#siamo scimmie
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Per non ammettere Dio, il quale nella sua potenza può aver creato l’universo dal nulla e l’uomo dal fango già creato, prendete per vostra paternità quella di una bestia. Non vi accorgete di sminuirvi perché, pensatelo, una bestia per quanto sia perfetta, selezionata, migliorata, perfezionata nella forma e nell’istinto, e se volete anche nella formazione mentale, sarà sempre una bestia? Non ve ne accorgete? Questo depone sfavorevolmente rispetto al vostro orgoglio di pseudo superuomini. Ma se non ve ne accorgete, non sarò Io quello che spreca parole a rendervene accorti e convertiti dell’errore. Vi chiedo soltanto una cosa che, in tanti quali siete, non vi siete mai chiesta. E se mi potrete rispondere coi fatti non combatterò più questa vostra avvilente teoria. Se l’uomo è il derivato della scimmia, la quale per evoluzione progressiva è divenuta uomo, come mai in tanti anni che sostenete questa teoria non siete mai riusciti, neppure coi perfezionati strumenti e metodi di ora, a fare di una scimmia un uomo? Potevate di una coppia di scimmie intelligenti prendere i più intelligenti figli e poi i figli intelligenti di questi e così via. Avreste ormai molte generazioni di scimmie selezionate, istruite, curate dal più paziente e tenace e sagace metodo scientifico. Ma avreste sempre delle scimmie. Se mai vi fosse una mutazione, sarebbe questa: che le bestie sarebbero meno forti fisicamente delle prime e più viziose moralmente, poiché con tutti i vostri metodi e strumenti avreste distrutto quella perfezione scimmiesca che il Padre mio creò per questi quadrumani.
(Maria Valtorta)
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I sette colli di Kyoto
Convinti che dopo Nara si sarebbe camminato e faticato di meno, siamo andati al parco delle scimmie. Grosso errore. È su una montagna. Faceva anche più caldo e umido del giorno prima (vestiti estivi il 26 di ottobre). Anche oggi fiumana di turisti, specialmente nella foresta di bamboo. La parte migliore è stata perdersi salendo non abbiamo capito dove. Sempre meno turisti, quartieri residenziali silenziosi e ordinati. L'erede in delirio da Alberto Angela (QUANTI TEMPLI CI SONO ANCORA? VOGLIO VEDERLI TUTTI) e una iperattività che non accennava a cessare neppure mentre azzannava riso e fette di Kobe. Insomma una bella giornata anche questa non fosse per il piccolo imprevisto che descriveró nel prossimo post.
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In viaggio
Gran Canaria, Tenerife
Durante la mia vita non ho viaggiato molto e Tenerife é stato in assoluto uno dei miei viaggi preferiti. Durante questo anno ho avuto la possibilità di partecipare all’Erasmus mobility e questo mi ha dato la possibilità di viaggiare e scoprire nuove mete come questa bellissima isola. Il ricordo di questo viaggio non é legato esclusivamente a Tenerife come destinazione turistica ma piuttosto alle persone con cui ho passato questi giorni eccezionali, ovvero le mie amiche che ho conosciuto durante l’esperienza Erasmus. Durante questo viaggio ci siamo aperte a livello personale, ci siamo scoperte e messe a nudo completamente e questo é stato uno dei momenti più belli per me. É stata una vacanza piena di risate, tramonti e belle serate accompagnate dalla bellezza straordinaria dell’isola. Abbiamo ballato sotto le stelle, visto le scimmie, fatto un escursione sul Teide con il quad (con cui ho fatto accidentalmente un piccolo incidente, ma non cé stato alcun danno quindi ci siamo fatte tutte un grossissima risata insieme) e condiviso dei bellissimi momenti in cui mi sono sentita felice veramente e viva a livello completo. Le emozioni che mi ha fatto provare questo viaggio sono indimenticabili, come i momenti che ho vissuto…
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Faccio un nuovo post per risponderti, @biggestluca , altrimenti diventa ingestibile.
Sì, nulla da discutere sulle tue parole sacrosante, anche se sei un furbacchione a tirare in mezzo la Meloni e ti perdono :)
Battute a parte, ti tiro nuovamente sul mio tema perché, insisto, qui c'è veramente un qualcosa di più subdolo sotto.
Il caso di De Luca per me è emblematico perché, per quanto i suoi modi nella metà delle sue giornate siano da stronzo, e sì, diciamolo, anche fascista (ce la ricordiamo quella uscita sui tatuaggi?), il punto è che non arriva ai livelli di questo governo di scimmie male ammaestrate, ma ancora una volta, non voglio attaccare la Meloni, perché qui il punto non è quello.
