#rombo di tuono
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spettriedemoni · 10 months ago
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Il rumore di un tuono
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Mio padre sosteneva che la più forte nazionale italiana di calcio mai avuta dall’Italia fosse quella del 1970 che si arrese in finale al Brasile di Pelé che secondo molti fu il Brasile più forte di tutti i tempi.
Probabilmente mio padre, come tutti, era influenzato dalla passione per certi giocatori su tutti Rivera che “magari fosse sceso in campo prima contro il Brasile” e poi per l’attaccante più forte di quella squadra quel Gigi Riva che ad oggi è ancora l’attaccante più prolifico di tutti i tempi della Nazionale italiana.
Taluni dicono che quando colpiva il pallone il suono si sentisse un tutto lo stadio è chissà che quel rumore sia il motivo del suo soprannome: “Rombo di Tuono”.
Mio padre aveva una foto in bianco e nero, ottenuta non so come, di Riva con la maglia della Nazionale durante una partita contro l’Austria, quella dove si ruppe la gamba.
Era in mezzo a due giocatori austriaci e se li portava dietro come bambolotti di pezza. Credo esistano poche immagini come questa che descrivono bene Riva. Un giocatore straordinario per grinta, coraggio e forza fisica.
Più di tutto era però un “hombre vertical” come lo definì Gianni Mura, una persona che non negoziava i suoi principi a cui rimase sempre fedele come quando decise di non tradire Cagliari e la Sardegna rimanendo lì in quella terra che lo aveva adottato.
Forse è possibile trovare un calciatore dalle caratteristiche simili oggi ma per tutto il resto lui è e resterà unico.
Che la terra ti sia lieve.
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ilblogdellestorie · 10 months ago
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Se ne è andato con la velocità di una folgore, con la velocità con cui annichiliva gli avversari. Il calcio italiano dice addio a Gigi Riva, l'eroe eponimo più autorevole del suo pantheon: lo chiamavano Rombo di Tuono, metteva l'onore sopra ogni cosa. E per raccontarlo davvero ci vorrebbero la poesia del suo amico De Andrè e l'inventiva del suo cantore Gianni Brera. Perchè se c'è stato in Italia un calciatore che pur essendo mito è riuscito a restare un uomo, quello è stato Giggirriva, come lo chiamavano i suoi 'corregionalì sardi. Che lo hanno venerato da quando, nel 1963, arrivò sull'Isola: doveva rimanere al massimo un paio di stagioni, per sfruttarla quale trampolino di lancio, e invece non se n'è più andato, fino all'ultimo giorno della sua vita, oggi. «Perchè qui - spiegò a chi gli chiedeva il motivo di una scelta controcorrente - io che in pratica non avevo famiglia, ne ho trovate tante».
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poesiablog60 · 3 months ago
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Se stai in ascolto
si impara
Si impara sempre
Quando ti porgi in ascolto
puoi ingannare la paura
E trasformare in un canto
anche il rombo di un tuono
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vecchiorovere · 1 month ago
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"Tre anni prima di lasciarmi orfano del tutto, mia madre si era rassegnata. Sia al fatto che con la licenza media la mia carriera scolastica si era conclusa, e pazienza visto che per tirare avanti serviva un’altra busta paga, anche se modesta; sia alla constatazione che la mia passione per il pallone era davvero troppo forte. Addio collegi, addio preti, addio fughe: mi trovò un posto da apprendista, avevo quattordici anni, e stava a me cercare il modo di conciliare il calcio con il lavoro, e con gli orari di allora che non erano flessibili come quelli di adesso.
