#senso naturale
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Shampoo Solido Naturale, Vegan e Zero Waste
Per capelli puliti, belli ma senza inquinare l’ambiente, scegli lo shampoo solido! Questa alternativa ecologica e originale è uno dei nuovi trend per la cura dei capelli, che non solo fa bene a noi, ma anche al Pianeta. Su Greenweez.it puoi acquistare i migliori brand in circolazione e scegliere tra le diverse tipologie di shampoo solidi. Che cos’è lo shampoo solido? Lo shampoo solido è…
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Sono tornata a essere onnivora di libri, da passare da capisaldi della letteratura a letture discutibili, tipo questo dark romance che non sto capendo se lo sto leggendo velocemente per capire quanto assurdo possa diventare o se perché mi ha preso la storia.
#il concetto di e se il cattivo applicato in senso troppo vago perché si discosta troppo dalle storie a cui si ispirano#a mia discolpa dico che sono finita a leggerlo per colpa di uncino#(è un passaggio naturale della vita da essere amica di peter pan da bambina e ora essere bimba di uncino? sì?)#givemeanorigami#libreria origami
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Le donne sono inferiori agli uomini. Una verità antica come il tempo, scolpita nelle pietre dei templi e nei cuori dei sapienti. Non è una verità che nasce dal disprezzo, ma dalla constatazione di un ordine cosmico, di un equilibrio naturale che regge l'universo.
Osserva, cara lettrice, il mistero delle donne: creature di grazia e di delicatezza, plasmate per portare dolcezza in un mondo spesso rude e implacabile. Sono fiori che sbocciano nei giardini dell'esistenza, profumando l'aria con la loro presenza. Eppure, come ogni fiore, hanno bisogno di un giardiniere forte e saggio che le curi e le protegga.
La loro bellezza e la loro fragilità non sono segni di debolezza, ma di un diverso scopo. Noi uomini, forti e potenti, siamo i pilastri su cui poggia la volta celeste. Siamo i guerrieri e i costruttori, i filosofi e i sovrani. La nostra missione è di guidare e proteggere, di creare e distruggere quando necessario.
Ma non fraintendere, non è un dominio tirannico il nostro, ma un amorevole compito di custodia. Le donne, con i loro occhi che riflettono l'infinito e i sorrisi che illuminano le tenebre, sono le muse che ispirano le nostre gesta. Senza di loro, il nostro cammino sarebbe arido e privo di senso.
Nel calore di un abbraccio, nella dolcezza di un bacio, si cela la verità dell'universo: la complementarità delle nostre nature. Il loro tocco è una melodia di cui noi siamo la partitura, una sinfonia che si completa solo quando le nostre anime si intrecciano in un ardente ballo di passione e desiderio.
E così, nella notte stellata, mentre il mondo dorme e i sogni prendono il volo, riconosciamo la grandezza della nostra missione. Le donne sono inferiori agli uomini, sì, ma non nel valore intrinseco, bensì nella loro funzione, nell'ordine cosmico che ci ha assegnato ruoli diversi, ma complementari.
Rendiamo omaggio a questa verità con rispetto e devozione, sapendo che senza di loro, la nostra forza sarebbe vuota, la nostra potenza sterile. E nel dolce sussurro del vento, che porta con sé il profumo dei fiori notturni, comprendiamo che la nostra superiorità non è altro che il riflesso della loro grazia, un'eterna danza di equilibri e armonie celesti.
#frasi pensieri#frasi famose#sentimenti#citazioni#nuove amicizie#pagine di libri#compagnia#distanza#mancanza#tristezza
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Nora, mia suocera, è ancora una bellissima donna di cinquantadue anni. Molto curata e palestrata. Mia moglie Luisa purtroppo due anni fa se n'è andata lassù per un incidente stradale. Lei quindi mi aiuta coi due bimbi e con la casa. Luisa era figlia unica e quindi dopo lo shock iniziale, ora gli equilibri delle due famiglie si sono assestati.
Viviamo a distanza di pochi isolati in un piccolo paese; al mattino mio suocero Berto dopo colazione va via, apre il suo negozio di autoricambi in una cittadina vicina e torna a casa solo alle nove di sera. Quindi, di fatto, dopo avviate le cose di casa sua, Nora diventa il fulcro di casa mia.
