#rituale di separazione
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Traumi
Quando guidava nonno io tornavo a casa con l'occhio che mi ballava, lui guidava le macchine spinte essenzialmente per i sorpassi - per "macchine spinte" intendo l'Alfasud e l'Alfa 33, ma anche l'850 coupé -, non lo faceva per dare prova di virilità, ufficialmente sorpassava per prudenza, per non restare schiacciato fra camion e camion, sicché imprudentemente facevamo dei sorpassi che sembravano assalti alla baionetta: presa la decisione scartavamo improvvisamente a sinistra e giocavamo il tutto per tutto contando sul colore acceso della macchina, quando poi prese l'Alfa 33 che era grigia metallizzata per segnalare la sortita sfanalava a grande distanza con gli abbaglianti. "Al putìn al ga paura!", il bambino ha paura, diceva la nonna, ma il nonno non ci sentiva, era come in trance agonistica. Quando mi portava a scuola di liscio prima mettevo in ordine i lego e tutte le mie cose, poi salutavo la nonna e quindi dicevo una preghierina nel caso non fossi più tornato. Più tardi mi diagnosticarono un'ansia da separazione con disturbo ossessivo compulsivo, toccavo tutto tre volte e salivo e scendevo dalla macchina solo col piede sinistro, perché sono mancino, se mi sbagliavo in qualche punto del mio rituale ero certo che non avrei più rivisto la luce del sole. Fu allora che compresi l'ineluttabilità del destino, non era in mio potere salvarmi, non ci potevo fare niente. Ancora oggi non guido la macchina.
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Certificazione Kosher: Una Guida Completa
La certificazione kosher è un processo che garantisce che un prodotto alimentare rispetti i requisiti della legge ebraica, nota come kashrut. Questo tipo di certificazione è fondamentale non solo per i consumatori ebrei osservanti, ma anche per chi cerca alimenti di alta qualità, preparati secondo standard rigorosi. In questo articolo esploreremo cosa significa "kosher", come si ottiene la certificazione e quali vantaggi offre ai produttori e ai consumatori.
Cos'è il Kosher?
Il termine "kosher" deriva dalla parola ebraica "kasher", che significa "adatto" o "appropriato". Si riferisce a un insieme di regole alimentari che disciplinano quali cibi possono essere consumati e come devono essere preparati. Le regole del kashrut includono:
Tipi di alimenti consentiti: Ad esempio, solo animali ruminanti con zoccoli divisi, come bovini e capre, possono essere consumati. Anche i frutti di mare devono avere pinne e squame.
Macellazione rituale: Gli animali devono essere macellati in modo umano e conforme alle leggi ebraiche.
Separazione tra carne e latticini: Questi due tipi di alimenti non possono essere consumati insieme o preparati con gli stessi utensili.
Il Processo di Certificazione Kosher
Ottenere la certificazione kosher è un processo rigoroso che coinvolge diverse fasi:
Valutazione iniziale: Un ente di certificazione kosher, spesso gestito da un rabbino o da un'organizzazione rabbinica, esamina il processo di produzione, gli ingredienti e le strutture.
Ispezione delle strutture: Gli impianti di produzione vengono ispezionati per assicurarsi che rispettino le regole del kashrut.
Monitoraggio continuo: Una volta ottenuta la certificazione, l'azienda deve mantenere gli standard kosher e consentire ispezioni periodiche.
Benefici della Certificazione Kosher
La certificazione kosher offre numerosi vantaggi sia per i produttori che per i consumatori:
Espansione del mercato: I prodotti kosher sono richiesti non solo dagli ebrei osservanti, ma anche da persone con restrizioni dietetiche, come vegetariani, vegani e chi soffre di allergie alimentari.
Fiducia del consumatore: La certificazione kosher è sinonimo di controllo qualità e trasparenza nel processo produttivo.
Accesso a mercati internazionali: Molti paesi e comunità richiedono prodotti kosher, aprendo nuove opportunità di business.
Come Identificare un Prodotto Kosher
I prodotti kosher sono contrassegnati da simboli specifici chiamati "hekhsher", rilasciati dagli enti di certificazione. Tra i simboli più comuni troviamo OU, Star-K, e OK. È importante verificare che il simbolo sia autentico e aggiornato.
Conclusione
La certificazione kosher rappresenta un valore aggiunto per le aziende alimentari e una garanzia di qualità per i consumatori. Investire in questa certificazione non solo amplia le opportunità di mercato, ma dimostra anche un impegno verso standard elevati di produzione. Per chiunque desideri avvicinarsi a questo mondo, comprendere le regole del kashrut e il processo di certificazione è il primo passo verso il successo.
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AI Groove: King Diamond, il Gran Sacerdote del Metal
Quando si parla di King Diamond, si evoca una figura mitica del metal, una combinazione unica di teatralità, oscurità, e una maestria vocale che lo ha reso un’icona inconfondibile. Nato Kim Bendix Petersen a Copenaghen nel 1956, King Diamond non è solo un cantante straordinario, ma anche un architetto del terrore musicale, capace di costruire interi mondi narrativi che fondono horror, esoterismo e musica heavy metal.
I primi anni: Mercyful Fate e l’alba di un’epoca
King Diamond iniziò la sua carriera nei primi anni ’80 come leader dei Mercyful Fate, una delle band più influenti della scena heavy metal. Con album come Melissa (1983) e Don’t Break the Oath (1984), i Mercyful Fate tracciarono le coordinate di un sound oscuro e teatrale, radicato nel satanismo letterario e nella mitologia esoterica. L’inconfondibile falsetto di King Diamond, una voce capace di passare da toni angelici a grida demoniache, divenne il tratto distintivo della band.
“King Diamond è stato una delle mie principali ispirazioni,” ha dichiarato Lars Ulrich dei Metallica. “Crescendo in Danimarca, vedere qualcuno come lui affermarsi a livello internazionale era incredibile. E poi c’era quella voce: nessuno cantava come lui.”