Dove ho provato dei brividi fortissimi è stato (mentre farfugliavo delle risposte ed il cervello provava a immaginare altri scenari, tanto, in quella situazione, non riuscivo più ad usarlo decentemente, quindi sticazzi), quando mi son fatto queste due domande.
Facciamo l'ipotesi migliore di questo mondo, ovvero che De Luca è un po' come quel padre abbastanza severo e qualche volta stronzo che, a parte qualche sparata che potrebbe benissimo risparmiare, crede veramente che il suo sistema educativo sia fatto perché tu cresca come si deve, e tu, nonostante un giorno sì e un giorno no ti faccia girare i coglioni, alla fine ti fidi, perché è come se vedessi del "giusto" nel suo piano. Siamo nell'utopia, eh, lo ribadisco.
Le mie due domande sono:
quanti mandati io dovrò consegnare a De Luca, 10, 20, 50, prima che lui diventi quello che io speravo non diventasse mai?
e questa, che per me è stata drammatica, e mi ha tolto il sonno da quel giorno ad oggi: sarò in grado di accorgermene?
Quello che cerco di dire è che a me già questo scenario utopistico spaventa, ed è quello buono. Immagina poi a volerci mettere pelati di 100 anni fa, o quelli con la parrucca di oggi, lì ovviamente vinci a mani basse e le domande manco te le poni più.
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Siamo molto cortesi l’uno con l’altro,
diciamo che è bello incontrarsi dopo anni.
Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell’acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.
Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli già da tanto sono volati via dai nostri capelli.
Ci fermiamo a metà della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.
Wislawa Szymborska, Un incontro inatteso, da “Sale”, 1962
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Siamo sepolti dal peso dell’informazione che viene confusa con la conoscenza.
La quantità viene confusa con l’abbondanza, e l’opulenza con la felicità.
Siamo scimmie con soldi e fucili.
- Tom Waits -
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Siamo molto cortesi l'uno con l'altro,
diciamo che e' bello incontrarsi dopo anni.
Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell'acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.
Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli gia' da tanto sono volati via dai nostri capelli.
Ci fermiamo a metà della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi.
Wislawa Szymborska
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Mi chiedo ancora se raccontare sia "spingere” o “arretrare". Per me, narratore, e uomo, è domanda cruciale. Come e dove nasce la frizione che può diventare emozione, brivido, spostamento? Da quale “dinamica”? Da una danza, forse, che tra avanzare, fermarsi, lasciare lo spazio ad altro, se va bene crea qualcosa nello spazio tra me e il pubblico. Che sia la storia, l'incanto, il rapimento o chissà cosa. Quando poi di fronte ho bambini e ragazzi la domanda è ancora più cruciale. Le parole, il corpo, l'energia in scena "toccano". E' un potere. E come lo usi, per dire cosa, è domanda non da poco. Se poi "tocchi" le emozioni sono convinto che bisognerebbe farsene mille di domande. Questi giorni ho viaggiato anche con "Tarzan ragazzo selvaggio". E' uno spettacolo con un'energia particolare. Diverso dagli altri, su questo non ho dubbi. Si apre con una scena viva e selvaggia di scimmie che rincorrono le loro prede, senza sconti, e poi lentamente sposta la camera su un bambino perso che quelle scimmie trovano nella foresta. Eravamo a Lucca. Mi avvertono prima di entrare in scena, Teatro del Giglio, che la sala è piena fino in alto e che ci sono bambini di diverse età. Decido allora di uscire a sala accesa per parlare con tutti prima. Lo faccio a volte, per prendere un contatto, creare un tempo di decompressione tra la sistemazione dei ragazzi, gli scuolabus, le faccende delle maestre e la storia. Avanzo in proscenio. Il mormorio diminuisce. Mi basta uno sguardo e capisco che servirà una grande energia. Ecco. Con Tarzan, poi. Sì, ma per cosa: per "spingere o arretrare". La domanda è chiara e tra adulti BISOGNA farsela senza scandalizzarsi. E' una questione cardine nel rapporto di forza tra adulti e minori. Bisognerebbe guardarla davvero questa domanda e le maestre in classe perderebbero molto meno la voce e le energie. Tornando alla sala: è piena. Quattrocento, credo ragazzi e ragazze, fino in galleria. Una bambina sulla sinistra comincia a gridare. Accanto a lei ci sono due maestre. Capisco che sono le