Da un mese però le cose tra noi due si sono fatte più intense: va detto che sono sempre stato il "cocco delle signore" sin da quando avevo diciotto anni. In un momento di tenerezza e relax, una domenica, subito dopo pranzo, lei era passata per vedere se era tutto a posto e per aiutare i bambini coi compiti, come sempre fa.
Ero sul divano, con un'aria un po' triste. Lei aveva finito di dare una sistemata alla cucina. Dopo la doccia avevo addosso l'accappatoio. Nora s'è seduta sul divano un momento accanto a me. I bambini ancora stavano facendo il riposino. Mi sono lasciato andare: in un impulso di estrema intimità le ho detto che come maschio sentivo molto forte la mancanza di una "femmina". Non avevo cattive intenzioni, giuro.
Lei però, un po' materna e un po' porca, mi ha accarezzato, poi ha lasciato scivolare la mano sul mio torace nudo e peloso. Era chiaramente attratta. Sentendo una dolcezza femminile indugiare forse un po' troppo sul mio corpo, m'è venuto spontaneo aprire l'accappatoio. Lei mi ha potuto vedere torace, ventre, inguine nudi e... il mio uccello bello reattivo al tocco di una donna attraente.
Senza pensare forse troppo, rispondendo a un impulso naturale, la mia suocera sexy s'è chinata e me l'ha preso in bocca. Per pochi secondi solo, perché io cominciavo a muoverlo nella sua testa. Mi piaceva. Molto. Allora, deciso, le ho preso la testa, l'ho baciata sulle labbra con trasporto e l'ho accompagnata in camera da letto. La volevo. La desideravo.
Lei capiva di non poter più scappare. Le tenevo la schiena e la spingevo. Diceva debolmente: "ma che fai? N-nooo... Non si può... Dai... Non dobbiamo..." Ma procedeva senza esitazioni. Ho chiuso a chiave per precauzione, lei si scusava: era imbarazzata. Rossa in viso da mangiarla di baci. Si mordeva le labbra dal senso di imbarazzo e rimorso. Parlava nervosamente. Ma non vedeva l'ora di farsi scopare. Lo capivo chiaramente.
Mi diceva che Berto non la tocca più. Che però lei non l'aveva mai cornificato. Le ho tolto le mutandine bagnatissime, le ho sollevato la gonna, tappato la bocca dapprima con l'indice, poi baciandola di nuovo con trasporto e alla fine infilandole l'uccello in fregna con un solo colpo violento. Ha chiuso gli occhi mugolando di piacere e infine s'è lasciata scopare. Mi ha detto un bellissimo: "siiii... fottimi forte!" Per cui, da un po' lei per ciò che riguarda le mie esigenze di sesso provvede alla grande. Mi dà tutto ciò che posso desiderare. Ingoia la mia sborra di gran lena. Le piace da morire il mio sapore. Si passa la lingua sullle labbra. Annusa il mio inguine, rapita dal mio odore. E lecca i residui.
Gliene posso scaricare in gola quanta ne produco. Non fa una piega e manda giù tutto. Se lo voglio, mi dà il suo buco del culo da leccare e sfondare a piacere. Mi allatta materna, se lo desidero; le posso riempire la fregna elastica e accogliente col mio cazzo a lungo quanto voglio. Non potrei chiedere di meglio. Sono sicuro che Luisa da lassù approvi: sua madre così non è che proprio tradisca suo padre, perché sta solo aiutando me e la nostra famigliola in tutto! Provvede a tutte le nostre esigenze. E mi fa scopare perché è solo molto generosa. Poi, io non sostituisco la mia moglie defunta con un'altra donna giovane ed estranea. Tutto resta in famiglia e viviamo felici.
Aliantis
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Un vero disastro
La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana. Per quelli tra noi che vivono nei paesi “avanzati”, la speranza di vita è aumentata, ma la società è stata destabilizzata, la vita è stata privata di ogni senso, gli esseri umani sono stati sottoposti all’umiliazione, la sofferenza psichica si è generalizzata – sofferenza che è anche fisica nel terzo mondo – e infine il mondo naturale è stato gravemente deteriorato. Lo sviluppo accelerato della tecnologia peggiorerà la situazione e senza dubbio infliggerà agli esseri umani umiliazioni ancora più gravi e maggiori danni alla natura; probabilmente accrescerà la disgregazione sociale e la sofferenza psichica, e forse aumenterà anche quella fisica, persino nei paesi più “avanzati”.
