#stili di attaccamento
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ps-ped-metod · 10 months ago
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MARY AINSWORTH
PS dello sviluppo che ha identificato 3 stili di attaccamento principali, che sono:
1. Sicuro: i bambini con attaccamento sicuro utilizzano il caregiver come base sicura da cui partire per esplorare il mondo. Quando il caregiver è presente, manifestano vicinanza nei suoi confronti, sono accoglienti, sorridenti, interagiscono positivamente con la figura di riferimento, esplorano l’ambiente ed esaminano i giocattoli presenti. Quando il caregiver è assente, il bambino potrebbe protestare leggermente per la sua presenza e manifestare segnali di stress e disagio, ma, dopo essersi calmato, riprende tranquillamente a giocare, anche con l’estranea. Al ritorno della figura di attaccamento, si aggrappa a lei, è sorridente e si lascia consolare.
2. Attaccamento insicuro-evitante: è caratterizzato da un bambino che tende a evitare o ignorare il caregiver - spesso la madre - mostrando poco o nessun interesse per l'interazione e il contatto affettivo. Questo comportamento è generalmente il risultato di caregiver non reattivi o emotivamente indisponibili, il che porta il bambino a sviluppare un senso di insicurezza e a diventare autosufficiente.
3. Attaccamento insicuro ambivalente: è caratterizzato da un comportamento di attaccamento molto intenso. I bambini con questo tipo di attaccamento tendono a essere estremamente sensibili alla presenza della figura di attaccamento e possono avere difficoltà a esplorare l'ambiente circostante. Inoltre, quando la figura di attaccamento si allontana, i bambini possono mostrare un'intensa reazione di distacco, come il pianto disperato. Infine, al ritorno della figura di attaccamento, i bambini possono mostrare comportamenti ambivalenti, come cercare la vicinanza ma anche mostrare rabbia.
Negli anni '90, Maine e i suoi collaboratori hanno aggiunto un ulteriore stile di attaccamento:
- Attaccamento Insicuro-disorganizzato: si riferisce a bambini che mostrano un mix di comportamenti evitanti e resistenti, spesso sembrano confusi o persino spaventati dal caregiver. Non mostrano un modello coerente di comportamento.
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susieporta · 7 months ago
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SENZIENZA
(POST LUNGHISSIMO, PER POCHI)
Prima dei due anni l'ippocampo, sede (anche) della memoria narrativa, non è ancora del tutto formato.
Durante questo periodo, è il corpo stesso che si incarica di memorizzare tutto:
eventi, relazioni, reazioni, bisogni soddisfatti e insoddisfatti, presenze, assenze, sotto forma di reazioni neurofisiologiche ripetute, le quali si cristallizzano in tensioni muscolari e blocchi psicoenergetici, oppure in programmi autonomici stabili.
Mauro Mancia chiama queste forme neuro-psico-corporee inconsapevoli "inconscio non rimosso", per indicare il fatto che vi è un inconscio il quale, a differenza di quello di Freud, non ha avuto il tempo di essere ricordato per poi essere spazzato via nel dimenticatoio della mente.
Eppure, quell'inconscio non rimosso, è drammaticamente presente nel corpo, come dicevo.
È presente nel respiro, nella postura, nei gesti che abbiamo quando tocchiamo qualcuno, quando ci facciamo toccare, oppure quando ci ritiriamo in noi se qualcuno ci si avvicina troppo, sia fisicamente che emotivamente.
Ma anche bell'eccitazione o nella inibizione del desiderio, nella nostra capacità o incapacità di emozionarci, di aprirci agli altri o di chiuderci ad essi, così come alla vita in generale.
L'inconscio non rimosso è il corpo che, volenti o nolenti, parla della nostra origine e della nostra storia.
Di una storia che ci riguarda ma che non conosciamo, perché, non avendola mai potuta raccontare a noi stessi, non l'abbiamo mai potuta ricordare.
Eppure questa storia determina, in larga parte, chi siamo, nel nostro presente.
Nelle nostre reazioni attuali agli eventi, nei nostri stili di attaccamento, nei nostri pattern emotivi che si attivano di fronte al dolore di una perdita, di una sfida o al tentativo di difenderci da qualcosa che temiamo, è il passato del nostro corpo che si fa presente.
Qui ed ora.
Ecco perché da questo punto di vista il cosiddetto qui ed ora, come dicono le neuroscienze, è un presente ricordato.
Così, ci sembra di essere liberi e di vivere al di là dei nostri copioni, quando invece sono i nostri copioni, i blocchi energetico-emotivi, a determinare le nostre reazioni e scelte attuali.
Ma anche la nostra visione del mondo, di noi stessi e degli altri.
Sono i nostri copioni somatici a scrivere il nostro destino, sotto forma di un'illusione di scelta.
Solo che non ce ne rendiamo conto, perché il cervello copre questo gap con una sorta di anestesia cognitiva.
Ecco perché è solo il lavoro sul corpo e con il corpo che, proprio per questo, può sbloccare le convinzione limitanti che sono alla base dei nostri modi di essere.
Il lavoro di consapevolezza corporea viene chiamato "senzienza", per distinguere le sensazioni sentite (selfsense) dalle sensazioni consapevolizzate solo a livello cognitivo, o intellettualmente, se volete.
Pensare le emozioni e sentirle, difatti, sono due cose diverse.
Pensare le emozioni, sentirle e entrarci dentro fino a farsene trasformare, sono 3 cose diverse.
E non è assolutamente vero che per comprendere che qualcosa non mi piace, o viceversa mi piace, che mi fa stare bene oppure male, a partire da una sensazione di peso sul petto o di mal di stomaco, devo darle un nome.
La sensazione è, a volte, già autoevidente di per sé.
Non c'è bisogno di alcuna cognizione, di alcuna parola, di alcun linguaggio verbale o concetto per esprimerla.
Ciò che mi occorre, è sentire quello che sento pienamente: ecco la senzienza.
La consapevolezza del corpo a partire dal corpo.
Vi è uno stato dell'essere precognitivo e preverbale che non può essere ignorato.
Quando ti chiedono come fai a sapere che...
E tu rispondi "perché lo sento", ecco: quella è la senzienza.
Aperta e chiusa parentesi: non è assolutamente vero, ulteriormente, che siamo storie che camminano (come dice qualche ex formatore di PNL incazzato che cerca di tirare l'acqua al proprio mulino), e che basta cambiare la storia che ci raccontiamo per cambiare il passato.
Chiusa parentesi.
A volte le parole non bastano per modificare quel nucleo emotivo inconscio radicato nel corpo, che continua ad agire sulle nostre reazioni emotive e relazionali, sui nostri impulsi e schemi difensivi, dalle profondità del nostro sistema nervoso autonomo, proprio perché esso è al di là delle parole che ci diciamo.
