#senso naturale
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salute-green · 9 months ago
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Shampoo Solido Naturale, Vegan e Zero Waste
Per capelli puliti, belli ma senza inquinare l’ambiente, scegli lo shampoo solido! Questa alternativa ecologica e originale è uno dei nuovi trend per la cura dei capelli, che non solo fa bene a noi, ma anche al Pianeta. Su Greenweez.it puoi acquistare i migliori brand in circolazione e scegliere tra le diverse tipologie di shampoo solidi. Che cos’è lo shampoo solido? Lo shampoo solido è…
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givemeanorigami · 8 months ago
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Sono tornata a essere onnivora di libri, da passare da capisaldi della letteratura a letture discutibili, tipo questo dark romance che non sto capendo se lo sto leggendo velocemente per capire quanto assurdo possa diventare o se perché mi ha preso la storia.
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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Nora, mia suocera, è ancora una bellissima donna di cinquantadue anni. Molto curata e palestrata. Mia moglie Luisa purtroppo due anni fa se n'è andata lassù per un incidente stradale. Lei quindi mi aiuta coi due bimbi e con la casa. Luisa era figlia unica e quindi dopo lo shock iniziale, ora gli equilibri delle due famiglie si sono assestati.
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Viviamo a distanza di pochi isolati in un piccolo paese; al mattino mio suocero Berto dopo colazione va via, apre il suo negozio di autoricambi in una cittadina vicina e torna a casa solo alle nove di sera. Quindi, di fatto, dopo avviate le cose di casa sua, Nora diventa il fulcro di casa mia.
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Da un mese però le cose tra noi due si sono fatte più intense: va detto che sono sempre stato il "cocco delle signore" sin da quando avevo diciotto anni. In un momento di tenerezza e relax, una domenica, subito dopo pranzo, lei era passata per vedere se era tutto a posto e per aiutare i bambini coi compiti, come sempre fa.
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Ero sul divano, con un'aria un po' triste. Lei aveva finito di dare una sistemata alla cucina. Dopo la doccia avevo addosso l'accappatoio. Nora s'è seduta sul divano un momento accanto a me. I bambini ancora stavano facendo il riposino. Mi sono lasciato andare: in un impulso di estrema intimità le ho detto che come maschio sentivo molto forte la mancanza di una "femmina". Non avevo cattive intenzioni, giuro.
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Lei però, un po' materna e un po' porca, mi ha accarezzato, poi ha lasciato scivolare la mano sul mio torace nudo e peloso. Era chiaramente attratta. Sentendo una dolcezza femminile indugiare forse un po' troppo sul mio corpo, m'è venuto spontaneo aprire l'accappatoio. Lei mi ha potuto vedere torace, ventre, inguine nudi e... il mio uccello bello reattivo al tocco di una donna attraente.
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Senza pensare forse troppo, rispondendo a un impulso naturale, la mia suocera sexy s'è chinata e me l'ha preso in bocca. Per pochi secondi solo, perché io cominciavo a muoverlo nella sua testa. Mi piaceva. Molto. Allora, deciso, le ho preso la testa, l'ho baciata sulle labbra con trasporto e l'ho accompagnata in camera da letto. La volevo. La desideravo.
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Lei capiva di non poter più scappare. Le tenevo la schiena e la spingevo. Diceva debolmente: "ma che fai? N-nooo... Non si può... Dai... Non dobbiamo..." Ma procedeva senza esitazioni. Ho chiuso a chiave per precauzione, lei si scusava: era imbarazzata. Rossa in viso da mangiarla di baci. Si mordeva le labbra dal senso di imbarazzo e rimorso. Parlava nervosamente. Ma non vedeva l'ora di farsi scopare. Lo capivo chiaramente.
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Mi diceva che Berto non la tocca più. Che però lei non l'aveva mai cornificato. Le ho tolto le mutandine bagnatissime, le ho sollevato la gonna, tappato la bocca dapprima con l'indice, poi baciandola di nuovo con trasporto e alla fine infilandole l'uccello in fregna con un solo colpo violento. Ha chiuso gli occhi mugolando di piacere e infine s'è lasciata scopare. Mi ha detto un bellissimo: "siiii... fottimi forte!" Per cui, da un po' lei per ciò che riguarda le mie esigenze di sesso provvede alla grande. Mi dà tutto ciò che posso desiderare. Ingoia la mia sborra di gran lena. Le piace da morire il mio sapore. Si passa la lingua sullle labbra. Annusa il mio inguine, rapita dal mio odore. E lecca i residui.
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Gliene posso scaricare in gola quanta ne produco. Non fa una piega e manda giù tutto. Se lo voglio, mi dà il suo buco del culo da leccare e sfondare a piacere. Mi allatta materna, se lo desidero; le posso riempire la fregna elastica e accogliente col mio cazzo a lungo quanto voglio. Non potrei chiedere di meglio. Sono sicuro che Luisa da lassù approvi: sua madre così non è che proprio tradisca suo padre, perché sta solo aiutando me e la nostra famigliola in tutto! Provvede a tutte le nostre esigenze. E mi fa scopare perché è solo molto generosa. Poi, io non sostituisco la mia moglie defunta con un'altra donna giovane ed estranea. Tutto resta in famiglia e viviamo felici.
