#riflessione buddista
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serenamatroia · 2 years ago
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occhietti · 2 years ago
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Non arrabbiarti con il pozzo che è secco perché non ti da l'acqua,
piuttosto domandati perché continui ad insistere nel voler prendere l'acqua dove hai già capito che non puoi trovarla.
- Riflessione Buddista
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sangha-scaramuccia · 4 years ago
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Incontro col Dalai Lama
La lezione sulle 4 nobili verità del Dalai Lama dal Tibet è stata soprattutto una lezione su come affrontare lo studio di questo fondamentale del buddismo.
Se è stato confermato, nell’incontro, l'impegno interreligioso  e la capacità/volontà di convivere e adattarsi in un certo modo alle religioni tradizionali gli accenti sono stati particolarmente significativi quando ha detto che tutte le religioni del mondo si trovano in India e in India c’è una eccellenza filosofica.
Ricordando che il Buddha stesso ha detto « non accettate quello che dico io per fede, ma analizzatelo come fa l’orafo nei tre modi... » ha citato l’insegnamento di Nagarjuna sull’ignoranza che concepisce il vero.
L’importanza dell’intelligenza e del ragionamento; ha voluto parlare della scienza della mente e della filosofia che l’accompagna come una grande risorsa contemporanea.
Riferendosi alla grande logica degli insegnamenti principali, madiamica e cognizione valida, ha esaltato l’intelligenza e il ragionamento. La vera eliminazione della sofferenza è la comprensione della vacuità intrinseca in diretto contrasto con la concezione del vero perché i fenomeni non esistono come appaiono. Sono mere designazioni del nome, ma non esistono per niente in quel modo. Ha enfatizzato la comprensione in opposizione alla fede cieca. Ha parlato di meditazione come riflessione piuttosto che mente priva di pensieri « che una visione completamente eliminata in Tibet dall’insegnamento del maestro Kamalascila. Ha ricordato Chandrakirti esortando la meditazione sulla vacuità con concentrazione e analisi, sperimentando e non privilegiando la fede nelle cose dette dal Buddha. Investigando non solo affidandosi.
Studiare che non è solo conoscere le parole, ma veramente riflettere continuamente sul significato generando la saggezza dell’ascolto della riflessione e della meditazione a quel punto verrà una vera esperienza dentro di noi.
Chi non utilizza questi strumenti logici è come se gli mancassero i denti ha detto.
Disciplina e vivere una vita significativa, anche senza una fede particolare, essere delle brave persone ha risposto alla domanda sull’impegno più giusto per un buddista nella società moderna.
A proposito dello sviluppo del buddismo nei prossimi 50 anni ha parlato del riscaldamento climatico è della possibilità che il genere umano scompaia dal pianeta e allora « è inutile parlare di dharma..no? » Forse in altre rinascite in altri universi continueremo a praticare il dharma.
Tutto è visibile su YouTube (vedi)
A mani unite
Soshin
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camminidiliberta · 4 years ago
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Teologia e neuroscienze. Due discipline, alcuni punti di contatto
Pur senza pretesa di esaustività, di seguito verranno illustrati i principali argomenti di interesse comune tra teologia e neuroscienze. Verrà approfondito solo l’argomento relativo al Sé, all’identità soggettiva, in quanto è quello che coinvolge i temi fondamentali della concezione teologica dell’essere umano. In altre parole, il discorso sull’identità tocca il nucleo del dialogo interdisciplinare. Altri temi verranno qui solo accennati.
Ad ogni modo, il primo, in termini temporali, punto di contatto tra spiritualità e neuroscienze è costituito dall’investigazione neuroscientifica dell’esperienza interiore: la vita contemplativa e le neuroscienze hanno qualcosa in comune? L’esperienza spirituale sfugge ad ogni indagine materiale o, al contrario, non è che il risultato di processi fisici? In ambito buddista sono stati effettuati vari studi sull’attività cerebrale di persone che praticano la meditazione. Il neurologo Francisco Varela iniziò ad occuparsi del fenomeno nel 1987, fondando il Mind and Life Institute. Grazie alla neuroplasticità in cervello può essere modificato, evolvendo in funzione delle esperienze di vita. Matthieu Ricard sottolinea come siano state svolte ricerche (“Long-term mediators self-induce hig-amplitude gamma synchrony during mental practice”, in Proceedings of the national academy of science, Vol. 101, n. 46, 2004), su uomini e donne, orientali e occidentali, con dalle 10.000 alle 60.000 ore di pratica meditativa, misurandone gli effetti sul cervello e sui connessi aspetti psicologici; inoltre fa notare come bastino 30 giorni di meditazione quotidiana per vedere apparire una modifica delle funzioni neurali correlate alla coscienza (Courau Thierry-Marie et al. “L’essere umano al vaglio delle neuroscienze”, in Concilium: Rivista internazionale di teologia, 4, 2015, p 28). Ricerche di questo tipo possono servire per analizzare il potenziale di trasformazione umano; si tratta di studi replicabili sulla preghiera, sulla contemplazione e su altre pratiche pastorali e liturgiche, per valutare gli effetti a lungo termine delle stesse sulla mente e sul cervello delle persone cristiane praticanti.
