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A Bruxelles e Roma l'Alto Piemonte fa il pieno di attestati d'eccellenza
La Rete Europea delle Città del Vino (RECEVIN) ha conferito il titolo di Città Europea del Vino 2024 all'Alto Piemonte e al Gran Monferrato, in una cerimonia a Bruxelles. Pochi giorni dopo, una delegazione di produttori novaresi si è riunita al Senato della Repubblica per la presentazione, tramite una cena al ristorante del Senato, di alcune eccellenze novaresi. Il titolo di Città Europea del Vino viene assegnato a rotazione alle migliori aziende produttrici di un determinato territorio italiano, in alternanza con città vinicole di Portogallo e Spagna. Venti città piemontesi, unite sotto un'unica sigla e un programma condiviso di eventi, meeting, convegni e degustazioni distribuiti sulle provincie di Alessandria, Biella, Novara, VCO e Vercelli nei comuni di Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Grignasco, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco riceveranno la corona di alloro per tutto il prossimo anno. La regione vinicola del Douro in Portogallo ha consegnato il testimone all'Alto Piemonte e al Gran Monferrato in seguito all'esame di tre candidature presentate all'Associazione Nazionale Città del Vino: Montepulciano (Siena), San Clemente (Rimini) e la cordata delle città piemontesi. Il dossier dell'Alto Piemonte e del Gran Monferrato si è affermato sulla concorrenza per il coinvolgimento di ampi territori e di molti comuni Città del Vino, dove alla programmazione ordinaria già pianificata durante l'anno si aggiungerà quella straordinaria legata all'evento. Il programma includerà tavole rotonde, degustazioni, convegni e tematiche di carattere generale riguardanti le politiche comunitarie sulla vitivinicoltura, il mercato, il rapporto tra vino e salute, l'educazione al consumo consapevole e l'identità dei territori. Questi appuntamenti saranno collegati con un continuo passaggio di testimone da una città all'altra durante un anno intero e promettono di attrarre turisti, curiosi e addetti ai lavori. Nel 2023, sulla scena internazionale ci sarà ancora la regione vinicola portoghese del Douro, vincitrice dell'anno scorso del titolo. Dal 2024 toccherà ai Piemontesi. Matteo Marnati, Assessore regionale del Piemonte all'ambiente, energia, innovazione, ricerca, dichiara: Questo riconoscimento permetterà a 20 comuni - Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Grignasco, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco - di salire, con merito, su uno straordinario palcoscenico europeo di promozione dei due territori. É la dimostrazione che il buon lavoro di squadra paga e si possono raggiungere obiettivi molto prestigiosi. Sarà una storica occasione per far conoscere vini, produttori, paesaggi, ambientazioni con il fine di affermarsi definitivamente sul panorama enologico europeo, puntando sullo sviluppo del marketing territoriale, sull'attenzione alla sostenibilità e soprattutto alla qualità dei prodotti. Presso il ristorante del Senato della Repubblica invece, l'attenzione era incentrata sui salumi novaresi e gorgonzola dolce al cucchiaio accompagnati da spumante, l’immancabile paniscia novarese da gustare sorseggiando un Nebbiolo, “tapulone” brasato con il Ghemme, tiramisù a base di biscotti di Novara e crema al mascarpone e, per chiudere, un assaggio di gorgonzola piccante Cento Cavalli in abbianamento con il “Mufii” (vino Muffato): questo il menù predisposto e cucinato dallo Chef Giampiero Cravero. L’iniziativa, coordinata dal consigliere delegato al Turismo e Marketing territoriale della Provincia di Novara