Infatti, possiamo raccontarcela come vogliamo, a volte; possiamo sovrascrivere il nastro della nostra narrazione interiore fino allo sfinimento.
Ma non cambia nulla.
Gli schemi si ripetono, le modalità di compenso e di difesa si ripresentano inesorabilmente, gli agiti e i copioni comportamentali ritornano in modo implacabile.
In questi casi, occorre certamente dare un nome a ciò che si sente: ma solo dopo aver lavorato sui nuclei emotivi a partire dalla dimensione preverbale che li ospita.
Da quella terra di confine polimorfa, plastica e ancestrale, che è il corpo.
Il quale soltanto rappresenta, se curato, una base stabile per la nostra identità.
Ecco perché il 1 settembre cominceremo da qui.
Da un approccio Botton Up: dal basso verso l'alto.
Dal sentire, fino in fondo, il nostro sentire: dalla senzienza.
Perché chi non mette radici, non può volare.
"Le emozioni possono anche gridare in te, posarsi sulla tua pelle, nella tua dermatite, o agitare le pareti del tuo colon, possono arrivare nei sogni notturni o nei disagi dei tuoi figli, ma se ti chiedi perché con l'intento di farle passare, senza ascoltarle, se sai tutto su di esse ma non permetti che si incarnino, se le pensi e ne parli ma non sei disposto a rischiare nulla, nulla muterà". (Erica Francesca Poli)
©Omar Montecchiani
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rraskolnikovv · 1 year ago
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il trauma e l’attaccamento vanno insieme. il trauma psicologico più precoce e più dannoso consiste nella perdita di una base sicura.
(il bambino perde l’elemento fondamentale che gli dovrebbe insegnare come affrontare il mondo). → elevato rischio di attaccamento disorganizzato e perpetuazione dell’abuso nei figli. (certi aspetti della relazione protettiva con i figli andranno ad attivare quelle che sono le esperienze passate del caregiver, mettendolo in una situazione di forte difficoltà se il trauma non è stato assimilato.
quale è la possibile risposta a queste difficoltà? identificazione con l'aggressore che si manifesta nel rimettere in atto con i figli gli stessi stili educativi del proprio genitore abusante).
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danielacoin · 4 months ago
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I 7 motivi per i quali una donna SICURA ti lascia | danielacoin.it
I 7 motivi per i quali una donna SICURA ti lascia | danielacoin.it https://www.youtube.com/watch?v=5f1st0PwGuw Se, secondo la "Configurazione Affettiva" (tra poco ti spiego di cosa si tratta), pensi di avere avuto a che fare con una donna dallo stile SICURO e magari il flirt o la relazione con lei vanno male o sono, addirittura, terminati, allora questo è il video che fa per te. In questo video ti spiego quali sono i motivi che spingono donna dallo stile SICURO a chiudere la sua relazione con te. 🟢 🟢 Se non sai cosa significa "Configurazione Affettiva", se non sai cosa sia uno "STILE DI ATTACCAMENTO" e non sai cosa significa "DONNA DI STILE SICURO" ti dico una cosa: conoscere gli stili di attaccamento può essere lo spartiacque tra il saper capire (e gestire) la persona che hai davanti e la tua relazione e non saperlo fare. Sulla configurazione affettiva basata sugli stili di attaccamento ho fatto un corso TOTALE, straordinaramente disponibile IN ANTEPRIMA. CLICCA QUI: https://ift.tt/rPxuG7p 🟢 🟢 **ATTENZIONE ALLE INIZIATIVE DI AGOSTO 2024!**🟢 🟢 Ti regalo un audiolibro: https://ift.tt/YbvoLky Kit dell'approccio PERFETTO: https://ift.tt/9zCeu7A Video Menzionati: https://youtu.be/oINSBY1GXlQ https://youtu.be/xGbSHeS6ZQY https://youtu.be/pD3IDZfxr38 CAPITOLI ==================================== 00:00 Anteprima 00:41 Donna Sicura - Caratteristiche 03:06 1° Motivo: Dipendenza 04:36 2° Motivo: Negligenza 05:57 Chi sono 06:28 3° Motivo: Abusi Verbali/Fisici 07:57 4° Motivo: Autodistruzione 09:09 5° Motivo: Dialogo Carente/Scorretto 10:16 6° Motivo: Infedeltà/Bugie 11:25 7° Motivo: Stagnazione 13:56 Queste donne esistono davvero? ==================================== Questo video è incentrato sui “7 motivi per i quali una donna dallo stile sicuro ti lascia”, ma copre anche i seguenti argomenti: Stili di attaccamento Donna sicura Stile di attaccamento sicuro Titolo del video: 7 motivi per i quali una donna dallo stile sicuro ti lascia | danielacoin.it 🔔Migliora la tua vita sentimentale e diventa più attraente: iscriviti al canale di Daniela Coin per consigli autorevoli sulla crescita personale e sulla ricerca della donna giusta! https://www.youtube.com/@DanielaCoin/?sub_confirmation=1 ✅ Link importanti da seguire 🔗 Negozio https://ift.tt/2aKiIdX 🔗Linktree https://ift.tt/SX3UQdl ✅ Rimani connesso con noi. 👉 Facebook (Vero Uomo): https://ift.tt/KO6AGpx 👉 Facebook (Daniela Coin): https://ift.tt/PLr2be5 👉 Instagram: https://ift.tt/1hXOieT 👉 Telegram: https://ift.tt/huPofst 📩 Per richieste commerciali: [email protected] ============================= 🎬 Playlist consigliate 👉 RELAZIONI TOSSICHE https://www.youtube.com/playlist?list=PLUYxdxvcLIkgVtORvB4kp3v7Nk9gkwAvN 👉 COSA VOGLIONO LE DONNE DA UN UOMO https://www.youtube.com/playlist?list=PLUYxdxvcLIkj9lQdFs6inwdCUL38P54c1 🎬 GUARDA ALTRI VIDEO: 👉 Competizione maschile: ti fa soffrire? Ecco come risolvere! https://www.youtube.com/watch?v=yPAi46lwzug 👉 Ti senti "diverso" e nessuno ti capisce? Ti spiego. https://www.youtube.com/watch?v=XlJcTS-S1e0 👉 25 cose sulle donne che devi (assolutamente) sapere https://www.youtube.com/watch?v=vPWCfcnQH68 👉 "Restiamo amici!": ti svelo perché sei finito nella Friendzone anche se lei sembrava interessata https://www.youtube.com/watch?v=0fgh6hDydbU 👉 Come capire se hai una relazione tossica: 10 segnali che DEVI conoscere https://www.youtube.com/watch?v=BZ-tsWfKYwg ============================= Per richieste di collaborazione e commerciali, utilizzare le informazioni di contatto seguenti: 📩 E-mail: [email protected] 🔔 Sblocca il tuo vero potenziale e migliora la tua vita amorosa: iscriviti a Daniela Coin per consigli onesti ed efficaci sulla crescita personale e sull'attrazione delle donne! https://www.youtube.com/@DanielaCoin/?sub_confirmation=1 ================================= via Daniela Coin https://www.youtube.com/channel/UCAojk1JIIFRJInbZWzyg9kA August 08, 2024 at 10:30PM
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sounds-right · 11 months ago
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"IKI – BELLEZZA ISPIRATRICE” è l’album di Francesco Cavestri
Dal 19 gennaio 2024 sarà disponibile sulle piattaforme di streaming digitale "IKI – BELLEZZA ISPIRATRICE", il nuovo album di Francesco Cavestri (Early 17 Records / Universal Music Italia), tra i vincitori del Top Jazz sezione Nuovi Talenti indetto da Musica Jazz.
