#schizzato
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raga è schizzato ormai andato
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La creazione del cane
(La scena si apre sul Paradiso Terrestre. Ci sono piante lussureggianti, cascatelle d’acqua, ninfee, leoni, elefanti, caimani e zanzare. Sulla scena, in piedi, vicini l’una all’altro, Eva e Adamo.)
EVA: Adamo, hai portato fuori il cane? ADAMO (la guarda interrogativo): Cane, quale cane? EVA (comincia ad irritarsi): Il nostro cane! ADAMO (didascalico): Ma noi non abbiamo un cane! EVA (irritata): Tutti hanno un cane! ADAMO (come sopra): Ma se qui ci siamo solo tu ed io! EVA (come sopra): Ecco, sempre pronto a contraddirmi. Vuoi che litighiamo di nuovo? ADAMO (conciliante): Ma no, cara, non è per contraddirti, ma qui non c’è nessun cane. EVA (come sopra): Oh, ma va’ al diavolo! SERPENTE (scende serpeggiando giù dall'albero): Mi ha chiamato? EVA: Fila via, tu: entri solo al prossimo atto! SERPENTE: Ah, scusate (serpeggia sull'albero, mogio, mogio) EVA (ad Adamo): Hai visto? Hai messo scompiglio nel Giardino. Quello ha pure fatto l’entrata sbagliata, ora lo senti il Regista! DIO (svegliandosi): Eh? ADAMO: Cosa? EVA: Che dice? DIO: Meditavo e mi è parso di sentire invocare il mio nome ADAMO ed EVA (all’unisono): No, no. Continui pure a meditare. EVA (ad Adamo): Senti… ADAMO: Cosa c’è? EVA: Ma… e il cane? ADAMO: Ancora il cane? Quando ti metti in testa una cosa…. Sei proprio cocciuta: non abbiamo cani qui! EVA: Io lo voglio ADAMO (sconsolato): Già EVA (fa una bizza): Lo voglio, lo voglio, lo voglio! ADAMO (fa spallucce): Non ci posso fare niente, è colpa del Regista. DIO (si sveglia di nuovo): Eh? Che c’è? Mi si nomina ancora invano laggiù? EVA (sommessamente): No, è per il cane… DIO (che sa tutto): Quale cane? Non ci sono cani costì. ADAMO (gongolando, rivolto a Eva): Ecco, vedi, che ti dicevo! EVA (a bassa voce, rivolta ad Adamo): Sta invecchiando, allora: si è dimenticato di crearlo… DIO (che sente tutto): Mi sono dimenticato? EVA (umile): Ehm … sembrerebbe… DIO: Mah, ho perso la lista delle cose da fare, può darsi…. Non sono più attento come un tempo. (Rivolto a se stesso) Forse ho fatto male a crearlo, il Tempo, ma qui devo fare sempre tutto da solo, e qualche volta… ADAMO ed EVA (si guardano, scuotendo la testa, senza parlare) DIO (tuonando): Eccovi il cane! CANE (compare tra Adamo ed Eva, fa qualche passo, si avvicina all’Albero del Bene e del Male e fa pipì) SERPENTE: Attento, mi hai schizzato tutto! CANE: (sorride, compiaciuto)*. EVA: Adamo, questo cane non mi piace. ADAMO (rivolgendo lo sguardo in alto): Oh Santo Cielo! DIO, SERAFINI, CHERUBINI, TRONI, DOMINAZIONI, VIRTÙ, POTENZE, PRINCIPATI, ARCANGELI e ANGELI (in coro): Eh? Che c’è? ADAMO (fa un passo avanti sul proscenio): Qui non ne usciamo più. Vogliamo chiudere il sipario e passare al secondo atto?
(Cala il sipario)
[*] I cani sorridevano, nel Paradiso Terrestre. È da quando ne sono usciti che hanno smesso.
Ispirato ad Achille Campanile.
Immagine: Luca Cranach, particolare da: Paradiso Terrestre (1530)
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Ho sognato un storia d’amore.