Continuando a vivere a Leggiuno, andai a giocare a tre chilometri da lì, nel Laveno Mombello, dove cominciai a far gol con una certa frequenza. Ho riletto di recente che ne segnai 66 in due campionati, la categoria era modesta ma io ero davvero agli inizi. Mi assunsero alla Slimpa, una fabbrica di ascensori con sede al mio paese, un’ottantina di operai, il cui proprietario, il cavalier Fasani, era dirigente del Legnano. Il mio posto di lavoro era un tornio di meccanica, la specializzazione le bottoniere da ascensore. Quante ne ho fabbricate, quante ne ho montate. E per quanto tempo ho odiato gli ascensori ogni volta che ci salivo." (Gigi Riva, tratto da "Mi chiamavano Rombo di Tuono")
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Un giorno - era di maggio - che la Città [Kiev] si svegliò risplendente come una perla nel turchese, e il sole rotolò fuori per illuminare il regno dell'etmano, e i cittadini erano già in moto, come le formiche, per i loro affarucci, e gli assonnati commessi dei negozi cominciavano ad alzare fragorosamente le saracinesche, un rombo terribile e sinistro attraversò la Città. Era di timbro inaudito - né di cannone né di tuono, ma così forte, che parecchie finestre si aprirono da sé e tutti i vetri tremarono. Il rombo si ripete, attraversò di nuovo tutta la Città alta, si riversò a ondate nella Città bassa, a Podol, e, attraverso l'azzurro e magnifico Dnepr, si perde nei lontani spazi moscoviti. I cittadini si svegliarono e nelle strade cominciò lo scompiglio. Dilagò in un istante, perché dalla Città alta, Pečersk, arrivò di corsa, urlando e ululando, della gente insanguinata e dilaniata. E il rombo si ripeté una terza volta e così forte che nelle case di Pečersk cominciarono a cadere fragorosamente i vetri e il terreno tremò sotto i piedi. Molti videro allora delle donne correre con la sola camicia indosso, gridando con voci terribili. Ben presto si seppe da dove era venuto quel rombo. Era venuto da Lysaja Gora, fuori della Città, sul Dnepr, dove si trovavano depositi colossali di munizioni e di polvere. A Lysaja Gora era avvenuta un'esplosione. Per cinque giorni la Città visse aspettando terrorizzata da Lysaja Gora l'ondata dei gas asfissianti. Ma le esplosioni cessarono, i gas non si sparsero, la gente insanguinata scomparve, e la Città riacquistò il suo aspetto pacifico in ogni sua parte, ad eccezione del piccolo angolo di Pečersk dove erano crollate alcune case. Inutile dire che il comando tedesco ordinò una severa inchiesta, e inutile dire che la Città non seppe nulla sulle cause dell'esplosione. Correvano voci diverse. - L'esplosione è stata provocata dalle spie francesi. - No, è stata provocata dalle spie bolsceviche. Si finì col dimenticare l'esplosione. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 59-60.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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sayitaliano · 10 months ago
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Goodbye to "Rombo di Tuono", Luigi "Gigi" Riva, one of the most famous and successful Italian footballer. In 1999 World Soccer put him at the 72th place in the Best Footballer of the XX Century's list. He's still the footballer who scored the most with the Italian NT (more here).
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horacio-oliveira-74 · 9 months ago
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KAKINOMOTO NO HITOMARO
IL ROMBO DEL TUONO
Il rombo del tuono
nel cielo nuvoloso
forse pioverà.
E, quando accadrà resterai con me?
Il rombo del tuono
nel cielo nuvoloso
e anche se non piovesse
resterò con te.
(da Man'yōshū, Vol. 11, versi 2513 e 2514)
.
Il giardino delle parole è un breve film di animazione giapponese - o “anime” – realizzato da Makoto Shinkai nel 2013. A legare inizio e fine della storia – l’amicizia tra uno studente quindicenne e una donna ventisettenne che si incontrano in un giardino giapponese nei giorni di pioggia – c’è questo doppio tanka di Kakinomoto no Hitomaro, tratto dal Man'yōshū, ovvero la Raccolta delle diecimila foglie, antologia poetica compilata nella seconda metà dell’VIII secolo: una classica domanda e risposta in cui ci si dichiara amore eterno.
