#nomi geografici Italia
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 3 months ago
Text
Dove le parole raccontano: l'etimologia delle Regioni e Province italiane
L'Italia, oltre che per i suoi paesaggi e la sua cucina, è celebre per la ricchezza culturale e storica che si riflette persino nei nomi delle sue Regioni e Province.
L’Italia, oltre che per i suoi paesaggi e la sua cucina, è celebre per la ricchezza culturale e storica che si riflette persino nei nomi delle sue Regioni e Province. Questi nomi racchiudono secoli di storia e influenze linguistiche, che vanno dal latino al greco, fino ai popoli antichi. Un recente studio condotto da Preply, una piattaforma di apprendimento delle lingue online, ha svelato le…
0 notes
istanbulperitaliani · 4 years ago
Text
I legami tra la Turchia e l’Italia.
Tumblr media
Una faccia una razza é un vecchio detto popolare che é stato usato anche nel film - premio Oscar - Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991) per indicare le radici in comune che intercorrono tra i popoli del Mar Mediteranneo.
E’ naturale quindi che tra la Turchia, in questo caso tra la millenaria storia di Istanbul, e molte delle realtà presenti oggi in Italia esistono dei profondi legami.
Iniziamo questo viaggio segnalandovi le numerose chiese di rito bizantino localizzabili soprattutto nell‘Italia meridionale e che risalgono all’epoca in cui questi territori appartenevano all’Impero Bizantino.
Tra le tantissime chiese vi segnalo la graziosa Cattolica di Stilo (foto in alto) in Calabria che faceva parte di un complesso di oltre 300 monasteri bizantini situati tra Stilo e la provincia di Catanzaro.
A partire dal VI secolo i monaci di San Basilio provenienti dall’odierna Turchia e che aumentarono di numero con il tempo, costruirono numerosi edifici religiosi e tra questi l’Abbazia di San Nilo a Grottaferrata, in provincia di Roma, fondata nel 1004 cinquanta anni prima dello Scisma tra cattolici e ortodossi.
Naturalmente anche i capolavori dei mosaici bizantini presenti nell’antica Basilica di San Vitale a Ravenna meritano assolutamente una vostra visita, ricordandovi che questo edificio venne costruito sul modello della Chiesa dei santi Sergio e Bacco oggi la moschea della Piccola Santa Sofia ad Istanbul.
Tumblr media
L’antico flusso migratorio che vi ho accennato prima e proveniente dall’attuale Turchia, non riguardava solo gli ecclesiastici ma anche la popolazione civile che in molti casi é riuscita a mantenere intatte fino ai giorni nostri le proprie peculiarità etniche, linguistiche, culturali e religiose.
Nelle comunità ellenofona in provincia di Reggio Calabria (Bagaladi, Bova, Bova Marina, Brancaleone, Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo e Staiti) e in Puglia in provincia di Lecce (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano de’ Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollinodove) si parla un dialetto simile al greco detto grecanico, e alcune di esse hanno ricevuto qualche anno fa, visto che adottano il rito cristiano-ortodosso, la visita di Sua Santità l’Arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma e Patriarca Ecumenico Bartolomeo.
Alla comunità ellenofona dobbiamo aggiungere anche quelle arbereshe (arbëreshë) che discendono dagli albanesi che si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII sec. al seguito della caduta dell’Impero Bizantino (1453) e dell’avanzata dell’Impero Ottomano nei balcani.
Questa comunità appresenta una delle più importanti minoranze etno-linguistiche italiane. La più grande si trova a Piana degli Albanesi in provincia di Palermo in Sicilia.
Tumblr media
Foto realizzata da Manfredi Caracausi durante le celebrazioni pasquali con abiti tradizionali albanesi.
E a proposito della Sicilia dobbiamo citare il Duomo di Monreale, altro esempio di arte bizantina in Italia.
Vi invito a visitare i Comuni ellenofoni e i Comuni dell’Arberia durante i loro eventi tradizionali se volete assaporare il fascino di una storia antica che in qualche modo é partita da dove vi scrivo.
Proseguo con il citarvi la quadriga in bronzo sulla Chiesa di San Marco a Venezia che proviene dall’antico Ippodromo di Costantinopoli; la stessa chiesa di San Marco é identica a quella dei Santi Apostoli di Costantinopoli e il tesoro di San Marco ospita preziosi provenienti dall’antica capitale bizantina. Come non dimenticare il gruppo scultoreo dei tetrarchi un tempo a Costantinopoli e trafugato durante la Quarta Crociata del 1204. Oggi un piccolo pezzo é esposto nel museo archeologico di Istanbul.
Tumblr media
La Turchia é la culla del cristianesimo
La Turchia ha ospitato le prime comunità cristiane (Tarso, Laodicea, Pergamo, Efeso, Antiochia per citarne qualcuna), vicino alle rovine di Efeso si trova “la casa di Maria��� il luogo dove la madre del Cristo ha vissuto fino alla sua morte; l’Io credo che i cristiani professano durante la messa é nato dai concili di Nicea (Iznik) e di Costantinopoli (Istanbul); il quarto concilio, quello che definisce la natura umana e divina di Cristo, si svolse a Kadıköy (quartiere asiatico di Istanbul) dove sorge la Chiesa di Santa Eufemia.
Le tante reliquie dei santi che oggi vengono venerate in Italia e in Europa un tempo erano custodite nelle chiese di Istanbul, moltissime trafugate durante il saccheggio di Costantinopoli della Quarta Crociata del 1204. Tra le tante ricordiamo le reliquie di Sant’Andrea - il patrono del Patriarcato di Costantinopoli - che si trovano nel magnifico Duomo di Amalfi, città dove il primo settembre si festeggia, con una bella rievocazione storica, il capodanno bizantino!
Tumblr media
Ma non esistono eventi festivi legati alla gloriosa epoca bizantina. Una particolare festa si svolge a Moena, in Trentino, dove c’é il rione Turchia e la gente indossa costumi ottomani in una sorta di Carnevale in stile turco; nelle rievocazioni storiche di Tollo e di Villamagna i protagonisti sono sempre dei turchi. Un uomo vestito con turbante e scimitarra interpreta “il turco” nella Festa dei Gigli di Nola.
Ad Istanbul ho trovato in una chiesa armena un simbolo quaresimale cristiano che serve a scandire i giorni fino a Pasqua simile alle bambole quaresimali usate nelle regioni del sud Italia.
Sapete che il significato di “mettere le corna” viene dalle imprese poco onorevoli dell’imperatore bizantino Andronico I?
Citiamo anche il razzismo o meglio l’Anti-turchismo o la Turcofobia, emblematica la frase “mamma li turchi” risalenti alle incursioni dei pirati turchi sulle coste italiane che hanno ispirato canzoni, poesie, detti popolari, dato nomi a luoghi geografici come la “scala dei turchi” in Sicilia o che sono all’origine di curiosi episodi, come quello della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli di Agropoli (Salerno), costruita dopo il rinvenimento in mare della statua della Madonna che i pirati turchi avevano trafugato, per poi abbandonarlo lungo il tragitto verso Costantinopoli: l’odierna Istanbul. Sempre in Sicilia abbiamo la Testa di turco di Scicli: è un bignè, grande almeno il triplo di un bignè normale, ripieno di crema o di ricotta. Il dolce nasce nella città di Scicli, nel Ragusano. Le teste di turco sono legate all’antica vittoria dei siciliani sui saraceni nel 1091 ad opera di Ruggero d’Altavilla. La sua forma ricorda un Turbante. Tutto é collegabile all’uso, a partire dal 1500, nella lingua italiana del termine “turco” per indicare qualcosa proveniente da un paese lontano come il “granoturco”.  