Mi capita ultimamente sempre più spesso, perfino nel sognare, di sentirmi spettatore e non protagonista. Posizione negativa, si potrebbe pensare, in qualche modo limitante. A volte lo è, inevitabilmente, ma non sempre. Diciamo che vivo questa nuova normalità in modo sano, accettandola. Stanotte, invece di sognare la solita situazione compromettente, amorale, e non etica, ho fatto un sogno romantico, beato, profondo. Non ho schizzato copiosamente, bensì mi sono emozionato, e allietato. Assistevo al racconto di una storia d’amore, e la particolarità risiede nel fatto che vi assistevo in televisione (che io guardo pochissimo, quasi mai), e nello specifico in una trasmissione che odio (e che notoriamente non parla di storie d’amore, specialmente con tale inflessione e cadenza): “Striscia la notizia”. Orbene, esplicitare ciò che penso di quel programma tv in questo post non avrebbe senso, e mi porterebbe ad allungarmi oltremodo. Mi voglio invece focalizzare sul contenuto, non sul contesto. C’era un uomo che parlava della sua donna, e lo faceva con trasporto, con amore. Quasi come se fosse ipnotizzato, rapito. Più verosimilmente era semplicemente malato, malato dell’amore, quella malattia che pure in tanti vorremmo prendere. C’era un epilogo tragico, che però non vedevo, non vivevo (perché mi sono svegliato prima). Eppure c’era. Ricordo che pensavo che alla fine la sua donna sarebbe stata uccisa dalla mafia, avevo questa sensazione nitida nel mentre ascoltavo il racconto. Ma adesso, a posteriori, non mi importa. Perché vivevo solo la piacevolezza di quel trasporto, di quell’emozione raccontata così bene. C’erano in sottofondo le musiche dei Queen. Credo “Bohemian Rhapsody”, non ricordo con esattezza, ma le atmosfere erano quelle. In tutto ciò avrà influito sicuramente il fatto che da non molto ho riascoltato “A Night at the Opera”, disco pazzesco che consiglio a tutti (magari in vinile o in una registrazione da vinile e non su Spotify, se possibile). Ricordo un’immagine di lei che usciva da una specie di lago, dopo aver fatto il bagno. E si intravedeva molto parzialmente la mia grande passione, che è il fondoschiena femminile. Rammento lui, che parlava di lei come la risoluzione di tutti i suoi problemi. O quantomeno, del problema della sua assenza, dell’assenza di quell’anima gemella che sa riempire vuoti. Si appartenevano, si amavano, e probabilmente avrebbero meritato di vivere assieme tutta la loro intera vita. Ma era un sogno, già. Solo un sogno. Il sogno della storia di un altro, di un’altra. E di me che sto lì, davanti al televisore, ad ascoltare con attenzione quel racconto. Come in un film, uno di quelli in cui piango a dirotto lacerandomi da solo. Autoinfliggendomi la sofferenza dell’assenza da me scelta e rivendicata. Un masochismo romantico e passionale, scevro da quella componente sessuale che spesso tende a stridere, a fuorviare, a catalizzare l’intera attenzione su di sé. E che io stesso spesso uso, impropriamente, per creare dipendenza.
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“Mi convinsi, all’improvviso, che senza accorgermene avevo intercettato i sentimenti di Lila.
Era impegnata in una lotta misteriosa per distruggere la vita che Stefano voleva inserirle per forza.
Non voleva diventare come le nostre madri, e vicine di casa, e parenti. Parevano aver perso i connotati femminili. Erano state mangiate dal corpo dei mariti, dei padri, dei fratelli a cui finivano per assomigliare.
Cominciava con le gravidanze questa trasformazione? Con il lavoro domestico? Con le mazzate? Dal viso delicato di Lila sarebbe schizzato fuori suo padre? E dal mio corpo, sarebbero emersi i miei genitori?”.
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oggi si è seduto accanto a me un ragazzo nervosissimo che GIURO, da un lato mi dispiaceva per lui perchè era davvero super in tensione (non so perchè onestamente, ma sono anche fatti suoi), continuava a giochicchiare con un fidget toy (?) (a un certo punto l'ha fatto volare sotto i miei piedi lol) e a far tremare una gamba, non ha letteralmente scritto una(1) parola dell'intera lezione e continuava a guardarmi e guardarsi intorno. quindi, ecco, percepivo l'ansia, ma allo stesso tempo dopo un'ora e mezza di lezione avrei voluto legarlo alla sedia T-T
a fine lezione volevo chiedergli se volesse che gli girassi gli appunti ma è schizzato fuori in 0,5 ms
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L'orgasmo più intenso che ho avuto è stato quando la mia ex mi aveva fatto una sega con le mani ricoperte di burro.
