#scivolando
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Alessandro Mendini - Scivolando Chair (mirrored glass, wood), 1983
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Stati alterati di coscienza
Scivolo in derapata sul pavimento liscio del supermercato. Maglietta e pantaloni neri, mollettone nei capelli, così com'ero in casa. Non me ne po' frega' de meno. Corsia vuota, inizio a ballare un pezzo che ho nella testa. Mi fermo davanti alle birre senza glutine facendo un giro su me stessa alla Michael Jackson. Un uomo mi vede. Sorrido. Mi sorride. E ricomincio a ballare passando di striscio tra un carrello e il culo importante di una signora. Detersivi per lavatrice, ammorbidenti, saponi. Sono viva, ta ta ta. Sono viva, ta ta ta. Una signora anziana mi dice "Visto che lei mi sembra sapere dove sono le cose, mi potrebbe trovare il sapone di marsiglia? Le saponette intendo." E io gliele trovo, le saponette che intende, e gliele porgo con un plié. Proseguo scivolando tra le corsie, lasciando una scia di sono viva ta ta ta, sono viva ta ta ta. Mi sono svegliata male, sentendo mancanza e nostalgia e bisogno di un abbraccio. Poi mi è venuto in mente un pensiero che nascondevo sotto il tappeto. L'ho trovato scritto in maiuscolo sul calendario in cucina, quello che non avevo ancora girato, troppo impegnata a prendere treni: VISITA con ONCOLOGA. A fine mese. Così il tempo della nostalgia ha lasciato spazio al tempo del ballo.da.sola nel supermercato.
Chissà qual era il pezzo che ballavo. L'ho scordato.
Stati alterati di coscienza dati dal non dormire. Prima o poi dormirò.
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⚠️⚠️ In Inghilterra è pieno 1984, polizia del pensiero. Sono iniziati gli arresti per dei post sui social. Basta pubblicare qualcosa che secondo il governo sia "informazione inaccurata" che si viene arrestati. L'idea di democrazia è morta, il popolo viene imbavagliato. I governi mostrano sempre più il lato dittatoriale. Basta dividere il popolo e metterlo uno contro l'altro. Vedremo cosa succederà, sperando di non vederlo in altri paesi. I media intanto recitano la loro narrazione e creano "estrema destra", ovunque il popolo osi manifestare. Spero che capiate dove stiamo non scivolando, ma precipitando.
Tempo di aprire bene gli occhi ⚠️⚠️
#vannifrajese #giovannifrajese #piccolelucinelbuio #frajeseofficial #inghilterra #rivolte #uk #1984 #dittatura #regime #libertàdiparola
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Julio Cortazar, scrittore e poeta amatissimo, la sua modernità, pur essendo nato nei primi anni del '900, é sconcertante, e la sua scrittura, inconfondibile.
È riuscito a innalzare il destino dell'uomo sottraendolo ai suoi meri impulsi razionali. Cortázar sublima la letteratura ribaltandola, dando dignità e senso alla finzione, con una capacità straordinaria di creare mondi fantastici, di credibile luminosità.
Cortazar ha rivoluzionato lo stile mescolando il realismo magico della letteratura latino americana con sperimentazioni, avanguardismi, scivolando nel surreale, più moderno di un postmoderno e ti chiedi come facesse ad avere uno spirito così anticipatorio sui tempi essendo nato nel periodo della Prima guerra mondiale che nel mio immaginario è legata a un mondo decadente e in disfacimento.
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La Notte NON è di chi dorme…
La Notte è di chi sospira, di chi si rigira tra le lenzuola pensando a qualcuno con cui vorrebbe NON dormire.
La Notte è di chi sogna, di chi si addormenta mandando baci, nell’aria, che superano distanze scivolando su labbra ignare.
La Notte è di chi desidera e desidera e desidera.
