#strozzinaggio
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Ciò che ho amato di lei
La trovai qualche anno fa, senza neppure cercarla. In panetteria. Come capita con tutte le cose veramente importanti delle nostre vite: scelgono loro dove trovarti e quando, perché semplicemente ti devono arrivare. Fu, la nostra, una storia qualsiasi. Tra due anime a caso su sette miliardi. In questo emisfero terrestre, nello stesso quartiere. Si sviluppò da subito una fortissima e magnetica attrazione, tra noi. Ne apprezzavo la discrezione e i sorrisi imbarazzati, sottintesi.
I modi controllati e assolutamente raffinati. Pian piano, l’aiutai a liberare in lei la sua versione più istintuale, soffocata e ingabbiata. Dai pregiudizi e dal bisogno di essere accettata dai suoi genitori, dai suoi modelli di vita. A Lucia ho insegnato che non deve nulla a nessuno, tranne che forse alla sua vera natura e ai suoi desideri. Che tutte le voglie sono lecite, sacrosante e vanno soddisfatte, a meno che non siano dannose per qualcuno.
E quindi giù domande:
-e allora l’amore? Se poi improvvisamente amo qualcun altro e poi tu soffri?
-fallo: lasciami. Capirò.
-ma che dici, scemo… e la lealtà, la coerenza, il rispetto…
-tutte cazzate messe su carta da chi non ha mai amato. L’amore è l’unica variabile caleidoscopica, imprevedibile e spietata nelle nostre vite. Nessuno che se ne sia mai lamentato, però…
-la gratitudine?
-certo: la gratitudine deve essere ovvia, ma non può trasformarsi in una invisibile ma pesante catena che ti condizioni nelle scelte, nei gusti; qualcosa che ti impedisca di vivere da donna libera, che ti faccia sentire vincolata a chi ti ha fatto del bene. Aiutare, fare del bene significano infatti semplicemente rendere libero qualcuno; nel corpo e nella mente. Solo questo. Altrimenti non è fare del bene: è mettere delle ipoteche sul cuore e sulla vita di quella persona. Pretendendo poi di riscuotere di continuo dei dividendi. Potremmo chiamarlo strozzinaggio dell’anima, direi. Ecco, si! Quindi, anche se si tratta di forzare la tua natura gentile, alla fine se proprio devi, per tagliare i legami tossici della mente sentiti pure libera di alzare il dito medio a chi ti ha ingabbiata nella sua rete di follia mentale. Credendo magari di farlo “per il tuo bene” e addirittura in buona fede.
Mi ascoltava e beveva le mie parole. “Un uomo è già mezzo innamorato di una donna che lo ascolti.” Certo: è proprio vero, giuro. E io quindi l’amavo ogni giorno di più. Crebbe anche sessualmente. Moltissimo. Sapeva fare cose che neanche una contorsionista innamorata... Lasciai il mio monolocale e mi trasferii da lei, nel suo appartamento più grande del mio, per vivere insieme. Iniziai a sentirmi sempre meno il maestro e ogni giorno di più l’allievo.
Era divenuta esperta nella stimolazione erotica: visiva e sensoriale in genere. Mi insegnava cose incredibili. Mi faceva godere da matti. Si dice che ogni uomo cerchi solo una donna bella e che voglia fare tanto sesso, fino a quando… non la trova! Comunque, posso dire che ci siamo amati senza barriere, limiti, pregiudizi o gelosie. Non volevo che lei.
Non cercavo che il suo corpo. Non amavo altre cose che non fossero il suo odore, le sue forme. Il suo seno poi era per me una vera fissazione. Lucia lo sapeva e ogni tanto, a tradimento e con la scusa di dover prendere qualcosa, mi sfiorava coi capezzoli turgidi il petto, il viso o la schiena. Questo dava regolarmente inizio a una mia incontenibile eccitazione. Non c’era pomeriggio in cui non finissimo a letto per amarci prima di cena. Anche quando avevamo avuto di che discutere. Anzi: quello dava più sapore all’amore.
Quella donna era un raro compendio di grazia, bellezza, forza e infine fiera, conscia sottomissione. La donna perfetta. Per me che sono pieno di difetti, fisse e debolezze atroci che mi mangiano da dentro. Durò fino a quando due anni fa per l’università non venne a vivere con noi Elena, sua sorella minore. Fui stoico: resistetti fino a che mi fu possibile. Ma quella ragazza era attraente nell'anima, oltre che nel corpo; mi prese il cuore da subito e pian piano me lo accartocciò.