Quando stava arrivando avevo il corpo scosso da i tremori e quando sono venuto ho schizzato attraverso tutta la stanza centrando i peluche che teneva sulla parete opposta.
meraviglia
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“ Il giorno prima, i combattimenti erano stati saltuari e senza esito. Nei punti di scontro il fumo della battaglia era rimasto sospeso tra gli alberi sotto forma di cortine azzurre finché non furono dissolte dal cadere della pioggia. Nella terra ammollata le ruote dei cannoni e dei carri di munizioni tagliavano profondi solchi irregolari, e i movimenti della fanteria sembravano impediti dal fango che si attaccava alle scarpe dei soldati quando, con le divise inzuppate e i fucili malamente protetti dalle mantelline dei cappotti, si trascinavano di qua e di là in linee sinuose per la foresta gocciolante e il campo allagato. Ufficiali a cavallo, col volto che spuntava sotto il cappuccio di tela gommata luccicante come un elmo nero, si facevano strada, isolatamente o a gruppetti casuali, andando avanti e indietro apparentemente senza meta e senza ricevere attenzione da nessuno tranne che dai colleghi. Qua e là qualche morto col vestito sporco di terra, la faccia nascosta da una coperta o all'aria, gialla e terrea sotto la pioggia, aggiungeva la sua influenza demoralizzante a quella degli altri squallidi elementi della scena e intensificava la desolazione generale con un particolare effetto depressivo. Erano molto ripugnanti, questi relitti d'uomini, niente affatto eroici, e nessuno sentiva il contagio del loro patriottico esempio. Morto sul campo dell'onore, sí; ma il campo dell'onore era tanto bagnato! Fa una certa differenza. La battaglia campale che tutti s'erano aspettata, non c'era stata; nessuno dei piccoli vantaggi derivati, ora a questa, ora all'altra parte, in scontri accidentali e isolati, avevano avuto seguito. Attacchi portati senza convinzione provocavano una resistenza ottusa che si accontentava di respingerli. Gli ordini venivano eseguiti con fedeltà meccanica, nessuno faceva niente di piú del suo dovere. — L'esercito è codardo oggi, — disse il generale Cameron, comandante della brigata federale, al suo aiutante maggiore. — L'esercito ha freddo, — rispose l'ufficiale al quale erano state rivolte quelle parole, — e poi... certo, non ha voglia di finire come quello lí. E indicò uno dei cadaveri che giaceva in una pozzanghera; il fango schizzato dagli zoccoli dei cavalli e dalle ruote dei cannoni gli aveva inzaccherato la faccia e i vestiti. Anche le armi da fuoco sembravano contagiate da questa neghittosità militare. Il crepitio dei fucili suonava apatico e poco convincente. Non aveva senso e non destava quasi attenzione né ansia da parte degli altri reparti non direttamente impegnati nella sparatoria e delle riserve in attesa. Uditi da vicino, gli scoppi dei cannoni erano fiacchi in volume e timbro: mancavano di mordente e di risonanza. Sembrava che i pezzi sparassero a salve con cariche ridotte. E cosi la futile giornata si trascinò alla sua tetra fine. Segui una notte di disagio, poi una giornata d'apprensione. “
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Brano tratto dal racconto Un tipo d’ufficiale raccolto in:
Ambrose Bierce, Storie di soldati, traduzione di Antonio Meo, nota introduttiva di Francesco Binni, Einaudi (collana Centopagine n° 41, collezione di narratori diretta da Italo Calvino), 1976; pp. 132-133.