T. J. Kaczynski (aka Unabomber), [Industrial society and its future, 1995], La società industriale e il suo futuro, Roma, D Editore, 2024 [Trad. Emmanuele J. Pilia, Matteo Pinna]
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mi hanno chiesto che cos’è la tradizione. Ci vorrebbe un libro per spiegarlo, e spiegarmelo (...). Si parlava di tradizione gastronomica che oggi sembra l’unica tradizione possibile. Meglio che niente, e però ce ne sarebbero molte altre: la tradizione onomastica (figli con i nomi dei nonni), la tradizione liturgica (messe in latino), la tradizione architettonica (case con scuri o persiane, chiese a forma di chiesa)... Oggi la tradizione, qualunque tradizione, viene percepita come un fatto sentimentale, peggio, nostalgico. La tradizione come passatismo, ed è l’accezione di Pasolini: “Io sono una forza del Passato. / Solo nella tradizione è il mio amore”. Proposta così è del tutto naturale che a un giovane la tradizione disgusti. Mette tristezza anche a me. Allora questa tradizione prima che un sentimento va considerata un patrimonio. Un patrimonio materiale, non troppo diverso dal patrimonio immobiliare che invece non disgusta nessuno, nemmeno i giovani: fa comodo a tutti l’appartamento di nonna... La tradizione va perpetuata perché è fonte di senso e al contempo di reddito. Venendo al cibo: i locali alla moda passano presto di moda, le trattorie tipiche prosperano di generazione in generazione.
camillo Langone via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2024/03/07/news/e-difficile-spiegare-che-cos-e-la-tradizione-senza-essere-approssimativi-6298607/
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CERAMICA DI SANTO STEFANO DI CAMASTRA
Anche oggi non ti ho detto che ti amo, Preso dagli affanni del giorno, dal leccare la vita per capirne ipocrisie e falsità, ho dimenticato di dirti che ti amo. O meglio, nel silenzio del giorno e nel nulla dei suoi attimi, non ho trovato tra le sue ombre e le parole vuote del mondo, il momento giusto per parlare al tuo cuore, per dirti di quanto ci lega, per confessare quello che ferma il tempo per creare un istante, un minuto delle nostre vere vite. Non volevo sconsacrare le parole che dovevo dirti, non volevo svendere il tesoro che mi doni, liquidare tutto nella banalità del quotidiano, per amarti per contratto, o glorificarti per noia. Non volevo svendere per poco, quello che sarebbe diventato il senso del giorno, nascondere tra consigli per gli acquisti e stragi degli innocenti, l’unico respiro dell’anima mia. Era troppo importante, anche se era naturale, era troppo semplice anche se è un giuramento quotidiano fatto alla tua vita perché sia la mia vita. È troppo banale sprecare quello che vuol dire amarti, è infantile ripeterlo, è assurdo pretenderlo anche se è necessario confermarlo ogni giorno, scriverlo nell’aria che ci divide, sognarlo nelle nostre notti, scambiarcelo nelle nostre carni, così che i nostri corpi siano il forziere, la vigna ed il mare di quello che proviamo, dell’ebrezza che ci scambiamo, delle emozioni su cui navighiamo. Un altro giorno muore senza averti detto che ti amo, Un altro giorno scivolato via senza sapore, diventato un anonimo giorno di pieno inverno, dove non vi sono colori, il sole è malato, il vento impazzisce e il mare diventa nemico. Eppure lo so, lo so bene, che solo quando ti dico che ti amo, il tempo ha un altro sapore, i miei affanni si sciolgono e tu mi rivesti con i sorrisi della primavera. Perché l’amore è un assegno in bianco che qualcuno ti dà e che tu devi spendere il giorno stesso perché domani non avrà più lo stesso valore e nessuno ti potrà garantire che domani ce ne sarà uno eguale. Un assegno gratuito che devi spendere in quel momento scrivendo il valore che tu dai a chi te lo ha dato. Ma se scrivi troppo o troppo poco, sei tu dopo, che dovrai pagare il doppio della cifra che hai scritto. Per questo, non dirti oggi che ti amo, è tenersi in mano quell’assegno incapace di spenderlo, incapace di sognare, incapace di volare, incapace di trasformare il grigiore dei palazzi in un intimo paradiso