"IKI - bellezza ispiratrice", come si comprende dal titolo, è ispirato alla bellezza della musica ed ai suoi legami tra i generi e gli artisti. E' un album col quale Cavestri procede nel suo percorso alla scoperta del jazz nella sua forma più libera e aperta che trae ispirazione da fonti musicali diverse e a sua volta contribuisce alla nascita e allo sviluppo di nuove musiche e stili, in un rapporto di continuo scambio e confronto con le innovazioni sonore della contemporaneità. Mentre nel primo album Cavestri analizzava i profondi rapporti che sussistono tra due generi così apparentemente diversi come jazz e hip hop, nel nuovo progetto, "IKI - bellezza ispiratrice", la ricerca è stata maggiormente improntata ai legami tra jazz e musica elettronica, mantenendo sempre la centralità del pianoforte nella quasi totalità delle tracce. Nel nuovo album, vi è solamente una traccia in cui pianoforte non compare, sostituito da strumenti come tastiere e sintetizzatori. Il legame di questo album con l'IKI, filosofia che racchiude l'essenza del pensiero giapponese, risiede proprio in questa concezione libera e multiforme che Cavestri vive verso la musica.
Commenta l'artista a proposito dell'album: "Il legame di questo album con l'IKI, filosofia che racchiude l'essenza del pensiero giapponese, risiede proprio in questa concezione libera e 'distaccata': l'IKI, infatti, per raggiungere la propria condizione ideale, esige un'anima aperta e disponibile al mutamento, rappresentata dal simbolo del Mitsudomoe disegnato in contrasto sulla copertina."
Questo album, formato da sei tracce originali, si apre con un brano costruito intorno al monologo di Steiner tratto da "La Dolce Vita" di Federico Fellini, e si chiude proprio con la ripetizione della parola "Distaccati", che ritorna nel corso del brano per richiamare il tema con cui si realizza pienamente l'IKI, ovvero quel "distacco" che permette all'anima di affrancarsi dall'infondato attaccamento alla realtà. In termini musicali, questo concetto apre alla visione del jazz come genere sempre più vicino alla modernità e meno distante ai suoni contemporanei. 
Le tracce successive mantengono una dualità tra jazz e musica elettronica, con arrangiamenti ricercati (come la fusione di "Naima" di John Coltrane con "Everything In Its Right Place" dei Radiohead) e riferimenti precisi (come  la citazione a "Teardrop" dei Massive Attack). Nel secondo brano, dal titolo "Sguardo", Cavestri cita la ritmica di brani come "Bump It" di Erykah Badu e "Growing Apart (To Get Closer)" di Kendrick Lamar, ovvero alcuni tra i più influenti artisti nella storia dell'hip hop. Questa reiterazione di incursioni hip hop nel jazz sono un marchio di fabbrica della musica del giovane pianista e compositore bolognese, e riaffiorano in tutti i suoi lavori. 
Di notevole interesse sono le partecipazioni del grande trombettista, flicornista e compositore italiano Paolo Fresu, e del batterista americano Cleon Edwards (già al fianco di stelle come Erykah Badu e Lauryn Hill, nonché Cory Henry, Shaun Martin, ecc...).
L'ultima traccia, che vede la collaborazione di Paolo Fresu, dà il nome all'album: si chiama "IKI - bellezza ispiratrice" e funge da anello di congiunzione di quel cerchio sonoro che ha inizio con il brano di apertura, dal titolo "Distaccati". Questo brano testimonia la fissazione discografica della collaborazione tra il giovane pianista/compositore Francesco Cavestri e il grande trombettista Paolo Fresu. Il breve estratto di un'intervista di Miles Davis è un tributo a colui che più di altri ha vissuto la sua carriera artistica alla ricerca del suono del futuro, anticipando spesso i grandi cambiamenti nella musica jazz e non solo
Link al pre-save dell'album > https://cavestri.lnk.to/iki
Tracklist: 
Distaccati (da "La Dolce Vita") 
Sguardi
Naima / Everything In Its Right Place (ft. Cleon Edwards) 
Apollineo e Dionisiaco
Giovani Lacrime (Teardrop) 
IKI – Bellezza Ispiratrice (ft. Paolo Fresu)
Formazione: 
Francesco Cavestri composizione, produzione (tutte le tracce), pianoforte (tracce 2,3,4,6), synth (tutte le tracce), voce (tracce 3,4)
Paolo Fresu tromba e flicorno (traccia 6) 
Cleon Edwards batteria (traccia 3)  
Francesco Argento batteria (traccia 5) 
Daisy voce (traccia 5) 
Biografia
Pianista compositore e divulgatore (classe2003), Francesco Cavestri studia pianoforte dall'età di 4 anni e si laurea a 20 anni in pianoforte jazz al Conservatorio di Bologna (il più giovane laureato del dipartimento Jazz). Negli USA ha modo di frequentare la scena musicale newyorkese e di studiare al Berklee College of Music di Boston, dove conosce un gruppo di musicisti americani con cui si esibirà in importanti rassegne estive a Bologna e a Boston. 
Il suo primo album "Early17," una combinazione di hip-hop, soul e R&B, con elementi di jazz contemporaneo,con 9 tracce inedite e feat di Fabrizio Bosso, ottiene consenso di pubblico e di critica. Cavestri in questi anni si è esibito in importanti Festival e Jazz Club italiani ed esteri  (il Bravo Caffè di Bologna, l'Alexanderplatz Jazz Club di Roma, la Cantina Bentivoglio di Bologna, il Wally's Jazz Club di Boston, la Casa del Jazz di Roma, il Festival Time in Jazz in Sardegna, il Festival JazzMi a Milano). Come divulgatore ha presentato la sua lezione-concerto "Jazz/hip hop – due generi fratelli) nelle scuole, nei teatri (anche a fianco di Paolo Fresu) e nei festival (Time in Jazz e JazzMI) e a breve uscirà anche una pubblicazione.