“La Turchia non é mai stata Europa storicamente”. Strano. E pensare che Costantinopoli dal 330 d.C. é stata la capitale dell’Impero Romano. La stessa città venne ribatezzata da Costantino come Nuova Roma!
Nota: I lettori più attenti noteranno sicuramente alcune omissioni ma l’argomento é talmente vasto da inserire in un semplice post di un blog che vi invito a svolgere degli ulteriori approfondimenti e, se volete, anche a segnalarmeli. In ogni caso continuo ad aggiornarlo.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città. Scrivi una e-mail a: [email protected] Seguici anche su www.facebook.com/istanbulperitaliani
5 notes · View notes
liguriacultura · 5 years ago
Photo
Tumblr media
Nei cartoni, indifferentemente dalla loro origine, è possibile rintracciare qualche mappa, specialmente per storie ambientate in Europa o a proposito di eventi bellici (o parodizzati). Curiosamente in Giappone per quanto concerne l’Italia si distingue sempre tra Nord e Sud, spesso dividendola come nazione. Inoltre spesso gli anime (e manga) dimostrano una cura non indifferente su certi aspetti storici e geografici. Eccp due esempi di cartina in cui appare tra le città più importanti anche Genova. Un primo esempio viene dall’ottava puntata della prima stagione di Strike Witches. In un mondo ambientato negli anni Trenta le nazioni sono tutte alleate contro una potenza aliena, contro cui si scontra una task force di streghe proveniente dai diversi paesi, per quanto con nomi diversi (la Germania diventa Karlsland, la Francia Gallia, il Giappone Futo). L’Italia risulta essere divisa in due parti, Romagna e Venezia, con la seconda in Veneto, EmiliaRomagna, Lombardia, Verbano, Marche, Dalmazia, Montenegro e Albania, e Romagna con la Liguria dove, nella mappa, appare Genova. In Hetalia invece, dove gli stati del mondo sono umanizzati e l’Italia risulta rappresentata da due fratelli, Italia Veneziano e Italia Romano, Genova è segnata tra le città più importanti del periodo quattro-cinquecentesco (puntata 42), coi due fratelli a servizio rispettivamente di Sacro Romano Impero Germanico e di Spagna. Ma non è l’unica curiosità ligure nella serie! C’è infatti un personaggio ligure, di cui parleremo in un secondo post.
2 notes · View notes
bianciardi · 6 years ago
Text
Se nemmeno lo conoscevi
‘’Ma cosa ti importa, perché dispiacerti così tanto, e poi per cosa. Ma se nemmeno lo conoscevi, dai...’’ è un po’ il mantra che mi perseguita da quando la notizia della morte di Lorenzo Orsetti ha raggiunto la mia bacheca facebook. Un’indifferenza arrogante e cattiva che oltre a impaurirmi mi stupisce perché proviene da giovanissimi uomini e giovanissime donne, il futuro direbbero gli anziani, un futuro nerissimo. Da quel giorno, da quel 18 marzo, mossa da una curiosità colpevole di ignoranza, ho iniziato a chiedere, a fare domande, a interrogare gli altri; mi sono interessata alla Siria del Nord, dove Lorenzo era andato a combattere le mostruosità dell’ISIS, alla causa curda, al fenomeno dei nostri ‘’foreign fighters’’ che stanchi di subire continui attacchi di morte al cuore dell’essere liberi (ed europeei), fanno pochi discorsi, prendono uno zaino e partono. Sì, per combatterlo quell’ISIS, in guerra.
Tentare di comprendere la questione siriana, oggi, appare più difficile di quanto si pensi e la responsabilità maggiore di questo vulnus è della mala informazione (che talvolta si trasforma in disinformazione) fatta da tv e giornali. Una narrazione in cui si confondono i confini geografici, le sigle, le date, i nomi. Se non vi fossero sottese maestose ragioni politiche ed economiche, verrebbe ingenuamente da pensare che oggi, i giornalisti si trovano al posto sbagliato, svogliati e disattenti come studenti all’ultima ora del sabato mattina. O, con più lucidità, che si fanno complici di un’ipocrisia che vorrebbe render neutro il parametro con si analizza il nemico.
Lorenzo ‘’Orso’’, la Siria, una guerra lontana: è vero, non lo conoscevo. E allora, mi chiedo, abbiamo il diritto di empatizzare con le scelte altrui solo quando chi le compie è un nostro amico, un nostro parente? Mi sono chiesta più volte perché mai un ragazzo di trentatré anni, cuoco e sommelier, dovrebbe allontanarsi da casa, dagli affetti, per combattere l’ISIS quando gli stessi politici dei nostri giorni, si limitano a condannare la brutalità dello Stato Islamico riuscendo a malapena a combatterlo a parole. Perché, Lorenzo? Perché, Têkoşher, stavi in Siria da un anno e mezzo, arruolato nell’Ypg, l’Unità di Protezione del Popolo? Forse perché la lotta per la libertà non ha confini né latitudini? Perché forse per difendere la società dai suoi pericoli occorre provare un'identificazione che sappia svilupparsi anche nei confronti di chi non conosciamo, di chi è lontano km e km da noi? Mi faccio tutte questo domande e concludo, senza una risposta vera e propria, che siamo diventati una generazione di mostri. Pur non avendo visto la guerra.
Partiamo dai nostro difetti, dal nostro imbarbarimento, dal nostro umanesimo destrutturato: viviamo un'epoca in cui l'individualismo e la soggettività hanno una prevalenza culturale che ha portato allo sgretolamento dei valori di comunità, collaborazione. Arrendersi al presente è il modo peggiore per costruire il futuro. Soprattutto se distruggiamo la particella segreta delle comunità: quel co. Cooperare, confrontarsi, conoscersi, condividere, coprogettare. Imparare a collaborare è la chiave per uscire dal buio. Noi ci siamo dimenticati come si fa. Dovremo guardare ai campi profughi di tutto il mondo, a quelli vicini ad Afrin, dove manca l’acqua pulita e elettricità, dove le malattie si diffondono facilmente e l’ospedale è solo uno in cui i dottori scarseggiano. Per poter sopravvivere qui si collabora, si resiste assieme.
Le comunità più resilienti sono quelle che “ce la fanno” perché nei momenti di crisi si rimodellano ai cambiamenti. La disillusione in cui molto sono caduti, le risposte facili al disagio economico e sociale, lo spaesamento generale ha permesso ad alcuni poteri di far leva sulle fragilità delle persone manipolando ad hoc l'informazione, semplificando, omettendo.
Chi non semplifica, approfondisce, cerca, legge, non si ferma al primo livello di conoscenza. Chi non delega ad altri le proprie scelte, chi non ce la fa più, a sopportare, a subire. La misura già satura di insofferenza è diventata ingestibile, la necessità di un gesto, di una scelta sembrano l’unica strada percorribile. Immagino che Lorenzo Orsetti abbia vissuto sulla propria pelle questa sensazione di insofferenza, di incompatibilità con luoghi e tempi; e abbia deciso che l'unico modo per cambiare le cose fosse partire, scegliere di stare dalla loro parte, di farlo con loro. Le ragioni della rivoluzione socialista del Rojava, la zona del nord della Siria a maggioranza curda, avevano convinto Lorenzo per gli ideali che la ispiravano: una società più giusta più equa, una società per le donne e con le donne, un mondo in cui la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e la democrazia potessero essere le basi da cui partire e non gli obiettivi da raggiungere.