[Edizione originale: Tales of Soldiers and Civilians, San Francisco: E.L.G. Steele, 1891]
#Storie di soldati#letture#leggere#Ambrose Bierce#sacrificio#Guerra di secessione americana#Antonio Meo#orrore#pietà#Guerra civile americana#pacifismo#XIX secolo#Italo Calvino#Storia degli Stati Uniti d'America#Francesco Binni#nonviolenza#letteratura americana#antimilitarismo#forze armate#narrativa#raccolte di racconti#abolizionismo#schiavismo#abolizionisti#citazioni letterarie#racconti brevi#schiavitù#Storia degli USA#Stati Confederati d'America#libri
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a volte mi sento proprio instabile proprio schizzato isterico geloso insicuro possessivo cioè ci sono cose che sono niente eppure le sento che mi bruciano nel sangue quante bandierine rosse buongiorno anche a voi
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RAI: SERVIZIO PUBBLICO?
M'è capitato per sbaglio di vedere l'altro pomeriggio, "La Vita in Diretta" condotta da un certo Alberto Matano su RAIUNO.
Un programma che ho scoperto va in onda tutti i santi giorni feriali.
Ho messo in moto il cervello.
A chi giova imbastire un programma del genere? Un programma che si onora di sfruculiare in mille modi diversi, la curiosità macabra del pubblico.
Di sollecitare una sorta di perversione sadica nell'apprendere i dettagli feroci e disumani degli assassini che abbelliscono il nostro bel paese. E intendo il numero delle coltellate, il topicida fatto ingerire alla ragazza incinta, la trappola mortale architettata e spacciata per "incontro chiarificatore".
Eccolo allora il festival della pugnalata, del sangue schizzato sul pavimento, androne, scalinata. Un fiorire delle peggiori atrocità sbandierate a destra e manca con l'ausilio del commento della criminologa di turno.
A chi serve un orrore del genere travestito da cronaca del Presente.
Certo, serve a certo Pseudo-giornalismo per fare ascolti. Per scandalizzare, per scioccare, per catturare attenzioni raschiando il fondo del barile della peggiore "cronaca nera" del nostro paese.
Ma questo rimestare, questo intingere continuamente le mani nei delitti della peggiore criminalità e della miseria di certi individui perversi e malati, a chi giova?
È EDUCATIVO ?
È MORALE ?
È QUESTO CHE DEVE ESSERE IL "SERVIZIO PUBBLICO" FINANZIATO COL CANONE DA TUTTI QUANTI?
È SOCIALMENTE ACCETTABILE PRESTARSI A FARSI MEGAFONO E CASSA DI RISONANZA DEL PEGGIO CHE ACCADE NELLA NOSTRA ATTUALE SOCIETÀ?
La cosa che mi lascia di sasso è la SERIALITÀ delle puntate.
Mi spiego: un singolo crimine, delitto, omicidio, viene ripreso quotidianamente.
A volte anche per decine di puntate.
Quasi che un telespettatore dovesse mandare a memoria l'intera sequenza di un assassinio. E questi allora che fanno?
Ti aiutano a memorizzare. Spacchettando l'intero accadimento in tante sequenze da imparare un poco ogni giorno.
Come se fosse una POESIA da imparare a memoria!
...ogni giorno ti offriremo 4 versi dell'intero componimento!
Ci pensavo ieri sera.
Perchè allora, invece di presentarci una serie infinita di femminicidi ormai già avvenuti, non si cambia punto di vista e di osservazione?
Perchè, se ci sta davvero a cuore il problema di questa piaga sociale che è la violenza alle donne, il giornalista, invece che intervistare a bocce ferme, i parenti e le amiche della malcapitata di turno, non va ad intervistare...
una donna ANCORA VIVA, ANCORA RESPIRANTE, ANCORA PENSANTE
che abbia presentato una denuncia per maltrattamenti, violenza, percossse ?
Perchè se si è davvero " servizio pubblico" invece che speculare sul dolore e sulla carneficina in corso ai danni del genere femminile, non si decide di documentare il problema vero, di entrare nella carne viva di questi inferni umani che sono certe relazioni.
Perchè non si decide, invece, quando ancora "si è in tempo" di prendere le parti delle vittime di maltrattamenti, di documentarne le difficoltà, di arrivare a chiedere immediati interventi di ordine pubblico (braccialetto elettronico o carcere) contro gli aggressori, prima ancora che l'irreparabile sia accaduto?
Non sarebbe forse quello il migliore SERVIZIO PUBBLICO che si potrebbe svolgere a difesa delle donne che rischiano ogni giorno di essere le prossime vittime di femminicidio?
Io me lo chiedo.
