mia l’avevo finita da 5 km (DUE LITRI AVEVO OGGI FINITI CON NIENTE AL KM 24)
- ritrovo la strada, entro in modalità soma e cammino come un mulo senza sentire niente tanto che Morosa chiama e manco mi ricordo che ha detto tanto ero focussato
- mi perdo in sto paese minuscolo e 7 fiorentini mi scortano al B&B uno mi invita a cena ma ho visto troppi documentari sul mostro di Firenze e ho cordialmente rifiutato
- il panino di stamattina l’ho mangiato alle 17
I km finali si annoverano a 36. Ho i piedi piatti sulle mattonelle per raffreddarlo
Indice disagio: 7/10
Indice abbronzatura ustione: 8/10 (LA CREMA LA METTO 4 VOLTE AL DI)
Bless del giorno: FAGIANI
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L’ho sempre detto e lo ribadisco oggi: la grande forza della destra è la capacità di mentire, mentire e ancora mentire a tutto e tutti senza provare la minima vergogna.
E stamani ne abbiamo un’altra prova: un’intervista della Tesei, figlioccia di Salvini, che ha dello scandaloso dalla mole di bugie che vengono dette. Scandalosa, moralmente oscena.
Smontiamogliene alcune.
“I disoccupati sono al minimo”.
L’ultimo dato annuale completo dell’Umbria (ISTAT, non Topolino) ci dice che in Umbria il tasso di disoccupazione è al 6%, penultima nelle regioni dell’Italia centrale dopo Toscana e Marche. Nulla di cui vantarsi, anzi.
“Abbiamo un tasso di occupazione più alto della media nazionale”.
Sì, vero! Perché il dato nazionale è purtroppo trainato al minimo dal Mezzogiorno, che abbassa vertiginosamente la media nazionale. Se però prendiamo il centro-nord… secondo l’ISTAT l’Umbria non solo risulta sotto la media, ma addirittura PENULTIMA regione, classificata 11° su 12° per tasso di occupazione.
“Prima che arrivassi in Umbria c’era immobilismo e mancanza di sviluppo economico”.
Sempre ISTAT: l’Umbria (qui si) è la PRIMA in classifica nelle regioni centro-settentrionali per incidenza di povertà relativa sulle famiglie. Siamo al 7,7% di famiglie umbre in povertà relativa contro una media del centro Italia del 6,5% e del Nord che è al 6,3%. Sul lavoro invece le farei notare che l’Agenzia Umbria Ricerche ci dice che qui gli stipendi sono inferiori rispetto al resto d’Italia: un impiegato guadagna meno dell’8,9% rispetto alla media nazionale, un apprendista il 5,8% e un operaio quasi il 7% in meno.
E mi fermo qui perché se entriamo sulla sanità (dove ha scritto delle cose indicibili) non si finisce più.
Questi sono FATTI, non chiacchiere. Sono numeri, dati precisi, e parlano chiaro: siamo al DISSESTO. È tutto nero su bianco.
E lei governa da cinque anni, non cinque giorni: cinque anni.
Lascia una terra impoverita e sarà il caso di mandarla a casa una volta per tutte.
Leonardo Cecchi
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UMANITA': QUALE FUTURO?
Gli eventi e i fatti di interesse politico, scientifico, climatico ambientale, si susseguono a ritmi talmente vorticosi e frenetici, che spesso si fatica ad afferrarne un qualsiasi senso. Da decenni ormai assuefatti, dapprima a conflitti o a bollettini medici da parte di organizzazioni che hanno spesso avvisato e informato su determinati rischi, poi sulle misure intraprese dai vari governi per rimediare a determinate problematiche, le persone comuni probabilmente non hanno avuto il sentòre di qualcosa di più "grande" che potesse loro tradirne la fiducia.
Il riferimento alla falsa pandemia del cosiddetto "Covid19" ne è la prova: studiato e elaborato il modo di fare impaurire le persone tramite un "virus", si sono poi spesi i "poteri forti" a inventare di sana pianta un "vaccino" che ne attenuasse le pericolosità e le letalità (ovviamente del tutto ininfluenti per non dire inesistenti) accelerando peraltro quello che è il progetto-programma dell' "Agenda 2030".
