#se534titolivisembranpochi

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Qualcosa di più di una recensione, quella di Massimo Onofri su “Avvenire” di oggi, a un “romanzo” che sorprende per freschezza e attualità. Un romanzo che affronta i temi dell’arte intrecciandoli a quelli di una società in profonda e perenne crisi. Come da abituale sospetto la società è quella italiana di fine 800 e inizio 900 (piccola nota polemica: attendiamo romanzo sulla fine del 900 e inizio 2000... ma temo ci vorrà del tempo...).

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Un maestro della cultura popolare, ma sempre coltissimo e molto addentro alla dinamica costruttiva dei miti letterari moderni, come Francis Lacassin – Medusa ha pubblicato il libro sull’origine di Maigret (La vera nascita di Maigret), ancora su Il senso di Simenon per la fuga, su Tarzan (Il ritorno di Tarzan – non poteva sottrarsi ai #vampiri. E infatti scrive la prefazione a questa raccolta di alcuni racconti “template” del genere: Il Vampiro, o il sangue che vince la morte.

Guy de Maupassant, Théophile Gautier, Alexandre Dumas, Léon Bloy e Claude Klotz con un grottesco (ce n’è bisogno?) vampiro che finisce per donare il sangue a un ospedale, è la fine post-moderna del vampiro, ci ragguagliano sullo stato di salute del mito creato in era post-romantica. Al cui confronto le serie tv sull’argomento sono pallide imitazione (non è che le hanno già succhiato il sangue prima di andare in onda?) e parodie involontarie.

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È sempre “un” mondo a finire, mai “il” mondo. Sui modi e le forme attraverso cui si annuncia e si realizza questa fine, il grande storico francese Henri-Irénée Marrou s’interroga in questa raccolta di saggi scritti tra il 1938 e il 1976.

“L’uomo che appartiene a una civiltà troppo vecchia mi fa pensare a quei personaggi di Le temps retrouvé che Proust immagina portati all’estremità del loro passato come su alti e fragili trampoli, goffi e malfermi”. Non è difficile immaginarsi su quei trampoli! E forse siamo già caduti e non ce ne siamo ancora accorti. Ma nelle pagine di Marrou nessun romanticismo, nessuna nostalgia... è al lavoro un grande storico, attento ai dettagli e capace come pochi di inserire il passato nella contemporaneità.

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Collana “Polaroid”: conversazioni dialoghi, interviste o confessioni, i libri di questa collana sono come istantanee in copia unica, polaroid appunto, che ci rivelano caratteristiche e dettagli di persone che si sono lasciate catturare dalle domande dei loro interlocutori. Sì, perché molti degli scrittori, delle personalità del pensiero sono persone cresciute nel confronto e nella discussione con i loro interlocutori. I lettori ne saranno sorpresi. Qui per acquistarli con lo sconto