#spreco di tempo
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Tutto quello che volete ma la presenza obbligatoria all'università è una piaga sociale peggiore dei turisti su Spaccanapoli a mezzogiorno
#cioè mi sono svegliata alle 9 perché non ho messo la sveglia#ma non posso stare a casa no devo cercare un pullman che mi faccia arrivare almeno per le 10:30#perché ho le lezioni la mattina#pullman che non esiste perché siamo in italia quindi vai di pullman delle 11:30#che chissà se passerà#questo mi farà arrivare dopo un'ora giusto in tempo per il pranzo#e poi per tre ore di lezione pomeridiana che diventeranno una e mezza perché il prof si sarà rotto le palle di spiegare#e sinceramente mood. però io comunque avrò fatto il viaggio della speranza#per NULLA#me lo dicevano che dovevo fare la fuorisede ma nOOOooOooo spRecO di sOLdi tAnTO nOn è loNTano#niente raga scusate momento sfogo#viva l'università xoxo#lonely thoughts
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Boh okay, addio 🙄
#Che palle sta gente#Prima ti cerca#Ci parli#Ci entri un po' in simpatia#E poi all'improvviso senza motivo ti blocca#Molte persone sono solo uno spreco di tempo
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"Il vostro tempo è limitato, quindi non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro"
Steve Jobs
#steve jobs#tempo#paragoni#altri#difetti#lezione di vita#spreco#vita#vivere#vivendo#frasi vita#frasi#citazioni
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Stare lontani....
Un inutile spreco di
tempo.
⛓️🐺🖤⛓️
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Ma come hai fatto? (La mia prima volta)
Sono una donna che nella vita non ha mai avuto troppe incertezze. Cresciuta ed educata secondo sani princìpi. La serietà, la coerenza, il non lasciarsi andare, l'impegno e l'evitare frivolezze sono sempre stati gli elementi base del mio carattere. Distacco, sobrietà e contegno. L'amore io lo immaginavo in fondo come un rapido passatempo, probabilmente addirittura quasi una seccatura, uno spreco di tempo ed energie che potrebbero essere utilizzati meglio, un ostacolo alla produzione lavorativa e alla realizzazione di sé. E invece sei arrivato tu. All'improvviso. Ti ho conosciuto durante uno stage settimanale in Francia per motivi di lavoro. Lavoriamo in aziende italiane concorrenti dello stesso settore.
Hai sconvolto tutte le mie priorità. Dopo un evidente tuo corteggiamento iniziale in albergo la sera stessa del primo giorno, mi sono detta: “in fondo è un bell'uomo. Ma sì, proviamo anche questa. Non è che di sera ci sia molto da fare, qui. Rapidamente, però.” Invece siamo saliti in camera, hai iniziato subito a spogliarmi. Io lo volevo e quindi già sentivo dentro un rimescolamento incontrollabile. Poi hai preso a baciarmi il collo, la bocca, i seni e pian piano sei sceso a valle: con la lingua hai aperto le mie grandi labbra e hai iniziato a mordicchiarmi, a leccarmi a lungo. Ma come si permette? E quanto mi piace! Non ce l'ho fatta più e sono venuta una prima volta!
Per me, ventiquattrenne di provincia tutta casa, studio e lavoro, era la prima volta! Hai puntato il tuo cazzo e inesorabile hai iniziato a entrare in me. Ero terrorizzata ma eccitatissima. Era un'esperienza che volevo fare, pensando di sbrigarla come una qualsiasi pratica standard. Stupida! Ho raggiunto di nuovo e in breve l'orgasmo. Tu, incurante delle mie richieste di rallentamento, sapendo di stare sverginandomi, continuavi come una bestia a possedermi. Ed era una sensazione meravigliosa: finalmente desiderata, presa con forza e resa un semplice oggetto di piacere. Ero diventata una donna, ero finalmente soltanto la femmina usata per far sfogare il maschio.
E infine mi sei venuto dentro: dentro questa femmina oggetto di piacere che era stata ormai sverginata, sfondata e resa dolorante. Ma appagata e felice. Non ho voluto farti uscire io! Ti ho messo le gambe incrociate sulla schiena mentre venivi. Speravo solo di non essere rimasta incinta. Tutti gli anni di studio, la posizione sociale, il prestigio, la rispettabilità: ogni cosa a puttane! O meglio, tutto nella figa della puttana che stavo diventando rapidamente per te. E poi tutto in una notte! Ero curiosissima: ormai volevo sperimentare qualsiasi cosa sapesse di sesso, con te. Dopo un po’ di pausa, ho voluto prendere il tuo benedetto e adorato cazzo in bocca: oddio che senso di totale sottomissione e nello stesso tempo di appagamento!
