#sta portando avanti una conversazione
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#sto piangendo e per una volta è di gioia#gesù mi sta dando la grazia#mi sta scrivendo#(il Soggetto™ - non gesù)#così#sta portando avanti una conversazione#così da niente#AIUTO#mi sta chiedendo cosa ho fatto a lavoro#cioè#no panic but panic#qualcuno mi aiuti a non farmi filmini io ci finisco di nuovo talmente sotto#dopo che mi ero ripromessa di ripigliarmi#porca di quella miseria#ogni domanda che mi fa voglio implodere dalla gioia come se fosse chissà dio cosa#e non solo una semplice e normale conversazione da amici che volgiono tenersi un minimo aggiornati sulle reciproche vite#perché sono un pagliaccio beninteso
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Pompei, nuovi scavi: emerge un salone decorato con soggetti ispirati alla guerra di Troia
Pompei, dai nuovi scavi emerge un salone decorato con soggetti ispirati alla guerra di Troia. Sangiuliano, "Pompei è davvero uno scrigno di tesori che non finisce mai di sorprenderci". Un imponente salone da banchetto, dalle eleganti pareti nere, decorate con soggetti mitologici ispirati alla guerra di Troia, è uno degli ambienti recentemente portati alla luce durante le attività di scavo in corso nell’insula 10 della Regio IX di Pompei e oggi completamente visibile in tutta la sua maestosità. Un ambiente raffinato nel quale intrattenersi in momenti conviviali, tra banchetti e conversazioni, in cui si respirava l’alto tenore di vita testimoniato dall’ampiezza dello spazio, dalla presenza di affreschi e mosaici databili al III stile, dalla qualità artistica delle pitture e dalla scelta dei soggetti. Il tema dominante sembra essere quello dell’eroismo, per le raffigurazioni di coppie di eroi e divinità della guerra di Troia, ma anche del fato e al tempo stesso della possibilità, sovente non afferrata, che l’uomo ha di poter cambiare il proprio destino. Oltre a Elena e Paride, indicato in un’iscrizione greca tra le due figure con il suo altro nome “Alexandros”, appare sulle pareti del salone la figura di Cassandra, figlia di Priamo, in coppia con Apollo. Nella mitologia greca Cassandra era conosciuta per il suo dono di preveggenza e per il terribile destino che le impedisce di modificare il futuro. Nonostante la sua capacità di vedere oltre il presente, nessuno crede alle sue parole, a causa di una maledizione che Apollo le infligge per non essersi concessa a lui, e dunque non riuscirà a impedire i tragici eventi della guerra di Troia, che aveva predetto. Dopo essere stata stuprata durante la presa di Troia, finirà come schiava di Agamennone a Micene. La presenza frequente di figure mitologiche nelle pitture di ambienti di soggiorno e conviviali delle case romane aveva proprio la funzione sociale di intrattenere gli ospiti e i commensali, fornendo spunti di conversazione e riflessione sull’esistenza. “Pompei è davvero uno scrigno di tesori che non finisce mai di sorprenderci e di destare stupore perché, ogni volta che scaviamo, troviamo qualcosa di bello e di significativo. Noi crediamo in questo unicum mondiale che rappresenta Pompei e per questo in legge di Bilancio abbiamo finanziato nuovi scavi. Bisogna andare avanti nella tutela di questo importante sito ma anche nella sua valorizzazione”, dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Lo scavo nella Regio IX, progettato nell’ambito del Grande Progetto Pompei e portato avanti sotto la direzione Zuchtriegel, è la dimostrazione di quanto uno scavo ben fatto nella città vesuviana possa continuare ad accrescere la conoscenza di uno dei luoghi più importanti che ci sia pervenuto dall’antichità. Nuove ed inedite pitture, nuovi dati sull’enorme cantiere che era Pompei al momento dell’eruzione, nuove scoperte sull’economia e sulle forme di produzione. Una messe straordinaria di dati che sta cambiando l’immagine codificata finora della città antica. Un plauso a tutta la squadra interdisciplinare che con passione e professionalità sta portando avanti le ricerche”, afferma il Direttore generale Musei, Massimo Osanna. “Le pareti erano nere per evitare che si vedesse il fumo delle lucerne sui muri. Qui ci si riuniva per banchettare dopo il tramonto, la luce tremolante delle lucerne faceva sì che le immagini sembrassero muoversi, specie dopo qualche bicchiere di buon vino campano - sottolinea il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - Le coppie mitiche erano spunti per parlare del passato e della vita, solo apparentemente di carattere meramente amoroso. In realtà, parlano del rapporto tra individuo e destino: Cassandra che può vedere il futuro ma nessuno le crede, Apollo che si schiera con i troiani contro gli invasori greci, ma pur essendo un Dio non riesce ad assicurare la vittoria, Elena e Paride che con il loro amore politicamente scorretto sono la causa della guerra, o forse solo un pretesto, chi sa. Oggi, Elena e Paride siamo tutti noi: ogni giorno possiamo scegliere se curarci solo della nostra vita intima o di indagare come questa nostra vita si intrecci con la grande storia, pensando per esempio, oltre a guerre e politica, all’ambiente, ma anche al clima umano che stiamo creando nella nostra società, comunicando con gli altri dal vivo e sui social”. Il salone misura circa 15 metri di lunghezza per 6 di larghezza e si apre in un cortile che sembra essere un disimpegno di servizio, a cielo aperto, con una lunga scala che porta al primo piano, priva di decorazione. Sotto gli archi della scala è stato riscontrato un enorme cumulo di materiale di cantiere accantonato. Qualcuno aveva disegnato a carboncino sull’intonaco grezzo delle arcate del grande scalone, due coppie di gladiatori e quello che sembra un enorme fallo stilizzato. L’attività di scavo nell’insula 10 della Regio IX è parte di un più ampio progetto di messa in sicurezza del fronte perimetrale tra l’area scavata e non, di miglioramento dell’assetto idrogeologico, finalizzato a rendere la tutela del vasto patrimonio pompeiano (più di 13mila ambienti in 1070 unità abitative, oltre agli spazi pubblici e sacri) più efficace e sostenibile. Lo scavo nell’area finora ha restituito due abitazioni collegate tra di loro, casa con panificio e fullonica (lavanderia), che prospettavano su via Nola e le cui facciate furono già portate alla luce alla fine del ‘800. Alle spalle di queste due case, stanno emergendo in questa fase di scavo sontuosi ambienti di soggiorno affrescati, anche in questo caso interessati al momento dell’eruzione da importanti interventi di ristrutturazione. Tutti gli approfondimenti sono nell’E-journal degli Scavi di Pompei. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Mi sono innamorata, sai?
E lui mi ha spezzato il cuore proprio come hai fatto tu.
Chissà se me ne sono innamorata perché un po' mi ricordava te, in fondo non ho mai smesso di cercarti negli altri.
Mi sembrava di rivivere la paura di perderti ogni volta che spariva, come sparivi tu, e poi tornava dicendo che stava male, che aveva avuto giorni bui.
Contavo i giorni sapendo che sarebbe sparito di nuovo, sapevo quando stava per succedere: l'ho imparato con te, riconosco i segnali in una conversazione vuota, distaccata, messaggi che sembrano scritti da un'altra persona anche se le parole sono in ordine, risposte disconnesse che si diradano fino a diventare silenzio. E poi nulla.
Io che parlo a una chat che non può rispondermi, pregando che vada tutto bene. Aspettando impotente.
Sta succedendo di nuovo.
Io ancora aspetto perché l'ultima volta non siete più tornati.
Aspetto che qualcuno mi dica che state bene, che siete guariti, che avete imparato ad amare la vita e siete andati avanti.
Forse vi siete dimenticati di me ma fa niente, se state bene non fa niente, mi basta. Io sopravviverò.
Sopravviverò lo stesso se non è andata così bene, sopravviverò anche nel caso voi non lo abbiate fatto, ma non lo saprò mai.
Non avrò mai la possibilità di piangere davvero per voi.
Non avrò mai una risposta alle mie domande.
E queste lacrime, che scendono senza conoscerne il motivo, hanno un sapore amaro, un retrogusto di speranza scaduta.
Sopravviverò, portando con me i dubbi e i rimpianti, le parole non dette e i ricordi delle nostre conversazioni.
Porterò con me tutto quello che posso di voi, tutte le piccole cose che avete cambiato in me, tutte le abitudini e i modi di dire e vi ritroverò nei dettagli di un paesaggio o nell'accento di una persona.
Forse voi non mi ricorderete, ma io non vi dimenticherò, ovunque voi siate.
Ah Marco, lo sai che a volte mi manca proprio parlare con te?
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My fault
Ansia, panico e agitazione, questa è l’aria che si respira in casa Bennington da quando Chester è sparito lasciando solo un biglietto. <”Perdonatemi se potete, sono una persona orribile perdonatemi…”> Talinda, Anna e Mike non smettono di leggere di leggere quel biglietto, sperano che sia solo un sogno ma ahimè non lo è, Chester è veramente sparito. E pensare che tutto è nato da una discussione, è proprio vero che non tutte le volte reagiamo nella stessa maniera, la parole dette ieri oggi fanno male anche se sono le stesse. È partito alle prime luci dell’alba ha lasciato il telefono a casa, con sé ha solo il portafoglio e la macchina che lo sta portando chissà dove, tutto il resto lo ha lasciato a casa comprese le pasticche da cui non si separa mai. Gli altri componenti della band nel frattempo giungono in casa, nessuno di loro vede Chester da ieri. Si stanno organizzando per muoversi tutti assieme potrebbe aver più successo ma, si sa qualcuno dovrà rimanere a casa per qualsiasi evenienza. Il terrore che faccia una cazzata è dipinto sul volto di ognuno di loro, a ogni suono di telefono sussultano, hanno il terrore di veder arrivare una chiamata dalle autorità. Intanto Chester continua il suo viaggio, sa bene di non aver una meta, in realtà non sa proprio cosa fare in quella testa c’è solo una gran confusione, solo una cosa è certa sente di aver deluso tutti. Si asciuga gli occhi e cerca di tenere lo sguardo sulla strada cosa che gli risulta difficile, decide di fermarsi a lato della strada è un posto isolato perfetto per lui in questo momento. Spegne la macchina e lascia affondare il corpo sul sedile, si chiede quale sia stata la reazione a casa e quali saranno le conseguenze se deciderà di tornare, la testa è troppo in confusione per decidere adesso. Si struscia gli occhi umidi per le lacrime che lo hanno costretto a fermarsi. Sono lacrime di rabbia verso se stesso, si incolpa di non essere la persona di cui hanno bisogno gli altri. Nel mentre i ragazzi sono partiti alla ricerca speranzosi e preoccupati allo stesso tempo, sperano di trovarlo rapidamente ma sopratutto incolume. Il terrore di trovarlo in una situazione orribile li attanaglia, sono una famiglia e non sarebbero più loro senza un componente importante. Chester intanto cerca di calmare la mente e tornare a pensare in maniera lucida, stavolta è dura mettere a tacere i pensieri maligni che passo per passo occupano la sua testa, ma è deciso a non farli vincere. Che intanto non sia andato a cercare sfogo in un bar o altri posti è un passo avanti avrebbe potuto farlo senza nessun problema. La sua testa è in lotta, vorrebbe tornare a casa ma allo stesso tempo ha paura della reazione della sua famiglia, ma è consapevole che non può scappare all’infinito. Si sente come un criminale ricercato e braccato dalla polizia. Dopo qualche respiro la sua testa si placa e decide di tornare a casa, mette in moto ma fa pochi metri le macchine degli altri lo bloccano mentre la paura lo assale. Si trasforma in attacco di panico non appena iniziano a scendere e avvicinarsi alla sua macchina, non sa veramente cosa può accadere, non riesce a decifrare le loro facce sa che sono preoccupati ma potrebbero essere anche infuriati. Chiude gli occhi e riprende a fatica un respiro normale mentre lo sportello dalla sua parte viene aperta, li squadra un attimo e capisce che non sono infuriati, solo preoccupati. Chester decide di scendere dalla macchina e in pochi secondi si trova strizzato in un abbraccio di gruppo anche se non si può definire proprio così sembra una gara a chi strizza di più, una scena piuttosto buffa. Dopo qualche istante di conversazione la comitiva monta di nuovo in macchina e tornano da dove sono venuti. “Sono abituati a i miei colpi di testa” pensa Chester mentre spegne la macchina sul vialetto di casa, la sensazione d'inadeguatezza si fa sentire di nuovo ma stavolta è convinto di scacciarla. I ragazzi lo raggiungono mentre muove i primi passi dentro casa, il cuore sobbalza quando i suoi occhi incontrano quelli di Talinda che sono lucidi. Viene buttato a terra dalla foga della stretta, ha veramente tanta paura di perderlo in realtà è una paura di entrambi. Ogni timore svanisce in quell’abbraccio il viso si stende e ogni preoccupazione sembra svanita nel niente. Dopo essersi tirati su entrambi fanno incrociare le mani, hanno bisogno di contatto, del loro contatto. Nessuna domanda, nessun litigio solo due innamorati che si ritrovano dopo aver attraversato la battaglia.
#chester bennington#talinda bennington#mike shinoda#anna shinoda#joe hahn#rob bourdon#dave farrell#brad delson#makechesterproud#fuck depression#linkin park
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01.09.76
« Pistaaaaaa » l’urlo belluino di un quintino, probabilmente mezzo troll, è quello che sentiranno alle loro spalle chi ha appena attraversato la barriera magica. E se ALLISTER si sentirà colpito alla spalla in modo pesante, tanto da perdere l’aggancio alla maniglia del suo carrello, sotto lo sguardo impotente di una in avvicinamento TASHA, TRISTAN addirittura vedrà traballare pericolosamente le due gabbie coperte da teli scuri che porta sul suo - e quella più grande, in effetti, pare stia per sganciarsi con un miagolio confuso che andrà a mischiarsi con quel « SCUSA » davvero poco sentito. WILLIAM, distratto dal cercare amici, si vedrà la nonna fin troppo vicina dopo il passaggio del ragazzo che corre veloce come il vento « SCUSATE, PERMESSO, DEVO ANDARE IN CODA » la giustifica mentre salta da BLYTHE, poggiando la mano sul suo baule, a WILLOW con un « hop! », spingendo loro ad arretrare di qualche centimetro per la spinta prodotta e dando una spallata anche al povero LUKE di passaggio. SOPHIA, che emozionata se ne va per la sua strada si vedrà fiancheggiare questo bolide troppo cresciuto al fianco, ma che potrà appurare essere una persona vera nel momento esatto che lo vedrà saltellare impotente dietro NEERA e i suoi familiari, almeno fin quando non troverà quel varco per poter riprendere la propria corsa verso... ROY, piccola stella, che si sentirà un « HEY NANO, LARGO » urlato direttamente dietro l’orecchio, prima di scartarlo veloce e fare la medesima cosa con una famiglia particolarmente numerosa di maghi, posizionata a mo di catena umana per far levitare i tanti bauli della prole in partenza per Hogwarts. E infine s’arresta, solo un attimo, con uno sguardo di apprezzamento alla Strega che accompagna MERROW, lasciando fuoriuscire un sottile fischio dalle labbra, prima di rendersi conto che c’è anche il marito al suo fianco e, forse, solo forse, non è il caso di trovarsi a tiro di una bacchetta adulta. Eppure non riesce a non staccare gli occhi dalla donna, ritrovandosi a sbattere con il muso dietro il nonno di SEAN. Mani al volto, a tamponare la botta presa al naso « mi sgusi, mi sgusi, non bolevo dambonarla signhore sé sciolo… HEEEEERB » verso un ragazzo che si è appena sporto dal finestrino dell’ultimo vagone, forse proprio cercando quel pazzo furioso « CUI, AMICO, SON- sgusi angora eh! » e via, sparito alla volta delle scalette più vicine.