sue insegnanti di sostegno. La bambina grida ancora. Forte. Il mormorio si accende di nuovo, gli altri ridono si agitano, come si farà a fare buio e raccontare in silenzio?, è la domanda che si fanno tutti. Cosa accadrà con il buio del racconto? Parlo a quella bambina allora, alle sue maestre, a tutti dicendo che qualcuno ha bisogno di noi oggi, al mio tecnico dicendo che il buio lo faremo molto piano, e parlo parlo ancora dicendo che mi batte il cuore, che ci "sfioreremo" e poi, molto probabilmente, non ci vedremo mai più, senza nessuna promessa, e che nulla ci farà del male in questa storia, di questo mi assumo io la responsabilità e che per il resto non so cosa accadrà ma sarà bello se starete con me. Faccio silenzio. La bambina non grida più. Va tutto bene, dico alle maestre, che intanto si chiedono se portarla fuori o meno. Va tutto bene, dico ancora. Possiamo cominciare. Il mio tecnico, Ciccio, fa buio molto lentamente. Salgo sulla pedana. Invoco un vuoto. Questo lo so. Forse è una preghiera. Comincio a raccontare. Per i primi dieci minuti racconto solo e soltanto a quella bambina, solo a lei su quattrocento. Lei non urla. A poco a poco tutti siamo nella storia. A fine spettacolo si fa luce. La bambina schizza in piedi. Ha gli occhi azzurri, corre sotto il palco, mi viene incontro. Grazie, le dico. Grazie. Le prendo la mano. Lei mi accarezza il piede nudo. Sono commosso. La guardo andare via. "Spingere” o “arretrare"? E' domanda cruciale.
#narrazione#adulti#minori#tarzaragazzoselvaggio#teatrodelgiglio#teatroherberia#alcantarateatro#teatridibari
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Per carità, capisco che ci si abitui a una certa. Però non toglie che sia molto triste. Io capisco da dove arrivi questo istinto che hanno delle persone, però visto che non siamo scimmie e siamo dotati di logica e raziocinio potrebbero un attimo riflettere di piú. In ogni caso son felice del fatto che nonostante certi comportamenti tu non venga frenata dal condividere quel che senti di condividere
ma sincera, condivido ciò che voglio e scrivo ciò che voglio. non mi interessa cosa dicono gli altri, tanto tumblr è tinder 2.0
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Intitolare il tempo con ricordi, pensieri e parole
In effetti la cosa che più mi sorprende del tempo che scorre è come viene scandito costantemente dalla nostra mente. Esiste in effetti o quantomeno virtualmente un tempo in cui le cose passano e diventano altro, per convenzione quindi abbiamo creato secondi, ore, giorni, mesi, anni e decenni. Ma probabilmente nonostante esista un sistema di misurazione oggettivo tendiamo a ricordare gli eventi collegandoli ad un qualcosa che ci ha sconvolto la vita; un qualcosa di soggettivo. E quindi mi domando spesso come mai continuiamo a cercare l’oggettivo nella vita, se alla fine persino il tempo lo viviamo con un orologio puramente interno. La dilatazione del tempo esiste, ma non voglio parlarne in termini fisici, bensì nel modo in cui ci rapportiamo a quel preciso di istante di momento che stiamo vivendo. Viviamo di ricordi e di speranze, vivessimo di aria ed acqua probabilmente saremmo solo scimmie con emozioni molto meno invadenti e pensiero molto meno asfissianti: viviamo per il sogno che ci poniamo, viviamo per le persone che amiamo, per spendere il nostro tempo e ricordarlo col sorriso: per essere pianti l’ultimo giorno. Ma viviamo anche perchè ci viene imposto, e seguiamo dei binari che ci imponiamo ( la differenza è imponente ) . Eppure io credo ancora nella facoltà dell’essere umano di riuscire a vivere senza l’obbligo socio-morale di seguire ciò che si ritrova davanti ogni giorno sin da quando viene al mondo. Di recente ho fatto un passo indietro a quando qui, su questo sito e proprio su questo blog, condividevo con i miei primi sintomi di quella che poi è stata definita “Depressione” delle semplici GIF o frasi sporadiche di film di un chiaro stampo blu, triste insomma. Avevo soltanto 14 anni, ed a distanza di 10 anni mi torna in mente il bullismo vissuto, gli amici andati e i tanti fiumi di giudizi che mi hanno perseguitato. Talvolta mi stupisco perchè conosco perfettamente il motivo scatenante di tutta la mia infinita schiera di problemi, e so anche a chi ricollegarla. Incredibile ma vero, può accadere che delle scelte prese in tenera età possano creare una reazione a catena che ti porta a quasi 24 anni a stare in casa, isolato dal mondo a riflettere i motivi della tua esistenza. Io ricordo perfettamente l’istante in