#sentimento dell'acqua
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monologhidiunamarea · 5 months ago
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Sono tornata ora da una nuotata al largo , sono andata dove non avevo anima viva vicino, mi sono messa a fare la stella come ho sempre amato fare . Le giornate solitarie sono sempre più le mie preferite, non sentire i suono della mia voce per ore ma parlare con me stessa di continuo nella mia testa. Il mare mi abita ed io abito il mare. Nel silenzio con solo il rumore del movimento dell'acqua intorno, un dolce cullare che aiuta a scendere nei miei abissi , dove qualche pensiero mi stringe altri mi soffocano. Adesso a riva con il rumore dell'onda che accarezza le pietre ed insieme la mia pelle. L'orizzonte che non smetto di osservare ad ogni vela un sorriso malinconico. Quasi un anno. L ironia è che nonostante il tempo passato il mio sentimento è più vivo che mai.
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donaruz · 11 months ago
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Federico Garcia Lorca
Pioggia
La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
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susieporta · 3 months ago
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Quando la mente non mente più
La mente, intesa come il Pensare, è la manifestazione più alta dell'essere umano. Con la Parola diamo il nome alle cose, eleviamo alla piena coscienza il mondo confuso e irrazionale del sentimento che possiamo finalmente imparare a guidare verso la più alta nobilitazione. Con il pensare forgiato dall'incontro con la volontà, il sentire sale alle vette sublimi della conoscenza, così che il mondo con le sue manifestazioni diventa il campo della spiritualizzazione della materia, da noi operata per moto nostro, per atto libero.
È proprio quando il pensare coglie le leggi in cui spirito e materia interagiscono che possiamo finalmente fare un salto in avanti nella nostra evoluzione, ma finché non diamo un "nome" alle cose vedendo le forze che agiscono restiamo come bestie emozionali. Senza parole i nostri sentimenti sono soltanto grida e pianti, sono come disarticolati versi animali, grugniti, sibili, ansimi. Immaginate di aver sete e non poterlo dire... quali sforzi dovreste fare per farvi capire da chi può darvi dell'acqua: che ne fate del sentire senza il pensare? Rendere umani i sentimenti è poterli dire, dargli un nome significa elevarli, strapparli dal grugnito animale: tutta l'arte poetica nasce per questo.
Per elevarci dalla condizione di bestie abbiamo il Verbo, la Parola che sta al principio di tutte le cose, ed essa si esprime nel pensare. Nel pensare vediamo il Sole, nel volere vediamo la Terra, nel sentire vediamo la Luna: nostro compito è di fare muovere - in noi e fuori di noi - Sole, Luna e Terra nei loro reciproci rapporti esatti, in armonia, facendo fare ad ogni "forza" (le realtà cosmiche sono infatti forze ed esseri spirituali che si manifestano sul piano fisico) il ruolo che per natura le compete. Basta osservare gli astri citati per sapere cosa fare, mentre il "come" può darcelo solo un insegnamento che riconosca i dati della realtà e ne sappia trarre le leggi spirituali ad essi sottesi.
Beato chi sa "dare un nome" al suo movimento interiore e lo sa esprimere per donarlo ad altri cercatori. Beato chi sa fertilizzare la vita sulla Terra con il giusto cosmico fluire del Sole e della Luna. Beato chi usa la mente (così essa non mente affatto) con la volontà, chi afferra le due correnti, una che dal basso sale, l'altra che dall'alto scende (volere e pensare) e le forgia nel cuore e così illumina il suo sentimento, portando a manifestazione la forza che trasforma le oscurità nella luce della coscienza e il dolore nei moti e nelle azioni dell'amore.
Matteo Gazzolo
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messaggioinbottiglia · 2 months ago
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Mattino
Un carminio acceso si riflette sulla superficie dell'acqua: ha la forma di foglie che, a breve, cadranno addosso al loro destino. Il rosso �� simbolo di una stagione oramai florida e decadentemente elegante. Come tutte le domeniche cammino verso Turro e mi soffermo sulle minuzie che imperlano la passeggiata. Il solito anziano gioca a tennis contro uno dei muri del parco. Ascolto una playlist di canzoni note e faccio attenzione a non sostare troppo all'interno dei pensieri. Eppure non riesco a soffocarne completamente il canto.
Non è l’amore a distruggere il mio spirito, rifletto, ma l'attrazione.
L'attrazione ha braccia lunghe e sottilissime. Tramite tali propaggini, che in tutto e per tutto ricordano dei rami rinsecchiti, essa afferra il corpo e ne spreme i succhi. È un’emozione crudele perché vuota e genitrice di speranza. Grazie al desiderio alimenta visioni impossibili e dolci farse.
Sento su di me gli occhi di L; i suoi occhi, scuri e temibili, sanno scrutare l’animo. Non riesco a incrociarli. Perché mi guardano? Perché mi cercano quando siamo in ambulatorio? Cosa vogliono da me? Qualche volta in sogno ho rievocato la sua chioma corvina e il suo flessuoso contorno. Le sue caratteristiche, insieme, mi hanno spinto a un passo dal precipizio dell’infatuazione.
Ma io non voglio cedere all’attrazione. Non voglio essere agguantato dalle sue braccia lunghe e sottilissime, né trafitto da ardimentosi turbamenti. Al costo di bollire di rabbia e dissanguarmi per tenere ferite, gradirei piuttosto che L m’ignorasse. Che sparisse. Oppure che, in modo diretto e subitaneo, mi uccidesse.
Arrivo al bar con lo stomaco che brontola; comincia a piovere. In questa età di dettagli e di tuffi nella forma delle cose, decido di preferire al sentimento la noia e l’abnegazione.
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 39. Un pizzico di incoscienza
C'era un bel sole quel pomeriggio. Ante aveva deciso di portare Corinna al mare, dopo la mattinata passata a fare fisioterapia e allenamento. Se avessero avuto più tempo avrebbe preso un motoscafo e l'avrebbe portata a fare un giro in mare aperto, magari avrebbero pranzato su uno dei tanti isolotti disseminati lungo la costa. Ma aveva deciso di portarla in un posto altrettanto bello, non facile da raggiungere.