Luigi Laterza e sostenuta dall’Agenzia di accoglienza e promozione turistica Terre dell’Alto Piemonte, dalla Camera di Commercio Monterosa Laghi Alto Piemonte e dal Comune di Novara insieme con alcuni produttori del Novarese, ha visto la partecipazione di una delegazione formata dai rappresentanti delle Istituzioni, degli Enti e delle aziende locali coinvolti, . In questo caso le Aziende d'ecellenza coinvole sono state: Eredi Baruffaldi Salumificio Dessilani Rovellotti Viticoltori in Ghemme Azienda La Passitaia (Mufii) Camporelli 1852 Riso Buono Nel caso dell'evento al Senato della Repubblica, il gruppo era seguito da una Troupe televisiva (casa di produzione VIBRA) che nei prossimi giorni pubblicherà e distribuirà il Video Reportage completo. Read the full article
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Gli amici dell’estate
Caro Francesco, tempo di ferie per gli italiani e tempo di ricevere amici in casa. Quest’anno è stato un anno speciale e per uno che vive solitario come me qualsiasi visita o incontro mi fa respirare aria di casa e mi fa cambiare ritmo. A fine aprile è venuto a passare dieci giorni con me un mio carissimo amico, Guaraci. Ha già passato gli 80 e continua attivamente a lavorare e darsi da fare. Lui è esperto in agricoltura, allevamento di bestiame, legnami e poi ha l’occhio clinico e da sempre buoni consigli. Mi ha portato sementi di alberi da frutta, mute di erba per i pascoli, libri utili, e poi tanti consigli e tanta amicizia. Guaraci è stata la prima persona con la quale ho stretto amicizia in Brasile. Lui abita in Mato Grosso do Sul e per venire da me deve fare almeno 6 ore di aereo e 2 di canoa...
A giugno per una decina di giorni sono apparsi due giovani che io non conoscevo: un italiano, Gabriele, e un gringo, David, di New York. Dell’italiano, un giovane di Manzano (Udine), conoscevo il nonno che era già stato da queste parti. Il gringo invece era uno sconosciuto amico di Gabriele. Non ti dico lo sforzo per capirci con David, io non parlo inglese. Alla fine riuscivamo a comunicare. Lui è di origine ebrea, aveva trascorso quasi un anno in un kibbutz in Palestina, disposto a tutto, allegro e veramente simpatico. I due venivano con me alle visite ai villaggi, partecipavano alle messe e alle riunioni. Con David, fumatore, ogni tanto ci beccavamo perché dicevo a lui di non rovinare l’aria col fumo. Al mattino lo salutavo dicendo: “Gringo, no smoking”. Adesso penso che , a scanso di equivoci, metterò un cartello scritto in Italiano, spagnolo, inglese, portoghese, invitando i visitatori a mettere da parte le sigarette e assaporare l’aria pura della foresta e del fiume.
A luglio, invece, ho ricevuto la visita graditissima di tre amici di Carpenedo, abitano in via San Doná: Giorgio, Elci e il figlio Antonio, e assieme a loro un nostro comune amico, Oscar, brasiliano di Santa Catarina. Con loro è arrivata anche birra, vino, pasta e cibo abbondante, forse pensavano che avrebbero patito la fame. Giorgio ed Elci sono venuti anche per realizzare il loro matrimonio religioso nella nostra cappellina di Guadalupe. Non ti dico quanto sono stato contento della visita e del matrimonio, spero che possano continuare sempre felici e contenti. La sposa, bravissima, ha messo su, in due e due quattro, un ottimo dolce, abbiamo stappato lo spumante, regalo di Mario Flavio, e fatta un po’ di festa. Sono contento anche perché qualcuno di Mestre è venuto a vedere dove vivo e rendersi conto di persona come va la vita da queste parti...certo che, me ne rendo conto, sono andato a nascondermi un po’ lontano da Carpenedo. Spero si portino a casa un buon ricordo!