Aliantis
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kon-igi · 21 days ago
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DAMMI TRE PAROLE
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO.
Era tanto che volevo scriverne in merito e vista la mia trentennale esperienza credo di poterne parlare con cognizione di causa, magari smentito da esperti più giovani ma accetterò qualsiasi critica, visto che è 'solamente' un gioco.
Due foto divulgative per rendere evidente di cosa parlo:
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In sintesi, GIOCHI DI RUOLO... Dungeons&Dragons per chi avesse solo un'infarinatura dell'argomento ma ne esistono CENTINAIA, di ogni tipo e ambientazione.
Possiamo dire che il 'gioco' è composto in parti ogni volta differenti di:
INTERPRETAZIONE
ALEATORIETÀ
Da una parte il giocatore decide con libero arbitrio come interpretare un certo personaggio, cercando di rimanere all'interno di un ruolo più o meno preciso (guerriero impavido ma stupido, chierica bigotta ma generosa, mago geniale ma spietato etc... ma anche ogni gamma possibile di carattere contorto o all'apparenza semplice).
Dall'altra avremo l'aleatorietà cioè la casualità nella riuscità di un'azione o nella manifestazione di un evento esterno, determinata da un lancio di dadi.
Semplificando all'osso, tutti i personaggi possono lanciare un coltello ma ovviamente il lancio avrà più successo se il personaggio ha una destrezza alta o ha ricevuto addestramento in tal senso: un assassino lanciatore di coltelli potrà avere il 95% di probabilità di colpire il bersaglio mentre un mago di 120 anni solo il 3%...
... ma il primo può sempre sbagliare e il secondo miracolosamente riuscire.
ATTENZIONE CHE QUA ARRIVA LA MIA CONSIDERAZIONE, astrusa per chi non abbia mai giocato, fondamentale per chi è sappia di cosa parlo.
Il master è colui che tiene le fila della storia... la presenta ai giocatori/personaggi ignari, interpreta tutti quei caratteri che i giocatori incontreranno e, soprattutto, farà tirare e tirerà lui stesso i dadi per determinare un evento casuale.
Io sono stato e sono master/keeper/dungeon master/magister/arbitro/judge/animator/GOD di svariati giochi di ruolo ma non ho mai dimenticato LA REGOLA DEI TRE...
DIVERTIMENTO, REGOLE, DIVERTIMENTO
Più o meno in tutti i GdR (giochi di ruolo) esistono regole precise che delimitano i comportamenti all'interno dello spazio-tempo, regole che unite all'aleatorietà 'simulano' il nostro mondo reale e che spesso, però, danno risultati inaspettati e deludenti.
In Stranger Things, per esempio, Eddie masterizza una partita di D&D (anzi... di Advanced D&D ma vabbe') e alla fine chiede ai giocatori di fare un tiro per vedere se fossero riusciti a colpire Vecna e a sconfiggerlo.
Dovevano fare 20 con un dado da 20 (viene detto '20 naturale')... un 5% di probabilità di riuscita.
Il master è eccitato tanto quanto i giocatori e quando il tiro riesce Eddie gioisce insieme a loro.
NO
O meglio, sì ma meglio di no.
In quel caso la regola dei tre è stata invertita in
REGOLE, DIVERTIMENTO, REGOLE
cioè si è prediletto il rispetto delle regole a discapito del divertimento e questo ve lo dico con cognizione di causa perché il 20 naturale è un risultato infrequente e il fallimento avrebbe comportato la morte di tutti i personaggi e la fine della storia.
'Questa è la vita', direbbero alcuni master rompic... precisini ma per ciò che mi riguarda non ho mai masterizzato con orgoglio, egocentrismo o l'illusione prepotente di avere in mano il destino dei personaggi (tecnicamente sì però anche no) ma sempre cercando di entusiasmarmi e divertirmi assieme a loro, ben consapevole - da giocatore - quanto sia terribile e traumatico perdere un personaggio a cui si è affezionati.
Il bravo master (e io ho imparato dai migliori, pur essendo solo bravino) guida i propri personaggi alla vittoria, con sofferenza e tribolazione, ma sempre con una buona conclusione.
La morte di un personaggio non deve essere MAI casuale per un tiro di dadi fallito o per una scelta sbagliata ma sempre legata all'evoluzione della storia e all'arco esperienzale del gruppo di gioco (il cosiddetto party).
Il master ancora più bravo lo fa con astuzia, non nascondendo il tiro dei propri dadi con il master screen (è un opzione di gioco ed è quello schermo di carta della foto) ma 'guidando' i personaggi affinché non ci siano stagnazioni, avvenimenti inutili, divergenze noiose o plot twist incongrui (Conan che si pianta la spada in un piede o Gandalf che cade da cavallo al Fosso di Helm).
