#sandra mondaini
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Palcoscenico e moda 1950/60
Annie Boari
prefazione di Massimo Grillandi
presentazione di Renato Arpino testi di Bonizza Giordani-Aragno, Dario Guglielmo Martini, Bianca Maria Piccinino, Dino Verde, Liliana Simonetta
Pagine Srl, Roma 2000, seconda ediz.aggiornata, 141 pagine, 26,5x31cm,
copia con dedica dell'autrice
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Capitoli : "E'di scena la moda", "La moda e il teatro" , "La grande parata della moda", "Quando la moda fa spettacolo"
1950/60 : un decennio che conta negli anni ruggenti dello spettacolo e della moda : fotografie tra le altre di Lilla Brignone, Sandra Mondaini, Wanda Osiris, Nilla Pizzi, Anna Proclemer, Giovanna Ralli, Delia Scala, Valeria Valeri, Alida Valli, Olga Villi, Monica Vitti, Lia Zoppelli
Palcoscenico e Moda è stato esposto al Metropolitan Museum of Art New York, Museum of Brooklin and Fashion New York, Museum d'Horlogerie Cha La Fond Svizzera
20/08/24
#Palcoscenici e moda#anni 50 e 60#moda e teatro#mda e spettacolo#Lilla Brignone#Sandra Mondaini#Wanda Osiris#Nilla Pizzi#Delia Scala#Alida Valli#Monica Vitti#copia firmata autrice#fashion books#fashionbooksmilano
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Raimondo Vianello e Sandra Mondaini
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Sono stata fortunata nella vita. Sono stata con Raimondo dal '62, ma prima siamo stati fidanzati per tre anni, quindi sono 50 anni. Mi invitò a cena e si dichiarò davanti a una cotoletta. Mi guarda e mi dice: “Lo sai che sono innamorato di te?”. Dopo di che si volta verso Gino Bramieri e comincia a parlare del più e del meno, come se non esistessi. Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose. Poi abbiamo portato il nostro modo di essere in televisione. Poi quando c'è stato il momento dell'esplosione della volgarità siamo stati alla finestra a guardare, non abbiamo accettato compromessi. Siamo di quella generazione in cui l'attore sapeva di entrare nelle case senza suonare il campanello, e quindi ci entrava con la cravatta e con garbo.
Sandra Mondaini
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💡 👉 L'ultimo saluto qualche anno fa a Raffaella Carrà è stato anche l'ultimo saluto da un paese scomparso
Quando la Carrà ti accoglieva in prima serata con educazione e rispetto oltre alla professionalità, lei come i suoi esimi colleghi: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado oltre a tanti altri come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello...guardare ( per chi ci riesce) la tv oggi dove tutto o quasi è volgare, politicamente corretto e quindi atto alla cancellazione della tradizione italiana ti fa venire in mente quelle prime serate.
Ti senti come trasportato in tempi passati: al fascino che avevano quei programmi probabilmente lo può capire solo chi è nato prima di questi ultimi anni di sfacelo, solo chi ha memoria e non ha perso la capacità di vedere la realtà.
La verità è che molti degli indigeni italiani che stanno morendo in questo paese guardano indietro con nostalgia quando si riunivano sul divano con tutta la famiglia: i bambini appena lavati, in pigiama o in accappatoio. Un'intera nazione unita davanti alla televisione per guardare un popolare spettacolo del sabato sera: una cosa del genere probabilmente non accadrà mai più.
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“Sono stata fortunata nella vita. Sono stata con Raimondo dal '62, ma prima siamo stati fidanzati per tre anni, quindi sono 50 anni.
Mi invitò a cena e si dichiarò davanti a una cotoletta. Mi guarda e mi dice: “Lo sai che sono innamorato di te?”.
Dopo di che si volta verso Gino Bramieri e comincia a parlare del più e del meno, come se non esistessi.
Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose.
Poi abbiamo portato il nostro modo di essere in televisione.
Poi quando c'è stato il momento dell'esplosione della volgarità siamo stati alla finestra a guardare, non abbiamo accettato compromessi. Siamo di quella generazione in cui l'attore sapeva di entrare nelle case senza suonare il campanello, e quindi ci entrava con la cravatta e con garbo".