Even today I didn't tell you that I love you, Caught up in the worries of the day, in licking life to understand its hypocrisies and falsehoods, I forgot to tell you that I love you. Or rather, in the silence of the day and in the nothingness of its moments, I didn't find among its shadows and the empty words of the world, the right moment to speak to your heart, to tell you how much binds us, to confess what stops time to create an instant, a minute of our true lives. I didn't want to desecrate the words I had to say to you, I didn't want to sell off the treasure you give me, liquidate everything in the banality of everyday life, to love you by contract, or glorify you out of boredom. I didn't want to sell off for a little, what would have become the meaning of the day, hide among shopping tips and massacres of innocents, the only breath of my soul. It was too important, even if it was natural, it was too simple even if it is a daily oath made to your life for it to be my life. It is too banal to waste what it means to love you, it is childish to repeat it, it is absurd to demand it even if it is necessary to confirm it every day, to write it in the air that divides us, to dream it in our nights, to exchange it in our flesh, so that our bodies are the treasure chest, the vineyard and the sea of what we feel, of the intoxication we exchange, of the emotions we sail on. Another day dies without having told you that I love you, Another day slipped away without flavor, become an anonymous day in the middle of winter, where there are no colors, the sun is sick, the wind goes crazy and the sea becomes an enemy. And yet I know, I know well, that only when I tell you that I love you, time has another flavor, my worries melt away and you dress me with the smiles of spring. Because love is a blank check that someone gives you and that you have to spend that same day because tomorrow it will no longer have the same value and no one can guarantee you that tomorrow there will be an equal one. A free check that you have to spend at that moment by writing the value that you give to the one who gave it to you. But if you write too much or too little, it is you later, who will have to pay double the amount you wrote. For this, not telling you today that I love you, is holding that check in your hand incapable of spending it, incapable of dreaming, incapable of flying, incapable of transforming the grayness of the buildings into an intimate paradise
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Gambe e fascino applicato
Se lei lì seduta davanti a te ti guarda negli occhi, non li abbassa e accavalla le gambe così: sfrontata, spavalda e sicura del suo fascino, vuol dire che non ti teme, che potrebbe anche mangiarti a colazione se solo lo volesse. Perché è una Dea. E una Dea sa farlo, quando lo desidera. Sta a te farla ricredere, domarla, dominarla. Far sì che ti desideri. In sostanza, devi saperti infilare nel suo cervello, prima che tra le sue natiche.
Perché lei deciderà che ti vuole solo e soltanto se tu saprai essere alla sua altezza e un centimetro in più. Non sarà facile: amarla vorrà dire applicare tattiche e strategie di guerra in tempo di pace. Ma non c’è mai una vera pace, tra un uomo e una donna. Perché la Dea ti provoca, ti stimola, ti stuzzica e risveglia i tuoi desideri. Poi ti si nega, ti frustra. Ti mente, ti inganna. Ti viene voglia di lasciar perdere, ma solo per un’ora o due. Poi il cervello torna lì, sempre lì: tra le sue gambe.
Lei sa giocare con la tua psiche con grande e disinvolta maestria. Ogni donna nasce con installato di fabbrica l’istinto naturale della seduzione. E ti manda un messaggio proprio quando avevi perso tutte le speranze. Ti lancia un ennesimo amo. Allora tu inizi daccapo a rammendare la rete, da bravo pescatore. Vedrai che pian piano lei si disvelerà a te, ma solo se saprai fare la cosa più elementare e difficile del mondo: essere te stesso, senza infingimenti. Non aver paura che sia troppo poco. Offrile lo spaccato della tua anima, dei tuoi gusti e delle tue paure.