Poi, se invece siete tutti
REGOLE, REGOLE, REGOLE
non verrò certo a picchiarvi a casa, però che due palle che siete.
Noi, dopo trent'anni di gioco con i miei amici power-player (in senso buono), ormai usiamo la regola del
DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO, DIVERTIMENTO
Io invento la storia ma masterizziamo tutti assieme, con pochi lanci di dadi e un gioco di ruolo spassosissimo che piega la realtà verso quello che non bisogna mai dimenticare essere il motivo per cui si gioca...
Provare la gioia di essere qualcuno che non siamo, insieme a vecchi amici nuovi, ogni volta sempre diversi.
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Buona partita a tutti... magari un giorno ci vedremo su Discord :)
@pensierosatanista @spettriedemoni @biggestluca
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angelap3 · 26 days ago
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Scrivo senza avere necessariamente uno scopo, scrivo più per una spinta naturale e quindi mi è più semplice trovare la causa della scrittura che non il fine.
La ragione sta nella sensazione stessa della scrittura, nell'atto stesso dell'accostamento delle parole e ancora prima nella scelta della parola.
Credo che la scrittura non abbia un senso se non in se stessa, nel suo darsi, nel suo fieri
nel suo essere me e soprattutto molto altro da me. La scrittura diviene un tu grazie a chi legge e diviene un noi in comunanza o divergenza di sentire.
Forse la scrittura è una solitudine  talvolta abitata da tanti che si fa a tratti cielo, mare, deserto, metropoli o casa.
(Angela P.)
Notte mondo di Tumblr 💫💫💫
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libriaco · 2 months ago
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Un vero disastro
La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana. Per quelli tra noi che vivono nei paesi “avanzati”, la speranza di vita è aumentata, ma la società è stata destabilizzata, la vita è stata privata di ogni senso, gli esseri umani sono stati sottoposti all’umiliazione, la sofferenza psichica si è generalizzata – sofferenza che è anche fisica nel terzo mondo – e infine il mondo naturale è stato gravemente deteriorato. Lo sviluppo accelerato della tecnologia peggiorerà la situazione e senza dubbio infliggerà agli esseri umani umiliazioni ancora più gravi e maggiori danni alla natura; probabilmente accrescerà la disgregazione sociale e la sofferenza psichica, e forse aumenterà anche quella fisica, persino nei paesi più “avanzati”.
T. J. Kaczynski (aka Unabomber), [Industrial society and its future, 1995], La società industriale e il suo futuro, Roma, D Editore, 2024 [Trad. Emmanuele J. Pilia, Matteo Pinna]
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raccontidialiantis · 13 days ago
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Sarò per te l’aria
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Non accetterò da te nulla di meno che la tua anima tutta intera e la tua vita fino all’ultimo giorno. Questo è un contratto d’amore, caro mio. Dovrò essere per il tuo cuore il sommo sacrificio. Io sarò la Dea tua: non avrai altra donna all’infuori di me. Amami e inizia immediatamente: da stasera. Dovrai sudare sale e amore da tutti i pori. Ogni giorno, anche in inverno. Dovrò vederne sulla tua pelle le tracce e annusarne l’odore.
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E te le bacerò. Ti leccherò ogni sera col gusto della passione più oscena. Le mie labbra saranno per te l’unica medicina. Non penserai ad assaggiare altro seno che non sia il mio. Le tue mani dovranno avere una continua sete delle mie curve e la tua bocca una fame insaziabile dei miei baci. Perché l'appetito di chi ama non si placa di certo e io non sarò mai un antipasto: sappilo. Dopo di me, per te ci sarà solo ancora altra fame.
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Del mio corpo. E poi nulla avrà più vera importanza, per la tua anima. Sarò dura o tenera, comunque molto esigente. Diventerò la carceriera inflessibile del tuo tempo e quindi sequestrerò, senza avere nessuna pietà, tutti i tuoi desideri e gli altri tuoi passatempi segreti. Il tuo sguardo infine continuerà a osservare il mondo, perché sei sicuramente un uomo libero, ma ovunque da domani vedrà e cercherà solo il mio riflesso.
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Perché la tua testa sarà orientata sempre verso il nord che io rappresenterò, per te. Il profumo e la voglia delle mie gambe, delle mie natiche di marmo e delle mie spalle faranno camminare la tua vita. Vedrai. Sentirai il dolore insistente della corda rappresentata dalla nostra storia e attaccata direttamente al tuo ombelico. Ma non vorrai mai sciogliere quel semplice nodo. Sarò spesso anche cattiva; crudele, a volte.