Ti ho fatto venire la seconda volta, malgrado la mia totale inesperienza: mi ero limitata infatti a prenderlo e tenerlo fermo nella mia bocca, succhiando e tirando sino a sentirti gemere e sborrare in me. Ti ho assaporato e ingoiato senza fare un fiato. L'uomo è un meraviglioso prodigio della natura. Quando ti sei calmato, sei tornato gentile e mi hai spiegato come deve essere sbocchinato per bene un uomo. Ridendo, ti ho promesso che avrei studiato e la sera seguente avresti potuto darmi quante ripetizioni volessi. Passata la giornata lavorativa, cena rapida insieme e poi di corsa su in camera. Ero pronta a mettermi in ginocchio, invece mi hai spogliata, gettata sul letto e girata. Ero un po’ spaventata, ma curiosa.
E comunque mi fidavo di te. Mi hai leccata a lungo tra le natiche e insalivato per bene l'ano. Poi vi hai spalmato un ulteriore lubrificante e hai puntato il tuo grosso glande sul mio buchino: piccolissimo al confronto! Ero terrorizzata. Ma resistetti: sei entrato piano in me. Ho serrato i denti, cercando di rilassare l'ano. Come hai sentito il mio corpo ammorbidirsi tutto, hai iniziato a incularmi e io ad accoglierti sempre più. Ti ho sentito mentre mi sussurravi: “ora sborro” e sono venuta con te. Se possibile, è stato ancora più bello della prima volta. Inutile dire che abbiamo scopato tutta la settimana. Ora ci teniamo comunque in contatto , anche se siamo entrambi sposati.
Ma essendo nello stesso giro professionale, quando ci ritroviamo insieme a un corso in comune, regolarmente godiamo di noi. E per nostra intima, dolcissima “tradizione”, oramai inizio sempre prendendotelo a lungo in bocca, facendoti sborrare copiosamente nella mia gola, gustando il tuo nettare e chiedendoti il voto alla fine. Ma tu vuoi sempre farmi un… supplemento di interrogazione! Per me tu sarai sempre la prima, bellissima volta. Ma come hai fatto a conquistarmi così?
RDA
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(Foto: hobartredux)
Le donne tra loro si odiano. Tutte. È un fatto psicologicamente accertato. Sono spietate, crudeli. Malgrado ciò, inspiegabilmente esiste un loro solidale e sotterraneo fronte comune antiuomo: interconnesso, aggiornato in tempo reale, micidiale. E votato alla distruzione del maschio.
(Foto: Ellen von Unwerth)
"Non ci sono più gli uomini di una volta!" Certo: perché non ci sono più le donne di una volta. E comunque, per la cronaca, i maschi di una volta ci sono: altroché, se ci sono. Semplicemente, non si piegano ai capricci del perfido Matrix femminile. E vivono in santa pace. Pensa tu che spreco!
Aliantis
(Foto: Ellen von Unwerth)
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“Il riposo non è ozio. E giacere qualche volta sull'erba in un giorno d'estate ascoltando il mormorio dell'acqua o guardando le nuvole fluttuare nel cielo, è difficilmente uno spreco di tempo.”
— John lubbock
#riposare#riposo#pigrizia#oziare#ascoltare#guardare#nuvole#tempo#frasi e citazioni#frasi tumblr#frasi#John lubbock
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Anche se
non m’importa più niente
e spreco la maggior parte del mio tempo fuori casa,
anche se
è da giorni che
non cambio l’acqua dei fiori,
e che i miei libri
le tazze
e le cicche
si accontentano di essere impolverati,
nonostante tutto questo
trovo il tempo
di nutrire i lupi della tua assenza
prima di dormire.
Hussein Bin Hamza
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Spesso penso a come sarebbe la mia vita se vivessi nel corpo e nella mente di un'altra persona, non importa chi sia, basta che non sia incasinata quanto me.