Un secondo punto di contatto rilevante è costituito dall’indagine sul rapporto tra cervello e morale. Sul tema sono stati scritti testi importanti, come The Ethical Brain di Michael Gazzaniga, tuttavia il dibattito è stato alimentato da un articolo seminale di Green e colleghi (“An fMRI investigation of emotional engagement in moral judgment”, in Science 2001) in cui si è cercato di misurare il coinvolgimento, nel giudizio morale, delle aree cerebrali associate agli aspetti emotivi. Il pregio dell’articolo è stato il servirsi di dilemmi: porre i soggetti sperimentali di fronte a scelte moralmente difficili, misurandone l’attività cerebrale. In particolare si è confrontata l’attivazione delle aree emotive nelle scelte morali che coinvolgessero l’azione personale dei partecipanti. Allo scopo si sono proposte due tipi di scelte, che possono essere categorizzate come il dilemma del treno e il dilemma del cavalcavia. Nel primo caso si domandava ai soggetti sperimentali se, nel caso un treno fuori controllo stesse arrivando ad uno scambio, e tirando una leva si potesse indirizzare il convoglio verso una direzione dove avrebbe ucciso una persona, mentre se non si fosse tirata la leva il convoglio ne avrebbe uccise cinque, fosse moralmente legittimo tirare la leva, sacrificando così quella persona. Nel secondo dilemma invece, l’unico modo per evitare che il treno uccida le cinque persone, sarebbe spingere una persona giù da un cavalcavia, così uccidendola, in modo che il suo corpo frenasse il convoglio. In entrambi i casi si baratta la vita di un individuo per quella di cinque. Tuttavia nel primo caso la maggior parte dei soggetti ha sostenuto che sia moralmente giusto tirare la leva, causando il numero di morti minore; nel secondo caso, un maggior numero di persone ha affermato che non sia giusto spingere una persona sui binari. Pur a fronte di un identico numero di deceduti, la reazione umana è diversa. Questa ricerca ha evidenziato un maggior coinvolgimento emotivo, dei tempi di elaborazione della risposta più lunghi e una minore probabilità di intervenire, nel caso del dilemma del cavalcavia. Di fatto l’importanza della ricerca è consistita nell’allargare lo studio della morale dalla sola filosofia alle scienze biologiche. I nuovi strumenti di ricerca neuroscientifica consentono di studiare il rapporto tra religiosità e giudizio morale: attraverso ricerche a carattere longitudinale, ossia ripetute nel tempo, è possibile valutare come cambino gli atteggiamenti morali, e come l’esperienza e l’educazione, ivi comprese quelle di matrice religiosa, possano incidere sulla formazione di valori e sulle scelte morali.
Vi è poi il tema dell’identità sessuale, a livello cerebrale e corporeo. La ricerca cerebrale sul genere e sulla sessualità restituisce un dato biologico complesso, evidenziando una grande ampiezza dei poli idealizzati di femminile e maschile. La teologia farebbe bene a prendere atto delle concezioni antropologiche che emergono dalle scienze della vita, per non ricadere nei propri pregiudizi, e riproporre schemi di epoche passate.
Un ulteriore punto di contatto è il tema della malattia e della salute, nonché la relazione tra salute, anche mentale, e salvezza. Il tema del benessere è infatti rilevante a livello spirituale, testimonianza ne è l’attenzione alla salute posta da numerosi movimenti di tipo New Age, dove si può quasi parlare di culto della salute. Si tratta di un argomento allo stato attuale ancora molto poco studiato.