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Però sono onesta: da parte mia sul contratto non c’è nessuna postilla, nessuna clausola vessatoria, nessun trucco capestro. T’ho spiegato tutto. Se firmi, imbroccherai questa via da volontario. Ma per parte tua sappi sin da ora che non c’è nessuna futura, possibile scappatoia. Mi amerai. Molto e sarà una dipendenza totale. Mi spiace un po’. O forse no, ma comunque dopo stasera se accetti senza di me la tua vita non avrà più senso alcuno.
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Se sei d’accordo su tutto, adesso firma sulla mia pelle. Fallo con una teoria di baci che parte dai miei piedi e arriva fino alla mia bocca, naturale tuo approdo. Dock station per ricaricare il sentimento. Fallo adesso. L’inchiostro virtuale sarà il nostro sangue che scorre. Io mi fiderò della tua parola. E della tua fame d’amore e passione per me. Adesso inspira, respirami, assapora le mie parole, lascia che io ti ami a mia volta e inizi a darti un piacere che non hai mai conosciuto sino a oggi, fidati.
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RDA
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abr · 11 months ago
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mi hanno chiesto che cos’è la tradizione. Ci vorrebbe un libro per spiegarlo, e spiegarmelo (...).  Si parlava di tradizione gastronomica che oggi sembra l’unica tradizione possibile. Meglio che niente, e però ce ne sarebbero molte altre: la tradizione onomastica (figli con i nomi dei nonni), la tradizione liturgica (messe in latino), la tradizione architettonica (case con scuri o persiane, chiese a forma di chiesa)... Oggi la tradizione, qualunque tradizione, viene percepita come un fatto sentimentale, peggio, nostalgico. La tradizione come passatismo, ed è l’accezione di Pasolini: “Io sono una forza del Passato. / Solo nella tradizione è il mio amore”.   Proposta così è del tutto naturale che a un giovane la tradizione disgusti. Mette tristezza anche a me. Allora questa tradizione prima che un sentimento va considerata un patrimonio. Un patrimonio materiale, non troppo diverso dal patrimonio immobiliare che invece non disgusta nessuno, nemmeno i giovani: fa comodo a tutti l’appartamento di nonna...  La tradizione va perpetuata perché è fonte di senso e al contempo di reddito. Venendo al cibo: i locali alla moda passano presto di moda, le trattorie tipiche prosperano di generazione in generazione.
camillo Langone via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2024/03/07/news/e-difficile-spiegare-che-cos-e-la-tradizione-senza-essere-approssimativi-6298607/
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sciatu · 4 months ago
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CERAMICA DI SANTO STEFANO DI CAMASTRA
Anche oggi non ti ho detto che ti amo, Preso dagli affanni del giorno, dal leccare la vita per capirne ipocrisie e falsità, ho dimenticato di dirti che ti amo. O meglio, nel silenzio del giorno e nel nulla dei suoi attimi, non ho trovato tra le sue ombre e le parole vuote del mondo, il momento giusto per parlare al tuo cuore, per dirti di quanto ci lega, per confessare quello che ferma il tempo per creare un istante, un minuto delle nostre vere vite. Non volevo sconsacrare le parole che dovevo dirti, non volevo svendere il tesoro che mi doni, liquidare tutto nella banalità del quotidiano, per amarti per contratto, o glorificarti per noia. Non volevo svendere per poco, quello che sarebbe diventato il senso del giorno, nascondere tra consigli per gli acquisti e stragi degli innocenti, l’unico respiro dell’anima mia. Era troppo importante, anche se era naturale, era troppo semplice anche se è un giuramento quotidiano fatto alla tua vita perché sia la mia vita. È troppo banale sprecare quello che vuol dire amarti, è infantile ripeterlo, è assurdo pretenderlo anche se è necessario confermarlo ogni giorno, scriverlo nell’aria che ci divide, sognarlo nelle nostre notti, scambiarcelo nelle nostre carni, così che i nostri corpi siano il forziere, la vigna ed il mare di quello che proviamo, dell’ebrezza che ci scambiamo, delle emozioni su cui navighiamo. Un altro giorno muore senza averti detto che ti amo, Un altro giorno scivolato via senza sapore, diventato un anonimo giorno di pieno inverno, dove non vi sono colori, il sole è malato, il vento impazzisce e il mare diventa nemico. Eppure lo so, lo so bene, che solo quando ti dico che ti amo, il tempo ha un altro sapore, i miei affanni si sciolgono e tu mi rivesti con i sorrisi della primavera. Perché l’amore è un assegno in bianco che qualcuno ti dà e che tu devi spendere il giorno stesso perché domani non avrà più lo stesso valore e nessuno ti potrà garantire che domani ce ne sarà uno eguale. Un assegno gratuito che devi spendere in quel momento scrivendo il valore che tu dai a chi te lo ha dato. Ma se scrivi troppo o troppo poco, sei tu dopo, che dovrai pagare il doppio della cifra che hai scritto. Per questo, non dirti oggi che ti amo, è tenersi in mano quell’assegno incapace di spenderlo, incapace di sognare, incapace di volare, incapace di trasformare il grigiore dei palazzi in un intimo paradiso