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bicheco · 10 months ago
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Addio Rombo di tuono. ⚽😢
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mucillo · 1 year ago
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"Le TV sono un rombo di tuono per l'indifferenza scostante dei gatti.“
Francesco Guccini
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turuin · 2 years ago
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Lo sapete, ho la soluzione all'indovinello
un albero che cade nella foresta senza nessuno intorno a sentirne il rumore, che rumore fa?
fa il suono di quando non ne puoi proprio più.
Non è un botto o uno schiocco o un tuono o un ringhio o un rombo, non parte l'ouverture 1812 nella tua testa, non squillano le trombe che fanno cadere le mura di Gerico, non sorge un'armata delle tenebre pronta a ridurre il mondo a brandelli.
C'è un punto, nel tempo e nello spazio, dove ce la fai ancora, e un punto immediatamente successivo, nel tempo e nello spazio
(perché dimentichiamo che quello che a noi appare continuità è, invece, una velocissima serie di istantanee che trascorrono nel momento in cui le pensiamo)
un istante successivo in cui non sei più quello che ce la fa
(a sopportare a tollerare a passare oltre a cercare strade a migliorare a pazientare a scusare a mettersi da parte a)
sei quello che non ce la fa più.
Non fa rumore, è una cosa terribile: è una consapevolezza, silenziosa, un monolite, un passo che non pensavi di poter fare, invece il tuo cervello ti dice: ecco qua, era facile? non c'è da aver paura. Piede avanti, ecco tutto, c'è quella linea dietro di te dove ce la facevi ancora
(a non pensarci, a lasciar correre)
ed ecco! Senza accorgertene. Ora sei di qua. Si vive lo stesso, visto? Si respira! Non sei morto! Non è cambiato il mondo. Avevi paura del buio.
Come i bambini.
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anocturnalanimal · 1 year ago
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Per anni il suo amore ha influenzato la mia pittura… Bella scriveva come viveva, come amava, come accoglieva gli amici. Le sue parole, le sue frasi sono una patina di colore sulla tela… Le cose comuni, le persone, i paesaggi, le feste ebraiche, i fiori – questo era il suo mondo, questi erano i suoi soggetti… Poi a un tratto, un rombo di tuono, le nuvole si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebre.
Marc Chagall
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thegrandslam · 10 months ago
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Dispiace, dispiace veramente tanto per la morte di una leggenda come Gigi Riva, "rombo di tuono".
Dispiace da italiana, per la morte di un pezzo di storia del calcio nazionale, 35 gol in 42 partite in nazionale, campione d'Europa.
Ma ancora di più dispiace da sarda, perché noi sardi siamo un popolo che ne ha passate tante, tra discriminazioni e "colonizzazioni", un popolo con un senso di appartenenza unico, un amore per la nostra terra che non ha eguali. Un popolo che si dà la possibilità di pensare fuori dagli schemi, ma che è costretto ad emigrare dalla propria terra, dalla propria casa per poter avverare i propri sogni.
E tra tutti quelli che si sono sentiti costretti ad allontanarsi da casa per arrivare ai loro obiettivi abbiamo chi ci ha dato la speranza di poter avverare i nostri sogni dalla nostra terra, senza dover' abbandonare le nostre radici: uno di questi era Gigi Riva, che nonostante avesse ricevuto un offerta di 1,000,000 di lire dalla Juve la rifiuto per rimanere a casa, a casa nostra.