Con un semplice sguardo mi passava da parte a parte. E lo sapeva, la piccola maliziosa. Mi fece a pezzi i ventricoli, dopo avermeli virtualmente leccati a lungo. Ogni tanto, se eravamo soli, si scopriva il seno, poi apriva la bocca e cacciava tutta la lingua fuori, nella posizione di ricevimento del seme per dieci secondi. E mi guardava fisso negli occhi. Oppure mi faceva vedere le sue grazie in trasparenza. Una dolce tortura. Restavo senza fiato e lei si divertiva. 'Ma io scherzavo', diceva. Per me lei invece costituiva un'inversione dei poli dell’asse terrestre.
Elena era fidanzata, al paesello. In città perciò si sentiva più libera. In breve, divenni segretamente cotto di lei. Be’, tra noi in ogni caso ci fu solo un bacio; languido e dolcissimo. Me lo diede lei a tradimento, in un pomeriggio in cui probabilmente sentiva un po’ più di trasporto verso di me. Io non riuscii a fare nulla per impedirlo. Non che l’avrei voluto, devo dire. Poi sorrise e come se avesse semplicemente bevuto un bicchier d’acqua se ne andò al cinema con gli amici. Io rimasi con un incendio nella mente e nell’anima. S’era prodotta una crepa, nel cemento armato che sino a quel momento mi univa a Lucia, la mia donna.
Cercavo di nasconderla. Maldestramente. Lei però se ne accorse immediatamente. Le confessai che amavo quella giovane Venere, che quella cerbiatta incosciente mi teneva in pugno senza forse neanche immaginare che uragano aveva scatenato in me. Un amore improbabile, disperato e impossibile. Destinato a squagliarsi, alla fine: te lo giuro! Ma lei niente.
Mi si negò da subito. Iniziò a darsi piacere da sola, per farmi morire di passione. Lo faceva piangendo, nel nostro letto. La sentivo, gemeva ma non mi consentiva neanche di toccarla. Per me era una vera tortura guardarla spogliarsi, averla vicina ogni sera più bella della precedente, calda e non poterla neppure sfiorare. Sentivo il suo odore trovare le mie narici e arrivare al centro esatto del mio desiderio.
Sentivo l’aroma meraviglioso della sua pelle di seta e dormendo spesso me la sognavo. Soffrimmo entrambi da cani. Il calvario durò solo sei giorni e poi tra me e la sorella infine Lucia non ebbe esitazioni: scelse quest’ultima. Mi buttò fuori senza tanti complimenti. Pur non avendo io fatto nulla di concreto. L’amore esce fuori dai tuoi pori.
Se ne accorgono tutti. Più è impossibile, scorretto e proibito, più ti cresce dentro. I limiti, le imposizioni e i divieti sono proprio ciò che lo fa lievitare maggiormente. Amare è il vero pane quotidiano degli esseri umani. A volte è un pane amaro ed è protetto da una spessa vetrina di convenzioni. O da un chiaro “non ti voglio più.” E allora sono guai.
RDA
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Hanno trasformato il lavoro in titoli di borsa, e i campi della terra in rendite, e tutti i valori reali della vita umana, l'arte, l'amore, l'amicizia in merci da comprare e intascare. Gli Stati sono delle banche di strozzinaggio, che investono il prezzo del lavoro e della coscienza altrui nei loro sporchi affari: fabbriche d'armi, intrallazzi e guerre omicide! Le fabbriche di beni sono dei lager di schiavi a servizio dei loro profitti. L’uomo era nato libero e loro l'hanno compresso a umiliato per farselo entrare nelle loro tasche.
Elsa Morante, La storia. (Pablo Picasso.) #capitalismo #storia
Professor X
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La corte dei miracoli 568
La nostra Bella Italia è la corte dei miracoli con biechi cialtroni che vi si aggirano col favore delle tenebre (cit. giorgina merdoni). Prendiamo la nostra primiera che quando le parlano del Mes (Meccanismo Europeo di Strozzinaggio), pensa solo si tratti di un bicchierino di Punt e Mes (l’Aperitivo Yes!) e corre subito al bagno di Bruxelles con Orban per non fargli apporre il veto sull’entrata…
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Transizione energetica: UE, strozzinaggio continuo - Gilberto Trombetta
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Ieri ho letto un libretto di quaranta pagine, della seconda metà dell'Ottocento, che raccoglie aneddoti su Giacomo Leopardi e la sua famiglia. L'ho letto in volata e mentre avevo un gran mal di testa, nel calore pomeridiano del mio salotto. Cosa mi è rimasto, di quelle quaranta pagine?
