#storia delle Regioni
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Dove le parole raccontano: l'etimologia delle Regioni e Province italiane
L'Italia, oltre che per i suoi paesaggi e la sua cucina, è celebre per la ricchezza culturale e storica che si riflette persino nei nomi delle sue Regioni e Province.
L’Italia, oltre che per i suoi paesaggi e la sua cucina, è celebre per la ricchezza culturale e storica che si riflette persino nei nomi delle sue Regioni e Province. Questi nomi racchiudono secoli di storia e influenze linguistiche, che vanno dal latino al greco, fino ai popoli antichi. Un recente studio condotto da Preply, una piattaforma di apprendimento delle lingue online, ha svelato le…
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viendiletto · 1 year ago
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Bibliografia
A. Colella, L’esodo dalle terre adriatiche – Rilevazioni statistiche, Opera per l’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati, 1958
A. Santin, Al tramonto. Ricordi autobiografici di un vescovo, 1978
L. Vivoda, L’esodo da Pola - agonia e morte di una città italiana, Nuova LitoEffe, 1989
S. Cella, La liberazione negata. L’azione del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Istria, Tipografia Del Bianco, 1990
R. Pupo, Venezia Giulia 1945. Immagini e problemi, Editrice Goriziana, 1992
S. Cella, Dal plebiscito negato all’esodo, ANVGD Gorizia, 1993
G. Perselli, I Censimenti della popolazione dell’Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936, 1993
E. Bettiza, Esilio, Mondadori, 1996
R. Pupo, Violenza politica tra guerra e dopoguerra: foibe, deportazioni ed esodo delle popolazioni istriane e dalmate (1943-1956), in «Annali/Museo storico italiano della guerra», 1997
N. Milani, A. M. Mori, Bora. Istria, il vento dell’esilio, Marsilio, 1998
G. Nemec, Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunità in esilio: Grisignana d’Istria (1930-1960), LEG Edizioni, 1998
F. Rocchi, L’esodo dei 350mila Giuliani Fiumani e Dalmati, Difesa Adriatica, 1998
F. Salimbeni, Le foibe, un problema storico, Unione degli Istriani, 1998
L. Vivoda, Campo profughi giuliani Caserma Ugo Botti, Istria Europa, 1998
N. Luxardo, Dietro gli scogli di Zara, Editrice Goriziana, 1999
A. Petacco, L’esodo, Mondadori, 1999
R. Spazzali, Epurazione di frontiera: le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia 1945-1948, LEG Edizioni, 2000
G. Rumici, Fratelli d’Istria: 1945-2000, italiani divisi, Ugo Mursia, 2001
M. Brugna, Memoria negata. Crescere in un centro raccolta profughi per esuli giuliani, Condaghes, 2002
G. Oliva, Foibe. Le stragi negate degli italiani della Venezia Giulia e dell’Istria, Mondadori, 2002
G. Rumici, Infoibati (1943-1945): i nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti, Ugo Mursia, 2002
R. Pupo, R. Spazzali, Foibe, Mondadori, 2003
R. Marsetič, I bombardamenti alleati su Pola 1944-1945, 2004
E. Ratzenberger, Via Volta 2. Un’infanzia a Fiume, Edizioni Biografiche, 2005
G. Crainz, Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Donzelli, 2005
E. Miletto, Con il mare negli occhi. Storia, luoghi e memorie dell’esodo istriano a Torino, Franco Angeli, 2005
G. Paiano, La memoria degli Italiani di Buie d’Istria, 2005
M. Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, 2007
L. Giuricin, La memoria di Goli Otok - Isola Calva, 2007
E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, Franco Angeli, 2007
E. Rover, Cronache istriane di un esule, L. G. Ambrosini & C. Tipografia Editrice, 2008
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Primo volume: dall’inizio del Novecento al Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2008
P. Sardos Albertini, Il rumore del silenzio: la storia dimenticata dell’Adriatico orientale, 2008
S. Tazzer, Tito e i rimasti. La difesa dell’identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia, Libreria Editrice Goriziana, 2008
R. Turcinovich Giuricin, La giustizia secondo Maria. Pola 1947: la donna che sparò al generale brigadiere Robert W. De Winton, Del Bianco Editore, 2008
L. Vivoda, Quel lungo viaggio verso l’esilio, Istria Europa, 2008
G. Rumici, M. Cuzzi, R. Spazzali, Istria, Quarnero, Dalmazia: storia di una regione contesa dal 1796 alla fine del XX secolo, LEG Edizioni, 2009
E. Miletto, Arrivare da lontano. L’esodo istriano, fiumano e dalmata nel biellese, nel Vercellese e in Valsesia, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli “Cino Moscatelli”, 2010
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Secondo volume: il Secondo conflitto mondiale, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2010
G. Oliva, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia, Mondadori, 2011
G. Nemec, Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965: storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, 2012
G. Rumici, O. Mileta Mattiuz, Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate. Terzo volume: L’immediato dopoguerra, ANVGD Gorizia - Mailing List HISTRIA, 2012
L. Vivoda, In Istria prima dell’Esodo. Autobiografia di un esule da Pola, Istria Europa, 2012
V. Facchinetti, Protagonisti senza protagonismo. La storia nella memoria di giuliani, istriani, fiumani e dalmati nel mondo, La Mongolfiera, 2014
V. Petaros Jeromela, 11 luglio 1920: l’incidente di Spalato e le scelte politico-militari, 2014
R. Turcinovich Giuricin, … e dopo semo andadi via, Edizioni Laguna – ANVGD Gorizia, 2014
F. Molinari, Istria contesa. La guerra, le foibe, l’esodo, Ugo Mursia, 2015
G. Nemec, Dopo venuti a Trieste. Storie di esuli giuliano-dalmati attraverso un manicomio di confine 1945-1970, Alpha & Beta, 2015
A. Cuk, Cuori senza frontiere: il cinema del confine orientale, 2016
E. Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960, 2017
O. Moscarda Oblak, Il “Potere Popolare” in Istria. 1945-1953, 2017
A. Cuk, La città dolente, Alcione Editore, 2020
R. Turcinovich Giuricin, R. Poletti, Tutto ciò che vidi. Parla Maria Pasquinelli. 1943-1945 fosse comuni, foibe, mare, Oltre Edizioni, 2020
R. Pupo, Adriatico amarissimo. Una lunga storia di violenza, Laterza, 2021
G. La Perna, Pola Istria Fiume 1943-1945. L’agonia di un lembo d’Italia e la tragedia delle foibe, Ugo Mursia, 2022
R. Pupo, Il lungo esodo: Istria : le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Rizzoli, 2022
R. Spazzali, Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47), Ares, 2022
R. Turcinovich Giuricin, Esuli due volte: dalle proprie case, dalla propria patria, Oltre Edizioni, 2022
E. Dionis Bernobi, Una vita appesa a un filo, 2023
R. Spazzali, Il disonore delle armi: Settembre 1943: l’armistizio e la mancata difesa della frontiera orientale italiana, Ares, 2023
E. Varutti, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro di Raccolta Profughi giuliano-dalmati di Laterina (1946-1963), Aska Edizioni, 2023
Documenti e articoli
Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni (1939-1947) – Zrtve talijanske nacionalnosti u rijeci i okolici (1939-1947)
Mappa ed elenco delle foibe
Grido dell’Istria, n° 20, 21 e 41
Arnaldo Harzarich, l’angelo delle foibe
Documentari, incontri e lezioni
Adriatico amarissimo. La stagione delle fiamme e la stagione delle stragi
Conferenze del giovedì dell’ANVGD di Milano
Da quella volta non l’ho rivista più. Incontro con Raoul Pupo
Esodo. L’Italia dimenticata
Esodo. La memoria tradita
