#sfoglio
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jpop you will be allowed to live another day, i guess
#le edizioni per moto hagio sono belle nulla da dire. poi spesso raccolte in volumi unici. prezzi umani. godo#prima o poi comprerò anche il clan dei poe siccome pure quello le scans online sono orribili e frammentarie#a#sta uscendo a cruel god reigns con questa collana ora. troppo lungo per comprarlo però lol ma lo sfoglio in fumetteria#la qualità della stampa è bella. le sue illustrazioni clamorose riescono a far superare la trama alla hanya yanagihara
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non seguo, ma ogni volta che passa sfoglio le foto, così passa continuamente.
e io sono così stanca e vorrei solo essere ricca, comprare una casa in mezzo al nulla e non lavorare mai più.
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Prima sono andata a casa di mia madre per prendere in prestito un trapano visto che il mio è in negozio (nb. Scopro che mia madre non ha più il trapano perché ho anche il suo in negozio. Perché? Che cazzo ne so).
Sono scesa al piano interrato e ho cominciato a cercare, cerca di qua, cerca di là, mi sono imbattuta nella scatola con i miei progetti dell'Università, la riapro sempre quando la vedo, sfoglio le prime cose, guardo i vari pezzi di poliplat, ma non arrivo mai al fondo, non voglio rovinarmi la sorpresa perché so che un giorno arriverò al fondo della scatola e penserò "seee vabbè e questo chi se lo ricorda?" oppure "ma quando mai ho fatto sta cosa" o probabilmente "che cacata" ma anche "geniale, che talento sprecato". Poi ho intravisto su un mobile una scatola con scritto "Camera vecchia C'houncazzodicasino". L'ho aperta e ho adorato tutto. I pochi cd originali che avevo, insieme alle varie compilation, la macchinetta portatile con cui facevo le foto in ogni momento ai miei amici, sempre, sempre, ad ogni occasione avevo quella macchinetta in borsa, un soprammobile in resina che raffigura un fungo del mondo degli gnomi con occhi e naso, un vecchio pass per maison et object, i quadernini e le moleskine dove prendevo appunti all'università di storia dell'Architettura (conservati gelosamente), il vecchio lettore mp3 e una scatolina con alcuni ricordi del nonno. Anche qui non sono arrivata al fondo della scatola. Volontariamente.
Quanto mi piacciono quelle cinque sei scatole piene di ricordi e cose che ho sparse per casa mia e casa di mia madre. Mi passano di mente o forse ci penso ogni giorno. Mi passano di mente e ci penso ogni giorno.
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In treno, ero un ragazzino, 13, massimo 14 anni. Andavo con mio zio da Venezia a Napoli, dove c’erano dei miei parenti e dove di solito passavo le estati. Viaggio lunghissimo, ricordo molta gente negli scompartimenti ed una rivista per adulti, “POP”. La sfoglio e mio zio impegnato a chiacchierare con altre persone tra lo scompartimento ed il corridoio non lo nota o fa finta di niente. Leggo un “racconto” di una ragazza che gioca a bigliardo e siccome perde deve fare l’amore con l’avversario. C’è poi la foto di lei nuda sdraiata sul bigliardo. Si vede solo il seno, le riviste hard non c’erano ancora. Mentre leggo il racconto vengo, senza toccarmi, in uno scompartimento di treno, in mezzo ad altra gente sconosciuta. La cosa, grazie alla vitalità e gli ormoni della gioventù si ripete più volte durante il viaggio.
che bello
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Mesi fa avevo mandato un messaggio ad un mutuals a cui non ho mai ricevuto risposta, quindi il mio cervello aveva ormai automaticamente assodato che questa persona mi odiasse, l'altro giorno totalmente a caso sfoglio le chat e vedo che questo messaggio in realtà non è mai stato inviato, quindi per come stanno le cose o è andato in autocombustione perché questa è un'app di merda, o sono semplicemente pazzo
La prima opzione non esclude necessariamente la seconda comunque
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Mi piace leggere le vite dei santi perché trovo siano la perfetta unione di horror e fantasia. In particolare, fatta eccezione per san Lorenzo e san Sebastiano, amo le vite delle sante, che sono sempre assurde. Riconducibili (e vorrei vedere) ai miti greci, queste donne, quando non psicolabili, molto spesso subivano l'ira di dio e degli uomini per colpe di altri. Espiavano peccati non propri. Si ribellavano. Morivano male. Diventavano sante.