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«Scusa un momento.» direbbe all`indirizzo di William, proprio quando quel ragazzo sconosciuto, parte a tutta burrobirra creando diversi incidenti sulla via. E se Will e sua nonna si ritrovano vicini, lei cerca di riguadagnare terreno verso il suo carrello ed in direzione di Tristan, assistendo però a tutta la scena dove quel povero malcapitato, si ritrova a fischiare in apprezzamento. A. Sua. Madre. Per poco non vomita. Cosa che invece Ondine prende con estremo diletto, limitandosi a fissare il ragazzo con le iridi verdi che vanno a provocare quello schianto contro la schiena d`un vecchio, mentre Angus porta la mano destra sulla parte bassa della schiena della moglie, che civettuola gli carezza in maniera casuale il petto, in un semi abbraccio fatto di possessiva complicità. Inutile dire che l`aura che emana il Padre della Grifondoro, è tossico istinto omicida, in un fuoriuscire d`espressione da perfetto e controllatissimo psicopatico. Merrow si blocca li, a vedere la scena, con un terrore in viso che non riesce a nascondere, almeno per quegli istanti in cui il ragazzo fortunato, non muore sotto lo sguardo sadico di Angus, e lei si ritrova a praticamente mezzo correre in direzione di Tristan «E-he..» un verso gutturale, mentre ancora ha il viso contratto in un`espressione spaventata che cerca via via di ricomporre «Delation» no, niente, non ha quella solita verve «Ciao Tris.» il tono adesso sembra corrispondere alle parole, ma quello che cerca di fare subito dopo, ha dell`assurdo a dir poco: braccia che si sollevano, mani adornate al migliolo sinistro dalla fedina in oro bianco, dalle dita affusolate e femminili, che cercherebbero i bicipiti altrui per cercare di raggiungergli la camicia e tentare di dargli una piccola spinta in sua direzione. Prima che possa dire o fare qualcos`altro. E` un abbraccio. O meglio, una sorta di richiesta di tale, completamente ignara del dove siano o con chi. Sembra un atteggiamento automatico e quasi incontrollato. Il cuore che pare volerle far fare un infarto a quattordici anni.
ora che l’avvicinarsi di Merrow devia la sua attenzione su una figura nettamente più gradevole ai suoi occhi. « Merrow, ciao. » Le labbra che si piegano in un sorriso lieve e lo sguardo che fa per spostarsi verso la figura paterna, magari per una qualche presentazione che però, non avverrà. E poi si lamenterà di essere sballottato in giro in maniera così inadeguata, ma per ora si ritrova a fare un passetto avanti, e a circondare con le braccia la figura della grifondoro seguendo un istinto che non sapeva di possedere. Un abbraccio di cui non capisce la natura e per cui sembra chiedere per un secondo aiuto al padre, lo sguardo che si sposta sull’adulto con un misto di confusione e sorpresa, prima che mormori uno « stai bene? » che sembra forse strano pronunciato dalle sue labbra. Quelle che si piegano in un sorriso certese all’arrivo di Will, che Merrow sia ancora fra le sue braccia o meno. « Buongiorno Dent, tutto bene le vacanze?» Non che gl’interessi ma, quindi bisogna fare conversazione.
* W: Merlino incoronato, grazie. Delation abbraccia Merrow e continua a tenerla abbracciata. Il passo di William si fa meno teso e frettoloso, ma comunque continua ad avvicinarsi, presumibilmente seguito da Allister e forse Tasha quando avrà smesso di sbavare. Forse. «Tutto bene. Le tue?» replica con garbo a quella sua domanda. Anche Luke li raggiunge, e lui, da ragazzo beneducato, procede alle presentazioni. «...non so se avete avuto modo di conoscervi, lui è Tristan Delation, un nostro compagno di classe» suo e di Merrow. E poi rivolto a Tristan «Loro sono Luke Pyrangelus, Tasha Odinsbane ed Allister Fralker.» accennando garbatamente a ciascuno. L`etichetta vuole la sua parte. Anche se dentro si sente morire per come percepisce Merrow in quel momento. Ma continua a parlare. Per farle sapere che è lì. Non potendosi permettere altro nel marasma della stazione. «...e se ci levassimo da questa bolgia infernale?» propone con una certa gentilezza, accennando al treno col capo. Angus non vede, Merrow non duole. Si spera. In effetti a meno di un metro da loro sta una porta aperta del treno, pronta ad accogliere gli studenti. Se loro accettassero, aiuterebbe CIASCUNO a caricare in fretta i bagagli, prima di occuparsi dei propri. E presumibilmente, appena in tempo per il fischio assordante. Ed a quel punto, salterebbe su anche lui. *
No, niente presentazioni, non c`è tempo: lei si aggrappa alla camicia firmata Hawthorne, per quei brevi istanti che precedono qualcosa che ha un che di miracoloso. Tristan l`abbraccia, senza strani tic, senza allontanarla, senza schifarla, e lei riesce a prendere un vero e proprio respiro di sollievo. Le mani passano alla sua schiena, stringendo il tessuto poco sotto le sue scapole, cercando di deglutire e di calmarsi un poco. La Loghain: che mai si è vista spaventata in pubblico, oppure stringere a quella maniera nessuno. Ora sta là, praticamente fusa con il petto del giovane Delation, contro il quale il suo cuore sbatte con la furia d`un animale in gabbia. Annuisce piano al sussurro che il Serpeverde le rivolge, stringendo in tutta risposta di più la presa «Dammi... un momento, ti prego.» vabbè, ora l`inferno si ghiaccia ed I Thestral diventano unicorni rosa volanti. Sente le parole di William, ne sente la voce, sente la risposta di Tristan, ma purtroppo non riesce ancora a separarsi da quella stretta, che poco a poco le sta ridando aria ai polmoni. Chiude gli occhi, li stringe, ed è con una violenza inaudita auto-inflitta, che si costringe a separarsi da quel contatto, solo dopo che Dent abbia presentato praticamente lo squadrone della morte dei suoi amichetti. Alza il capo e cerca lo sguardo del Serpeverde, in un moto di scuse sincero che solo ora si rende conto dei familiari li vicini, mentre lei si guarda bene dal cercare i suoi anche solo con gli occhi. L`elfo di famiglia sta già facendo levitare i bagagli in direzione dell`apertura più vicina del treno, proprio quella proposta da Dent, che la Loghain si ritrova a rivolgere un mesto saluto ai genitori del povero Tristan in un accenno di presentazione «Scusate... Merrow Loghain, molto lieta.» perfetto inchino, perfetto sorriso, espressione tornata sotto controllo, ed in generale parrebbe davvero un`educatissima Purosangue che si è solo spaventata per un pazzo col carrello ed il fischio facile. Guarda Gregor salutarli tutti, poi, volgendo il medesimo gesto di capo educato, prima di guardare di nuovo Delation e chiedergli in muta richiesta, di salire con loro. Eccola quindi, salutare proprio nessuno lì sul binario, intrufolandosi dentro il treno prima che altro possa accadere, cercando di mettere più distanza possibile tra lei e quello che è stato il suo Molliccio per un po` troppo tempo. La sinistra che sposta la riga laterale della chioma, la destra che pizzica la gonna e la tira un poco su per aiutarsi a salire i gradini, ed infine, occhi che cercano William in un ringraziamento silenzioso, a cercare di sancire la fine di quella folle stramberia da cardiopalma.
(...) l’arrivo di Merrow cambia notevolmente il tono di quel giorno di partenza. L’ha abbracciata spinto da un riflesso incondizionato che non sapeva di possedere, ma non l’allontana per scelta. Anzi. A quelle parole reagisce portando un braccio a cingerle le spalle, mentre l’altro rimane più basso in vita, quasi volesse proteggerla da qualsiasi cosa riesca a farla sgretolare in quel modo e nascondere quel momento di debolezza agli occhi del mondo. Ed è per quello che, nonostante l’incongruenza di tutto, si rivolge a Will con indifferenza, come se non avesse fra le braccia la grifondoro sotto lo sguardo curioso del padre. « Molto bene. Fra il Dover e New York. » Due posti che non potrebbero aver meno in comune, se non esponenti delle due famiglie di cui porta i cognomi. « Howthorne Delation » Due cognomi, appunto, per quanto scolasticamente abbia scelto di attenersi unicamente a quello materno, più ‘conosciuto’ in terra inglese, rispetto a quello americano tramandatogli dall’uomo al suo fianco. « Tasha, ciao. » L’unico saluto effettivo, mentre gli altri rimediano un cenno lieve del capo, appena oltre la testa di Merrow, giusto in tempo perché questa si tiri indietro, le braccia del serpeverde che per un attimo sembrano restie a lasciarla andare e a rivolgersi al padre come se nulla fosse accaduto. Il ‘Miss Loghain, è un piacere.’ pronunciato dall’uomo è abbinato ad un sorriso che si sposta poi sul figlio per recapitare uno ‘Scrivi a tua madre quando arrivi’ accompagnato da una stretta leggera della mano sul retro del collo e un lungo sguardo fra i due, un saluto che nonostante tutto potrebbe essere uno dei più calorosi nelle vicinanze e che termina con un cenno ai vari presenti prima di allontanarsi. E con lui, l’elfo di famiglia che si è premurato di sistemare i suoi bagagli sul treno in perfetto ordine, forse per ingraziarsi almeno un po’ il ‘padroncino’ inviperito nei suoi confronti. « Sì, saliamo. » E nonostante siano dirette a Will quelle parole, in risposta alla sua proposta, è Merrow che torna a guardare prima di sistemargli una mano bassa sulla schiena per condurla verso il treno, il suo corpo posizionato in parte dietro quello della ragazza e lo sguardo che corre intorno a loro, quasi cercasse qualcosa.
Totale e profonda riconoscenza, per coloro che sono accorsi a farle da scudo verso il mondo, ma è uno sguardo più intenso che rivolge a Tristan, abbandonando le sue braccia con la stessa reticenza sperimentata dall`altro. C`è un minuscolo momento di stasi, di consapevolezza del momento e dell`atto appena conclusosi, dove anche lei pare realizzare un bisogno che nemmeno sapeva d`avere. Si presenta al padre di Delation, con tutta l`eleganza che le hanno insegnato, rispondendo al suo dire con un sorriso un po` meno sghembo ma affilatamente complice «Il piacere è tutto mio, scusate l`intrusione.» non dà ulteriori spiegazioni però, salutando quindi l`uomo e volgendosi al treno. Quel contatto sulla parte bassa della schiena, ha uno stranissimo effetto su di lei, che inconsciamente s`avvicina maggiormente al corpo altrui, pur sempre muovendosi per montare sul treno. Il secondo fischio sancisce il loro distacco dalle famiglie, e lei può prendere un segreto sospiro di sollievo «Ssi..» un poco titubante, in risposta al dire ed allo sguardo di William «Cerchiamo uno scompartimento tutti assieme? Vi va? Tanto Becks ci raggiungerà sicuramente. Sarà a cercare Lance.» mormora lentamente, prima d`adocchiare oltre la porta d`uno scomparto poco più in là, un paio delle sue valige issate dall`elfo domestico di famiglia «Lì.. lì ci sono le mie.» niente soggetto, ma è chiaro ciò a cui si riferisca, indicando quindi la seconda porta a destra, per poi voltarsi in direzione di Tristan e mormorare leggermente «Dopo.. se hai un momento.» comincia con voce bassa, roca e calda, in maniera da venir udita solo da lui «Volevo darti il tuo regalo.» gli parla vicino, nonostante non ci sia più bisogno di stare così appiccicati, dato il corridoio un poco più largo e sgombro del binario su cui erano prima. Eppure la percezione spaziale sembra appena andata a farsi benedire. Pochi attimi e si muove in direzione dello scompartimento «Non vedo l`ora di cambiarmi. Non ne posso più di questi vestiti.» e che se lo strapperebbe di dosso con rabbia, è evidente a tutti.
Ma ascolta, saluta e si comporta con tutta l’eleganza e la cortesia imposta dall’educazione ricevuta, anche quando abbracci inaspettati giungono a destabilizzare interiormente l’animo di chi non gradisce nessun tipo di contatto fisico. E se lo sguardo confuso di Mr Howthorne è scivolato in silenzio sull’arrendevolezza del figlio, lo stesso avrà a che fare con tutto ciò presto o tardi. Perché si ritrova a poggiare con delicatezza la mano sulla vita di Merrow in un gesto che, nonostante tutto quello appena successo, parla di una confidenza che ancora difetta ai due e al comportamento di lui. Così come il fatto che li segue, apparentemente concorde al condividere lo scompartimento con loro, ascoltando i loro discorsi senza però intromettersi in alcun modo. Almeno fino a che Merrow non si rivolge a lui direttamente. « Sì, va bene. » Annuisce piano, fissando per un momento lo sguardo sul volto della ragazza, quasi fosse alla ricerca di qualcosa di preciso, prima che questa si allontani di punto in bianco. E se la guarda andare via, lo fa con attenzione, prima di spostare lo sguardo su Will per un lungo momento, lasciando che lo stesso saetti nuovamente sulla grifondoro in una tacita richiesta di tenerla d’occhio forse. Qualcosa che lui non farà, a giudicare come non sembri voler muovere passi verso lo scompartimento pieno, piuttosto diretto altrove. Magari semplicemente a trovare i suoi bagagli, finiti chissà dove.
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Che materie vuoi fare l’anno prossimo? (Gelateria Fortebraccio, 10 luglio 2076)
E | Una settimana. Ha resistito appena una settimana. [...] alla fine il richiamo del mondo dei maghi è stato più forte. La prima tappa doveva essere Fortebraccio: e infatti eccola qui, seduta a un tavolino non lontano dalla porta d’ingresso del locale, ad affrontare con coraggio grifondoro una coppa di gelato di dimensioni smisurate, con più colori che gusti e parecchie cialde di varie forme. [...]
C | E’ riuscita a convincere sua padre a lasciarla andare a prendersi un gelato, fa caldo ed è tutto il pomeriggio che girano per Diagon Alley. [...] «Emma?» La osserva per qualche momento portando lo sguardo azzurro soprattutto sulla gigantesca coppa gelato «Wow!»
E | Desiderio esaudito: dev’essere la sua giornata fortunata. Ma perché corre così tanto? « Chloe! » Un’ombra di divertimento le attraversa gli occhi scuri nel vederla correre così fin quasi alla porta del locale. « l’ho chiesto grande, ma non mi aspettavo una coppa troll-size »
[...]
E | « contenta di essere di nuovo a casa? »
C | «Sì! Un sacco. Tu? A proposito, tu dov’è che abiti?»
E | «Abito qui a Londra, per fortuna. Almeno posso venire qui quando voglio! » spiega con orgoglio, fiera di quell’unica piccola fortuna che le è capitata. « ma non vedo l’ora di tornare a scuola, se vuoi saperlo. quest’anno inizio Divinazione e Babbanologia! » - « tu hai già scelto quali materie iniziare? »
C | «Oh, bello! Io invece abito lontano, vicino a Greenock, in Scozia. Ma è bellissimo, abbiamo il mare vicino e anche un bosco che ha un fiume e poi ci sono tanti prati e animali.» insomma, è cresciuta fuori dall’ambiente urbano. «Beh, alla fine mancano solo due mesi.» [...] «Credo Cura delle Creature Magiche e Divinazione, però non lo so ancora… Non ho deciso del tutto, ecco…»
E | « Hai qualche motivo particolare per sceglierne una piuttosto che un’altra? »
C | «Allora. Cura mi piacerebbe farla di sicuro perché ci sono gli animali e molta pratica e poca teoria, credo. Sulla seconda materia non saprei, vorrei scegliere quella più facile… Sicuro non farò né antiche rune né aritmanzia, farei solo un casino e non riuscirei a passarle di sicuro…»
E | « se parliamo di materie facili, beh... babbanologia dev’essere una passeggiata » ridacchia « però forse non per te, a pensarci bene! » e anche ora continua a ridere « divinazione non so se sia facile, sai? » - « sicuramente più di rune e aritmanzia, non ci sono dubbi » strane certezze puramente derivanti dal sentito dire: che ne sa lei?