La nascita del solista: Un horror teatrale
Dopo la separazione dai Mercyful Fate nel 1985, King Diamond intraprese una carriera solista che gli permise di ampliare ulteriormente il suo universo creativo. Album come Abigail (1987), Them (1988) e Conspiracy (1989) non sono semplicemente raccolte di canzoni, ma opere concettuali che raccontano storie dell’orrore degne di un film di Dario Argento o di un racconto di H.P. Lovecraft.
La teatralità dei suoi live show, con croci rovesciate, scenografie gotiche e costumi elaborati, ha contribuito a creare l’immagine di King Diamond come una figura a metà tra un occultista e un cantastorie demoniaco.
“King Diamond ha portato il teatro nel metal,” ha affermato Rob Halford dei Judas Priest. “Non si tratta solo della musica: è l’esperienza completa. Ogni suo concerto è un viaggio in un altro mondo.”
Il personaggio e l’occulto
Una delle chiavi del successo di King Diamond è stata la sua capacità di costruire un personaggio coerente. Il suo trucco distintivo – una maschera facciale che combina croci rovesciate e figure geometriche – è diventato iconico tanto quanto il suo falsetto. Ma dietro l’estetica c’è un’autentica passione per l’esoterismo.
In diverse interviste, King Diamond ha dichiarato di essere un credente nel satanismo laveyano, un sistema filosofico che si distanzia dall’adorazione letterale di Satana e si concentra invece sull’individualismo e sull’esaltazione del libero arbitrio.
“Non si tratta di sacrificare capre o cose del genere,” ha spiegato in un’intervista con Metal Hammer. “È una filosofia di vita che mette l’uomo al centro del suo universo.”
Questa prospettiva ha informato non solo i testi delle sue canzoni, ma anche il modo in cui ha costruito il suo personaggio pubblico, rendendolo un’icona per chi cerca nel metal una forma di ribellione intellettuale e spirituale.
L’eredità e le influenze
King Diamond ha influenzato generazioni di musicisti, dai black metaller norvegesi alle nuove leve del progressive e del power metal. Dani Filth dei Cradle of Filth, ad esempio, ha spesso citato King Diamond come una delle sue principali influenze:
“La sua capacità di raccontare storie attraverso la musica e il modo in cui ha reso ogni performance un rituale hanno avuto un impatto enorme su di me.”
Anche Tobias Forge dei Ghost ha riconosciuto il debito verso King Diamond:
“Le nostre maschere, i temi occulti e l’idea di un personaggio centrale nello show? Molte di queste cose vengono da King Diamond e dai Mercyful Fate.”
Conclusioni: Il Re del Metal Oscuro
King Diamond è più di un cantante. È una forza creativa, un innovatore, e una figura centrale nell’evoluzione dell’heavy metal. La sua abilità nel fondere musica, narrativa e immaginario esoterico ha creato un mondo in cui i fan non sono semplici ascoltatori, ma partecipanti di un’esperienza multisensoriale.
Come lui stesso ha detto:
“Il mio obiettivo non è solo spaventare la gente. Voglio trasportarla in un altro mondo, dove la realtà e il mito si confondono.”
E ci è riuscito, costruendo un impero di oscurità che continua a ispirare e incantare milioni di fan in tutto il mondo.
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Il rituale d’amore e la magia del cuore. ✨️❤️
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Il rituale d’amore e la magia del cuore. ✨️❤️
L'amore è la fusione di due cuori che scandiscono lo stesso ritmo, due menti che pensano le stesse parole e due corpi che ballano insieme la stessa canzone della vita.
Tutto questo lo hai provato, poi lo hai perduto.
Ma non è tardi!
Con questo rituale d’amore andrò ad operare "sul cuore" e sub conscio della persona amata e desiderata, riattivando tutti i canali energetici dell’amore, dei sentimenti, del bene, della purezza, riconducendoli a ristabiliirsi definitivamente.🗝
Il mio intervento è indispensabile anche laddove le energie negative o la reale e dannosa intrusione di altre persone abbiano causato una drastica rottura tra di voi.❤️❤️
Il rito in magia bianca, spesso erroneamente sottovalutata, poiché considerata meno forte della magia rossa, evita il tradimento, la gelosia, l'invidia e protegge da eventuali rituali di separazione commissionati o eseguiti da terze persone.❌️
Ti aspetto per un consulto totalmente gratuito, anche su whatsapp! 📲
Intanto vediamo insieme cosa è accaduto e cosa accadrà.
Luce Maria.
Medium, sensitiva ed esoterista. ✡️🔮✨️
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Fedez, la sua è una pazza estate da single. Ma con una mano a Chiara Ferragni… Mentre viene avvistato in giro per le località di mare a divertirsi, Fedez non passa inosservato nemmeno nella sua vita online. Come capita spesso, quando si parla di gossip, ogni mossa dei vip è strettamente sorvegliata anche sui social media. E sembra proprio che il rapper abbia tentato un riavvicinamento, almeno digitale, alla sua ex moglie Chiara Ferragni – foto | video Fedez ricoverato in ospedale e Chiara Ferragni se la spassa al mare: lui non la prende affatto bene – guarda VERSO LA PACE? – Dopo mesi in cui i due avevano tagliato i ponti, e si racconta si parlassero solo tramite i nonni per la gestione dei figli, Fedez fa un gesto distensivo nei confronti di Chiara Ferragni: per alcune ore ha ricominciato a seguirla su Instagram. L’imprenditrice non ha al momento ricambiato il follow. Altro dettaglio notato dai fan del rapper: in un video pubblicato da Federico mentre si trovava a Villa Matilda sul lago di Como è comparsa sullo sfondo una foto di famiglia insieme ai figlie e a Chiara. Chiara Ferragni e Fedez, l’accordo per la separazione è vicino. Ma litigano per il cane Paloma – guarda ADOLESCENZA BIS – L’estate di Fedez, in ogni caso, prosegue a gonfie vele e all’insegna del divertimento. Prima di approdare a Saint-Tropez a bordo di uno yacht (in compagnia, tra gli altri di Johnny Depp), il rapper è stato prima paparazzato nella discoteca Ritual in Sardegna, stretto a una ragazza che potrebbe essere Garance Authié, una delle fiamme a cui è stato spesso affiancato dal gossip nelle ultime settimane (tra gli altri nomi c’è quello di Sveva Magatti).