Istria: il ricordo che brucia (1, 2)
Le Foibe
Le foibe, l’esodo e la catastrofe dell’italianità adriatica
Il tempo del ricordo. Le foibe e l’esodo istriano-giuliano-dalmata
Vergarolla
Filmati storici
Martiri italiani. Le foibe del Carso (1946)
L’esodo da Pola. La salma di Nazario Sauro a Venezia (1947)
L’esodo degli italiani da Pola (1947)
Pola addio (1947)
Pola, una città che muore (1947)
Le condizioni dei profughi giuliani accolti a Roma (1948)
Fertilia (1949)
Piccoli profughi giuliani (1951)
A Sappada con i piccoli profughi giuliani (1952)
Siti utili
Archivio de L’Arena di Pola
Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio
Associazione delle Comunità Istriane
Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio
Associazione Giuliani nel Mondo
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Bologna
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Udine
Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato Provinciale di Venezia
Associazione Triestini e Goriziani in Roma
Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata
Centro di ricerche storiche Rovigno
Circolo di Cultura Istroveneta “Istria”
Comitato 10 Febbraio
Comunità di Lussinpiccolo
Coordinamento Adriatico
Deputazione di Storia Patria
Elio Varutti
FederEsuli
Fondazione Giorgio Perlasca – Le Foibe e l’Esodo
Fondazione Rustia-Traine
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata
L’Arena di Pola – Libero Comune di Pola in Esilio
Lega Nazionale
Mailing List Histria
Società Dalmata di Storia Patria
Società di Studi Fiumani
Unione degli Istriani – Libera Provincia dell’Istria in Esilio
Unione Italiana
Università Popolare di Trieste
Romanzi d’autori istro-quarnerini e dalmati
P. A. Quarantotti Gambini, La rosa rossa (1937)
E. Bettiza, Il fantasma di Trieste (1958)
F. Tomizza, Materada (1960)
F. Tomizza, La ragazza di Petrovia (1963)
F. Tomizza, Il bosco di acacie (1963)
P. A. Quarantotti Gambini, I giochi di Norma (1964)
P. A. Quarantotti Gambini, Le redini bianche (1967)
F. Tomizza, L’albero dei sogni (1969)
F. Tomizza, La torre capovolta (1971)
F. Tomizza, La quinta stagione (1975)
F. Tomizza, La miglior vita (1977)
F. Tomizza, Il male viene dal Nord (1984)
L. Zanini, Martin Muma (1990)
N. Milani, Una valigia di cartone (1991)
E. Bettiza, Esilio (1996)
M. Madieri, Verde acqua. La Radura (1998)
G. Fiorentin, Chi ha paura dell’uomo nero? (2000)
F. Tomizza, La visitatrice (2000)
F. Tomizza, Il sogno dalmata (2001)
E. Bettiza, Il libro perduto (2005)
F. Molinari, L’isola del Muto. Storia del pescatore dalmata che parlava ai gabbiani (2006)
A. M. Mori, Nata in Istria (2006)
N. Milani, Racconti di guerra (2008)
L. Toth, La casa di calle San Zorzi (2008)
L. Zanini, Martin Muma (2008)
R. Turcinovich Giuricin, S. De Franceschi, Una raffica all’improvviso, navigando lungo le coste dell’Istria e Quarnero (2011)
L. Toth, Spiridione Lascarich – Alfiere della Serenissima (2011)
A. M. Mori, L’anima altrove (2012)
E. Bettiza, La distrazione (2013)
N. Milani, La bacchetta del direttore (2013)
N. Milani, Lo spiraglio (2017)
L. Toth, Il disertore dalmata (2018)
N. Milani, Di sole, di vento e di mare (2019)
N. Milani, Cronaca delle Baracche (2021)
E. Mestrovich, A Fiume, un’estate (2022)
R. Turcinovich Giuricin, Di questo mar che è il mondo… (2023)
Pellicole cinematografiche e spettacoli teatrali
La città dolente (1949)
Cuori senza frontiere (1950)
Magazzino 18 (2013)
Red Land Rosso Istria (2018)
La rosa dell’Istria (2024)
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naturism2blog · 23 days ago
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Nudità
La nudità è lo stato del corpo privo di indumenti. Pur essendo la normale condizione biologica, essa assume significato nella specie umana poiché quest'ultima, nel corso dell'evoluzione, ha perduto la maggior parte del pelo e ha sviluppato l'uso di vestirsi già per necessità primarie legate alla protezione del corpo. Ciò ha permesso lo sviluppo di un concetto di nudità con implicazioni sociali, etiche, psicologiche e culturali.
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I concetti di nudità e seminudità sono culturalmente variabili in senso sincronico e diacronico e risentono della confusione con il diverso concetto di pudore. Se tra le popolazioni indigene delle Americhe è comune non indossare abiti e se nell'antico Egitto era apprezzata l'esposizione del seno femminile, in Occidente nell'età contemporanea si affermò il costume di vestirsi completamente, lasciando scoperto soltanto il capo e nascondendo anche caviglie e mani. Tradizioni religiose locali possono imporre di indossare abiti che coprano l'intero corpo, testa e viso compresi (burqa).
A causa dell'interferenza del concetto di pudore, la nudità integrale è spesso confusa con l'esposizione dei genitali. Il senso comune vuole gli organi riproduttivi protetti dalla vista degli estranei, anche a costo di una sanzione penale; però negli ordinamenti giuridici democratici come quello italiano si opera un distinguo a seconda dei contesti, sicché il nudo integrale è considerato irrilevante, ad esempio, in un ambito naturista. Si parla di seminudità quando è a nudo la maggior parte del corpo, più di quanto di norma avvenga in un contesto sociale, sì che l'abbigliamento risulta «insufficiente».
Storia della nudità
L'uso di vari tipi e capi d'abbigliamento nella vita quotidiana è un fatto che si verifica comunemente nella maggioranza delle società umane. Non si sa con precisione quando l'essere umano abbia iniziato ad indossare vestiti per coprire la sua nudità; l'antropologia crede che pelli d'animali assieme a foglie e rami intrecciati siano stati adattati in rivestimenti principalmente per proteggersi dal freddo, dal caldo e dalla pioggia, soprattutto a seguito delle migrazioni in regioni dai climi estremi.
L'ipotesi alternativa vuole che i vestiti possano essere stati inventati anche per altri scopi come la magia, la decorazione corporea, gli atti cultuali, o per indicare una condizione di prestigio sociale.
In seguito all'introduzione dell'abbigliamento, diverse culture hanno tenuto un'ampia varietà di atteggiamenti sulla nudità.
Nelle civiltà sviluppate nei climi caldi, la nudità è stata, almeno fino alla nascita della cultura occidentale, un fatto abituale per uomini e donne. In una tribù africana gli uomini stavano sempre nudi, eccetto per un laccio legato alla cintola. Con esso sarebbero stati considerati vestiti appropriatamente per cacciare e per altre attività e senza sarebbero stati nudi. In un certo numero di tribù nell'isola del Pacifico meridionale della Nuova Guinea, gli uomini usano rigidi baccelli di un frutto simile alla zucca come fodero per il pene. Mentre celano il vero pene, essi da una certa distanza danno l'impressione di un lungo ed eretto fallo. Tra i nativi americani Chumash della California meridionale, gli uomini erano solitamente nudi e le donne erano spesso in topless. I nativi americani del bacino amazzonico generalmente giravano nudi o quasi; in molte tribù l'unico indumento indossato era una sorta di strumento portato per tenere chiuso il prepuzio.
Tuttavia altre culture simili hanno avuto differenti standard. Ad esempio, altri nativi nordamericani generalmente evitavano la totale nudità e i nativi americani delle montagne e dell'Ovest dell'America del Sud, come i Quechua, si tenevano abbastanza coperti.