Un'agenda che è stata illustrata come l'anticamera di una società più evoluta, più attenta ai consumi, più responsabile e sensibile ai "desiderata" di chi -a parole- vorrebbe città più connesse tra di loro, più vivibili (qui, se detta agenda fosse un progetto davvero lodevole, si potrebbe anche accettare tale definizione), meno inquinate e con un'attenzione verso la salute propria e delle altre persone che passi anche scelte ecologiche lungimiranti.
Ma in realtà, questa "agenda", altro non è che una vera e propria "persecuzione" verso gli uomini davvero liberi, che da decenni e comunque da anni si attivano per un'agricoltura veramente sostenibile, in grado di "produrre" cure naturali, coinvolgendo sempre di più persone consapevoli attraverso progetti che guardino a un futuro nel quale l'autonomia sia l'essenza del vivere sano e civile.
Ma aldilà dell'aspetto "alimentare", altre sono le tematiche: certamente quello ambientale è al momento tra le principali pre-occupazioni di chi vorrebbe limitare gli spostamenti, creare zone nelle quali in 15 minuti si possa e anzi si debba spostarsi senza generare inquinamento! E non è una follia tutto ciò?
E che dire della "paranoia" dell' "elettrico"?
Presentato e illustrato come una soluzione all'inquinamento atmosferico, non è però stato chiarito come le componenti di una vettura di tali caratteristiche vengano create e soprattutto vengano estratte, generando a loro volta un impoverimento ambientale di portate talmente enormi che risulterà difficile riparare a tali danni (immaginiamo come l'estrazione del solo litio possa stravolgere l'habitat dell'Amazzonia, già di per sè "scempiata", e con le continue "depravazioni" ambientali verrebbe resa sempre meno abitabile.
E' finita qua? NO!!! Non dimentichiamoci dei moltissimi conflitti sparsi per il mondo, primi tra tutti quello russo-ucraino e quello israelo-palestinese. Tornando alla questione ambientale, ma le armi (ormai sono sovente in uso quelle automatiche) non producono a loro volta inquinamento?
I costi sempre più esorbitanti, oltretutto, stanno mandando in affanno molti cittadini, che si trovano alle prese con lavori sempre èiù stressanti, costretti spesso a ore di straordinario (e non sempre pagato!), trascurando così i loro affetti, e creando così il presupposto e le condizioni per una società sempre più schiava e sottomessa alle elites.
Altro? Forse le elezioni americane con la vittoria di Trump
potrebbero essere un punto di svolta a "U" se i programmi venissero rispettati per quelli che sono stati resi noti.
Rimangono moltissimi altri interrogativi al momento senza sbocchi significativi, e qui restiamo solamente in Italia, anche se l'affidarsi alla "Intelligenza Artificiale" rischia di creare un tasso di disoccupazione difficile e improbo da ridurre nel medio termine.
Altro grosso problema da affrontare?...La digitalizzazione forzata con lo scaricamento delle varie "app" (in particolare la "IO") spacciata per un progresso tecnologico di grande importanza quando in realtà è l'ultimo "ritrovato" per spartirsi i dati personali tra le varie agenzie private.
Insomma, la domanda del titolo "quale umanità" è destinata a rimanere senza risposta a lungo, ed è solo il continuo richiamo alla disubbidienza a qualsiasi forma di "legge" e all'applicazione di tali disubbidienze che possono ricompattare la società: e come spesso sta capitando da circa 5 anni ormai, sono situazioni che si vivranno e si affronteranno giorno dopo giorno, con l'auspicio che sempre più persone si allontaneranno dagli stereotipi di una politica sempre più sbagliata, e sempre più sia vicina la libertà dell'umanità!
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ORA ULTIMA: L'occupazione in Italia: un'analisi dei dati Istat #oraultima 👇
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💰Con un tasso di disoccupazione al 6,8% e 124mila nuovi occupati rispetto al trimestre precedente, i dati Istat rivelano un mercato del lavoro in crescita. Approfondisci le statistiche.