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... Esistiamo, mi rimbalzava solo nel cervello come una pallina in una stanza vuota, e s i s t i a m o, una metamorfosi delle lettere che si richiudevano su se stesse generando immagini e suoni, rivelando la propria natura misteriosa, e si stia mo e su quelle sillabe ho sentito di scivolare verso una dimensione nuova, la ‘e’ è stata l’introduzione a una liturgia del tempo, un rituale primordiale ricavato dalla memoria dei secoli, l’anticamera di un tributo vellutato da offrire all’ansia di appagare la nostra esigenza estrema di appartenere, di dimensionarci nell’esistenza, e sulla cedevolezza del velluto avanzavo all’interno di un tempio, guadando quella stoffa sospesa, atona, meravigliosa, fino in fondo, raggiungendo il presbiterio della mia curiosità di collocarmi al di fuori di me stesso, e ascoltavo il “si”, vibrante sul pentagramma di un’armonia che nasceva dentro le trame di quella stoffa morbida, una nota prolungata fino a rendersi esplicita affermazione della realtà circostante, e infine diaframma di separazione con l’esterno, in un vuoto vegetale, un velluto, ancora un velluto di erbe rase, un prato di primizie esteso all’infinito attorno a noi, e io potevo rotolare, avvolgermi in quell’umore primaverile fino a farne parte, coprendomi di una seta che si ispessiva su di me, e mi ricopriva comprimendo la percezione del luogo e spingendomi ancora oltre, nel bozzolo dello ‘stia’, un nocciolo denso di coscienza, un nucleo di furore, un sospiro prolungato, un altro gradino verso una luce interiore, più ampia, più concreta, che sapeva condurti dentro di sé spingendoti a velocità inaudite in uno spazio etereo ed esaustivo allo stesso tempo, e ti riempiva all’inverosimile, e poi esplodeva dentro di te e tu con lui, frazionandoti in infiniti ritagli e ricadendo nell’impluvio del ‘mo’ il vascello finale del ritorno, il cuneo nel divenire che frangeva il tumultuoso affollarsi di attimi sottratti alla tua identità e ti sganciava al termine dell’avventura astrale, un alveo di suprema apparenza che ti ricostituiva in unità rilasciandoti sulla levità di una nuova ‘e’… e di nuovo nel velluto della mente… e poi ancora… e poi ancora… e poi ancora… ....
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Se ora mi fermo e respiro la mia visione si allarga, il cuore si espande e vedo. Il seme si separa dall’albero ed entra nel grembo fertile della Terra per rinascere…. Ma prima passa attraverso una morte simbolica… Senza la pianta, il ramo, il fiore dal quale è nato non potrebbe mai essere ciò che è, né divenire ciò che sarà…. Tuttavia deve passare attraverso il distacco e la morte rituale, la separazione e l’individuazione, per sprigionare il suo potenziale e manifestare chi è. Mi piace pensare a questa immagine, all’immagine della ghianda che ha già dentro la possente quercia, mentre mi accingo a scrivere questo articolo che parla di separazione come preparazione, di tranelli e di doni. E penso alla Terra, che custodisce il seme durante l’opera Alchemica che da frutto lo trasforma in fonte di una vita nuova…e penso alla neve, all’aria, al sole, all’acqua e mi perdo un po’ nel gioco delle stagioni, fino a vedere un timido virgulto che finalmente si apre alla sua nuova manifestazione di fronte al Nuovo Mondo che avanza! E ora siediti con me anima di Fiamma, e ti prego, se stai vivendo un momento di gioia e di apertura tieni la mia mano, come quella di tutti gli altri e rafforza il campo, invia la tua luce e il tuo amore ovunque, semplicemente brillando per quello che sei. Se invece proprio ora sei nella sofferenza prendi la mia mano come quella di tutti gli altri e ascolta. Così come tutto è perfetto anche ciò che stai vivendo ora lo è, anche se puoi non crederlo, ciò che stai vivendo è la situazione perfetta che la tua anima ha scelto per evolvere. Anche se ti senti in trappola, anche se ti senti disperato, anche se pensi di aver perso ogni ragione per vivere. In realtà è tutto perfetto.
Virna Trivellato
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If I now stop and breathe my vision expands, the heart expands and I see. The seed separates from the tree and enters the fertile womb of the Earth to be reborn .... But first it passes through a symbolic death… Without the plant, the branch, the flower from which it was born it could never be what it is, nor become what it will be…. However, he must go through detachment and ritual death, separation and identification, to unleash his potential and manifest who he is. I like to think of this image, the image of the acorn that the mighty oak already has inside, as I am about to write this article that talks about separation as a preparation, traps and gifts. And I think of the Earth, which guards the seed during the Alchemical work that transforms it from fruit into a source of new life ... and I think of the snow, the air, the sun, the water and I get lost a bit in the game of seasons, until we see a shy shoot that finally opens up to its new manifestation in front of the advancing New World! And now sit with me soul of Flame, and please, if you are experiencing a moment of joy and openness hold my hand, like everyone else's and strengthen the field, send your light and your love everywhere, simply shining for who you are. If you are in suffering right now, take my hand like everyone else's and listen. Just as everything is perfect, what you are experiencing now is also perfect, even if you may not believe it, what you are experiencing is the perfect situation that your soul has chosen to evolve. Even if you feel trapped, even if you feel desperate, even if you think you have lost all reason to live. In reality everything is perfect.