Ma Lorenzo Orsetti è tornato a Firenze in una bara avvolta dalla bandiera dell’YPG. Un partigiano trentatreenne, un partigiano del 2019. Il valore della scelta di Lorenzo oltre al dovere della memoria, porta con sè l'amara consapevolezza che determinate storie non arriveranno mai alla massa, non riempiranno mai i quotidiani nazionali, non diventeranno mai titoli dei tg. A meno che.
A meno che la rivoluzione non parta da noi, dall'oralità, un'arma potente quanto un kalashnikov, affilata quanto un pugnale. L'obbligo morale di non far mai calare l'attenzione dovrà formare una catena di testimoni, pronti ad alzarsi di fronte al gruppo, più o meno numeroso, e iniziare a raccontare una storia. La storia di Lorenzo, la storia dei combattenti italiani in Siria che rischiano la misura della sorveglianza speciale, le storie delle donne curde che combattono un sistema patriarcale nelle file dell’YPJ, le parole di chi è tornato sulle proprie gambe, anche se l'animo lacerato non troverà facilmente posto nell'anatomia dei sopravvissuti. Non smettere mai di dare voce a una rivoluzione che è qui e ora, che ci riguarda da vicino. 
Quanta paura può fare un morto? Quanto timore – quale imbarazzo – scaturisce dalle domande sulla morte di Lorenzo? Perché il corpo di Lorenzo ha impiegato così tanto a tornare in Italia? Perché la salma, una volta arrivata all'aeroporto di Fiumicino, è stata fatta uscire da un passaggio diverso rispetto a quello comunicato agli amici che volevano accoglierla? Perché la notizia del rientro del suo corpo a Firenze non passa da alcun tg se non quello regionale? Un pubblico momento di ricordo, il prossimo 24 giugno, si terrà di fronte al piazzale del cimitero delle Porte Sante, dove sarà poi sepolto, una scelta approvata dalla famiglia di Lorenzo suggerita dal Sindaco Nardella. Quello è il cimitero dei partigiani fiorentini, dei giusti. Anche di Lorenzo, d'ora in poi, dopo tutto il limbo che ha dovuto attraversare, anche da morto.
Un limbo dantesco infatti è quello che è toccato a cinque ragazzi italiani che rischiano la sorveglianza speciale, una misura che affonda le radici nel mussoliniano Codice Rocco, e che non ha bisogno di reati, accuse o processi: come Lorenzo, Paolo, Eddi, Jak, Davide e Jacopo sono andati in Siria a combattere, a fianco dei curdi, l'ISIS. Una volta tornati in Italia si sono visti notificare la richiesta di sorveglianza speciale. Perché loro sanno usare le armi, perché sono andati a guerra, dalla parte giusta – ma questo evidentemente non interessa alla Procura. Impostata senza accuse e senza processo, la sorveglianza speciale sottopone a una dura restrizione la libertà individuale dei cinque ex-combattenti sulla base di quella che la Digos ritiene «pericolosità sociale». Se si riflette un attimo sui milioni di uomini che hanno partecipato al servizio di leva obbligatoria o a quelli che ancora fanno parte dei corpi militari, per finire con i detentori di porto d'armi – penso a mio padre, cacciatore di tordi e colombacci da generazioni – dobbiamo seriamente preoccuparci della quantità di soggetti socialmente pericolosi che ci girano attorno.
Quella della sorveglianza speciale è una misura restrittiva di epoca fascista, introdotta dal Codice Rocco e poi rivista nel tempo (l’ultimo «aggiornamento» risale al 2011), che avalla un’inquietante deriva: la limitazione della libertà, da un minimo di un anno a un massimo di cinque, senza un reato, senza un’accusa, senza un processo. In prigione fuori dalla prigione.
In concreto si ha: ritiro di patente e passaporto, divieto di iscrizione ad ogni albo professionale, divieto di incontrare più di tre persone per volta, divieto di uscire dopo le 19 fino alle 7 del mattino seguente,divieto di incontrare persone con condanne (valgono anche occupazioni, picchetti, blocchi stradali…) e infine alcuni obblighi, come quello di presentarsi alle autorità di sorveglianza nei giorni stabiliti e ogni qualvolta venga richiesto.
Tutto ciò, oltre a minare pesantemente l'equilibrio privato e personale di giovani donne e uomini, andrebbe a bloccare la grande opera d'informazione che i cinque stanno facendo in giro per lo stivale con incontri nelle facoltà, nella associazioni culturali, nelle librerie. Tutto ciò strizza l'occhio a una valutazione politica che sa di bipolarismo visto che l’Italia considera l’ISIS un gruppo terroristico che porta morte anche in Europa ma colpisce chi è andato a combatterlo, chi ha rischiato la vita.
Entro il 24 giugno, data dell'ultimo saluto al compagno Lorenzo, si avrà una risposta: qualora la richiesta venisse accolta, sarà necessario attivare una mobilitazione nazionale per tutelare tanto la libertà personale di questi partigiani della Mesopotamia che studiavamo alle medie, quanto la reputazione delle forze siriane democratiche. Meno di un mese fa, in una piccola libreria di provincia, in un venerdì qualsiasi, ho sentito dire, dalla voce ferma e calma di Davide Grasso che per lui la cosa più grave sarebbe proprio mancare di rispetto ai caduti, ai combattenti, ai civili che sono ancora là e cercano di portare avanti questa Resistenza. L’altruismo, la quieta fermezza di chi è andato oltre le parole, mi ha portato, a scrivere una mail a un noto programma tv che solitamente informa, denuncia, racconta in modo obiettivo, insomma quando vuole fa giornalismo senza paura. La mia richiesta riguardava la mancanza di informazione sulla situazione degli ex-combattenti, che poteva peraltro tramutarsi in occasione perfetta per una narrazione sulla Siria, da parte di chi è andato là. Ho chiesto di raccontare una storia che rischia di scomparire, e con essa, un bel pezzo della nostra democrazia. Nessuna risposta, nessun servizio. Una delusione. Anche perché il 24 giugno è dietro l’angolo e la copertura mediatica degli eventi arriverà tardi, se arriverà. 
Resistere a tutto questo silenzio, trasformarlo in suono: ritrovare la cultura dell’oralità, trasformando noi stessi in rapsodi della memoria, un ingranaggio collettivo, che gira se ciascuno continua a farlo girare. L'unica scelta in grado di offrire la possibilità di immaginare che le cose, la società che c’è intorno a noi - il futuro - cambi a partire dalle nostre scelte, dal nostro scegliersi la parte. Come aveva fatto Lorenzo. 
Cosa è accaduto in questo paese perché possa essersi ridotto allo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti? Perché ci si è lasciati andare ai sentimenti più infimi inserendo una retromarcia degna del masochismo più efferato? Perché tutto d'un tratto la solidarietà, l'umanesimo, il sentimento di giustizia, addirittura la cristiana carità sembrano valori di un'altro pianeta che sembrano non contare più nulla?