« Io la scelgo perché dev’essere bello poter predire il futuro »
C | «Forse hai ragione… Magari farò babbanologia…» annuisce mentre con il cucchiaio porta ancora gelato in bocca anche se ormai inizia a sentirsi più che piena. «Oh, sì. Predire il futuro…» interrompe la frase improvvisamente perdendo parte dell’allegria e abbandonando il sorriso. Non aggiunge nulla, riprende a mangiare portando lo sguardo pensieroso sulla sua coppa di gelato.
E | [...] assume però un’espressione perplessa quando l’altra non mostra grande entusiasmo all’idea di predire il futuro. « non ti piacerebbe sapere cosa ti succederà domani, fra un mese, fra un anno? »
C | La guarda, deglutisce e corruccia un po’ l’espressione, valutando cosa dire. «Non mi piace pensare al tempo che passa. Il futuro. Crescere.» scuote il capo con decisione mentre sposta lo sguardo sul topo e con la sinistra lo prende in mano. Solleva di nuovo lo sguardo.
«Le persone cambiano crescendo.»
E | « però, senza il futuro, il presente… non avrebbe senso » - « e poi, non so… io sono curiosa di sapere cosa mi aspetta »
C | «Ma a me piace il presente.» - «Io voglio rimanere così, non mi va di crescere. Non voglio diventare come quelli.» “quelli”, gli adulti che ora guarda e segue con gli occhi poi torna a guardare Emma, riflettendo. «Cosa vorresti sapere?» che potrà mai vedere Emma di così bello nel futuro?
E | « a me no » - « io voglio diventare grande, voglio fare un sacco di cose che non posso fare adesso! » - « vorrei sapere se… » parte in automatico, spinta dalla voglia di parlare, di confidarsi [...] «…te lo dico se vieni a Divinazione con me. » - « tu perché non vuoi diventare come gli adulti? »
C | «Perché voglio rimanere come sono.»
«Lo so cosa succede alle persone quando crescono.» - «Lo ho visto cosa è successo a mia sorella…» scuote il capo «Io non voglio crescere perché non voglio cambiare. Mi piace come sono adesso.» - «E poi i grandi hanno tutte quelle regole… E devono fare scelte…» ora li occhi azzurri cercano quelli scuri della amica
«Sono i grandi a dire come devi o non devi essere quando cresci. Finché sei piccolo non ti dicono niente…»
E | Il fatto che l’altra voglia rimanere com’è adesso le è chiaro - crede - e ha senso. È il resto a suscitarle perplessità [...] « che co…? » Nel frattempo, ascolta - non per rispondere, ma per comprendere. « scelte? parli di scelte tipo l’università? il lavoro? » - « e cos’è successo a tua sorella? intendi Eloise? »
C | «No, no. Cioè, sì. Anche quello. Ma io intendo in generale. Le decisioni le prendono i grandi e prendere decisioni è difficile.» guarda Emma inclinando appena il capo, quindi lei non lo sa? «Sì, Eloise. Beh, ecco, sai. E’ cresciuta… E’ diventata… come si dice… una donna.» e di nuovo un espressione turbata anche solo al pronunciare quella parola come se fosse uno sforzo «Io non voglio diventare una donna.» mette in chiaro «E’ diventata così, diversa. Ma non solo fuori - anche tipo dentro? Da quando è cresciuta è diversa e dice che cambierò anche io. Ma io non voglio.»
E | « aspetta, non ho capito bene » - « tua sorella è una ragazza, come me e te » non che Chloe sia questo grande esempio di femminilità, ai suoi occhi, ma non si permetterebbe mai di farglielo notare, tanto più che per Emma non è certo un problema « è normale che prima o poi diventi una donna, come succederà anche a noi » - « e poi, se dovesse succederti di cambiare, non cambieresti… per forza, no? » - « nel senso » - « non cambiamo perché qualcuno ce lo dice, ma perché vogliamo noi »
C | «Beh, sì. E no.» - «Cioè…» Chloe sta evidentemente cercando di formare una frase sensata nella sua testa, lo sforzo è visibile sul viso pensieroso, il naso e la bocca un po’ arricciati mentre pensa. «Vedi.» si indica con la destra «Io» e poi indica Emma «E te --» - «siamo diverse.» la guarda fisso, come se quello che stesse cercando di esprimere fosse molto importante.
«Tu sei una ragazza. Io, non lo so. Insomma, fino a prima della scuola non era nemmeno importante, cosa fossi. Facevo quello che mi sentivo e basta. Ma quando è iniziata la scuola… La gente ha iniziato ad… aspettarsi cose da me. Solo perché sono una ragazza o questo loro dicono. Essere una ragazza… Cosa vuol dire? Tu, tu sei una ragazza. Cosa significa?»
E | E lei la diversità fra sé e la compagna la vede solo nello stile: lei così femminile l’altra così maschiaccio, ma pur sempre femmina: del resto si chiama Chloe, mica Ken. « quindi tu pensi di non essere una ragazza? » - « per me » - « essere una ragazza significa… » si accorge di doverci pensare, perché non se l’è mai chiesto « mettere i vestitini » cominciamo benissimo « avere i capelli lunghi » di bene in meglio « fare l’Ingo Brillae meglio dei maschi » si ricorda anche di avere poteri magici e una bacchetta, avanti così « saper cucinare, anche se io ancora non lo so fare » grazie, dottor Kim, per averle trasmesso tanta apertura mentale « guardare i ragazzi » perfetto! « ovviamente non i nostri compagni, che sono tutti orribili! » e comincia a ridacchiare, tanto per abbassare ulteriormente il livello della conversazione. Comprendiamola, ha tredici anni e mezzo, un padre tradizionalista e nessun problema con l’essere nata femmina. Almeno con questo.
C | E se per Emma la cosa sia terribilmente semplice per Chloe è terribilmente complessa. Annuisce una volta, due volte. Tre. «Sì, la penso così. Insomma, non so nemmeno se è possibile una cosa del genere ma… Ecco. Non mi sento una ragazza.» ascolta la risposta lunga ad una domanda che Chloe voleva fare da un po’ di tempo a qualcuno. Ascolta sì, ma ad ogni risposta si rabbuia. Non ride alla battuta finale, non sorride. La guarda, in silenzio, si sente come qualcuno di un altro pianeta. Lei non vuole mettere i vestitini, perché? Perché sono da ragazza. Lei non vuole avere i capelli lunghi perché? Stesso motivo.
«Io… Devo andare. Il mio papà mi starà aspettando, è tardi.» rivolge un sorriso di cortesia frettoloso ad Emma e un cenno della mano sinistra «Ciao.» e detto ciò si alza dalla sedia e si allontana velocemente per poi mettersi a correre, scansando la gente, facendo slalom tra quelle persone grandi. Vuole tornare a casa subito. Dov’è papà? Vuole tornare a casa.
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2 dicembre 2017
Due mesi fa, quando ho aperto questo blog, immaginavo che sarebbe diventato una specie di nuovo Giallo Zafferano per vegetariani, con migliaia di followers e due aggiornamenti a settimana. Okay, lo ammetto, mi sono lasciato un po’ trascinare dalla fantasia, ma sarebbe potuto essere uno scenario plausibile se non fosse stato per un piccolo inconveniente: i miei coinquilini.
Mi duole dunque annunciare che il mio pronostico si è avverato: ora la mia vita è a metà tra Beautiful e The Americans. Perché The Americans tra tutte le serie esistenti? Perché in questo mese e più che ho passato lontano dal blog, in casa è scoppiata la Guerra Fredda; con l’unica differenza che qui il blocco capitalista è incazzato nero e il blocco comunista offre merendine al capitalista.
Viene da sé che la situazione è esplosiva.
Io in tutto questo vorrei dire che sto giocando il ruolo della Svizzera, o ancora meglio, di uno dei Paesi non allineati post Seconda Guerra Mondiale, ma la verità è che la mia posizione è più unica che rara. Sono una specie di Stato cuscinetto che cerca di contenere qualsiasi tipo di rappresaglia, uno spettatore neutrale che tuttavia risente sulla propria pelle degli effetti dell’ostilità.
Il mio codice etico da studente di Giurisprudenza mi sta supplicando di intervenire prima che sia troppo tardi e che mi tocchi presentarmi in Tribunale in qualità di Giudice di Pace, ma la mia anima da documentarista storico è curiosa di sapere fino a che punto arriverà il conflitto prima di esplodere. A quel punto, lo giuro, tenterò di limitare i danni.
Ma per essere più chiari, è opportuno partire dal principio.
Giorno 1
Si scopre che il Gamer non è una creatura inviata dallo spazio per condurre una ricerca sul funzionamento degli esseri umani. O forse sì, anzi in realtà è proprio così. È una po’ una vicenda alla E.T., presente? Il problema sorge nel momento in cui salta fuori che la persona grazie alla quale l’alieno ha capito di poter provare emozioni altro non è che Mister Lovesong o come si fa chiamare, insomma il guaglione del beneamato Asmatico. Da parte mia, ho il diritto di credere che i circuiti extraterrestri del nostro E.T. non abbiano processato l’informazione che attraverso lui è avvenuta l’iniziazione di Mr. Lovesong al mondo dell’affettività. Per la prima volta da quando lo conosco (non molto, a dire il vero, ma abbastanza da capire che tipo di persona è), vedo Mr. Lovesong rimanere senza parole.
Giorno 2
La Fata Madrina della situazione (il sottoscritto) informa l’Asmatico di ciò che è avvenuto il giorno prima, ignaro delle conseguenze alle quali porterà questa innocua conversazione. È l’inizio del caos.
Giorno 6
Dopo diverse lune di negazione, comincia attivamente la ritorsione dell’Asmatico, il quale sembra essere convinto del fatto che il nostro coinquilino latitante e il suo guaglione stiano portando avanti una specie di tresca clandestina ai suoi danni, o qualcosa del genere.
Il primo step è lamentarsi del fatto che E.T. non saluti quando entra o esce di casa.
“Scusa, quante volte eri presente quando è entrato o uscito di casa?”, ribatto io.
Lui ci pensa. “Due?”
L’attacco è sventato dal potere della razionalità.
Giorno 10
Ora di colazione. Sento l’Asmatico lanciare una frecciatina a E.T. sul corretto ordine di versamento di latte e cereali nella tazza. Corro in cucina prima che sia troppo tardi, ma faccio appena in tempo ad assistere al contrattacco di E.T., che a quanto pare in questi anni sulla Terra ha imparato bene le leggi del sarcasmo.
“Sempre meglio di non poterlo bere il latte, fra.”
Ride, lui, ignaro dell’effetto domino che ha innescato con quelle parole. La Fata Madrina pensa che non la pagano abbastanza per questo, mentre lancia un’occhiata all’Asmatico per controllare che non stia per versare il contenuto del suo bicchiere in testa ad E.T.
Non lo fa, ma la sua espressione sa di morte. Abbasso lo sguardo per scoprire che se si è trattenuto è solo perché ha appena sciolto l’integratore nel bicchiere d’acqua, e senza integratore l’Asmatico non esce di casa. Anche oggi il pericolo è scampato.
Giorno 14
Durante una (quasi) normale conversazione sul gruppo whatsapp dell’appartamento, E.T. fa l’errore di chiedere all’Asmatico di salutargli Mr. Lovesong. Se non fossi sicuro del fatto che è all’oscuro di qualsiasi cosa stia succedendo in questa casa, direi quasi che lo fa apposta. Ma no, è la voce dell’innocenza, e questo rende la situazione ancora più tragica. Mi sembra di essere un qualsiasi personaggio di Shakespeare, sull’inevitabile via della rovina.
Giorno 17
L’Asmatico si lamenta con me del fatto che E.T. lascia sempre le sue scarpe in giro per la casa, non per forza appaiate e nei posti più insoliti. Di questo gli devo dare atto (una volta abbiamo trovato un suo scarponcino sopra la cappa della cucina, ma abbiamo deciso di fare un patto di silenzio), ma considero che questo clima di terrore sta andando avanti da fin troppo tempo, e glielo chiedo.
“Di’, non è che sei geloso?”
Se fosse in The Office, l’Asmatico guarderebbe in camera con la faccia di Jim ogni volta che gli chiedono se per caso non sia un pochino interessato a Pam. Approfitto del momento di spaesamento per aggiungere che non ce n’è alcuna ragione, ma prima che possa aprire bocca lui si alza, apre il frigorifero e chiede chi ci ha messo dentro il flacone del detersivo per piatti.
La Fata Madrina è molto stanca.
Giorno 22
Vedo con i miei occhi E.T. che regala all’Asmatico, il quale non ha fatto colazione, uno dei suoi flauti al latte. Un gesto nobile e probabilmente ciò che di più vicino c’è all’armistizio, se non fosse che l’Asmatico è notoriamente intollerante al lattosio, o almeno così dice.
Sono più nervoso dei cubani il giorno della Baia dei Porci.
In qualche modo siamo arrivati al giorno 26 senza che la guerra sia scoppiata, e questo potrebbe essere un buon segno, così come un presagio del fatto che dovremo chiamare i vigili del fuoco prima di Natale. Nel caso, io tengo sempre vicini i numeri d’emergenza.
Al prossimo aggiornamento. Se non mi faccio più vivo… bè, direi che questa pagina parla da sé. Mi auguro solo che tutto questo faccia curriculum, o perlomeno che valga come tirocinio.
Michele
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Ecco come tutto è iniziato..
Sono un ragazzo che a prima vista sembra avere tutto ciò che più si può desiderare dalla vita. Mi chiudo in palestra ore ed ore, e quando non sono in palestra mi alleno a casa. Sono uno studente universitario, ho preso in prestito il sogno di qualcuno e studio per realizzarlo.. Sono il ragazzo che non noti perché sempre incappucciato dalla testa ai piedi, che vedi raramente in giro, mai in mezzo alla folla. Vengo notato in poche occasioni, quando talmente ubriaco inizio a mettere quella maledetta maschera..
Ho passato gran parte di questi anni a stare occasionalmente con ragazze per una sera. Il giorno dopo resettavo tutto. Ero arrivato al punto da ubriacarmi tutti i giorni, chiamare qualcuna a caso e andare. Per poi vestirmi, accompagnare la ragazza e scomparire.
Ho ricominciato a fumare.. solo per occupare le ore vuote della mia vita. Queste ore, così vuote perché mi sento così solo. Anche in mezzo agli altri, anche in mezzo agli amici. Nessuno riesce a capire il mio punto di vista, nessuno riesce a capire che questo mondo è così sbagliato, ed io non riesco a trovare le cose belle. Non riesco a cogliere le gioie, sono sempre così razionale.. vedo sempre tutto così “nero”.
Era un giorno di novembre, il 5.
Da un mese ho iniziato a scrivere un diario, ho bisogno di mettere giù i miei pensieri..
La mia testa viaggia.. lo fa velocemente.. troppo velocemente. A volte non riesco a focalizzarmi su quello che penso, perché già arrivano altri pensieri, come se soffocassero la mia mente.. e mi sale il panico, l’ansia.. Per questo ho ricominciato a fumare, ed ho iniziato a mettere giù due righe.
5/11
Ho fatto un sogno.. mi vien da piangere. Ero con una ragazza, la conosco solo di vista..
Lei è bellissima, mi luccicano gli occhi quando la vedo. È più grande di me.
Il sogno era “La Storia da sogno”, era tutto perfetto. Sono un paio di notti che sogno di stringerla in vita, la stringo forte a me.. ho paura. Mentre la stringevo, lei mi accarezzava ed io poggiavo il capo sul suo grembo. La fissavo dal basso della mia prospettiva in quel momento. Era così.. rilassante. Adoro sognare, sognare di poter trovare davvero qualcuna così..
Ho paura di conoscere questa ragazza.. ho paura di rimanere deluso. Poi non credo avrebbe occhi per me.
φῶς, una ragazza che veste un po’.. hard, per dirla così. Lei non fa nulla di sbagliato però.. per il resto non la conosco proprio. Pur vestendo hard, pur essendo la più bella, pur potendo avere il mondo sotto i piedi.. lei è bella, attenta a come si muove, per non mostrare troppo.. attenta a chi si avvicina, non è una ragazza facile. Questo è il bello di lei, per questo i miei occhi hanno un posto speciale riservato a lei.