Meno tv del dolore, e più trasmissioni educative sul tipo di relazioni che vale la pena vivere.
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Cadi dal cielo come una merda di piccioneee
Una volta mentre scopavo sul terrazzo ho schizzato su un piccione e mi sono preso la rivincita per tutta la razza umana! 💦
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OFMD Ficlet - XIII
Birds of a feather Edward
Anche se le notti di Edward Teach cominciavano tutte in modo diverso, quando il sonno finalmente lo prendeva finivano tutte per assomigliarsi.
Tutte erano fatte di risvegli improvvisi e di strani sogni dalle lunghe spire, di sudori freddi e angosce piene di schegge che gli blindavano il respiro in scatole sempre più piccole, finché stanco di dibattersi non si rialzava in cerca di qualcosa da fare, di qualcosa da mordere, di un modo qualsiasi per zittire il lamentarsi delle ossa il contrarsi dei muscoli e l'infiammarsi del cervello.
///
Edward non era stato un bambino difficile.
Solo un po' piagnucoloso, quando era davvero molto piccolo; solo un po' pauroso, un po' irrigidito dal freddo della casa dove non c'era mai un fuoco, dove ogni passo doveva essere in punta di piedi e dove era meglio non parlare troppo forte, non occupare troppo spazio.
Una volta sola sua madre l'aveva picchiato; ma doveva essere proprio piccolo, perché lo ricordava appena.
Ricordava il pavimento umido, il muro gelido contro le vertebre, la fronte premuta sulle ginocchia mentre urlava che voleva lo lasciassero solo; e poi, non appena otteneva che la porta si chiudesse sulla stanza vuota, ricordava le urla che gli laceravano la gola per la paura di rimanere solo. Ricordava il buio, gli occhi di sua madre quando alla fine, esasperata, gli aveva dato il ceffone che l'aveva poi zittito.
Ma dopo quella volta, tutto era andato liscio come l'olio; Edward aveva smesso di urlare e scalciare e di volere cose opposte contemporaneamente, suo padre era morto, lui era fuggito sulla prima nave che lasciava il porto. Solo molto tempo dopo aveva saputo che era morta anche sua madre.
Tutto liscio come l'olio.
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Una! Cosa! Sola!
Una sola rotta! Una e precisa!
Una linea dritta, pulita come una lama di coltello!
Guarda! Come tutto diventa chiaro! Quando vuoi! Una! Cosa! SOLA.
Le tempeste gli sono sempre piaciute, non è vero!? Perché devi fare UNA COSA SOLA ed è non scivolare, non finire in mare, perché è tutto così chiaro e netto, non è vero!?
E adesso che non c'è più NESSUNO - GUARDA - hai UNA! SOLA! COSA! - da fare, adesso, devi solo continuare sempre dritto come un colpo di pistola - sì, la senti ancora, nelle gengive dietro gli occhi l'esplosione breve enorme alle tue spalle ah, sei stato un figlio di puttana fino alla fine, a rendermi le cose più difficili proprio adesso, ma chissà, chissà se poi ci avessi provato, chissà adesso di chi sarebbe il cervello schizzato giù nel fondo della nave mmh? (Volevo che lo facessi oh no non volevo che lo facessi volevo fermarti volevo che mi fermassi volevo volevo volevo volevo -) AH, UN ULTIMO SFORZO, UNA! COSA! SOLA! - ed è smuovere questa fottuta bocca di cannone - perché figurarsi, se uno solo di questi idioti ha un briciolo del fegato di Izzy - ma la luce nera negli occhi di Jim sembra promettente ti sembra promettente ti ricorda qualcosa ti ricorda qualcuno e ti ricorda che quando hai una sola cosa da fare tutto diventa così fottutamente facile, tutto fottutamente liscio come l'olio, come il ponte di una nave nella burrasca, come il sangue del tuo secondo che dilaga a terra come la traiettoria di un proiettile -
*BLAM*
"HAH..! PICCOLO INDISTRUTTIBILE BASTARDO!"