Niente è per caso e quello che oggi avviene nel proscenio della vita sociale e politica è il risultato diretto degli ultimi trenta anni di storia. Un paese che dopo la caduta del muro di Berlino doveva riposizionarsi nello scacchiere geopolitico del mondo, che doveva liberarsi di Cosa Nostra quale agente politico negli equilibri criminali e con cui ha intrattenuto allegri rapporti di scambi di potere. Un paese che non disdegna di mettere a repentaglio la sua storia, il suo patrimonio culturale in nome del "chi arriva primo vince".
Siamo diventati un paese che odia le persone serie e quelle buone, perché sono noiose e ci inducono a pensare e a ragionare. Un paese che ama il potere, anche quando lo esercitano le persone sbagliate, perché rappresenta il nostro desiderio di contare qualcosa, di esercitare una superiorità cafona.
Un paese che ama il capitalismo più sfrenato perché nel suo cuore anche la plebe ha la chance di diventare borghesia, e la borghesia di diventare lussuosa nobiltà, a sua volta cafona.
Ci siamo fatti togliere gli strumenti della critica e dell'analisi. E non siamo più in grado di discernere i cattivi di prima da quelli di oggi, pigri oppositori figli di una social democrazia deviata e affascinati dalle poltrone di comando. Rimestando una debole difesa dei valori costituzionali, lasciano che i privilegi della politica rimangano un caposaldo delle loro intenzioni ultime.
Mi fermo un attimo, osservo tutte queste macerie truccate e imparruccate a festa e penso a Lorenzo, alla sua partenza convinta, piena di fiducia e gioia, verso una speranza chiamata Rojava, verso un lembo di terra che sperimenta il confederalismo democratico in modo brillante, forse utopistico per qualcuno. E capisco la sua scelta, ammirandone la concretezza. Penso anche che se Lorenzo fosse tornato vivo in Italia, oggi sarebbe il sesto in attesa di conoscere il verdetto sulla propria pericolosità sociale. Ci siamo riempiti di parole, frasi fatte, slogan, senza pesarne più il significato. Lorenzo, tutti i combattenti, ci riportano lì, al peso delle parole, che sottendono una scelta, un'idea che si fa tempesta.
Tumblr media
“Orso non muore se le sue idee continueranno a vivere nei nostri corpi”. Con il dovere di provare - non è facile, e noi siamo così deboli, così piccoli - a dare un senso alla scelta di chi ha testimoniato che le conquiste sono sempre possibili per chi crede nella loro urgenza, di chi era a pronto a morire «con il sorriso sulle labbra», come scrive Lorenzo nella sua lettera di addio, per trasmettersi di goccia in goccia. E trasformarsi in tempesta.
Con eterna gratitudine.
- Ma perché, tu lo conoscevi Orso? - No purtroppo no…ma lo capisco.
20 notes · View notes
its-zhangjiashuai-us · 4 years ago
Text
Disney Costumi
A volte, è la piattaforma giusta per alcuni mobili gli sforzi di marketing come quelli per guidare l'impegno e la sensibilizzazione. L'anello di fidanzamento è un tipo preferito di cimelio di famiglia oggi, un token eterna di amore con un look vintage e disney l significato. Il bicchiere è stato svolto presso Principesse Disney l'International Polo Club dal2007. Derby è una piattaforma su cui disney junior italia gli utenti possono competere tra di loro ogni settimana per scoprire chi ha preso il miglior immagine che scendeal di sotto di un tema. publisherSandow ha recentemente lanciato un interior design resource kit chiamato LuxeBox, un dono gratuito per i nuovi proprietari e attiva gli acquirenti di case chesono del valore di 1 milione di dollari o più. Gli utenti veniva richiesto di sei elementi da Saks che volevano dare come regali per le feste e il nome del loro bordo perpartecipare al concorso. Questi mailers elenco ancora lasocietà e i social media account e molti comprendono in modo tale che coloro che vogliono saperne di più online può farlo facilmente. Le Disney Star Wars persone più istruite acquirenti si stanno muovendo lontano da grandi nomi di marca e di alto livello di gemme, preferendo invece per la meno nota designer esclusivi e rari, rare pietre. Final takeErin Shea, assistente editoriale su , Precision-crystalmaker belle principessa disney è collegando la sua in-store, digitale e proprietà mobile attraverso una campagna per la sua primavera/estate paradiso tropicalecollezione che include una nuova applicazione mobile e. [ Il catalogo] è unvisivo migliore per aiutare effettivamente immaginare il possesso di tali elementi o il loro acquisto per qualcun altro, detto Dalia strimpellare, presidente della Dalia Inc. In aggiunta una linea dedicata di applicazione mobile lancerà Feb. Gli esperti di marketing si sono altresì impegnate in campagne per incentivare laconsapevolezza del marchio e la connettività a. film della walt disney interesse maschiato in immagine-Condivisione applicazione mobile che ospita un concorso per segnare il suo 1 milionesimo che è stata una settimana di sponsorizzazione di immagine digitalepiattaforma di concorrenza InstaDerby. Final disney store torino centro,assistente editoriale a. Non troppo sorprendentemente, gioielli è forse il miglior tipo di cimelio di famiglia come i materiali preziosi i suoi fatti sono tra gli elementi più difficili sulla terra. Il libro ha eseguito la gamma di collezioni tra cui gioielli, frizioni, borsette, occhiali da sole e diamanteanelli di fidanzamento. All'altezza Winnie The Pooh del loro successo, diventano marchi ben noti, sia amato e desiderato, e il successo è determinato principalmente dallaloro capacità di essere in sintonia con i valori profondi che le persone condividono, spesso andando al di là di età e confini geografici. Dopo il rapido delle catene di moda è entrata nel mercato, Gap ha deciso di seguire le loro orme,perdendo rapidamente la sua iconica e stato per alcuni anni anche il suo successo economico. Berluti scarpe), i culti (motoscafi Riva) o disney junior giochi gratis case di moda come , o sono tipologie di marca che sono più difficili daclassificare. Un cluster di clip montata su un prodotti negozio disney bavero aggiunge alcuni sapientemente disposto brillare per un abito mentre un articolato gem-set perno di fiore fluttua con la femminilità in un elegante chignon.000 il reddito della famiglia gamma. www.disn-stuffs.com/marvel-store/spider-man
0 notes
il-lato-nerd-della-forza · 5 years ago
Text
Il regista coreano Yeon Sang-ho non crede che sia giusto definire Peninsula “un sequel ufficiale” del thriller zombie-movie “Train To Busan”, che è diventato un successo internazionale nel 2016.
“Si svolge quattro anni dopo Train To Busan, nello stesso universo, ma non continua la storia e ha personaggi diversi”, afferma il regista. “L’autorità governativa è stata decimata dopo lo scoppio degli zombie in Corea, e non è rimasto altro che i tratti geografici del luogo – motivo per cui il film si chiama Penisola.”
Il sequel vede nel cast Gang Dong-won, che ha recitato in successi come 1987: When The Day Comes, nei panni di Jung-seok, un ex soldato che riesce a fuggire dalla penisola coreana – un deserto infestato da zombie trasformato in un ghetto da altre nazioni che cercano di fermare la diffusione del virus. Rimandato il loco con un una crew in missione per recuperare qualcosa, entra nel porto di Incheon per raggiungere Seoul e viene attaccato, scoprendo che sulla penisola sono rimasti più sopravvissuti di quanti pensassero.