Infine, vi è il tema antropologico di fondo del confronto tra teologia e neuroscienze, che trova la sua radice nei termini di homo capax Dei. Il problema alla base è se il nostro cervello inventi Dio, o percepisca Dio. Questione posta da Alexander e Andrew Fingelkurts (“Is our brain hardwired to produce God, or is our brain hardwired to perceive God? A systematic review on the role of the brain in mediating religious experience”, in Cognitive Processing, 10, 2009): dopo aver esaminato sistematicamente i numerosi argomenti a favore dell’una e dell’altra prospettiva, gli autori concludono diplomaticamente che non ci sia alcuna evidenza conclusiva sulla natura dell’esperienza religiosa, che pertanto entrambe le prospettive siano valide. Tuttavia va aggiunto che l’aut-aut con cui viene proposto il tema, invenzione contro percezione, riflette il più ampio dualismo con cui si affronta la questione religiosa, ossia da un punto di vista teologico e fideistico, o da uno scientifico e materialistico. Invece la questione va lasciata aperta, superando la dicotomia con uno sguardo integrale sull’essere umano, come organismo capace di coscienza, credenze ed esperienze religiose. Affrontare l’argomento in modo unilaterale è, infatti, comunque parziale. L’esperienza religiosa è un fenomeno universale, presente in tutte le culture e durante le varie fasi della vita, si riflette nell’attività neurale, non dipende da singole regioni del cervello, anche se può essere indotto con stimolazioni cerebrali specifiche, mostra una base ereditaria, ed è modulato da aspetti culturali e sociali. Per essere studiato in maniera completa occorre la collaborazione di discipline diverse.
Al contrario, le concezioni dualistiche, propugnando opposizione tra anima e corpo, sono foriere di vere e proprie barricate disciplinari. Da parte della comunità teologica, ci può essere il timore che il cervello umano venga individuato come “l’inventore delle idee di Dio e di anima” finendo così per stravolgere l’antropologia cristiana. Il teologo Eduardo Cruz, ribadisce come le fondamenta dell’antropologia cristiana poggino sul concetto di imago Dei, intesa come anima, immortale e incorporea; in caso contrario, ovvero se il cervello si inventasse Dio, “la dottrina dell’Imago Dei … sarebbe così ridotta a un insieme di proposizioni devozionali, elementi fittizi che tentano di dare una qualche dignità all’essere umano. L’equazione è come invertita, per cui risulta una imago hominis proiettata nella figura di un essere fantastico.” (in Courau, 2015, p 127). Cruz paventa la risoluzione del discorso teologico in un discorso sull’essere umano, ovvero nell’immaginazione. Da un punto di vista umanistico e razionale, la componente divina e sovrannaturale viene reinterpretata come il prodotto della mente umana, e questo porta alla banalizzazione. Invece, affinché le discipline dialoghino, è importante ricordare che sono possibili modi diversi di fare esperienza del mondo, di dare senso ad una realtà che non è immediatamente sensibile. Ciò non toglie che il programma dell’incontro interdisciplinare tra teologia e neuroscienze implichi la naturalizzazione del fenomeno da studiare. Porre il fondamento dell’antropologia in un’imago Dei che si manifesta oltre la vita corporea, significa trincerare il proprio oggetto di studio in modo che non sia raggiungibile, precludendone l’analisi tanto alle discipline culturali che alle scienze naturali e sociali.
La mancanza di attenzione agli aspetti corporei, situati in contesti di vita, sociali, culturali, linguistici, di genere, lungo la storia umana, è stato un difetto della teologia occidentale. Essa ha basato la propria idea di essere umano su di una concezione dell’imago Dei, ossia di essere creato a immagine di Dio quanto all’anima e allo spirito, tralasciando l’aspetto materiale, in quanto il libro di Genesi (2,7) racconta che l’essere umano divenne vivente quando Dio trasmise il soffio di vita, ed è pertanto una imago Dei in spiritu. Questo tipo di posizione è un punto di partenza che rende difficile il dialogo tra neuroscienze e teologia. Si possono comunque trovare posizioni alternative, all’interno della stessa riflessione teologica cristiana.