cui ho cambiato completamente la mia esistenza, e ci riesco perchè ricollego il tutto ad una determinata settimana, di un determinato mese, di un determinato anno oltre che a delle determinate persone. Ma è chiaro che non si può incolpare gli altri dei propri sbagli, così come non si può costantemente pensare al passato. Il motivo per cui ho fatto sì che si creasse una tale reazione a catena è stato proprio il mio rifiuto all’accettare le cose così come erano andate. Ero soltanto un ragazzino, e alla fine sino ai 22 anni ho continuato ad insistere nel non voler accettare la realtà che avevo provato a tessere per tanto tempo. Non ho accettato me stesso, non ho accettato che talvolta si può anche perdere. E così alla fine siamo qui, dopo un anno passato a riflettere in casa ho realizzato che non ho bisogno di nessuno oltre che di me stesso. Che il prossimo può anche non esistere nella mia vita, che non ho bisogno di nessuno, che sono l’artefice del mio destino, che il mio tempo lo scandisco come cazzo mi pare, che chi se ne è andato. o meglio, che chi non ha voluto provare a rimanere è solo uno dei tanti visi che a fine vita non ricorderò nemmeno. Ma soprattutto, ho realizzato che è bello voler stare da solo, e riuscire nella solitudine a trovare una piccola cerchia di persone che ti accettano per come sei. Magari saranno rapporti cangianti ancora una volta, ma di sicuro questa volta so che sono me stesso, e che il mio prezioso tempo lo sto condividendo e lo sto intitolando con nomi di persone che vogliono stare con me, non che al momento necessitano di me. Avrei voluto tanto capirlo qualche anno fa.
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Una delle esperienze più comuni dell'esistenza terrena, che facciamo cioè tutti e sempre di nuovo, è la sua pesantezza.
La vita molte volte, anche durante una stessa giornata, si fa pesante, e ci stanca da morire.
"Sono stanco di soffrire" (Salmo 109, 107), geme il salmista.
Sono stanco, siamo stanchi, perché portiamo un carico molto pesante.
Ma cos'è questo carico? Cosa è così pesante?
La nostra vita biologica è di per sé pesante?
Non mi pare, a meno che non sorgano problemi fisici di rilievo.
Allora sarà la nostra psiche ad essere pesante?
Sì, in un certo senso Io sono pesante, l'Io, il mio Io, il mio pensiero, i miei malintesi, rendono pesante a volte perfino le circostanze più favorevoli.
Diciamola così: ciò che rende pesante questo momento è il modo in cui Io lo penso, lo lo capisco, Io lo interpreto, e così ne faccio esperienza.
L'Io ordinario, l'Io che si crede separato e autosufficiente è il vero Peso, è il Piombo che ci porta giù, nell'abisso della nostra disperazione.
Sotto sotto, magari a livelli semiconsci, tutti noi sappiamo benissimo che è il nostro stesso Io, la nostra coscienza che rende pesante tutto ciò che tocca, e perciò ricerchiamo qualunque forma di sollievo, che ci liberi da questa zavorra mortale.
Ecco perché ci ubriachiamo, ci droghiamo, ci stordiamo nelle discoteche o nei rave, ci annichiliamo nel lavoro, nella frenesia di mille comunicazioni o relazioni sessuali, ci ammazziamo gli uni con gli altri, e così via.
E questa società al collasso offre molteplici compensazioni, sempre più "digitali" ovviamente, per aiutare gli umani a perdere momentaneamente il peso insopportabile del loro piccolo io.
Questa civiltà cioè da una parte alimenta la separazione più radicale dei piccoli io dentro i loro corpi mortali, rendendo la nostra vita di una pesantezza ormai indicibile, e poi ci offre infinite vie illusorie di fuga in realtà virtuali di ogni tipo, che somigliano sempre di più semplicemente a vizi.
Poi quegli stessi personaggi che notte e giorno insegnano a se stessi e a tutti i poveri malcapitati che noi umani siamo solo "scimmie nude", robot un po' goffi e presto da sostituire con Meccani più efficienti, bambocci inutili da ingannare, da indottrinare, da asservire e da sfruttare senza scrupoli, in nome di Potentati Oscuri; questi stessi Brutti Figuri si meravigliano che i giovani si ammazzino tra loro o si distruggano con l'alcol, la prostituzione, e lo stupro, invece di inebriarsi delle guerre e degli spettacoli molto edificanti che i Buoni propongono loro.
La buona notizia, cari amici, è che possiamo liberarci dal peso del nostro piccolo Io senza doverci ubriacare di soldi, di informazione malsana, o di pornografia, e senza nemmeno dover mettere un punto finale alla nostra vita con una bella pallottola in testa, come fecero Majakovskij, e tanti altri poeti del Novecento.