Non ho vinto alla lotteria del destino ma senza ombra di dubbio ci sono persone che hanno dovuto affrontare più difficoltà e dolori di quanti ne siano capitati a me, e proprio per questo motivo sono certa che quest'altra versione di me, con una mente ed un corpo più funzionali, a parità di possibilità, economiche, famigliari, ambientali e contestuali in generale, avrebbe preso questa esistenza e ne avrebbe fatto qualcosa di meglio di ciò che ne sto facendo io così come sono. Non ci sarebbe nemmeno possibilità di paragone tra le due vite, tanto sarebbe ampio il divario tra ciò che ho effettivamente e ciò che avrei potuto avere se fossi stata più sana ed equilibrata fisicamente e psicologicamente.
Perché dobbiamo ammetterlo, per come sono messa in realtà questa non è vita, è soltanto uno spreco di tempo. Non sto facendo altro che gettare al vento quel tempo che ad altri è stato tolto troppo prematuramente anche se lo avrebbero fatto fruttare senz'altro infinitamente meglio della sottoscritta e la cosa peggiore è che so che anche se sono rammaricata di tutto ciò e me ne vergogno, non sarò mai in grado di invertire la rotta, riprendere in mano le redini della mia esistenza e trasformarla in qualcosa che valga la pena vivere, non accadrà mai.
Questo macchinario non può essere aggiustato in modo che i suoi ingranaggi comincino a girare nel modo giusto.
Non sarò mai un individuo valido e utile per la società e all'interno di essa, sono e resterò un parassita fino a che il mio cuore batterà.
Non vedo l'ora che smetta.
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La guerra senza fine
Che spreco di tempo... e soldi... e vite.
(Ben Garrison già nel Dicembre 2022). Figuriamoci ora.
Segui ➡️ 🌐 t.me/ArsenaleKappa 🅰️ 💥💥
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Mi manco.
Quando mi perdo dietro inutili parole.
Quando mi infilo nella testa degli altri
per cercare di coglierne le ragioni.
Quando voglio compiacere per paura di un rifiuto.
Quando pronuncio un sì a denti stretti
mentre con tutto il fiato vorrei urlare no.
Mi manco quando spreco il mio tempo.
Quando mi perdo dietro i sogni degli altri
e trascuro i miei.
Quando covo rancore.
Mi manco quando giro intorno alle situazioni
e non affronto il problema.
Mi manco quando non ascolto il mio respiro
quando metto a tacere il mio intuito
quando non sorrido
quando non mi accetto
quando lascio che altri decidano per me.
Mi manco quando mi dimentico chi sono
e cosa voglio per me stessa
quando divento schiava di abitudini e compromessi.
Mi manco.
Allora torno a prendermi per mano.
E ricomincio a vivere.
- Margherita Roncone -
#margherita roncone#frasi#frasi belle#pensieri e parole#pensieri#pensando#quotes#frasi vere#citazioni#frasi tumblr#tumblr quotes
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“Il riposo non è ozio. E giacere qualche volta sull'erba in un giorno d'estate ascoltando il mormorio dell'acqua o guardando le nuvole fluttuare nel cielo, è difficilmente uno spreco di tempo.” John lubbock photo on Pinterest *********************** “Rest is not idleness. And to lie sometimes on the grass of a summer's day, listening to the ripple of the water, or watching the clouds float across the sky, is hardly a waste of time.” John lubbock photo on Pinterest
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 From the Empire
FLIGHT NIGHT - Capitolo 2
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
La Tristan, con una lunghezza di duecentocinquanta iarde e seicentomila piedi cubi di elio, era la terza nave volante più grande al mondo. La superavano solo la Midguard Gerange del Regno di Germania e la Charmaneau del regno di Francia. Ma la sua velocità massima di cento miglia all’ora generata dalle eliche a doppia inversione del diametro di 13 iarde, insieme al suo lussuoso servizio passeggeri mettevano la Tristan in una categoria a sè stante.
La nave passeggeri era il fiore all’occhiello dei cieli del Regno di Albione.
“Ecco Capitano” disse Jessica.
“Oh grazie cara. Pensa che piloto questo mostro solo per extra come questi” confessò il Capitano. Annusò il ricco aroma del caffè. Il vapore inumidì i suoi baffi perfettamente tagliati, tipici dei nobili di Albion.
“Avete del tempo libero non é vero?” commentò la ragazza.