In alcune regioni dell'antica Grecia, come Creta e Sparta, la nudità era più o meno accettata. Nella Grecia e nella Roma classica la pubblica nudità era accettata nel contesto dei bagni pubblici o nell'atletica, infatti la parola greca gymnasium significa "luogo per essere nudi". Gli atleti dovevano gareggiare comunemente nudi e molte città-stato non ammettevano partecipanti o spettatori di sesso femminile a questi eventi, con l'eccezione di Sparta. Tuttavia era comune per una persona essere punita e frustata nella pubblica piazza per essersi spogliata. Nei resoconti biblici dell'epoca della Roma Imperiale i prigionieri erano spesso spogliati delle loro vesti, come forma di umiliazione.
Fino all'inizio dell'VIII secolo i Cristiani nell'Europa Occidentale erano battezzati nudi. "La scomparsa del battesimo per immersione nell'epoca Carolingia diede alla nudità una connotazione sessuale che era precedentemente assente per i cristiani". Nel contempo divenne comune rappresentare il Cristo sulla Croce con indosso una lunga tunica.
Fino all'Ottocento la nudità pubblica era considerata oscena. Oltre alle spiagge distinte per genere, erano usate "bathing machine" per nascondere il corpo nudo. Agli inizi del Novecento un uomo a petto nudo era scandaloso in talune spiagge.
1/n
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colonna-durruti · 6 months ago
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ASCANIO CELESTINI
FASCISTI contro ITALIANI
Bologna 2 agosto 1980
Il nuovo fascismo è il risultato di una sconfitta.
Ha le radici nel 25 luglio del ’43 con l’arresto di Mussolini e la fine del fascismo di governo col suo mito dell’impero. Il nuovo fascismo comincia a ristrutturarsi attorno al sentimento di vendetta e rivalsa dopo l’8 settembre aggrappandosi in maniera ancor più solida al nazismo tedesco e combatte per due anni una guerra contro l’Italia e gli italiani. Lo spiega Junio Valerio Borghese in una famosa intervista: «Combattere contro gli italiani non mi ha imbarazzato affatto». Siamo nel 1975 quando è già scappato all’estero dopo aver tentato il colpo di Stato dell’8 dicembre 1970. Per lui e per i suoi sodali della Decima Mas… quella che piace al “camerata” Vannacci, insomma…Per quei fascisti «Non era una guerra territoriale, era una guerra ideologica». In nome di quelle che definisce civiltà occidentale e mondo orientale, ribadisce che ancora «oggi combatto contro gli italiani» perché tra gli italiani ci sono i comunisti «che sono nemici e che se potessimo sterminarli io sarei molto contento».
Il fascismo di Salò è soprattutto questo: vendetta, rivalsa e anticomunismo. Un’ideologia che non solo ce li presenta orgogliosi dei crimini che hanno commesso, ma li vede anche pronti a commetterli di nuovo. A combattere con orgoglio “contro gli italiani”.
Giorgio Almirante lo dice chiaramente: «Sono stato fascista insieme con molti italiani fino alla fine con Mussolini e se le stesse circostanze potessero riprodursi io farei certamente le stesse cose».
Nel congresso del ’56 il fascista repubblichino fondatore del MSI conia una definizione chiara per i nuovi camerati della Repubblica quando parla di una strana contraddizione, ovvero: «L’equivoco, cari camerati, è uno e si chiama essere fascisti in democrazia».
Sempre Almirante, emblema del fascismo che è pronto a togliersi giacca e cravatta per tornare a indossare la camicia nera, si dichiara rispetto alla dittatura dei colonnelli in Grecia.
Per lui i «veri patrioti greci» sono i fascisti. E dichiara: «Noi siamo virilmente pronti alla realtà, senza ipocrisie. Qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo… ben vengano le soluzioni di forza».
Nel frattempo sono cominciate le stragi. Il fascismo ha una presenza ben articolata nel panorama della politica italiana: il partito dei fascisti in democrazia ha un piede nei governi (comuni, provincie, regioni oltre che in Parlamento); l’eversione di destra passa in scioltezza dallo spontaneismo di Mambro, Fioravanti e Ciavardini all’organizzazione di golpe e di stragi; cresce l’alleanza con la delinquenza di basso livello e con la criminalità che gestisce i grandi traffici e si relaziona col potere; si prepara alla colonizzazione dei mezzi di informazione e dei partiti politici per coinvolgere una classe dirigente presentabile e che non sia sfacciatamente amante dell’olio di ricino. E con questo ultimo passaggio siamo arrivati a quel magnifico documento trovato nel 1981 che descrive la strategia della loggia massonica P2. Ovvero il manifesto per una trasformazione democratica del paese dove «L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema».
Se non teniamo conto di questa storia
non capiamo le motivazioni del neofascismo.
L’ideologia nefasta che accompagna la storia dell’Europa.
Che non si presenta sempre a petto nudo in mezzo al grano coi baffetti e il saluto col braccetto dritto, ma anche in giacca e cravatta, in tailleur e tacchi alti.
L’ideologia che colpisce i diritti in Parlamento, ma non disdegna l’uso della violenza esplicita, la strategia della tensione e del terrore come il 2 agosto del 1980 a Bologna.
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blogitalianissimo · 7 months ago
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purtroppo qualsiasi cosa facciano i governi di dx è chiaramente a principale beneficio delle regioni più ricche. è ingiustissimo che da decenni non si cerchi di riportare anche il centro e sud in pari, almeno nelle infrastrutture.
ma, pur avendo il cuore pieno di amore per il centro e per il sud e per la mia gente che amo, mi sento di dire anche questa cosa:
meridionali svegliamoci porco dio
va bene il governo, va bene la destra, va bene la storia discriminante sin dalla fondazione del paese, ma non sono le autorità locali del salento a dover sistemare "le strade non asfaltate"? non sono le autorità locali della sicilia a dover tutelare i corsi idrici perché nessuno "muoia di sete"?
a palermo ho visto una bambina di 2 anni giocare in una strada piena di vetri rotti, rifiuti e merda di animali vari. i genitori non pervenuti. ???raga stiamo bene???
può succedere di tutto, dall'apocalisse a gesù che torna in terra, ma non cambierà mai niente se non ci diamo noi una cazzo di svegliata
Non parlo per la Sicilia perché è una regione autonoma, ma per il resto del Mezzogiorno i soldi per la manutenzione delle strade devono arrivare principalmente dal ministero delle infrastrutture e trasporti
Vincenzo De Luca qualche mese fa insieme ai sindaci campani e altri sindaci del Mezzogiorno è andato a protestare perché al Mezzogiorno non arriva un euro per i servizi basilari, e i comuni non possono inventarsi la manutenzione senza soldi
Perciò no amici, la colpa è soprattutto dello Stato che da quando è nata 'sta nazione infernale ha favorito determinate regioni e sfavorito altre, e adesso questo divario diventerà ancora più ampio
Per il resto sono d'accordo, bisogna alzare la voce indubbiamente
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bicheco · 1 year ago
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Zelensky il Dentone
Con tutto il rispetto che si deve al leader di un Paese invaso dai russi da due anni, dilaniato dalla guerra civile da nove, infestato di nazisti, corrotto fino al midollo ed economicamente fallito, Zelensky ricorda Guglielmo il Dentone: il personaggio di Alberto Sordi che, nel film I complessi, si presenta al concorso Rai per il nuovo lettore del telegiornale e nessuno osa dirgli in faccia che con quelle zanne non può andare in video. In 21 mesi e rotti di guerra il mediocre comico ucraino si è trasformato in attore consumato, calandosi alla perfezione nella parte e nel copione che gl’impresari e gli sceneggiatori angloamericani gli hanno assegnato: l’eroico condottiero che guida il suo popolo (o quel che ne resta) alla resistenza armata da una controffensiva trionfale all’altra fino alla vittoria dell’Impero del Bene, cioè alla sconfitta della Russia, alla riconquista delle cinque regioni perse e alla caduta di Putin. Purtroppo, come sapeva fin dall’inizio chiunque fosse dotato dei minimi rudimenti di storia, economia, geopolitica e strategia, nessuno di quegli obiettivi è stato mai alla portata: era pura propaganda, del tutto sconnessa dalla realtà.