Si inerpicarono su un promontorio, imboccando un sentiero che iniziava a scendere sulla costa, tra la vegetazione rigogliosa. Corinna era radiosa. Più la guardava e più sembrava perfetta immersa in quella natura aspra e ruvida, ma piena di sentimento, poetica, stupefacente.
Non ci si abituava mai a tutta quella bellezza, lui non si abituava mai alla bellezza di Corinna. Ogni giorno gli sembrava di vederla per la prima volta, ogni giorno sembrava scoprire particolari meravigliosi. Come quella mattina, quando si era alzato e non l'aveva trovata nel letto ma in cucina con sua madre. Cercavano di comunicare a gesti ed erano così buffe, ma quell'immagine gli aveva scaldato il cuore al pari di come glielo scaldava il sorriso di Corinna. Lei gli aveva preparato la colazione con l'aiuto di sua madre e lo aveva sgridato per essersi alzato, perché avrebbe voluto portargliela a letto.
Anche lui avrebbe voluto portarla a letto e baciarla, e toccarla, e amarla lentamente. Corinna era felice, felice come non l'aveva mai vista. E anche lui era felice.
Sbucarono su un'altura. Da lì la distesa azzurra scintillava sotto ai raggi del sole, l'acqua cristallina era increspata dalla brezza leggera.
Corinna si riempì i polmoni di aria salmastra. «È meraviglioso.»
«Già.» Ante la prese per mano e la guidò verso una scala ricavata nella roccia, fino ad arrivare al limitare dell'acqua. Corinna si accovacciò per bagnarsi le dita.
«Deve essere bellissimo d'estate fare il bagno qui.»
«Perché aspettare l'estate? Facciamolo adesso un bagno.» Ante si tolse le scarpe.
«Scherzi?»
«No. Siamo qui adesso... l'acqua è bellissima, tu hai voglia di fare il bagno, facciamolo. Anzi, ho un'idea migliore. Buttiamoci da lì sopra.»
Corinna sollevò lo sguardo verso il costone roccioso che le stava indicando Ante. Rimase a bocca aperta, forse credendo che lui non dicesse sul serio. Invece lui era serissimo e per di più vedeva che oltre l'apparente timore anche lei era entusiasmata dall'idea.
«Sei pazzo.»
Ante allungò la mano verso di lei, il palmo rivolto verso l'alto in attesa. «Ti fidi di me?»
Corinna ebbe solo un attimo di esitazione, poi gli strinse la mano e insieme si arrampicarono sulla roccia, dal lato opposto rispetto a quello da cui erano arrivati. Non era altissimo, forse tre metri, e l'acqua sotto di loro era calma e placida, azzurro chiaro, li chiamava ammaliandoli con la sua bellezza.
Ante intrecciò le dita a quelle di Corinna. «Ti tengo.»
Si guardarono negli occhi. Ante leggeva nelle iridi marroni di Corinna una completa fiducia nei suoi confronti e una connessione senza pari, una connessione di intenti, di desideri. In quel momento, Corinna avrebbe assecondato tutte le sue follie e lui avrebbe fatto lo stesso. D'altronde era già successo, aveva assecondato la sua effrazione al giardino chiuso al pubblico a Milano. Ed era stato bellissimo.
Corinna lanciò un urletto quando i piedi si staccarono dal suolo. L'impatto con l'acqua fredda non fu così traumatico, ma li fece staccare. Ante sbucò fuori per primo e prese un bel respiro. Osservò Corinna uscire dall'acqua e ridere.
«È freddissima.» Si scostò i capelli bagnati dal volto e si avvinghiò a lui. «Ante, è stato pazzesco!»
Lui la strinse, tremava tutta e non riusciva a smettere di sorridere. «Sapevo che ti sarebbe piaciuto.»
«Voglio rifarlo.»
Sgusciò via dal suo abbraccio e nuotò verso la parte rocciosa che emergeva dall'acqua. Ante la seguì, disorientato e divertito dalla reazione di Corinna. «Aspetta!» le disse, ma lei cominciava già ad arrampicarsi per raggiungere lo spiazzo dal quale si erano gettati poco prima.
Lo aspettò in cima, i vestiti grondavano acqua e avevano formato una piccola pozza ai suoi piedi, si teneva le mani strette al corpo, infreddolita ma ancora desiderosa di sentire l'adrenalina di quei pochi secondi di vuoto, di percepire la forza di gravità attrarla verso il basso a una velocità crescente. E poi l'impatto con l'acqua, una spirale che li avrebbe risucchiati verso il fondo e poi spinti fuori.
Corinna gli prese la mano. «Sei pronto?»
Ante annuì. Pochi secondi, il vento sulla pelle bagnata lo fece rabbrividire, poi l'acqua li accolse di nuovo. Corinna lo baciò con trasporto, per poi aprire gli occhi e fissarlo. «Hai gli occhi dello stesso colore del mare.»
Lui sorrise. «Vuoi farne un altro?» Passò la lingua sulle labbra di lei, che scosse la testa e aprì la bocca per far sì che le loro lingue si incontrassero.
Uscirono, adagiandosi sulla roccia riscaldata dal sole. Si tolse i vestiti e li tolse anche a lei. Corinna si accoccolò al sole, la pelle bianca e delicata sembrava luminosa e eterea sotto i raggi caldi. Ante le accarezzò le gambe, baciandola sulla bocca, sul collo e lungo lo sterno. Sapeva di sole e mare. I capelli sembravano tentacoli avvinghiati al collo, alle spalle, al viso. Li scostò, sentendo le mani di Corinna che lo liberavano dagli slip bagnati e lo indirizzava tra le sue gambe. Ante si spinse dentro, abbassando la testa sulla sua spalla. Corinna gliela prese tra le mani, alzandola affinché potessero guardarsi negli occhi.
«Ti amo, Ante.»
Il tempo sembrò congelarsi. In quel momento Ante non poté dire niente, era così pieno di sentimento che le parole non riuscivano a venire fuori, sovrastate da quello che stava provando e che era la stessa cosa che gli aveva appena detto Corinna. Anche lui la amava, la amava così tanto che gli faceva male il cuore.