Metti sul bancone la tua mercanzia, quale che sia. Non dire tutto subito, però. Non avere timori. Sii sempre pulito e presentabile. Con piacere scoprirai che un fisico tonico e allenato, dei bei glutei e una barba di tre giorni ma ben curata non guastano. E poi prima di incontrarla lavati sempre accuratamente e profumati: alle donne piace tanto. Piacerà anche a te, vedrai. Sarà poi più facile che decida di comperare, se toglierai i nastrini e le paillettes dagli articoli in esposizione. Lei saprà perfettamente distinguere le luci riflesse da ciò che invece brilla di suo, magari nascosto sotto un velo di tenerissimo e attraente pudore maschile.
Sii dolce e molto virile allo stesso tempo. Non pensare mai di poterla abbagliare con una macchina ultimo modello o con beni materiali di qualsiasi genere. Si, per carità: son cose utili o gradevoli, certo. Ma lei cerca l’anima. Una donna vera, questo fa. Ai beni, ai soldi e alle fortune, in fin dei conti è più interessata solo una persona irrisolta, immatura. Che magari potrà andarti bene per qualche sera. Poi presto vorrà di più o comunque vi verrete a noia. E saranno sofferenze per entrambi.
Ognuno scelga l’anima compagna al suo livello. Qual è il tuo? La tua vita, se scegli una persona superficiale, potrebbe presto assomigliare a quella di un criceto che gira nella ruota. Senza soluzione di continuità. La più bella delle modelle, con tutto il rispetto per la categoria, non ha il fascino di un’umile segretaria che però sappia apprezzare pensieri e riflessioni profonde.
Che abbia o ti stimoli il senso dell’umorismo e infine che ami assaporare e valutare assieme a te, col necessario distacco serale, le cose che ci affliggono di giorno. I sapori intellettuali con lei si trasformeranno naturalmente e senza alcuno sforzo nel gusto vero della vita. Quello che sgorgherà dalla sua testa e dai suoi seni in una combinazione indissolubile. Sarà una pozione magica che ti stregherà ogni sera di più. Non ci sarà nulla di meglio che desiderare ogni minuto il ritorno da lei.
Penserai solo a volerla accarezzare, a preparare le menti al contatto fisico e a farle sentire intimamente che sei tu quello giusto e nessun altro. Quello che le provocherà le voglie più inconfessabili. Perché saper cogliere la verginità del fisico alla fine è un fatto meccanico. Domare, anzi: cavalcare il corpo di una donna nell'atto carnale è bellissimo, ma è una cosa naturale, come bere un bicchier d’acqua. Tutti sanno farlo.
Deflorarle la mente è invece un piacere raffinato, sottile. Un sacrificio e il frutto saporito di un duro, costante impegno e tempo impiegato che solo un vero intenditore sa mettere in pratica. Con passione, dedizione, pazienza, intelligenza, rispetto. In breve: con amore. Perché egli sa che la ricompensa finale è il dono di un mondo femminile interiore completamente aperto e finalmente a sua disposizione.
Il suo corpo adorato e bramato verrà a te naturalmente a corredo. L’amore tra due personalità profonde è una cosa complicata e stupenda. E dà vita a conversazioni alte, ma poi immediatamente dopo stupidissime. Partorisce bestiali scemenze. Pianti, liti colossali e meravigliosi capolavori di erotismo. Da godere fino in fondo. Da vivere, in fin dei conti.