La realtà sono centinaia di migliaia di vittime (oltre 100 mila fra morti e mutilati ucraini solo nella “controffensiva di primavera” partita in estate e finita in autunno senza lasciare traccia), mandate al macello senz’alcuna speranza dai criminali della Nato, che ne conoscevano l’assoluta inutilità: il comandante Usa Mark Milley aveva previsto il fallimento 13 mesi fa e proposto di sfruttare lo stallo per negoziare un compromesso e salvare il salvabile. Invano. La realtà sono i circa 250 miliardi di dollari buttati dall’Occidente per armare e finanziare l’Ucraina: 132 dai Paesi Ue, 69 dagli Usa, 36,5 da Gran Bretagna e altri Stati. E i mille miliardi di dollari che serviranno per ricostruirla: cifra spaventosa e destinata a lievitare, visto che nessuno fa nulla per fermare la distruzione, anzi tutti s’impegnano a prolungarla in attesa di non si sa bene cosa. Intanto ogni mese di guerra costa all’Occidente 25 miliardi di dollari e altrettanti alla Russia, che però reagisce meno peggio di noi perché, mentre noi ne annunciavamo il default, si riconvertiva all’economia bellica. Anche le braccia aperte dell’Ue a Kiev si sono rivelate promesse da marinaio: sia perché si scopre che l’Ucraina ha ben poco di democratico, sia perché quel buco nero potrebbe inghiottire la già agonizzante economia europea. Perciò ora, con le elezioni in Usa e in Ue, nessuno vuole buttare altri soldi (le vite umane per il cattivo Putin e i buoni occidentali non sono un problema) in una guerra ormai persa. Resta da trovare qualcuno che prenda da parte Zelensky il Dentone e gli spieghi la triste realtà, magari con un disegnino.
Marco Travaglio
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pettirosso1959 · 2 months ago
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La VERA RAGIONE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO:
Il riscaldamento del Sole è ciclico, NON è costante. La distanza dal Sole cambia costantemente perché sia l'orbita della Terra attorno al Sole è irregolare sia il Sole stesso oscilla a causa dell'attrazione gravitazionale combinata di tutti i pianeti insieme. Guarda il ciclo solare di Schwabe di 11 anni, il ciclo solare di Jose del moto inerziale solare di 179 anni, il ciclo solare di Eddy di 1000 anni, i cicli di Bray-Halstatt di 2300-2500 anni, quindi guarda i tre cicli di Milankovitch.
Cambiamenti climatici a breve e medio termine:
Moto inerziale solare: la massa combinata dei pianeti sposta anche la posizione del Sole attraverso la loro attrazione gravitazionale combinata, il che significa che il Sole si muove seguendo il baricentro in continuo movimento del sistema solare piuttosto che trovarsi in un punto centrale fisso nel sistema solare centrale. Questa è la cosa fondamentale da capire: il Sole si muove, oscillando in un moto a spirale mentre viaggia, non è stazionario. Una volta capito che tutti i cambiamenti climatici a medio termine possono essere spiegati semplicemente a causa della distanza variabile del Sole dalla Terra.
Niente di tutto questo ha a che fare con gli ESSERI UMANI.
Niente di tutto questo ha a che fare con la CO2.
I modelli del Sistema Solare con cui sei cresciuto da bambino erano delle semplificazioni grossolane. Ti hanno condizionato a credere che il Sistema Solare abbia una posizione fissa del Sole con un'attività solare regolare con orbite regolari, di cui la Terra è una.
Eppure questa non è la realtà: non solo la Terra si inclina e oscilla mentre orbita, ma l'orbita è un'ellisse variabile e non un cerchio perfetto, il che significa che la distanza dal Sole non è costante.
Questi sono i tre cicli di Milankovitch. Anche altri pianeti hanno orbite irregolari.
L'effetto combinato di tutte queste orbite irregolari insieme tira il Sole fuori dal centro del sistema solare verso il baricentro. Un Sole che ondeggia è la vera ragione del cambiamento climatico a breve e medio termine, e un'orbita terrestre irregolare, inclinata e oscillante è la ragione del cambiamento climatico a lungo termine.
E questo è solo l'inizio della storia dell'irregolarità nell'orbita terrestre attorno al Sole, poi ci sono cicli di attività solare, che la rendono più forte o più debole a seconda di quanto è vicina al ciclo di 11 anni di inversione dei poli magnetici, il prossimo sarà nel 2024, e a quante macchie solari e brillamenti solari siamo esposti.
Poi devi considerare l'attività vulcanica. L'eruzione vulcanica sottomarina Hunga-Tonga Hunga del gennaio 2022 ha aumentato il vapore acqueo nella stratosfera del 10%, questo di per sé causerà un notevole riscaldamento del pianeta nella maggior parte delle regioni.
Non è sicuramente una semplicistica storia in bianco e nero di CO2, un gas serra minore, poiché il 95% dei gas serra della Terra è costituito da VAPORE ACQUEO.
Gli ESSERI UMANI non hanno alcun potere di determinare né l'orbita della Terra attorno al Sole né l'attività interna ed esterna del Sole, né il vapore acqueo nell'atmosfera.
La vita si adatta molto più facilmente alle temperature più elevate e agli aumenti di CO2, in particolare piante, vegetazione, alberi, plancton e fitoplancton, rispetto alle diminuzioni di CO2.
Il vero pericolo è una diminuzione di CO2 e una diminuzione della temperatura, non un aumento di entrambe.
Ancora una volta, siamo stati ingannati da un sistema di finanziamento scientifico sistematicamente corrotto legato agli interessi degli oligarchi.
La CO2 è sempre stata una manopola di controllo per la prosperità economica, non per il clima".
https://www.frontiersin.org/journals/astronomy-and-space-sciences/articles/10.3389/fspas.2022.937930/full
ROBINMG 🚀
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falcemartello · 2 years ago
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Stamani nei TG si parla delle inondazioni che hanno colpito l’Emilia e altre regioni d’Italia.
Immancabile il richiamo agli eventi eccezionali causati dai cambiamenti climatici.
Un giornalista serio si sarebbe documentato. Come?
Avrebbe cercato lo storico delle alluvioni e inondazioni. Per esempio qui:
E se proprio sa proprio voleva trarre delle conclusioni, avrebbe prima diagrammato i risultati come sotto riportato.
Si deve parlare di aumento di eventi eccezionali per i cambiamenti climatici?
Questi non sono iscritti agli Ordini dei Giornalisti, sono agli ordini e basta.
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(Fortunato Nardelli)
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fatalquiete · 2 months ago
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Correre a scaricare il libro "Le armi della persuasione" e leggerlo. Pare interessante.
+++ COSA FA DIVENTARE L'AMORE PREZIOSO COME I PRODOTTI IN SALDO DURANTE IL BLACK FRIDAY +++
Eccomi qui a chiedere un vostro aiuto.
Salve, ho 31 anni e vivo in Campania dove gestisco una storica attivita familiare.
Dopo aver avuto varie esperienze con ragazze di altre regioni, tutte finite per la distanza, mi fidanzo con una mia compaesana.
Ora dopo 4 anni di fidanzamento, rapporti familiari molto stretti e quasi in procinto di un matrimonio, lei ottiene un bel contratto a Milano e tra qualche giorno si trasferisce.
Questo ha distrutto tutti i nostri piani che sembravano concordati, lei insiste che dovrei volere il suo bene e non "essere egoista".
Da una relazione semplice di provincia ora passerà a tutt'altra vita e le novità mi spaventano.
Come potrei comportarmi?
Grazie del supporto
+++
Caro amico,
ma che cazzo!
Robert Cialdini è uno psicologo con la faccia devastata dai lifting che ha scritto un libro intitolato "Le armi della persuasione" dove spiega i motivi inconsapevoli che guidano i nostri comportamenti.