Su Adelaide, la madre. Era più buona e tenera di quanto è stato tramandato. Si faceva ingannare da marito e figli quando avevano bisogno di qualche soldino: bastava che le mostrassero dei libri presi dalla biblioteca, dicendole che erano appena arrivati ed erano da pagare; lei brontolava che quella casa di tutto aveva bisogno fuorché di nuovi libri, ma sganciava. E diede sottobanco a suo figlio Carlo dei soldi per farlo partecipare ad una gita di famiglia, talmente teneva alla sua presenza.
Sul padre: temuto dai visitatori del figlio Giacomo, per come lui lo dipingeva severo; in realtà accogliente ed ospitale: tale fu col Gioberti, che ne restò piacevolmente stupito. Di idee illuministe, convinto della bontà dell'esercizio fisico per la crescita dei bambini, teneva sgombre dal mobilio alcune stanze della casa in cui aveva approntato una sorta di palestra per loro, nella quale potevano anche giocare a palla, spesso insieme a dei cuginetti, che erano i benvenuti.
Sul fratello Carlo: da giovane ebbe molte avventure; gli riusciva facile approcciare le ragazze grazie al suo atteggiamento sicuro e alla sua avvenenza; era volubile: come facilmente s'infiammava, presto dimenticava. Anche a lui Recanati stava stretta; tuttavia non se ne allontanò se non per recarsi poco distante, ad Ancona, dove era direttore delle Poste. Nell'età matura si accentuò un suo difetto: la taccagneria. Non gettava nulla, neppure la propria biancheria intima consumata. Si diede ad una sorta di strozzinaggio, non per necessità, ma perché quest'attività gli dava piacere; faceva spiccare spietate ingiunzioni di pagamento al suo avvocato. Morì dopo una riunione con amici in cui mangiò molte castagnole. Dai recanatesi era chiamato il guastatore per la sua abitudine di tenere in spalla un bastone alla cui estremità vi erano le forme di un martello e di un'accetta. Ed anche, venne chiamato l'orso, così come la sua seconda moglie - la scimmia. Nella bara, il suo cadavere fu vilipeso; alcuni poveracci arrivarono a sputargli in faccia, e a strappargli i baffi. Era mordace e pungente nelle risposte, e non sempre cavalleresco. Umiliò il giovanissimo scultore del monumento a suo fratello, chiamandolo "scultore di pupi", perché l'effigie che ne aveva fatto non lo soddisfaceva: "Pare un morto," disse, mentre lui avrebbe voluto ritratto suo fratello vivo e nel fiore degli anni. Ebbe un culto crescente per il fratello; negli ultimi tempi diceva: "Egli è come un'arca santa: chi lo tocca, cade".
Sulla sorella Paolina: tutti concordi sul fatto che fosse brutta e rachitica, ma anche molto intelligente, dolce e caritatevole. Per improvvida generosità diede a chi glieli chiese la culla e degli autografi di Giacomo. Fu detto: perché non aveva amato né rispettato il fratello. Giudizio ingiusto: fu solo perché non si capacitava del valore di quelli che, infine, erano solo degli oggetti materiali.
Su Giacomo: qui il mio cuore e la mia penna vengon meno, soltanto mi piego sulle ginocchia; non posso far altro. La bontà e l'eccezionalità di Giacomo sopravvivono all'affilato pettegolezzo paesano, anzi ne escono più genuinamente sbozzate, in un modo che non può dirsi artefatto né mediato dalla cultura.
Proverò a parlarne, più avanti.
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RT @Ardito98731919: @chiaragribaudo Di tutto ciò dobbiamo ringraziare soprattutto i tuoi sinistri kompagnen komunisti che nel nome dell’austerità, delle politiche griin e dello strozzinaggio Ue, ci hanno impoverito sempre di più! Dovreste vergognarvi! https://t.co/8pbXcLgAjX
— Mario Calandra (@MariusKalander) Apr 7, 2023
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Ovvietà: le accise sono puro strozzinaggio, figlio di uno Stato ladro e infame. Risposta degli imbecilli: “Se le tagli come paghi i servizi?” Agli imbecilli sfugge che il nostro total tax rate è di livello scandinavo, mentre i servizi erogati sono di livello Burundi. Imbecilli!
https://twitter.com/MT_Meli_/status/1502614021576564738
I servizi , ahahah. Le accise procurano 24 miliardi l’anno allo Stato, è dose necessaria irrinunciabile per mantenere ed espandere sempre più LO STIPENDIFICIO CLIENTELARE.