Even today I didn't tell you that I love you, Caught up in the worries of the day, in licking life to understand its hypocrisies and falsehoods, I forgot to tell you that I love you. Or rather, in the silence of the day and in the nothingness of its moments, I didn't find among its shadows and the empty words of the world, the right moment to speak to your heart, to tell you how much binds us, to confess what stops time to create an instant, a minute of our true lives. I didn't want to desecrate the words I had to say to you, I didn't want to sell off the treasure you give me, liquidate everything in the banality of everyday life, to love you by contract, or glorify you out of boredom. I didn't want to sell off for a little, what would have become the meaning of the day, hide among shopping tips and massacres of innocents, the only breath of my soul. It was too important, even if it was natural, it was too simple even if it is a daily oath made to your life for it to be my life. It is too banal to waste what it means to love you, it is childish to repeat it, it is absurd to demand it even if it is necessary to confirm it every day, to write it in the air that divides us, to dream it in our nights, to exchange it in our flesh, so that our bodies are the treasure chest, the vineyard and the sea of ​​what we feel, of the intoxication we exchange, of the emotions we sail on. Another day dies without having told you that I love you, Another day slipped away without flavor, become an anonymous day in the middle of winter, where there are no colors, the sun is sick, the wind goes crazy and the sea becomes an enemy. And yet I know, I know well, that only when I tell you that I love you, time has another flavor, my worries melt away and you dress me with the smiles of spring. Because love is a blank check that someone gives you and that you have to spend that same day because tomorrow it will no longer have the same value and no one can guarantee you that tomorrow there will be an equal one. A free check that you have to spend at that moment by writing the value that you give to the one who gave it to you. But if you write too much or too little, it is you later, who will have to pay double the amount you wrote. For this, not telling you today that I love you, is holding that check in your hand incapable of spending it, incapable of dreaming, incapable of flying, incapable of transforming the grayness of the buildings into an intimate paradise
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susieporta · 9 months ago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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scritti-di-aliantis · 23 days ago
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(Foto: 500px)
Il sottile piacere della sottomissione ti si insinua nella mente piano. È discreto, subdolo. Inizia tutto con l'essere tu stessa sorpresa nel godere intensamente del tuo primo appuntamento segreto con lui, dei primi suoi schiaffi ricevuti sul culo. Non te lo saresti mai immaginato, che il tuo primo tradimento coniugale sarebbe stato così piacevole ma... strano, stimolante.
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(Foto: eroticasensualis)
Così diverso dalle noiose e routinarie, monotone dolcezze del sesso con tuo marito. E non provi alcun senso di colpa! Poi, scopri addirittura di non avere affatto paura di ricevere cinghiate e addirittura quasi ti scopri a godere, guardandoti allo specchio della camera da letto a casa, con le prime strisce rosse sulle natiche. E a proporre tu stessa nuovi modi per farlo sentire tuo esclusivo padrone.
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(Foto: eroticasensualis)
Man mano, ti sembra perciò sempre più naturale obbedire ai suoi ordini e indossare i finimenti da schiava che lui compera per te. Al punto che durante la settimana lavorativa hai come sottofondo dei tuoi pensieri soltanto il desiderio fortissimo di rivederlo. Tutte le altre cose: casa, figli, marito, spesa, bollette, volontariato, iniziano a essere priorità di secondo grado. Infine, capisci di essere nata intimamente sottomessa.
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(Foto: eroticasensualis)
Cercavi solo chi tirasse fuori dal tuo cassetto più nascosto questo tuo lato bellissimo e vero. Finalmente ti piaci, ti senti realizzata appieno: madre, moglie, impegnata nel lavoro e nel sociale. Ma soprattutto segreta schiava di un uomo molto affascinante, duro e sprezzante. Però a suo modo con te protettivo e desideroso di godere, grazie a ciò che sei disposta ad accettare e che ormai vuoi anche tu con tutta l'anima.