La tua storia è minacciata da quello che lui chiama "Principio di scarsità". Ossia più una risorsa è scarsa e più diventa desiderabile e irrinunciabile. Una risorsa può essere scarsa perché ce n'è poca, perché ce n'è tanta ma vedo che diminuisce velocemente, perché posso ottenerla solo per un periodo limitato di tempo o solo per un periodo limitato posso accedervi a condizioni vantaggiose.
Quindi siccome tu sei la sua relazione, l'amore per lei non è una risorsa scarsa. E poi come si dice a Napoli, "Un mulo da maridar te lo cata".
Il lavoro invece continuano tutti a sottolineare che non c'è e moriremo tutti di disoccupazione. Probabilmente nella sua testa è una risorsa scarsa e quindi molto desiderabile.
Le cose forse cambieranno tra dieci anni quando si sarà rotta le palle di Natale del suo lavoro e di Milano e improvvisamente quello che scarseggerà sarà l'intimità con qualcuno. Inizierà una disperata corsa contro il tempo per trovare un partner, una specie di Black Friday dell'amore, e finirà per dare valore a qualcuno il cui unico valore è quello di essere l'ultimo rimasto.
Poi dopo un periodo costellato di relazioni disastrose la risorsa che scarseggerà sarà la tranquillità. A quel punto diventerà desiderabile lasciare perdere sto strazio di cercare un compagno e prenderà un gatto. O dieci.
Questo concetto reso popolare da Cialdini è stato spiegato prima da Jack Brehm negli anni 60, lo chiama reattanza psicologica e dice: ogni volta che la nostra libertà di scelta è minacciata, il bisogno di mantenere quella libertà ci porta a desiderarla molto più di prima.
Riassumendo, un uomo in catene sa benissimo cosa vuole: togliersi le catene. Ma un uomo libero, che cosa vuole?
E così finiamo per indossare delle catene che nessuno ci impone, buttarci nell'acqua legati e tentare disperati numeri di magia per liberarci prima di soffocare.
È quello che succede quando reagiamo verso la famiglia che disapprova il nostro partner desiderandolo ancora di più. O quando lasciamo un lavoro né carne né pesce perché tutti ci dicono che dovremmo accontentarci. Facciamo l'opposto di quello che ci viene chiesto se percepiamo che quella richiesta limita la nostra libertà di scelta.
Quindi chiedere alla tua fidanzata di restare non funzionerà.
Il fatto che lei abbia cercato lavoro a 600 chilometri di distanza da te potrei interpretarlo comeil sintomo di un'insoddisfazione a stare dove sta. Il che, come puoi immaginare, non lascia molto margine di manovra.
In generale, ci sono solo due modi per sfruttare il principio di scarsità a nostro vantaggio in amore. Uno sano e uno tossico.
Il primo, quello sano, consiste nel diventare una risorsa scarsa. Quindi un partner che offre qualcosa che l'altro sa che sarebbe difficile trovare altrove.
Il secondo, quello tossico, fingere di essere una risorsa scarsa. E purtroppo questa in questa deriva ci cascano in tanti. Per esempio ci casca chi fa ingelosire il partner mettendo in mezzo un rivale. O chi lascia il partner per cercare maggiori attenzioni. O chi usa la frase "se continua così ci lasciamo" come spinta motivazionale per indurre il partner a fare meglio.
Tutto questo per dirti che ora lei per te è la risorsa più scarsa della terra perché la stai perdendo. Ma proprio per questo ti sembra più importante di quello che è.
(Sì, il principio di scarsità è anche quella roba che ci fa tornare con l'ex che non abbiamo mai sopportato perché ora che non c'è ci manca)
Quello che farai ora sarà provare a tenere insieme i pezzi della relazione fin quando non sarà più ragionevole provarci. Soffrirai perché la vita è una merda. Dopo rialzerai la testa e incrocerai lo sguardo di una nuova ipotesi di parner. Sarà interessante conoscerla e scegliere cosa raccontare di te. Poi chissà...
Ultima cosa. Sta roba del volere il suo bene o essere egoista, se vuoi spiegargliela, funziona così:
La dicotomia non è tra scelte egoiste o altruiste. Cioè, la tua scelta egoista è volere che resti, la sua è volere andare. Non ha senso ragionare su questo piano.
La dicotomia è tra scelte di coppia o scelte individuali. Lei sta facendo una scelta individuale. Punto. Non puoi biasimarla. Tutto quello che puoi fare è cerca di capire se nella sua scelta individuale c'è ancora spazio per la coppia.
Probabilmente no. Ma su con la vita che tra poco è Natale.
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vecchiorovere · 2 months ago
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La Via Appia è ufficialmente Patrimonio dell'Umanità Unesco, il 60° per l'Italia.
La Via Appia è la più famosa strada romana ancora esistente e, secondo i criteri moderni, la prima strada mai costruita nella storia dell'umanità.
Questo percorso, risalente al 312 a.C., si estende dalla Città Eterna (Roma), attraverso le regioni meridionali dell'Italia, fino alla città portuale di Brindisi, coprendo una distanza di circa 650 chilometri.
Interseca città, villaggi, montagne e terreni agricoli.
La strada è spesso sepolta dalla modernità e spesso riappare, come il dorso di una balena che nuota nell'oceano.
Ma in tutto il paesaggio la sua direzione ha lasciato un segno indelebile.
La Via Appia è il motivo per cui si dice: "Tutte le strade portano a Roma" e in Italia è ancora chiamata con riverenza Regina Viarum, la "Regina delle strade"
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daniela--anna · 2 months ago
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La Toscana è una regione ricca di storia e cultura, caratteristiche che si rispecchiano anche nel suo nome.
Il nome Toscana infatti, è antichissimo e deriva dall'etnonimo usato dai Latini per definire la terra abitata dagli Etruschi: "Etruria", trasformata poi in "Tuscia", e quindi in "Toscana".
(📚Toponimi delle regioni d'Italia)
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fridagentileschi · 1 year ago
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UN AFRICANO PONE ALCUNE DOMANDE INQUIETANTI SULL’ISLAM
Far eguagliare Cristianità biblica con razzismo verso i neri è in ogni modo assurdo. Dobbiamo ricordare che Mosè, il profeta, sposò una donna africana .
Shulamit nel cantico dei cantici era nera e africana e bellissima. Il Dio della Bibbia odia il razzismo.
Ora quello che mi sconcerta è sapere che i neri nel mondo stanno cadendo così facilmente in quella che credo sia una reale religione razzista: l’Islam.
L'islam odia i neri. Nessun nero entrera' nel paradiso in quanto nero!
Come africano sono anche molto sconcertato dalla mancanza di ricerca storica equilibrata fatta dai neri riguardo agli africani.
Sappiamo che nel Nord Africa l’intera regione Sahariana del Marocco, della Libia, dell’Algeria e dall’Egitto fino al Sudan e all’Etiopia era cristiana prima che l’Islam arrivasse e distruggesse le chiese locali. Perché non sentiamo parlare di questo nella storia?
E consideriamo questo: l’Africa ha dato origine a grandi pensatori come Agostino da Hippo (Algeria), Clemente e Anastasio d’Egitto e Tertulliano di Cartagine (Tunisia), mentre l’Etiopia ha avuto la prima chiesa africana totalmente indipendente dall’Europa (Atti 8).
Trovo infatti molto interessante che la chiesa africana sia stata costituita prima di quanto non lo sia stata la chiesa in Gran Bretagna, in Canada, negli Stati Uniti, in Spagna, etc. Così, perché non sentiamo parlare di questa chiesa africana? E perché non vediamo tracce di questa oggi?
La storia del Sudan è un ottimo esempio. Prima dell’invasione musulmana del 1275 d.C. operata dall’islamico Mamluks d’Egitto, il Sudan aveva tre mini stati cristiani chiamati: NOBATIA, nel Nord, la cui capitale era Qustul. MAKURIA, la cui capitale era la vecchia Dondola. ALODIA, o ALWA, la cui capitale era Soba.