E far tornare i numeri negli excel di Draghi, che di economia reale non sa un cazoo e la fa morire, ma vede che il PIL s’impenna quando il settore pubblico cresce di numero.
Come diceva Antonio Martino: “più tasse prende lo stato, più soldi spenderà come un drogato ubriaco”.
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Lo strozzinaggio. Ma poi cosa se ne deve fare di tutti i quei soldi quando il massimo del divertimento è la taverna che serve solo mochi di patate?
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Ci sarebbero un sacco di tematiche importanti e interessanti che varrebbe la pena affrontare ma le mie attuali capacità neuronali mi impediscono di dare contributi qualitativamente degni di nota; affronteremo quindi materie da servizio riempitivo estivo del tigìdue.
C’è un profondo mistero socioeconomico legato ai caselli autostradali che non mi fa dormire la notte (in particolare, le notti passate in coda in autostrada).
Prima di arrivarci, alcune contestualizzazioni storiche: gli ultimi anni hanno visto una progressiva automazione dei caselli autostradali¹ (situazione che prenderemo come stato de facto senza entrare nel merito²) arrivando alla loro divisione in tre macrocategorie più o meno intersecate fra loro a seconda del casello:
- quelli dove si passa col telepass - quelli dove paghi con le carte - quelli dove paghi con i soldi veri
Ora, il fenomeno misterioso che si presenta all'uscita delle autostrade è che a prescindere dal flusso di traffico, la percentuale di automezzi o motoveicoli che passa dai caselli della seconda categoria (quelli in cui paghi con le carte, noti anche come "quelli con i cartelloni blu") si attesta fra il 2% e il 20% scarso nei momenti proprio di picco.
Lo scarso appeal di questo tipo di caselli risulta particolarmente insensato in caso di code generose, ed è ormai da qualche anno che cerco di farmene una ragione senza riuscirci arrivando ad alcune ipotesi che comunque non spiegano interamente il problema
1) motivi storici di diffidenza
I caselli dedicati alle carte erano nati principalmente per l'uso con "viacard" (che mi aspetterei ormai relegata alle bancarelle insieme alle schede telefoniche e invece incredibilmente pare esista ancora). Probabilmente per tentare di rifilare questa inutilità anche ai privati, inizialmente il pagamento con bancomat o affini prevedeva un canone annuo che si attivava al primo pagamento. Queste pratiche di strozzinaggio gratuito (figurativamente parlando) potrebbero aver fatto da deterrente induttivo pavloviano portando gli automobilisti a fuggire a vista dai cartelloni blu.
2) paranoie di vario tipo
Questo è un campo che ipotizzo ma che non riesco a tracciare in maniera convincente, paranoie possibili: - sulla tracciabilità degli spostamenti? (spoiler alert: ogni casello ti fotografa la targa quindi non capisco) - sull'associazione carta/numero di targa? (voglio sperare che il numero di persone che si pongono questo problema non sia una percentuale significativa) - sull'eventualità di un malfunzionamento della carta? (nel caso c'è un pulsante e un omino che ti risponde)
Ora, da un punto di vista puramente razionale sarebbe probabilmente più sensato accettare serenamente l'incomprensibilità di questo fenomeno senza evidenziarlo, con il rischio di non trovarmi più questa sorta di corsia preferenziale. D'altro canto con l'avanzare dell'età avverto sempre più l'importanza di capire un ristretto numero di fenomeni sociali che a torto o a ragione ritengo essere alla mia portata. Tipo a capire perché la Meloni ha più del 10% o perché la base utenti di tiktok in italia va oltre i 6 milioni manco mi ci metto.
¹ eccetto quelli terminali dell'autobrennero che hanno ancora casellanti umani, a testimonianza dall'alto valore dato alle risorse umane e dalle scarse preoccupazioni economiche tipici di quelle terre ² in realtà il vero impatto sociale drammatico più che il licenziamento dei casellanti è la voce femminile "ARRIVEDERCI" urlata a fine transazione che pare appositamente tarata per svegliare bambini dormienti e fare conseguentemente bestemmiare il genitore conducente, avendo come effetto ultimo bambini piangenti e istruiti sulle bestemmie, un fenomeno per il quale auspicherei intervento di Papa Francesco direttamente con il consiglio di amministrazione di Autostrade per l'Italia
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Next Generation EU: il Recovery Fund
Il Recovery Fund (pronunc. /fand/, non /faund/), il cui nome ufficiale è Next Generation EU, è il piano per la ripresa economica dell’Unione Europea, pesantemente colpita dall’epidemia di Covid-19.