Aliantis
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(Foto: eroticasensualis)
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nerudasullalingua · 1 month ago
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La terapia psicoanalitica è obsoleta, lo stile comunicativo è volto a lucrare sulle persone. Riconduce la maggior parte dei problemi nel passato, che, ahimé, non possiamo cambiare, decentralizza totalmente il paziente dal proprio sé e non gli permette di esprimere il suo massimo potenziale e a vedere la sua naturale tendenza, è soggetta a interpretazioni errate sulla reale condizione del paziente. Espongo qui di seguito un esempio: ragazzo che si reca dallo psicoterapeuta perché non riesce a chiudere i rapporti con x, psicologo che interpreta la sua condizione dicendo che la sua inettitudine è dovuta ad uno scarso riconoscimento del proprio valore intrinseco. Non solo questo approccio distacca totalmente il paziente dalle sue emozioni, ma crea in lui un senso di inferiorità a cui dovrà far fronte, lasciando il paziente in una perfetta dipendenza con il suo terapeuta. Nonostante poi il terapeuta riesca a fornirgli degli strumenti per riconoscere il suo valore intrinseco, dopo le varie sedute a scopo di lucro, non sarà comunque abbastanza affinché il paziente trovi il suo centro e conduca la sua vita senza questo legame dipendente. Questo tipo di approccio, inoltre, non valuta l’individualità di ogni persona, la sua naturale predisposizione alle cose (cuore pulsante di ognuno di noi). Piuttosto un approccio corretto volterebbe in aiuto nel riconoscere le proprie emozioni aiutando il paziente a non commentarle dando dei giudizi impropri, riportando l’esempio di sopra: ragazzo si reca dallo psicologo per problemi con x e alla sua inettitudine, il terapeuta aiuterà il processo di individualizzazione del paziente, perché avrà riconosciuto un distaccamento dal sé del paziente, dovuto alla sua colpevolizzazione per non essere in grado di lasciare un rapporto, lo aiuterà nel comprendere che se in qualche modo quel rapporto non vuole lasciarlo è perché ci sono aspetti di lui che concordano con l’altro partner e che una parte più profonda di lui sta chiedendo di essere ascoltata e non colpevolizzata. Trasformando il rapporto paziente non in una catastrofe di dipendenza ma ad una responsabilizzazione del proprio sé, creando automaticamente, indipendenza, stabilità e autostima nel proprio paziente, perché capace di ascoltare le sue emozioni profonde e non filtrate, e a dargli voce.
ps. lo so ho appena lasciato una bomba grossa come quella su hiroshima.
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clo-rofilla · 23 days ago
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Non saprei dire di preciso come sia successo e quando, ma per la prima volta in queste feste sento una sorta di scarto, un cambiamento che è avvenuto in sordina nella mia concezione affettiva. Mi spiego (o almeno, ci provo).
Se finora in tutti questi anni quando tornavo a Roma a Natale, dai miei, "tornavo a casa", "dalla mia famiglia", e sentivo che Matteo era in qualche modo il mio "più uno", l'invitato alla nostra tavola e nella nostra tribù, per la prima volta quest'anno in maniera forte, lampante, inattesa, mi trovo a sentirmi parte di un nuovo nucleo, una nuova famiglia che siamo io e lui (e Dakota), che viene prima. "Che viene prima" non è l'espressione corretta, perché non è un primato né temporale né di importanza (e mai lo sarà). E' piuttosto un'appartenenza spontanea e naturale, un binomio in cui "mi siedo meglio", un'intesa in cui ci capiamo al volo, anche senza fiatare; una tribù con un linguaggio proprio, e un codice suo. Sì, insomma, una famiglia. E allo stesso modo, se penso a "tornare a casa", la visione si è ormai ribaltata e non penso alle pareti della casa di Roma, dove ho vissuto così tanti ricordi e che pure oggi non dicono più nulla (o quasi) di me. Penso invece alla nostra casa, a Como, quella che abbiamo costruito insieme un pezzo alla volta, con le nostre energie, i soldi, la fatica... le avventure e soprattutto le dis-avventure che hanno cementato il nostro legame ancora di più, su un piano nuovo, diverso, più complesso e in un certo senso anche più "razionale". Forse l'aggettivo che cerco è: più maturo.
Se penso all'idea di famiglia penso a noi due, a tutte le sfide che quest'ultimo anno ci ha messo davanti, a tutti i momenti in cui avremmo potuto sgretolarci rovinosamente, e forse ci siamo andati vicini, e a tutte le volte in cui invece abbiamo scelto - insieme - di rialzarci, di impegnarci, di lavorarci. Di spendere energie, porci in ascolto, aprirci al dialogo verso l'altro.
In questo senso sento che la maturità è una medaglia a due facce, che porta con sé un significato denso, pesante, travagliato. Che il nostro amore ha perso parte della leggerezza dell'inizio, in cui tutto è "bello e semplice" e le farfalle dentro la pancia svolazzano all'impazzata e sembra quasi che anche il cielo ti sorrida benevolo, complice e guardiano propizio di questo nuovo amore. E' un lutto a cui con immensa fatica mi accosto, e che mi addolora tanto più perché sento di avvertirlo con molta più forza che non il contrario.
E poi c'è, d'altro canto, ciò che il nostro amore ha guadagnato -qualcosa di nuovo e a tratti ingombrante, che è solidità, complicità, compromesso. Radici.
Non è facile per me, con la testa sempre protesa alle nuvole, guardare in basso e scoprire che i miei piedi hanno messo radici che si intrecciano a quelle di un'altra persona. Che non posso più dire "me ne torno a Parigi", "alla mia vita prima di te". Fa un po' paura, mi dà voglia di protestare, scalpitare, reclamare a gran voce: "ma io sono libera!". Spesso e volentieri, l'ho anche fatto. Ho lottato contro questo legame ingombrante con tutta me stessa, con la paura di una bestia in gabbia. Solo per ritrovarmi a capire che quella stessa gabbia non è mai stata l'altra persona né il suo amore per me. Quella gabbia sono sempre e ancora io.