Queste tre regioni cristiane dal 300 d.C. al 1500 d.C. avevano la loro propria lingua scritta, avevano grandi centri di apprendimento, di commercio internazionale con l’Egitto, l’Etiopia e altri stati del Medio Oriente e inviavano missionari negli altri stati africani (vedi K. Milhasowski, FARAS, vol. 2, Poland 1965 per una documentazione storica e archeologica maggiore di questi stati).
Ma tutto questo fu distrutto dagli invasori musulmani nel 1295 d.C. non dai colonizzatori europei! Lo stesso tipo di distruzione massiccia
successe in tutta l’Africa, ma mai abbiamo sentito attribuire la responsabilità ai musulmani. Perché?
E non è finita... Nel 1990 il Sudan, nel Nord-Est dell’Africa ha subito la guerra gihad musulmana durante la quale migliaia di cristiani e non credenti sono morti per crocifissione o hanno subito l’amputazione di una mano e di un piede a lati opposti. E’ solo accidentale che troviamo nel Corano, Sura 5:33, la menzione di questa pratica?
UNA DOMANDA INQUIETANTE CHE RIGUARDA LO SCHIAVISMO MUSULMANO
E questo mi porta a fare delle considerazioni a proposito della schiavitù. I musulmani dicono che è solo un fenomeno cristiano.
Mentre l’Impero Britannico aboliva la schiavitù sotto la pressione di cristiani britannici come David Livingston e William Wilbeforce, i musulmani arabi schiavizzavano gli africani (i.e. seguendo la promessa di Allah riguardante “i prigionieri che la tua giusta mano possiede” dalla Sura 4:3). Non hai letto a proposito dell’isola di Zanzibar e Pembe nell’Africa Orientale durante il XIX secolo?
Oppure non hai mai chiesto perché gli stati musulmani non sono mai stati coinvolti nel movimento per l’abolizione della schiavitù?
Mentre gli europei erano impegnati con la tratta degli schiavi per poche centinaia di anni, l’esistenza del traffico di schiavi africani era stata ben solidificata già mille anni prima.
L’affermazione musulmana che attribuisce l’intera colpa per l’invenzione e la pratica della schiavitù dei neri alle porte dell’Europa cristiana è semplicemente non attendibile. Entrambe le società greca e romana erano state schiaviste: per la maggior parte i loro schiavi erano caucasici. Infatti la parola schiavo deriva da'' slavo''. Robert Hughes nel suo saggio “The Traying of America” apparso sul Time Magazine il 3 febbraio 1992 corregge questa falsa affermazione quando dice:
“La tratta degli schiavi, così come il mercato nero, era una invenzione araba sviluppata dai commercianti con la collaborazione appassionata dei neri africani. Fu istituzionalizzata con la più implacabile brutalità secoli prima che l’uomo bianco apparisse nel continente africano e continuo per lungo tempo dopo che il mercato di schiavi in Nord Africa era stato definitivamente annientato... Nulla negli scritti del profeta (Maometto) vieta lo schiavismo, per questo divenne un business dominato dagli arabi. E il traffico di schiavi non sarebbe esistito senza la collaborazione di stati tribali dell’Africa, edificati sulla scorta di prigionieri generati dalle loro implacabili guerre. L’immagine promulgata dalle fictions moderne come Roots, radici, in cui degli schiavisti bianchi irrompono con coltellacci e moschetti nella tranquilla vita dei villaggi africani, è molto lontana dalla verità storica. Un sistema di marketing fu mantenuto sul posto per secoli e la sua scorta fu controllata dagli africani. Non svanì neppure con l’abolizione.
Il mercato di schiavi che riforniva gli Emirati Arabi era ancora operante a Djibouti nel 1950 e sino al 1960 la tratta degli schiavi era rigogliosa in Mauritania e in Sudan. Ci sono ancora cronache di traffici di schiavi nel Nord della Nigeria, Ruanda e Niger.”
I musulmani sostengono che il cristiano occidentale spera di controllare l’Africa. Ora, perché a noi africani non deve piacere “la cultura della Coca-Cola” dell’Occidente, ma dobbiamo essere obbligati a vestirci con gli abiti arabi del VII secolo da quando l’Islam ha preso piede? Cosa c’è che non va nei miei bei abiti africani? E perché i musulmani neri dell’Africa devono pregare rivolti verso una città saudità: la Mecca? Perché non rivolti verso una città locale come Nairobi o Lusaka etc. Chi è che domina? Io pensavo che Dio fosse ovunque e che colui che prega dovesse rivolgersi verso di Lui che vive nel cielo sopra la terra. Ricorda, Dio, la verità, ha detto una volta: “Voi siete di quaggiù, Io sono di lassù.”
Inoltre perché ci è richiesto di leggere la parola di Dio e di parlargli solo in arabo? Dio non è forse capace di capire il mio dialetto africano? Grazie a Dio oggi la Sacra Bibbia è tradotta in più di 2000 lingue parlate nel mondo, perché io so che il mio Dio è capace di parlare ogni lingua. Questo non è un problema per Lui.
CONCLUSIONE
La lettera è stata scritta per amore, amore per la verità anche quando ferisce. La Bibbia ci dice che noi africani abbiamo una grandissima eredità che a volte nella storia ci è stata rubata. Dio è il nostro Creatore e crede in noi. Dopo tutto scelse Adamo ed Eva per essere i primi genitori degli africani.
Dio ha anche usato l’Africa per altri scopi, come permettere all’Egitto di essere un rifugio per gli ebrei al tempo di Giuseppe (Genesi 39-50).
L’Etiopia, altro stato africano, ha posseduto la Bibbia nella sua propria lingua per molti secoli, anche prima che l’Islam nascesse.
Ci è detto a proposito del Regno dei cieli futuro: “Molte nazioni sono qui,” inclusi gli africani (Apocalisse 21:24).
Diversamente dal Dio del Corano Dio non ordinò mai ad alcun cristiano di uccidere per Lui o di prendere “i prigionieri che la tua mano destra possiede”. Ad ognuno è stata data la possibilità di sceglierLo o rifiutarLo. Dio ci ha dato il libero arbitrio, non siamo sottomessi a Lui come nell'islam!!
Attraverso tutta la Bibbia troviamo che Dio salva tutti coloro che credono nel Suo nome . Questo include l’Etiopia di Geremia 38-40 e l’Etiopia e oggi include me e te.
Ora che io ho posto le mie domande, tu poni le tue. Chi mi ha aiutato maggiormente come africano: l’Islam o il Cristianesimo? Devi scegliere saggiamente perché la tua vita dipende da questo.
Fratello Banda
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carolagostini · 7 months ago
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Wine&Siena 2023: Un Successo Straordinario
Di Carol Agostini
Dal 27 al 30 gennaio 2023, Wine&Siena ha accolto oltre 2500 persone, tra visitatori, giornalisti, operatori e partner. La tre giorni è iniziata venerdì 27 gennaio con un convegno promosso da Banca Monte dei Paschi di Siena, focalizzato su Vino e Futuro, seguito dal taglio del nastro nel pomeriggio. Importanti sono state anche le donazioni per la "bottiglia della solidarietà" all’Associazione Quavio di Siena. Così si è conclusa l’8ª edizione di Wine&Siena, tenutasi nelle prestigiose sale del Santa Maria della Scala.
Un Evento Internazionale
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Dalla Sicilia alla Francia
Le cantine presenti provenivano da tutta Italia, incluse regioni come Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna, Lombardia, Alto Adige, Friuli, Toscana, Piemonte, Veneto, Abruzzo, Emilia Romagna e Lazio. Anche la Francia ha avuto una rappresentanza. Più di 600 etichette di vini selezionati da The WineHunter erano presenti nel percorso del gusto al Santa Maria della Scala, insieme a circa 60 prodotti gastronomici tra cioccolati, formaggi, olio, carni e salumi, birra, pasta, riso, cereali, grappe e liquori, provenienti da varie regioni italiane.