Virna Trivellato
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mi sento come quando a tre anni non volevo andare all’asilo. la cosa buffa e strana è che riesco esattamente a richiamare in me la stessa atmosfera e le stesse sensazioni precise che vivevo. l’odore dell’ingresso della scuola, un po’ dolce, un po’ di chiuso e un po’ di plastilina modellabile. e vivo l’angoscia di separazione da mia madre, la sensazione di vuoto e di sentirmi sperduta in un posto dove non avevo nessuno. la gentilezza delle bidelle che mi consolavano quando piangevo, la premura della maestra enza nel mettermi accanto a lei e darmi dei fogli per disegnare. la maestra gaetana che mi anticipava tutte le tappe della giornata nel dettaglio per placare la mia ansia, riuscendo effettivamente a farmi sembrare quelle otto ore molto più veloci e tollerabili e ad affievolire la paura della separazione, anche se lei era una stronza. poi tornare a casa e mettermi a giocare per tutto il pomeriggio con mia sorella piccolina e mia madre che stirava, l’autunno, le mew mew in televisione, il cd con le sigle dei cartoni animati. che bella la mia vecchia casa, mi manca sempre tantissimo, la collego solo a momenti belli, per la solita tendenza umana di romanticizzare il passato e ricordarselo sempre e comunque meglio del presente. mi piacerebbe tornarci un giorno, per vedere come è ora e come l’hanno arredata i nuovi inquilini. sono davvero tanti anni che siamo qui, credo una quindicina, chissà quanti proprietari ci sono passati, magari tre o magari sono sempre gli stessi a cui l’abbiamo venduta. mi piace sempre tanto sprofondare nei ricordi belli, mi dà un senso di sicurezza, di malinconia positiva. mi ricordo quando tutte le domeniche andavamo da mia nonna a Roma, un rituale durato una decina di anni. prepararsi la mattina, farsi la nomentana pensando a quale pranzo delizioso ci avrebbe cucinato, poi tornare la sera con la strada illuminata e osservare tutto dal finestrino. ormai la so a memoria, ogni traversa, ogni palazzo, ogni balcone illuminato ogni albero e ogni foglia ingiallita. tutte le sere poi da piccola chiamavo mia zia e stavamo un'oretta al telefono, chissà di cosa parlavamo, non mi ricordo proprio. ricordo solo che una volta le chiesi se baciava il suo fidanzato con la lingua e lei mi disse di sì e rise tantissimo per la mia reazione scandalizzata. chissà nella mia testa cosa facevano le coppie di quarantenni. ora con mia zia parlo una volta l'anno, quando mi fa gli auguri di compleanno su whatsapp e quando glieli faccio io. è tutto cambiato. la domenica pranzo a casa, non ascolto più le colonne sonore dei cartoni, mia madre non stira più, mia sorella è grande e ha le sue cose da fare, però io ancora non voglio andare all'asilo.
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Conversazione con Daniele Ninarello #Pastorale
[Paul Klee, Pastorale (Rhythms), 1927]
Mi parli del tuo nuovo progetto artistico Pastorale, terzo lavoro che fa parte di un ciclo di rituali coreografici esperienziali? Molte idee arrivano mentre lavori e negli anni si accumulano contaminandosi a vicenda. Mentre alcune cerchi di cristallizzarle in una creazione, altre restano ai bordi per poi rientrare in un secondo tempo come dei tasselli che si ricorrono dando vita ad un processo di ricerca nuovo. Da tempo dedico il mio lavoro al tema del disorientamento, in particolare alle modalità in cui il corpo può orientarsi nel costruire le sue molteplici relazioni con l'ambiente, e a come organizza i suoi pensieri e i suoi gesti. Sono interessato alle relazioni che il corpo costruisce con lo spazio che esso stesso genera, uno spazio inteso non unicamente come luogo fisico ma anche umorale, emotivo col quale costantemente si misura, si conosce. Mi è sempre interessata questa relazione. In questi anni ho iniziato a fare dei laboratori di pratica condivisa con dei danzatori e con degli amatori. A Matera in occasione del festival “Nessuno Resti Fuori” ho lavorato sulla migrazione e sul tema dell'inclusione, e per l’occasione avevo ideato una serie di pratiche da condividere con il gruppo di lavoro. Stetti a lungo a guardare questa città molto particolare, costruita dall’uomo ma scavata nella roccia. Quando guardi Matera percepisci una totale armonia nel susseguirsi di forme che creano una sintonia quasi musicale. Mi sono perso in quel panorama e riappacificato. Tutte le pratiche corporee si concentravano sulla camminata, sul migrare e sul camminare come pratica estetica e creativa, ridefinendo il modo in cui descriviamo lo spazio che percorriamo e di conseguenza la relazione che creiamo con questo. Si concentravano su elementi specifici come la derivazione, la continuità, la ripetizione e la comunità. Caratteristiche rappresentative anche del rituale: anch’esso ti ricolloca, ti trasforma rinnovandoti, è comunitario. Da qui ho composto una piccola collezione di pratiche collettive che portavano i corpi ad orientarsi attraverso la percezione della realtà plastica che li circonda. Cominciavo a osservare e comprendere come tutti i segnali che ogni giorno incontriamo informano il corpo. Poi mi sono spostato a New York e qui è proseguita la riflessione sulla pratica del camminare e della migrazione, in particolare sul dualismo tra essere sedentario e essere nomade che è alla base della natura umana. Al MOMA di New York, camminando tra le opere, mi sono imbattuto in una piccola opera di Paul Klee che si chiama Pastorale (Rhythms) e sono rimasto rapito. Mi ha risucchiato, ero ossessionato da questa successione di simboli, di segni che a volte mi rimandavano a una mappa, a volte mi sembravano persone, a volte una partitura musicale e a un certo punto una coreografia. Così ho iniziato a scrivere. Mi sembravano geroglifici, una profezia, un codice da decodificare, qualcosa che appartiene a un passato che arriva semplicemente attraverso l’immediatezza del simbolo, una superficie su cui i segni vibravano tutti insieme. Da qui è arrivata la prima intuizione di scrivere una Pastorale di segni percorsa dai corpi.