A Palermo ho comprato un libro molto bello. Sante ragazze, di Ljubiza Mezzatesta, (cercatela) una donna fantastica, ingarellata sull'agiografia femminile. Lo sfoglio spesso, confronto le informazioni con quelle che conosco io, imparo nuove cose e leggo dei pezzi alle mie gatte che non comprendono moltissimo di quello che dico; così ho pensato di leggere per chi mi ascolta, il che, per il lavoro che faccio, è davvero una cosa buffa e a parti invertite, ma tant'è. Ho problemi con le erre e all'inizio del pezzo ce ne sono tantissime. Ho problemi con il respiro, perché fumo e non sono abituata a leggere ad alta voce. Ho problemi proprio nella gestione della mia voce, ma mi sono divertita tantissimo e sento di avere un futuro nei podcastahahahahah.
Evviva Santa Lucia. (l'immagine è Santa Lucia, sempre di Ljubiza Mezzatesta)
#sto post durerà pochissimo#perché già mi vergogno#ma sono cose che devo fare#santa lucia#Ljubiza Mezzatesta
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La seconda: non chiedermelo più
Anche la tua, di bellezza, è una cosa irraggiungibile. Se ci penso mi ricorda una foto di dieci anni fa di un palazzo che è stato demolito ieri, o sentire casualmente per strada un odore del passato, ma inafferrabile, impossibile da collocare con precisione.
Anche se non ci parliamo più, e forse ti ricordi ogni tanto di me solo mentre spingi il pesantissimo cancello di casa tua, o nei pochi momenti in cui sposti i mobili della tua camera; io ricordo ogni giorno i tratti della tua bellezza. Nitidi, trasparenti: come se li avessi qui davanti in questo momento.
Sdraiata a letto hai in mano una bottiglia d’acqua quasi vuota, poi sei su un treno davanti a me, con una gonna lunghissima in piena estate. Mi dai un biglietto della metropolitana, ci vediamo a colazione, piangi perché hai perso un aereo, ridi con le stesse frasi di una canzone che ripetiamo allo sfinimento. Prendi un ascensore e per un attimo dimentichi il mio piano, ti nascondi in un bosco pieno di conigli, l’anno scorso mi hai detto che vuoi imparare a lavorare il legno.
Sfoglio distrattamente le migliaia di foto salvate sull’iPhone, e nella scheda Persone c’è un cerchio con dentro il tuo viso, e sotto un punto interrogativo. Dai un nome a questa persona?, mi chiede un sistema operativo pensato tanti anni fa in California. No, gli dico, perché dare un nome alle cose le rende reali, e tu non hai più niente a che fare con le mie mattine o le notti in cui non dormo. E mi sento così forte durante questa breve presa di posizione, mi sento così forte che tutti i pezzi mancanti della vita sembrano rimettersi al loro posto, prima di distruggersi di nuovo.
L’ennesimo rifiuto porta il telefono a darmi una via d’uscita, propormi il perfetto manuale della mia salvezza momentanea (è stanco pure lui di assistere a tutto questo): non chiedermelo più. Basta un tocco ed è tutto finito, il tuo viso sparisce, e la tua bellezza senza fine diventa concreta come tutte le cose che si possono dimenticare.
Va bene: domani lo faccio.