All’inizio di agosto altri tre mestrini: Francesco, il caro Francesco delle lettere, e Silvia, la moglie, un secondo Francesco e Chiara di Mogliano. Anche con loro abbiamo vissuto alcuni giorni in buona allegria. Siamo andati a celebrare nel villaggio di Matupiri e quando viene qualcuno di fuori, i caboclos sono tutti curiosi e contenti di ricevere e conoscere i visitatori... Sono proprio pochini gli europei che vengono da queste parti. A casa, mi divertivo vederli alle prese con pentole e tegami...sembravano tutti cuochi provetti e ognuno dava consigli: io le cipolle le faccio cosí, per le uova si fa colà, la pasta deve essere di grano duro... Francesco, mi fermo qua perché lascio a te aggiungere le tue osservazioni ed impressioni. Domani andrò a Manaus a ricevere altri due giovani di Carpenedo: Giovanni ed Elisa. Resteranno con me per una quindicina di giorni...farò di tutto perché la loro esperienza amazzonica sia autentica. Vedremo come andrà perché mettere assieme un vecchio di 74 anni e due giovani di 18 non deve essere facile. Ti manderò notizie in un prossimo futuro. Ciao, Vincenzo.
Guadalupe 27 agosto 2018
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Un trittico interessante per un fine settimana alla scoperta di vini “invisibili” e conservati sott’acqua, di terracotta artigianale e di paesini decorati con poesie. Oggi voglio portarvi alla scoperta di Monsaraz, Mourão e São Pedro do Corval.
Il viaggio da Lisbona dura appena un paio di ore, durante il quale costeggiamo campi fioriti, ulivi, vigne da poco piantate e il fiume Guadiana. La nostra base per questo fine settimana sarà nei pressi di Corval, rinominata São Pedro do Corval, la cittadina portoghese conosciuta come la capitale della terracotta.
Incontro online una deliziosa casetta tipicamente alentejana, Casa do Baldio, con tanto di giardino e una piccola piscina privata. Maria, la proprietaria è incantevole e, sapendo del compleanno di uno dei viaggiatori, ci fa trovare una bella torta fatta in casa insieme ad una bottiglia di spumante locale.
Arriviamo sul tardi e quindi decidiamo di approfittare del giardino e del barbecue per un aperitivo e cena al suon del cinguettio degli uccelli che ci guardavano curiosi dagli alberi.
L’indomani, ben riposati, ci si sveglia presto per cominciare ufficialmente il nostro viaggio alla scoperta di questa zona dell’Alentejo che confina con la Spagna.
MONSARAZ
Prima tappa, Monsaraz un caratteristico paesino medievale fatto prevalentemente di scisto e calce bianchissima che dona quell’inconfondibile tocco alentejano.
Fu uno dei primi centri popolati dell’Alentejo e nel 2017 fu nominato “Aldeia Monumento” al concorso le 7 Meraviglie del Portogallo. Per non parlare poi della CNN che, nello stesso anno, lo elegge come uno dei paesi in collina più belli d’Europa e nel 2014 il National Geographic lo cita come una delle 21 destinazioni da visitare nel mondo.
Prima di chiamarsi Monsaraz questo incantevole paesino si chiamava Saris, o Sarish, e nel 1167 fu conquistato ai mussulmani da Geraldo Sem Pavor che partì dalla vicina città di Évora.
Ma la storia non finisce qui. Con la sconfitta di Badajoz, D. Afonso Henriques perde nuovamente Monsaraz che passa in mano ai mori. Visto che la storia è fatta di sali e scendi, nel 1232, D. Sancho II recupera definitivamente Monsaraz grazie all’aiuto dei Templari.
COSA VISITARE:
Per prima cosa consiglierei di perdersi tra le sue pittoresche stradine, girovagare senza meta e lasciarsi stupire ad ogni angolo, proprio come abbiamo fatto noi.
Il percorso è circolare e delimitato dalle mura quindi, in qualsiasi senso lo facciate, prima o poi, arriverete al CASTELLO.
Questa fortezza fu costruita nel XIV secolo da D. Dinis ed oggi è inserito nella lista dei monumenti nazionali. Molto ben conservato e da poco restaurato, salendo sulle sue mura vedrete una bellissima vista grazie alla sua posizione privilegiata.