Sandra Mondaini
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dopo un giorno in montagna isolato dal mondo torno qua, come sempre (<3) per scoprire che non conosci sandra mondaini :( Ti perdono solo perché sei una polpettina carina e simpatica.
e per quelle due bubs, quel patrimonio dell'umanità farebbe perdonare qualunque peccato capitale
-M
la tv l’ultima volta che l’ho accesa per vederla guardavo ancora i cartoni animati su boing, quindi di tutto il resto non conosco praticamente nulla hahah
ti ringrazio M :)
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11.06.2024 - Stagione 1 - Episodio 4 - Mario Rosini: vi racconto il mio Sanremo 2004 e l'amicizia con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello Mario Rosini protagonista del quarto episodio del Festival dei Sogni con Vanna Morra e Ivan Scudieri su Podcastbook.it
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6 nov 2023 15:30
“NON SONO SOLO LORIS BATACCHI, AMO MOLTO LA POESIA” - ANDREA RONCATO, FACCE RIDE: “AUTO DI LUSSO, BELLA VITA E MOLTE DONNE? DICERIE. RECITAVO CON LE ATTRICI PIÙ BELLE. MA MICA LE CORTEGGIAVO TUTTE." - "BERLUSCONI MI CHIAMAVA ALLE 2 DI NOTTE PER SUGGERIRMI LE BATTUTE", LE SGRIDATE DI SANDRA MONDAINI, I NO AL REALITY (“CI HO RIMESSO SOLDI”), IL CAFFE’ CON DE NIRO: “SE INCONTRO UN TRONISTA DI 'UOMINI E DONNE', FA FATICA A SALUTARMI. TANTI GIOVANI ATTORI OGGI SONO CONVINTI CHE BASTI ESSER BELLI PER SFONDARE. MA È UN PO’ COME PER LE DONNE: CONTA DI PIÙ FARLE RIDERE, DEGLI ADDOMINALI” – VIDEO
Giulia Cazzaniga per la Verità - Estratti
Risponde al telefono e Andrea Roncato in pochi minuti sorprende citando Pablo Neruda. Racconta che ha appena visto online alcune terribili immagini dei bambini del Medio Oriente che gli mettono tristezza: «Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono», ricorda a memoria affrettandosi ad aggiungere: «Non sono un intellettuale, ma neanche un ignorantone. A inizio dell’anno prossimo uscirà un mio libro con alcuni versi. Amo molto la poesia, sa? E c’è chi si stupisce, perché come sono stato raccontato negli anni non ha molto a che fare con chi sono davvero».
Auto di lusso, bella vita e molte donne, si è letto soprattutto.
«Dicerie».
Proprio tutte?
«In gran parte. Ci ho anche scritto un libro, su questa discrepanza: Non solo Loris Batacchi, si intitola. Non sono solo quello. C’è stato un momento in cui avevo 10 Rolex e ne cambiavo uno al giorno, sì. E ho anche pensato a un certo punto che avere tre auto fosse davvero importante».
Poi?
«Poi succede che con gli anni ci si rende conto che è una forma di insicurezza, tutto questo mostrare. Immaturità, anche. Quando si diventa sicuri di sé non c’è il problema di apparire. Che è un po’ il problema dei ragazzi di oggi: pensano di essere la foto che scattano per postarla sui social, con tutti quei filtri che non sono reali».
I social non c’erano, quando ha iniziato la sua carriera.
«Quarantadue anni orsono. Ne hanno dette di cotte e di crude su di me, anche senza social. Sarà che la gente vede quello che sei nei film e ti identifica con il personaggio».
Nel suo caso, spesso quello del donnaiolo.
«Recitavo con le attrici più belle d’Italia, quelle belle sul serio perché vere e senza ritocchi. Ma mica le corteggiavo tutte. A me fan tristezza quando mi chiedono quante donne ho avuto. Chi dà i numeri spesso mente. Oggi ho una vita molto normale, invece. Sono sposato dal 2017 e sto con mia moglie Nicole da 12 anni, fidanzamento compreso. Sua figlia - l’attrice Giulia Elettra Gorietti - mi ha regalato una splendida nipotina che si chiama Violante. Mi hanno cambiato la vita, queste donne».