Questo piano è stato sicuramente uno degli argomenti più caldi e dibattuti dell’ultimo periodo. Come tutte le politiche europee è frutto di complesse trattative tra gli Stati membri, ed è un pacchetto di 750 miliardi di euro di aiuti - tra prestiti e sovvenzioni - distribuiti ai vari paesi.
Ma procediamo con ordine.
LE ORIGINI
L’epidemia del virus Covid-19 ha colto di sorpresa fondamentalmente chiunque, nell’Unione Europea, ma non ha colpito i paesi in modo uguale. L’Italia, in particolare, è stata lo Stato colpito più duramente e per primo. E la risposta europea è stata gestita disastrosamente.
Nei mesi cruciali dell’epidemia, quando gli ospedali erano pieni e la situazione critica, l'Italia ha chiesto aiuti e forniture all'Unione Europea per poter rimanere a galla. Ma siccome l’ombra inquietante del Coronavirus si stava avvicinando a grande velocità ovunque in Europa, gli Stati sono corsi ad accaparrarsi gli strumenti sanitari ognuno per sé, lasciando fondamentalmente ciascuno Stato al suo destino. E poiché il governo dell’Unione vedeva il Coronavirus come un problema lontano, a fine marzo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen bollò le richieste di aiuto italiano come “...non necessarie, uno slogan”. Nessuno ha risposto al grido di aiuto dell’Italia. E così è scoppiata la bomba in Europa.
Le feroci proteste italiane (e non solo, altri paesi come Spagna e Portogallo hanno avanzato le stesse richieste) hanno dato uno scossone alla politica dell'Unione Europea, e sottolineato l’importanza di una risposta congiunta a una crisi di dimensioni epocali. Nei mesi successivi, infatti, la von der Leyen, d'accordo con Germania e Francia, ha intavolato svariate discussioni tra politici europei e i vari capi di Stato, per stilare un pacchetto di aiuti verso gli Stati membri che potesse soddisfare le richieste e le necessità di ciascuno di essi. Insomma, un'impresa titanica che ha necessitato di mesi di trattative, soprattutto per un motivo: all'interno dell'Unione Europea, ci sono tante idee e altrettante necessità diverse.
I LITIGI
Consci del fatto che un disastro di tali proporzioni per l'economia italiana sarebbe stato un disastro per l'economia europea, e che l'incapacità di agire dell'Unione sarebbe stata disastrosa per l'Italia, l'Asse Franco-Tedesco si è fatto promotore, insieme alla von der Leyen, di trovare un accordo sul pacchetto di aiuti.
Tuttavia, mentre gli Stati del sud chiedevano aiuti economici a fondo perduto (anche a causa del fortissimo debito che questi Stati hanno nei loro bilanci), i Paesi Frugali lamentavano come questo tipo di aiuti sarebbe stato pagato con i soldi dei contribuenti olandesi, svedesi, danesi, austriaci e finlandesi; avrebbero preferito, quindi, che questi soldi fossero prestati - e non regalati.
Così, mentre i Paesi Frugali accusavano i Paesi del Sud di essere inaffidabili nella gestione economica degli aiuti - e i Paesi del Sud accusavano i Paesi Frugali di strozzinaggio in un momento di massima emergenza, l'asse Franco-Tedesco e le istituzioni europee cercavano di mediare le due posizioni.
E in tutto questo marasma, è sbucato un altro problema: già da anni, ma soprattutto durante gli ultimi mesi, i paesi del Gruppo di Visegrad (soprattutto Ungheria e Polonia) stavano virando verso politiche interne sempre meno democratiche. E mentre i Paesi Frugali chiedevano che ci fosse una clausola sul rispetto dello stato di diritto per ricevere i fondi europei, l'Ungheria e la Polonia accusavano l'Unione di voler interferire con le loro leggi.
Ma l’Unione Europea altro non è che un insieme di accordi e compromessi tra gli stati; e così, per mesi, tra innumerevoli proposte, litigi e dibattiti, si è cercato un accordo comune.
Riunione della Commissione tra la von der Leyen e i capi di governo europei
L’ACCORDO
Il 21 luglio, dopo 4 giorni di durissime trattative e un summit di più di 90 ore (il più lungo della storia Europea), è venuto alla luce il piano di aiuti alle economia europee: il Recovery Fund, frutto del miglior compromesso possibile al momento.