Al Festival "Strada del Jazz 2023" con il suo concerto in Piazza Maggiore a Bologna (che è stato registrato e prodotto dalla Regione Emilia Romagna per la rassegna Viralissima.) ha vinto il Premio come giovane pianista che unisce presente e futuro. 
Di recente ha anche registrato la sua prima colonna sonora per un podcast di produzione Rai, il cui album è in uscita. 
"IKI – BELLEZZA ISPIRATRICE" è il nuovo album di Francesco Cavestri disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 19 gennaio 2024.
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amigayaps · 1 year ago
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Sfide sociali e legali, atteggiamenti negativi interiorizzati e livelli inferiori di pressione sociale per diventare genitori sono le principali cause al rovescio di mancata genitorialità tra le persone LGBTI.
Anche gli stili di attaccamento insicuro, e in particolare l'attaccamento evitante e quello di tipo ansioso, generalmente conseguenti al Minority Stress, potrebbero contribuire alla minore genitorialità LGBTI.l secondo questo lavoro israeliano:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10002326/
Molto interessante è questo lavoro irlandese e scozzese sul bisogno di formazione in Infermieristica e Ostetricia per quanto attiene l'accoglienza delle persone LGBTI incinte nei percorsi pre-parto e in quelli perinatali per evitare di trasformare il momento della nascita in un incubo omo-transfobico:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1471595323000161?via%3Dihub
Infine questo piccolo lavoro svedese mostra come le discriminazioni verso persone LGBTI in cinta e le loro partner si sommino a comportamenti indifferenti verso le donne in cinta durante la gravidanza anche quando insorgono gravi complicazioni:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0266613823000529?via%3Dihub
Le raccomandazioni per chi lavora in Ginecologia e Ostetricia sono semplici:
1) validare ogni maternità LGBTI, incluso quella di maschi Transgender o AFAB non binari,
2) validare le partner delle coppie lesbiche come madri, dando informazioni e responsabilità rispetto al nascituro e al/alla partner incinta,
3) mantenere unito il nucleo familiare, se possibile anche nella sala parto,
4) dare e chiedere informazioni alla partner non incinta sempre, subito, soprattutto se l'emergenza impedisce di essere in sala parto.
#attaccamento #omotransfobia #ginecologia #ostetricia #genitori #maternità #lesbiche #transgender #amigay
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Milano: Musica e psicoterapia dal vivo al Teatro San Babila, va in scena il Formoso Therapy Show
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Milano: Musica e psicoterapia dal vivo al Teatro San Babila, va in scena il Formoso Therapy Show. Il Formoso Therapy Show è un evento musicale ispirato al mondo della psicologia e della psicoterapia. Un momento d’incontro in cui la musica dal vivo facilita risposte collettive amplificando le emozioni e rendendo l’evento formativo e terapeutico, allegro e energizzante. Lo psicologo ricercatore, psicoterapeuta e cantautore Adriano Formoso, tratterà temi fondamentali della psicologia offrendo agli spettatori delle conoscenze per potenziare il proprio benessere psicologico e fisico attraverso spiegazioni, immagini e canzoni da lui composte con musiche derivate dagli assunti di base della Neuropsicofonia® che è lo studio degli effetti di determinate stimolazioni acustiche sul cervello e sul corpo umano. Rappresenta una modalità di approccio alla persona che utilizza particolari suoni, frequenze acustiche e toni binaurali come strumento di stimolazione delle cellule nervose e del sistema endocrino e rappresenta un modello di sviluppo della musicoterapia ricettiva. Questo originale evento teatrale dall’approccio didattico e artistico innovativo riflette su tematiche e concetti propri che si affrontano nell’esperienza della psicoterapia. Il risultato? Un aumento della consapevolezza degli spettatori che vengono guidati verso la lettura e la rielaborazione di argomenti relativi al loro vissuto. Adriano Formoso fornisce una serie di strumenti utili per la famiglia, la coppia e la comprensione e gestione delle relazioni. Soprattutto con gli attuali adolescenti e i giovani dell’era digitale e post-covid. Da questa esperienza si acquisiscono conoscenze che potenziano il proprio benessere fisico e mentale, migliorando la relazione con sé e con gli altri all’insegna dei valori importanti della vita. È un evento scientifico e artistico nel quale lo spettatore diventa protagonista e lo psicoterapeuta diventa anche artista musicale. Per l’occasione verrà presentato anche il nuovo singolo di recente pubblicazione “Di Vento -Adolescenza e Bowlby 432 Hz”, un piacevole canzone in stile cantautorale ma anche una "canzoneterapia a tempo di rock" per informare come gli stili di attaccamento dell'infanzia condizionino lo sviluppo di ogni persona.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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edcounsellinguk · 2 years ago
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Come Uscire Da Una Relazione Amorosa Tossica
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Quando non sai da dove partire
Edo, ho preso una decisione.
Ottimo! Che decisione hai preso?
Ho deciso di lasciare questa persona. Perché ho capito che ci sono troppe cose che non vanno e ne va della mia felicità ma sopratutto del mio benessere. Mi sento in trappola, sempre mess* in disparte e voglio uscirne.
Mi sembra di sentire che hai riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione e ti sento convint*.
Si, ma adesso non so come fare per agire.
Capisco, tranquill*, lo so che non è semplice. Ti dico un paio di cose che puoi mettere in pratica per chiudere.
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di come riconoscere una relazione tossica da una sana. E in tanti mi hanno chiesto:
Una relazione tossica può essere ‘ aggiustata’?
Partiamo dall’elefante nella stanza, e forse la mia risposta vi sorprenderà.
Si, le relazioni tossiche si possono sistemare, ovvero possono essere trasformate in relazioni salutari. Ma c’è un grande ‘se’: la trasformazione avviene solo se entrambe le persone sono disposte a fare il lavoro trasformativo su se stesse all’interno della coppia.
Lavoro che include comunicazione aperta, onestà, riflessione e vulnerabilità. Spesso c’è bisogno anche di un supporto di livello professionale (utile anche per avere un punto diverso dal vostro e per indicarvi la strada giusta da percorrere).
Detto ciò, se ci troviamo nella situazione del nostro esempio qui sopra e abbiamo raggiunto la decisione dell’interrompere i rapporti, allora vi spiego come arrivare a compiere il passo per uscirne definitivamente.
Come uscire da una relazione tossica:Costruisci un sistema di supporto
I breakups non sono mai facili, e se pensi che siccome la relazione era tossica allora sarà più semplice uscirne… Mi spiace deluderti, ma non è così.
Anzi, il fatto che sia tossica rende spesso più difficile separarsi dalla persona perché ci sono delle dinamiche ancora più profonde che entrano in gioco. Sarai triste, in conflitto, alleggerito, depresso e tante altre emozioni.
Il sistema di supporto è diverso per tutti, ma spesso consiste in amici, parenti, genitori e anche un terapista. Il sistema di supporto sarà la vostra rete di salvezza quindi scegliete persone che siano dalla vostra parte.