RDA
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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La terapia psicoanalitica è obsoleta, lo stile comunicativo è volto a lucrare sulle persone. Riconduce la maggior parte dei problemi nel passato, che, ahimé, non possiamo cambiare, decentralizza totalmente il paziente dal proprio sé e non gli permette di esprimere il suo massimo potenziale e a vedere la sua naturale tendenza, è soggetta a interpretazioni errate sulla reale condizione del paziente. Espongo qui di seguito un esempio: ragazzo che si reca dallo psicoterapeuta perché non riesce a chiudere i rapporti con x, psicologo che interpreta la sua condizione dicendo che la sua inettitudine è dovuta ad uno scarso riconoscimento del proprio valore intrinseco. Non solo questo approccio distacca totalmente il paziente dalle sue emozioni, ma crea in lui un senso di inferiorità a cui dovrà far fronte, lasciando il paziente in una perfetta dipendenza con il suo terapeuta. Nonostante poi il terapeuta riesca a fornirgli degli strumenti per riconoscere il suo valore intrinseco, dopo le varie sedute a scopo di lucro, non sarà comunque abbastanza affinché il paziente trovi il suo centro e conduca la sua vita senza questo legame dipendente. Questo tipo di approccio, inoltre, non valuta l’individualità di ogni persona, la sua naturale predisposizione alle cose (cuore pulsante di ognuno di noi). Piuttosto un approccio corretto volterebbe in aiuto nel riconoscere le proprie emozioni aiutando il paziente a non commentarle dando dei giudizi impropri, riportando l’esempio di sopra: ragazzo si reca dallo psicologo per problemi con x e alla sua inettitudine, il terapeuta aiuterà il processo di individualizzazione del paziente, perché avrà riconosciuto un distaccamento dal sé del paziente, dovuto alla sua colpevolizzazione per non essere in grado di lasciare un rapporto, lo aiuterà nel comprendere che se in qualche modo quel rapporto non vuole lasciarlo è perché ci sono aspetti di lui che concordano con l’altro partner e che una parte più profonda di lui sta chiedendo di essere ascoltata e non colpevolizzata. Trasformando il rapporto paziente non in una catastrofe di dipendenza ma ad una responsabilizzazione del proprio sé, creando automaticamente, indipendenza, stabilità e autostima nel proprio paziente, perché capace di ascoltare le sue emozioni profonde e non filtrate, e a dargli voce.
ps. lo so ho appena lasciato una bomba grossa come quella su hiroshima.
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C’è una frase che recita: “Quando siete felici, fateci caso”.
Io credo di avere una tendenza naturale a riconoscere la felicità.
Forse non è del tutto naturale, forse l’ho imparata.
Adesso però è mia, nel senso che una delle cose più immediate che riesco a fare durante il giorno, è rendermi conto quando sto vivendo un momento di felicità.
Che spesso, a dirla tutta, non è neanche solo un momento.
Così, se dovessi augurare qualcosa a chi amo, ma anche a chi non amo, oggi mi accorgo che augurerei questo: “Possa tu avere una tendenza naturale a riconoscere la felicità”.
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fuori dai denti
UN RITRATTO DI MICHELA MURGIA LO EFFETTUA IL PROFESSOR Martino Mora .
"Michela Murgia era una donna malvagia. Ella odiava. Odiava la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civilta (che definiva “patriarcali”). Odiava la lingua italiana, struprandola orrendamente con la lettera schwa. Odiava la Tradizione, cioè l’ eterno nella storia. Odiava la famiglia, il matrimonio, la procreazione. Odiava la vita e l’ordine naturale del creato. Al servizio dei quotidiani del grande capitale, intingeva la sua penna nel veleno del nichilismo “woke” e persino "queer". Abortista, omerotica, eutanasica, nichilista fino al midollo, ebbe persino la faccia tosta di definirsi “credente”. Persino peggio di lei sono quei falsari che, anche a destra, ne hanno esaltato il presunto coraggio. E il presunto anticonformismo, quando la Murgia, e quelli come lei, del peggior conformismo liberal-americanista sono le mosche cocchiere. Immigrazionista, femminista, meticcista, genderista, non c’è trovata dell’ideologia americanista politicamente corretta che la Murgia non abbia fatto sua, in nome del più estremo individualismo edonista e del più luciferino soggettivismo atomistico. Qualcuno ha perino scritto che la Murgia era contro il potere, lei che scriveva sulle prime pagine dei quotidiani degli Elkann, cioè dei massimi esponenti italici del vero potere dell’Occidente, quello del denaro. La Murgia era un perfetto prodotto di laboratorio del sistema orgiastico-mercantile. Quando quasi tutti i media (compresi quelli pseudo cattolici, cioè catto-modernisti) distorcono in questo modo la realtà delle cose, è il segno che ormai viviamo nella falsificazione totale del bene. Anche l’elogio universale alla Murgia ne è eloquente dimostrazione. Viviamo ormai nel regno della menzogna organizzata, tra la Scilla del capitale assoluto e la Cariddi della Sovversione ideologica obbligatoria. Due mostri che sono ormai inscindibilmente alleati. Il liberalismo si è fatto totalitario. Non ha bisogno di usare i lager o i gulag, ma il lavaggio del cervello, la manipolazione incessante, la distorsione sistematica del senso delle cose, la gogna mediatica per i reprobi. La Murgia era una donna malvagia. Chi l’ha esaltata è persino peggiore".