Gli occhi di lei si chiusero un attimo, reclinò la testa indietro, sotto le spinte di Ante. La guardò per tutto il tempo, le labbra socchiuse, i sospiri sommessi, non voleva perdersi neanche un secondo di lei, del suo piacere, dei loro corpi appiccicati. Si perse nei suoi occhi marroni, tra le sue gambe. Smarrì la ragione, ogni dubbio, ogni più piccola reticenza.
Rimasero in silenzio a fissare il mare, Corinna con le gambe incrociate e la schiena poggiata al petto di Ante, seduto dietro di lei, baciati dal sole che pian piano moriva oltre l'orizzonte e accarezzati dal vento.
«Vorrei poter stare tutta la vita così.»
Ante percepì un velo di malinconia nella voce. «Chi dice che non si può?»
«Le responsabilità. Il lavoro, l'università...»
«Anche qui ci sono i musei, sai.» Corinna si girò per guardarlo negli occhi, Ante le sorrise.
«Ma anche tu vivi in Italia.»
«Per adesso, poi chissà. Noi calciatori siamo nomadi. Alla fine tornerò sempre qui, nella mia terra. Se questo posto ti fa stare così bene potrebbe diventare anche casa tua.»
Corinna spostò la testa verso il suo braccio, tornando a guardare il mare, lasciandogli un bacio morbido sulla pelle. «Solo se mi prometti che saremo sempre così spericolati, che conserveremo sempre un pizzico di incoscienza.»
Ante sentiva il cuore martellargli nel petto e la malinconia che aveva sentito un attimo prima nella voce di Corinna si insinuò anche in lui. Non voleva che quel momento finisse. Poggiò la testa accanto a quella di lei. Non stava finendo niente e di momenti come quello ne avrebbero vissuti parecchi. Lasciò scivolare via quel sentimento e ne accolse un altro, la gratitudine. Ringraziò il destino che li aveva fatti incontrare.
«Corinna, ti amo anche io.»
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Giornata Mondiale della Meteorologia: giovani sempre più preoccupati per i cambiamenti climatici
In un momento storico particolarmente delicato e di grandi cambiamenti climatici in corso, i giovani risultano essere la generazione più preoccupata in assoluto per gli effetti, anche a breve termine, che questi cambiamenti potranno portare. Calza a pennello, dunque, il titolo scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Meteorologia che, come ogni anno a partire dal 1950, si festeggia il 23 marzo. L’Organizzazione Meteorologia Mondiale (OMM) ha proposto il tema “The future of weather, climate and Water across Generations” (Il futuro del meteo, del clima e dell'acqua attraverso le generazioni).  Giornata Mondiale della Meteorologia: riflessioni da fare Al centro di questa riflessione c’è proprio l’analisi della percezione che i giovani hanno sulla pericolosità e sull’emergenza dei cambiamenti climatici in atto e che stanno modificando profondamente la natura e la società. Uno studio riportato nei giorni scorsi da CBS News dal titolo“The Lancet Planetary Health”, cheha raccolto gli atteggiamenti nei confronti del cambiamento climatico di 10.000 persone in tutto il mondo di età compresa tra 16 e 25 anni, ha rivelato che il 59% della Gen Z e dei Millennial è molto o estremamente preoccupato per il cambiamento climatico. Ma non è tutto, il 67% si è dichiarato triste a causa del Global Warming, mentre il 45% ha affermato che i propri sentimenti riguardo al cambiamento climatico hanno influenzato negativamente la propria vita quotidiana. Analizzando lo stesso studio è emerso inoltre che più del 50% del campione ha riferito un sentimento di tristezza, ansia, impotenza e colpevolezza. Il 75% infine ha affermato di ritenere cheil futuro potrà essere spaventoso e l'83% ha affermato di pensare che le persone non siano riuscite a prendersi cura del Pianeta. Le preoccupazioni delle nuove generazioni Questi sentimenti, così diffusi tra le giovani generazioni, si ripercuotono anche nella la passione e nell’interesse che uomini e donne, indipendentemente dall’età, hanno nei confronti della meteorologia che studia i fenomeni atmosferici in evoluzione. Come riporta la CNN, ad esempio, da un sondaggio Pew Research Center è risultato che l'argomento più atteso dei notiziari, per il 70% di chi guarda la TV, sono le previsioni del tempo. Gli studi meteorologici diventano sempre più precisi e affidabili e, secondo The Washington Post, le start-up tecnologiche ambiscono a ottenere risultati sempre più attendibili investendo su nuove e sofisticate tecnologie. La precisione nelle previsioni può diventare un valido strumento anche per salvare vite umane. Prevedere, ad esempio, una tempesta con il giusto anticipo può salvare vite umane. I cambiamenti climatici che tanto preoccupano la popolazione mondiale non renderanno le previsioni meno accurate, anzi. Se è vero che parte della previsione del tempo è conoscere la storia meteorologica di un luogo, i cambiamenti in atto potrebbero rappresentare un problema. Sul portale del Massachusetts Institute of Technlogy, Kerry Emanuel, professore emerito di scienze atmosferiche proprio al MIT, ha dichiarato che “Questo non avverrà perché le moderne previsioni meteorologiche utilizzano metodi totalmente diversi rispetto al passato. È fondamentalmente un algoritmo per risolvere equazioni differenziali che governano il comportamento di fluidi, radiazioni, oceani, atmosfera, fisica delle nuvole e altro ancora. Il modello sta risolvendo equazioni fisiche che dovrebbero essere valide indipendentemente dal clima”. Diamo Luce alla Meteorologia Proprio con lo scopo di fornire informazioni sempre più chiare alle nuove generazioni e a tutti coloro che vogliono approfondire il tema, 3B Meteo ha organizzato “Diamo Luce alla Meteorologia”, una rassegna trasversale di eventi mirati alla sensibilizzazione della popolazione verso i cambiamenti climatici, che si svolgerà nelle città di Bergamo e Brescia in occasione della nomina a Capitali italiane della Cultura 2023, strettamente legata anche a “La città illuminata”. Come spiega Gaetano Genovese, meteorologo e responsabile degli eventi scientifici di 3B Meteo, “In un'epoca segnata dalla diffusione sempre maggiore delle fake news, specie in ambito meteo-climatico, riuscire a parlare alle nuove generazioni significa anche divulgare l’amore nei confronti di una materia tanto affascinante quanto complessa. 