E poi
- ah, ecco che finalmente scivoli; perché non sei stato capace - non sei mai stato capace di fare una, sola, cosa; non sei capace di volere abbastanza una, sola, cosa, e alla fine tutto ti sfugge; tutto corre via come la pioggia che cade dritta e tu rimani lungo disteso a terra e forse era questa, fin dall'inizio, proprio questa quell'una, sola, cosa, e forse ci hai messo così tanto a capirlo perché non sei stato mai capace di guardarla in faccia; ma adesso eccoti, alla resa dei conti, eccoti scivolare via mentre la notte si disfa in rivoli lunghi d'acqua scura, e guarda un po', se alla fine non è proprio Jim.
"Finalmente."
///
#ofmd ficlet in italiano#ah shit here we go again#ofmd spoilers#our flag means death spoilers#ofmd s2#i mean not really ma se leggeste sarebbero spoiler quindi better safe than sorry
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Mi vergogno di dire di non avere amici perché sento di apparire agli occhi della gente come il tizio strano che ti fissa in metro o quello schizzato che si avvicina al parco, non so se ho reso l'idea.
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Odio mio padre
Avevo fame e volevo prepararmi qualcosa di veloce. Ho notato che una confezione di prosciutto che non è stata aperta e che doveva scadere il primo agosto, era gonfia come un pallone. Allora ho capito subito che c’è qualcosa che non va. Ho detto a mio padre “guarda quanto è gonfio, sarà scaduto o sarà avariato”. Non l’avessi mai detto. Ha perso la pazienza, è schizzato. Ha iniziato a urlare e insultarmi “sei stupido cosa c’entra ! Non dire cazzate, scade ad agosto!” Io l’ho aperto e provato. Conosco quel prosciutto e so che gusto ha. Allora ho detto “ma ha un gusto strano, acidulo”. E lui “e anche l’altra confezione sarà così!” Io glielo dato in mano e ho detto di provare. E lui “prova l’altra confezione e sarà anche essa così ! Questo perché tu non mangi le cose dal frigo !” Ma io mangio, non è colpa mia se è andato male prima. Ho provato l’altra confezione e ho detto “no il gusto non è uguale”. E lui ha continuato ad insultarmi offendermi. Mi è andata male e gli ho detto in faccia “se mi ammalo sarà colpa tua”. Lui ha continuato ad insultarmi sbraitandomi contro insulti e offese. Tutto ciò per cosa? Per un stupido prosciutto. È tutta la vita che mi chiedo perché perda la pazienza per così poco. Non ho mai capito. Capitava che mi cadeva un bicchiere e lui andava fuori di testa iniziando a urlare come un pazzo ed insultare. E non capivo il senso perché tanto poi pulivo e mettevo in ordine.
LupoSolitario00🐺
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Siamo un'amalgama di colore...
Spennellato
Impiastricciato
Schizzato
...nell'Universo
MaryVictory 🌹
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Ciao a tutti, amici del #CrazyTime! 🎲🕹️
È arrivato il momento di fare un tuffo nelle affascinanti statistiche del 2023 che sono appena arrivate! Quest'anno, il gioco ha registrato livelli straordinari di coinvolgimento e competizione, sfidando ogni nostra precedente aspettativa. 🚀
Per cominciare, il numero totale di giocatori è schizzato in alto, registrando un aumento del 20% rispetto all'anno scorso. Evidentemente, sempre più persone stanno scoprendo il brivido di Crazy Time!
La ruota ha favorito il Pachinko quest'anno, con un'occorrenza del 28% nelle partite, seguito da vicino dal Cash Hunt con un'occorrenza del 27%. Il Coin Flip ha avuto una performance piuttosto solida con il 22%, mentre Crazy Time è rimasto più esclusivo con solo l'8%.
Un dato che ci ha sorpreso tutti è che la vincita massima in un singolo round è stata di incredibili $500,000! Complimenti all'anonimo vincitore che ha davvero vissuto un momento di Crazy Time! 🥳💰
Infine, è importante notare che, nonostante i risultati, il gioco si basa sulla fortuna e la probabilità, quindi giocate responsabilmente. Ricordate, l'obiettivo è divertirsi!
Rimanete sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su Crazy Time. Non vediamo l'ora di vedere cosa ci riserva il resto del 2023. #CrazyTime2023 #Statistiche 🎉📊 https://betblack.it/crazy-time-stats
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Selvatica - 23. Chi è quello?