L’attrice Lee Jung-hyun (The Battleship Island) interpreta uno dei sopravvissuti, insieme all’attrice bambina Lee Re – che Yeon pensa diventerà “più popolare di Ma Dong-seok [alias Don Lee] in Train To Busan”. Altri nomi del cast includono Kwon Hae-hyo, che era un doppiatore del progetto d’animazione di Yeon nel 2013 The Fake; Kim Min-jae, apparso nel suo film d’azione dal vivo Psychokinesis del 2018; il regista e attore indipendente Koo Kyo-hwan (Maggie); e l’attrice bambina Lee Ye Won.
Numerosi membri della crew di Train To Busan lavorano al sequel da 16 milioni di dollari di Yeon (quasi il doppio del budget dell’originale da 8,5 milioni), tra cui il direttore della fotografia Lee Hyung-deok, il supervisore agli effetti visivi Jung Hwang-su e il direttore artistico Lee Mok-won.
“La scala di Peninsula non può essere paragonata a Train To Busan, la fa sembrare un film indipendente”, afferma Yeon. “Train To Busan è stato un film di alto concetto girato in spazi ristretti mentre Peninsula ha una portata molto più ampia di movimento.”
Peninsula è stato girato per 62 giorni in tre mesi a partire dalla fine di giugno del 2019. Yeon ha fatto riferimento a film post-apocalittici come Land Of The Dead, The Road, Mad Max 2 e Mad Max: Fury Road, e manga post-apocalittici come Akira e Dragon Head “per look e visione del mondo”. Ma ha anche scoperto che le cose che aveva immaginato prima dell’arrivo del Covid-19 erano apparse in titoli di cronaca internazionale, con sua grande sorpresa nella post-produzione.
Train to Busan (부산행?, BusanhaengLR) è un film del 2016 diretto da Yeon Sang-ho.
In Italia è uscito in home video il 12 ottobre 2017, in allegato al prequel Seoul Station, e trasmesso in prima visione assoluta su Rai 4 l’11 dicembre 2017.
La trama racconta di un virus di origine ignota che trasforma le persone in zombi si diffonde rapidamente in Corea del Sud, costringendo il governo a mettere in atto una legge marziale. Seok-woo è un agente di borsa, dedito al lavoro e divorziato che vive con la piccola figlia Soo-an, che si trova su un treno per Busan, città che è riuscita ad arginare l’epidemia con successo. Da Seoul a Busan sono 453 km: l’unico modo per rimanere vivi è salire sul treno.
Fonte
Peninsula: ecco le prime immagini del “quasi sequel” di Train To Busan Il regista coreano Yeon Sang-ho non crede che sia giusto definire Peninsula "un sequel ufficiale" del thriller zombie-movie "Train To Busan", che è diventato un successo internazionale nel 2016.
0 notes
saggiosguardo · 6 years ago
Text
Evento Apple 25.03.2019, cosa aspettarci e cosa no
It's show time. O quasi. All'evento Apple di lunedì 25 marzo manca poco meno di un giorno ed è tempo di fare un piccolo riepilogo su ciò che possiamo aspettarci di vedere sul palco dello Steve Jobs Theatre e cosa invece con molte probabilità andrà a mancare. Un keynote molto atteso e completamente diverso rispetto quello primaverile dello scorso anno, totalmente orientato al settore educativo. Ciò che vedremo domani ci permetterà di avere un primo quadro della situazione, su come sta procedendo la transizione della mela da un approccio orientato all'hardware ad uno orientato ai servizi.
Niente nuovo hardware
Contrariamente all'ordine classico, iniziamo da ciò che al 99% non ci sarà: l'hardware. Per esso Apple ha sfruttato proprio la settimana appena conclusasi, sfornando nuovi iPad, iMac ed AirPods. Del resto, si trattava di semplici aggiornamenti che nel keynote avrebbero catturato al più un quarto d'ora complessivo per descriverli e a Cupertino stavolta hanno altro di cui parlare. Nondimeno, i loro rilasci sono serviti comunque a mantenere alta l'attenzione sull'azienda, preparando un terreno fertile per l'evento di lunedì. Non che ce ne fosse davvero bisogno, per la realtà, ma per il marketing Apple come sappiamo la curiosità suscitata non è mai abbastanza.
Detto questo, forse sul piano hardware sarebbe potuta essere una buona occasione per modificare la linea Apple TV. Non tanto con un nuovo modello top di gamma, anche se non sarebbe stato poi così tanto peregrino immaginarlo, quanto con un prodotto entry-level in grado sia di sostituire in larga parte la quarta generazione nella lineup sia di espandere tvOS in una fascia di prezzo sinora poco presidiata. Alcune indiscrezioni nei mesi scorsi avevano parlato di una sorta di streaming stick a marchio Apple, ma le chance di vederla domani sono davvero molto esigue. Il motivo potrebbe essere alquanto semplice: non ne avrebbe bisogno, e tra poco chiariremo il perché.
Streaming Video
Qui si concentreranno i maggiori sforzi da parte di Apple. Per diverso tempo si è parlato di un nuovo servizio di streaming video anti-Netflix, ma la realtà potrebbe essere un po' diversa. Il risultato finale potrebbe essere infatti più un competitor diretto di Amazon Prime Video, anche nella forma. Ci sarà una forte spinta sui contenuti originali, come in qualsiasi servizio del genere che si rispetti: Apple ha stretto tantissimi contratti di produzione per la realizzazione di serie TV esclusive ma anche per programmi e cartoni animati. La lista è molto lunga, in continuo mutamento e per motivi di spazio e tempo esulerebbe dallo scopo di questo post, pertanto preferiamo rimandare pertanto all'esaustivo elenco dettagliato di Macworld. Saranno tutti prodotti family-friendly, dove scene di violenza e nudità saranno rare se non addirittura assenti, coi report che indicano un forte controllo da parte di Apple in tal senso. La disponibilità dei primi contenuti sarebbe prevista entro l'anno.
Abbiamo sostenuto poco fa che Prime Video potrebbe essere il concorrente ideale del nuovo servizio Apple. Questo perché la struttura dovrebbe ricalcare parecchio quanto propone Amazon nei paesi anglosassoni, comprendendo sia produzioni proprie sia contenuti terzi in larga parte disponibili attraverso pacchetti di canali da acquistare separatamente. Apple avrebbe coinvolto, almeno per quel che concerne gli USA, i principali circuiti premium come HBO, Showtime e Starz, con prezzi singoli attorno ai $9,99 mensili. Molto lavoro in tal senso è senz'altro stato agevolato dall'aver realizzato già qualche anno fa un'app TV in grado di raccogliere contenuti da più parti all'interno di una singola interfaccia e la mela ci punta come una delle peculiarità della sua nuova proposta. Alcuni grandi nomi si sono però tirati fuori dall'iniziativa, Netflix in primis, che manterranno la loro presenza su tvOS in modo indipendente. Riguardo ai contenuti originali, sarebbe previsto anche per essi un prezzo, ma i rumor al momento non rendono chiaro quanto. Ciò che invece sembra essere escluso è la loro gratuità per i possessori di dispositivi Apple, come le indiscrezioni del passato invece suggerivano.