3B Meteo si augura di poter incontrare le nuove leve per la meteorologia di domani. È necessario formare i giovani studenti verso una materia che garantisce sbocchi lavorativi interessanti e immediati. Chi si avvicina allo studio di questa materia deve avere caratteristiche imprescindibili come la conoscenza della matematica, della fisica e della chimica, ma anche quella delle lingue straniere, l’informatica, le capacità analitiche e il problem solving”. Iniziative tra Brescia... Il calendario degli eventi organizzati da 3B Meteo parte il 23 marzo da Brescia, presso la sede dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove verrà celebrata la 73° Giornata Meteorologica Mondiale. L'evento si articolerà durante la mattinata, con le relazioni dei meteorologi di 3B Meteo Paolo Corazzon, Luca Pace e Gaetano Genovese e del prof. Giacomo Gerosa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Tanti gli argomenti che si toccheranno: dalla comunicazione delle previsioni del tempo, a una panoramica del clima del passato, del presente e del futuro con focus sugli effetti che il cambiamento climatico potrebbe comportare nell'ambiente urbano, passando per la misurazione del carbon sink da parte delle foreste. ... e Bergamo Il 24 marzo si bissa a Bergamo presso la sede di Via Caniana dell'Università degli Studi. Dalla collaborazione con il dipartimento di scienze economiche dell'ateneo, prenderà vita una conferenza che vedrà ancora una volta come relatori i meteorologi di 3B Meteo, il prof. Alessandro Fassò e la prof.ssa Annalisa Cristini. Si affronteranno le tematiche e le politiche riguardanti l'emergenza siccità sulle regioni settentrionali del Bel Paese, gli scenari climatici futuri in Pianura Padana, gli allevamenti intensivi e il ruolo della data science, passando per l'importante ruolo che la politica economica può attuare nella lotta ai cambiamenti climatici. Entrambi gli eventi saranno aperti al pubblico. Read the full article
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urlasage · 5 years ago
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“Le memorie dell’acqua”: i sentimenti e s p r e s s i in un cristallo di ghiaccio
"The memories of water":
the feelings
e x p r e s s e d
in an ice crystal
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15 Agosto. Sera.
Tutto è pronto per Parigi.
Ho un po' di febbre, ma la nascondo perché mi impedirebbe di partire, altrimenti.
Giornata tranquilla, mi sono svegliato col mal di gola, forse un po' di febbre e mal di stomaco. Le solite cose, per me.
Stasera dovrebbe essermi passata.
Non ho un grande entusiasmo, per vari motivi: perché attendo il mare e di vederti; perché parto in compagnia di altri e non sono più abituato a convivere; sono diventato geloso della mia libertà personale, dei miei pensieri, dei miei silenzi. E perché ho la febbre, che mi mette di cattivo umore, soprattutto.
È meglio non scrivere, quando sono "giù" per motivi come quelli della febbre; ieri l'ho fatto e probabilmente già l'avevo, come già avevo mal di stomaco e ho fatto male.
Ma a volte io sono così, perché nasconderlo? Scrivo a me stesso e quando scrivo a me stesso, questo è il senso del mio quaderno, lo devo fare scopertamente, sinceramente
Ho ricevuto la tua telefonata, come sempre inaspettata, piacevolmente inaspettata e con grande piacere.
Casa mia è piena dei segni della tua presenza.
I tuoi segni sono come te, discreti e leggibili solo per chi li vuole leggere.
I fiori che hai regalato a mia madre, le tue piante, le tue lettere, il tuo rosario di Medjugore..
"Io non ti amo" . E questo pensiero mi terrorizza perché è quasi una certezza, e non so come riferirtelo.
Ma forse non è vero, forse ti amo ed è solo paura della felicitá. La felicità blocca ogni sentimento.
Di certo prima ti amavo completamente, finché tutto era un gioco, aperto a tutto, pronto per ogni sogno. Ma ad un certo punto è diventato tutto così serio ed ho provato paura. La paura di farmi del male di nuovo, la paura del tempo che incalza, la paura di essere la causa oggettiva della fine del tuo matrimonio. O una delle tante perlomeno. Comunque la principale.
La mia morale è chiara fino all'eccesso: io sono in errore, io non ho il diritto di mettermi in mezzo . Il mio errore è nel principio stesso di amarti.
Nel desiderio di voler stare con te, lí sta l'errore che mi rende non puro , non pulito. E questo corrode il mio sentimento per te. Ma dall'altro lato, ho bisogno di te, bisogno, come dell'acqua per bere e dell'aria per respirare.
E finché non ho guardato in faccia la realtà io ero innamorato di te. Anzi ti amavo perché in realtà innamorato lo sono tutt'ora.
Vorrei non averti conosciuto cosi, vorrei essermi innamorato di qualcun'altra. Vorrei potermi essermi innamorato di tua sorella. Lo so non ti arrabbiare, è un paradosso dettato dalla mia disperazione che cerca inutili spiragli di fuga, ma almeno ti conoscerei senza provare tutti questi sentimenti di colpa.
Per questo preferisco esserti amico che amante, anche se mi costa tanto, così tanto. Dirlo ed esserlo.
Ma un altro pensiero mi tormenta, che tu non meriti questo: non meriti questo trattamento da me.
Se ti dicessi "non ti amo " ti farei del male e non te lo meriti.
Ma quando ti dico ti amo, egualmente te ne faccio del male, ed è un paradosso, che la cosa che più desideri da me ti ferisca di rimpallo per altre ragioni.
Mi ricorda la lettera di Francesco, e il dolore che ti ha fatto, come me l'hai descritto. Piuttosto che vederti subire o vederti soffrire io mi taglierò i polsi al posto tuo. Perché tu non meriti di soffrire per causa mia, tu meriti solo amore.