Corinna non si aspettava di trovarlo lì e in quel momento anche lui si chiese cosa ci stesse facendo. Perché era evidente che gli avesse mentito. Non era a casa malata come aveva creduto lui, era in giro con quel tipo con i tatuaggi in faccia. Li aveva visti salutarsi mentre stava per scendere dalla macchina e il sangue gli era schizzato al cervello. Se lo ricordava bene, quel tipo. Era lo stesso con cui l'aveva vista fuori dall'università. Un amico, lo aveva definito lei.
A quel punto non credeva che fosse soltanto un amico.
«Che ci fai qui?»
Infilò le mani nelle tasche dei jeans per evitare di stringerle. «Sono venuto a vedere se avevi bisogno di qualcosa, ma a quanto pare stai benissimo.»
Corinna lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. A ben vedere non aveva una bella cera, sembrava aver pianto e cos'era quella roba sulla faccia, sangue?
«Sono scesa a gettare l'immondizia.»
Ma certo. Se doveva risolvere i suoi drammi con quel tipo lui si sarebbe fatto da parte, ma almeno meritava che glielo dicesse in faccia.
«Saliamo?» gli chiese, accennando un sorriso.
«Non sono sicuro che ti faccia piacere.»
«Che dici? Certo che mi fa piacere.»
Ante rimase immobile, sollevando le sopracciglia. «Che hai fatto al viso?»
Le dita sembrarono tremare quando le sollevò per portarle sulla guancia. «Mi sono fatta male al lavoro.»
Con sua grande sorpresa, Corinna si avvicinò e gli circondò la vita, poggiando la testa sul suo petto. «È stata una giornata pesante, voglio solo tornare a casa e dimenticare tutto.»
Ante si ritrovò a stringerla tra le braccia. Diavolo, come aveva fatto ad affezionarsi a lei in così poco tempo? Il suo odore gli faceva sentire lo stomaco in subbuglio e il cuore gli schizzava nel petto. Corinna alzò gli occhi su di lui. Erano stanchi e pieni di una tristezza che avrebbe voluto scacciare a ogni costo.
«Sali con me? Voglio davvero che resti.»
Ma cosa c'era da dimenticare? E chi era quel ragazzo? Ante le sfiorò la guancia con il dorso della mano. «Va bene. Però devi dirmi chi è quel ragazzo che ti ha accompagnata a casa.»
Corinna si allontanò dalle sue braccia e infilò la chiave nel portone. «Si chiama Carmine, ma non è come credi.»
Entrarono nel portone e lei iniziò a salire le scale. Ante le afferrò un braccio e la costrinse a fermarsi. «Corinna, mi hai dato buca per poter uscire con lui. È il tuo ex? Guarda non me ne frega niente se vi vedete ancora, voglio solo sapere la verità.»
Lei si appoggiò contro il muro. Sembrava sfinita. «Non sono uscita con lui e non ti ho detto nessuna cazzata. Sono in piedi dalle sei, ho la testa che mi scoppia e mi han...sono andata a sbattere contro un mobile al lavoro. È stata una giornata terribile. Non volevo essere un peso per te, stasera.»
«Sì ma lui che c'entra?» A Ante non era sfuggita l'esitazione quando aveva parlato di essersi fatta male.
«Lui è l'ex fidanzato della mia coinquilina. Quello che vuole da me è che io li faccia incontrare per poter fare pace. Questo è tutto. Non sono uscita con lui, non sto con lui, e vorrei non vederlo più.»
Corinna spostò lo sguardo verso il pavimento, poi verso il muro di fronte a lei. Ante la osservò, il suo cuore gli diceva che gli aveva detto la verità su Carmine, ma non su tutto il resto. C'era ancora qualcosa che teneva per sé, qualcosa che la tormentava, soprattutto in quel momento. Le prese la mano, stringendola e carezzandola con il pollice.
«Grazie per avermelo detto. Forse è meglio se ti lascio andare a riposare.»
Lei strinse la presa sulla mano. «Non te ne andare. Resta un altro po'.»
Ante la accarezzò con lo sguardo, sollevando l'angolo della bocca in un mezzo sorriso. «Hai l'aria distrutta.»
«Vedi? Questo è il motivo per cui non volevo che mi vedessi.»