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Tu cosa ne pensi? Commenta qui sotto! 👇
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Nel secondo trimestre del 2024, l'Italia ha registrato dati contrastanti sul mondo del lavoro. L'Istat segnala un calo dello 0,2% delle ore lavorate rispetto al trimestre precedente, ma un incremento dell'1,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il PIL è cresciuto sia in termini congiunturali (+0,2%) che tendenziali (+0,9%). Gli occupati sono aumentati di 124 mila unità (+0,5% rispetto al primo trimestre), grazie a un incremento dei dipendenti a tempo indeterminato (+141 mila) e degli indipendenti (+38 mila), che ha compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-55 mila). Il numero dei disoccupati è diminuito di 84 mila unità (-4,6%), ma è cresciuto quello degli inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni (+32 mila). Il tasso di occupazione si è attestato al 62,2% (+0,2 punti), il tasso di disoccupazione è sceso al 6,8% (-0,3 punti), mentre il tasso di inattività si è mantenuto stabile al 33,1%. In luglio 2024, si è visto un ulteriore aumento degli occupati (+56 mila) e una diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,4 punti). Dal punto di vista tendenziale, gli occupati sono aumentati di 329 mila unità (+1,4%), con buone performance per i dipendenti a tempo indeterminato (+3,3%). Le posizioni lavorative dipendenti hanno continuato a crescere, aumentando dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Le ore lavorate per dipendente sono diminuite congiunturalmente (-1,0%), ma sono aumentate tendenzialmente (+0,3%). Il costo del lavoro ha mostrato un incremento significativo, con una crescita del 1,9% su base congiunturale e del 4,5% in termini tendenziali, principalmente a causa dell’aumento delle retribuzioni e dei contributi sociali. In questo contesto, si è aperto a Cagliari il G7 lavoro e occupazione, un incontro tra i ministri del lavoro dei Paesi del G7. La ministra del Lavoro italiana, Marina Calderone, ha dato il benvenuto alle delegazioni, enfatizzando l'importanza di garantire i diritti dei lavoratori in un'era di crescente digitalizzazione. I dibattiti si concentreranno sull'uso dell'intelligenza artificiale nel lavoro e sulla creazione di mercati del lavoro resilienti, sottolineando il ruolo cruciale del governo nell'occupazione femminile e nella valorizzazione del terzo settore.
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Tasso di disoccupazione Italia al 6,5%
FTSEMIB da 30517 a 34472
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ISTAT: Nel 2023 il tasso di occupazione in Italia ha raggiunto il valore più alto mai registrato
Grandi divari nel mondo dell'occupazione non solo tra le singole regioni, ma anche tra le singole province. Di recente Istat ha pubblicato i dati sull’occupazione nel 2023 a livello regionale e provinciale che permettono di analizzare com’è strutturato territorialmente il mercato del lavoro nel nostro Paese. Dove c’è maggiore occupazione Nelle province e nelle regioni settentrionali si registra un’occupazione più alta di quelle meridionali. Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Veneto sono le quattro regioni con un tasso di occupazione superiore al 70 per cento nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, mentre Sicilia, Calabria e Campania sono le uniche sotto il 50 per cento, con un’occupazione tra il 44 e il 45 per cento. In parole semplici, qui lavora meno di una persona su due. Bolzano, Bologna e Verona sono le tre province con il tasso di occupazione più alto, mentre le tre province con i dati peggiori sono Reggio Calabria, Crotone e Caltanissetta. Quest’ultima ha un tasso di occupazione che si ferma al 37,7 per cento, meno della metà di quello di Bolzano. Questa percentuale così bassa è dovuta in particolare al basso tasso di occupazione femminile che si ferma al 23,1 per cento, circa il 56 per cento in meno di quello maschile, che invece arriva al 52,6 per cento. Tutte le province registrano un tasso di occupazione più alto tra gli uomini rispetto alle donne (il cosiddetto gender employment gap), ma in quelle meridionali la differenza è molto più alta. A livello nazionale, il tasso di occupazione maschile è il 25 per cento più alto di quello femminile, mentre a Caltanissetta, Barletta-Andria-Trani, Crotone, Taranto e Napoli è superiore del 50 per cento. Che tipo di