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Sono sul tetto di casa, godendomi un sole gentile in un sabato dedicato alla lentezza, in uno spazio aperto, circondato dal silenzio del vento, dalle fusa del mio gatto che si accoccola sulle mie braccia scoperte e dagli alberi del buon respiro. Ho portato con me una raccolta di poesie della Gualtieri per leggerla ad alta voce, lasciando che le parole si facciano trasportare dal vento. Sfoglio una pagina a caso e trovo una poesia che parla di febbraio. Ecco i momenti ideali della vita: quelle dolci carezze che arrivano in modo misterioso, portando un sorriso e una sensazione di armonia.
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Come li scegli i libri da leggere?
ovviamente non ho un unico metodo. devo dire che sono abbastanza imprevedibile perché ascolto molto il mio istinto. leggo principalmente sul kindle, però adoro fare delle passeggiate frequenti in libreria per scoprire nuovi libri. sono molto superficiale, mi lascio catturare innanzitutto dalla copertina. per questo motivo ho letto polveri sottili di nativo (a cui credo piacerebbe moltissimo essere rooney, e infatti un suo racconto è stato pubblicato sulla rivista letteraria della scrittrice) e alma di manzon (bellissimo).
poi ecco, nei momenti di noia giro per le riviste online, i blog letterari e così via, mi appunto titoli, faccio screen alle copertine o scarico anteprime di libri sul kindle (ne ho oltre 200). quando sto per finire un libro inizio a cercare il titolo seguente tra tutte queste cose qua. magari sfoglio anche i libri già acquistati e non ancora iniziati (circa una quarantina). inoltre mi piace essere aggiornato sulle nuove uscite (per questo ho letto il romanzo di bisio, evitate) o recuperare i classici (perché ho iniziato a leggere molto tardi).
ti fai tutta una rete tua di libri che vorresti leggere e poi un’amica ti dice leggi questo libro qua, e così hai un nuovo titolo che vuoi anzi devi leggere, a cui fai superare tutta la fila perché la tua amica ti conosce bene e quindi sei curioso.
il problema per così dire è che a me piace leggere di tutto. a dicembre ho letto così a caso mala roma criminale di fagnani (un po’ caotico). tra i libri comprati ho il libro nero del vaticano di nuzzi, hidden valley road di kolker, ma ho anche i sorrisi non fanno rumore di tesio (perché sono innamorato della copertina, non voglio sapere di cosa parla) o petrolio di pasolini.
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Stasera appena staccato dal lavoro decido di non tornare a casa e passare per la libreria della mia città, ho bisogno di un po’ di leggerezza dopo una giornata decisamente pesante come questa. Entro in negozio e mi fiondo sulla sezione “romanzi rosa” tentando di cercare un libro che non avessi già letto (visto che li ho praticamente divorati quasi tutti).
Mentre sono accovacciata, intenta a leggere la trama di un libro, fanno capolino accanto a me un paio di stivali neri, sono di una ragazza che spulcia lo scaffale: ha i piedi puntati verso l’interno, le mani in tasca e il suo sguardo curioso tradisce la sua apparente timidezza.
Io passo un po’ di tempo a sfogliare i vari libri e noto che lei torna spesso a curiosare tra gli stessi romanzi che sfoglio io, finché non prende in mano un libro: “Magnolia Parks”. Incuriosita, decido di prenderlo anch’io e di capire cosa l’abbia colpita di quel romanzo tanto da tenerselo subito stretto al petto.
Le dico che ha colpito anche me il libro che ha preso e che ho tutta l’intenzione di leggerlo anch’io, lei mi guarda e mi sorride e mi dice che le piacciono le storie che sanno toccare il cuore e da lì mi racconta dei suoi romanzi preferiti, del suo fidanzato (anche lui appassionato di letture rosa), del suo lavoro stressante e di come le piaccia leggere sul treno.
Dopo un po’ mi chiede che lavoro faccio, io le dico che sono una psicologa e lei subito sgrana gli occhi dicendomi che era da tempo che pensava di andare in terapia e che le farebbe piacere iniziare con me. Ci scambiamo i contatti e lei tutta contenta mi dice che non si aspettava di trovare una sorpresa come me in questa serata di dicembre, io le rispondo che sono dell’idea che nulla accada per caso e che forse, semplicemente, questo era il momento giusto. Lei mi stringe la mano, non fa che sorridere e il mio cuore ancora una volta si meraviglia di quanto la vita, a volte, possa essere sorprendente.