“Soprattutto tranquillo. Abbiamo ancora sei ore fino a Roma” rispose il Capitano.
Il timoniere e l’ingegnere erano rilassati e di buon umore— segni sicuri di un viaggio tranquillo.
“Dov’è il Vice Capitano Roswell?” Chiese il Capitano.
Dickins, il navigatore, si guardò intorno nello stretto ponte di comando, verso il sedile vuoto accanto a quello del capitano. “Capitano, ho visto Roswell di sotto. Non si sentiva bene perciò si è preso una pausa”. Lo informò Dickins.
“Non mi sembrava tanto in forma nemmeno a Londinium” osservò il Capitano.
“Si tratta di qualcosa di fisico o di personale?” Chiese il signor Orson, il timoniere, alzando un sopracciglio.
“Probabilmente qualcosa che ha mangiato” disse Dickins facendo l’occhiolino “ Sua moglie è la donna più adorabile che conosco, però…”
Il piccolo equipaggio della Tristan poteva sembrare sotto staffato per una nave così grande, ma avevano tutto sotto controllo. La loro sicurezza avrebbe tranquillizzato anche il più pauroso dei passeggeri. Ed essa era ben riposta. Il sistema di auto pilota della Tristan, disegnato dal geniale ingegnere Catherine Lang, era il fiore all’occhiello della nave. La Tristan era controllata da un ‘computer’, una reliquia della civiltà passata. Per questo motivo per pilotarla serviva solo un decimo dell’equipaggio. Ed il suo design rivoluzionario era senza pari.
“Signor Orson, mi scusi credo che…” Jessica indicò uno dei pannelli di controllo “L’assetto sia leggermente sabgliato. Non dovrebbe correggerlo?” Chiese.
“Fammi vedere. Uh. É vero. Come lo sapevi?” si chiese Orson guardando attentamente il pannello di controllo ed aggiustando un pulsante. Il resto dell’equipaggio sembrava divertito.
“Perché non lascia il timone a Jessica?” Suggerì Dickins.
Il Capitano rise “Mi renderesti il lavoro molto più semplice.”
Jessica arrossí per l’imbarazzo. Si vergognò per aver corretto il signor Orson. “Sono solo una hostess” farfugliò.
“Ma avevi fatto richiesta a questa compagnia per essere timoniere, giusto? Che spreco. Perché non possono giudicare meglio il talento?” Si lamentò il Capitano.
Il Capitano Connelly era conosciuto per le sue idee progressiste. Voleva l’equipaggio migliore, senza far caso al genere. Sapeva che quel mestiere era troppo pericoloso perché le vecchie abitudini andassero ad ostacolare il miglior lavoro possibile. Età e genere non avevano posto nella sua analisi.
“Lo farò notare ai miei superiori la prossima volta” disse il Capitano.
“Grazie, ma non c’è bisogno che faccia questo per me” mormorò Jessica timidamente.
“È nostro compito quello di raccomandare le persone con un vero talento, Jessica”
Proprio in quel momento ritornò il Vice Capitano Roswell, con un viso estremamente pallido.
“Dov’era finito Roswell?” Chiese il navigatore “E chi è lui?”
C’era un uomo dietro Roswell. Roswell iniziò a balbettare una presentazione, ma l’uomo lo interruppe “Sono Alfredo, Duca di Meinz, del Regno di Germania”
Il Duca si inchinò in maniera eccessiva. Il cappotto che portava, una costosa giacca con cappuccio, era minuziosamente confezionato. Il suo giovane viso mostrava un ghigno malvagio. “Perdonate l’intrusione, ma ho detto al signor Roswell che ho una passione per le navi volanti. Dopo aver insistito un po’, si é offerto di portarmi a vedere il ponte di controllo” disse il Duca con voce suadente.
“Duca, mi spiace ma non le posso permettere di rimanere qui” disse il Capitano educatamente. Il suo tono gentile diventò un rimprovero quando si rivolse al Vice Comandante Roswell “Cosa le è saltato in mente Vice Comandante? Sa benissimo che le persone non autorizzate non possono salire qui!” Il Capitano era furioso.
“Signore, la prego non si arrabbi con lui. La colpa è mia” disse il Duca con voce piatta.
A Jessica non piacevano per nulla le maniere affettate del Duca. Invece di sembrare nobile o elegante, appariva volgare ed insolente.