Oltre a Klee, qual è l’immaginario che sta nutrendo questo nuovo lavoro? Da una parte il mondo della pastorale a partire dall’opera di Klee. Poi molti altri sono i riferimenti e tra questi c’è Moondog, un musicista non vedente di New York. È un compositore che per molti anni della sua vita si è esibito in strada. Era chiamato il “Vichingo della 6th Avenue” e stava in mezzo alla strada come fosse un oracolo. Registrava i suoni della città e le sue voci, costruiva strumenti musicali. È come se cercasse di entrare a contatto con il mondo, di fotografarlo mentre risuonava tutto insieme. La sua musica è incredibile e non appena l’ho ascoltata è arrivata l’intuizione: la pastorale come l’altrove in cui percepisci che sei mosso nel flusso eterno delle cose, il momento in cui non c’è separazione e riesci a collegarti. Voglio costruire una pratica che permetta al corpo di essere mosso solo attraverso ciò che veramente percepisce, che registra, che scrive, che sia in grado di farsi geroglifico e segno nello spazio a partire da una sensazione che ha percepito, come un gesto che nasce spontaneo nel corpo, un impulso che ti nomina. Il nostro occhio costantemente legge e incorpora le vibrazioni e la ritmica delle geometrie e delle immagini che incontra, possiamo udire e percepire come tutto cade intorno a noi e insieme a noi, come tutto risuona su di noi e di noi. Ho iniziato a lavorare sulla percezione delle realtà architettoniche, di come attivano i nostri sensi, di come noi percepiamo lo spazio in cui ci stiamo muovendo, come lo decifriamo costantemente per poi espandere questa modalità tra i corpi. Durante il processo ho poi ripreso a studiare Numeri di Philippe Sollers, ho deciso di adottare questo testo per il processo poichè ha in sé tutte le questioni centrali di Pastorale. Pastorale ora prende spunto da questi elementi.
[un’immagine di Moondog]
Mi sembra che la pratica di cui parli lavori principalmente sulla presenza e in questo la relazione con lo spazio mi sembra centrale: entrando in relazione al luogo in cui è viene si modifica la struttura coreografica? Una volta costruita la struttura coreografica generalmente rimane la stessa, ma può subire delle variazioni suggerite dal luogo in cui si colloca. Da luogo a luogo ciò che varia è la percezione del corpo nell'attraversare la struttura coreografica. Tratto lo spazio come una cassa di risonanza, comunico con i suoi elementi che informano e attivano le mie percezioni. Il corpo non è mai indifferente allo spazio che abita, il più delle volte ne è succube, io cerco di ridefinire i rapporti attraverso una maniera diversa di descrivere il luogo che abito. Avviene come un’esperienza sensoriale, una sorta di reintegrazione di architetture, forme ed elementi originariamente generati dal corpo e dal suo passaggio. Credo che il corpo stia allo spazio come il gesto sta al corpo, il corpo è un segno nello spazio. Mi interessa questa relazione, questo confine in cui il corpo si muove parlando in ascolto dei pensieri che nascono da ciò che percepisce nel fuori. Il pensiero è già architettura. Non c’è differenza tra un gesto che facciamo mentre parliamo e il movimento che risponde a qualcosa percepito all'esterno. È come tentare di riallinearsi con il fuori e con il dentro, e quindi portare questo principio come dinamica di relazione tra i corpi. Con Pastorale la volontà è quella di riflettere su queste dinamiche di relazione nel mondo, sulla nostalgia dell'unisono che c'è nelle nostre relazioni, di quanto poco sopportiamo il silenzio che ci unisce. Ritornare all'unisono significa risuonare insieme, percepire come siamo gli uni inscritti negli altri. Avvicinarsi a moti della natura, alla sua bellezza, al suo incessante ed eterno perseguire l'armonia delle forme.
A che punto della tua ricerca coreografica per Pastorale si è inserita la residenza a Vicenza? A Vicenza ho consolidato alcune pratiche che da tempo sto esplorando. La cosa più importante è sempre trovare la giusta modalità di trasmettere ai danzatori questo pensiero. Mi sono posto la domanda: come posso sentirmi libero quando i segni che ho a disposizione per esprimermi sono limitati? Se per esprimere una sensazione chiara ho a disposizione un codice di pochi elementi? [...] mi sto focalizzando su questo punto, sulla possibilità di sentire come la percezione genera un impulso, un pensiero, e su come varia l'intensità e la qualità di un segno nel corpo a seconda del segnale esterno o interno che lo genera. Queste modalità di lavoro erano già nate in Kudoku, dove insieme a Dan Kinzelman esploro questi concetti tra suono e gesto. Quello che mi interessa è che il corpo colga l’istante in cui sta vivendo, che le parole e i movimenti che genera nascano da uno stato contemplativo, che siano frutto di associazioni istantanee, carichi di tutto ciò che hanno da offrire al mondo.
Per Pastorale collabori con la dramaturg Gaia Clotilde Chernetich, come nasce il confronto con la studiosa rispetto al lavoro sulle pratiche di scrittura coreografica? Prima abbiamo lavorato sulla lettura e stesura di molti materiali cercando di tenere il dialogo costante e aperto, e di analizzare da diversi punti di vista la questione centrale al lavoro. In un secondo momento ho cercato di far partire il lavoro da questi materiali, facendo molta ricerca e sperimentando diverse modalità di approccio del corpo. Per me è fondamentale affidarmi alla sensibilità di Gaia, la sento molto vicina. Lei mi ha portato riferimenti molto precisi che hanno alimentato il mio immaginario e stimolato il mio pensare. Ci scambiamo materiali e idee continuamente.