Passerei poi alla visita della CHIESA DI NOSSA SEHNORA DA LAGOA, nel Largo D. Nuno Álvares Pereira, eretta nel XVI secolo sulle rovine di una chiesa gotica distrutta dalla peste nera. L’opera è firmata Pêro Gomes che utilizzò lo scisto regionale per la sua costruzione. Al suo interno la tomba del templare Gomes Martins Silvestre costruita in marmo di Estremoz.
Nello stesso largo della chiesa troverete il PELOURINHO di Monsaraz, il Museu do Fresco, la chiesa della Misericordia e la Casa Monsaraz, Prima di lasciare il paesino consiglio di ammirare la VISTA SUL LAGO ALQUEVA, il lago artificiale più grande d’Europa e che noi navigammo con la braca senza patente nautica, ricordate? Leggere qui.
Percorrendo, in auto, la strade che da Monsaraz porta a Reguengos de Monsaraz consiglio di fare una deviazione per Telheiro dove potrete incontrare, in una campo di ulivi, alcune costruzioni megalitiche. Consiglio di stare attenti alle scarse e mal collocate segnaletiche.
Arrivati ai megaliti di Olival da Pega, datati 3500 – 3000 a.C., impossibile restarne indifferenti. Era un complesso funerario di proporzioni incredibili, pensate che tra i ritrovamenti funerari sono stati catalogati 134 placche di scisto e 200 vasi di ceramica. Un cimitero che ha ospitato circa di 140 corpi, una in ogni complesso.
MOURÃO
Ci spostiamo poi a Mourão, un paesino a pochissimi chilometri dalla Spagna ed eretto sulla riva sinistra del fiume Guadiana. Non è famoso come il vicino Monsaraz e nemmeno così turistico ma, devo esser sincera, a me affascina di più proprio per questo.
Dopo aver incontrato diversi turisti spagnoli rumorosi a Monsaraz, la pace di Mourão fa bene alla mente e allo spirito. Ci accolgono due cicogne canterine. Lasciata l’auto nel centro del paesino e cominciamo a girovagare tra le silenziose stradine.
Percorriamo le sue stradine delineate dalle casette bianche, dalle tipiche strisce blu e gialle, e raggiungiamo il castello costruito nel 1343 sotto il regno di D. Afonso IV. A causa delle numerose guerre tra portoghesi e spagnoli per la conquista del territorio, il castello dovette esser ricostruito nel 1661.
La giornata è stata abbastanza intensa e decidiamo di tornare a casa per il pranzo ma prima facciamo una piccola deviazione verso la cantina Ervideira. Il nome vi dice qualcosa? Ve ne avevo già parlato quando vi annunciai del vino portoghese che resta a riposo sott’acqua, nel lago di Alqueva.
Arrivati alla cantina non potevamo non degustare 2 vini: l’Invisível (invisibile) nato da una raccolta notturna (moon harvest) del miglior Aragonese, ha vinto un premio per il suo colore unico, trasparente, da cui nasce il suo nome. Ovviamente, il secondo non poteva che essere il Conde D’Ervideira Vinho da Água, il vino sott’acqua per intenderci.
CORVAL
Riposati e rinfrescati dal caldo alentejano, con un bel tuffo in piscina, riprendiamo l’auto e ci rechiamo a Corval, o per meglio dire, São Pedro do Corval dove visitiamo le botteghe di alcuni ceramisti locali.
São Pedro de Corval è definito il maggior centro di ceramica del Portogallo ed uno dei più grandi della Penisola Iberica. La vendita delle ceramiche è diminuita nel corso degli anni ma, in questo piccolo centro abitato, esistono in funzione ancora 21 botteghe e noi ne abbiamo visitate due.
Ovviamente, non ho resistito ed ho comprando un paio di ricordini che colorano magnificamente la mia cucina e la tavola per le mie cenette in veranda.