Pensò a quanto fastidioso fosse quel ricco Duca, e quanto invece fosse stato gentile quel povero prete che aveva incontrato solo pochi minuti prima. Anche se non aveva soldi, sembrava molto più ricco nello spirito.
Ora che ci pensava, non le sembrava di ricordare che nessun nobile Germanico avesse prenotato un viaggio sulla Tristan quella notte.
“Le mie più sincere scuse, Duca, ma non possiamo autorizzarla a rimanere sul ponte di controllo. Sono sicuro che capirà.”
“Che peccato” disse il Duca “Mi sarebbe proprio piaciuto far schiantare questa bellezza contro qualcosa di grosso, sapete? Così, per gioco”.
Lo humor nero del Duca non fece presa sull’equipaggio. Specialmente sul Capitano Connnelly, che disse “Questa nave ha una funzione di auto-pilota. Anche se l’equipaggio cambiasse la rotta… Hey! Ma che sta facendo?” Chiese il Capitano, sbigottito.
Il Duca fece scivolare un piccolo disco di metallo dalla sua manica e lo fece cadere in uno slot sul pannello di controllo. Il capitano tentó di fermare il braccio del Duca ma era troppo tardi.
“Che cos’ha fatto? Cos’era quello?”
Dickins si alzò per protestare, ma improvvisamente lo schermo del suo display tremoló e si spense. Prima che potesse capire cosa stava succedendo, lo schermo venne invaso da del testo indecifrabile.
“Capitano, il computer sta negando l’accesso!” Urló Dickins.
“Che cos’ha fatto?!” Esclamò il Capitano.
In quel momento la nave si inclinò in avanti, come cadendo in picchiata.
“Le impostazioni per la nostra destinazione non sono cambiate ma l’altitudine è scesa a meno trecento! Se continuiamo così ci schianteremo su Roma!” Gridò il timoniere.
Un sorriso sottile si allargò sulle labbra del Duca. “È tutto qui? Cavoli è stato fin troppo facile! Questo bestione cadrá sulla testa dei quel maledetto Vaticano! Ahah!”
Dickins afferró il bavero del Duca e lo scrollò violentemente “Sei pazzo? Morirai anche tu!” Urlò.
“Non credo proprio, sporco Terran! Morire non è tra i miei piani” disse il Duca seccamente. Dietro quel sorriso compiaciuto si allungarono i bianchi canini appuntiti del Duca ”Sono un Methuselah! La morte non può toccarmi!”
“Un vampiro!” Sputò Dickins. Fece a malapena in tempo a proferire quella parola che la sua gola venne tagliata dal Duca ad una velocitá impossibile da vedere da un occhio umano. Soffocando nel suo stesso sangue, il navigatore urlò e poi cadde a terra.
Il sangue schizzò in tutto il ponte di comando. Ogni angolo della stanza si riempì di grida di terrore. Uno per uno, ogni membro dell’equipaggio cadde vittima delle azioni brutali del Duca.
Alla fine rimase soltanto Jessica, il colore scomparso dal suo viso.
“Bambolina finalmente siamo soli!” Il ghigno lascivo del Duca rivelò le sue zanne.
Il mondo di Jessica iniziò a vorticare senza controllo. Tutto l’equipaggio era morto? E che ne era stato del Vice Capitano Roswell? Lo vide sdraiato a terra vicino ai suoi piedi, il corpo senza la testa. Essa si trovava sul pannello di controllo, la sua faccia congelata in un grido eterno.
“Ahah quel tizio era veramente un idiota. Che bisogno c’è di tenere degli ostaggi quando puoi ucciderli, stuprarli e poi bere da loro?”
Jessica sentì un dolore lancinante al petto. Le dita di Alfredo le palparono il seno sotto il suo grembiule. Iniziò ad ansimare per il dolore, la paura e l’umiliazione.
“La smetta la prego….”
“Così mi fai eccitare ancora di più. Quando ci si nutre delle donne, tanto vale possederle prima, e poi leccare il sangue dalla loro gola!”
Le labbra del vampiro si incurvarono. Alfredo afferrò uno dei suoi seni con una mano, Jessica inarcò la schiena esattamente come si aspettava, e le sue zanne si allinearono perfettamente con il suo collo.