Sul versante dei dispositivi, abbiamo visto a gennaio una sensibile apertura di Apple verso le piattaforme TV terze e lo stesso avverrà per il nuovo servizio: oltre a Samsung e gli altri produttori di televisori, si parla anche di Roku, che coi suoi set-top-box economici risolverebbe alla radice l'assenza di un prodotto tvOS entry-level. Non stupirebbe nemmeno se ci fosse una versione per Android, come già avviene nel caso di Apple Music; del resto un servizio del genere ha tutto l'interesse a raggiungere quanti più utenti possibili. Restano molti interrogativi, oltre a quelli commerciali pure geografici: sarà esclusivo per gli Stati Uniti, almeno per la fase iniziale, oppure coi dovuti adattamenti arriverà anche dalle nostre parti, magari portando in dote l'app TV che ancora nemmeno abbiamo? Come si concilierà la permanenza di Bob Iger nel consiglio d'amministrazione di Apple con le chiare intenzioni di Disney di fare da sé per lo streaming, che ricorda tanto il caso Eric Schmidt tra il 2006 e il 2009? Tante domande, che probabilmente non troveranno tutte risposta domani.
News
Un altro ambito su cui Apple vuole investire è l'editoria. Un rinnovamento dell'app News porterà con sé anche un servizio in abbonamento comprendente quotidiani, articoli premium dai siti online e magazine periodici, con un prezzo di $9,99 mensili. Saranno riutilizzati la base e il know-how del servizio Texture acquisito lo scorso anno, ripercorrendo un po' i passi già occorsi a cavallo tra il 2014 e il 2015 con la trasformazione di Beats Music in Apple Music. Si parla di circa 200 pubblicazioni al lancio, almeno per quel che concerne il mercato statunitense, e tra i nomi già arruolati si parla del Wall Street Journal e di Vox. Altre celebri testate, però, come il New York Times e il Washington Post hanno declinato la partecipazione all'iniziativa, che di per sé ha vissuto difficoltà nei preparativi in virtù della bassa propensione iniziale di molti editori a condividere i propri profitti con Apple.
Arriverà anche un'edizione italiana? Nel breve termine è poco probabile: Apple News nella forma attuale si è limitato per tantissimo tempo ad USA, UK ed Australia e solo ora si sta accingendo ad arrivare in Canada. Anche se annunciassero ulteriori espansioni, prima di noi ci sarebbero sicuramente le solite Francia e Germania. Un altro dubbio risiede nella disponibilità del servizio al di fuori dei dispositivi Apple. Ebbene, l'app Texture non è mai stata ritirata dal Play Store, pur non ricevendo aggiornamenti dallo scorso luglio. Quasi come se fosse rimasta ad aspettare un'occasione per il rilancio. Vedremo se domani cambierà di nome e l'editore diventerà "Apple Inc.". Come nel caso di Apple Music e del servizio di streaming video, avrebbe sicuramente senso una sua presenza su piattaforme terze al fine di espanderne al massimo il potenziale bacino d'utenza.
Giochi
Qualche mese fa erano giunte voci riguardanti un interessamento di Apple su un abbonamento per i videogiochi, sulla scia di soluzioni simili già proposte altrove. A quanto pare, domani potrebbe essere il giorno buono per vederlo, stando alle indiscrezioni più recenti. Attenzione, però: non si tratterà di una soluzione simile a Google Stadia: anche se auspicabile in futuro, nel breve termine Cook e soci punterebbero alla monetizzazione attraverso i giochi sull'App Store, con un prezzo mensile che darebbe accesso a molti dei titoli disponibili, ad eccezione di quelli freemium ovvero gratuiti di base ma con espansioni in-app a pagamento. Non è però detto che intenda parlarne già ora: dovendo avere anche l'appoggio degli sviluppatori, potrebbe pure rinviare il discorso alla WWDC 2019 senza risultare affatto fuori luogo. Ciò che possiamo dare per sicura qui è l'esclusività, coinvolgendo iOS e macOS, al più pure tvOS.
Varie ed eventuali
Pur sapendo quel che ci aspetta principalmente, non possiamo non pensare a qualche wild card non esplorata. A proposito di carte, domani sul palcoscenico potremmo vedere i frutti dell'iniziativa congiunta Apple-Goldman Sachs, con una carta di credito espressamente dedicata agli utenti della mela. Oltre al pezzo fisico, si prevede molta presenza virtuale attraverso l'app Wallet controllando al meglio i propri pagamenti, predisponendo limiti di spesa e verificando il raggiungimento degli obiettivi che possono portare a premi. Un servizio espressamente pensato per il mondo Apple non è una vera e propria novità, qui in Italia abbiamo l'esempio di Buddybank, ma stavolta ci sarà lo zampino diretto dell'azienda.
I rumor appaiono al momento avere accantonato un bundle alla Amazon Prime comprensivo di tutti i servizi in un singolo prezzo mensile. Probabilmente è solo questione di tempo per il suo arrivo, comprendendo altri servizi come spazio iCloud aggiuntivo, anche perché darebbe ottime possibilità di fidelizzazione del cliente ancor più elevate di quanto non abbia sinora permesso l'hardware. A proposito di servizi ulteriori, lascia perplessi l'assenza di un qualsiasi indizio su un abbonamento anche per Apple Books. Le piattaforme rivali, a partire da Kindle, lo prevedono ed in abbinamento ad una disponibilità multipiattaforma cementerebbe il nuovo corso di Apple. Mai dire mai.
Possiamo invece dare per certo l'arrivo nella giornata di domani degli aggiornamenti per i sistemi operativi Apple: iOS 12.2, macOS 10.14.4, watchOS 5.2 e tvOS 12.2. Non si tratta di grossi rilasci, perlomeno rispetto a quelli cui siamo stati abituati negli scorsi anni a primavera, ma avranno comunque alcune nuove funzionalità e soprattutto serviranno sia a supportare i rilasci hardware recenti sia quanto mostreranno domani. Infine, un piccolo auspicio: l'annuncio di HomePod in Italia. Noi continuiamo a sperarci, anche a coronamento delle nostre indiscrezioni esclusive degli scorsi mesi, ma per domani è veramente una speranza quasi vana, pure perché in fondo potrebbero farlo in qualsiasi momento attraverso un comunicato stampa.
One more thing
Sì, prima di chiudere c'è la one more thing e riguarda noi direttamente: come da tradizione ci sarà il #SaggioMela a partire dalle 17.30 di domani per seguire tutti insieme l'evento. Squadra che vince non si cambia, con la presenza del nostro team (eccetto il sottoscritto, per motivi lavorativi) e Kiro di Melamorsicata. Per ingannare l'attesa in compagnia, così come per interagire con noi durante l'evento, iscrivetevi al canale Telegram SaggioMela Live. Quando partiremo diffonderemo un link di accesso su tutti i nostri social, ma per non perdervi la diretta ci potete già seguire su Spreaker oppure memorizzare la pagina saggio.me/showtime, dove già da ora si può commentare e alle 17:30 del 25 marzo apparirà il player audio per ascoltarci.
L'articolo Evento Apple 25.03.2019, cosa aspettarci e cosa no proviene da SaggiaMente.
Articoli correlati:
Apple potrebbe aver bisogno di acquisire una content company, oppure no Che Apple stia investendo per competere contro Amazon e Netflix,...
Apple annuncia l'evento del 12 settembre: nuovi iPhone in arrivo Gather Round, ossia "riuniamoci". È questo lo slogan con cui...