COSA VISITARE:
Consiglio una visita alla Casa do Barro, Centro Interpretativo da Olaria de São Pedro do Corval. Il centro interpretativo svolge un ruolo importantissimo per la protezione dell’arte della lavorazione della ceramica portoghese.
Al suo interno, oltre alle sale espositive dove potrete ammirare antiche opere “Corvalense”, troverete due antichi forni a legna per la cottura della terracotta, dei torni ed altri strumenti legati alla produzione della ceramica, troverete anche delle sale informative legate alle varie fasi di produzione. Si organizzano al suo interno workshop, conferenze e molto altre attività legate al mondo della terracotta.
Il centro sta anche portando avanti la nomina della ceramica di Corval a patrimonio immateriale dell’umanità all’UNESCO.
ALANDROAL – TERENA
Lo so che vi avevo parlato appena di un trittico di viaggio ed ora spunto fuori con una quarta meta (doppia) ma, amante come sono della street art, non potevo non citare Alandroal.
Prima di lasciarvi, con alcune informazioni utili su dove dormire e come raggiungere queste località da Lisbona, devo consigliarvi assolutamente una visita veloce al magnifico murale di Vhils e l’opera “lenta” di Bordalo II, al lato del murale. Due piccioni con una fava….
DOVE: Monte da Fonte Santa – Alandroal, Estrada Nacional 255.
TERENA
Non era una meta prevista ma, durante la ricerca del murale di Vhils, siamo passati nei pressi di un paesino in collina con uno splendido castello. Non potevamo quindi che fare una piccola deviazione di viaggio ed andare a curiosare. È così che scopriamo Terena.
Uno dei segreti meglio custoditi dell’Alentejo, Terena conosciuta anche come São Pedro, o São Pedro de Terena, è un piccolo paesino collinare non lontano dalla diga di Lucifécit e dalla frontiera con la Spagna.
COSA VISITARE:
Il castello, il santuario di Nossa Senhora da Boa Nova, la chiesa di São Pedro del XIV secolo, la chiesa della Misericórdia del XVI secolo, la cappella di Santo Antonio del 1657, gli eremi di São Sebastião, di Nossa Senhora da Conceição da Fonte Santa e le rovine dell’eremo di Santa Clara.
Per non parlare poi del Pelourinho del XVI secolo, la Torre do Relógio, le rovine romane dell’Endovélico e il rispettivo santuario. Per concludere consiglierei la visita dei resti del Castro del Castello Vecchio.
Non abbiamo potuto dedicare a Terena il tempo che meritava ma questa breve e corta visita ci ha fatto venir voglia di ritornare in un prossimo futuro.
La pace regnava sovrana, appena qualche cane forse infastidito dalla nostra invasione abbaiava. Tutto era perfetto: i colori, i vasi fioriti, la luce e le piccole piastrelle decorate con versi di poesie alentejane.
Il nostro fine settimana si è concluso così. Ogni volta che parto per tornare a Lisbona mi si stringe il cuore non vorrei mai andarmene. L’unica cosa che mi rincuora è il fatto che sto già organizzando un nuovo itinerario. Voleste sapere dove? Non vi resta che continuare a seguirmi. Alla prossima.
DOVE DORMIRE
Casa do Baldio, Santo António do Baldio (Corval). Potete prenotare qui, se non siete ancora registrati ad Airbnb potete farlo gratuitamente e ricevere 30�� da utilizzare per la vostra prenotazione. Basta cliccare sull’immagine sottostante.
COME ARRIVARE DA LISBONA
Qui di seguito condiviso con voi la mappa dell’itinerario costruito per questo fine settimana.
LISBONA – MONSARAZ: Prendere la A12 e poi la A6 in direzione IP2/IP7 Igrejinha. Prendere l’uscita 6 della A6. Prendere poi la N18, EN254-1, N254, R. dalla Estrada dos Foros e CM1114 in direzione M514. Uscita Monsaraz.