“No!” Jessica gridò nel momento in cui sentì un dolore acuto nel collo.
“Signorina Jessica, stavo pensando…” la voce gentile del prete giunse dal portellone aperto. “È contro i dettami della Chiesa accettare la generosità senza poterla ripagare. Quindi pensavo che forse potrei lavare i piatti o pulire i bagni o… Ma che sta succedendo?”
Il vampiro indietreggiò alla vista della veste del prete e sibilò: “Vaticano!” Una corda sottile uscì da sotto il suo mantello.
“Un Vampiro?!”
Abel scivolò per terra su una pozza di sangue, proprio nel momento in cui una lama trapassava l’aria sopra la sua testa.
BANG! Improvvisamente un colpo di pistola li sorprese tutti.
La pistola fissata al fianco di Abel si era staccata accidentalmente. La pallottola era rimbalzata contro la parete ed era andata a colpire una tubatura sul muro dietro Jessica. La tubatura si spezzò e il vapore bollente fuoruscito da essa ustionò il vampiro.
Il Duca lasciò andare Jessica coprendosi la faccia in preda al dolore. Evidentemente perfino gli occhi ed il viso di un vampiro erano sensibili al vapore bollente.
“Signorina Jessica, da questa parte!” Gridò Abel.
Il prete afferrò il gomito di Jessica e scapparono via. Lei si voltò indietro per vedere il vampiro accecato imprecare e distruggere le console.
“Sei morto, cane del Vaticano! Mi hai sentito? Ti tirerò fuori l’intestino e lo userò per strangolarti!”
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"È uno spreco di tempo vivere meglio quando non si ha nessuno di cui prendersi cura e nessuno che si prenda cura di noi."
L'estate che sciolse ogni cosa — Tiffany McDaniel
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non vedo la psichiatra da inizio giugno per mia scelta, la psicoterapia con lo psicologo l’ho interrotta mesi prima, ad aprile forse. ieri ho preso il telefono, ho digitato il numero, ho fatto un respiro profondo e ho chiamato la psichiatra per prendere appuntamento, mi ero detta che a settembre l’avrei fatto, sperando settembre non arrivasse mai. ma è arrivato e ho mantenuto la promessa che mi ero fatta mesi prima. non voglio tornare in quel posto, in quella stanza vuota dove devo parlare di me di fronte ad un’altra persona che neanche mi va poi così a genio. la cosa che mi spaventa di più è che tornare dalla psichiatra è solo il primo passo, ed è un passo davvero minuscolo in proporzione a tutti quelli che dovrò fare. il secondo passo sarà trovare uno psicologo, uno nuovo, perché con gli altri che ho provato non mi sono trovata benissimo, anche se, devo ammetterlo, ci mettevo del mio per far in modo che il percorso non andasse bene. so che devo trovarne uno, ma non mi sono data un limite di tempo per farlo, mi sono solo detta che prima o poi, che io lo voglia o no, dovrò affrontare anche questo.
dovrei fare, poi, altre mille cose. prima fra tutte, trovare un lavoro. lo sto cercando da un po’ ma non trovo niente che faccia per me o che abbia una paga decente e adeguata, non ne trovo uno che sia abbastanza vicino a casa mia da non rendere stressante anche il viaggio. devo anche considerare il fatto che le mie opzioni, al momento, sono estremamente limitate poiché esistono centinaia di lavori abbastanza comuni che si possono fare senza una laurea, ma io, per come sono fatta e per come sto mentalmente, non riuscirei a fare. mi fa stare male la consapevolezza di non essere in grado di fare una marea di cose che alle persone intorno a me risultano più semplici, mi fa stare male essere un limite per me stessa e mi fa stare male non riuscire a gestire niente di tutto ciò che è “normale”.
sto tentando di nascondermi dagli altri, di non far notare a nessuno quanto io stia ancora male, ma diventa ogni giorno più difficile far finta di niente. d’altra parte, però, è difficile anche mostrare il proprio dolore sapendo che gli altri non possono fare nulla di concreto per aiutarti, perché la tua risalita deve partire da te, altrimenti non sarà mai permanente.