Persone che vi ricordino il perché avete preso questa decisione e al tempo stesso vi accompagnino dall’altro lato del metaforico tunnel buio renderanno questo passaggio più semplice.
Non tornare sui tuoi passi
Se hai preso questa decisione hai le tue ragioni, ci hai pensato a fondo e la relazione così non funzionava. Resta fermo sulla tua decisione e…
Rispetta la regola del ‘no contact
Elimina il numero di telefono, blocca le chiamate, cancellali da Facebook e non guardare le storie su Instagram (!! vi vedo eh!).
Prima eliminate tutte le tentazioni, prima riuscirete a recuperare il contatto con voi stess* e ad andare avanti con la vostra vita. Lo so che è difficile. Per questo motivo torna molto utile avere il punto 1, 4 e anche 5 per tenerci sulla retta via.
Considera di parlare con un professionista
Oltre al supporto a livello di terapia e l’offerta di un percorso da seguire, avere un appuntamento fisso con un terapeuta vi aiuterà a ristabilire un senso di costanza e sicurezza nel mezzo del tumultuoso breakup.
Concentrati su te stess*: adesso è il momento di shiftare la vostra attenzione dall’altra persona, a voi. Concentratevi sui vostri hobbies, le vostre passioni, lasciate che vi riempiano di gioia le giornate, siate creativi!
Lavorate sull’unica persona su cui avete il controllo: VOI.
Certo, il vostro partner aveva degli atteggiamenti poco salutari, ve ne siete accorti e vi siete allontanati. Ottimo! Ma vi siete mai chiest* se per caso attirate sempre lo stesso tipo di persone?
Se c’è una parte in voi che vi sta chiedendo attenzione e ricerca nel partner delle dinamiche familiari
Un Accenno Sugli Stili Di Attaccamento
Sui social hanno recentemente preso piede i termini ‘breaking the cycle’ e ‘attachment style’ ovvero stili di attaccamento e come uscirne (dovrebbe essere il titolo di un libro!).
In breve, gli stili di attaccamento ‘svelano’ il modo che abbiamo di comportarci e di (re)agire all’interno delle dinamiche relazionali.
Spesso questi stili sono imparati ed ‘ereditati’ dalla famiglia (per questo motivo si parla di ‘breaking the — generational — cycle’ ovvero di non ripetere le stesse dinamiche che i vostri bis-nonni hanno tramandato ai loro figli e i figli dei loro figli a voi).
Impariamo quello che vediamo e ci formiamo in base all’ambiente in cui siamo cresciuti. Queste dinamiche formano la nostra persona e se siamo cresciuti in una casa dove ci sono degli squilibri, tenderemo a ricercare quelle stesse dinamiche anche in un partner.
Perché questo è importante?
Perché se non iniziamo ad essere consapevoli di come ci comportiamo ‘in automatico’ e a scavare un po’ a fondo per fare il lavoro su noi stessi che è necessario per interrompere il ciclo, passeremo da un partner tossico ad un altro e continueremo a credere che il mondo sia fatto male.
Conoscerci per sapere come funzioniamo, che cosa è parte del nostro passato e che cosa invece è parte delle scelte che compiamo noi come individui volontariamente è il modo migliore per uscire dalle relazioni tossiche. In primis a guarire il rapporto che abbiamo con noi stessi
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ppiumaleggera · 3 years ago
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Gli stili di attaccamento non sono una nostra colpa o una nostra scelta.
Sono il risultato di comportamenti adattivi e di protezione che derivano dalle nostre prime esperienze relazionali.
Sebbene questi comportamenti possano non più servirci, vengono spesso portati avanti nell'età adulta.
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cosastratta · 3 years ago
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Balance
Viene dato molto per scontato il concetto di lealtà
'Vedi? E' è per questo che non uscirei mai con te, non sei leale e non sei affidabile'
'Cosa c'entra questo con la lealtà? Sto fumando una sigaretta'
'Ma ti è stato chiesto di non farlo qui e tu hai detto che era ok per te, eppure lo stai facendo'
Il problema è che manchi di rispetto in primo luogo per te stesso
E' un circolo vizioso, davvero, difficile stabilire cosa dia origine a cosa
Non te ne è mai stato portato quindi tu non sai nè rispettare nè essere rispettato
Voglio qualcuno che mantenga la propria parola e sia leale
E queste sono tutte piccole bandiere rosse che in passato ignoravo nella speranza che con me potesse essere diverso
Ma perchè dovrebbe?
Il mio ex ragazzo mentiva ai suoi amici e credevo che mai si sarebbe permesso di farlo con me
E invece lo faceva ed ha continuato a farlo fino alla fine
Anche t si porta appresso tutta una serie di bandiere rosse ma la consistenza dei suoi baci mi distrae
E' per questo che ho posto fine a tutto
Perchè tu non hai mai voluto me
Ti chiedo se ti sono mancata
Rispondi 'Sinceramente sì'
Sinceramente
E ci credo, credo che tu sia sincero
A volte è l'ignoranza che ci fa mentire anche quando sentiamo e desideriamo essere onesti
Perchè crediamo che le cose siano in un modo ma non sappiamo davvero credere
Valutiamo con la ragione e non col sentire, o il nostro sentire è viziato da degli stili di attaccamento malsani
Confondiamo l'amore col possesso, la mancanza col bisogno
Lo scegliere con il non saper lasciar andare
E canonicamente ci vengono proposti tantissimi modelli di storie d'amore secolari che sono in verità lo specchio di un sentire tossico e codipendente
Vorrei emozioni genuine
Dicono che mi stai aspettando, o meglio, che stai aspettando di essere pronto per stare con me
Non so in cosa dovrei credere
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sorrisidisperati · 5 years ago
Note
Ciao, ti seguo da un po' e volevo chiederti una cosa, se ti va di rispondermi ovviamente. Secondo te è un bene troncare relazioni tossiche facendo ghosting? anche se l'altra persona alla fine ci tiene? chi ci va a perdere?
Secondo il mio punto di vista no, il ghosting è uno dei metodi più semplici per evitare un confronto. Parlarne e ragionarci invece potrebbe essere un vantaggio per entrambi
C’è poi tutta una serie di implicazioni con i diversi stili di attaccamento avuti durante l’infanzia di cui però non sto qui a parlare
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yellowinter · 6 years ago
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Scusa per la mia richiesta forse un po' inopportuna ma potresti, per favore, farmi un esempio di domande che ti hanno posto nei test e di cosa riguardava il filmino?