IL NOSTRO ITINERARIO
Nella mappa São Pedro indica la località di Terena.
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Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto
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Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto
(Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto)
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(Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto)
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Carlos Santos, amministratore delegato di Amorim Cork Italia (Un viaggio in Portogallo alla scoperta del tappo perfetto)
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Un brindisi alla sostenibilità e alla qualità. Quella dei tappi da sughero e dell’azienda leader nella loro produzione, il Gruppo Amorim, è una storia di successo, volta a preservare l’ambiente e a migliorare il prodotto.
Ci stiamo avvicinando al periodo dell’anno in cui probabilmente si stappano più bottiglie. Tra Natale e Capodanno salteranno milioni di tappi di spumante, piuttosto che champagne e perché no, anche di birra. Poi arriveranno le stime sulle tendenze nei consumi e le classifiche andranno poi a confermare o meno i trend.
Ma quante saranno le espressioni deluse per una bottiglia che “sa di tappo”? Ci si augura di non trovarsi mai in una situazione tanto scomoda, al ristorante come in famiglia seduti sorridenti a tavola con i bicchieri in mano. Ma quando succede? Si potrebbe pensare che si tratta di sfortuna anche se invece è proprio colpa del tappo… Un “piccolo” oggetto ma tanto importante, non solo una “chiusura” ma uno scrigno, un gioiello che racchiude un mondo.
Per scoprire cosa c’è dietro la produzione di tappi siamo andati in Portogallo, il principale produttore di sughero al mondo. Perché certamente parliamo di tappi di sughero dal momento che sono quelli che esistono da sempre (erano i tappi di sughero a chiudere le anfore vinarie di Greci e Romani), perché sono la chiusura “per eccellenza” del vino che hanno visto avvicendarsi chiusure alternative in tempi relativamente recenti e perché il sughero copre circa i due terzi del fabbisogno mondiale di chiusure. E non è forse vero che voi per primi pensando a una bottiglia per un brindisi vi raffigurate un bel tappo di sughero che fa “pop”?
In Portogallo abbiamo parlato con la più grande prima azienda al mondo nella produzione di tappi in sughero: il Gruppo Amorim che è in grado di coprire quasi il 37% del mercato mondiale di questo comparto (ogni anno vengono prodotti 11,8 miliardi di tappi di sughero e Amorim ne produce 4,4 miliardi). Se si considera, invece, il mercato globale di chiusure per vino la sua quota è del 23,5% e nel settore degli spumanti raggiunge quota 51%. Tra le sue 22 filiali distribuite nei principali paesi produttori di vino dei cinque continenti, quella italiana, Amorim Cork Italia, con sede a Conegliano (Treviso), secondo le ultime dichiarazioni si è confermata nel 2016 azienda leader del mercato nel Paese, in grado di soddisfare da sola oltre il 25% della richiesta nazionale.
Ma ritorniamo al sentore di tappo… Tecnicamente è tutta colpa del tricloroanisolo, non una malattia del sughero bensì una molecola proveniente dai pesticidi, dagli erbicidi dati dall’uomo che sono talmente radicati nel terreno che anche se si parla al passato del loro utilizzo ancora oggi se ne pagano le conseguenze. Cosa fare per non incappare in questo spiacevole imprevisto? Per Amorim la risposta è stata chiara: investire in ricerca e tecnologia. Si è infatti resa protagonista di un’innovazione senza precedenti, perché grazie a un’anteprima mondiale è riuscita a eliminare i pezzi contaminati da tricloroanisolo (Tca) prima ancora del loro ingresso nella catena produttiva.