No, amici, possiamo alleggerirci in ogni momento, possiamo imparare a lasciare andare le gabbie del nostro piccolo io, possiamo cioè aprirci volontariamente alla Sfera Leggerissima del nostro Sé più interiore, e da lì riprendere il cammino.
Senza peso.
Con le ali ai piedi, come Hermes-Mercurio, il dio alchemico del più rapido passaggio.
Nei nostri Gruppi in fondo non facciamo altro che sperimentare questo mistero: il peso è solo un carico che possiamo mollare.
Perciò vi invito fraternamente ad iscrivervi (https://www.darsipace.it/iscriviti-ai-gruppi-darsi-pace/)
Ramana Maharshi, un grande mistico Hindu del XX secolo, diceva che l'essere umano sembra una persona che si affatica da morire tenendo su con le braccia due valigie pesantissime, senza rendersi conto di trovarsi su un treno.
Quelle valigie cioè le possiamo posare.
Anche adesso.
Depositare, e lasciarci portare
Dal vento.
Marco Guzzi
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
La terra è un pianeta del sistema solare che non so come si chiama, è tonda ma non troppo ed è composta da acqua che è bagnata ed è sia salata che noi chiamiamo mare sia non salata, insipida che noi chiamiamo laghi o fiumi. Poi ci sono i continenti che sono asciutti e ci abitano gli uomini, gli animali, le piante e gli alberi che sono più alti.
Noi uomini tantissimi secoli fa eravamo delle scimmie e abitavamo sugli alberi poi con una cosa chiamata "evoluzione" siamo scesi dagli alberi e abbiamo cominciato a camminare, cacciare e fare a botte tra di noi. Abitavamo in luoghi chiamati caverne ma erano scomode e allora abbiamo costruito le case. Costruisci di qua, costruisci di là abbiamo fatto le città che sono posti con molte case, dopo tante città qualcuno si messo in testa di comandare gli altri ed è diventato un re, poi non bastava è ci siamo inventati gli imperatori che prima non c'erano. Abbiamo inventato la ruota, la birra e la pizza, il fuoco no perché è capitato per caso.
Con tanti re che non avevano nulla da fare ci siamo ingegnati per fare le guerre, ci ammazzavamo l'uno con l'altro poi facevamo la pace e a volte ricominciavamo a menarci.
Dopo tantissimi anni e tantissime guerre abbiamo detto basta e abbiamo cominciato a vivere in pace piu o meno. Dopodiché in pace abbiamo inventato la coca cola e il porno che però diciamo di non guardare ma lo sanno tutti che lo guardiamo, poi un'altra invenzione dell'uomo è la religione, ed è fatta così : io ti dico che parlo con un tipo che si chiama dio ma tu non lo vedi ma è dappertutto e può fare tutto, tu se ci credi bene, se non ci credi non va bene perché poi dio si impermalosisce e si arrabbia e ti manda le cavallette.
Caro viaggiatore che vieni dallo spazio, non venire il sabato o la domenica perché siamo tutti al mare e non trovi parcheggio, vieni il venerdì e magari porta le paste che a noi ci piacciono.
Siamo umani.
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Ci rotoliamo in mezzo alle coperte come scimmie
Poi mi chiede perché faccio sesso alternativo
Dal vivo siamo meglio che in rubrica
Un gattino quando mi ti nascondi tra le dita
La furia di Orlando che spengo con la saliva
Mi spegni come la sativa
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È libero solo un Paese che fondi tutti i suoi principi, tutti i suoi Valori su Scienza ed Etica, e non sulle illazioni di ridicoli sciamani, ubriaconi, truffatori, che fanno riti su altari (Chiesa Cattolica), come l'Italia.
Non siamo un Paese Civile, ma una triste barzelletta, di cui possiamo solo vergognarci, perché siamo indietro migliaia di anni, colpa del cristianesimo, dal Progresso Umano.
Siamo governati da scimmie col crocifisso al collo, non da Persone.
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Siamo solo una specie evoluta di scimmie su un pianeta minore di una stella media. Ma siamo in grado di capire l'universo. Questo ci rende qualcosa di molto speciale.
|| Stephen Hawking
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Torna da me.
Puoi sorridere quando ti pare ma in cuor tuo non sarai mai felice senza di me al tuo fianco. Sei sempre sola anche se hai tutto il mondo ( di quelli che sono) che ti sorridono come scimmie.
Siamo in un pianeta degenerato di scimmie parlanti senza pelo .
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