Vorrei invitarla a prendere un caffè.. non voglio uscire a bere con lei, non voglio portarla in macchina ed arrivare solo ad una cosa.. ne ho abbastanza di questo. Ormai senza bere non farei nemmeno questo.
Voglio sedermi solo con lei, un pomeriggio, con una tazza di caffè davanti.. vorrei sentirla parlare, di lei, della sua vita, vorrei sentire cosa le passa per la testa. Vorrei vedere con i miei occhi.. per una volta vorrei che fosse come è nei miei sogni la notte.
È quasi amore, non per lei.. come potrei già. È amore per il mio sogno.
Mi sveglio e mi rattristo.. nel momento in cui mi sveglio sono felicissimo e tranquillo. Pian piano la mia espressione cambia, diventa.. triste. Realizzo che era tutto un caz*o di sogno.
Dovrei scriverle? Non vorrei.. non mi rapporto in questo modo. Di persona credo che sarei troppo intimorito da quanto è bella.. poi c’è sempre questa paura di rimanere deluso.
Alla fine.. è più bello un sogno, lì tutto è perfetto. La realtà è così triste.
Se dovessi averne l’occasione.. le racconterei di questi sogni. Non mi crederebbe mai. Ormai non esistono più queste cose.. verrei solo deriso.
Dai cazzo, cosa dovrei fare?
Ieri sera finalmente ho mangiato. Stamattina però.. ho una fitta allo stomaco. È come se la gola stesse cercando di allargarsi, per accingersi a vomitare. Che sensazione del cazzo.. mi tremano le mani. Sto provando a fumare per calmarmi, ma non passa. Dovrei tornare a dormire? Magari continuo quel sogno..
Se solo avessi.. un’occasione. Potrebbe essere solo un sogno che lei sia disposta a passare un pomeriggio così. Oramai le ragazze sono interessate solo ad uscire la sera, bere, girare in qualche macchinone. È morto il romanticismo.. ed un ragazzo come me è sbagliato tra queste generazioni. Chissà se anche lei ama leggere o scrivere.. o magari guarda serie.. o addirittura anime, impossibile.
Niente.. oggi non me la levo dalla testa.
Vorrei solo che una dannata volta.. io possa fare queste cose.. e quando sto per tirarmi indietro, qualcuno mi tirasse un calcio, giusto per non darmi modo di negarmi queste occasioni.
Posso prendere tutte le mazzate del mondo in palestra.. ormai dopo tanti anni sono abituato. Fin dal primo giorno però.. non mi sono mai tirato indietro ad affrontare qualcuno più forte, più esperto, qualcuno che mi facesse male. Non mi sono mai tirato indietro dal prendere un pugno in pieno volto.. o a prenderli nelle costole. Li ho sempre affrontati.. d’altronde tutto quel dolore fisico mi fa stare solo meglio.
Come posso però aver paura così tanto.. di rimanere deluso. Forse perché è l’unico bagliore di luce che ho?
Un’occasione di contattarla ci sarebbe.. quando mi sono svegliato, ho preso il telefono e mi è uscita una sua foto.. dopo un po’ ha pubblicato una storia. Guarda caso..
Le volevo dire che è molto più bella quando sorride.. dio se è bella.
Ho le palpitazioni.. il cuore in gola.. non riesco a scriverle.. cos’è questa sensazione? È come se la conoscessi da sempre..
Dannato sogno. Sono in uno stato pietoso, come potrebbe mai avere occhi per me? Mi tremano le mani.
Voglio scriverle.. lo voglio davvero.. voglio premere invia e non pensarci.. fallo.. fallo!
Che nervi.. Se mi prendesse anche in giro? Morirei dentro.. non ho la minima idea di che tipo sia.. che può mai succedere per un messaggio, male che vada non mi risponde..
Ma cosa diavolo mi prende? Cosa dovrei fare? Ho la testa un casino, ho ancora quel sogno vivido davanti agli occhi.. è come se fosse stato un sonno profondo.. lunghissimo e bellissimo.
Sono rimasto così traumatizzato in passato? Ho avuto molte ragazze.. forse troppe.. ma solo per una notte. C’è stata solo una volta.. in cui ho provato qualcosa di più.
Non ho mai avuto questi problemi, vado e mi prendo ciò che voglio. Perché mi sta succedendo questo?
Caz*o.. CAZ*O! Vorrei urlare.. urlare che sono un coglione. Ho preso il telefono alla prima e ho premuto invia. Voglio morire.
Forse mi ha risposto.. c’è una notifica sul telefono. Non riesco a guardare. E ora che faccio? Ecco.. lo sapevo, sono un coglione. Che caz*o mi hai fatto fare.. Ero sul divano a fumare per i fatti miei.. maledizione.
Ha risposto “Grazie”. Devo continuare a risponderle? Non lo so.. sinceramente forse è meglio se mi fermo qui.. magari se proprio voglio.. le parlo di persona. Credo sia meglio.
Vorrei continuare a parlare, ma voglio sentire la sua voce.. così sensuale e così rilassante allo stesso tempo.
Ah, non te l’ho detto? Una volta ci ho parlato.. era ad una festa in piscina.. non credo di essermi fatto notare in positivo però..
Sono arrivato molto tardi alla festa.. con un joint in una mano, e ho iniziato a berci del Gin vicino. Ho continuato a fare questo fin quando poi mi sono spogliato davanti a tutti e mi sono buttato in acqua.
Lei non fuma. In quel momento non beveva, comunque sembra una ragazza molto.. moderata ecco, per quanto si faccia notare per la sua bellezza.
Chi lo sa, forse i suoi occhi hanno un po’ di spazio per me.
Comunque non le ho risposto.. mi ha riscritto lei. Sta portando avanti il discorso.. caz*o, era davvero solo un sogno? Perché avrei sognato proprio lei poi.. sembra uno scherzo.
Continua a rispondere.. anzi fa proprio conversazione.. forse sono un po’ troppo esplicito, ma l’ho notata da almeno un anno.. vorrei dirlo.
La cosa va avanti da un po’ di ore.. mi fa piacere. Sei un coglio**, ma stamattina mi hai aiutato. Mi aiuta scrivere..
Vorrei passare proprio del tempo con lei.. Anche ora mi ha dato proprio.. non so come dirlo, alla fine non la conosco.. ma sembra fatta come dico io.
Però voglio vedere con i miei occhi.. che tipo è, cosa vuole dalla vita, i suoi sogni.. i suoi difetti.
Voglio vedere tutto di lei.
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Dal mio diario 30 settembre 2019
Sono tornata a fare delle cose sbagliate e so che non riuscirò mai a far capire alle persone perché sto facendo tutto questo . Le mie amiche sono incazzate , uguale i miei genitori , non riescono più a gestire questa situazione , a stare dietro la mia testa marcia ma io non ho mai chiesto loro di farlo perché nemmeno io riesco a correrle dietro. La mia mente è avanti anni luce . Ha la capacità di pensare al cubo , di portarmi in altri mondi e di oltrepassare qualsiasi tipo di conversazione e limite umano. È anche per questo che non riesco piú a seguire bene dialoghi , guardare i film e vivere in mezzo agli altri -oltre alla malnutrizione , ovviamente- Non lascia scanso a niente e nessuno , nemmeno a me. Venerdì alla manifestazione sono svenuta e dirlo non mi fa nessun effetto perché non riesco a preoccuparmi per me stessa come mi preoccupo ogni giorno per gli altri. Dare tutto l’amore che posso , sforzarmi , farmi in mille pezzettini per le persone a cui voglio bene mi sembra lecito ed è l’unica cosa che mi ha sempre resa viva anche prima di tutto questo , quando ero una specie di animale fuori controllo. Loro non meritano male , devono avere tutto quello che io posso dargli , io il dolore lo posso sopportare, loro no. Ho passato tutta la giornata con A , è stato bellissimo ma sono arrivata all’una che mi accasciavo sul pavimento di Galleria Umberto per i morsi della fame. Sentivo lo stomaco letteralmente disintegrarsi , lo mantenevo come se servisse a qualcosa. A voleva costringermi a mangiare e ci stavo pensando a farlo , come tutte le persone normali , eppure quella maledetta voce che sento sempre mi gridava senza pietá : “Vuoi davvero illuderti che un ragazzo sia interessato a te ? Alla tua salute? Ma chi se lo prende un guaio come te? Non ti illudere.” Lei é l’unica a cui poter dare ascolto , così spietata che non lascia spazio a niente. La mia psicologa dice che posso controllare i miei pensieri e anche questa voce così cattiva con tanto lavoro ma io sto iniziando a perdere le speranze, non ci credo più. Il giorno dopo sono andata a dormire a casa di Orsola , eppure ho passato la prima ora in totale loop. Eravamo nella sua vecchia casa per prendere delle cose e portarle in quella nuova e io non riuscivo a fermare quella cascata di pensieri che mi invadevano il cervello. Lei mi parlava ma io non riuscivo ad ascoltarla per davvero. Mi sentivo ingombrante, camminavo senza sfiorare nulla , l’angoscia e la paura mi stavano assalendo. È possibile che io non riesca più a godermi nemmeno un week-end con la mia migliore amica ? Mia mamma aveva raccomandato alla mamma di Orsola che mangiassi perlomeno quello che mi ero portata da casa. Perché si , io non mangio più fuori . Se sentissi l’olio come condimento potrei morire sul colpo. Quando i miei amici al Vomero si misero la bustina di zucchero sulla lingua e dopo bevvero la Coca Cola mi misi a piangere. Io riuscivo a sentire lo zucchero dentro me insieme al grasso che aumentava. Se ne sono accorti tutti che soffro di disturbi alimentari , anche il compagno della madre di Orsola ha fatto dei commenti sull’anoressia e sui minuscoli pezzettini che provavo a mettere in bocca. Ho rifiutato tutto e come se non bastasse non ho resistito alla tentazione di vomitare. Sono più tipa che resiste alla fame , non mi abbuffo per poi vomitare ma quando mi costringono a mangiare quella é l’unica soluzione per non digerire il cibo. Qualcosa però stavolta è andato storto. Nel water ho visto del sangue. Ho avvisato Orsola e ci siamo accorte del fatto che mi fossi tagliata l’ugola , avevo una specie di taglio insanguinato che non ha mai smesso di farmi male. Ho cercato di distrarmi e abbiamo guardato le Winx insieme e ... signori miei sono stata capace di paragonare le mie gambe a quelle di fate in un cartone animato. Le osservavo , le paragonavo e cercavo di capire quale tra di loro avesse le gambe più magre e commentavo anche. Orsola non mi criticava ma evinceva nel suo sguardo una specie di tristezza mista a preoccupazione. Per me non esistono più persone ma solo corpi a cui paragonarmi , tutti i giorni , ovunque. Anna odia quando lo faccio , mi sopporta dall’inizio , è stata con me nel bene e nel male. Nel libro di Valentina Dallari ho visto me e lei in una scena. Stavo andando a casa di Chiara , avevo una gonna gialla e la maglia dei Rolling Stones , sua mamma aveva insistito per venirmi a prendere e non lasciarmi camminare. Quando sono entrata in macchina Anna stava lacrimando e mi guardava . La madre mi disse “stai diventando invisibile” e Anna che provava a spiegarmi che avevo le gambe piccolissime e io che me ne vergognavo in realtà perché troppo grasse. Io , Orsola , il nostro gruppo di amici maschi ed Anna siamo usciti ad Aversa. Ho saltato 3 pasti, ho fatto 10 chilometri e sono per l’ennesima volta arrivata a casa con i morsi di fame che mi piegavo ma non ho accettato nulla che Orsola volesse volesse offrirmi . Ho messo il pigiama che mi cadeva da dosso come il jeans che avevo messo per uscire ma stavolta non potevo fare buchi nelle cinture. Non ho resistito a fare foto e video al mio corpo , al pigiama e quando le ho viste mi sono tranquillizzata ma sorpresa. Non mi vedo mai come sono allo specchio , mi odio , mi faccio schifo , mi picchio e mi tiro il grasso da dosso ogni volta. A luglio la mia psicologa ha pensato di mandarmi da uno psichiatra perché l’immagine che avevo di me stessa e addirittura degli altri era completamente distorta e io mettevo delle barriere , passavamo le ore che potevo sfruttare per fare terapia a litigare. Nelle foto c’erano le ossa , le costole fino a sotto l’ascella , si vedeva tutta la gabbia toracica e i fianchi da fuori . La pancia era talmente piatta che risultava ridicola tra le costole e i fianchi. Beatrice ed arrabbiata , ha paura che io possa morire , dice che devo andare in ospedale ma io non voglio. “Ginevra sai una cosa? Ho sempre pensato che fossi pazza, stravagante, ma ti posso dire che eri normalissima. Tu sei pazza adesso” mi ha detto e ha continuato : “Complimenti, perché ti piace la versione peggiore di te che potevi scoprire, io so solo che ti rivoglio com’eri” non capendo che io com’ero prima non ci voglio tornare mai più. Stavo malissimo comunque , in famiglia ero la pecora nera , combinavo guai minuto per minuto , mi sentivo in gabbia , non riuscivo a piangere , sfogarmi , sentivo solo rabbia e le persone hanno fatto qualsiasi cosa in loro poter per contribuire a questa merda. Lei lo sa quante volte non venivo capita , quante altre tornavo a casa che avevo appena finito di picchiarmi e soprattutto , tutto quello che ho vissuto in quella maledetta e schifosa scuola. È una versione di me che non voglio più rivedere. Non che questa sia il massimo ma almeno riesco a pensare ... beh , forse troppo . Anzi , sicuramente. Andavo avanti solo pensando ai miei sogni e lottando per i miei ideali : diventare un hippie , andare sul Machu Picchu come scalatrice , aiutare le persone , andarmene via da questa realtà che mi stava troppo stretta , incontrare Camila , il mio idolo , realizzarmi e vivere libera. Sono sempre stata piena di sogni , mi è sempre piaciuto scatenare rivoluzioni , fare la differenza e mettermi dalla parte dei deboli ma ho sbagliato il luogo , il momento. Ho sbagliato e basta. Christian, il mio migliore amico , (almeno così dovrebbe essere) mi ha detto che gli faccio impressione , che non mi riesce a guardare così e che una persona così speciale e piena di luce non può spegnersi così. In metro mi abbracciava per non farmi cadere dato che non tocco le sbarre per paura dei germi e mi teneva stretta , non si staccava , mi ha detto che a un certo punto non ha sentito più il peso e che c’ero fisicamente ma che lui non mi sentiva e mi ha fatto pensare tanto . Il mio scopo é sempre stato quello di scomparire , di diventare meno ingombrante , meno esposta ma in questo modo sono ancora più presente. È un controsenso che spaventa. Più scompaio e più si rendono conto di me. Ho pregato per l’ennesima volta Dio di far si che sopravvivessi alla notte. Mi interessa davvero vivere? Se devo morire almeno non farmelo sentire per favore , il dolore che sto provando è fin troppo. Cercavo di parlare con lui e non con la vocina che al buio si faceva ancora di più sentire . Perché io non mi vedo così ossuta? Cosa ho fatto di male per non riuscire a vivere come tutti gli altri? Perché sto così tanto male ? Come sono arrivata a tutto questo? Mi sono ricordata di tutto quello ho passato , di quelle maledette foto inviate , di Salvatore e l’abuso , della famiglia che mi ha perseguitato , della mia povera nonnina , alla quale non sto più pensando per bene perché troppo attenta a queste cose , a quando camminavo per strada ed ero costretta a difendermi perché subivo molestie . Ho pensato a quando mi stavano per spingere giù dal terrazzo , alla professoressa Silvestri che mi denigrava e io che lanciavo i banchi , i ragazzi che mi mandavano letteralmente fuori controllo e io ... stavo peggio di ora e mi vergogno di aver vissuto quegli anni in quella maniera. Non piangevo mai , ero solo un personaggio , non più Ginevra. Perché mi sono esposta così tanto? Perché le persone sono state così cattive con me? Mi odio per ogni maledetta cosa. La mia vita è stata un caos per anni e adesso mi illudo di poterla riordinare portando nello zaino 5 amuchine , contando le calorie , controllando la fame e imponendomi le cose. Stavo male anche prima. Ho pochi ricordi felici. Io con i miei demoni ci parlo , ci gioco , o per meglio dire , loro giocano con me , mi torturano. Passo più tempo nella mia testa che nella vita reale . La parte più macabra , cattiva e masochista di me mi sta divorando. Questa malattia mi sta divorando. Credevo di avere un controllo allucinante, forza di volontà ma sono solo diventata una schiava. Christian mi ha detto che lo rendo felice . Io posso davvero rendere felice qualcuno? La mamma di Orsola quando mi sono svegliata mi ha detto che faccio impressione e che si era già accorta del fatto che stessi avendo dei problemi . Mi ha detto che ho le braccia di una bambina di 10 anni e io stentavo a crederci. Mi ha detto anche che le mie gambe sono come quelle delle Bratz , che si vede tanto e non poco. Le ho detto che non era vero e mi ha detto di misurarmi per rendermi conto di come sono davvero. Mi sono fatta venire a prendere prima da mia madre perché non avrei mai accettato di pranzare qualcosa cucinato da altri , come ho già detto , per me il condimento dei piatti è un terrore. La mamma di Orsola ha poi dovuto riferire a mamma della situazione e ovviamente è andato tutto a farsi fottere. Tra poco i miei avranno la restituzione con la terapeuta e non so cosa ne uscirà da tutto ciò. A pranzo mia madre mi ha costretta a mangiare dopo il digiuno per 1 giorno e mezzo e non so perché ma i progressi che avevo fatto anche sull’iper-attività si sono messi da parte per dare spazio a 100 addominali , 100 squat , mountain climbers , corsa . Mi girava la testa e credo di essere svenuta o non so cosa , so solo che mi sono svegliata sudata nonostante facesse fresco direttamente alle 5 e 55 sul pavimento. Ho pianto mentre lo facevo , volevo fermarmi ma quella maledetta voce mi diceva di alzare il culo. Mi odio così tanto che faccio gli addominali a terra per sentire la spina dorsale che si illividisce gradualmente. Valentina ha usato il verbo giusto per definirlo “tenere dentro” . Sentivo il cibo dentro , che scendeva e volevo liberarmene , non volevo contenerlo. È per questo che dopo ogni pasto ho le crisi , è tutto metaforico , relativamente fisico ma prevalentemente psicologico. Non riesco ad accettare di nutrirmi perché voglio lasciare che una parte di me che è andata via nessuno e niente possa riempirla. Non voglio “tenere dentro” il cibo perché ho tenuto dentro le lacrime e la vera me per anni. Ho represso paure , debolezze , pianti e mi sono rovinata. Sento l’olio scorrermi la schiena. Non riesco nemmeno a godermi le attenzioni di un ragazzo . Ho paura di amare. Ho paura di essere amata. Non riesco più a lasciarmi andare , a fidarmi di qualcuno. Ho solo 15 anni e sento uno di quei dolori inspiegabili . Mi sento una vecchia. A mi sta abbracciando , chissà a cosa pensa. È arrivata anche Anna . Chissà come vede le mie gambe. Ecco testa mia , stai di nuovo viaggiando. Ti prego almeno stamattina risparmiami.