Ebbene sì… la Notte è di chi vive lasciando spazio a tutti quei VORREI che hanno mille nomi e un solo comune denominatore: il cuore.
La Notte è di chi - per l’ennesima infinita volta - riascolta, a occhi chiusi, "quel" vocale perché sa che la sua voce è l’unica colonna sonora degna di abitare i sogni. E poi spegne la luce sussurrando "buonanotte" con un mezzo-sorriso sulle labbra.
Già… Buonanotte proprio a Te!
E ricorda: la Notte è Tua.
- Letizia Cherubino, Se non t’incontro nei sogni, ti vengo a cercare
Buonanotte...🌙
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Piove
Si scioglie questo cielo
scivolando lieve
su foglie che tengono
ancora stretto al ramo
il sapor di primavera
lenta, la pioggia cattura
in gocce l'ultimo verde
e si insinua tra quelle radici
scivolate di roccia
lambendo appena la bocca
riarsa d'estate e di sabbia
di notti di stelle esplose
di baci secchi di vento
e placa così la sete
col suo sapore colmo
di autunno atteso
di fiori spenti
di alberi che si vestono
per l'ultimo ballo.
Lontano dall'estate ardente
la pelle si stende
sulle palpebre della luce
e di penombra
ristoro i miei pensieri
Annamaria Barone 🖋
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A ogni inizio di notte gli inviava
pensieri, adeguati all’ora
del silenzio e dei baci.
E gli adeguati pensieri, di tetto
in tetto scivolando, a lui quasi preso
dal sonno giungevano, appena
appena in tempo, quasi in ritardo.
Vivian Lamarque
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Ho tatuato la tua rugiada sulla soglia della lingua come mio più intimo volere. Ho scritto nell'anima il sapore unico del tuo fiore scivolando e assaporando con mano sinuosa l'organo della vita... Hai affondato le unghie sul mio petto... mentre nella penombra i miei occhi trasmigravano la tua danza. China su me hai preteso il mio assenso come tuo vorace banchetto... E lo sai... che ora non puoi più farne a meno...
A.
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Poi a letto penso a te,
la tua lingua metà oceano, metà cioccolata,
penso alle case dove entri scivolando,
ai tuoi capelli di lana d’acciaio,
alle tue mani ostinate e
come rosicchiamo la barriera perché siamo in due.
Come vieni e afferri la mia coppa di sangue,
mi ricompatti e bevi la mia acqua salata.
Siamo nudi. Ci siamo spogliati
e insieme nuotando risaliamo il fiume,
l’identico fiume chiamato Possesso
e sprofondiamo insieme. Nessuno è solo.
A. Sexton
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Nella mia classe c’era una bambina, Matilde, che tutti chiamavano "la pidocchiosa". Nessuno voleva starle vicino. Era una pessima alunna. Portava il grembiule slacciato e non aveva mai la merenda. Camminava sempre da sola, e nemmeno i maestri la sopportavano. Quando la chiamavano, lo facevano con voce dura, piena di rabbia: "Matilde!", soprattutto quando la trovavano a mordicchiare la matita, con lo sguardo fisso sulla lavagna, senza scrivere nulla. "Matilde, vieni alla lavagna." E lei si alzava, avvicinandosi con le dita nei capelli, che rigirava nervosamente. Il maestro sapeva benissimo che non aveva studiato, ma nonostante questo la metteva davanti all’umiliazione di farle esporre il suo fallimento davanti a tutti.
Io guardavo le sue mani, piccole, scure, sottili, con le unghie sporche. E già a dieci anni, avevo imparato a odiare tutti quei maestri che si accanivano contro le bambine come Matilde. Che, con la scusa di "dare un'opportunità per migliorare i voti", la sottoponevano a un'angoscia insormontabile, quella che solo i bambini possono davvero conoscere. Forse quella bambina aveva solo bisogno di un maestro che le pulisse il naso, le accarezzasse i capelli e le cucisse i bottoni del grembiule.