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Ci si può lasciare con amore. Qualche ora fa, #TizianoFerro ha pubblicato un post che dovrebbe ricordare a tutti che anche i matrimoni finiscono e che tutto prima o poi si trasforma, per bontà, per capacità o semplicemente perché la vita ci restituisce poi sempre a noi stessi e sempre un po’ più interi. Una carezza Tiziano alla tua bella famiglia, alla tua ricostruzione e ai tuoi bimbi.
Tiziana
“~T & V~
𝟐𝟓/𝟔/𝟏𝟗 ✺ 𝟏𝟓/𝟑/𝟐𝟒
È andata così.
E preferisco raccontarvelo io, come ho fatto con tutti i miei amici, prima che possa trapelare e diventare l’ennesimo pettegolezzo sterile.
La nostra storia è ufficialmente conclusa.
Non è la fine del mondo.
Non è un massacro.
Non è un fallimento, se non lo vogliamo.
È un lutto: si passa attraverso il dolore, ma poi il dolore passa.
E diventa un dono, esperienza, saggezza.
Per ora, speranza.
Quindi grazie vita!
Grazie Dio.
Grazie amici miei.
Grazie a chi mi ha salvato sul ciglio del burrone.
Grazie a chi ha abbandonato la nave mentre affondava.
Grazie cucciolotti miei, donatori di vita eterna.
…grazie Vic.
Sfoglio l’ultima pagina, mentre mi accorgo che sto già scrivendo un capitolo nuovo.
Quindi sorrido: buona ricostruzione, Tiziano!”
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Mi infilo nei tuoi pensieri
sfoglio le emozioni una ad una senza regole dentro i risvolti dissimulati che lentamente si mostrano
li sento restituiti senza nessun sollievo alle lacrime luccicanti che ti incidono
in quel lento supplizio che strozza
in quel liquido senza suono
Il tuo sentire di donna.
A.
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Ho comprato un libro usato dal venditore online Asino d'Oro: la Guida alla lettura di Leopardi, di Vincenzo Guarracino, l'autore che mi ha contattato per chiedermi il permesso di usare due miei pensieri per la compilazione di un Dizionario Leopardiano.
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Il volume è in buone condizioni, pari al nuovo se non fosse per le pagine ingiallite; sembra non sia neppure stato letto, ed è dotato di una sovraccoperta in plastica trasparente applicata con la massima cura.
Sapete quanto io abbia bisogno di credere nell'Essere, a causa della mia spinta idealistica, e quanto in ciò sia frenata dal mio razionalismo e scetticismo congenito (e che non ho intenzione di combattere).
Da più giorni sentivo una voce, in eloquio interiore, che mi diceva: "Pezzetto di carta, troverai un pezzetto di carta..."
Leopardi, sei tu?
S��.
Troverò un pezzetto di carta per strada? Con tutta la monnezza che ci sta a Palermo, capirai!...
No, nel libro che riceverai. È un mio messaggio.
Ah, mi hai fatto una dedica? Che gentile.
Non con la mia grafia, ma proviene da me, ed è per te, per farti credere.
Certo, certo. Gentilissimo.
Arriva il libro, lo tengo confezionato in ripostiglio per due giorni, non sono motivata a sconfezionarlo perché ho già altre letture che mi avvincono, ma mentre leggo altro, sento quella voce:
"Stai tenendo nel ripostiglio il mio messaggio per te. Non avere paura, apri la confezione, sfoglia il libro, guarda..."
Leopardi, non illudermi tanto oltre, perché poi la disillusione sarà amara.
Sorride: "Nessuna disillusione, il pezzetto di carta è nel libro, lo vedo."
Sì sì, va bene, però lo farò domani, perché adesso sto riposando, vedi?