In questi giorni ti ho osservato di nascosto, o di sfuggita, mentre non mi guardavi - e mi sono accorta che ogni piccolo gesto che compi, lo fai con nel cuore noi due; le tue attenzioni, le tue premure, il tuo pensiero sempre un passo più avanti. Quest'anno ci siamo inflitti anche del dolore, a vicenda, ma da questo dolore siamo cresciuti e abbiamo trovato il modo di venirne fuori ancora una volta mano nella mano.
Ripenso spesso a un verso di Cremonini che trovo immensamente calzante:
"Anche quando poi saremo stanchi troveremo il modo per navigare nel buio"
Mi parla di noi. Mi parla del nostro amore, che non è più l'amore cieco delle prime volte, o meglio lo è ancora, in qualche parte dentro di lui, ma è diventato altro, tanto altro. E' la lanterna, il faro, il porto, la bussola. Casa e famiglia.
Lotterò sempre con i legami emotivi, e sempre mi sentirò presa in questa irrisolvibile contraddizione, in antagonismo con ciò che mi àncora, e pericolosamente spersa alla deriva da sola; la mia vita è così: in precario equilibrio su questa dicotomia inscindibile di leggerezza e pesantezza (sarebbe meglio dire gravità, nell'accezione della gravitas latina).
Ma nel mio cuore, durante quest'anno, ho maturato una consapevolezza nuova: queste radici sono forti non per schiacciarmi al suolo, e soffocarmi, al contrario: per permettermi di elevarmi ancora più alta nel cielo.
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immensoamore · 2 months ago
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C’è una frase che recita: “Quando siete felici, fateci caso”.
Io credo di avere una tendenza naturale a riconoscere la felicità.
Forse non è del tutto naturale, forse l’ho imparata.
Adesso però è mia, nel senso che una delle cose più immediate che riesco a fare durante il giorno, è rendermi conto quando sto vivendo un momento di felicità.
Che spesso, a dirla tutta, non è neanche solo un momento.
Così, se dovessi augurare qualcosa a chi amo, ma anche a chi non amo, oggi mi accorgo che augurerei questo: “Possa tu avere una tendenza naturale a riconoscere la felicità”.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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fuori dai denti
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UN RITRATTO DI MICHELA MURGIA LO EFFETTUA IL PROFESSOR Martino Mora .
"Michela Murgia era una donna malvagia. Ella odiava. Odiava la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civilta (che definiva “patriarcali”). Odiava la lingua italiana, struprandola orrendamente con la lettera schwa. Odiava la Tradizione, cioè l’ eterno nella storia. Odiava la famiglia, il matrimonio, la procreazione. Odiava la vita e l’ordine naturale del creato. Al servizio dei quotidiani del grande capitale, intingeva la sua penna nel veleno del nichilismo “woke” e persino "queer". Abortista, omerotica, eutanasica, nichilista fino al midollo, ebbe persino la faccia tosta di definirsi “credente”. Persino peggio di lei sono quei falsari che, anche a destra, ne hanno esaltato il presunto coraggio. E il presunto anticonformismo, quando la Murgia, e quelli come lei, del peggior conformismo liberal-americanista sono le mosche cocchiere. Immigrazionista, femminista, meticcista, genderista, non c’è trovata dell’ideologia americanista politicamente corretta che la Murgia non abbia fatto sua, in nome del più estremo individualismo edonista e del più luciferino soggettivismo atomistico. Qualcuno ha perino scritto che la Murgia era contro il potere, lei che scriveva sulle prime pagine dei quotidiani degli Elkann, cioè dei massimi esponenti italici del vero potere dell’Occidente, quello del denaro. La Murgia era un perfetto prodotto di laboratorio del sistema orgiastico-mercantile. Quando quasi tutti i media (compresi quelli pseudo cattolici, cioè catto-modernisti) distorcono in questo modo la realtà delle cose, è il segno che ormai viviamo nella falsificazione totale del bene. Anche l’elogio universale alla Murgia ne è eloquente dimostrazione. Viviamo ormai nel regno della menzogna organizzata, tra la Scilla del capitale assoluto e la Cariddi della Sovversione ideologica obbligatoria. Due mostri che sono ormai inscindibilmente alleati. Il liberalismo si è fatto totalitario. Non ha bisogno di usare i lager o i gulag, ma il lavaggio del cervello, la manipolazione incessante, la distorsione sistematica del senso delle cose, la gogna mediatica per i reprobi. La Murgia era una donna malvagia. Chi l’ha esaltata è persino peggiore".