occupazione c’è Istat classifica gli occupati in cinque settori: il 4 per cento lavora nell’agricoltura, il 6 per cento nelle costruzioni, il 14 per cento nel commercio, il 20 per cento nell’industria e il 56 per cento nei servizi. Nel settore agricolo c’è una forte differenza tra il Nord e il Sud Italia: le regioni meridionali hanno generalmente una maggiore quota di lavoratori impiegati nell’agricoltura. Ragusa è l’unica provincia che supera il 20 per cento di addetti nell’agricoltura: 16 tra le 20 province sopra il 10 per cento si trovano nel Mezzogiorno, con l’eccezione di Latina, Grosseto, Asti e Cuneo. Viceversa, l’industria occupa più persone nel Centro-Nord. Superano il 40 per cento di occupati nell’industria le province di Vicenza, Fermo e Belluno e sopra il 30, tra le altre, ci sono Prato, Treviso, Brescia, Bergamo e Biella. Sotto il 10 per cento ci sono invece 12 province, di cui la maggior parte sono meridionali, con l’eccezione di Imperia, Grosseto e Roma. Nel settore delle costruzioni non emerge una chiara divisione, così come nel commercio. L’Aquila, Benevento e Rieti sono le province con la maggior quota di lavoratori nel settore edile (tra l’11 e il 12 per cento), mentre Firenze, Cagliari e Taranto sono quelle con la percentuale più bassa (tra il 3 e il 4 per cento). Nel settore del commercio le uniche regioni a superare il 20 per cento sono Imperia, Barletta-Andria-Trani e Forlì, mentre Trieste è l’unica sotto il 10 per cento. Infine, gli altri servizi impiegano tre lavoratori su quattro a Roma, Cagliari e Trieste, ma sopra il 60 per cento ci sono anche Aosta, Milano, Pisa, Napoli e Firenze. Nessuna provincia scende sotto il 40 per cento, ma al 41 per cento troviamo Prato, Vicenza e Fermo. Nel complesso il 79 per cento dei lavoratori italiani è dipendente e il 21 per cento indipendente, ossia lavoratori autonomi. Le province di Grosseto, Isernia, Savona e Benevento sono le uniche dove gli autonomi sono oltre il 30 per cento, mentre le percentuali più basse si registrano a Lodi e Gorizia con il 14 per cento. Quali province hanno più disoccupazione Nel 2023 il tasso di disoccupazione in Italia è stato pari al 7,7 per cento. Queste sono persone che non lavorano e che cercano attivamente una nuova occupazione. Chi non lavora, ma non cerca una nuova occupazione, è considerato “inattivo” ed è al di fuori delle forze di lavoro, che comprendono occupati e disoccupati. Napoli è l’unica provincia dove il tasso di disoccupazione supera il 20 per cento, anche se Messina è molto vicina con il 19,3 per cento. Oltre il 15 per cento, tra le altre, ci sono le province di Foggia, Palermo, Siracusa, Catania e Salerno. Registrano una disoccupazione sotto il 3 per cento le province di Monza e Brianza, Bergamo, Cremona e Bolzano. Nella provincia di Bolzano il tasso di disoccupazione è solo del 2 per cento. Sotto il 4 per cento, tra le altre, ci sono Bologna, Vicenza, Siena, Trieste e Verona. In generale nessuna regione del Nord ha un tasso di disoccupazione superiore al 7 per cento, mentre in cinque regioni meridionali si supera il 10 per cento. Dove ci sono più inattivi Nel 2023 il 33,3 per cento della popolazione tra i 15 e i 64 anni era inattiva: non ha lavorato o non ha cercato un lavoro. In questa parte della popolazione ci sono persone che non hanno bisogno di lavorare o che hanno smesso di cercare un’occupazione, sfiduciate dai risultati inconcludenti della ricerca. Anche in questo caso è netta la differenza tra il Nord e il Sud. Caltanissetta, Crotone e Reggio Calabria sono le uniche province dove oltre la metà della popolazione è inattiva, anche se Taranto e Caserta si avvicinano molto a questa soglia (49,8 per cento). Le uniche province con un tasso di inattività inferiore al 25 per cento sono Piacenza, Arezzo, Bolzano e Bologna. Read the full article
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Eurostat, disoccupazione febbraio Eurozona stabile al 6,5%
A febbraio 2024 il tasso di disoccupazione dell’area euro è stato del 6,5%, stabile rispetto a gennaio. Stabile a febbraio anche nell’Ue e pari al 6%. E’ quanto stima Eurostat. Secondo l’ufficio statistico dell’Ue in Italia la disoccupazione a febbraio è stata pari al 7,5%. Valori più alti in Spagna (11,5%) e Grecia (11%), ai minimi Ue Cechia (2,6%) e Polonia (2,9%) Riproduzione riservata ©…
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Quanti italiani ricevono un aiuto economico?