I test scritti erano dei questionari sulla personalità con domande su di te, come sei, come ti comporti, tipo lo SNAP-2, PDQ 4, l’inventario del DSM-5, Big Five, LPFS nelle due versioni e altri che non ricordo; un questionario era sugli stili di attaccamento, uno sui traumi, uno su come eri da bambino, poi ho fatto quello sull’autismo, quello per l’ADHD, due erano specifici per il disturbo narcisistico di personalità, poi il DERS per la disregolazione emotiva, altri due o tre sull’impulsività e l’aggressività, altri che non mi vengono in mentre ora. Domande a crocette o con i numeri (tipo 1 mai e 5 sempre), erano un po’ su qualsiasi cosa, molte richiedevano di descriverti o cosa pensi di te stesso o degli altri. Quelli al pc erano tipo interattivi, per esempio dovevi fare delle costruzioni con dei mattoncini e avevi solo un numero di mosse e tot tempo, oppure ti dicevano serie di numeri e tu dopo dovevi ripeterle, oppure ti facevano leggere i nomi dei colori ma scritti con un colore diverso e tu dovevi indicare il colore, tanti erano con i colori robe così, oppure sullo schermo apparivano delle lettere e tu dovevi schiacciare un pulsante sempre tranne quando appariva la X, oppure ti facevano vedere immagini di occhi di persone e dovevi dire lo stato d’animo es. arrabbiato, triste, felice, oppure dovevi gonfiare dei palloncini per venderli e cercare di non farli esplodere ma il tempo di esplosione era diverso per ogni palloncino quindi bho... non lo so erano un po’ strani. Il filmino era una scena di vita, c’erano 4 protagonisti e in pratica a M. piaceva G. ma a G. piaceva l’amico di M. e poi c’era anche l’amica di G. e organizzavano una cena a casa ahah e niente dopo ogni scena si stoppava il video e mi facevano domande tipo “cosa prova G. in questo momento?”, “perché M. ha detto questa frase?”. Poi ho fatto 2 mini temi in 10 minuti sui miei genitori... poi non lo so, non lo so 
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lopsicodrammadellessere · 6 years ago
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È normale studiare gli stili di attaccamento e non ritrovarsi nemmeno in uno di questi?
La teoria diverge dalla pratica e un conto è studiare uno stile come fosse un elenco della spesa (suvvia, così sono trattati) con la mente di uno studente adulto e un conto è viverlo con la mente del bambino che fu, quindi direi è normale, nemmeno io mi ci vedo in uno di essi (però copro bene metà patologie del DSM, ma anche quella è colpa della suggestione radicata nello studente disperato).
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cinquecolonnemagazine · 4 years ago
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Autismo: genitori consapevoli, figli sereni
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La diagnosi di autismo cambia la vita delle famiglie, ma i genitori aiutati ad accettarla e a guardare il mondo dal punto di vista del bambino sono stati maggiormente in grado di essere sintonizzati con i loro piccoli durante le interazioni di gioco e di generare un circolo virtuoso che si manifesta in un maggiore benessere dei bambini stessi. Dunque diventa centrale aiutare le mamme e i papà a sviluppare l'insightfullness: la capacità di comprendere le intenzioni del bambino, per poter implementare poi programmi di intervento volti a supportare la sintonizzazione genitoriale e a migliorare le interazioni tra genitori e bambini con i disturbi dello spettro autistico. In questo lavoro l’Istituto di Ortofonologia (IdO) ormai vanta un’esperienza consolidata, avendo aiutato dal 2004 ad oggi migliaia di famiglie e di genitori. Il lavoro è stato presentato nel dettaglio a psicologi, pediatri, neuropsichiatri infantili, logopedisti, psicomotricisti, educatori professionali, insegnanti di sostegno e curriculari, pedagogisti, operatori del settore e genitori, oggi in occasione della quarta lezione del corso gratuito IdO dedicato al Progetto riabilitativo Tartaruga – DERBBI. Il corso è promosso insieme alla Fondazione Mite con il patrocinio della Società italiana di pediatria (Sip). Tutte le lezioni sono visibili sul sito: https://www.ortofonologia.it/autismo-progetto-riabilitativo-tartaruga-derbbi-2/ Sono quattro le iniziative destinate alle famiglie: la Psicoterapia Diadica Breve (PDB) che dal 2015 ad oggi ha supportato 70 mamme e papà; il progetto ‘Mamme a Bordo’, che dal 2015 ad oggi ha aiutato 164 mamme dando vita a 41 gruppi di lavoro, di cui 8 solo da settembre 2020; 12 gruppi ‘Mamma-Bambino’ l’anno formati da 4 mamme, 4 bambini e 2 operatori, in cui sono inseriti anche bambini che rientrano nello spettro autistico. Infine, i gruppi destinati solo ai papà, 8 l’anno per un totale di 6-10 papà a gruppo. Queste ultime due tipologie di gruppi sono nati nel 2004 all’interno dell'approccio evolutivo a mediazione corporea dell’IdO, denominato progetto riabilitativo Tartaruga – modello DERBBI (Developmental, Emotional Regulation and Body-Based Intervention). In aiuto dei genitori l’IdO ha, quindi, messo a punto dei setting di PDB che vedono coinvolti in alternativa e/o in co-presenza sia il padre che la madre insieme al bambino all'interno di un ciclo di dieci sedute e in uno spazio di assessment terapeutico che viene modificato successivamente in base alle esigenze del figlio e/o della famiglia. Il progetto ‘Mamme a Bordo’ prevede, invece, un setting di terapia diadica in gruppo (ogni gruppo è costituito da 4 diadi madre-bambino e ha una durata di 1 anno) ed è rivolto a bambini della fascia 0-3 anni che presentano una vulnerabilità nell’area comunicativo-relazionale. Nel setting di terapia diadica in gruppo 'Mamma-Bambino' il terapeuta sostiene i genitori nella comprensione e nella costruzione di modalità comunicative funzionali, rielabora con loro i vissuti legati alla relazione con il figlio e si pone da modello e da mediatore per ampliare le potenzialità del bambino con disturbi nell'area comunicativo - relazionale. Ma le attività non finiscono qui: ci sono anche i gruppi di counseling rivolti alle mamme, i gruppi di counseling rivolti ai papà e infine gli spazi di counseling rivolti alle coppie genitoriali. Ogni intervento IdO è sempre costruito sul singolo bambino ed è personalizzato sulla base delle singole individualità. L’esperienza dell’IdO accanto alle famiglie è stata messa nero su bianco all’interno di uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista scientifica 'Frontiers in Psychology' dal titolo 'Sintonizzazione, insighftulness e accettazione della diagnosi nei genitori di bambini con autismo: implicazioni cliniche', condotto da esperti IdO e realizzato in collaborazione con il professore Giulio Cesare Zavattini del dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza. La ricerca si è basata su un campione di 50 genitori (26 madri e 24 padri) di 26 bambini di età compresa tra 24 e 58 mesi, videoregistrati durante le interazioni genitore-figlio e poi intervistati su ciò che le mamme e i papà pensavano fossero stati i vissuti dal bambino durante l'interazione di gioco, nonché su