Cosa ti porti a casa dopo questi primi giorni di residenza? Pastorale vuole essere un modo per tornare alla natura, una natura intesa come concedersi alle cose che ci animano, trovare quel silenzio in cui si agitano per scorgere il loro ordine. Pastorale necessita di un abbandono al ritmo di tutte quelle cose che ci cadono negli occhi e che risuonano sulla pelle. Pastorale è una percezione che arriva, un pensiero che nasce e si manifesta in un’esistenza.
#residenza creativa#pastorale#Daniele Ninarello#residancexl2019#Network Anticorpi XL#danzacontemporanea#intervista#conversazione
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È importante che un bambino impari a dormire da solo senza paura e con dolcezza. A volte, da genitori, si rischia di essere ossessivi o iperprotettivi, minando dalle fondamenta uno dei passi fondamentali per l'autonomia del bambino stesso. Questo passaggio deve avvenire nel modo più naturale possibile, magari creando anche una sorta di rituale che abitua il bambino gradualmente al cambiamento: lavare i denti, pigiama, favole e storie della buonanotte. I genitori devono predisporre un ambiente confortevole che faccia sentire il bambino sicuro e protetto: scegliere lucine colorate a timer o stelline adesive da mettere sul soffitto o sulle pareti crea un'atmosfera magica e rilassante. Le paure dei bambini Quando arriva la sera una delle paure più frequenti è proprio quella del buio. Infatti al buio il bambino si sente solo, abbandonato e gli incubi terrorizzano perché ancora non è capace di distinguere tra realtà e fantasia. I genitori innanzitutto non devono mai sminuire le paure del loro bambino e possono leggergli storie in cui i protagonisti affrontano in maniera eroica i nemici che incontrano sul loro cammino. Nulla deve essere lasciato al caso e ogni parola diventa veicolo di una preziosa emozione. Il campo delle parole è lo stesso del cuore: cercare di capire significa andare avanti sempre! L'importanza dei rituali I rituali sono quei gesti regolari ripetuti che aiutano nei momenti di crisi. I bambini vanno assecondati, osservati e ascoltati ma è necessario educarli al bisogno di tranquillità e sicurezza. Infatti l'ansia del distacco dai genitori verso la conquista di uno spazio proprio genera paure che devono essere pian piano superate. Il bambino deve capire sin dal primo anno di vita che il giorno è lo spazio del gioco e dell'esplorazione e la notte è il tempo della nanna e dei sogni. Scandire bene i momenti aiuta a rispettare i ritmi biologici che l'età detta. Ad esempio il pigiama bambino deve essere indossato subito dopo cena quando, senza eccessivi stimoli, ci si prepara ad andare al letto, sì da farlo diventare un'abitudine. Il pigiama bambino può raffigurare anche uno dei personaggi preferiti che fanno compagnia durante il riposo notturno: che sia un personaggio delle fiabe o dei cartoni, l'importante è che per il bambino sia come un compagno di giochi e di fantasie. Il tempo delle coccole Il tempo delle coccole non deve mai mancare: il bambino deve sentirsi amato perché questo accresce la sua autostima e lo aiuta a crescere serenamente. Il tono di voce deve essere sempre calmo, paziente, rassicurante e positivo: salutarsi con un bacino o un abbraccio o raccontandosi le cose più belle della giornata è un momento di intimità cui non bisogna mai rinunciare. La tipica frase Sogni d'oro piccolino/a è un saluto dolce e tenero che resta impresso nella memoria, magari accompagnandolo anche ad una filastrocca o una canzoncina. Sarà il bambino stesso a far capire ciò che più gli piace. Consigli per i genitori Alcuni bambini si rifiutano di dormire da soli anche in età avanzata. Questo può essere dovuto all'ansia da separazione dai genitori o alla paura del buio. Bisogna evitare che le paure si trasformino in fobie o ossessioni. Bisogna fare in modo che si crei un equilibrio fra indipendenza e vicinanza e che i figli imparino ad autorilassarsi sì da diventare più fiduciosi.
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DESIDERIO DI UN RAPPORTO SIMBIOTICO E FUSIONALE:
Tanti di voi che mi contattate sono particolarmente propense a vivere le relazioni sentimentali in una maniera definita “FUSIONALE”, in cui l’altro viene vissuto come assolutamente indispensabile e si tende a condurre una relazione di coppia in cui prevalgono spazi ed attività totalmente condivisi.
Con la Manipolazione Mentale " la persona lavorata " sente il bisogno assoluto e profondo di avere sempre l’approvazione del Manipolatore, che viene da voi idealizzato in base a
quello che stabiliremo insieme.
In questi casi, con il passare del tempo la vittima, pur di non contraddire Voi, inizia a mettere in discussione la propria visione della realtà e a rinunciarvi insieme ad altre necessità, al fine di mantenere la condizione “FUSIONALE” del rapporto.
Farà di tutto per difendere la vostra unione per lui unica ragione di vita.
Con questo Potentissimo Rituale nella coppia simbiotica il desiderio di unità e di Completa Fusione occupa tutto: Cuore e Mente
La coppia Fusa fa tutto quanto è in suo possesso per diventare una cosa
sola.
"CARNE DELLA MIA CARNE",
è la frase che più la rappresenta.
La lontananza, viene percepita dalla "vittima"come un baratro.
Il fare tutto insieme, l'essere una cosa sola.
Il partner è fermamente convinto che nessuno potrà mai separarvi.
La coppia simbiotica è una coppia creata da questo Rituale per essere Eterna.