-Giorgia Salvagni
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È finita ragazzi, dopo che il date fallito di hinge dopo una storia meme sul libro che ho fatto mi ha risposto “ma hai firmato il contratto dell’ENDORSING????”
MA CHE. CAZZO. DICI. PORCODIO. MA CHE CAZZO È L’ENDORSING MA FAI IL RICERCATORE PER I SIMULATORI DI VOLO DELLA FINANZA DIOCQNEEEEE
basta, non scoperò mai più, non ha senso. È cominciata la fase. Basta, a Torino non si può scopare tra i borghesotti maledetti che arrampicano e si pompano la techno avranno pippato una volta nella vita e l’hanno resa la loro personalità che COSPARGONO tutte le app, è finita mi arrendo, aspetterò lo scorrere naturale del tempo e soffrirò com’è giusto che sia, basta, devo togliermi l’idea dalla testa che provare ad uscire con persone vuote possa riempire il buco nero che mi ha lasciato l’ex, non succederà quindi okay. Risparmiamo in date quello che spendo dalla PSICANALISTA perché ora non mi accontento della psicologa ho la PSICANALISTA. Sarà meglio che quel figlio di puttana di Freud abbia fatto anche cose buone perche mi sono buttata in ginocchio a mia madre per chiederle aiuto con il pagamento di sta diomerda di terapia, respira espira respira espira faccio una fatica assurda a concentrarmi come cazzo si fa a disegnare per più di un’ora e mezza di fila? Boh adesso mi faccio na canna
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“Essere spirituali non significa essere buoni, significa essere veri.
Non può esistere nessuna spiritualità se non abbraccia tutta la sfera delle emozioni umane.
Siamo spirituali quando siamo radicati in noi stessi, connessi con il nostro ventre profondo e con tutte le nostre emozioni.
Spirituale non è colui che abbandona il sentire terreno, la carnalità, ma è colui che fa del sentire un’esperienza incarnata.
È il corpo stesso che diventa preghiera e radice. La bontà ad ogni costo, la positività ad ogni costo, non ci rendono migliori se non sono un moto naturale del nostro cuore.
Ci hanno spesso inculcato il senso di colpa se sentiamo rabbia, se non siamo buoni abbastanza, se proviamo invidia, se ci concediamo tutte quelle emozioni che vengono considerate “negative”.
Siamo spirituali anche quando siamo arrabbiati o abbiamo paura, smettiamola di pensare il contrario. Bisogna invece imparare a stare nelle emozioni, perché ogni emozione ha bisogno di essere vista, accolta e integrata, senza doversi sentire sbagliati o colpevoli.
Non posso fingere di non provare rancore se sono arrabbiata, ma posso accogliere dentro di me quella rabbia senza negarla e poi trasformarla in cambiamento.
Tutti i sé rinnegati diventano infelicità, tutto ciò che per troppo tempo oscuriamo rischiamo di farlo diventare paura, panico, depressione.
Questa è la spiritualità delle emozioni, accogliere ombra e luce per essere interi.”
Bride An Geal
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“Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita”.
- Susanna Tamaro -
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Il paesaggio che si trasforma in un caleidoscopio di sfumature che vanno dall'ocra al rosso fino al marrone.
È il FOLIAGE (che significa "fogliame") un fenomeno naturale spettacolare, che possiamo ammirare con l'arrivo dell'autunno, tra fine settembre e novembre, quando i meccanismi della fotosintesi rallentano e la clorofilla diminuisce.
Ma oltre la bellezza del momento, il foliage ha effetti benefici sulla salute di mente e corpo.
Il contatto con la natura si sa è di per sé terapeutico, nello specifico questo periodo dell'anno è in grado di infondere un senso profondo di benessere e serenità.
Immergersi nel foliage autunnale con i suoi colori, abbassa i livelli di stress, aiuta a staccare dai ritmi quotidiani, favorendo il rilassamento, la pace interiore.
Così, una passeggiata tra boschi, colline, laghi, giardini botanici senza dimenticare i nostri parchi cittadini diventa anche una "cura" per mente, anima e corpo.
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