quali fossero stati i loro sentimenti e pensieri rispetto alla diagnosi del bambino. Le interazioni di gioco sono state poi esaminate utilizzando un protocollo di codifica per valutare la sintonizzazione dei genitori. “Non è stato una sorta di parent training- sottolinea Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO- non sono delle indicazioni che si danno al genitore a priori, sono invece indicazioni che nascono dall'osservare la sua relazione. Guardiamo l'interazione con il bambino e aiutiamo il singolo genitore a migliorare la relazione con suo figlio. Si apre tutta una riflessione sugli stili di attaccamento in una visione sempre psicodinamica". Nel progetto terapeutico evolutivo Tartaruga "utilizziamo soprattutto il progetto 'Mamma a Bordo', ovvero il lavoro congiunto madri-bambini, e anche la terapia diadica nei casi in cui riteniamo che sia positiva. Nell'autismo ad esempio- aggiunge Di Renzo- preferiamo la gruppalità perché, creando più livelli di integrazione, è un aiuto maggiore". I progetti ‘Mamme a bordo’ e ‘Mamma-bambino’ sono nati, infatti, per lavorare sulla dinamica relazionale madre-bambino e facilitare, attraverso la condivisione ludica, la sintonizzazione affettiva. “Lo scopo è proprio quello di aiutare i genitori a riconoscere i bisogni reali del bambino per poi rispondere adeguatamente alle sue esigenze”. Il concetto "fondamentale della diadica, come viene attuata anche in Israele, con cui abbiamo avuto importanti scambi- spiega Di Renzo- è di aiutare il genitore a sintonizzarsi con il bambino, migliorando la sua capacità di interpretare i comportamenti del figlio. La terapia diadica infatti migliora l'insightfulness, quella 'comprensione empatica' che sostiene il genitore nell'imparare a guardare il mondo interiore dal punto di vista del bambino coinvolto, ad esempio, in un disturbo dello spettro autistico". La terapia diadica proposta dall'Istituto di Ortofonologia, in particolare, è "legata a un approccio di fondo, che prevede sempre la presenza attiva del terapeuta non solo come contenitore mentale, ma anche come attivatore dell'esperienza. Il terapeuta stimola il gioco e interviene nella dinamica madre-bambino per facilitare la comunicazione tra i due. Inoltre, è previsto un momento di riflessione in cui è possibile rivedere l'interazione con il genitore. La riflessione è importante perché facilita maggiormente il cambiamento. Quindi, piuttosto che essere solo osservatori e interpreti, i terapeuti dell'IdO entrano nella dinamica genitore-bambino per favorire nuove interazioni", conclude Di Renzo. Read the full article
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sessuologando · 5 years ago
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Scorrendo foto e momenti tra i vari #socialnetwork capita a tutti di imbattersi nelle foto felici e sdolcinate di persone innamorate che postano quasi compulsivamente ritratti di coppia in cui l’hashtag #semplicementenoi fa da padrone di casa! Al mare, in montagna, al supermercato, in vacanza, come a dimostrazione della solità del loro rapporto, #ioetecontroilmondo. Si parla sempre più spesso di consumismo relazionale e soprattutto di #visibilitàrelazionale, ovvero la necessità di esibire quelli che sono i personaggi che interpretiamo in pubblico, attraverso un eccesso di post con il proprio partner che, però, potrebbe indicare la presenza di una maschera, dietro la quale celare un’insicurezza relativa al rapporto. Alla base di questo comportamento, secondo uno studio del #Personality and #Social #Psychology Bullettin, ci sarebbe il modo di ciascuno di instaurare legami ed attaccamenti emotivi nel corso della vita. Nel gergo tecnico, la visibilità relazionale sarebbe direttamente proporzionale allo stile di #attaccamento. L’ipotesi è che chi tende a ritirarsi dal partner abbia poca voglia di visibilità relazionale; chi, invece, ha bisogno di rassicurazioni sul proprio rapporto, manifesti fortemente la propria ricerca di visibilità. Dunque, è importante comprendere che tipo di attaccamento (cfr. #Bowlby) ciascuno propone, ovvero che tipo di legame una persona instaura con le figure “significative” per la nostra vita. Questi #legami vengono appresi principalmente con le figure genitoriali e successivamente si ritroverebbero nei legami di #coppia come modelli appresi. Quale modello si è appreso, quindi? I 4 stili di attaccamento descritti da Bolwby sono 1) #SICURO; 2) #EVITANTE; 3) #ANSIOSO-INSICURO; 4) #DISORGANIZZATO. Un attaccamento di tipo ansioso-insicuro sembrerebbe essere uno dei tanti responsabili nell’ #overposting di foto e momenti di coppia, ovvero della #compulsione e nell’eccessiva condivisione sui social, invece di vedere l’altro davanti a sé e parlare. In sintesi, quello che sembrerebbe avvenire in quei momenti è uno spostamento di “qualcosa” rispetto che affrontarlo e confrontarsi col proprio #partner.  #sessuologando #sessualità #psicologia #love  https://www.instagram.com/p/B4kEnCVoLGI/?igshid=qeghsoecsedh
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psicoanaliticamente · 8 years ago
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Le ragioni dell’amore: Una analisi psicologica
•Vale la pena chiarirlo: più ricerche dimostrano come l’amore romantico (quello fatto di sentimenti intensi e viscerali) esista pressochè in tutte le culture. Prendendone atto, potremmo definirlo una sorta di universale della specie umana.  Una variante esiste ed è rappresentata dalle modalità di corteggiamento che differiscono in funzione del contesto bio-psico-sociale, in altre parole, dal soggetto, dalla sua storia/cultura e dai suoi gruppi di riferimento; tuttavia, la gamma emotiva e i processi psicobiologici rimangono pressochè gli stessi. Ma quali sono?
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‘L’amore è cieco’ -si dice- e in effetti gli innamorati focalizzano molte attenzioni sull’amato/a trascurandone gli aspetti negativi ed esaltandone i positivi. Al passare del tempo il pensiero dell’amato così come il desiderio nei suoi confronti iniziano ad essere sempre più presenti, per brevi tratti quasi ossessivi; tuttavia, niente di patologico: normale amministrazione; sappiamo i meccanismi ossessivi essere connessi ad un abbassamento del tono serotoninergico, aspetto in effetti condiviso con il funzionamento cerebrale degli innamorati. Inoltre, nell’innamoramento si riscontra un incremento di due altri neurotrasmettitori: noradrenalina e dopamina. Il funzionamento coordinato di questa miniorchestra spiega perchè la gamma di emozioni e valutazioni negative sia ridotta nei confronti del partner di cui si è innamorati; questo funzionamento sinfonico spiega anche come i sistemi cognitivi tendano a distorcere la percezione dell’oggetto d’amore, in qualche modo, ‘perfezionandolo’ e, insieme, alimentandone il desiderio. Si inizia a costituire una sorta di tossicomania per l’oggetto d’amore e, intanto, emerge l’angoscia dallo stesso: La lontananza (fisica ed emotiva) crea sentimenti spiacevoli, al contrario, la vicinanza è la benvenuta.