Chissà, magari abbottonando quei bottoni, avrebbero potuto chiudere anche qualche ferita dell’anima da cui la sua infanzia stava scivolando via.
Ci sono bambini che hanno bisogno di accoglienza, non di insegnamenti.
Autore sconosciuto
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ECCO PERCHE' UN NO-VAX NON PUO' ESERCITARE ALCUNA PROFESSIONE SANITARIA
E men che meno fare il medico. Il motivo non è tanto perché non si vaccina e sconsiglia le vaccinazioni ai suoi pazienti. Paradossalmente quello è il male minore. Il problema più grande è che si tratta di persone profondamente ignoranti.
Un operatore sanitario che non comprende il valore delle vaccinazioni è evidente che non conosce il metodo scientifico. Non affida le proprie decisioni alla valutazione delle prove scientifiche e quindi svalvola scivolando in pratiche nonsense che vanno dai rimedi omeopatici all'urinoterapia.
Se non si segue il metodo scientifico ogni terapia è possibile. Di esperimento in esperimento, si arriva ad ammazzare i propri pazienti.
Questo è l'ultimo: un campione che ha infettato con il virus dell'epatite C non sappiamo quanti pazienti. Grazie alla scienza, questi pazienti che si erano rivolti al ciarlatano saranno curati (e molto probabilmente guariranno) a spese del contribuente.
Pier Luigi Lopalco, pagina pubblica
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Sarà pure un’arrivista, un’arrampicatrice sociale, una donna inviperita perché Sangiuliano potrebbe averle promesso di nominarla sua assistente e poi, novello don Abbondio, deve essere stato costretto a rimangiarsi tutto, e che ora coglie la sua vendetta, ma questa donna sta facendo tremare le mura del Fascio come nessuno prima d’ora, tenendo testa intelligentemente a pseudogiornalisti, a politici di destra e ella stessa Melona che qualcuno nel suo schieramento politico già invocava come la nuova Angela Merkel, mentre finora è sembrata solo Angela Carini.
Sta creando più grattacapi lei ai fasci al potere che l’intero csx in trent’anni di antiberlusconismo.
Faccio riferimento alle sue ultime dichiarazioni, alla Meloni imputa un: “Doppiopesismo sulla dignità delle donne” e sui ricatti al ministro sostiene che provenissero: “ Pure da direttori di settimanali”.
Molti governi in passato sono caduti scivolando su una buccia di banana, questo corrente potrebbe cadere su una Boccia … beh, mi pare che anche la banana ci sta in questo caso, non trovate?
#meloni#sangiuliano#angela merkel#don abbondio#direttori di settimanali#boccia maria rosaria#buccia di banana
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Ci sono giornate particolarmente no, in cui avverto più prepotentemente il senso della crisi della società in cui viviamo.
Senza modelli virtuosi cui ispirarsi (non già eroi, ché "sventurata è la terra che ne ha bisogno"), immersi nel qualunquismo, nella corruzione, nella faciloneria, nello svilimento dello studio o di qualsiasi forma di arte, nella decostruzione dell'insegnamento. Senza una coscienza di classe, senza un senso d'appartenenza, se non quello, gretto, dell'individualismo collettivo che rifiuta qualunque cosa che è altro da sé. Fenomeno che non risparmia nemmeno le bolle che si credono più inclusive. Anzi.
Stiamo scivolando giù ad una velocità che non controlliamo più.
Ma temo che purtroppo il fondo sia ancora lontano.
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
Quanta inutile cattiveria 😡
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" Pioveva dietro la finestra, ma non era una rumorosa pioggia invernale, era una pioggia frusciante, felpata, quasi primaverile. Mormorava, sospirava, raccontava qualcosa scivolando sul vetro, gocciando dai cornicioni, fondendosi col vento. Era come uno sfregamento, come il rumore di una foglia che venga accartocciata".
(Nina Berberova)
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