Rimorsi per qualche errore, ne ha?
«Se uno non sbaglia non diventa grande. Gli errori servono a migliorare e chi non ne commette neanche uno resta una persona mediocre. Certo, non parlo di errori catastrofici, eh. Però penso che piuttosto che star fermi, vale la pena intraprendere una strada e poi nel caso tornare indietro a metà».
Tempi bui ce ne sono stati?
«Come in tutte le vite. Il peggiore, quando morirono i miei genitori nell’arco di due anni.
Rimasi solo, da figlio unico. Anche le vicende sentimentali sono state non semplici, anche su questo fronte mi sono sentito lasciato solo. Ma sono sempre andato avanti, grazie all’amore e alla compagnia di chi restava. Animali compresi. Pure con la carriera non è stato sempre facile. Ho avuto anni in cui ho lavorato di meno… ma mi sono rimboccato le maniche senza chiedere favori a nessuno».
Parla di raccomandazioni?
«Avrei potuto chiamare Berlusconi o chissà quanti politici che conosco, e di nomi non gliene farò. Ma ho sempre avuto un tale rispetto di me stesso che ho detto di no anche ai reality, anche se ci ho rimesso soldi».
Com’è che la politica è così intrecciata alla tv, nel nostro Paese?
«Fosse per me, dovrebbero essere due mondi totalmente estranei. Se non per la satira e la caricatura. Ma da sempre funziona così, non cambierà tanto presto questa cosa. Fu Berlusconi con le sue tv, e ancora in Rai si cambia a ogni cambio di governo».
Preferenze politiche lei ne ha?
«Destra o sinistra, per me contano le persone in gamba.
Son contento anche che le donne si stiano rafforzando in ruoli di leadership. È giusto, finalmente succede. Compensano la crescente debolezza degli uomini, sempre più insicuri».
Le sue aspirazioni oggi?
«Continuare a fare il mio lavoro con tutto il rispetto che ne ho. A breve comincerò le riprese del nuovo film di Pupi Avati, un horror dal titolo L’orto americano».
Una collaborazione di ferro, la sua con Avati.
«Contando le serie per la tv, mi ha diretto in 11 film».
E in tutto quanti film ha fatto? Ha mai tenuto il conto?
«Più di 63 film e quasi 250 episodi di fiction, tra Carabinieri, Don Matteo, L’Ispettore Codiandro e molte altre».
Tutto ebbe inizio nei mitici anni Ottanta.
«1980 per la precisione. Sandra Mondaini ci portò - a me e Gigi (Sammarchi, ndr) - su Rai 1 dopo che avevamo lavorato con lei in giro per l’Italia».
Che donna era?
«Irripetibile. Eravamo come figli per lei. Mi vanto spesso della sua amicizia, e pure delle sue sgridate».
Un suo insegnamento su tutti?
«Ringraziare e rispettare il pubblico. Non ho mai rifiutato un autografo o una foto perché sono consapevole che senza il pubblico non sarei niente».
Da Berlusconi invece cosa imparò?
«Berlusconi fu colui che mi diede i primi lavori più importanti. Ne ricordo la grande fantasia che fondò la sua forza imprenditoriale. Mi chiamava alle due di notte per dirmi che una certa battuta non gli era piaciuta, e che invece quella di qualche giorno prima funzionava di più. Ci vedeva lungo. Fu il primo in Italia a investire un mucchio di soldi in trasmissioni tv».
La sua preferita?
«Grazie a Grand Hotel, uno come me che era agli inizi di carriera riuscì a lavorare al fianco di persone come Massimo Ciavarro, gli Ingrassia, Paolo Villaggio… Ricordo la prima puntata con Alain Delon. E Tony Curtis che mi domandava con gentilezza se potevamo rifare una gag e io pensavo, onorato: “Questo signore ha fatto film con Marilyn Monroe e ora mi sta insegnando qualcosa”. I veri grandi sono grandi in tutto».
Ne esistono ancora?