 “La teoria dell’attaccamento è, nella sua essenza, una teoria spaziale: quando sono vicino a chi amo mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso, triste e solo” scriveva Holmes (1993).
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Le radici dell’innamoramento: L’infanzia
 E qui è doveroso riportare di un chiaro parallelismo o nesso esistente fra l’innamoramento adulto e quello infantile (madre-bambino) molto simili per diversi aspetti; primariamente, in entrambi i casi, nei due partner si innalza il livello di ossitocina, ormone che una ricerca condotta dall’University of Maryland School of Medicine ha scoperto avere a livello “affettivo” molti effetti positivi come attenuare lo stress, incrementare la fiducia (è stato dimostrato che inspirare uno spray contenente ossiticina aumenta la fiducia nell’ambiente e nel prossimo), promuovere l’empatia e la propensione a socializzare. In uno studio del 2005  di Fries  è emerso che i bambini accuditi in un ambiente adeguato in epoca precoce, al contatto con la madre,  rispondano con un incremento di ossitocina in maniera selettiva  rispetto ad altri, cresciuti in ambienti affettivamente deprivati. Sappiamo essere le esperienze precoci molto importanti, in quanto modello prototipico e fondante per le successive, dunque se compromesse –queste- incideranno in maniera coerente nella vita adulta, su più livelli; ad esempio, renderanno difficile instaurare un rapporto di fiducia o di intimità. E’ proprio nel corso dei primi sette mesi di vita circa che si formano le prime relazioni di attaccamento. L’attaccamento è un sistema che si basa su meccanismi cerebrali-motivazionali innati, gli stessi che spingono il bambino a ricercare la vicinanza dei genitori (o di coloro che si prendono cura di lui e cioè i caregivers) sin dai primi momenti di vita. Il bambino è filogeneticamente programmato a instaurare rapporto, a coinvolgere e comunicare (seppure in modalità molto diversa dalla adulta) in primis emozioni per mezzo di processi, a tutti gli effetti, interattivi. Dal punto di vista evolutivo suddetto sistema comportamentale è mirato alla sopravvivenza del bambino, tuttavia, il suo valore nei fatti è incommensurabile: Esso crea legami, non a caso è solo nella interazione che inizia a prender piede la costruzione della mente adulta. Esperienze ripetitive vengono registrate nella memoria implicita, a loro volta queste generano delle ‘medie aritmetiche’, delle aspettative inconsce incapsulate in schemi che fungono da filtri sul mondo: mi dicono chi sono per l’altro, cosa mi aspetto dall’altro, come è più probabile che la nostra relazione si organizzi e su quali dimensioni emotive; successivamente questi copioni serviranno a guidare il mio comportamento, le mie emozioni, i miei pensieri: le mie azioni saranno mosse in risposta a una mente plasmata in base alle proprie storie passate, condensate in definitiva in questi modelli operativi interni. Sembra possibile ipotizzare che queste esperienze precoci non siano immagazzinate in memoria sottoforma di immagini discrete o differenziate, anzi come memorie cinestetiche poiché organizzate in epoche molto precoci, in cui nella mente non esisteva ancora una differenziazione fra il sé e l’altro.  Dunque, dal punto di vista dell’infante le emozioni della madre sono – in qualche modo – anche le proprie; pertanto è dall’interazione di questi incontri continui e ricorsivi che inizierà ad emergere il sé. Queste esperienze sono delle bussole: ci orientano nel mondo. Via via, crescendo tenteremo sicuramente di trovare partner abili (inconsapevolmente)  a  ‘confermare’ i nostri modelli relazionali,  è come se questi ultimi fossero il nostro pezzo forte; ciò in cui ci siamo formati meglio, ciò di cui siamo esperti. Nel 1910 era Freud a intuirlo scrivendo come nell’amore adulto sopravvivano alcune caratteristiche che rivelano e conservano inconfondibilmente tratti del prototipo materno nella scelta oggettuale del partner; caratteristiche che oggi si fanno coincidere con comportamenti più paraverbali e non verbali (inconsci), come la prosodia della voce e lo stile relazionale.
Il legame fra i due mondi, l’infantile e l’adulto, è indissipabile, l’amore trae origini da lontano;
La durevolezza delle esperienze e delle relazioni traumatiche precoci è probabilmente la causa psicologica più diffusa della sofferenza: molte volte da osservatori non comprendiamo perché una persona non lasci tanto facilmente il suo partner, che può sembrarci razionalmente inadeguato. Ahimè, è una questione che in buona parte esula dalla razionalità: le relazioni che intraprendiamo ci danno stabilità, ci danno sicurezza, devono anzitutto confermare l’immagine che abbiamo costruito nella vita tramite l’interazione con gli altri: Nella mia infanzia necessito di amore, è una pulsione innata. E’ stato confermato da vari studi essere letteralmente cruciale per la sopravvivenza; e se nella  mia infanzia ho appreso che amare vuol dire essere allontanati nei momenti di bisogno, da grande mi sentirò portato ‘spontaneamente’ a reprimere o dissimulare le mie emozioni e a cercare un partner che mi permetta di replicare grosso modo queste dinamiche: che sia magari poco disponibile e altrettanto lontano. Perché? Queste esperienze per me sono o meglio significano Amore: l’amare e l’essere amato.  I nostri modelli di attaccamento funzionano come delle calamite estremamente selettive, come dei puzzle che si risolvono solo in presenza di quelle forme, risuonano solo in presenza di certe condizioni. Tutti noi creiamo contesti e coltiviamo relazioni nelle quali possono svilupparsi alcuni tipi di amore e di odio mentre altri ne sono preclusi. Dunque all’interno di una relazione sentimentale, se intima, verranno riattivati gli stili di attaccamento infantile che, ripescando in maniera esponenziale dal ventaglio di stili relazionali appresi durante l’infanzia (co-costruiti nel rapporto genitori-bambino) metteranno in moto, a cascata, quei fantastici meccanismi di cui prima si è parlato, che rendono ragion a quell’irragionevole esperienza che ci rende felici, umani, tristi. D’altronde non aveva poi tutti i torti Pascal a scrivere. ‘Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce’.
Maurilio Verdesca
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Bibliografia
S.Mitchell(2002), Il modello relazionale, Raffaello Cortina, Milano.
Merciai&Cannella (2009) , La psicoanalisi nelle terre di confine, Raffaello Cortina, Milano.
S.Freud (1984), Psicologia della vita amorosa, Newton Compton , Roma.
D.Siegel (2001), La mente relazionale, Raffaello Cortina, Milano.
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