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Mi siedo, lasciando penzolare le gambe dal decimo piano del palazzo in rovina.
Le mie mani tremano, e il mio sguardo si offusca.
I miei occhi scuri setacciano ogni cosa, dall'alto al basso.
Nessuno.
Non c'è nessuno.
E, anche se ci fosse qualcuno, non mi noterebbe, perché io sono proprio quel tipo di ragazza invisibile.
E no, non intendo che le persone mi vanno a sbattere contro perché non mi vedono per strada.
Intendo che sono quella ragazza che non viene mai invitata da nessuna parte, e origlia con invidia gli altri mettersi d'accordo sul l'orario.
Intendo che sono quella ragazza che se c'è o non c'è a scuola, non riceve messaggi del tipo "come stai?" "Cosa hai fatto?", "successo qualcosa?" "Poi oggi ti aggiorno, tranquilla", perché a nessuno davvero importa di me.
Intendo che sono quella ragazza che nessuno indica nelle foto d'istituto, che siede sempre sola sul tram e viene perennemente esonerata da ogni tipo di conversazione, perché infondo a chi interessa la mia opinione?
Quella ragazza che non ti ricordi mai il nome, o il colore degli occhi, o il tono della voce, perché non é che le dai attenzione, ma noti di sfuggita.
Quella ragazza con gli occhi troppo grandi, che vede sempre troppe cose, anche cose che non vorrebbe vedere, anche cose che preferirebbe ignorare.
Le lacrime minacciano di inzupparmi le guance e una morsa al petto continua a stringermi, fino a rendermi complicato persino respirare.
Lascio che il vento freddo mi pizzichi il naso e mi arruffi i capelli.
Mi ricordo che dentro alla tasca del mio giubbotto ho ancora una lametta, perché ieri ero così stanca che sono crollata e mi sono dimenticata di toglierla.
Come una calamita, attrae le mie dita, che bramano di stringerla.
Il metallo è freddo e duro, e subito una scarica elettrica, partendo dai miei polpastrelli, si libera nel mio corpo.
Una serie di ricordi attraversano il mio cuore.
Lentamente, la passo sulla pelle pallida del mio polso.
Penso che sono così bianca che le vene risaltano in modo esagerato sul mio incarnato.
Prima lentamente.
Un bruciore si espande, guardo dritto, davanti a me.
Sono in periferia, e il cielo mi riempie lo sguardo.
Tempo fa, l'avrei sicuramente fotografato.
Tempo fa, avrei allungato le braccia e avrei scritto nell'aria poesie.
Tempo fa avrei pensato al suo sorriso e avrei iniziato a sorridere anche io.
Ma il tempo passa e le cose cambiano.
Il sangue colora quel taglio, dapprima superficiale, e lentamente sempre un po' più profondo.
Penso che il mondo é stupido e non é tanto la vita a fare schifo, quanto più le persone.
Quanto odio le persone.
Nutro un odio represso nei loro confronti.
Se penso alla parola "Persona", subito il mio cervello la collega con "Perso".
Perché non ho più nessuno.
E, checazzo, detesto ammetterlo, ma quanto mi mancano.
Mi mancano quegli abbracci alla stazione che ti rendevano il lunedì mattina un po' meno lunedì mattina.
Mi mancano tutti gli audio, i messaggi, le risate, i segreti, i nomi di quei ragazzi che stalkeravamo da lontano, la musica ascoltata quando tutto era troppo rumoroso, i libri letti e scambiati, i film, le pizze sempre troppo grandi per finirle tutte.
Involontariamente la mia rabbia cieca mi ha avvampato il petto e ora il mio braccio gronda sangue.
Ma io, continuo.
Perché mi do la colpa.
Mi do la colpa di aver finito tutte le cose belle che avevo, tutta la felicità costruita, tutti i rapporti legati al cuore.
É colpa mia. É colpa mia.
E fa male.
Fa così male essere invisibili soprattutto ai loro occhi.
Fa così male stare di fianco loro e non potergli parlare, non eliminare tutte quelle foto sfocate e quei video disagiati.
Fa così male, ma così male, guardarle ma non essere vista, sfiorarle ma essere respinta, cercare di rimediare quando loro ormai ti Han detto "di te non me ne è mai importato niente".
Fa male vederle con altre persone, perché migliori di te.
Fa male essere sostituite, dimenticate ed infine cancellate.
Tutto inizia a diventare scuro e sfocato, e mille macchie mi offuscano la vista.
Ma continuo , continuo, continuo e non mi fermo.
Ho deciso che voglio arrivare fino in fondo.
Ogni taglio libera un nuovo ricordo.
E ad ogni ricordo liberato, mi rendo conto che nonostante tutti gli adii non le ho mai davvero cestinate.
E mai mai mai riuscirò a perdonarmi del fatto che sono un disastro e come al solito, quando sto troppo bene, per non soffrire, per paura di affezionarmi, ferisco e allontano tutti prima io.
Continuo a domandarmi che forse, forse, e dico forse, se ti avessi mandato un messaggio in più, se ti avessi stretto un po' più a lungo, se ti avessi fatto ridere una volta in più, se ti avessi ricordato quanto sei importante per me, forse ora non sarei qui.
E da quando sono diventata quella ragazza invisibile per te, per voi, per loro, lo sono diventata anche ai miei occhi.
Non mi guardo più allo specchio, non mi curo più; mi annullo pezzo dopo pezzo col passare dei tramonti.
La mia famiglia si é abituata e anche per loro trasparente sono diventata.
A nessuno interessa di me.
A me non interessa di me.
A nessuno interesserà se oggi tornerò a casa o meno.
Proprio come se domani sarò seduta al mio banco o no.
I giorni passeranno, il ricordo del mio volto sbiadirà del tutto.
Nessuno si ricorderà più chi sono.
E va bene così.
Con le ultime forze che mi rimangono mi spingo completamente in avanti.
E mentre precipito, già pronta all'impatto, una voce nella mia testa mi assilla, prima sottovoce e adesso grida, così forte da trapanarmi i timpani.
É la voce telefonica, dal cellulare che ho nella tasca dei jeans, di quel ragazzo in ultima fila che mi aveva raccolto la matita, fissandomi i polsi. Sta dicendo "dovevo dirtelo prima. Non sei sola, anche io ci sono passato. E voglio aiutarti. Ti tengo il posto di fianco a me domattina così ti faccio vedere una cosa.
Sai, ti ho fatto un ritratto; sei circondata da fiori perché come loro , dopo aver passato l'inverno sotto al freddo buio del terriccio, creperai la terra e sboccerai, portando la primavera ovunque andrai".
E in quel momento, poco prima di diventare una poltiglia sul cemento ghiacciato sottostante al palazzo, ho realizzato che c'era ancora una speranza, e che in fondo, ogni problema, era risolvibile.
-Alessia Alpi, scritta da me.
(-Volevoimparareavolare on Tumblr)
#mie#frasi mie#cit mie#storie mie#-volevoimparareavolare#alessia alpi#personal#storie tristi#tristezza#dolore#piangere#mancanza#mi manchi#ti amo#migliore amica#persona#citazioni#storie#vita#vivere#verita#riflettere#riflessione
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Innamorare tanto (parte 2/2)
Parte 1
E quindi Eva fa un sospiro, si gira
Sticazzi, pensa
E suona il campanello
Da dentro si sente la voce di Eleonora, che ancora canta
Eva guarda il campanello, la porta
Si perde a guardare la maniglia
Poi si gira verso le scale, la voglia di fare finta che non sia successo niente e andarsene che inizia a farsi più forte dentro di lei
Ma poi la musica si interrompe, ed Eva non fa nemmeno in tempo ad alzare la testa, che la maniglia si abbassa sotto i suoi occhi e il viso sorridente di Eleonora - con tanto di rossetto traditore - spunta da dietro la porta aperta
“Ehi Eva!” esclama Eleonora, prima di tirarsela contro ed abbracciarla stretta
Non credeva che vedere l'amica le avrebbe fatto un effetto del genere, ma si sente le guance andare a fuoco mentre la mora la lascia andare e le chiede come sapeva che sarebbe tornata
“Non lo sapevo”, risponde sinceramente Eva, sperando di riuscire a trovare una giustificazione plausibile per la sua presenza davanti alla porta di casa Sava che non implichi fare coming out al posto di Martino
(Perché Eva è tante cose ma sicuramente non è una stronza)
(E perché anche se le ha spezzato il cuore rimane comunque un amico)
(E perché troverà una vendetta migliore, se le verrà voglia di vendicarsi)
Lo sguardo curioso di Eleonora sembra trapanarle l'anima, ed Eva cerca disperatamente una scusa
“È che Martino mi doveva dare delle fotocopie che hanno dato in classe e so che doveva venire qui oggi ma ho sbagliato autobus e sono riuscita ad arrivare solo adesso… C'è?” chiede, fingendo di scrutare oltre Eleonora in cerca del ragazzo
“Lui e Filippo sono andati via da un'ora”, risponde Eleonora, dispiaciuta
“Dai, vieni dentro, ti offro qualcosa, così ti riposi un attimo” aggiunge poi, sorridendo, e chi può dirle di no?
Non Eva.
Mentre si chiude la porta alle spalle, Eva sente la voce di Eleonora, distante, che le spiega che avrebbe chiamato lei e le altre ragazze la sera perché è dovuta tornare inaspettatamente in Italia ed è stanca per il viaggio ma se poi vogliono uscire per lei non c'è problema e Filippo le ha detto che c'è un bar molto carino che ha appena aperto in centro e non è nemmeno caro-
Ed Eva le è grata perché sta portando avanti da sola la conversazione e lei ha un po’ di tempo per mettere in ordine i suoi pensieri e non fare mosse avventate
Segue Eleonora in cucina e si siede aspettando che l'altra metta a fare il caffè e la raggiunga
Stanno tranquille per un po’, aspettando che il caffè sia pronto
Anche solo restare guardarsi è diverso, con Eleonora
Con Giovanni non c'erano punti morti, nessuno dei due era mai in silenzio se l'altro era sveglio, o comunque uno dei due stava facendo qualcosa mentre l'altro era in silenzio
E quando stavano in silenzio per più di un istante, inevitabilmente finivano per iniziare a baciarsi come se ne andasse della loro vita
Non era brutto, riflette Eva
Solo diverso
Con Eleonora, invece, il silenzio è tranquillo. Non sente il bisogno di fare qualcosa
(A parte baciarla)
(Ma questo è qualcosa che si fa sentire ogni tanto, da quella sera in cui se non fosse stato per Federica l'avrebbe fatto subito)
Poi ad Eva viene in mente quell’ “allora se guardamo” di Martino al lago e scoppia a ridere ed Eleonora la guarda, curiosa, e lo sguardo di Eva cade sulle sue labbra
E arrossisce
“Che cosa stavi pensando?” Chiede Eleonora, maliziosa
E ad Eva ci vuole tanta, tantissima forza di volontà perché non le dica “a come sarebbe baciarti”
“Niente” risponde Eva “una cosa stupida che aveva detto Martino”
“Martino di qua, Martino di là… Ma non è che ti piace?” la punzecchia scherzosamente Eleonora
Ma sotto il tono leggero c'è qualcosa di più oscuro
E non è sottile
Per un attimo, Eva immagina che sia gelosia, e si sente al settimo cielo
Ma poi ci ripensa
Eleonora non ha mai dato segno di essere attratta dalle ragazze
E potrebbe essere gelosa di Martino
(Tanto non avrebbe speranze con lui)
(Ultimamente sembra che stiano tutti passando all'altra sponda)
(Detto da lei sembra davvero ipocrita. Dai, voler baciare una delle tue migliori amiche non è poi così etero, no?)
(Ma non sono solo Martino e Niccolò e i suoi desideri: Eva giurerebbe di aver visto Elia (Elia, capito? Mr “è un anno che faccio di tutto per paccarmi l'Argentina” Elia Santini) lasciar scorrere lo sguardo che di solito riserva alle ragazze che gli piacciono su Filippo, e ben più di una volta)
(“Detta così sembra serata lelle”, le viene in mente) (immediatamente seguita da “Chi ti dice che non sia la soluzione?”) (Ma ce la vedete voi Eva a proporre una “serata lelle” come soluzione per i suoi problemi di cuore ad Eleonora? No? Beh, non ci si vede nemmeno lei)
“Ma ti pare, figurati” balbetta Eva
“Mhhh… Se lo dici tu” risponde Eleonora, scherzosamente dubbiosa
Ma si vede che si è rasserenata
E per la prima volta in diciassette anni di vita, Eva vorrebbe essere capace di leggere nella mente delle persone
Per capire se è sollevata perché le piace Martino, o se è sollevata perché è lei a piacerle
Si sente le farfalle nello stomaco al solo pensiero
Ed è il momento in cui realizza di stare iniziando a cadere da duemila metri senza protezioni e senza paracadute
Si spostano in camera di Eleonora, ed Ele le sorride, prima di accendere di nuovo lo stereo
Ed Eva scoppia a ridere
“Ma dai, davvero? Gli 883? Non sapevo avessi trent’anni” riesce a dire in mezzo alle risate
Eva la guarda come se l’avesse appena pugnalata, gli occhi che le si spalancano come se fosse in un cartone animato, la bocca che le si apre e le sopracciglia che si alzano così tanto che Eva ha paura che le si stacchino dal viso
E quindi Eva ride ancora di più
Finché Eleonora non inizia a farle il solletico
“Come ti pemetti!” esclama “Per tua informazione,” tenta di dire, ed Eva sta ridendo, ed Eleonora scoppia a ridere anche lei
Quando recupera un po’ di fiato, continua “per tua informazione, è Filippo che me li ha fatti ascoltare, quindi se c’è un trentenne qui è lui!”