Dunque ora, io, ti prego e ti dico: aspetta abbi pazienza; tu sei molto più di questo che ti tormenta e ci tormenta.
Aspetta che il mio pensiero si quieti, che il mio spirito possa trovare pace, e una soluzione dignitosa.
Io ti dono la mia vita, in forma di cauzione, nel periodo di questa attesa. Non un fiore, non un gioiello, non una promessa, ma la mia vita.
E se ti sentissi in qualche cosa tradita, da me, in questo periodo di attesa, la mia vita farà fede di prova e io te la donerò completamente.
Già adesso la mia vita, comunque, non è più mia. Mai più.
Sia dunque tua.
S.
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disorder-alice · 3 years ago
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Patrochilles Week 2021 Day 4 - Friends to Lovers
@patrochillesweek 2021
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Ed è troppo. Troppo da tradurre in parole.
Il suo nome esplode sotto la lingua. Scintille negli occhi, resi ciechi dal sentimento. Mani che tremano al pensiero di sfiorare quelle dell'altro. È tutto sospeso. La superficie dell'acqua immobile, in attesa. Attesa, attesa, attesa. L'attimo prima di qualcosa, all'infinito. Il piede in bilico prima di affrontare l'ultimo gradino. Immobile, immobile, immobile. Troppo cauto, troppo spaventato per comprendere davvero. E se non ci fosse nulla di più da comprendere? Paura, paura, paura. L'amore non ha nulla di terreno. Si insinua nelle ossa, sotto la pelle, in ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero. Lui era questo. L'amore in ogni sua sfumatura, in ogni accezione possibile. Era in ogni suo pensiero, che lo volesse o meno. Ogni sera e ogni mattina, quando la sua testa riposava sul cuscino. Quando lo aveva capito di preciso? Quando era avvenuto il mutamento nel suo sguardo verso l'altro? Questa domanda non aveva risposta. I suoi sentimenti erano cresciuti e maturati sotto il sole, e ora giacevano esposti alla luce, come la polpa di un fico maturo. Esposti in ogni suo sguardo trattenuto, in ogni tocco mancato, negli sguardi che si incrociavano. Nei sorrisi e nelle lacrime condivise. Nelle parole dette, ma ancora di più in quelle taciute. Le parole sospese, sospese in quei momenti di attesa, attesa che talvolta sembrava reciproca. Tutto era in equilibrio, eppure tutto sembrava in bilico. La soglia tra qualcosa di meraviglioso e qualcosa di terribile era labile. Fragile. Si trattava certamente di un prodigio, il fatto che una singola persona potesse scatenare tutto questo. Quando avrebbe trovato il coraggio di increspare la superficie dell'acqua lanciando un ciottolo? Quando avrebbe sceso quell'ultimo gradino, gettando il cuore oltre l'ostacolo? E la porta oltre quel gradino, sarebbe stata aperta? Non lo sapeva. Dentro di lui convivevano paura e speranza. La paura di arrischiarsi a chiedere di più, la paura di perderlo. La speranza che, parte della luce che l'altro emanava fosse rivolta solamente a lui. Note: il punto di vista questa volta non è specificato volutamente, la scelta spetta al lettore, che può leggere tra le righe le speranze e i sentimenti di chi dei due preferisce
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smokingago · 4 years ago
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La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
 
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Pioggia, Federico Garcia Lorca
#fotomia
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klimt7 · 5 years ago
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I COLORI
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Isaak Newton studiando le proprietà della luce scoprì chhe ciascuno dei colori in cui si scompone un fascio di luce bianca è caratterizzato da una sua propria frequenza ed emette corrispondentemente una quantità differente di energia.
Le sue ricerche segnarono soltanto l'inizio di una serie di ulteriori ricerche sulle caratteristiche dei colori.
Theo Gimbel confrontò l'energia dei colori con quella dei suoni. Trovò così che i colori posseggono una energia di vibrazione più elevata dei suoni ed esercitano un influsso maggiore perfino dell'emissione vocale.
Questa proprietà di emettere energia permette ai colori di influenzare tutto il nostro organismo nonchè le nostre condizioni psicofisiche e spirituali.
Tuttavia considerare i colori unicamente come fenomieni fisici significa ignorare completamente la sensibilità dell'essere umano verso di essi.
Il paradosso dei colori però si comprende soltanto tentando di rispondere alla domanda:
"Che cos'è un colore?"
Nel momento in cui rifletto sui colori e costruisco concetti e formulo frasi, la loro atmosfera si dissolve e nelle mie mani rimane solo il loro corpo  [ J.Itten]
Voler giungere ad una risposta univoca a questa domanda è come tentare di stringere nella mano un pugno d'acqua. E' un'esperienza frustrante. E questo perchè non è possibile comprendere i colori soltanto con la ragione, considerandoli come fenomeni del mondo fisico. Sia dal punto di vista degli effetti che producono, sia da quello del loro significato, essi nascondono livelli e dimensioni diversi che noi non potremo mai afferrare completamente.
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I colori non sono fenomeni unidimensionali
I colori sono come i suoni dei "linguaggi arcaici" della Terra, i cui "messaggi" si sono radicati dentro di noi nel corso di milioni di anni.
Così alcuni colori ci incutono timore, mentre altri ci rallegrano o ci rilassano. Oppure come scrisse Goethe proviamo "in generale una grande gioia per il colore. L'occhio ne ha bisogno quanto ha bisogno della luce. Basti ricordare la consolazione che ci deriva quando in una giornata nuvolosa, il sole splende in un sol punto del paesaggio rendendone visibili i colori"
Di regola il colore preferito da una persona esprime l'immagine ideale che essa ha di sè, vale a dire ciò che vorrebbe essere, altre volte invece come si percepisce dall'interno.
Il Blu fra i colori è quello che rappresenta il movimento verso l'interno. Attira l'osservatore verso di sè, verso la propria essenza e la propria anima. E' stato anche detto che una macchia di blu su un foglio bianco,"implode", ci cattura e risucchia. Il colore Blu simboleggia l'unione di ciò che è lontano e ciò che è profondo; è al tempo stesso simbolo della profondità del mare e dell'immensità del cielo.