Grazie Gigi, non sarai dimenticato. ❤️💙
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personal-reporter · 10 months ago
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Addio a Gigi Riva, Rombo di Tuono
A 79 anni, Gigi Riva., il Rombo di Tuono, che era ricoverato da domenica all’ospedale Brotzu di Cagliari, dopo aver accusato un malore nella propria abitazione, proverà a far gol tra le nuvole. Gigi Riva nacque il 7 novembre 1944 a Leggiuno, in provincia di Varese, e fece il suo debutto giovanissimo in serie C con il Legnano. Continue reading Untitled
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parmenida · 1 year ago
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[ erano le sei di sera del 2 settembre 1944 ]
E' come se mi conoscesse da sempre, come se sapesse tutto della mia infanzia, del mio presente, del mio avvenire; come se vegliasse su di me, mi capisse perfettamente, sebbene la veda per la prima volta. Sentii che era la mia donna.
Per anni il suo amore ha influenzato la mia pittura… Bella scriveva come viveva, come amava, come accoglieva gli amici. Le sue parole, le sue frasi sono una patina di colore sulla tela… Le cose comuni, le persone, i paesaggi, le feste ebraiche, i fiori – questo era il suo mondo, questi erano i suoi soggetti… Poi a un tratto, un rombo di tuono, le nuvole si aprirono alle sei di sera del 2 settembre 1944, quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebre.
Marc Chagall
§
In un mondo di artisti quasi sempre maledetti che vedono nel dolore l'unica fonte di ispirazione, Chagall ha saputo dimostrare come la fonte della propria arte possa sgorgare da un amore devoto e innocente. Come è stato il suo.
Dopo la morte dell’adorata Bella, per nove mesi si rifiuterà di dipingere e anche in seguito, quando riprese i colori delle sue tele, la sua arte risultò profondamente mutata. Otto anni dopo, nel 1952, grazie alla figlia Ida conosce Valentina Brodsky che fu la compagna di vita del pittore negli anni della maturità.
Il suo amore per Bella rimarrà per sempre in quelle figure da lei ispirate, sospese nello spazio e nel tempo, l’espressione pittorica più alta della gioia di vivere.
ph André Kertész: Marc en Bella Chagall, Paris, 1929
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arteconstoria · 1 year ago
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Nel nostro cielo un rombo di tuono (2022) - Trailer Ufficiale
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susieporta · 21 days ago
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Cinque di Coppe
"Il rombo del tuono".
Novembre è crudo quando ci parla di Verità.
Non si perde in giri di parole.
C'è una corresponsabilità nell'umano Adulto quando si creano relazioni basate sulla Disfunzione. E' un patto di reciproca accettazione di determinati "accordi di natura antica".
Nelle "Relazioni della Disfunzione" c'è chi è alla disperata ricerca d'amore perché è dominato dallo schema della malnutrizione, dell'invisibilità e dell'abbandono fisico e psichico e chi invece pretende di essere costantemente "imboccato energeticamente" per sentirsi pieno e soddisfatto di "latte materno".
Destini che si incrociano.
Che pretendono di amarsi. Ma non ne sono capaci.
Generazioni intere corrotte e distrutte dal trauma e dalla perversione, emotiva e sessuale.
Senza potersi sperimentare nell'Amore, senza riuscire a maturare alcuna "competenza affettiva e relazionale" sana, abbondante, rispettosa dell'autentico valore di ogni Essere umano.
Una strage annunciata.
E mano a mano che Novembre ci mostra le evoluzioni del Disamore e le fa danzare intorno a noi (ma soprattutto dentro di noi), il Carnefice non ha più bavagli e racconta con estrema onestà e disinvoltura la sua interpretazione distorta, ma sincera, dei fatti, con una precisione impeccabile.
Non ci sono più filtri. Cadono le maschere.
E la "presunta vittima" può assistere senza veli o fiocchettini ornamentali, atterrita e attonita, ai retroscena perversi di una manipolazione crudele e priva di alcun segno di reale connessione con le Emozioni e con la Ricchezza di sentimento.
Siamo agli atti finali dell'elaborazione dei nostri vissuti.
La Verità disvela i suoi macabri retroscena.
E "fa male", ci riporta alla sofferenza. Certo.
Ma non invano.