«Robert De Niro mi incontrò ai Telegatti e la volta successiva mi salutò e venne a bere un caffè con me. Se incontro oggi un tronista di Uomini e donne, fa fatica a salutarmi. Tanti giovani attori oggi sono convinti che basti esser belli per sfondare. Ma è un po’ come per le donne: conta di più farle ridere, degli addominali».
Quelli della sua generazione parlano degli anni degli inizi spesso con nostalgia.
«Credo abbiamo nostalgia soprattutto della voglia di divertirsi che c’era allora. Le persone amavano andare al cinema. Le discoteche erano piene sette giorni su sette, e agli spettacoli delle 23 assistevano 5.000 persone per volta».
Poi abbiamo cominciato ad annoiarci?
«Un po’ c’entra il fatto che si avevano più mezzi, più soldi da spendere in divertimento e cultura, che erano pure più accessibili di oggi. E poi tutto questo voler apparire online rischia di rovinare le relazioni tra le persone. Sa cosa mi pare? Che si vogliano evitare le emozioni, specchiarsi in una realtà finta e non vivere davvero. Far emozionare la gente è invece il motivo per cui ho scelto questo lavoro».
(…)
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I grandi marchi: Mediaset
Un mondo di telefilm, cartoni animati, show, quiz, eventi, legato alla figura di Silvio Berlusconi e oggi parte dell’immaginario collettivo degli italiani… La storia di Mediaset comincia nel 1976, quando Berlusconi era un imprenditore del settore edilizio e compro, da Giacomo Properzy, Telemilano, emittente via cavo, che aveva dei debiti anche nei confronti della Edilnord, una società immobiliare del Cavaliere. Telemilano trasmetteva i suoi programmi da un condominio di Milano 2, il primo grande progetto di Berlusconi, che si trova alle porte di Milano, per la precisione a Segrate, ed era stata fondata due anni prima, quando la Corte Costituzionale aveva permesso la creazione di televisioni private, purché trasmettessero a livello locale, decretando così la fine del monopolio televisivo della tv di Stato. Nel 1977 la proprietà della rete passò a Fininvest, che nel frattempo era diventata una società per azioni, e vennero trasmessi i programmi in Lombardia, e nel 1978 Telemilano divenne Canale 5. Anche se in Italia allora non era consentito trasmettere in diretta sul territorio nazionale, Berlusconi aggirò l’ostacolo con la creazione di un programma pre-registrato su una cassetta vhs che veniva spedita a decine e decine di emittenti sul territorio nazionale in modo da mandarlo in onda in contemporanea con gli stessi spot, senza che potessero così definirsi in diretta, che debuttò con il programma I sogni nel cassetto, gioco a premi televisivo condotto da Mike Bongiorno. Il Cavaliere capì però che per ampliare il mercato degli inserzionisti doveva raggiungere il grande pubblico e prima ottenne i diritti per la Copa de Ora, organizzata in Uruguay, alla Rai e poco dopo, sempre dalla tv di Stato, convinse a seguirlo nella nuova avventura nomi come Gigi Sabani, Corrado, ideatore di La corrida e Il pranzo è servito, Loretta Goggi, e la famosa coppia formata da Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, con la sitcom di culto Casa Vianello, che sarebbe durata per ben sedici stagioni, dal 1988 al 2007. La scalata dell'imprenditore milanese prosegui nel 1982 con l'acquisto di Italia 1, che promosse la cultura degli anime giapponesi nella penisola, e nel 1984 con Rete 4, oltre all’arrivo di serie tv leggendarie come Dallas e Dynasty, che raccontavano il mondo dorato, tra scandali ed intrighi, dell’America degli anni Ottanta. Anche se alcuni nomi passati a Mediaset, come Pippo Baudo o Raffaella Carrà, sarebbero poi tornati alla Rai, Berlusconi era pronto anche per lanciare la sua visione del mondo dell’informazione, con a dirigere il primo Tg5 nel gennaio 1992 una personalità stimata come Enrico Mentana e un anno prima erano nati quello di Studio Aperto su Italia 1 e quello su Rete 4, diretto da Emilio Fede. Negli anni Novanta successi come Non è La Rai e Pressing, il contenitore sportivo di Italia 1 condotto da Raimondo Vianello, confermarono il successo crescente della rete, che divenne la grande avversaria della Rai. Il terzo millennio, oltre a trasformare Rete 4 in un contenitore di talk show serali molto seguiti e Italia Uno nella rete dei giovani, ha visto l’affermarsi di Canale 5 come la regina della fiction, oltre ad una serie di grandi eventi calcistici e di quiz amatissimi dal pubblico, come Chi vuol essere Milionario? Read the full article
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Pianeta Terra, 2023.