Helmuth Koecher: The WineHunter
L'Esperienza del Santa Maria della Scala
Helmuth Koecher, The WineHunter e patron del Merano Wine Festival, ha elogiato l’evento, sottolineando come assaggiare vino tra le mura affrescate del Santa Maria della Scala sia un'emozione unica. Ha ribadito l'importanza di Siena come fulcro del vino a livello nazionale, con una grande affluenza di visitatori, in particolare nella giornata di sabato. Koecher ha ringraziato la città, il Comune e Confcommercio per l'ospitalità e ha annunciato la proiezione già verso il 2024.
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Progetti Futuri
Abruzzo Sostenibile e Nuovi Eventi
Durante l’evento, è stato presentato il progetto Abruzzo Sostenibile, un nuovo modello di sostenibilità sviluppato in collaborazione tra The WineHunter e la Regione Abruzzo. Altri eventi futuri includono il Farm Food Festival, che valorizzerà le specialità altoatesine il 25 marzo 2023 al Kurhaus di Merano, e TastingMoreTime, che si terrà il 27 e 28 maggio 2023 alla Reggia Reale di Monza, rafforzando la collaborazione con la Regione Lombardia.
Villa Reale di Monza: Una Nuova Sede
Una Manifestazione Enogastronomica Unica
La Villa Reale di Monza ospiterà il 27-28 maggio una manifestazione enogastronomica in collaborazione con Merano WineFestival e 5-Hats. L'evento includerà prodotti selezionati attraverso i The WineHunter Award, garantendo l’eccellenza di vini, food, birre e spirits. Il “Padiglione Lombardia” sarà il cuore della rassegna. Questo evento offrirà anche l’opportunità di scoprire la storia della Villa Reale di Monza, residenza estiva costruita tra il 1777 e il 1780 su volere dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.
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L'annuncio della collaborazione tra Merano WineFestival, 5-Hats e il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza è stato fatto durante la presentazione del Progetto all’Hotel de la Ville di Monza e alla conferenza stampa tenutasi al Wine&Siena, con la partecipazione delle istituzioni del territorio. Helmuth Köcher ha dichiarato che la Villa Reale di Monza offre uno scenario unico per realizzare un evento enogastronomico di grande richiamo internazionale, aumentando il potenziale del Merano WineFestival e creando un ponte tra Lombardia e Alto Adige.
Un Evento Tutto da Scoprire!
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isabeth98 · 1 year ago
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𝙲𝚘𝚖𝚎 𝚍𝚒𝚌𝚎𝚟𝚘, 𝚕'𝚊𝚝𝚝𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚙𝚘𝚙𝚘𝚕𝚘 𝚒𝚜𝚛𝚊𝚎𝚕𝚒𝚊𝚗𝚘, 𝚗𝚘𝚗 𝚎̀ 𝚕𝚘 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝙼𝚘𝚜𝚎́ 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚘̀ 𝚟𝚒𝚊 𝚍𝚊𝚕𝚕'𝙴𝚐𝚒𝚝𝚝𝚘. 𝙰𝚗𝚍𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚊 𝚟𝚎𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚌𝚑𝚒 𝚜𝚘𝚗𝚘...
💎I SIONISTI NON SONO EBREI (1a parte)
I Kazhari Aschenaziti sono i creatori del Sionisto anti-ebraico. Dicono di essere ebrei ma non lo sono (Apocalisse 2:9; 3:9). Il loro credo religioso si basa sul Talmud infarcito di orrori e non sulla Bibbia. Aschenaz o Ashkanaz identificava la Germania, mentre nella "tavola dei popoli" (Genesi 10:3) e in un passo di Geremia (51:27) è il nome della popolazione discendente da Iafet, stanziata a N della Siria in un territorio che coincide pressapoco con l'attuale UCRAINA.
I banchieri che controllano la finanza e le banche (Rothschild, Rockefeller, Warburg, Morgan, Dupont, Goldman, Sachs, Lehman, Sassoon, Kuhn, Loeb, Shiff, ecc.) sono aschenaziti; così come sono aschenaziti i loro burattini (Mark Zuckerberg, Bill Gates, Jeff Bezos, Elkann, Soros, ecc.). Gli aschenaziti sono discendenti di Iafet e non di Sem come i veri Ebrei (Genesi 10:3) - erano adoratori di Moloc e si infiltrarono all'interno dell'ebraismo modificandolo e creando il sionismo.
I SIONISTI NON SONO EBREI (2a parte)
I Cazari (ebraico sing. Kuzar כוזרי) sono una confederazione di popolazioni turche seminomadi originarie delle steppe dell'Asia Centrale in cui confluirono elementi slavi, iranici e i resti dei Goti di Crimea. Nel VII secolo fondano il Khanato di Khazaria nelle regioni più sud-orientali dell'Europa, vicino al Mar Caspio ed al Caucaso. Oltre alla regione oggi chiamata Kazakistan il khanato comprende anche parti dell'Ucraina, l'Azerbaigian, il sud della Russia e la penisola di Crimea. Intorno al periodo di fondazione del khanato molti Cazari si convertirono al giudaismo. Il nome 'Cazari' che essi stessi si sono dati proviene da un verbo in lingua turca che significa "vagabondare". L'ipotesi che il giudaismo fosse la religione prevalente dei Cazari è dovuta allo studioso Arthur Koestler, il quale propose che i cosiddetti Ashkenaziti fossero in realtà i discendenti dei Cazari che abbandonarono le loro terre a causa delle devastazioni Mongole, rifugiandosi nell'Europa orientale, per lo più nei territori dell'attuale Polonia, Ungheria e Ucraina; cioè i territori più toccati dallo sterminio nazista. Questi, non appartenendo ad alcuna delle 12 tribù di Israele, sono definiti nel libro di Koestler La tredicesima tribù.
Gli ebrei aschenaziti (o ashkenaziti), detti anche ashkenazim, sono i discendenti, di lingua e cultura Yiddish, delle comunità ebraiche stanziatesi nel medioevo nella valle del Reno. Ashkenaz era infatti il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno; e aschenazita significa appunto "germanico". Nel IX secolo l'immigrazione in Germania di numerosi ebrei ashkenaziti dall'Italia Meridionale, dà origine a una parte consistente delle numerosissime comunità ashkenazite renane.
Da sempre sono dediti al culto luciferino sotto varie forme (Bafometto, Moloch, Baal, ecc.) che richiede sacrifici di bambini.
Essi sono i primi antisemiti.
Sono i primi antisemiti. I primi anti.Ebrei, infiltratisi nell'ebraismo.
A. Hitler era per metà aschenazita essendo un figlio illegittimo di un Rothschild, così come erano aschenaziti Lenin, Stalin, Marx.
Sembra paradossale, ma il popolo ebraico sono le prime vere vittime del sionismo che viene spacciato per ebraico ma non lo è. La stessa bandiera con la così detta "Stella di Davide", la stella a 6 punte, è un simbolo nazista ed esoterico (2 triangoli sovrapposti e 1 rovesciato) e legata ai culti luciferini degli aschenaziti. Non ha nulla a che vedere né con il re Davide, né con la Bibbia, né con la storia del vero popolo ebraico.
I SIONISTI NON SONO EBREI (3a parte)
Molti conosceranno la storia del transatlantico St. Louis che il 13 maggio del 1939 salpò da Amburgo, in Germania, con a bordo 937 passeggeri, quasi tutti ebrei tedeschi in fuga dalle persecuzioni naziste, a cui Stati Uniti, Canada e Cuba rifiutarono l'attracco costringendo la nave a fare ritorno in Germania dove quegli ebrei trovarono la morte. Come mai questi Stati rifiutarono l'asilo? Perché chi muoveva le fila erano i finti ebrei aschenaziti che vogliono distruggere completamente i veri ebrei e appropriarsi dell'ebraismo.