Un nuovo studio dell'Osservatorio Findomestic rivela un dato preoccupante: quasi il 30% degli italiani (29%) ha ricevuto un aiuto economico dai familiari negli ultimi mesi. La cifra, in crescita rispetto al 2023, evidenzia una situazione di difficoltà economica diffusa che colpisce una fascia ampia della popolazione. Le cause del problema - Aumento del costo della vita: L'inflazione galoppante e il caro bollette hanno reso la vita più costosa per tutti, in particolar modo per le famiglie con redditi bassi o medi. - Precarietà del lavoro: Il mercato del lavoro italiano è caratterizzato da un alto tasso di precarietà, con molti lavoratori che si trovano a dover affrontare contratti atipici, bassi salari e periodi di disoccupazione. - Povertà dilagante: La povertà in Italia è in aumento, con oltre 5 milioni di persone che vivono in condizioni di indigenza. Le conseguenze - Dipendenza economica: La necessità di ricevere aiuti dai familiari può creare una situazione di dipendenza economica e psicologica. - Riduzione della mobilità sociale: La difficoltà di far fronte alle spese quotidiane limita le possibilità di migliorare la propria condizione sociale. - Stress e disagio sociale: La precarietà economica può causare stress, ansia e depressione, con un impatto negativo sulla salute mentale e fisica degli individui. Le possibili soluzioni - Interventi strutturali: Il governo dovrebbe attuare politiche volte a ridurre la precarietà del lavoro, aumentare i salari minimi e rafforzare il sistema di welfare. - Sostegno alle famiglie: È necessario ampliare le misure di sostegno alle famiglie in difficoltà, come ad esempio il Reddito di Cittadinanza e gli assegni familiari. - Promozione della cultura del risparmio: Iniziative volte ad educare le persone a gestire al meglio le proprie finanze possono aiutare a prevenire situazioni di difficoltà economica. Un problema da non sottovalutare La crescente dipendenza degli italiani dagli aiuti economici familiari è un campanello d'allarme che non può essere ignorato. È necessario un impegno collettivo per contrastare la povertà, la precarietà del lavoro e l'aumento del costo della vita. Solo attraverso interventi strutturali e misure di sostegno adeguate si potrà dare risposta a questa problematica che affligge un'ampia fascia della popolazione italiana. Oltre alle soluzioni sopra elencate, è importante - Incoraggiare la solidarietà: Promuovere la cultura della solidarietà e del mutuo soccorso può aiutare a creare una rete di sostegno per le persone in difficoltà. - Combattere la stigmatizzazione: La povertà e la precarietà economica non devono essere stigmatizzate. È necessario sensibilizzare la società su queste tematiche e promuovere l'inclusione sociale. Aiuto economico, necessario ma da risolvere L'aiuto economico dai familiari rappresenta un importante sostegno per molte famiglie italiane, ma non può essere una soluzione a lungo termine. È necessario un impegno collettivo per contrastare le cause profonde della povertà e della precarietà economica e costruire una società più giusta e inclusiva. Foto di Mohamed Hassan da Pixabay Read the full article
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Smart city, Trento al primo posto tra i grandi comuni del nord
Smart city, Trento al primo posto tra i grandi comuni del nord. È Trento il comune medio-grande più smart del nord Italia e il secondo nella classifica generale dei capoluoghi intelligenti. Il riconoscimento è arrivato l’11 ottobre scorso, a Padova, in occasione della prima edizione del City Vision Score, la classifica che misura il grado di “smartness” di tutti i comuni italiani su una scala da 10 a 100. Insieme a Trento, tra i comuni più smart, si distinguono Firenze per il centro Italia e Cagliari per il sud, mentre la città capoluogo al primo posto del podio è risultata Milano, con Trento e Bolzano rispettivamente al secondo e terzo posto. Seguono Monza, Reggio Emilia, Bologna, Brescia, Roma, Padova e Bergamo. All’evento hanno partecipato il dirigente Giuliano Stelzer e il dirigente del servizio Innovazione e transizione digitale, Mirko Franciosi, che ha ritirato il premio. Trenta gli indicatori elementari