Oggi il mondo è diverso. Tremendamente diverso, ed è in continua evoluzione.
La società va veloce, il consumismo dilaga, ma la noia pure…
Certe cose sembrano essersi perse per sempre, altre dimenticate senza possibilità di recupero mentre per altre c’è un disperato bisogno di ritorno dal passato….
E’ proprio sulle ultime che ci sono grandi possibilità nel marketing di oggi.
Ma una cosa è certa: il prodotto ha stancato di brutto.
Che noia, che barba, che barba, che noia! citando la mitica Sandra Mondaini: che noia voi col vostro migliore frullatore dell'anno in corso, voi con l’auto più comoda del mondo, voi che usate le migliori materie prime per il vostro ristorante, voi con la carne più buona che c’è in giro e le farine migliori per le vostre pizze…
Il prodotto ha rotto!
Vediamo perché.
La storia di un declino: i giorni migliori (e peggiori) dei prodotti nel commercio, dal ‘900 a oggi.
Siamo nella metà del Novecento col nel primo marketing 1.0 del boom commerciale. Per capirsi le prime pubblicità, in cui si incentrava tutto sul prodotto: in altre parole raccontiamo perché è bellissimo, cosa ha di speciale e quanto è straordinario quello che vendiamo.
La necessità era massimizzare i profitti e arrivare primi, sgomitando il più possibile fino a consumare la pazienza.
Si capisce agilmente quanto questo tipo di approccio abbia ben presto stancato e abbia reso saturo il mercato di ''scegli me! scegli me!''.
Nel marketing 2.0, impostosi con forza negli ultimi anni del Novecento, avviene un cambio di rotta drastico: dal focus tutto sul prodotto si passa al focus sul consumatore, il vero e unico utente finale di tutto lo sforzo di pubblicitari e addetti ai lavori (anche il mio).
‘’Tu consumatore adorato sei al centro, tu con la tua vita, i tuoi sogni, le tue speranze, le tue paure, dimmi di cosa hai bisogno e io ti accontenterò! Ma, naturalmente, sappi che il mio prodotto può migliorarti le cose in modo consistente’’.
Attenzione: il prodotto ora entro solo dalla porta di servizio e non da quella principale.
Per fare questo, nasce un’arma potente: lo storytelling, la pistola che ogni copywriter, ovvero l’esperto di scrittura sul web, ha nella cintura (anche io).
E come se non bastasse, la visione commerciale fortemente antropocentrica fa sviluppare anche una scienza, il neuromarketing, che studia il cervello per colpirne i punti deboli, proprio con la pubblicità e i contenuti audio/video.
Sta diventando angosciante, vero? Io che l’ho studiato confermo: è tanto potente quanto angosciante, ma esiste.
Ma è con l’avvento di internet e l’inaugurazione del marketing 3.0 alle soglie del Duemila che si spalancano le porte di infinite possibilità, ma anche di pericolosi strumenti a doppio taglio.
Infatti, la nascita del world wide web (www) e la sempre maggiore condivisione di esperienze, feedback e recensioni sono ora in grado di far volare o precipitare qualunque azienda con un click.
Dal 2010 ad oggi, il marketing 4.0 diventa emozionale. Ed è quello che cavalchiamo oggi.
Il prodotto quasi non esiste più.
Oggi puntiamo alla suggestione del pubblico, alle emozioni, attraverso tecniche testate e studiate, aggiornate continuamente, di cui l’utente è inconsapevolmente vittima più volte al giorno.
Rispondere creando forti connessioni con il branding.