E sembra così offesa, così tradita, che Eva azzarda uno sguardo nella sua direzione
Ma la vede sorridere, ad dieci centimetri scarsi dal suo viso
(tensione sessuale o omicidio? Eva non è molto sicura. In fondo le ha appena dato della trentenne.)
“E poi” sussurra Eleonora “Non sono nemmeno così male”
E quindi Eva inizia ad ascoltare davvero la musica e le parole della canzone
O, almeno, ci prova
Max Pezzali sta cantando qualcosa che ha a che fare col far atterrare un aereo, ma Eva non riesce a concentrarsi più di tanto sul testo
Non con Eleonora che ha preso la sua mano destra nelle sue e le sta accarezzando il polso
Peccato che non son così
soffro anche di vertigini
per me è già tanto avere preso la patente B
continua il cantante, ed Eva sente Eleonora prendere fiato accanto a lei
E si gira verso l’amica, curiosa
Ed Eleonora le sorride, ed inizia a cantare
come posso fare?
Voglio farti innamorare tanto
voglio diventare la tua supereroeina
voglio essere la migliore al mondo
almeno per noi due
Voglio farti innamorare tanto
voglio che se parli con le amiche di me
possa dire "come lei al mondo per me non ce n'è!"
e non importa se cambiando il genere sbaglia i tempi, e non importa se è stonata (perché Eleonora Sava è tante cose, ma intonata non è una di quelle), Eva si sente di nuovo cadere, ma sa che l’atterraggio stavolta sarà morbido
Si guardano mentre Max continua a cantare, stavolta fingendo di essere capace di disinnescare una bomba
Ed Eva non conoscerà così bene gli 883 ma questa canzone la sa a memoria
E quindi canta anche lei con Eleonora
Peccato che io in verità
Non ho 'ste grandi qualità
Ma son sicura che ti amerei tantissimo
"se ti può bastare" sussurra Eleonora, ed Eva per tutta risposta la bacia
E finalmente, finalmente il rossetto di Eleonora colora le labbra di Eva
Ma nessuna delle due ci fa caso, troppo impegnate a sorridere sulla bocca dell'altra mentre in sottofondo la canzone riparte
#skam italia#skamit#evanora#eleonora sava#eva brighi#and just an hint of an hint of elippo#l cerca di scrivere roba senza riuscirci
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Headcanon MetaMoro senza titolo, perché faccio schifo con i titoli
Questo prompt mi è stato suggerito da @nuvoladimiele. Non me l’ha inviato per domanda, mi ha scritto un messaggio, quindi qui sotto vi lascio il prompt, cosicché possiate leggerlo.
Intanto, io la ringrazio pubblicamente per la piacevole chiacchierata che abbiamo avuto, mi è stata di grande aiuto.
«Prompt: Ermal e Fabrizio si incontrano spesso negli eventi estivi e ogni occasione e buona per passare del tempo insieme. La loro amicizia è sempre più forte e non potrebbero che esserne più felici loro e chi li circonda (che hanno già intuito che forse dietro a quel chiamarsi fratelli c'è qualcosa di più prima dei diretti interessati). Purtroppo però per un evento che lascio all'autore decidere Ermal si accorge improvvisamente di essersi innamorato del suo compare. Questo lo porta a chiudersi a riccio per evitare di essere scoperto dall'altro diventa quindi freddo ma non arriva a chiudere tutti i rapporti con l'altro ovviamente. Fabrizio percepisce questa tensione, cerca spiegazioni ma l'altro gli risponde che va tutto bene. Questo va avanti un po' almeno fino a che uno degli amici di Ermal (lascio a te la scelta) assistendo ad uno di questi siparietti dice a Fabrizio, una volta rimasti soli, che è successo proprio quello che temeva. Alla faccia interdetta di Fabrizio questo risponde una cosa del tipo "È stato Ermal a capire per primo che vi amate e per questo scappa". Fabrizio ci mette un po' a metabolizzare il tutto ma ovviamente non può lasciare scappare il suo cespuglietto troppo a lungo giusto?»
La prima volta in cui Ermal e Fabrizio si sono incontrati – o, per meglio dire, scontrati – è stato a febbraio, durante la prima serata di Sanremo
Era arrivato il turno di Fabrizio e si stava dirigendo a grandi passi verso il palco
Era visibilmente nervoso, lo era sempre prima di esibirsi in tv, anche a distanza di tutti quegli anni
Si stava mangiando le unghie, sebbene gli avessero raccomandato di non farlo
Era completamente nel pallone e non si era nemmeno accorto di aver urtato un ragazzo riccioluto
Stava in piedi lungo il corridoio, mentre una truccatrice gli passava un po’ di fard sulle guance
Ovviamente tutto free nichel
Fabrizio l’ha urtato e la truccatrice gli aveva infilato per sbaglio il pennello nell’occhio
Il ricciolino aveva imprecato in una lingua che Fabrizio non era riuscito a decifrare
Ma figuriamoci se quello stava pensando a quella lingua strana!
Infatti, quando quello si era voltato e con un cipiglio piuttosto irato gli aveva gridato “sta’ attento!”, si era già allontanato di qualche passo
Fabrizio aveva borbottato uno “scusa” non troppo convinto ed era andato via
Ermal l’aveva riconosciuto subito e si era detto che poteva pur essere un cantautore eccezionale, ma era veramente scontroso ed antipatico
Intanto è arrivato giugno ed Ermal si è dovuto completamente ricredere
Entrambi partecipano ai Wind Summer Festival e in quei quattro giorni hanno stretto davvero un buon rapporto
Spesso i membri delle loro band li trovano in disparte a parlare e talvolta anche a scherzare
E dopo essersi esibiti si smezzano sempre una sigaretta dietro le quinte
Senza dimenticare il fatto che ultimamente Ermal non fa altro che parlare di Fabrizio e di un progetto ambizioso a cui vorrebbero lavorare
Dino è talmente pieno ed è a tanto così dallo spaccargli il basso in testa, perché non lo tollera più
Marco scherza su un’ipotetica cotta di Ermal per questo fantomatico Fabrizio
Marco ci ha visto lungo
Questo progetto ambizioso non è altro che una canzone a cui Fabrizio ha già cominciato a mettere mano, ma da subito ha pensato di volerla scrivere con Ermal
Perché l’ha visto a Sanremo e quel ragazzino riccioluto ha davvero un sacco di talento ed è riuscito ad emozionarlo come poche altre cose
Ha cominciato a scrivergli agli inizi di giugno ed Ermal gli è sembrato entusiasta dell’idea sin dall’inizio
Poi si sono incontrati di persona e non solo hanno cominciato subito a lavorarci su, ma si sono anche imparati a conoscere
E adesso si dividono tra i rispettivi tour e la stesura della canzona
Si incontrano un po’ ovunque: lo studio di Ermal a Milano, la cameretta di Anita, il lungomare di Bari e i molteplici eventi estivi a cui entrambi vengono invitati
E dopo un mesetto si può dire che siano ormai diventati amici, buoni amici
Ermal ha ormai cambiato totalmente parere su Fabrizio: ha capito che sotto quella corazza si nasconde un uomo buonissimo e premuroso
E che ama il contatto fisico, ormai ha preso l’abitudine di accarezzargli i capelli ogni volta che ne ha la possibilità
Ermal odia quando gli toccano i capelli, ma quando è Fabrizio a farlo stranamente non gli dispiace
(Anzi!)
Al contempo anche Fabrizio sta conoscendo sempre meglio Ermal e sta imparando a volergli bene
Magari è un po’ troppo permaloso e testardo, ma è determinato ed è un vortice di positività e gli sta portando un bel po’ di buonumore
E poi parla, parla, parla tantissimo
Lo intontisce di chiacchiere e a volte non sa nemmeno cosa rispondergli
Poi qualcosa cambia
Agosto è iniziato da un po’ ed entrambi hanno qualche giorno libero dai loro tour
Ermal pensa bene, allora, di invitare Fabrizio a Bari, così possono finalmente terminare quella canzone
Passano quei giorni tra mare, un bar che Ermal frequentava assiduamente quando era uno studente universitario e la vecchia camera da letto di Ermal, che aveva ancora attaccati alle pareti centinaia di poster di rock band famose e locandine di qualche serata de La Fame Di Camilla
Ed è proprio in quella stanza che la loro Non mi avete fatto niente vede la luce
La stanno canticchiando per un’ultima volta
Ermal sdraiato sul suo letto che strimpella gli accordi, Fabrizio seduto a terra che tiene il tempo battendo una mano sulla sua coscia
Gli ultimi accordi sfumano via e Fabrizio si volta a guardarlo
“È perfetta così”
Poi si siede sul bordo del letto, mentre Ermal risistema la chitarra nella fodera e lo imita
Fabrizio non se ne accorge, ma Ermal lo sta fissando mentre si accende una sigaretta e si porta il filtro alla bocca
È proprio rimasto imbambolato
Non può fare a meno di notare quanto sia bono
E, oltre a quello, è anche umanamente fantastico, una delle persone migliori che ha avuto l’onore di incontrare
E adesso sta cercando di negare in tutti i modi che quelle che sta sentendo nello stomaco non sono le famose farfalle di cui tutti parlano
Perché certo, Fabrizio gli piace ma non in quel senso
Non può piacergli davvero qualcuno che conosce da pochissimo
Non prova sentimenti romantici per Fabrizio, ne è convinto
E poi Fabrizio lo guarda negli occhi, tenendo fra le labbra la sigaretta, e capisce dal suo sguardo vacuo che Ermal si trova in un’altra dimensione
“Oh, che c’hai ricciole’?”
Ermal sbatte le palpebre un paio di volte e si accorge solo ora di avere Fabrizio a pochi centimetri dal suo volto
Il cuore prende inspiegabilmente a battere più velocemente
Merda
Se c’è una cosa in cui Ermal trova difficoltà, è proprio ammettere di essersi innamorato
Forse perché quell’amore di cui tanto canta l’ha sempre spaventato un po’, tutto ciò che è più grande di lui lo mette in soggezione
Ed innamorarsi di nuovo, dopo una storia di nove anni da poco conclusa e la tacita decisione di lasciar perdere l’amore per qualche tempo, onde evitare nuove delusioni, è decisamente spaventoso
Perché non sono più due ragazzini, perché Fabrizio ha dei figli, perché sa che sarebbe impossibile
Sa, però, che l’unico modo per tenere a bada i suoi sentimenti è allontanarsi il più possibile da Fabrizio e dimostrarsi freddo nei suoi confronti
Naturalmente, Fabrizio si accorge subito che Ermal ha qualcosa che non va
Lo comprende dai messaggi, dalle risposte a monosillabi, dall’assenza di emoticon e dalla presenza di punti fermi alla fine di ogni frase, e soprattutto dalle chiamate sempre più brevi e spesso colme di silenzi imbarazzanti
Inoltre, continuano a vedersi per via degli eventi estivi e, se prima dietro le quinte non facevano altro che parlare e scherzare, adesso Ermal si intrattiene giusto il tempo di un saluto e qualche domanda di cortesia
“Come stai?”, “Come procede il tour?” e cose del genere
Ogni volta che lo vede o lo sente, Fabrizio gli pone sempre la stessa domanda e puntualmente Ermal gli risponde allo stesso modo, mentendo
“Aò, ma che hai? Tutto bene?” “Sì, Fabrì, va tutto alla grande” “Sicuro?”
No che non è sicuro, Fabrì!
Fabrizio non gli crede e si è un attimino iniziato a rompere il cazzo di quella situazione
Vorrebbe capire se magari è colpa sua, cos’ha fatto di male per meritarsi tutta quella indifferenza da un giorno all’altro, ma Ermal è testardo come un mulo e non è ancora riuscito a cavargli mezza parola di bocca
E sono passate tre settimane
E probabilmente ne passeranno il triplo se continuerà a non far nulla
Ed Ermal gli manca tanto
Settembre è giunto alle porte ed è arrivato l’ultimo evento estivo di una lunga serie
Entrambi partecipano e Fabrizio è intenzionato a chiarire quella questione una volta per tutte
Dopo averlo cercato in lungo e largo, trova Ermal in prossimità del palco
Se ne sta in disparte e chiacchiera con Marco, probabilmente dell’esibizione
Fabrizio si intromette non molto educatamente e poggia una mano sulla spalla di Ermal, che si volta in sua direzione ma evita di incrociare il suo sguardo
“Possiamo parlare?”
“Non vedi che sono impegnato?”
Il tono acido di Ermal lascia spiazzato anche Marco, che sta origliando la conversazione senza dare troppo nell’occhio
Fabrizio non batte ciglio e più cerca di guardarlo dritto in faccia, più l’altro si ostina a puntare gli occhi in un’altra direzione
“Mi puoi spiega’ cosa t’ho fatto di male? È un mese che mi tratti come se t’avessi ammazzato ‘r gatto”
“Non mi hai fatto nulla, non sei così importante da condizionare il mio umore”
Le parole di Ermal sembrano essere studiate apposta per ferire, peccato che c’è qualcosa nella sua voce che lo tradisce
Per non parlare del fatto che sta facendo il possibile per non guardarlo, come se abbia paura che Fabrizio, in quegli occhi, possa scorgere la realtà che si ostina a non far venire a galla
“Certo” gli fa Fabrizio sarcasticamente “Adesso ripetimelo guardandomi in faccia”
Ermal finalmente lo guarda dritto negli occhi e mette su l’espressione più indifferente che conosce
Peccato che il suo viso l’abbia sempre tradito, rivelando al resto del mondo le sue vere emozioni
Fabrizio capisce in fretta che stava mentendo fino a poco fa e adesso non riesce più a farlo
Si sente vulnerabile, nudo, sotto gli occhi di Fabrizio
Anche la voce lo tradisce, non riesce a pronunciare nuovamente
Allora Ermal decide di andarsene da lì: con un colpo scaccia via la mano di Fabrizio dalla sua spalla e si incammina velocemente verso il camerino
Fabrizio neanche ci prova ad inseguirlo, si limita solo a richiamarlo indietro, invano
Marco, che ha assistito a tutta la conversazione con un’espressione a metà fra il basito e il vagamente divertito, si mette affianco a Fabrizio e non riesce a nascondere un sorrisetto
“Non credo che Andrea sarà molto felice di sapere che ha perso la scommessa”
Fabrizio si rende conto solo in quel momento della presenza di Marco e lo guarda confuso
“Secondo lui saresti stato tu il primo a cedere, mentre io ho puntato tutto sul buon Meta. E anche stavolta non mi ha deluso”
Fabrizio pensa che quell’uomo sia decisamente impazzito
“Scusa, ma di che stai a parla’?”
Marco non riesce a smettere di sorridere e ha l’aria di qualcuno che la sa lunga
“Eppure ti reputavo più sveglio di Ermal!”