Jung scrisse "Noi supponiamo che il blu, in quanto verticale, significhi altitudine e profondità (il cielo azzurro in alto, il mare azzurro in basso).Il blu è il il colore tradizionale dell'anima. Ma l'anima rappresenta come la donna, l'altezza e la profondità dell'uomo."
Non solo per gli alchimisti il blu rappresenta il colore dell'acqua e quindi del sentimento. Anche la Chiesa collega il blu alla profondità dei sentimenti, dell'anima e alle vitu' teologali. La stessa Maria nelle rappresentazioni classiche fin dall'Alto Medioevo, è associata sempre al mantello celeste. Il blu è inoltre simbolo dell'Eterno
In ogni caso il blu ci aiuta a trovare il centro di noi stessi. Particolarmente a noi moderni, la meditazione sul blu, restituisce le nostre radici.
Nella psicologia dei colori, il blu indica la persona equilibrata, armonica, soddisfatta.
Ma allo stesso tempo il blu simboleggia qualcosa che si contrae,come avviene per la paura, le tenebre, la depressione.
C'è una esclusione dal mondo esterno. Il blu viene anche associato ai sogni in generale, poichè con essi l'anima prende la parola. Rappresenta l'elemento magico e ha un effetto "concentrante" e "rinfrescante". In termini medici invece ha una capacità "astringente" oltre che una azione antipiretica e antinfiammatoria. Indossare un pigiama blu, specialmente di seta, può contribuire ad abbassare la temperatura corporea, cosi come il riposare fra lenzuola blu aiuta sicuramente in caso di febbre.
Anche sui bambini iper-attivi, il circondarli di azzurri chiari e di celesti, può avere un effetto rilassante, cosi come l'ha il tenere accesa di notte una debole luce blu, nelle loro camere.
Più in generale questo colore porta alll'introspezione e all'ascolto di se stessi.  Lo studio dei colori e delle loro interazioni con la nostra sensibilità rientra ormai in modo definitivo,  nel percorso per raggiungere una maggior consapevolezza della persona e dei suoi rapporti con la realtà circostante.  
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  [ da "COLORI" di K. VOLLMAR ]
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pensieri-e-parole-world · 5 years ago
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La ragazza
Mi alzai dal letto, misi le mie converse ormai usurate dal tempo poi presi il cappello e lo indossai senza preoccuparmi dei capelli e dopo presi la macchina fotografica. Appena fuori casa misi le cuffiette e attaccai la musica, una playlist a caso.Camminai per un po’ poi vidi una panchina e mi sedetti, presi una sigaretta e accesi. Feci un bel tiro. Fuori il freddo mi avvolgeva e il fumo rimaneva come bloccato a mezz'aria. Tolsi le scarpe le posizionai per terra e gli scattai una foto. Faceva sempre più freddo. Buttai la sigaretta per terra, mi rimisi le scarpe e feci una foto alla sigaretta ancora mezza accesa. La presi da per terra e la buttai nel posacenere vicino al cestino non lontano da me. Fuori non c’era nessuno, forse per l’orario un po’ scomodo, oppure per il troppo freddo. Non curante mi incamminai verso casa.La musica mi portava a camminare con un passo saltellante, allegro anche se allegra non ero per niente. Mi avvicinai al fiume, tolsi le cuffiette e ascoltai il rumore dell'acqua. Chiusi gli occhi e rimasi in quel posto forse per troppo tempo. Mi congelai completamente. Sentivo il mio corpo irrigidirsi. Corsi a casa e mi buttai sotto la doccia calda. Dopo la doccia ancora in accappatoio mi misi al computer e scaricai le foto fatte quel giorno e dopodiché andai sul balcone e fumai un'altra sigaretta, la seconda della giornata. 
Mi sentivo terribilmente sola. 
Questo sentimento non mi abbandonava mai. Ormai ci ero quasi abituata. Presi la bottiglia di vodka e bevvi un sorso. Con la testa che iniziava a girare per l'aver bevuto troppo in fretta mi buttai sul letto a peso morto.
 Mi buttai su quel letto sfatto che odorava ancora di lui.
 Pensieri-e-Parole-World
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donaruz · 5 years ago
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La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!
 Federico García Lorca 🖋
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mariebasta · 5 years ago
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"Per il Lakota, la parentela con tutte le creature della terra, del cielo e dell'acqua era un principio reale e attivo. Nel mondo degli animali e degli uccelli esisteva un sentimento fraterno che teneva il Lakota al sicuro tra loro. Gli animali avevano diritti - il diritto alla protezione umana, il diritto alla vita, il diritto alla moltiplicazione, il diritto alla libertà e il diritto al nostro debito - e in riconoscimento di questi diritti il ​​Lakota non ha mai ridotto in schiavitù un animale e risparmiato tutto vita che non era necessaria per cibo e vestiti. Questo concetto di vita e le sue relazioni erano umanizzanti e davano al Lakota un amore costante. Ha riempito il loro essere con la gioia e il mistero della vita; ha dato loro riverenza per tutta la vita; ha creato un posto per tutte le cose nello schema dell'esistenza con uguale importanza per tutti. Da Wakan Tanka, il Grande Spirito, venne una grande forza vitale unificante che fluiva dentro e attraverso tutte le cose - i fiori delle pianure, soffiando venti, rocce, alberi, uccelli, animali ... Così tutte le cose erano affini, e furono riuniti dallo stesso Grande Mistero ".
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diariomisto · 5 years ago
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Copenhagen, 8 giugno 2019
Carissimo Hans Christian,
non ci siamo mai incontrati, eppure oggi sento il forte desiderio di scriverti una lettera d'amore
Forse ti chiederai come si possa provare un sentimento così profondo per una persona sconosciuta.
Sai, la Vita mi ha insegnato che le autentiche storie d'amore iniziano sempre con un grazie detto a colui che ci ama per averci fatto diventare persone migliori.
Ed è proprio ciò che hai fatto tu scrivendo la tua fiaba più celebre: La Sirenetta.