𝙶𝚎𝚜𝚞̀ 𝚎𝚛𝚊 𝚎𝚋𝚛𝚎𝚘 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒𝚜𝚝𝚊 𝚘 𝚊𝚜𝚌𝚑𝚎𝚗𝚊𝚣𝚒𝚝𝚊; 𝙸 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚒 𝚊𝚙𝚘𝚜𝚝𝚘𝚕𝚒 𝚎𝚛𝚊𝚗𝚘 𝚎𝚋𝚛𝚎𝚒 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒𝚘𝚗𝚒𝚜𝚝𝚒 𝚘 𝚊𝚜𝚌𝚑𝚎𝚗𝚊𝚣𝚒𝚝𝚒.
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giardinoweb · 1 year ago
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La Bellezza Mozzafiato della Bouganville
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La bouganville, conosciuta anche come "bougainvillea", è una pianta straordinaria che incanta con la sua magnifica esplosione di colori e la sua eleganza floreale. Originaria delle regioni tropicali e subtropicali, questa pianta rampicante ha conquistato i cuori di giardinieri e appassionati di tutto il mondo. In questo post, esploreremo la bellezza mozzafiato della bouganville, scoprendo la sua storia , le varietà affascinanti e i suggerimenti per coltivarla e prendersene cura. Storia e Origini: La bouganville prende il nome dall'esploratore francese Louis Antoine de Bougainville, che fu il primo a portare questa pianta in Europa durante il XVIII secolo. Originaria del Sud America, la bouganville è diffusa nelle regioni tropicali, comprese parti dell'America Latina, dell'Africa, dell'Asia e dell'Oceania. Grazie alla sua natura resistente e alla capacità di adattarsi a diverse condizioni climatiche, la bouganville è diventata una presenza affascinante nei giardini di molte parti del mondo. Variegata Varietà: Una delle caratteristiche più affascinanti della bouganville è la varietà di colori e forme che offre. Le varietà più comuni includono: - Bouganville a Fiori Singoli: Questa varietà presenta grandi brattee colorate con un piccolo fiore centrale. Le brattee possono variare dal rosa brillante al viola intenso, al rosso fuoco e al bianco candido. - Bouganville a Fiori Doppi: Questa varietà ha brattee più piccole, ma più fitte, che creano un aspetto di doppio strato. I colori includono sfumature di arancione, rosa e magenta. - Bouganville a Fioritura Compatta: Questa varietà è ideale per gli spazi più ristretti, grazie alla sua crescita compatta e ai fiori ravvicinati. - Bouganville Variopinta: Alcune varietà offrono brattee multicolore, con sfumature che cambiano dal rosa al bianco al viola in un unico fiore. Coltivazione e Cura: La bouganville può essere coltivata con successo sia in giardino che in vaso, purché si rispettino alcune linee guida importanti: - Posizione: La bouganville ama la luce solare diretta e prospera meglio in luoghi con almeno 6-8 ore di sole al giorno. - Terreno: Utilizzare un terreno ben drenato e leggero, poiché la bouganville non tollera il ristagno idrico. - Irrigazione: Annaffiare moderatamente e regolarmente, lasciando asciugare leggermente il terreno tra un'irrigazione e l'altra. - Potatura: Potare regolarmente per controllare la crescita e incoraggiare una fioritura più abbondante. La potatura va effettuata dopo la fioritura. - Supporto: Fornire un supporto solido per la crescita rampicante, come una griglia o una pergola. Curiosità: - Le brattee colorate che caratterizzano la bouganville non sono in realtà i fiori, ma foglie modificate. - La bouganville è conosciuta anche come "fiore di carta" per la consistenza delle sue brattee. - In alcune culture, la bouganville simboleggia la passione e l'entusiasmo. La bouganville è veramente una delle piante più affascinanti e stupefacenti che il mondo vegetale abbia da offrire. Con la sua varietà caleidoscopica di colori e forme, questa pianta può trasformare qualsiasi giardino in un'oasi di bellezza e vitalità. Coltivare e prendersi cura di una bouganville può richiedere un po' di impegno, ma le ricompense in termini di splendida fioritura e bellezza visiva sono assolutamente degne dello sforzo. Se stai cercando di aggiungere un tocco di eleganza e colore al tuo spazio all'aperto, la bouganville potrebbe essere la scelta perfetta. Read the full article
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arcobalengo · 2 years ago
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FRATTURE INSANABILI
Da un punto di vista psicanalitico, forse, la rimozione di un trauma fa parte dell'elaborazione di un lutto. Ma personalmente mi sorprendo spesso a chiedermi se la gente si ricorda dei tre anni appena trascorsi. Non dico se ne ha fatto tesoro, ma se ne ha semplicemente un vago ricordo. A me pare tristemente di no. Del furto di vita. Dell'assurdità e della passività. Io pure nella quotidianità tendo a non pensarci, ma ogni tanto sento troppo forte una frattura tra me e la maggior parte della gente che mi circonda. E per darmi una spiegazione devo ricordarmi cosa vi siete fidati di fare in questi tre anni. Se no esco pazzo.
Vi siete fidati di accettare parole come coprifuoco. Proprio così, ricordatevelo bene. Eravate a casa di amici a cena e alle 21.40 vi ingozzavate l’ultimo boccone per state a casa alle 22 perché lo diceva la scienza. Avete smesso di abbracciarvi, [zio] cane, questa è una delle cose che mi fa più schifo. Avete accettato che si poteva andare a lavorare stipati come sardine nei bus e nelle metro ma non si poteva uscire per ricrearsi, per arricrearsi, nemmeno per una semplice passeggiata. Avete accettato che la scienza vi dicesse che i parenti si, i conoscenti no, i congiunti si ma col permesso, gli amanti col cazzo, gli amici dipende. Avete accettato che all’unico diciottenne sano di mente, che per protesta si tolse la mascherina in classe, venisse imposto non una sospensione o una nota disciplinare ma un tso, un trattamento sanitario obbligatorio, come se fosse lui il pazzo. Nel frattempo la scienza faceva acquistare banchi a rotelle per scuole rimaste chiuse interi semestri. Avete accettato la caccia ai runner solitari. Marito e moglie che vivono in un monolocale costretti a stare uno avanti e uno dietro nell’autovettura. Anche questo avete accettato. Per non parlare delle regioni, dei comuni, dei posti di blocco, a quanti chilometri da casa si poteva arrivare? Avete accettato e avete atteso, in maniera molto poco vigile, che tutto passasse. Poi è arrivato il siero magico, la cui inefficacia e dannosità era chiara e lampante perfino alla buon’anima del mio cane Argo, ma voi ve lo siete sparato tutto. Chi perché terrorizzato chi perché ottuso, chi perché pur di tornare a tutti i costi alla normalità ha sacrificato persino il proprio senno. Del greencazz non ne parlo proprio, sarete giudicati dalla storia per aver avallato, spesso col livore di chi avendolo preso nel culo vuole vedere tutti gli altri parimenti sodomizzati, la più irrazionale e grottesca delle discriminazioni. Ma soprattutto, e questa è la cosa più grave, nel bel mezzo di questo delirio, avete dimenticato tutto, letteralmente da un giorno all'altro, perché era arrivato Putin il pazzo sanguinario che voleva conquistarci tutti. E via con l'invio di armi per la pace. Siete gli stessi cazzo. Quelli che inviano armi per la pace sono gli stessi che hanno smesso di abbracciarsi quando lo diceva la scienza. Questo la dice lunga, lunghissima. E per quanto si voglia fare finta di niente, fare finta di dimenticare, far finta di co-esistere, la frattura tra chi ha fatto tutto questo e chi no resta, ed è reale. E non credo che in fondo sia sanabile.
Luca Iervolino.
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