Fabrizio continua a non capire un cazzo
“Si è innamorato di te, per questo scappa ogni volta che ti vede. È talmente cotto che non sa nemmeno come dichiararsi e ha paura che tu non possa ricambiare”
E all’improvviso Fabrizio capisce tutto
Perché si è allontanato da lui senza una spiegazione logica, perché è freddo nei suoi confronti, perché prima nemmeno riusciva a guardarlo negli occhi
Perché lo amava
E Fabrizio è rimasto completamente spiazzato
È innegabile che il loro rapporto sia diventato così stretto ed intimo in così poco tempo, era più che una semplice amicizia
Ma non avrebbe mai immaginato che Ermal potesse innamorarsi di lui
E adesso non sa minimamente come comportarsi
E, ad essere onesto, Fabrizio non sa nemmeno con precisione cosa provi per lui
L’unica cosa certa è che non vuole perdere Ermal
La settimana successiva Ermal ha un concerto in Lazio e Fabrizio si è messo d’accordo con Marco e il resto della band per fargli una sorpresa
Fabrizio ci ha rimuginato su parecchio in quella settimana ed è arrivato alla conclusione che non vuole lasciare che Ermal scappi
Avrebbero affrontato tutto questo assieme
Così si è procurato un pass per il backstage, ha comprato i girasoli più belli di tutta Roma e ha guidato fino al luogo del concerto
La guardia a malapena guarda il pass che porta al collo, perché non appena lo riconosce lo fa passare senza alcun tipo di problema
Chiede indicazioni ad una donna della pulizia per il camerino di Ermal
Lungo il corridoio incrocia Marco, che gli fa l’occhiolino, e Andrea, ancora un po’ contrariato per aver perso la scommessa
Una volta davanti alla porta si prende un po’ di tempo e fa un bel respiro profondo
All’improvviso non si sente più sicuro di nulla e non sa cosa succederà quando se lo ritroverà davanti, non sa cosa dirgli
Ma ormai è lì e non può battere ritirata, non sarebbe affatto da lui
Quindi bussa e aspetta che, dall’altra parte, Ermal gli risponda prima di entrare
Quando Ermal lo vede fermo sul ciglio della porta e con un mazzo di girasoli in mano rimane pietrificato e si sente mancare per un attimo il respiro
E quel sorriso timido che ha in volto lo destabilizza e non poco
Quella è senza ombra di dubbio la visione più celestiale che si sia mai trovato davanti
Cerca comunque di rimanere il più posato e distaccato possibile, perché non vuole farsi troppe illusioni
“E questo che significa?” chiede con tono neutro, trattenendo qualsiasi emozione
Fabrizio prova ad ostentare una sicurezza che non gli appartiene
“Che so tutto. E forse so’ ancora un po’ confuso e non so se adesso posso darti quello che desideri, ma la cosa certa è che non voglio che tu esca dalla mia vita”
Tutto questo è troppo anche per uno come Ermal
Va bene, non si tratta di una dichiarazione vera e propria, ma raramente si è sentito dire parole così belle
Nemmeno lui vuole che Fabrizio esca dalla sua vita
E vorrebbe tanto dirglielo ma lo ha lasciato completamente senza parole
Così senza pensarci si fionda tra le braccia di Fabrizio e lo abbraccia, infilando la testa nell’incavo fra collo e spalla e beandosi del suo buon profumo
“Scusami Fabrì” gli mormora in prossimità dell’orecchio
Quelle scuse sono sia per averlo trattato di merda nell’ultimo periodo, sia perché ha rischiato di compromettere il loro rapporto stupendo per colpa dei suoi sentimenti
Perché lui lo ama, certo, ma non per questo vuole perderlo
anche perché Fabrizio sia ancora confuso, dopotutto ha alle spalle una famiglia
Magari un giorno potrà ricambiarlo appieno
Per il momento va bene così
Fabrizio gli dà un bacio sul collo
È il suo modo di dirgli di non preoccuparsi, di nessuna delle due cose
#ermal meta#fabrizio moro#metamoro#scusate il pessimo tentativo di emulare il romano#ovviamente non sono di Roma#io ci ho provato eh#intanto beccatevi questo headcanon vagamente angst e scritto male
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Chris ho bisogno di un consiglio: giorni fa sono uscita con un “amico” ed è andata abbastanza bene (anche a detta sua). Al momento non ci possiamo vedere perché distanti ma mi ha detto che appena tornerà ci vedremo. Sembra interessato, mi dà attenzioni, si interessa alla mia vita ecc… però per messaggi è quasi assente. Ci sentiamo pochissimo e quando ci scriviamo per qualche motivo lui chiude presto la conversazione, è come se non avesse voglia di portarla avanti, di parlare con me. Oggi aveva l’occasione di scrivermi con una “scusa”, cioè mandandomi gli auguri per la festa della donna, ma non l’ha fatto. Questo mi porta a pensare che allora non sia del tutto interessato a me, altrimenti, anche distanti, sarebbe più presente. Di conseguenza questo mi sta portando a distaccarmi.
Ehi ciao. Beh, certo l’assenza non fa mai piacere. Ma cerca di valorizzare i momenti in cui vi vedete dal vivo, sono quelli i più importanti ed è da quelli che poi si può costruire qualcosa. Per messaggio è tutto irrilevante.
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Approccio&Apprezzamento (pt3/3 2/2)
- Creazione della situazione
Prima di tutto devi capire qual è il momento adatto per provarci, ed è una cosa di fondamentale importanza quando si ha la possibilità di scegliere il momento giusto per provarci; se ovviamente ti trovi in una situazione in cui hai una sola e singola occasione allora niente, fallo e basta, ma se hai la possibilità di decidere quando e come allora ti consiglio di farlo nei momenti in cui lei (è bisex la guida, ma sono un maschio e quindi ecco) non è sola, o comunque è in posti abbastanza affollati.
Ricordiamoci che non vogliamo stuprare l’effettiva “preda”, ma solamente conoscerla.
Inoltre ti consiglio vivamente di non stalkerare la vittima, quindi non andare nei posti in cui va anche lei solamente per crearti un’occasione che non sfrutti, capire cosa fa e quando ecc. ecc.; le cose devono avvenire con naturalezza, e questa è una cosa che deve esserci in tutto il rapporto che ti creerai con questa persona.
La naturalezza, insieme alla sicurezza, sono due delle tante chiavi che puoi sfruttare per approcciare qualcuno.
Come ti dicevo prima le persone hanno bisogno di stare con qualcuno per stare bene e, forse te l’ho già detto ma voglio ribadirlo, se vuoi essere quella persona devi sembrare (o essere, ma ti chiedo troppo) una persona che sia in grado di sostenerla, psicologicamente e caratterialmente.
Quindi sembrare naturalmente sicuri durante l’approccio è un’ottima arma per riuscire; considera anche che quella persona potrebbe essere timida, potrebbe non avere voglia di conoscerti, oppure desidera solamente trovare qualcuno con cui sfogarsi e se non sei in grado di sopportare te stesso, il tuo carattere di merda e i tuoi problemi non riuscirai mai ad avere quella sicurezza naturale che permetterebbe all’altra persona di aprirsi e di avere fiducia.
E poi chi ha voglia di farsi approcciare da un pappamolla come te? Dai, sii serio.
Ti consiglio, inoltre, di non forzare mai un qualcosa: negli anni ho imparato che forzare un rapporto (a meno di casi particolari) non è mai utile, perché si forza solamente una compatibilità caratteriale che non esiste e che, prima o poi, si sfalderà lasciando morire di netto il rapporto; la stessa cosa succede anche in un approccio: se una persona non è come pensi e non riesci, in qualche modo, a sentirti a tuo agio con essa allora lascia perdere. Ricordati sempre che in un approccio ci sono due parti che si devono bilanciare e puoi essere anche il miglior rimorchiatore del mondo, ma se l’altra persona non è compatibile col tuo carattere lascia perdere.
Tranne se vuoi scopare, lì fai come vuoi.
Se proprio devi forzare fallo in maniera naturale: le azioni plateali e forzate sono la cosa più brutta di questo mondo, evitale.
Ti racconto una mia esperienza che riassume il tutto: una volta c’era questa ragazza al mare che era particolarmente carina e volevo conoscerla, ma stava sempre coi suoi genitori e non era “agganciabile”; alla fine l’ho conosciuta perché io e le mie amiche non sapevamo come si chiamavano i cittadini della Valle D’Aosta e lei, assieme ai suoi genitori, ci hanno corretti; mentre succedeva ciò mi sono presentato a lei mentre i suoi genitori guardavano la scena. Fa ridere, no? Però c’è tutto: naturalezza, sicurezza, pazienza, creazione dell’occasione e il forzare le cose in maniera naturale.
Ah sì, poi coi genitori di lei c’ho stretto anche un rapporto. Sono molto simpatici.
Sto andando fuori traccia, comunque: puoi approcciare in qualsiasi momento, sia che lei stia parlando con gli amici, sia che lei stia facendo la cacca in piedi per non sporcarsi il culo con l’umidiccio della tavoletta e sia che lei si stia facendo un selfie.
Postilla per gli approcci online: su internet puoi sfruttare il fatto di avere, in qualche modo, un punto di contatto con questa persona. Che sia un gruppo Facebook, Twitter, Instagram, Lupoporno o qualsiasi altro sito non importa; se noti una persona hai, sempre e comunque, la possibilità di interagire con questa persona in maniera “pubblica” (quindi non tramite messaggi in privato). Se hai la possibilità di farlo interagisci (sempre in maniera naturale e spontanea) con questa persona, senza forzare, come sempre. Sii paziente, che se sei interessante di tuo l’altra persona lo noterà e sarà più semplice incominciare a parlare in privato. Ma ti spiego nel prossimo punto. - Text to speech
“Eh ma mi hai rotto i coglioni per 5 pagine, ho lavorato su me stesso (anche con le seghe), sono sicuro di me, preparato a ogni situazione, la tipa che mi piace lavora in un bordello, posso approcciarla quando voglio, ma cosa devo dire?”
Allora. Non esiste, anche qui, una frase al 99.99% universale per approcciare; esistono, però, diverse linee di pensiero che possono funzionare in determinati casi, a seconda della situazione in cui ti ritrovi e dall’obiettivo che ti sei posto, oltre che dal tuo carattere e dalle tue capacità comunicative.
Io preferisco sempre un approccio un po’ più personale, ti faccio l’esempio del gioco della corda: tu tiri dal lato destro, la persona che vuoi approcciare dal lato sinistro, ogni volta che ti esponi un po’ tiri la corda e il centro si sposta dalla tua parte, se l’altra persona è interessata a te anche lei tirerà la corda e il centro si troverà, appunto, al centro dell’arena.
Esporsi, per quanto possa essere difficile e controproducente, è sempre apprezzato: le persone hanno bisogno di sentirsi speciali e anche con un semplice “Ehi, ciao. Ti ho notata e mi piacerebbe conoscerti, se ti va” farà pensare all’altra persona “Uao, quanto sono figo XD” (più o meno).
Ma è una cosa da pro questa e quindi buttati su altri tipi di approcci.
Un approccio che funziona sempre è quello simpatico, dire una cosa che fa ridere o sorridere funziona quasi sempre: le persone vogliono ridere e stare bene (torniamo sempre allo stesso punto, ma gira tutto attorno a questo) e farle sorridere è difficile, ma funziona se sei bravo a farlo.
Anche se ti prendi in giro da solo, l’importante non è il come, no? E poi ti aiuta a farti conoscere ma vabbé, anche questa è roba da professionisti e andiamo avanti.
Anche l’introdurre un argomento di conversazione serio funziona, alle volte: ovviamente non dire subito “Ehi, ti piacciono le polpette al sugo?” ma magari introduciti un attimo, tipo “Ciao, scusami se ti disturbo ma cercavo un parere esterno sulle polpette al sugo, che ne pensi? Se non ti disturbo.”, l’essere accomodante e gentile è utile se vuoi usare quest’approccio, ma anche in generale.
Puoi comunque inventarti qualsiasi tipo di approccio, uno vale l’altro e ognuno ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: sfrutta quello che più di adatta al tuo carattere, ma anche (non te lo consiglio, ma io te lo dico comunque) al carattere della persona che vuoi conoscere (se hai sempre la possibilità di conoscerla prima, ecco).
Anche perché ti ricordi quando ti dicevo che il 50% del lavoro lo fai facendo stare bene l’altra persona? Ecco, puoi anche fallire nel primo approccio ma puoi riuscire a recuperare grazie alla tua autostima e/o, comunque, al tuo carattere. Ma qui sta a te, più di tanto non posso aiutarti.
Ancora non sono santo.
Posso però dirti cosa non devi assolutamente fare o dire, oltre a sembrare un’altra persona: esagerare.
Facciamo un altro esempio: la persona che vuoi conoscere è una pietra ruvida, con spigoli pronunciati ed è dura, durissima e anche tu sei una pietra, con le stesse caratteristiche; hai mai provato a spaccare una pietra con un’altra pietra? Ecco, provaci.
Se invece sei una pietra dentro a un cuscino puoi lanciare il tutto contro un’altra pietra, ma il colpo sarà attutito dal cuscino, che poi potrai togliere senza conseguenze; con questo non sto dicendo di essere una persona che non sei, solo di mostrare il lato migliore di te e poi, dopo, tutto il resto.
Quindi battute il tipo: “oh ma tuo padre viene dal Kosovo perché sei la guerra” o “Ue mi hai sfasciato la macchina perché sei uno schianto”, oppure cose banali tipo “Hai da accendere?” ecco, no.
Inoltre non buttarla subito su un argomento specifico: se hai stalkerato quella persona conoscerai alla perfezione i suoi gusti ma, come ti dicevo prima, chiederle “che genere musicale ti piace?” è diverso da “da 1 a 10 quanto ti piace Bello Figo Gu?”. Naturalezza, al solito.
Postilla per gli approcci online: qui è molto ma molto più semplice; se, come ti dicevo prima, hai in qualche modo già interagito con questa persona basta, semplicemente, trovare lo spunto più scemo del mondo e contattarla cercando di capire il ragionamento dietro un determinato commento. Oppure niente, contatti questa persona normalmente e segui le cose che ti ho detto prima; è pure più facile, suvvia.
Ma abbi pazienza e non correre, le cose nascono con calma.
- Conclusioni e considerazioni finali
Credo di aver detto, più o meno, quello che c’era da dire ma voglio darti qualche altro consiglio più generale, perché ok approcciare e tutto ma questa tipa deve in qualche modo darti il numero di telefono/Whatsapp/indirizzo della casa al mare.
Ora farò un paragone scomodo: immagina te stesso come un prodotto, l’approccio che stai portando avanti come una pubblicità e la tipa che vuoi conquistare come la casalinga tutta ditalini e chiesa che si annoia guardando la TV. Le pubblicità servono a creare un bisogno che prima non c’era e tu, campione, ti stai praticamente vendendo a questa persona.
Devi creare quindi un bisogno e come lo crei il bisogno? Rispondi da solo, tanto hai capito.
Ti consiglio, inoltre, di essere lineare negli argomenti da proporre: chiedere lo scopo della vita dopo aver parlato di memes non è proprio la cosa più consigliata; ti sto chiedendo troppo ma davvero, fai caso al mood della conversazione e agisci di conseguenza, se poi vuoi cambiare mood fallo interrompendo di netto la conversazione ma facendolo in maniera gentile: “Scusami se ti interrompo, ma ti posso chiedere una cosa un po’ più seria?” funziona, la maggior parte delle volte.
E poi ovviamente divertiti, se ti rompi il cazzo a un certo punto vuol dire che non è il caso di continuare e invece di forzare il tutto chiudi il rapporto, sempre in maniera gentile ovviamente; perdere tempo dietro persone che, comunque, non ti interessano è controproducente sia per te che per l’altra persona.
Sii paziente: se le cose devono accadere accadono e se accadono accadono quando entrambe le persone, all’interno del contesto, sono pronti a farle accadere: quindi, le vuoi chiedere il numero di telefono? Ok, ma non farlo dopo 1 millisecondo, fallo dopo che hai parlato con questa persona e se il tutto si è svolto in maniera tranquilla e interessante; per la tua idea misera di interessante, ovviamente.