In un'ottica di un bilancio Europeo totale di 1825 miliardi per gli anni 2021-2027, il piano Next Generation EU prevede 750 miliardi di aiuti agli Stati. Questi 750 mld sono divisi in 390 mld di sussidi a fondo perduto, e 360 mld di prestiti. Per finanziare un progetto enorme come questo, l'Unione Europea può emettere titoli comuni sui mercati finanziari, i cosiddetti Recovery Bond, facendosene garante e togliendo la responsabilità ai singoli Stati; per la prima volta dunque è prevista una forma di condivisione del debito.
La Commissione Europea diventa così l'attore principale della politica finanziaria dell'Unione Europea: è infatti quest’organo ad avere il controllo sostanziale sulla distribuzione degli aiuti, come se fosse una tesoreria Europea.
Le proposte di tasse europee, tuttavia, sono state quasi tutte bocciate; l'unica sopravvissuta è una tassa sulla plastica monouso, l'unica fonte diretta di denaro dell'Unione. Tutto il resto del bilancio, infatti, è dato dai contributi che i singoli Stati versano nelle casse europee.
Tra i compromessi accettati per raggiungere l’accordo, a favore dei Paesi del Sud è stato deciso che i sussidi a fondo perduto sarebbero stati la metà circa del totale, a favore dei Paesi Frugali sono stati concessi dei rebates, ovvero degli sconti sulla somma che avrebbero dovuto versare nel fondo, e a favore del Gruppo di Visegrad è stata tolta la clausola sullo stato di diritto.
Un altro scontro molto duro tra il Primo Ministro olandese Rutte ed il Presidente del Consiglio italiano Conte è stato il cosiddetto super-freno: i Paesi Frugali chiedevano che le erogazioni delle risorse del fondo potessero essere bloccate dal veto di un singolo paese, condizione giudicata inaccettabile dai Paesi del Sud. Il compromesso raggiunto è stato che ogni Stato membro dovrà presentare un piano economico di utilizzo delle risorse, che sarà poi approvato dal Consiglio Europeo; a valutare il rispetto degli obiettivi sarà il Comitato Economico dell'Unione, anche se in via eccezionale i singoli paesi potranno fare richiesta al consiglio di controllare meglio la gestione dei fondi.
IL FUTURO
L'Italia è lo stato che riceverà la percentuale maggiore di fondi europei: 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti, ovvero più del 27% dell'intero piano.
Il pacchetto UE, comprensivo di Recovery Fund e bilancio settennale, deve ancora essere varato sia dall'Europarlamento sia dei parlamenti nazionali, ma, secondo il progetto, gli aiuti dovrebbero essere disponibili già all'inizio del 2021.
Si dichiarano soddisfatti praticamente tutti i capi di governo degli Stati europei, il presidente della Commissione Europea von der Leyen ed il Presidente del Consiglio Europeo Michel. Meno soddisfatti i vari partiti euroscettici d'Europa, come la Lega, la AfD tedesca e il PVV olandese, molto critici sia sulla provenienza dei fondi, sia sul loro utilizzo.
Ursula von der Leyen e Charles Michel festeggiano l'accordo sul RF
Il piano Next Generation EU è uno dei piani più grandi e ambiziosi mai varati nella storia non solo europea, ma dell'umanità intera. Il fondo per la ripresa sarà uno strumento indispensabile per gli Stati membri nei mesi e anni successivi a questa crisi, in modo da rimettere in piedi le loro economie e farle ripartire. Da questo accordo ne esce tuttavia un'idea di Europa come collezione di Stati, ognuno dei quali intenzionato a portare avanti i propri interessi, piuttosto che un progetto europeo congiunto e basato sulla condivisione di obiettivi comuni.
Solo la storia ci farà sapere quali saranno gli effetti di una misura così enorme sul futuro dell'Unione.
#next generation eu#recovery fund#unione europea#eu#ue#european union#italia#giuseppe conte#angela merkel#mark rutte#ursula von der leyen#emmanuel macron
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Vivendo ancora con i miei non posso empatizzare le difficoltà economiche del ragazzo/a medio/a fuori sede.
Ciò nonostante ho sempre avuto migliore agio nelle case Conquilinate in cui si poneva il pulito al massimo delle possibilità e del limite imposto dal proprietario privo di gusto e strozzino.