Infatti anch'io, proprio come la tua eroina letteraria, ho un corpo di donna e le gambe
imprigionate (ma non in una coda di pesce, bensì in una sedia a rotelle).
Ci fu un periodo in cui arrivai ad odiarla; se superai questo momento difficile fu anche merito dello studio e della lettura di romanzi le cui protagoniste sono donne che hanno saputo trasformare la loro quotidianità, attraverso la metafora della Sirena.
E così ho fatto anch'io.
A questo punto, ti devo confessare che c'è stato un tempo in cui hai avuto un rivale: Walt Disney.
Non puoi negare infatti che lui abbia saputo riproporre la tua fiaba in chiave più positiva: non è forse vero che Ariell alla fine trova il suo Plrincipe e se lo sposa pure?
Tututtavia, in questo ultimo periodo mi sento molto più vicina alla tua Sirenetta.
Infatti, così come lei cristallizza il suo corpo, allo stesso modo io ho imparato a cristallizzare il mio amore verso l'uomo che, con la sua dolcezza e la sua inconfondibile risata contagiosa, mi ha insegnato a non aver paura dell'acqua, quel liquido che, a detta di tutti, dovrebbe rendermi più leggera e quindi meno rigida e dolorante.
Ma chi ha gioito maggiormente è stato il mio cuore che, per la prima volta, ha saputo vivere questo sentimento nel momento presente, senza immaginare (im)possibili scenari futuri.
Anche per questo ti sono profondamente grata!
Tua per sempre,
Ariel
P.S.: Ho usato il nome dell'eroina del tuo rivale perché non mi risulta che la tua ne abbia mai avuto uno.
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dudewayspecialfarewell · 6 years ago
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Stavo fumando l'ennesimo sigaro mentre aiutavo le mie amiche a finirsi la vodka che si erano portate da casa, la cosa mi faceva sentire in colpa , ma era pur sempre alcool. Era una delle ultime sere, e mi sentivo davvero stupido nello stare in mezzo a scuole che venivano da tutta Italia e non aver conosciuto o fatto niente di speciale. Il mio sentimento era, a quanto pare condiviso da C., il tizio con cui dividevo il bungalow. Lui ebbe la geniale idea di andare a conoscere ragazze della zona con la scusa "Scusate avete dell'acqua?" Così andammo, passando tra una schiera di abitazioni ad un'altra. Alcune volte ci vedevamo chiudere le porte in faccia, altre per poco non ci minacciavano di chiamare insegnati & sicurezza, una volta bussammo alla prof di un'altra scuola i nostri desideri si stavano quasi per suicidare nel Mare della Vergogna, quando ad un tratto un gruppo di giovani pulzelle, ultima nostra speranza, ci aprì. Erano in cinque e mezzo vestite, con addosso i pigiami, ci chiesero se avevamo con noi del cibo, e se gliene potevamo procurare un po'. Capirai, io e C. Ci catapultammo indietro, alla nostra abitazione, svuotammo cassetti, valigie e dispense alla ricerca di ogni cosa potesse sembrare commestibile, infilammo tutto nella sacca di C. E ripartimmo. Chiusa la pota del bungalow ci accorgemmo che non avevamo segnato ne ci ricordavamo il percorso fatto all'andata, per cui ricominciammo da capo a bussare alle porte nella direzione in cui ci sembrava di aver visto l'uscio tanto desiderato. Finalmente ritrovammo il posto, loro, tutte premurose, ci dissero di lasciare il cibo su un tavolinetto di plastica bianco, accanto all'uscio, mentre io e C. già pregustavamo la nostra ricompensa, che arrivò subito: una mezza bottiglietta d'acqua lasciata sul tavolinetto fuori l'immobile. Avevano preso la roba da mangiare e chiuso la porta subito dopo averi portato il cibo. Io ero a due centimetri dall'uscio e quando si chiuse non urlai per poco: tanta fatica per niente. Tornammo io e C., sconsolati e scioccati dalla situazione verso la nostra magra abitazione. Sulla strada di casa trovammo le nostre compagne di classe che stanche di bere vodka erano rimaste lì a chiacchierare. Io subito mi buttai sul liquore rimasto, giusto per digerire la storia. Iniziavo ad interessarmi alla conversazione, o meglio stavo smettendo di pensare all'accaduto. Fatto sta che passò un conoscente di lì, che chiamerò col nome che mi ha dato per cercarlo su Facebook e che non ho mai più trovato: Rocky Lorenzo. Questo stava attraversando zoppicando il piazzale di fronte a noi, seguito da un suo amico. Mi avvicinai a lui per fare quattro chiacchiere e consolarmi del fatto che ero riuscito a farmi almeno un amico in quel posto. Lui applicando un antica tecnica, nata e costruita per togliersi di mezzo i rompiballe mi disse " Andiamo ad una festa , veni?" " Certo!". Sapevo che un giorno ne avrei scritto, serve vivere per potere scrivere. Comunque camminano tutti e tre al passo dello zoppo, che andava straordinariamente veloce e conosceva tutte le scorciatoie del posto: in breve fummo ai bordi della figura. Lo spazio adibito ai bungalow occupava un'area piuttosto ampia, grande quasi otto campi di calcio, ma era recintata seguendo la sua forma a trapezio rettangolo per cui per riuscire a spostarsi con sicurezza, contando le fila di bungalow bisognava stare attenti alla posizione della fila e ad essere abbastanza distanti dall'entrata da potere essere sicuro che svoltando per un vicolo tu non ti trovassi scoperto in un piazzale, come quello di prima o altro. Infatti per evitare problemi verso l'una c'era i coprifuoco, sorvegliato da due grossi gipponi che giravano per il perimetro della figura e che svoltavano nei piazzali interni. Quindi una volta trovata la recinzione di confine e la strada per la jeep di guardia bisognava trovare subito la strada giusta in cui intrufolarsi, altrimenti erano guai. Inutile dire che, un po' per il nervoso, e l'alcool non ci rendeva più lucidi, anche loro dovevano aver bevuto, così da sceglievamo una strada a caso buttandoci tra le aiuole, zolle di terra, e tutto ciò che separava una fila di