L’avanguardia tecnologica (NDtech, una tecnologia di screening per il controllo di qualità individuale dei tappi di sughero naturale monopezzo, in grado di garantire il primo tappo al mondo con Tca non rilevabile) riesce a rilevare la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di Tca per litro (parti per trilione) e rimuovere automaticamente i tappi incriminati. Il livello di precisione necessario per soddisfare questo standard su scala industriale è stupefacente, se si considera che la soglia di rilevamento di 0,5 nanogrammi/litro è l’equivalente di una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche! E il tutto succede in modo estremamente veloce: NDtech riesce ad analizzare ogni singolo pezzo in pochi secondi…
Una rivoluzione industriale e tecnologica internazionale per il packaging del vino, da parte di un’azienda che da sempre sceglie di applicare le più avanzate avanguardie a un elemento naturale e meritevole di tutto rispetto, in ogni singolo dettaglio: il sughero.
E in Portogallo il concetto di “naturale” è lampante: quella del sughero è una vera e propria arte, a partire dalla sua raccolta e fino alla sua trasformazione.
La foresta di sughero rappresenta uno dei 35 santuari di biodiversità del mondo. Il querceto del Mediterraneo è un tesoro biologico di valore incalcolabile, basti pensare che si tratta dell’unica barriera naturale che separa il deserto del Sahara dal sud dell’Europa, una vera e propria difesa contro la desertificazione. Le querce da sughero prevengono il degrado del suolo, rendono i terreni più produttivi, regolano il ciclo idrogeologico, combattono le alterazioni climatiche, catturano e immagazzinano il carbonio in tempi molti lunghi.
Nel mondo ci sono 2,2 milioni di ettari di querceti da sughero, in Portogallo, l’abbiamo detto, forniscono circa il 50% della produzione mondiale di sughero, mentre Spagna, Francia, Italia, Marocco, Algeria e Tunisia producono il restante 50%. L’attività svolta da Amorim nell’industria del sughero (ogni anno acquista più di un terzo di tutta la produzione mondiale di sughero) è stata determinante per la sopravvivenza di milioni di querce, e l’attività del sugherificio, così come le attività complementari che questa innesca, ha generato impiego in molte aree rurali, incentivando le popolazioni a insediarsi stabilmente, rallentando così lo spopolamento. Parallelamente è cresciuta l’importanza del turismo rurale e dell’ecoturismo. Si deve per questi motivi sostenere senza ombra di dubbio che il sughero crea impiego e ricchezza.
E sapete che la raccolta del sughero è il lavoro agricolo meglio pagato al mondo? Un lavoro molto stancante ma anche un processo manuale, quello della decortica, che richiede mani esperte e molti abili e attente per non danneggiare corteccia e albero. Un errore potrebbe persino causare la morte della pianta. E considerando che è con la decortica che inizia il ciclo di vita del sughero ma che al primo raccolto la pianta ha 25 anni di età e che le decortiche successive avvengono a un intervallo di almeno 9 anni, è facile fare un rapido calcolo del patrimonio con cui ci si trova a confrontarsi.
Un tuffo in terra portoghese, e più precisamente nella regione dell’Alentejo, fa crescere la consapevolezza dei vantaggi ambientali e delle tecniche di applicazione del tappo in sughero naturale (oltre al riconoscimento del valore aggiunto in termini di qualità che porta al vino in bottiglia). Ogni tappo di sughero stappato non è più solo un tappo quindi, ma una parte importante di un comportamento virtuoso.
Per informazioni: www.amorimcorkitalia.com
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Espumantaria, a Lisbona l'aperitivo ha le bollicine
Espumantaria, a Lisbona l’aperitivo ha le bollicine
ENGLISH – PORTUGUÊS – FRANÇAIS – ESPAÑOL – DEUTSCH Lisbona non si ferma mai e propone sempre novità interessanti per tutti i gusti. Oggi, voglio svelarvi un’altra novità per gli amanti degli aperitivi, come me: l’aperitivo con lo spumante portoghese presso la Espumantaria di Cais do Sodré. Sulla strada rosa della capitale, non per nulla da tutti conosciuta come la Pink Street, al n. 39 troverete…
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