A parte non comprendere (pur essendo una persona disordinata) il limite di sudicio che vengono lasciati quei tuguri, dall’olio sedimentato SOPRA la cappa aspirante ai lanicci e oggetti sporchi e disordinati che infestano quei salottini e anticamere colpiti da luci gelide o giallo malate... davvero mi sembra di non arrivare ancora come ci si possa trasformare in anni di conquilinaggio a prototipi di persone “sub pulite” e anche può accadere successivamente di diventare retrocessi nei comportamenti di “pulizia comportamentale”; come se questi tuguri esorcizzati in una tana che non sarà mai la cameretta d’infanzia o stanza dei sogni trasformasse gli eterni studenti in bestie incolte e sudice, che per risparmiare si Risparmiano una vita più regolare ed igenica votati anche a 25 anni a farsi ancora canne marcie, tenere gli stessi vestiti lavati male, bere da vini pieni di solfiti a boccia da mano a mano, usare moke con cristalli di calcare, dovere fare i turni per dare due spugnate o spazzate, fare salti mortali per comprarsi droga e birra fatiscente per accontentarsi di cibo economico di supermarket di periferia, usare ancora applicazioni americane per scopare sconosciuti e rinunciare a comportamenti sani votandosi ad essere spostati...che votano a una profonda trascuratezza.
Se non sei alto borghese o Americano è ovvio che un pò di risparmio sia anche toccasana, e che un pò di bordello bohemien dia un apparenza di pepe a una vita anarchica e libera fuori dalle mura di casa. Ma ricordarmi certe case di persone che volgono e arrivano quasi ai 30 in quelle condizioni mi danno i brividi, perché non si parla solo di un contesto di povertà e di strozzinaggio d’affitto condominiale, ma di una trascuratezza nata e cresciuta in un contesto di 20enni che non vogliono mai crescere.
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Napoli, usura: arrestati 3 pregiudicati che praticavano prestiti con interessi al 275%
GUARDIA DI FINANZA NAPOLI: ARRESTATI PER USURA 3 PREGIUDICATI ACCUSATI DI AVER PRATICATO PRESTITI CON INTERESSI FINO AL 275% AD IMPRENDITORI IN STATO DI NECESSITA’. SEQUESTRATI ANCHE BENI PER 400 MILA EURO.
Nella mattinata odierna, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di…
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#CASTALDI Gennaro#interessi#Napoli#SORRENTINO Antonio#strozzinaggio#Torre annunziata#Torre del Greco#usura#VESTITI Giancarlo
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'Invece di difendere gli ebrei caro pietista coi soldi, perché non pensi ai poveri italiani?' L'iniziativa delle magliette rosse di qualche giorno fa ha portato diversi politici di destra e 5 Stelle a una replica a cui ormai siamo abituati. Qualcosa che possiamo riassumere più o meno così: "Voi buonisti o radical chic coi soldi siete sempre in prima fila per difendere gli immigrati e non vi interessate mai degli italiani". Mmmm ma dove è che avevo già letto questo esatto tipo di replica, solo con qualche parolina diversa? Ah ecco, nei giornali del 1938, quando l'Italia fascista introduceva le leggi razziali contro gli ebrei. Vi riporto, testualmente, un articolo de La Stampa del 1938, rintracciato grazie all'ottimo archivio digitale del quotidiano torinese. La storia è questa: un magistrato svizzero scrive a un giornale locale una lettera in cui chiede di usare un linguaggio più gentile nei confronti dei cittadini ebrei esiliati e perseguitati. La lettera del magistrato fornisce al giornale l'assist perfetto per dimostrare quanto esso sia vicino al popolo (e al potente di turno) e lontano da questi buonisti e radical chic coi soldi. Solo che, al tempo, i buonisti li chiamavano "pietisti". Per il resto cambia poco. Leggete pure qui: Un magistrato ticinese ha inviato una lettera a « L'Idea Nazionale» di Lugano, pregando di non essere ingenerosi, di non esagerare nel linguaggio, di avere, insomma, pietà del poveri ebrei perseguitati ed esiliati. Il giornale, riferisce l'«Italpress », risponde cosi: « Apprezziamo il buon cuore, il senso umanitario e la generosità che ha mosso indubbiamente il nostro magistrato: pietà per gli ebrei sta bene, ma chi ha pietà per le vittime degli ebrei? Chi ha pietà per le nostre povere operaie, alle quali ditte ebraiche pagano 55 centesimi per una camicia da uomo, 15 centesimi per un grembiule, 1.20 franchi per un paio di pantaloni da uomo, 6 franchi per un vestito completo di imballaggio, porto di ritorno a carico dell'operaia a domicilio? Chi ha pietà per i nostri commercianti rovinati dai magazzini giudaici con una concorrenza accanita e sleale? Non facciamo del razzismo. La politica razzista, l'orgoglio di razza, l'esclusivismo