bungalow dall'altra, seguendo Rocky che non dormiva da due giorni e zoppo di fatto data una recente operazione,lui probabilmente s'era fatto pure qualche tiro di canna oltre aver bevuto eppure stava sempre davanti a me e all'amico, quando si dice la natura del leader. Fatto sta che tra le luci dei gipponi, dopo esserci sporcati di terra, foglie, essere sbucati nel bel mezzo di una festa dove c'era una ragazza vestita da farfalla bianca,dove avevo trovato un napoletano strafatto che aveva al seguito cinquanta ragazze ma, poverino, non aveva un posto dove festeggiare, arrivammo nei pressi di una casa. O meglio, si vedevano le luci del gippone che stavano per puntarci e noi eravamo pronti alla svolta, con Rocky stava di fronte all'uscio di una casa d'amici, volenterosi d'entrare anche perché, tutti e tre, c'eravamo un po' rotti di buttarci sempre a fratte. Entrammo nella casa. All'interno del bungalow c'era una ragazza di Trieste vestita da indiana che stava giocando a carte, uno di Foggia, Rocky che era di Firenze, insomma c'era gente da tutta Italia. Io mi misi a parlare col napoletano: veniva dai quartieri più difficili di Napoli ed era la persona più tranquilla che avessi mai visto, un Buddha italiano o una divinità epicurea, non so, ma era davvero bello stare a guardarlo discutere sui modi di dire della sua città, vi giuro, sarei stato ad osservarlo per tutta la notte. Finita la partita a carte, l'indiana iniziò a mettere su le canne, le arrotolava come fossero sigarette e le accatastava come si fa con la legna d'inverno. Con Rocky Lorenzo e il suo amico mi avvicinai alla porta a vetri di plastica che dava sull'esterno, e con una scusa poco plausibile me ne andai seguendo quei due loschi figuri, che se l'erano cavata dicendo semplicemente "Lorenzo deve andare con Beatrice", la sua nuova scopamica, e dato che era zoppo gli serviva l'accompagno. Lì vicino c'era il bungalow della festa. Sulla strada per arrivarci incontrammo di nuovo il napoletano della festa che strafatto di gangia diceva di essere una farfalla e di essersi impigliato in un cespuglio, mentre le ultime due ragazze rimaste delle cinquanta che aveva lo guardavano esterrefatte. Il bungalow suddetto era molto grande, con quattro stanze, dove soggiornavano una ventina di ragazze di Lucca, quello era il posto che Rocky aveva indicato col termine " festa". Entrai dentro il bungalow. Attorno al tavolo dove stavano i resti della cena sedevano tutte e venti le ragazze sbronze da far paura, la boss era quella messa peggio di tutti e proponeva in continuazione di andare in spiaggia, di bere ancora. Erano sbronze tutte tranne i due pali che dovevano controllare che le altre in stato d'ebbrezza non facessero macelli. La boss tra uno sbraito ed un'altra iniziò a proporre di pomiciare, le altre ci guardarono con sospetto, soprattutto io che ero quello nuovo. Rocky si sedette al tavolo e chiese chi avesse già scopato in vita propria, quasi tutti alzarono la mano, anche io per non sembrare fesso, lui si girò mi guardò e disse "Tu non hai mai scopato". Abbassai la mano. Dopo aver fatto quest'analisi statistica Rocky prese e andò dalla sua scopamica, con suo amico accompagnatore, io restai lì. Iniziai a parlare con uno dei due pali, una ragazza col viso sfigurato dall'acne con i capelli biondi, e mentre mi versavo del vino cercavo di capire come sarebbe andata a finire la serata. Ad un certo punto partì la botta ad una ragazza che stava dall'altra parte del tavolo, che si gettò su una panca piena di cappotti. Mi avvicinai a lei, lei mi disse "Come ti chiami?", "L.", " Anche il mio ragazzo si chiama L. sai? Mi manca tanto..." poi ci fu una pausa" Devo sbottare" mi disse. La presi su di peso e l'accompagnai fuori quando mi accorsi che non aveva le scarpe,la presi su di peso e la buttai su un tavolo di segno lì vicino, tornai dentro a prendergli le scarpe e gliele misi, poi presa sottobraccio la feci vomitare in un'aiuola un lì vicino. Tornai su e vidi che altre due ragazze stavano male. La spola tra il bungalow e le aiuole lì vicino andò avanti per un tre quarti d'ora buono, i pali mi aiutavano a caricare le ragazze che poi portavo a vomitare di fuori. Ci fu anche un momento di crisi durante il quale non mi bastavano le braccia per tenere su tanta gente, per fortuna alcune ragazze che si erano riprese mi diedero una mano, altre iniziarono a gironzolare attorno. Fatto sta che stavo riaccompagnando due ragazze al bungalow quando vidi spuntare C. da dietro un cespuglio, mi cercava perché avevo le chiavi del nostro bungalow. Qualche mese dopo mi disse che aveva trovato quella sera una ragazza con cui parlare, gli chiesi chi fosse e dalla descrizione capii che era una delle sbronze che avevo aiutato quella sera. Salutale ragazze, dato che a situazione sembrava iniziare a volgere per il meglio, anche se chi ancora sotto l'effetto dell'alcool e chi in coma da sonno, probabilmente si scordarono di me ( no non è vero il giorno dopo mi cercarono per ringraziarmi ad una conferenza durante la quale stavo leggendo " Guida intergalattica per autostoppisti”, non riuscii però a ricambiare la loro considerazione perché mi stavano dietro e loro non potevano sapere che io non riesco a girarmi bene). L'unica che mi sorrise con candore fu la ragazza con l'acne e i capelli biondi. Tornai al bungalow, mi lavai, il mio coinquilino non riusciva a credere alla mia storia e continuava a ripetermi " So solo che ti ho trovato in una casa piena di ragazze sbronze". Io stremato mi buttai a letto. Alle quattro e un quarto mi svegliai per la puzza di vodka che esalavo da tutti i pori, mi lavai di nuovo, dissi buonanotte al mondo, diedi una sonora testata contro il bordo del letto e mi addormentai in un sonno senza sogni.
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