La coppia simbiotica, sarà immortale,
Inattaccabile, Infallibile.
ll partner ha improntato la sua vita alla Simbiosi, alla Fusione, all'Attenzione perenne al mondo dell'altro, smarrendo il proprio (mondo e confine).
Vivono l'uno per l'altro, e l'altro per l'uno.
La troppa vicinanza, assolutamente non blocca a lunghissimo andare le ali del desiderio che sarà sempre acceso e di carica erotica smisurata.
La " carcerazione " diventa un bisogno indispensabile, una rassicurazione
estrema per poter amare in sicurezza.
Il passato del partner qualunque cosa vi abbia mai fatto vivere, la causa principale è il tradimento, l'allontanamento, sarà totalmente rimosso dal suo cervello.
La coppia sembrerà abitare dentro una bolla protettiva.
Il bisogno di sicurezza estrema tiene a bada l'ansia da separazione aumentando la passione erotica.
Questo Rituale è un vero portento, diffidate dalle successive "brutte copie" che troverete presto in rete.
Contattami al 3461227782 Sybil.
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Anna Halprin
https://www.unadonnalgiorno.it/anna-halprin/
Anna Halprin è stata la coreografa e ballerina statunitense che ha aperto la strada alla danza postmoderna.
Ha creato un suo peculiare modo di muoversi utilizzando la consapevolezza cinestetica. Abbandonando le forme stilizzate della tecnica moderna, ha lavorato per riprodurre l’arte della vita quotidiana.
La sua ricerca ha radicalmente rivoluzionato le nozioni tradizionali della danza, ne ha sondato la natura estendendone i confini per affrontare questioni sociali, favorire la guarigione fisica e emotiva, collegare le persone alla natura e costruire comunità. I suoi lavori hanno dato voce alle fasce più deboli della popolazione come le persone soggette a discriminazioni razziali, malate e anziane. La sua tecnica è stata chiamata crescita del potenziale umano. L’obiettivo era mantenere il legame tra il comportamento non verbale e l’esame dell’uso del linguaggio e dell’espressione fisica.
Nata col nome di Hannah Dorothy Schuman il 13 luglio 1920 nell’Illinois da una famiglia di origine ebraica, già a quattro anni era iscritta a una scuola di danza. A 15 anni studiava le tecniche di Ruth St. Denis e Isadora Duncan.
All’Università del Wisconsin è stata allieva di Margaret H’Doubler, sua mentore per tutta la vita e pioniera della danza educativa che ne influenzò profondamente il suo pensiero artistico indirizzandola all’improvvisazione e allo studio anatomico del movimento.
Anna Halprin è stata anche allieva Walter Gropius a Harvard. Le idee del fondatore della Bauhaus sulla creatività collettiva e sull’integrazione dell’arte nella società, divennero principi fondamentali della sua poetica.
Nel 1940 ha sposato Lawrence Halprin, architetto paesaggista, con cui ha elaborato le metodologie RSVP Cycles e Take Part Process per orientare la creatività collettiva dei suoi workshop.
Al termine della seconda guerra mondiale si è trasferita a San Francisco dove gestiva una scuola di danza con Welland Lathrop.
Nel 1955 ha fondato il San Francisco Dancers’ Workshop, gruppo multidisciplinare con un palcoscenico di legno sospeso tra gli alberi dove, con tanti danzatori e danzatrici della futura generazione e celebri artisti dell’avanguardia americana, ebbe modo di sperimentare un nuovo metodo di lavoro, incentrato sull’improvvisazione e sul rapporto con l’ambiente per performance che superassero le convenzioni teatrali e la rigida separazione tra arte e vita.
Ha compilato esercizi di gruppo chiamati Movement Rituals che modellano il modo in cui i corpi si muovevano attraverso lo spazio e il tempo.
Nel 1965 ha fondato la prima compagnia multietnica “fornendo un metodo che consentiva a ogni comunità di essere vista e ascoltata alle proprie condizioni.”
Dal 1972, quando le venne diagnosticato un cancro, ha lavorato con i malati terminali tenendo workshop nei quali la danza assume un potere rigenerativo e terapeutico.
Nel 1978, insieme a sua figlia, ha fondato il Tamalpa Institute, un centro in cui la terapia riabilitativa è affiancata da tecniche somatiche, danza e elaborazione di autoritratti del proprio vissuto attraverso disegni e immagini. Braccio educativo e di ricerca senza scopo di lucro del San Francisco Dancer’s Workshop, offre formazione in un processo creativo che integra psicologia, terapie corporee e educazione con danza, arte e teatro, come percorso verso la guarigione e la risoluzione dei conflitti sociali.
Al Cancer Support and Education Center, ha guidato le persone malate di cancro attraverso una serie di esercizi di consapevolezza del corpo che le aiutavano a creare energia per la loro lotta.
Anna Halprin si è spenta il 24 maggio 2021, aveva cent’anni.
Artista raffinata e peculiare ci ha lasciato in eredità libri, documentari e spettacoli sul suo immane lavoro in cui ha utilizzato la danza come strumento politico e sociale.