protezionista ad oltranza, sono proprio caratteristiche degli ebrei, anche se per fare un affare diventano piccini, striscianti e complimentosi. La questione ebraica esiste. Oggi non si può ignorarla. Per il bene stesso degli ebrei, non si può tollerare una Invadenza ulteriore nel Ticino, Spiritualmente siamo troppo lontani dalla mentalità, dal costumi e dalle idee semitiche, e commercialmente non siamo disposti a fare da schiavi e da battistrada al capitalismo, all'egoismo e allo strozzinaggio tradizionale del trafficanti giudaici». Come vedete, ci sono tutti gli elementi delle becere risposte che oggi vengono avanzate a chiunque critichi la politica in tema di immigrazione dell'attuale esecutivo: 1) Chi solleva una critica viene subito messo alla berlina per il suo status economico (Nel 1938: è un magistrato, quindi è ricco. Oggi: "È un comunista col Rolex"); 2) Anche quando la richiesta è puramente simbolica la replica è feroce (1938: "Usare un linguaggio non esagerato", Oggi: indossare una maglietta colorata); 3) Mettere in contrapposizione cose che non c'entrano nulla per alimentare l'odio di classe: (1938: la persecuzione degli ebrei vs lo sfruttamento delle operaie italiane. Oggi: giovani italiani che emigrano vs immigrati che ci rubano il lavoro); 4) La replica : "Non è razzismo, ma esiste un vero problema" (1938 uguale a oggi); 5) Ci stanno invadendo (1938 :"invadenza ulteriore nel Ticino". Oggi si parla di invasione dall'Africa); 6) Riferimenti generici al cattivo capitalismo. Di cui poi, la storia insegna, il fascismo si rivelò il miglior cane da guardia. Meno di un anno dopo la pubblicazione di questo articolo, iniziò la Seconda Guerra Mondiale. Ora, riterrei un po' patetico dire che ci troviamo di fronte a uno scenario simile o suggerire che stiamo per scendere in guerra. Ma la sempre maggiore aggressività del linguaggio nei confronti delle voci critiche rispetto agli attuali governanti non promette mai niente di buono, questo è sicuro.
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Premio di consolazione economico??
Dopo 12 anni di supplizio e di repressione mediante le subdole leve del debito e dello strozzinaggio finanziario, la Grecia torna libera. La sua vicenda tragica valga come monito per tutti i popoli europei: l’Unione Europea, apoteosi del capitale finanziario nel vecchio Continente, figura come un poderoso dispositivo di oppressione e di repressione neoliberale.
Momento decisivo della riorganizzazione verticistica del capitalismo nel quadro post-1989, è il trionfo delle classi dominanti d’Europa contro le classi lavoratrici e i ceti medi europei. Per questo, per gli araldi del fanatismo del libero mercato la Grecia resta “il più grande successo dell’euro”.
Byo blu
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Se questa modifica riuscirà a risolvere il grande pasticcio generato dal Governo, lo sapremo solo nelle prossime settimane. Intanto, dopo un biennio di crescita, l'edilizia è tornata in crisi e gli operatori del settore si trovano nella situazione paradossale di essere ricchi di crediti, poveri di liquidità ed in un contesto in cui gli squali predatori hanno cominciato a fare proposte indecenti di acquisto dei crediti, al limite dello strozzinaggio legalizzato [ Gianluca Oreto, Direttore LavoriPubblici.it ]
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Più di un milione di italiani disoccupati e inattivi, più di un milione di posti di lavoro persi, più di 2000 miliardi di euro di debito pubblico, più di un milione di italiani in povertà, lavoratori licenziati e persino bastonati dagli squadristi dei padroni, molti tagli alla sanità e all'istruzione pubblica, molti italiani con la pensione molto bassa, molti lavoratori italiani e stranieri sfruttati nel lavoro agricolo e nella logistica con stipendi da fame e costretti a vivere in condizioni deprimenti, molte donne lavoratrici licenziate perché in maternità, molti bambini costretti a ritirarsi da scuola e a lavorare, banche italiane e straniere che praticano lo strozzinaggio, multinazionali che sfruttano i lavoratori, femminicidi e violenze contro le donne che aumentano, prezzi degli alimenti di prima necessità che aumentano, intolleranze e violenze contro gli lgbt e contro gli immigrati, la Chiesa Cattolica che mette i bastoni tra le ruote in questioni che non le riguardano, il diritto all'aborto che viene ostacolato dagli "obiettori".
Cosa c'è da festeggiare per una partita di calcio se siamo una nazione allo sfacelo? E il patriottismo si manifesta soltanto per questo e non per altro? Il patriottismo va ben oltre il calcio.
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