-Giorgia Salvagni
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Gambe e fascino applicato
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Se lei lì seduta davanti a te ti guarda negli occhi, non li abbassa e accavalla le gambe così: sfrontata, spavalda e sicura del suo fascino, vuol dire che non ti teme, che potrebbe anche mangiarti a colazione se solo lo volesse. Perché è una Dea. E una Dea sa farlo, quando lo desidera. Sta a te farla ricredere, domarla, dominarla. Far sì che ti desideri. In sostanza, devi saperti infilare nel suo cervello, prima che tra le sue natiche.
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Perché lei deciderà che ti vuole solo e soltanto se tu saprai essere alla sua altezza e un centimetro in più. Non sarà facile: amarla vorrà dire applicare tattiche e strategie di guerra in tempo di pace. Ma non c’è mai una vera pace, tra un uomo e una donna. Perché la Dea ti provoca, ti stimola, ti stuzzica e risveglia i tuoi desideri. Poi ti si nega, ti frustra. Ti mente, ti inganna. Ti viene voglia di lasciar perdere, ma solo per un’ora o due. Poi il cervello torna lì, sempre lì: tra le sue gambe.
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Lei sa giocare con la tua psiche con grande e disinvolta maestria. Ogni donna nasce con installato di fabbrica l’istinto naturale della seduzione. E ti manda un messaggio proprio quando avevi perso tutte le speranze. Ti lancia un ennesimo amo. Allora tu inizi daccapo a rammendare la rete, da bravo pescatore. Vedrai che pian piano lei si disvelerà a te, ma solo se saprai fare la cosa più elementare e difficile del mondo: essere te stesso, senza infingimenti. Non aver paura che sia troppo poco. Offrile lo spaccato della tua anima, dei tuoi gusti e delle tue paure.
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Metti sul bancone la tua mercanzia, quale che sia. Non dire tutto subito, però. Non avere timori. Sii sempre pulito e presentabile. Con piacere scoprirai che un fisico tonico e allenato, dei bei glutei e una barba di tre giorni ma ben curata non guastano. E poi prima di incontrarla lavati sempre accuratamente e profumati: alle donne piace tanto. Piacerà anche a te, vedrai. Sarà poi più facile che decida di comperare, se toglierai i nastrini e le paillettes dagli articoli in esposizione. Lei saprà perfettamente distinguere le luci riflesse da ciò che invece brilla di suo, magari nascosto sotto un velo di tenerissimo e attraente pudore maschile.
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Sii dolce e molto virile allo stesso tempo. Non pensare mai di poterla abbagliare con una macchina ultimo modello o con beni materiali di qualsiasi genere. Si, per carità: son cose utili o gradevoli, certo. Ma lei cerca l’anima. Una donna vera, questo fa. Ai beni, ai soldi e alle fortune, in fin dei conti è più interessata solo una persona irrisolta, immatura. Che magari potrà andarti bene per qualche sera. Poi presto vorrà di più o comunque vi verrete a noia. E saranno sofferenze per entrambi.
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Ognuno scelga l’anima compagna al suo livello. Qual è il tuo? La tua vita, se scegli una persona superficiale, potrebbe presto assomigliare a quella di un criceto che gira nella ruota. Senza soluzione di continuità. La più bella delle modelle, con tutto il rispetto per la categoria, non ha il fascino di un’umile segretaria che però sappia apprezzare pensieri e riflessioni profonde.
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Che abbia o ti stimoli il senso dell’umorismo e infine che ami assaporare e valutare assieme a te, col necessario distacco serale, le cose che ci affliggono di giorno. I sapori intellettuali con lei si trasformeranno naturalmente e senza alcuno sforzo nel gusto vero della vita. Quello che sgorgherà dalla sua testa e dai suoi seni in una combinazione indissolubile. Sarà una pozione magica che ti stregherà ogni sera di più. Non ci sarà nulla di meglio che desiderare ogni minuto il ritorno da lei.
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Penserai solo a volerla accarezzare, a preparare le menti al contatto fisico e a farle sentire intimamente che sei tu quello giusto e nessun altro. Quello che le provocherà le voglie più inconfessabili. Perché saper cogliere la verginità del fisico alla fine è un fatto meccanico. Domare, anzi: cavalcare il corpo di una donna nell'atto carnale è bellissimo, ma è una cosa naturale, come bere un bicchier d’acqua. Tutti sanno farlo.
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Deflorarle la mente è invece un piacere raffinato, sottile. Un sacrificio e il frutto saporito di un duro, costante impegno e tempo impiegato che solo un vero intenditore sa mettere in pratica. Con passione, dedizione, pazienza, intelligenza, rispetto. In breve: con amore. Perché egli sa che la ricompensa finale è il dono di un mondo femminile interiore completamente aperto e finalmente a sua disposizione.
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Il suo corpo adorato e bramato verrà a te naturalmente a corredo. L’amore tra due personalità profonde è una cosa complicata e stupenda. E dà vita a conversazioni alte, ma poi immediatamente dopo stupidissime. Partorisce bestiali scemenze. Pianti, liti colossali e meravigliosi capolavori di erotismo. Da godere fino in fondo. Da vivere, in fin dei conti.
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RDA
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