Vedo che giaci a letto, ma che non riposi. (Stavo leggendo delle trascrizioni di sedute medianiche, dannandomi per l'incongruenza con la verità scientifica di alcune affermazioni da parte di spiriti disincarnati, la quale mi faceva pensare, come al solito, che le religioni sono una mera auto-illusione umana.)
Eh, non facciamo tanto i pignoli, ti ho detto domani.
L'indomani, ovvero oggi, taglio l'involucro in cui è avvolto il libro, sfoglio quest'ultimo, mi compiaccio per le sue buone condizioni; sono felice della corposità del volume, mi riprometto di leggerne poche pagine al giorno, per farmelo durare tanto; penso: "Mi farà compagnia per almeno sei mesi. Ottimo! Tra questo e il saggio della Marcon che mi arriverà oggi, avrò letture leopardiane per quasi un anno." Non penso alla sciocchezza del messaggio sul pezzetto di carta... Sfoglio, sfoglio... Poi, tra le pagine ingiallite, precisamente quelle in cui si parla del Dialogo di un fisico e di un metafisico, vedo un pezzetto di carta... Stampato su entrambi i lati.
È una frase evangelica di Luca. Sul retro, un commento ad essa. Il pezzetto di carta probabilmente è stato stralciato da un'agenda: si legge l'anno, 2014, e il santo del giorno, San Carlo Borromeo.
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Leopardi mi invita spesso a credere in Dio, a volte anche con un filo di severità, per avvisarmi che non si tratta di uno scherzo, ma di una questione di estrema importanza. La stessa severità ritrovo in questo messaggio rinvenuto fra le pagine di un libro usato, ultima copia disponibile presso un rivenditore che ho scelto a caso.
#diario#pensieri#scrittura#letture#guida alla lettura di leopardi#libri usati#martedì 4 novembre#vincenzo guarracino#manuali#oscar mondadori
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mentre sfoglio le pagine del mio romanzo, i miei occhi si perdono tra le parole, mentre tu, con lo sguardo fisso su di me, mi accarezzi dolcemente i capelli.
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Sfoglio e ricordo, immagini di luoghi ancestrali. Posti scolpiti nell'animo.
Solletico dell'anima del bimbo che fu.
Riecheggiano ancora argentee risate di bambini che scalinate di pietra solcavano scorrazzando.
Odor di fumo di ritti comignoli.
Fruscio di foglie, voce di vento, che giovani cuori ha consolato.
Suoni, odori, sensazioni, si spandono su muri che parlano di storia.
Nell'animo cassetti che rinchiuso han tanti momenti.
Momenti che son caldo crogiolo per anima triste.
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Volevo dirti
che non sempre
riesco a capirti gli occhi
a volte penso che tu negli occhi
c'hai troppe cose
tu c'hai troppe cose all'interno
sembra come se la vita
a te
ti entra così dentro
che negli occhi
si può vedere tutto quello
che vado cercando da anni e anni
e ci ritrovo le cose che ho perso
e ci vedo i posti che vorrei visitare
che io nei tuoi occhi
ci vedo la voglia del mare
le onde appena nate
ci vedo una vacanza
la tesi da finire
un lavoro da cercare
e una bicicletta con il cestello
un'estate forte
e un bacio mancato
qualcosa di Napoli ci vedo io
e un saggio di danza,
vedo tutte queste cose
in un solo tuo sguardo
volevo dirti
che non sempre
riesco a leggerti negli occhi
che tu negli occhi
c'hai un sacco di libri
un sacco di pagine
e io sfoglio e metto il mio cuore
come segna libro, come sogna libro
e leggo un saggio
un bestseller degli anni 90
e un libro di cucina
dove spiega esattamente
come fare una torta perfetta
io nei tuoi occhi ci vedo troppe cose,
ci vedo un campo di fiori
tanti tanti fiori, fiori a non finire
tutti da accudire
e da proteggere per le prossime primavere
e non lo so
non lo so se tra noi
potrà mai nascere qualcosa
io comunque
nel dubbio
ho iniziato ad annaffiare.
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Gio Evan
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