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Friday I'm in LOVE #6
"Bisogna imparare a lasciarsi" dice la Vanoni nella sua ultima canzone. Forse non è un’abilità di tutti, quella di saper comprendere quando è il caso di chiudere i rapporti e di farlo in modo sano. Mi angoscia che la via di mezzo non ci sia praticamente più: o si mantiene tra le persone un laccio sottile ma indissolubile nel tempo, o la cesura è brusca e, da conflittuale, è finita con il diventare asettica.Al netto di quelli che praticano il cosiddetto ghosting e spariscono come gli accendini, chiudere la propria storia per vie digitali è un trend-topic e non vi parlo esattamente di rapporti che si limitano a qualche like buttato random su Facebook. Fin da piccoli ci viene insegnato come iniziare le cose, ma non come porvi termine. Se ci pensate siamo pieni di “rituali di inizio”, ma non abbiamo per nulla l’idea di come funzionino i “rituali di congedo”. Prendete ad esempio il matrimonio: c’è il rituale delle nozze che sancisce il principio di un percorso assieme, ma nel caso in cui le strade si separino non mi risulta ci sia un vero e proprio rituale. Al massimo c’è un rito davanti al giudice. È davvero difficile dare il meglio di sé quando si tratta di mollare qualcuno, ma io credo in maniera impopolare che quando hai amato una persona, se l’hai amata veramente, quella sensazione ti accompagna anche quando la storia finisce, perché ti incide addosso un po' di saudade. Ti porti sulle spalle un piccolo zainetto con quanto hai condiviso, ed idealizzi non tanto la persona in quanto tale, ma quello che quella persona ha rappresentato. Riconosco anche che non è questo, però, il caso degli scaricatori più cinici, quelli per cui i social network e i messaggi istantanei non hanno contribuito solo ad accorciare i gradi di separazione o a zoommare intimità e ricordi, ma hanno anche sistematizzato gli approcci alla fine del sentimento e le “regole” del lasciarsi. Considerate, tra tutte, la famigerata questione del blocco dei profili, una sorta di embargo sadico della comunicazione, ma anche un business per cui le madri delle app sono sempre incinte. Il dilemma dell’ex, come quello del prigioniero, è un gioco non cooperativo che finisce sempre per essere impostato in questi termini, più o meno consci, da ragazzini e non: 1) blocco così non vede proprio neanche una mia foto, capisce che la vita non va avanti senza di me, ma almeno non può vedere cosa faccio; 2) non blocco così vedo cosa fa e conseguentemente vede che la vita va avanti anche senza di lui/lei e ci rosica. Le guerre fredde, si sa, hanno sempre i loro momentanei vantaggi: tengono bloccate le tensioni, permettono di calcolare e ponderare adeguatamente i rischi, di agire con strategia su più fronti e di mobilitare e mettere sull'attenti l'opinione pubblica. Ma non possono durare per sempre. Aprono, prima o poi, a distensioni di convenienza prima di incorrere, inevitabilmente, in nuovi conflitti, anche più esacerbati. Se ci pensate, non c'è niente di più immortale dell'amore e della guerra. E allora a che pro fare lo status grosso e affrettarsi ad azionare cinicamente quel “single” col mouse, manco fosse il pulsante di un razzo atomico, invece che negoziare una tregua dignitosa e uscire vincitori dall'armistizio?
Molto amore bellicoso, P. 💖 #fridayLOVE
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Gesù Cristo è il vero sacerdote.
Nella prima lettura, continua ad accompagnaci la lettera agli Ebrei, l'alta teologia e rilettura neotestamentaria del vecchio testamento. Oggi ci parla che Gesù, come ogni sacerdote, è costituito tale, per iniziativa di Dio. Ma Egli è anche sacerdote in quanto "Figlio" e "messia" o re, proclamato dalla parola di Dio. In secondo luogo Gesù, a differenza dei sacerdoti umani, peccatori e limitati, non ha bisogno di offrire sacrifici per se stesso. Anzi, Gesù non presenta a Dio cose, né compie riti simbolici, ma offre se stesso a Dio in una relazione di fedeltà filiale, attuata nella condizione estrema: la sofferenza della morte. Ogni essere umano, sfidato dalla sofferenza e dalla morte, è chiamato a vivere questa liturgia della vita. Gesù è il segno benevolo di Dio per noi. Egli è anche l'uomo che si schiera dalla parte di Dio, a costo della sua vita. È il segno supremo della fedeltà di noi uomini a Dio. Egli è il grande sacerdote che presenta al Padre il dono della sua e della nostra vita. Gesù con la sua missione storica inaugura l'epoca messianica, tempo di gioia e di esultanza spirituale. Egli però sarà riconosciuto messia solo attraverso il dramma della sua morte violenta. Allora la comunità dei discepoli, dopo la Pasqua, ricorderà la separazione dolorosa dal suo Signore, lo sposo, con la pratica del digiuno. L'annuncio gioioso fatto da Gesù. Il regno di Dio si è fatto vicino. Come la fede nella sua resurrezione da morte costituisce il fatto nuovo che non può essere racchiuso nei vecchi schemi della religiosità rituale e legalista. In tale prospettiva anche le pratiche religiose tradizionali devono essere ripensate e vissute nello spirito della gioia e speranza evangelica. Non è più la "Legge" che conta ma lo Spirito.
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Il rituale d’amore e la magia del cuore. - Medium Luce: divinatrice ed esoterista
Il rituale d’amore e la magia del cuore.
L'amore è la fusione di due cuori che scandiscono lo stesso ritmo, due menti che pensano le stesse parole e due corpi che ballano insieme la stessa canzone della vita.
Tutto questo lo hai provato, poi lo hai perduto.
Ma non è tardi!
Con questo rituale d’amore andrò ad operare "sul cuore" e sub conscio della persona amata e desiderata, riattivando tutti i canali energetici dell’amore, dei sentimenti, del bene, della purezza, riconducendoli a ristabiliirsi definitivamente.
Il mio intervento è indispensabile anche laddove le energie negative o la reale e dannosa intrusione di altre persone abbiano causato una drastica rottura tra di voi.
Il rito in magia bianca, spesso erroneamente sottovalutata, poiché considerata meno forte della magia rossa, evita il tradimento, la gelosia, l'invidia e protegge da eventuali rituali di separazione commissionati o eseguiti da terze persone.
Ti aspetto per un consulto totalmente gratuito, anche su whatsapp!
Intanto vediamo insieme cosa è accaduto e cosa accadrà.
Luce Maria.
Medium, sensitiva ed esoterista.
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