Non forzare nemmeno le presentazioni: se è lei a presentarsi vuol dire che è interessata (guarda là che trucchetti psicologici che ti insegno), altrimenti fallo alla fine se ti darà il numero, ad esempio un “aspetta, come ti chiami?” funziona sempre. Non dico di non presentarsi subito, ma è imbarazzante farlo quando si inizia un rapporto e, poi, chiudere il rapporto dopo 5 minuti; e poi associare dopo il nome a una persona che ti ha fatto stare bene è carino, fidati.
Mi hai fatto usare la parola carino, dovrei ammazzarti.
Concludo dicendo di osare, a un certo punto: non ti sto a spiegare troppo ma, quando senti che è il momento giusto di fare una cosa falla, altrimenti perdi il treno e non ti ricapiterà più una cosa del genere.
“Ma mi hai appena detto di essere paziente e ora mi dici di osare?” sì. Non devi essere sempre paziente, devi saperti anche regolare in base alle situazioni, suvvia; sfrutta le occasioni quando si presentano e se va male oh, almeno ci hai provato e non ti sei messo a piangere nella tua cameretta perché sei un’imbecille incapace a fare qualcosa nella propria vita.
Ah, prima di chiudere: mi raccomando, mettici la faccia, sempre. Non fare letterine del cazzo, bigliettini ecc. ecc., metterci la faccia è sinonimo di sicurezza e nascondersi dietro un triste e asettico bigliettino è triste, davvero. Inoltre non sai nemmeno scrivere la parola “Giacomo”, dove vuoi andare.
Detto ciò ti auguro davvero che questa breve e inesatta “guida” ti sia servita a qualcosa: magari ti ci sei pulito il culo ma davvero, spero ti abbia aiutato anche solo a capire che a questo mondo siamo tutti abbastanza simili e, in un modo nell’altro, è inutile avere paura di un qualcosa e non fare niente a riguardo.
Tutto quello che hai letto è solamente il frutto di un cambiamento più generale che mi sono imposto tanti anni fa, non ti voglio tediare troppo con la storia della mia vita ma ehi, se ci sono riuscito io puoi farcela anche tu e fidati, ero come te. Forse pure peggio.
Ti auguro davvero il meglio.
Ora va lì fuori e trova la tua anima gemella, campione; o magari non proprio gemella che se è uguale a te, ecco, non è il caso.
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- 𝙄𝙖𝙣 & 𝙅𝙤𝙚𝙮 - 𝙊𝙪𝙩𝙨𝙞𝙙𝙚 𝙤𝙛 𝙏𝙚𝙨𝙨𝙞𝙚'𝙨 𝘼𝙥𝙖𝙧𝙩𝙢𝙚𝙣𝙩 -
«Ha intenzione di arrestarci?»
Esordisce Josephine attirando l’attenzione del ragazzo, che ha salutato soltanto da qualche minuto il suo amico poliziotto.
«Steven è un amico, ci coprirà le spalle.»
«Immaginavo...»
«Dobbiamo soltanto sistemare quella porta prima che i vicini comincino a fare domande.»
«Come è possibile che nessuno abbia sentito niente?»
«Oh, ci hanno sentito eccome!.»
La Cooper lo ascolta confusa, in attesa di una spiegazione plausibile da parte del ragazzo.
«Steven è un vampiro. Ha interrogato tutti i vicini che avevano sentito dei “rumori sospetti” e se ne è occupato lui.»
«Se ne è occupato? Che intendi dire?»
«Compulsione mentale.»
«Oh...»
Si limita a rispondere Josephine mentre cerca lentamente di ricomporre tutti i pezzi.
«È un ex-nephilim. Ha fatto l’addestramento con me, anni fa. È un ragazzo affidabile, possiamo stare tranquilli.»
«Oh… E come―?»
«Due anni fa, un succhia sangue lo ha aggredito e sua moglie lo ha convinto a completare la transizione. Se la cava piuttosto bene, devo ammettere.»
La Cooper annuisce, mantenendo comunque una certa distanza emotiva dal ragazzo. Non dimentica la litigata di qualche ora prima e nemmeno le dure parole con cui si è rivolto a lei quando è tornata indietro salvandogli letteralmente la vita.
Non è più arrabbiata con lui, ma non per questo sarà la prima a fare un passo avanti tra i due.
Ian, fino a quel momento freddo e distaccato, si concede finalmente di rivolgere uno sguardo all'amica. La maglietta imbrattata di sangue e i segni rossi sul collo attirano quasi immediatamente la sua attenzione, tanto è che il primo impulso del ragazzo è quello avvicinarsi alla Cooper, scostarle una ciocca di capelli dietro all'orecchio e accarezzarle delicatamente la pelle in corrispondenza dell’arrossamento.
«Ti fa tanto male?»
Un brivido percorre la schiena di Joey, che in seguito al tocco scrolla le spalle e scuote la testa, tentando di mascherare una smorfia di dolore.
«Macché. Ci vuole ben altro per zittire una Cooper!»
Ironizza Joey indicando le sue corde vocali, che in realtà sente affaticarsi ogni volta che apre bocca. Ian sorride alla sua battuta, ma la sua espressione è ancora piuttosto spenta e malinconica.
«Tessie è ancora a lavoro?»
Domanda la mora interrompendo quegli interminabili secondi di silenzio.
«Le ho spiegato la situazione per telefono, l’ho convinta ad aspettarmi a casa. Di certo non le permetterò di trascorrere la notte nella casa degli orrori...»
Josephine si limita ad annuire, non riuscendo a trovare una seconda domanda in grado di far ingranare la conversazione. I due rimangono in silenzio per diversi secondi, entrambi intenzionati ad avere quel tanto atteso confronto, ma incapaci di raccogliere il coraggio e farsi avanti per primi.
«Senti, Jo, io―»
«Ian, mi dispiace così―»
Esordiscono all'unisono Ian e Joey, finendo per interrompersi a vicenda.
«Comincio io...»
Suggerisce Ian, ricevendo come risposta un cenno di approvazione da parte di Joey.
«Avevi ragione. Avrei dovuto fidarmi del tuo sesto senso, sarei dovuto venire da te non appena mi hai mandato quel messaggio. Ho sottovalutato il problema e Dio solo sa che cosa sarebbe successo se non fosse stato Edward l’oscuro nel tuo giardino.»
«No, ma che dici?»
Lo interrompe Josephine scuotendo la testa.
«L’ho detto soltanto per ferirti, non lo pensavo davvero. È vero, sono una persona paranoica e melodrammatica per definizione. Per non parlare del fatto che ti avevo promesso che ti avrei chiamato e poi ho fatto di testa mia. Sono stata imprudente, lo so, ma non sono pentita di averlo fatto.»
«Lo so, e non dovresti. È solo che non ho fatto che pensare a cosa sarebbe potuto accadere e non ci ho visto più...»
Ammette Ian abbassando lo sguardo e scuotendo la testa.
«Anche se fosse successo qualcosa di brutto, non sarebbe di certo stata colpa tua!»
Ci tiene a precisare Josephine, per poi poggiare delicatamente una mano sulla spalla del ragazzo.
«Al diavolo i sensi di colpa, Jo, ci sono almeno altre mille ragioni per cui non avrei potuto sopportarlo!»
Ian sta ancora cercando di far sbollire la rabbia, ma Josephine non riesce a fare a meno di sorridere in seguito a quella sua affermazione. Il nephilim alza finalmente lo sguardo, incrociando quello di lei per una buona manciata di secondi. Tiene molto e lei e questo è il suo burbero modo di dimostrarlo.
«Che hai da ridere?»
Domanda interrompendo bruscamente quel tenero momento.
«Niente.»
Esclama la Cooper portando entrambe le mani avanti, tentando di nascondere la sua espressione divertita.
«Bene. Ed ora… Non ti aspettare che ti ringrazi per quel fantastico salvataggio. Voglio dire, è stato un colpo quasi perfetto, sono colpito. Ma avevi promesso che non ti saresti atteggiata alla “Buffy L’Ammazza Vampiri” e pensa un po’? Hai infranto senza ombra di dubbio anche quella promessa. Potevano ferirti, o peggio. Ti avevo dato un compito preciso e tu invece―»
«Non c’è di che, Ian.»
Esclama ironica la Cooper tirando un colpetto sulla spalla di Ian, facendo innervosire il ragazzo ancora di più.
«Non ti ho ringraziato.»
«Oh, sì che l’hai fatto.»
«No invece.»
«Hai detto che sono stata brava. E lo hai definito un “fantastico salvataggio”.»
«Sì, ma non è questo il punto.»
«Okay, allora grazie a te per i tuoi “non ringraziamenti”!»
Precisa Josephine, strappando il primo sorriso sincero della giornata al ragazzo. Subito dopo l’espressione di Ian si fa più seria, facendo di conseguenza mutare anche quella di Joey.
«Come è stato?»
«Di che parli?»
«Premere il grilletto, fare fuori quel figlio di puttana. Insomma, stai bene?»
«Sì, credo di sì.»
«Sei sicura? Un evento simile traumatizza a vita la maggior parte delle persone... Insomma, che cosa hai provato? Devi renderti conto che non avevi altra scelta e che―»
«È stato eccitante.»
Josephine lo dice e basta, pentendosene subito dopo. Il fatto che non si sia pentita di aver premuto il grilletto la rende di conseguenza un assassina? Probabilmente no, ma forse è il fatto che le sia quasi piaciuto ad attanagliarla di sensi di colpa.
Ian la guarda sorpreso, e Josephine si sente morire dall'imbarazzo.
«È una cosa preoccupante?»
«Ehm, no. Credo di no, l’importante è che non ti trasformi in Hannibal Lecter e ci fai fuori tutti.»
Josephine strabuzza gli occhi, per poi tirare un pugno sulla spalla dell’amico.
«Non lo nominare nemmeno, è quello il film horror che ho trovato ieri sera in TV! È raccapricciante,»
Esclama fingendo di rabbrividire solo al pensiero, provocando l’ennesima risata di Ian.
«Sai, prenderei più sul serio la tua fobia per i film dell’orrore se solo non avessi sangue umano misto a sangue di volpe e budella di wendigo spalmati sulla maglietta. Direi che forse è il caso di farsi una bella doccia, che dici?»
Esclama il ragazzo ironico, mentre si dirige con l’amica fino ai resti dell'appartamento di Tessie.
«Sai com'è, sono stata impegnata a pulire budella di wendigo e cenere di vampiro dal tappeto di Tessie fino a poco fa.»
«Pensa un po’, io me ne stavo qua sotto a conversare amichevolmente con un vampiro che avrebbe potuto squarciarmi la giugulare, se solo avessi detto qualcosa di sbagliato.»
Quell'ultima battuta del cacciatore riesce a strappare una fragorosa risata alla Cooper, che proprio non riesce a trattenersi.
«Per non parlare dell’oscuro che hai appena ucciso che io e Steven abbiamo, giusto una mezz'oretta fa, scaricato nell'inceneritore.»
«Wow...Certo che nell'ultimo anno la mia vita è diventata così strana!»
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⁖ ♡ Sophia & Marion @ Dormitorio Femminile di Grifondoro / 5 Febbraio.
( ... ) che sia insofferente al dormire da sola è un dato di fatto, no? Si gira e si rigira nel letto senza prender mai sonno, quindi mentre le altre già dormono si premura d’issarsi e camminare in punta di piedi — fino a raggiungere il letto dell’altra, scoprire appena le lenzuola, infilarglisi accanto...! ‹ Psss—— › perché non vuole svegliare le altre, eh!
( ... ) Stava sonnecchiando tranquilla, girata dall’altra parte rispetto a dove Sophia s’è infilata di soppiatto; il viso angelico assopito, due ciocche che le accarezzano le gote morbide, il respiro regolare. Tuttavia mugugna qualcosa, ché ha il sonno leggero, quando sente quel corpo affianco al suo muoversi sul letto. Le palpebre le si sollevano lentamente, si volta verso di lei... la guarda assonnata—— « Cosa... cosa ci fai qui? » sussurra, umettandosi le labbra secche.
Sophia si perde un attimo a pensare che sia carina, mentre dorme: appare ancor più delicata da assopita, e non può farsi a meno di chiedere se invece lei resti spigolosa com’è da sveglia. Ma si riscuote presto, non appena Marion si volta verso di lei. Con due dita le sposta distrattamente qualche ciocca di capelli sgusciata in avanti, le labbra inclinate appena appena in un sorrisetto. ‹ Non riesco a dormire, da sola. › si limita a dire, a propria volta in un sussurro, mentre lascia che lo sguardo chiaro la studi per un attimo. ‹ Ti do fastidio? ›
Sarà che non è ben lucida, che non ci capisce poi così tanto, ma le carezze sono dolci, le assopiscono i sensi e le fan chiudere appena gli occhi. « Non riesci proprio? » mugugna, provando a guardarla nuovamente. « Penso—— penso che vada bene » e le fa un po’ di spazio, volgendosi col corpo dalla sua direzione. Sbadiglia, si stropiccia gli occhi ( ... ) « Che ore sono? »
‹ No. › si limita semplicemente ad asserire, perché è la verità, perciò è anche piuttosto soddisfatta quando l’altra le fa più spazio. E lei non se lo lascia “ ripetere “ due volte, tant’è che sguscia subito più sotto alle coperte, distesa su di un fianco per poterla comunque guardare. ‹ Circa l’una. ›
« È tardi » sussurra, arricciando un po’ la punta del naso prima di discostarsi una ciocca di capelli dietro un orecchio. « Non hai sonno? » soffia... accoccolandosi un po’ meglio, rannicchiata sotto le coperte.
Quasi ride, a quelle poche parole, però cerca comunque di trattenersi. ‹ Solo un po’. › mentre quasi fa lo stesso, insinuando una gamba tra quelle altrui e portando ambo le mani sotto il proprio viso.
« Mmmmh~ » ennesimo mugugno assonnato. « Devi imparare a dormire fa sola » soffia, cercando di non far troppo caso a dove si sono insinuare quelle gambe. Sebbene senta quel calore invaderle poco poco il corpo. « O almeno fare un po’ a turno con le altre » solo un po’ provocatoria. Ma / pochissimo /.
‹ Forse prima o poi. › si limita a dire, perché tanto lo sa che certe cose non cambiano –– e stare da sola a letto non le piacerà mai! Quindi se ne sta semplicemente così, con le labbra appena arricciate in un sorrisetto vago a quella provocazione. ‹ Non vorrei farti ingelosire...! ›
Rotea gli occhi al cielo, soffocando una risata. « Ma se neanche ti conosco! » sussurra, arricciando di poco le labbra morbide. « Ti prendi così tanta confidenza con tutte? »
Adesso scoppia a ridere, il più silenziosamente che riesce! Non ne può fare a meno! ‹ Solo con le ragazze carine! › si limita ad esclamare, quindi, divertita.
Sbatacchia le palpebre, con le mani in prossimità del viso. « Ce ne sono un sacco, di ragazze carine » mormora, attenta a non svegliare le altre. « Devi solo saper dove guardare. »
Se fosse seduta scrollerebbe le spalle, ma visto che le sta stesa di fianco si limita a sorridere –– le iridi chiare che luccicano. ‹ Lo so già, dove cercare. Non preoccuparti. ›
« Quindi— » pondera un po’, ché lei non è proprio così ferrata sull’argomento. « Come hai scoperto che ti piacevano... si insomma... » neanche riesce a dirlo, figuratevi!
Non pensava sarebbero arrivate ad una conversazione del genere, quindi si limita ad aggrottare un po’ la fronte e poi distendersi sulla schiena. ‹ L’ho capito quando io e Noora ad Ilvermorny ci siamo scambiate un bacio. Perché? › curiosa, mentre si volta.
« Perché—— » tentenna, facendo poi per stringersi un pochino nelle spalle. « Così. » ché mica può dire che le interessa. Che lei non capisce. Che si sente / strana / vicino alle ragazze, delle volte. « E sei sempre così... disinibita? »
Beh, in realtà potrebbe –– perché oltre la facciata Sophia è in realtà una persona estremamente empatica, oltre che capace di dar buoni consigli. ‹ È una cosa caratteriale, per lo più. Non lo sono solo quando provo... qualcosa. In quel caso è imbarazzante, no? ›
❪ ... ❫
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