Apple potrebbe lanciare una Apple TV in formato dongle Quest'anno l'offerta di servizi streaming in Italia è stata scossa...
from Evento Apple 25.03.2019, cosa aspettarci e cosa no
0 notes
blogmusic-it-blog · 6 years ago
Text
MIZA MAYI: aria di mondo nuovo in questo disco
Aria di mondo nuovo come recita il titolo di questo articolo. Aria che sa di pace e di intimità ma anche di elettronica e di pop internazionale, tra qualche trama dal sapore jazz e qualche pennellata di soul afro di nuova generazione. Lei è Miza Mayi, cantante e cantautrice di origini afro-italiane. Un disco dal titolo “Stages of a Growning Flower” che segna a fuoco un percorso personale, una crescita, il suo diventare donna ma anche le sensazioni di sollievo, di arrivo. Bellissime arie in “Walk Away”, distanze, partenze, la nostalgia e le paure di una scelta nei delicati arrangiamenti di chitarra elettrica. Così come la felicità ed il gioco espresse nella scanzonata “Tom Tom Tom” che chiude la tracklist di 11 inediti a cui si aggiungono 2 versioni remix. Tra i nomi che hanno collaborato alla realizzazione di questo disco vogliamo sottolineare il bellissimo sax di Jessica Cochis che tra l’altro troviamo a sottolineare il tema portante di “Assurditè”. Belle sensazioni di pulito in questo primo disco di Miza Mayi.
Nu Soul afro italiano. Io dentro ci vedo tanta America anche… non sei d’accordo? Sì, ho origini afro italiane ma mi ritengo cittadina del mondo, il mio “afro-eclettismo” mi permette di attingere da tutto ciò che mi ispira ed entra in vibrazione con la mia onda sonora, non ho limiti geografici o musicali. Spesso userò il plurale perché tutto il lavoro è stato fatto in insieme ad Eros Cristiani e Jessica Cochis, loro hanno curato tutti gli arrangiamenti ed hanno composto molti brani. Nell’album abbiamo voluto sperimentare con sonorità diverse appartenenti a mondi musicali a volte contrastanti tra loro come nu soul, new swing ,deep house e trip hop. Non ci siamo dati limiti nella creatività musicale.
Dalle tue radici cos’hai portato via? Che c’è di Congolese e cosa di Italiano nella tua scrittura? Ho lasciato Kinshasa a 11 mesi perciò non ricordo nulla, sono cresciuta in Italia vicino alla mia famiglia paterna, l’unica persona che mi ha permesso di mantenere il contatto con le mie radici è mia madre, lei ha sempre ascoltato musica popolare congolese a casa e con me ha sempre cantato e ballato. Il canto e la danza sono un elemento vitale di tutte le mie giornate. Per fortuna ho avuto modo di conoscere l’Africa viaggiando in Ghana, Camerun e vivendo qualche mese in Costa D’Avorio. Penso e parlo in italiano, è la mia prima lingua, perciò i primi brani li ho scritti istintivamente in italiano, poi per una scelta stilistica abbiamo virato sull’inglese, non è la mia lingua madre ma ormai è diventata una lingua universale.
Parliamo di un concept album di donna, di evoluzione come persona… ma possiamo parlare anche evoluzione di suono e di scrittura? Perché no, a me piace immaginare l’album come un copione teatrale, infatti in ogni frase è nascosto un sottotesto e un monologo interiore, è un mare magnum di ricordi, pensieri e azioni. Dal punto di vista sonoro lo concepisco più a livello sensoriale, ogni brano ha un determinato colore, una precisa sfumatura, sensazione tattile, pura sinestesia. Abbiamo giocato molto con i suoni, ad esempio in “Waters” abbiamo una introduzione ritmica fatta con una penna a scatto, l’idea ci è venuta in studio di registrazione per caso.In “Kundalini Love” Nicola Oliva (chitarrista di Laura Pausini ndr) ha suonato una chitarra dobro che a nostro avviso donava al brano una connotazione molto mistica. “Flowers” è un brano euro pop stile anni ‘90 in cui abbiamo utilizzato un sax soprano preparato, ricorda il suono di una cornamusa suonata su un fiordo nel Mare del Nord.Vorrei anche sottolineare che nel disco hanno suonato oltre ad Eros e Jessica dei musicisti di alto livello tra i quali Roberto Gualdi (PFM, Vecchioni), Stefano Guazzo e il caro Marco Mangelli che “era troppo bello per camminare su questa terra”.
Bellissima “The Third Way”. Nella mia percezione l’ho captata come il punto di svolta e di consapevolezza nel viaggio di questo album… L’ho scritta dopo una piccola rivelazione, avevo messo da parte qualche soldino ed ho inspiegabilmente comprato un basso acustico – non ne avevo mai suonato uno – l’ho infilato in macchina e sono partita, la prima bozza di melodia è nata durante quel viaggio, poi ho iniziato a cercare le note giuste suonando il basso, si trattava davvero di tre note ma il messaggio era molto chiaro: effettivamente rappresenta le persone da cui ho imparato qualcosa ma che – per un motivo o per l’altro – mi hanno delusa. La Terza Via è la strada che ho deciso di costruire per me e la sto percorrendo ora. E’ stato complesso arrangiare il brano,ci sono varie versioni, è stato anche complicato trovare l’inciso più adatto. Il lavoro maestoso è stato fatto in studio, proprio come si faceva ai vecchi tempi, passo dopo passo; è un brano che si è evoluto ed è cresciuto lentamente ma ha un impatto molto incisivo su tutto il disco. La cosa particolare è che nella parte iniziale abbiamo deciso di cantare una melodia in tonalità minore, nonostante la tonalità del brano sia in maggiore, l’abbiamo infatti definito un brano anti-blues.
Su Spotify troviamo anche due versioni Remix. Ce ne parli? Su Spotify ci sono le versioni di “Jazz That Funk – Funk Remixed” e “Tom Tom Town – Electric Jazz Remixed”, sono due chicche, Hanno connotazioni di tendenza attuali più da club; non saprei davvero dirvi quali siano le versioni più belle, è per gli estimatori.
A chiudere: quando un video ufficiale? Ci stiamo lavorando ora, tenetevi incollati alla mia pagina Facebook e Instagram per conoscere la data ufficiale di uscita! Big Up
youtube
MIZA MAYI: aria di mondo nuovo in questo disco was originally published on Blogmusic
0 notes
cresy · 8 years ago
Text
Crescenza Caradonna
Il Libro Possibile Festival
XVI EDIZIONE
19 giugno  2017 Conferenza Stampa
Arriva a Polignano la XVI edizione del Festival “Il Libro Possibile” La cultura invade le piazze, nel segno de “L’uomo infinito” Centro storico di Polignano a Mare – 5 – 8 luglio 2017
Dal 5 all’8 luglio 2017, il festival Il Libro Possibile torna a “invadere” piazze e vicoli di Polignano a Mare per la sua XVI edizione. Quattro serate in cui si susseguiranno incontri con ospiti d’eccezione. Tra questi, anche il ritorno dopo 7 anni dello scrittore Roberto Saviano.
La cultura scende in strada: è questa la ricetta vincente nata dall’impegno della direttrice artistica Rosella Santoro.  L’ospitalità dei pugliesi, la bellezza di questa terra e le testimonianze di tanti artisti e intellettuali di caratura nazionale e internazionale sono garanzia di successo della manifestazione.
Le partnership
La kermesse si avvarrà della collaborazione di diverse eccellenze culturali sul territorio pugliese, che arricchiranno il programma della XVI edizione con iniziative originali ed interessanti. Tra queste figurano Il Carnevale di Putignano, le Grotte di Castellana e l’Università di Bari.