analizzati dalla società di consulenza Prokalos e sintetizzati nelle sei caratteristiche che definiscono il concetto di smart city, per ciascuna delle quali sono state individuate cinque metriche misurabili attraverso open data. Smart governance, che tiene conto dell’età media degli amministratori attivi nella Pubblica Amministrazione, delle persone che interagiscono digitalmente con essa, dell’euro pro capite per l’aggiornamento digitale, della connettività o della velocità media di download e dei dipendenti comunali che hanno ricevuto formazione nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Economy, che valuta il reddito medio pro capite, le unità locali e gli addetti, il numero delle startup, il tasso di disoccupazione e gli addetti nei settori a elevata intensità di conoscenza. Environment, che misura la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la dispersione idrica, la quantità di suolo consumato e la qualità dell’aria. Living, che prende in considerazione la densità abitativa, il prezzo medio delle case, le condizioni abitative, la speranza di vita alla nascita e, in riferimento al tema della salute, il numero di posti letto ospedalieri. Mobility, esamina invece il parco veicolare privato, il ricorso alla mobilità pubblica e alla mobilità lenta, la concentrazione di veicoli a basse emissioni e la capillarità della rete dei punti di ricarica per i mezzi di trasporto elettrici. People, che ha come riferimento il numero di persone laureate, la presenza di luoghi della cultura, la parità di genere intesa come rapporto tra occupazione maschile e femminile, la partecipazione elettorale e il livello di digitalizzazione, calcolato sul numero di persone che hanno acquistato su internet nell’arco degli ultimi tre mesi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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GIOVANI TRA PRESENTE E FUTURO : LE LORO ASPETTATIVE E LE LORO FALSE ILLUSIONI
Emigrati italiani in America L’ITALIA E’ UN PAESE DOVE E’ ANCORA ALTO IL LIVELLO DI DISOCCUPAZIONEdi Monica Ponzo(Digital News 24) – L’ Italia, da molto tempo, è un Paese che ha risentito della problematica della disoccupazione e nonostante gli inefficaci interventi dei vari governi avuti, ancora oggi, il tasso di disoccupazione generale italiano si attesta al 15,5 % , mentre quello giovanile si…
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Istat, a luglio è salito il tasso di disoccupazione in Italia: è la prima volta dall’inizio dell’anno
DIRETTA TV 31 Agosto 2023 Il tasso di occupazione è sceso e quello di disoccupazione è salito, a luglio. Il dato certificato dall’Istat mostra la prima flessione dall’inizio dell’anno, e nonostante i dati siano migliori rispetto al luglio del 2022 resta da vedere se la crescita riprenderà nei prossimi mesi. 27 CONDIVISIONI Aumentano i disoccupati e gli inattivi, scendono gli occupati. A…
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Crisi economica: come si sta evolvendo e quali sono le conseguenze per l'Italia
L'economia globale sta attraversando un periodo di grande incertezza, causato da una serie di fattori, tra cui la guerra in Ucraina, l'inflazione e i tassi di interesse crescenti. La crisi sta avendo un impatto significativo sull'Italia, che è già uno dei paesi più indebitati del mondo. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, l'economia italiana crescerà del 2,5% nel 2023, in calo rispetto al 3,1% previsto a gennaio. L'inflazione, invece, è prevista al 7,4% nel 2023, in aumento rispetto al 6,8% previsto a gennaio. I principali fattori che stanno frenando la crescita economica italiana sono: La guerra in Ucraina, che ha causato un aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, con un impatto significativo sui costi aziendali e sui consumi delle famiglie. L'inflazione, che erode il potere d'acquisto delle famiglie e riduce la propensione al consumo. I tassi di interesse crescenti, che rendono più costoso per le imprese e le famiglie contrarre prestiti. La crisi economica sta avendo una serie di conseguenze negative per l'Italia, tra cui: Un aumento del tasso di disoccupazione, che è previsto al 9,3% nel 2023. Un