Perché oramai ciò che doveva emergere dall'Oscurità interiore, complicità e corresponsabilità incluse, si sta preparando alla "spinta finale".
Siamo pronti.
Abbiamo lavorato sodo per togliere le erbacce dal nostro Campo Emotivo.
Tutto ciò che siamo pronti a vedere e che ci permettiamo di vivere oggi in termini di Verità, non ci sta uccidendo come nel Passato, ma ci sta prontamente aiutando a preparare il "gran colpo finale".
Stiamo tendendo l'Arco con concentrazione ed esasperata pressione per contemplare il rilascio della freccia e, stavolta, colpire direttamente "il centro".
Siamo stati "bambini tristi e soli" nell'Amore. Siamo stati manipolati e siamo anche stati abili manipolatori di attenzioni.
Perfetti straccioni nell'elemosinare un grammo di riconoscimento.
Ora vogliamo Amare da "esseri adulti".
Vogliamo essere compagni e compagne di viaggio onesti e integri, amici sinceri e supportivi, genitori maturi e risolti, figli liberi dai sensi di colpa e dal peso della sofferenza altrui, esseri umani consapevoli dei Doni e delle splendide opportunità di realizzazione e ricchezza che ci offre la Vita.
Nella bugia di noi stessi siamo solo schiavi di uno schema disfunzionale.
E nella menzogna che ci siamo raccontati per anni, non siamo mai "cresciuti veramente".
Ci siamo inginocchiati di fronte all'Altro quando non ci sentivamo mai abbastanza, ci siamo piegati alle aspettative del compagno/a di turno per non sentirci diversi e troppo soli, ci siamo avvicinati all'affettività come dei bambini bisognosi, impotenti e incapaci di prenderci alcuna responsabilità sul nostro stato emotivo, sulle nostre scelte, sui nostri desideri profondi.
Tutto ciò non sarà più possibile.
Le Maschere oramai non restano più appiccicate al volto. Nemmeno quelle più resistenti agli urti.
La popolazione è nuda.
I Carnefici sono alla deriva.
Le Vittime sono sfinite.
Siamo pronti per il "grande salto".
Avverrà in queste settimane.
E non si tornerà più indietro. Non sarà più possibile farlo.
Si dovrà scegliere di rompere tutto. Saremo chiamati a farlo in un atto estremo di onestà e amore verso noi stessi.
E per la prima volta ci sentiremo pienamente "autentici".
Percepiremo il nostro "valore" riposizionarci nei luoghi giusti, nelle esperienze che ci appartengono, che ci sono affini, che sono allineate ai nostri Doni.
E non ci perderemo più tra le aggrovigliate strade imposte e condizionate dai meccanismi perversi dell'umiliazione o della bassa autostima interiore.
Sentiremo "l'Amore sano" accompagnare i nostri passi.
E attireremo ciò che avremmo voluto davvero sperimentare nel profondo, ciò che sentiamo davvero di "meritare". Anche se il "merito" non sarà più il metro di misura del nostro oramai strutturato "valore a prescindere".
Nessuno potrà più violentare il nostro Cuore o infiltrarsi senza il nostro permesso all'interno del nostro Spazio Sacro.
Il Campo di protezione dello Spirito sarà consolidato e purificato. Sarà incorruttibile. Sarà integro e pulito. Sarà ospitale. Colmo d'Amore, ma selettivo. Sarà pieno di Doni da offrire e ricevere. Sarà Potente e Brillante.
Sarà profondamente Sacro.
Come Sacre sono la nostra Bellezza, la nostra Gioia, la nostra Dolcezza.
Questo sarà.
Prima dentro di noi. E poi, per l'effetto domino, anche fuori.
Novembre spacca.
Espande.
Ingigantisce.
E' esplosivo e sconquassante.
Raccogliamo tutta questa potenza e animiamo il nostro Cuore di Coraggio, di Forza e di Amor proprio.
E' tempo.
Si va.
Mirtilla Esmeralda
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