Un particolare focus sarà incentrato sul mondo del cinema, grazie alla partnership con Apulia film commission che porterà sui palchi di Polignano storici personaggi del mondo dello spettacolo. Tra i nomi in programma c’è un attore che con i suoi film ha esportato in tutta Italia la scanzonata comicità pugliese: Lino Banfi, che il 5 luglio presenterà il suo ultimo libro “Hottanta voglia di raccontarvi”.
  L’uomo infinito
Il fil rouge dell’edizione 2017 – identificata dal colore rosso – è “L’uomo infinito”. “Per il tema della XVI edizione, ci siamo ispirati alla mostra di Man Ray che stiamo organizzando nel Castello di Conversano e che partirà il 17 luglio – spiega la direttrice artistica del Libro Possibile, Rosella Santoro -. Noi uomini siamo gli unici esseri viventi consapevoli dei limiti, geografici, biologici, temporali, con cui conviviamo. Siamo anche gli unici, però, ad esser dotati di pensiero e di immaginazione, due elementi che ci hanno fatto conoscere l’infinito, che ci hanno spinto a voler scoprire cosa c’è oltre quei limiti e, dunque, ci volgono verso il superamento di essi come obiettivo fondamentale. Questo obiettivo è uno dei fini della cultura, intesa come conoscenza, studio, sviluppo, in tutti gli ambiti: scientifici, tecnologici, artistici, geografici. Ogni pagina di ogni libro di ogni genere è simbolo del rapporto tra l’uomo e l’infinto”.
Il governatore Michele Emiliano
   Foto di @Luciano Anelli
  “Si rinnova anche quest’anno l’atteso appuntamento del Libro Possibile – commenta il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – la Città di Polignano torna ad essere il luogo prescelto da cui guardare il mondo. Perché è questo il potere dei libri: ci aiutano a guardare il mondo, a non aver paura del mondo, a evolvere socialmente e intellettualmente e, forse, ad essere più felici. Ecco perché continuare a scommettere su “Il libro possibile” vuol dire rinnovare l’antica vocazione della Puglia: essere un angolo del pianeta accogliente e dialogante.
Gli ospiti
L’edizione 2017 del festival Il Libro Possibile porterà a Polignano importanti personaggi del mondo della letteratura, della cultura, della politica, dello spettacolo e del giornalismo, pronti ad intrattenere il pubblico più disparato. Al centro di molti degli incontri c’è l’attualità, analizzata attraverso uno sguardo che incrocia passato, presente e futuro. Sarà così il presidente del Senato Pietro Grasso a ripercorrere gli eventi salienti della lotta alla mafia a Palermo per raccontare come è cambiata la criminalità organizzata, mentre avranno un respiro internazionale le presentazioni del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti – una lucida analisi della società nell’epoca dei clan e degli attacchi terroristici – e di Alan Friedman, che ritrae l’America contemporanea con le sue mille incoerenze.
Secondo argomento principe dell’edizione 2017 è la politica, con i suoi esempi positivi, ma anche i cattivi comportamenti. L’ex direttore de Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli ci mostrerà ad esempio le strategie messe in atto nei palazzi del potere, gli stessi luoghi dove si infiltra anche il virus della corruzione, come raccontano Raffaele Cantone e Francesco Caringella, rispettivamente presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione e Consigliere di Stato. Molti altri nomi dell’informazione nazionale tratteranno il tema, analizzando come si sta evolvendo il mondo della politica: dai due giornalisti dell’emittente televisiva La7 Gianluigi Paragone e Alessandra Sardoni, fino all’ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro e al giornalista del Fatto Quotidiano Marco Lillo.
 Crescenza Caradonna
Si passa poi dalla cattiva alla buona politica con le esperienze del presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini e del parlamentare del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, protagonista di una delle “interviste impossibili” di Dario Vergassola.  Senza dimenticare poi i grandi protagonisti locali della politica, come Salvatore Tatarella, a cui è dedicata la presentazione di Natale Labia, con gli interventi degli onorevoli Ignazio La Russa e Giuseppe Caldarola.
Non solo politici: il Libro Possibile porterà a Polignano la visione economica e l’ottimismo dei grandi imprenditori italiani, da Matteo Marzotto – che presenterà anche il libro “Smeraldi a colazione” della madre Marta Marzotto, recentemente scomparsa – al patron di Eataly, Oscar Farinetti. Si parla anche di giustizia e diritto sui palchi, grazie agli interventi dei magistrati Giuseppe Gatti e Raffaele Guariniello e del rettore dell’Università di Bari Antonio Felice Uricchio.
Focus anche sul mondo della scienza con un autore che ormai è ospite fisso della kermesse: stiamo parlando del geologo Mario Tozzi, che presenta il libro “Paure fuori luogo”.
Il parterre di ospiti della XVI edizioni porta a Polignano anche tanti protagonisti del mondo dello spettacolo. Ne possiamo citare due su tutti: il re della comicità pugliese Lino Banfi, che presenterà “Hottanta voglia di raccontarvi” e il regista Gabriele Lavia, che sottolineerà l’importanza della lettura delle opere che hanno fatto la storia della letteratura ne “Se vuoi essere contemporaneo leggi i classici”.
Grande spazio ai romanzi, quelli che fanno emozionare e riflettere, che costruiscono nuovi mondi per il lettore. Da Francesco Merlo, Armando Massarenti e Sveva Casati Modigliani, passando per il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, fino a Lisa Hilton, Federico Moccia, Gabriella Genisi e Chiara Francini: sono tante le grandi firme che compongono il parterre della XVI edizione del festival.
Anche quest’anno Il Libro Possibile ospiterà le prime presentazioni in Puglia dei nuovi successi di grandi firme del panorama italiano, come Diego de Silva – con il romanzo “Divorziare con stile” -, Ernesto Galli della Loggia, che a Polignano porta il saggio “Il tramonto di una nazione” e l’attrice Milly Carlucci, con il suo libro “Il meglio di te”. Due invece le novità a firma della redazione del Fatto Quotidiano: il direttore del quotidiano Marco Travaglio presenterà il libro scritto con Peter Gomez e Giovanni Barbacetto, “Mani pulite – 25 anni dopo”, mentre il direttore della testata online del quotidiano, Peter Gomez, mostrerà in anteprima al pubblico il terzo numero del nuovo mensile inchiesta da lui diretto, FQ Millennium.
Ci sarà anche il ritorno sui palchi di Polignano dello scrittore campano Roberto Saviano con il suo ultimo libro, “La paranza dei bambini”, in cui racconta come i clan criminali sfruttano sempre più gli scugnizzi, i ragazzi, per le attività dei racket. Un importante incontro che avrà anche un risvolto solidale: il rimborso spese offerto dall’organizzazione de Il Libro Possibile sarà devoluto – su richiesta dell’autore – alla ong Medici senza frontiere.
Polignano a Mare dal 05 al 08 luglio 2017
NELLA LISTA AUTORI ‘100 voci per Amatrice e…’ di Santa Vetturi L’antologia collettiva sarà presentata durante la serata del 06 Luglio  a Polignano a Mare. Bravi i 100 autori che hanno partecipato  alla realizzazione del libro per scopi benefici   decretandone il successo.
by CresyCrescenza Caradonna
  This slideshow requires JavaScript.
INFO/CONTATTI  :  [email protected]
  Il Libro Possibile Festival XVI EDIZIONE a Polignano a Mare Crescenza Caradonna Il Libro Possibile Festival XVI EDIZIONE 19 giugno  2017 Conferenza Stampa Arriva a Polignano la XVI edizione del Festival "Il Libro Possibile"
0 notes