aumento del deficit pubblico, che è previsto al 5,3% del PIL nel 2023. Un aumento del debito pubblico, che è previsto al 159,5% del PIL nel 2023. Il governo italiano sta adottando una serie di misure per mitigare l'impatto della crisi economica, tra cui: Aiuti economici alle imprese e alle famiglie. Interventi per ridurre i prezzi dell'energia. Investimenti in infrastrutture e ricerca. Tuttavia, queste misure non sono sufficienti a risolvere la crisi economica, che potrebbe avere un impatto duraturo sull'economia italiana. Secondo alcuni analisti, la crisi economica potrebbe portare a una recessione in Italia nel 2023. Una recessione avrebbe conseguenze ancora più gravi per l'economia italiana, con un aumento del tasso di disoccupazione, del deficit e del debito pubblico. È importante sottolineare che la crisi economica è un fenomeno globale, che sta colpendo tutti i paesi del mondo. Tuttavia, l'Italia è particolarmente vulnerabile a questa crisi, a causa della sua posizione debitoria e della sua dipendenza dalle importazioni di energia. Foto di Darko Djurin Read the full article
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Dal 2011 in Italia: Il pareggio di bilancio in Costituzione La gabbia del Fiscal Compact L'art. 91 dei TUE che stabilisce il tetto all'inflazione al 2% condannandoci al tasso di disoccupazione naturale dell'8% (NAIRU) La povertà assoluta raddoppiata Avanzo primario dal 1992
— Mario Calandra (@MariusKalander) Dec 7, 2022
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Per cosa vogliamo farci gli auguri oggi?
Per il numero di femminicidi in Italia da inizio anno?
Per la ragazza stuprata a Roma mentre andava a correre alle 7:30? Alcune persone hanno pure osato dire che la colpa è la sua, che le 7:30 è troppo presto.
Per il discorso di Barbara Palombelli a Sanremo che parla di donne vere, di donne italiane, di donne che si prendono cura dei figli e il resto? Le donne senza figli? Le donne in Italia non italiane? Le donne che non lavorano?
Per le azioni di certi esponenti politici del nostro paese e delle associazioni pro vita che si infiltrano ovunque e cercano ancora oggi di impedirci di abortire, che ancora una volta decidono per il nostro corpo?
Per il tasso di disoccupazione femminile che con i vari lockdown è aumentato vertiginosamente?
La tassazione al 22% sui prodotti igienici che utilizziamo quando abbiamo le mestruazioni?
Per *l* obiett* di coscienza fra medic*, farmacist*, anestesist* la cui percentuale è indecente?
Per le molestie sessuali che subiamo ogni giorno e dobbiamo pure sentirci dire “eh ma non si può più dire niente” “eh ma sono complimenti” “eh ma fattela una risata”?
Per tutte le vittime di stupro e violenza che non vengono ascoltate dalla polizia, dai tribunali e ti chiedono come eri vestita, dove andavi a quell’ora, ma prima hai detto sì poi dici no?
Per il dover essere sempre perfette, toniche, atletiche, sexy, pancia piatta, niente cellulite, sempre capelli fatti, sempre belle truccate, sempre un solo corpo standardizzato altrimenti non esistiti, puttane a letto, ma sante nella vita che se dici che ti piace scopare ancora sei una troia e ti meriti pure le foto del cazzo in chat, che se invii foto di te nuda, sei una troia, ricordandoci sempre che però alla controparte maschile quelle foto piacciono. Per questo?
Per il dover chiedere scusa se ci arrabbiamo altrimenti passiamo per isteriche che hanno bisogno di una scopata o ci chiedono se abbiamo il ciclo e che se ti arrabbi nessun* ti ascolta?
Ditemi per cosa vogliamo farci gli auguri? Perché onestamente vedo poche cose da festeggiare oggi e quella che ho fatto è una mini mini lista.
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"Preferirei di no..."
UNA NUOVA CLASSE OPERAIA?
«La pandemia ha creato una nuova working class?». La domanda se l’è posta da tempo il settimanale americano The Atlantic, mentre negli Stati Uniti alle prese con la Great Resignation i lavoratori che si sono dimessi dal lavoro a settembre sono arrivati a 4,4 milioni. Con piattaforme come TikTok, Reddit e Slack sempre più popolate da rivendicazioni su stipendi più alti, condizioni di vita migliori e sberleffi agli ex capi.