le giornate sono tutte uguali, l’unica cosa che mi rende un minimo viva e meno vuota è trascorrerle con il mio cane. il tempo si è perso, scorre, so che continuerà a farlo indipendentemente da me, ma il mio orologio interno si è fermato a una tale ora di un tale giorno di tantissimi anni fa, e da allora ogni giornata è uguale alla precedente e alla successiva, ogni giornata è la stessa, ed è come se la mia vita fosse costituita da un’unica lunghissima giornata, infinita. sono mentalmente esausta, non reggo il peso di esistere.
sono sola in tutto questo. ogni tanto avrei bisogno di un abbraccio, di una carezza, di essere ascoltata e di essere amata propriamente. ma nel momento del bisogno non c’è mai stato nessuno di tutti quelli che dicevano ci sarebbero stati, nessuno ha mai mantenuto quella promessa. ora, quando mi trovo nel momento del bisogno, non spreco più le energie per chiamare qualcuno, perché ho imparato che è inutile, che la loro assenza non farà altro che alimentare il mio malessere, e così rimango sola e non ricevo quell’abbraccio di cui tanto ho bisogno. e mi pesa, mi pesa il cuore nel petto ogni volta che succede. tutta questa pesantezza mi stanca e mi fa venir voglia di scappare, ma dove? come?
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L’amore vero è un lusso raro.
I social network hanno rappresentato la rovina di molte donne. Sono stati la miccia, il guizzo finale che ha potuto permettere loro di sfoderare i peggiori istinti, le più gravi carenze. Quel costante bisogno di approvazione che permea la loro personalità, viene così incanalato in una sorta di spirale distruttiva basata sull’apparenza, sull’ostentazione, sul nudo o ancor peggio sulla volgarità. Vedo corpi in vetrina, vedo provocazione, vedo quel sottile filo che un tempo era la trasgressione, ed oggi è divenuta la normalità. A differenza di quanto, superficialmente, alcuni anonimi possano credere, io non sono qui per condannare. Vengo in pace, di fondo, giacché oramai ho già superato tutto. Nel senso che osservo il mondo da troppo tempo, ho già tratto le mie conclusioni, ed ho accettato tutto quel che mi si è palesato davanti. Ciò che chiedo è solo la verità, sempre, in ogni frangente. Ma la verità è molto spesso assai difficile da digerire, da mostrare, da predicare. Rifugiarsi in una bugia è estremamente più semplice, meno responsabile, più comodo. Vedete, a me di quello che fanno o non fanno le donne poco importa. Penso però a quanto sia bello avere la coscienza pulita, e a quanto troppe donne e uomini non l’abbiano. Bisogna parlare schiettamente ed onestamente: se sei fidanzata, non puoi fare storie su Instagram, quasi completamente nuda, e magari anche in pose ammiccanti. Semplicemente non puoi. Non puoi. Punto. Fidanzarsi (o addirittura sposarsi) è un impegno, un impegno serissimo, una responsabilità. Se vuoi essere libera di mostrarti in qualunque modo tu voglia, fallo. Ma non legarti esclusivamente a una singola persona. Fai come quelle che preferiscono avere amici “di letto”, semmai. Puoi fare quello che vuoi. Ma dal momento in cui ti prendi un impegno, sei tenuta a rispettarlo. Sarebbe troppo facile dire che quasi tutte le donne sono facili. Sarebbe una conclusione semplicistica che taglierebbe fuori delle variabili. Non posso affermare con certezza che sia sbagliata, ma sarebbe al contempo fuorviante. Quel che con questo testo voglio evidenziare, in realtà, è meramente il ruolo di certe reti sociali nell’esibizionismo di massa. Posso dire che è un peccato? Lo è. Certamente, quando non c’era Internet, v’erano altri modi per ottenere un consenso. Magari anche più subdoli, per carità. Ma oggi è tutto sbattuto in faccia, tutto mostrato davanti agli occhi. E a volte fa male constatare la realtà in modo così immediato, senza giri di parole, con la potenza delle immagini. Non penso a me, penso a tanti ragazzi in buona fede (logicamente non tutti lo sono, anzi) che si ritrovano accanto persone ambigue. E lo stesso vale a parti inverse. Internet rappresenta quell’inferno in cui da una parte ci nascondiamo, e dall’altra mostriamo ciò che dovremmo tenere per noi. O comunque per la persona che abbiamo accanto. Il risultato, care mie, è sempre lo stesso: tante coppie inutili, finte, sorrette dalla menzogna. Che spreco. L’amore vero è un lusso raro.
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