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Intitolare il tempo con ricordi, pensieri e parole
In effetti la cosa che più mi sorprende del tempo che scorre è come viene scandito costantemente dalla nostra mente. Esiste in effetti o quantomeno virtualmente un tempo in cui le cose passano e diventano altro, per convenzione quindi abbiamo creato secondi, ore, giorni, mesi, anni e decenni. Ma probabilmente nonostante esista un sistema di misurazione oggettivo tendiamo a ricordare gli eventi collegandoli ad un qualcosa che ci ha sconvolto la vita; un qualcosa di soggettivo. E quindi mi domando spesso come mai continuiamo a cercare l’oggettivo nella vita, se alla fine persino il tempo lo viviamo con un orologio puramente interno. La dilatazione del tempo esiste, ma non voglio parlarne in termini fisici, bensì nel modo in cui ci rapportiamo a quel preciso di istante di momento che stiamo vivendo. Viviamo di ricordi e di speranze, vivessimo di aria ed acqua probabilmente saremmo solo scimmie con emozioni molto meno invadenti e pensiero molto meno asfissianti: viviamo per il sogno che ci poniamo, viviamo per le persone che amiamo, per spendere il nostro tempo e ricordarlo col sorriso: per essere pianti l’ultimo giorno. Ma viviamo anche perchè ci viene imposto, e seguiamo dei binari che ci imponiamo ( la differenza è imponente ) . Eppure io credo ancora nella facoltà dell’essere umano di riuscire a vivere senza l’obbligo socio-morale di seguire ciò che si ritrova davanti ogni giorno sin da quando viene al mondo. Di recente ho fatto un passo indietro a quando qui, su questo sito e proprio su questo blog, condividevo con i miei primi sintomi di quella che poi è stata definita “Depressione” delle semplici GIF o frasi sporadiche di film di un chiaro stampo blu, triste insomma. Avevo soltanto 14 anni, ed a distanza di 10 anni mi torna in mente il bullismo vissuto, gli amici andati e i tanti fiumi di giudizi che mi hanno perseguitato. Talvolta mi stupisco perchè conosco perfettamente il motivo scatenante di tutta la mia infinita schiera di problemi, e so anche a chi ricollegarla. Incredibile ma vero, può accadere che delle scelte prese in tenera età possano creare una reazione a catena che ti porta a quasi 24 anni a stare in casa, isolato dal mondo a riflettere i motivi della tua esistenza. Io ricordo perfettamente l’istante in cui ho cambiato completamente la mia esistenza, e ci riesco perchè ricollego il tutto ad una determinata settimana, di un determinato mese, di un determinato anno oltre che a delle determinate persone. Ma è chiaro che non si può incolpare gli altri dei propri sbagli, così come non si può costantemente pensare al passato. Il motivo per cui ho fatto sì che si creasse una tale reazione a catena è stato proprio il mio rifiuto all’accettare le cose così come erano andate. Ero soltanto un ragazzino, e alla fine sino ai 22 anni ho continuato ad insistere nel non voler accettare la realtà che avevo provato a tessere per tanto tempo. Non ho accettato me stesso, non ho accettato che talvolta si può anche perdere. E così alla fine siamo qui, dopo un anno passato a riflettere in casa ho realizzato che non ho bisogno di nessuno oltre che di me stesso. Che il prossimo può anche non esistere nella mia vita, che non ho bisogno di nessuno, che sono l’artefice del mio destino, che il mio tempo lo scandisco come cazzo mi pare, che chi se ne è andato. o meglio, che chi non ha voluto provare a rimanere è solo uno dei tanti visi che a fine vita non ricorderò nemmeno. Ma soprattutto, ho realizzato che è bello voler stare da solo, e riuscire nella solitudine a trovare una piccola cerchia di persone che ti accettano per come sei. Magari saranno rapporti cangianti ancora una volta, ma di sicuro questa volta so che sono me stesso, e che il mio prezioso tempo lo sto condividendo e lo sto intitolando con nomi di persone che vogliono stare con me, non che al momento necessitano di me. Avrei voluto tanto capirlo qualche anno fa.
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Sai, di te mi piaceva la speranza che intravedevo nei tuoi occhi ogni volta che sorridevi.
Eppure, l'ultima volta sei andata via piangendo.
È stata una lunga estate quella dello scorso anno, passata a cercare di identificare ogni micro azione tu facessi, come a cercare un segnale, un qualcosa che mi facesse capire se tu un giorno avresti potuto guardarmi con occhi diversi.
Ho cercato di entrare nel tuo mondo, nel tuo pazzesco e caotico ideale di realtà, perché tu ci credevi davvero. Ed io che ti guardavo?
Io ero lí a cercare di far ordine e archiviare un altro anno andato a puttane, a cercare di non palesare il mio esser distrutto dalla perdita del mio cane, e l'esser stato messo in disparte dai miei vecchi amici.
Era bello perché mi avevi contagiato, avevo anche io la benedetta speranza. La speranza di risentirti, di parlarti e di vederti ogni giorno avvicinarti sempre più a me, sperando poi di concludere quella vicinanza con le mie labbra e le tue combacianti.
Ma non era così che doveva andare evidentemente, perché l'ultima sera in cui abbiamo parlato le nostre labbra hanno solamente aperto e chiuso sé stesse, ed io ti ho gettato addosso ogni singola goccia del sentimento cumulato in 4 mesi.
Tu non hai retto, hai pianto e sei andata via.
Ed io!? Io ho riso. Tanto. Una di quelle finte risate che fai dopo una brutta notizia, giusto per non far vedere che ti senti distrutto.
È da quel giorno che ho preso la mia scelta.
Ho chiuso ogni singola porta che mi ritrovavo davanti.
Una, due, tre mandate.
È quasi un anno che sto chiuso in casa a pensare, e un po' mi sento solo.
Ma in fondo, non eri altro che un bel paio di occhi in cui speravo di specchiarmi e sentirmi amato.
Averti avuta accanto sarebbe stata la medicina a tutto quello che stavo vivendo, o almeno così mi ero illuso, ma la verità è sei semplicemente una ragazza come le altre, ed io un ragazzo che spera di trovare il suo posto nel mondo.
Grazie di avermi dato la definitiva speranza di sognare un giorno di non avere più bisogno di qualcuno per sentirmi completo.
Sono il ragazzo solo a cui va sempre male tutto, che tutti a un certo punto tralasciano, ma in fondo va bene così.
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However, you ruined the most important principle of this place. Equality. Everyone is equal while they play this game. Here, every player gets to play a fair game under the same conditions. These people suffer discrimination and inequality out in the world, and we’re giving them one last chance to fight fair and win. But you broke that principle.
SQUID GAME (2021) dir. Hwang Dong Hyuk
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