Nel frattempo, il gradimento per i sindacati in America non è mai stato così alto dal 1965. Secondo Shelly Steward, direttrice della Future of Work Initiative dell’Aspen Institute, il tasso si sindacalizzazione degli americani, nel 2020 cresciuto per la prima volta dal 1979, nel 2021 è destinato ad aumentare ancora.
Odiare il lavoro? Recode scrive che si sta vivendo un momento di «odio per il lavoro». Molti si aspettavano che, con la scadenza dei sussidi di disoccupazione, i lavoratori sarebbero tornati dietro scrivanie e banconi dei bar. E invece, nonostante l’aumento dei posti di lavoro di oltre mezzo milione nel mese scorso, ci sono ancora più di 4 milioni di lavoratori in meno nel mercato americano rispetto al periodo pre-pandemia. E questo accade nonostante si contino 10,4 milioni di posizioni aperte e 7,4 milioni di disoccupati.
Il problema è che molti di annunci prevedono paghe basse e condizioni di lavoro pericolose. O semplicemente non offrono la possibilità di lavorare da remoto. Non a caso, su LinkedIn si vede che quando si dà la possibilità di lavorare a distanza le candidature raddoppiano.
Chiedi a Google Le dimissioni si concentrano tra i posti di lavoro pagati di meno, in ristoranti, bar e commercio. Qualcuno ha provato ad alzare le paghe, ma non è bastato. Si chiedono ritmi di lavoro migliori, tutele e flessibilità. Secondo i Google Trend, le ricerche su come inviare un’email di dimissioni negli ultimi tre mesi sono schizzate in alto, sia in inglese sia in spagnolo.
Non di solo sciopero Intanto abbondano sui social post e video di chi racconta di essersi dimesso. Su Reddit la pagina “Antiwork” sta ottenendo grande successo, annunciando forme di mobilitazione come il boicottaggio del Black Friday. E in tanti stanno cercando di creare nuove rappresentanze sindacali, anche in grandi aziende come Starbucks e Amazon. Il mese di ottobre è stato definito “Striketober”, dopo che più di 100mila lavoratori di tutti i settori, compreso il cinema, hanno partecipato a varie azioni sindacali. E ci sono pure i cosiddetti “time millionaires”, che protestano rallentando i ritmi di lavoro e dedicando più tempo alla famiglia e al tempo libero.
Senza dimenticare quelli che provano a rinunciare completamente al lavoro con fonti di reddito alternative. Il movimento Fire, che sta per “Financial Independence, Retire Early”, punta a ridurre al massimo il costo della vita vivendo di piccoli investimenti. Mentre il gruppo WallStreetBets, esploso su Reddit con il fenomeno delle Meme Stock, mira a utilizzare piattaforme di trading come Robinhood per negoziare azioni, guadagnare e rinunciare al lavoro.
Orizzonti italiani Anche in Italia le dimissioni sono aumentate, anche se – come abbiamo raccontato più volte – ci sono ancora pochi dati per parlare di Big Quit come negli Stati Uniti. E pure in Italia sono cresciute le ricerche su Google su come comunicare le dimissioni al proprio capo. Non si vedono però grandi mobilitazioni all’orizzonte, fatta eccezione per le minacce di sciopero generale contro la manovra. Da noi, le rigidità del mercato del lavoro – unite al disastro sul fronte delle politiche attive – potrebbero frenare non solo il passaggio a un nuovo lavoro, ma anche l’aumento dei salari.
Come spiega L’Essenziale questa settimana, in assenza di un’offerta qualificata in Italia non è semplice passare da un posto all’altro. È per questo che i dati sulle dimissioni sono anche allarmanti: i 485mila che si sono licenziati nel secondo trimestre 2021 lo hanno fatto sapendo che lì fuori ci sono 2,3 milioni di disoccupati e che l’Italia è l’unico Paese in Europa in cui gli stipendi sono diminuiti anziché aumentare.
fonte: mailinglist Linkiesta.it, Corona Economy - by Lidia Baratta
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