Oggi, le aziende che vogliono sopravvivere non possono più fare da sole ma si devono affidare a un esperto della materia che sappia dove mettere le mani.
‘’Ma io ho il prodotto migliore del mondo, maledizione!’’ puoi replicare.
Cattive notizie. Hai almeno un altro competitor che ti darà sempre filo da torcere, che arriverà ad avere il tuo stesso prodotto nel giro di pochi anni o addirittura migliore.
Sei un ristoratore e hai il pesce più fresco del territorio?
Cattive notizie anche per te: non basta più per essere il primo locale dove la gente verrà a mangiare, non basta più per essere veramente competitivi.
Sei un libero professionista e offri un servizio a un prezzo che reputi giusto?
Bad news anche per te: altri mille competitors ti stanno già copiando, aggiungendo anche qualcosa in più che ti soffierà sotto il naso i clienti, anche quelli più affezionati.
Quindi come fare se il prodotto non basta più?
Con una forte attività di branding, tanto per cominciare, di cui mi posso occupare in quanto Social Media Manager. E con altre tecniche di marketing più moderno, molto sottili, dall'aspetto innocuo, che però colpiscono profondamente la mente del consumatore.
I consumatori sono cambiati. E noi dobbiamo stare al passo.
Quando ho cominciato a studiare per fare il SMM, sono rimasta affascinata dagli studi che ci sono dietro le persone per fare il mio lavoro. E le mie esperienze nel turismo e nel commercio mi avevano già messo sotto gli occhi importanti indizi.
Oggi l’utente è:
decisamente impaziente
molto attento
molto più esigente di prima.
Oggi, il consumatore:
non ha più tempo da perdere
ha mille possibilità di scelta per lo stesso identico prodotto e servizio
decine di prezzi allettanti e offerte ovunque
una confusione maledetta in testa.
Già, perché oggi l’enorme disponibilità di scelta che ognuno di noi ha dalla semplice scelta di un biscotto per la colazione a quella di un albergo per le vacanze, ci ha confuso tantissimo, mandandoci in qualche caso alla disperazione.
E soprattutto, il consumatore non dà seconde chances: bisogna sapersi giocare bene la prima e poi coltivare la sua fidelizzazione, con la pazienza e la dedizione dell’agricoltore con le piantine dell’orto.
Oggi, non importa quanto sia nato con cura e dedizione, il tuo prodotto non interessa più....
...perchè ora ai consumatori interessano dei perché, e tutti molto validi, per scegliere la tua attività da ristoratore, il tuo marchio da produttore, la tua consulenza da libero professionista.
E qui entro in gioco io, che do loro quello che vogliono: dei motivi e tutti molto validi, utilizzando le mie conoscenze unite a degli strumenti potenti di cui si ignorano ancora le potenzialità nel business: i social media.
Il mio lavoro è quello di sgombrare le nuvole della confusione e indicare la via, che è quella dell’azienda con cui lavoro. Quella è la scelta.
Il mio lavoro è dare loro tutti quegli ottimi motivi per scegliere te, la tua attività, i tuoi servizi.
E di non andare più da nessun altro.
La fidelizzazione passa anche dai social, le qualità del tuo prodotto non bastano più e bisogna correre ai ripari.
Vuoi capire come potremmo fare per la tua attività?
Contattami per parlarne.
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“Sono stata fortunata nella vita. Sono stata con Raimondo dal '62, ma prima siamo stati fidanzati per tre anni, quindi sono 50 anni. Mi invitò a cena e si dichiarò davanti a una cotoletta. Mi guarda e mi dice: “Lo sai che sono innamorato di te?”. Dopo di che si volta verso Gino Bramieri e comincia a parlare del più e del meno, come se non esistessi. Non abbiamo mai smesso di ridere, è il segreto per stare bene insieme: noi ridevamo delle stesse cose. Poi abbiamo portato il nostro modo di essere in televisione. Poi quando c'è stato il momento dell'esplosione della volgarità siamo stati alla finestra a guardare, non abbiamo accettato compromessi. Siamo di quella generazione in cui l'attore sapeva di entrare nelle case senza suonare il campanello, e quindi ci entrava con la cravatta e con garbo".
Sandra Mondaini
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