Ante rise. Che stupida, era bellissima lo stesso. E lo era ancora di più quando sorrideva. I suoi occhi marroni lo risucchiavano in un vortice di emozioni, la voglia di baciarla e il bisogno che lei si aprisse con lui, che non gli nascondesse quello che teneva dentro.
Intrecciò le dita alle sue e riprese a salire le scale, con lei che gli camminava al fianco. «Sai che conosco un modo per farti passare il mal di testa?»
«Davvero? In che consiste?»
Corinna lo guardò con gli occhi pieni di speranza, ed era seria. Il cambiamento della sua espressione quando si rese conto di quello a cui si riferiva Ante gli provocò una scarica di eccitazione. Nel suo sguardo c'era una traccia di imbarazzo ma lì in mezzo faceva capolino il desiderio.
Ante la baciò sulla bocca, in maniera tutt'altro che delicata. Sentì il corpo di Corinna abbandonarsi tra le sue braccia, le sue labbra muoversi in sincronia con le proprie. Poi si staccò e piantò gli occhi nei suoi. «Entriamo?»
L'appartamento era molto bello, curato, con mobili in stile classico nell'ingresso e nella sala, che in quel momento era occupata da una coppia. Corinna li salutò e fece le presentazioni. Claudia e il suo fidanzato Michele. Il ragazzo lo riconobbe e gli chiese una foto. Era sul punto di negargliela ma non voleva sembrare scortese con gli amici di Corinna e gli chiese solo di non metterla da nessuna parte.
Attraversarono un minuscolo corridoio e si fermarono davanti a una porta chiusa. Di fronte si apriva un'altra stanza, dentro c'era una ragazza dai capelli neri con le gambe incrociate sul letto intenta a studiare. Si presentò come Monica, gli fece la radiografia e si scambiò un paio di sguardi eloquenti con Corinna facendole colorare le gote di rosa scuro, cosa che divertì molto Ante.
Poi lei lo fece entrare nella sua stanza e chiuse la porta.
«Da quanto tempo vivi qui?» chiese dopo essersi guardato attorno. Sembrava una stanza molto vissuta, piena di foto, libri e quadretti di dipinti. Il letto era abbastanza grande per due persone.
«Da sempre. Questa è casa mia. Ho iniziato ad affittarla da quando mamma... si è trasferita.»
«Mi piace qui», si sedette al bordo del letto. «Tra queste pareti sono custoditi tutti i tuoi segreti.» Allungò le braccia verso di lei che si lasciò circondare, prendendogli il viso tra le mani. Gli lasciò un bacio umido sulle labbra.
«Vado un attimo in bagno. Devo controllare il taglio sul viso.»
«Vengo con te, posso?»
«Certo.»
Osservò Corinna mentre si guardava allo specchio. Sembrava avesse recuperato un po' di colorito al volto e appariva più serena. Le rughe di preoccupazione sulla fronte si stavano distendendo e gli sorrideva quando incrociava il suo sguardo. Le tolse l'ovatta dalle mani e le prese il mento.
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti?» Lei annuì, strizzando gli occhi quando Ante poggiò il batuffolo imbevuto di alcool sulla ferita. Non era niente di grave, un minuscolo taglio che presto sarebbe guarito senza lasciare traccia. «Ho come la sensazione che oggi ti sia capitato qualcosa di simile.» Le accarezzò il volto. «Quando vorrai parlarmene io sarò felice di ascoltarti.»
Corinna non aveva staccato gli occhi dai suoi e appariva vulnerabile come non mai. Si chinò a baciarla, spingendola piano contro la parete. Forse glielo avrebbe detto, forse no. In quel momento però l'unica cosa che voleva era lei, nel senso più carnale possibile. Le infilò le mani sotto la maglia, sulla pelle calda della pancia, fino ai seni piccoli e sodi.
«Aspetta, aspetta. Ci sono gli altri.» disse lei, col fiato corto, facendo pressione sul suo petto per allontanarlo.
«Faremo piano.» Si avventò di nuovo su di lei, strizzandole le natiche.
Corinna gli morse il labbro e lui gemette.
«Almeno andiamo in camera.»
Ante sorrise e si allontanò da lei per permetterle di uscire dal bagno e andare in camera da letto.
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