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sabatinodigiuliano · 4 years ago
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6361 - Fisica e metafisica [nella foto: Salisburgo] Mi capita sempre più spesso di parlare di soluzioni alternative alla medicina. La maggior parte delle volte, si riconduce il fulcro al rilascio del controllo della mente sul corpo. La nostra parte razionale genera la maggior parte dei malesseri della macchina “corpo”. Malattie somatiche “create” dal nostro cervello per condizionarci. Un altro spunto di riflessione: le regole etico sociali “imposte” dalla società, il bisogno di credere in un’entità divina che ci ha “imposto” delle leggi. Tutto al fine di stabilire la migliore architettura di relazioni umane, per creare e mantenere l’ordine sociale della convivenza e condivisione dell’ambiente in cui viviamo.. Ancora altro: la ricerca di metodi alternativi per prendere consapevolezza di se stessi, di “ristabilire il contatto” con la propria intimità, il bisogno intrinseco del metafisico. Il Reiki, il Tao, la Riflessologia, le Costellazioni Familiari, la Numerologia, e via dicendo. Qualunque cosa possa farci stare meglio viene scelto come mezzo per il raggiungimento del proprio benessere psicofisico. Non é mio interesse indicare i metodi e le teorie adatte, non potrei farlo. Lascio il compito agli esperti. Ma voglio proporre la mia riflessione di stamane. A mio parere, non dobbiamo perdere di vista lo scopo più importante dell’essere in vita: “Analisi”. Sì! Analisi. Ma non perdiamo la nostra vita ad analizzare e studiarci con percorsi introspettivi. Piuttosto: VIVIAMO! Occorre vivere. Gustiamo. Giochiamo. Piangiamo. Sorridiamo. Corriamo. Dormiamo. Riposiamo. Contempliamo, Leggiamo. Nuotiamo. Beviamo. Mangiamo. Godiamo. Amiamo. Soprattutto “Amiamo”. Ed apriamo cuore, mente e corpo all’amore. Non è qualunquismo il mio, non sono un predicatore, un uomo di chiesa, un buddista… Percepisco, intorno a me, il bisogno di essere compresi, il bisogno di essere aiutati. Bene. Comprendiamo ed aiutiamo. Apriamo le porte. L’amico è lì fuori, sta aspettando che noi gli apriamo le braccia. (presso Salzburg, Austria) https://www.instagram.com/p/CFckHQ-lo8G/?igshid=4lkyhbw5tl7a
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pangeanews · 6 years ago
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Florenskij vs. Flaubert: il Santo sfida l’Esteta. Dialogo con Natalino Valentini
Si legge ulcerandosi. Intendo. A tutti – soprattutto se si ha la mania dello scrivere – piacerebbe vivere in un mondo di forme pure, anteponendo le ragioni dell’immaginare all’essere umano – che per natura è brutto, bruto, a volte puzza, di solito non ci capisce – preferendo il culto dell’ego alla risonanza con l’altro. Poi arriva lui. “Per rinnegare il mondo, la vita e l’uomo non basta essere solamente un esteta; bisogna darsi un approccio filosofico e morale preciso con il mondo, la vita e l’uomo, e da quella base guardare a essi come a strumenti dell’arte e non come a valori in sé”. Nel 1905, anno fatale, lo start, per così dire, della grande epopea della letteratura russa moderna, che sarà schiantata – ma mai domata – dalla Rivoluzione e dallo stalinismo, Pavel Florenskij (emblema della resistenza all’orrido: nei Gulag dal 1933, viene fucilato nel 1937) si confronta con Gustave Flaubert, il padre del ‘naturalismo’, il paladino del romanzo, il più influente scrittore europeo dell’epoca. In Antonio del romanzo e Antonio della tradizione (finora inedito in Italia, ora tradotto da Claudia Zonghetti per le Edizioni degli Animali, per la cura di Natalino Valentini), testo che sarà pubblico nel 1907, Florenskij entra nel romanzo più complesso di Flaubert, La tentazione di Sant’Antonio, denunciandone l’inconsistenza etica, la debolezza narrativa, l’evidenza nichilista (“Esiste soltanto una cosa, e questa cosa è il nulla; è il Grande Vuoto vestito di migliaia di colori sgargianti e di suoni corposi, radioso ma eternamente fittizio, una Maya dal velo scintillante d’arcobaleno”). Di Flaubert, Florenskij considera l’estro e il genio astrale di sacerdote della letteratura, di ‘maniaco’ dell’arte (“la letteratura era l’unica vocazione di Flaubert e l’esserne parte l’unico scopo della sua vita. Era per la letteratura come scopo in sé che soffriva, per lei conduceva un’esistenza solitaria, per lei si privava dell’amore e di una famiglia, di agi e benessere”). All’esimio esteta, alle sue scelte d’eroismo erotico, che lo portano a “collocare la letteratura nel sancta sanctorum dell’anima”, Florenskij predilige il Santo, esemplificato da Antonio, il monaco radicale, che opta per la gioia nei deserti, per la vita piena, incomprensibile per lo scrittore francese che sceglie invece la via della malizia, l’ostensione del dubbio e dell’inquieto. “Peccando, essi piangevano contriti, ma non si ritenevano impuri e senza speranza. Di qui la loro straordinaria tolleranza verso i peccati altrui, di qui l’‘occultare’ il peccato del fratello… la percezione indefessa della realtà e della santità di quanto Dio ha creato – sebbene sotto la rozza scorza del peccato – e la comprensione della marginalità del peccato stesso”: questa è la verità per i monaci, a dire di Florenskij. Il grande filosofo russo ammonisce, insomma, che tra arte e vita non può esserci distanza, che ‘poeticamente’ si vive per riscattare lo sguardo di un uomo, non per perfezionare un’opera mortale, che gesto mortifero, proprio di chi ama il marmo e disprezza la carne, e le due cose, infine, non hanno contrasto. Ho chiesto al dialogo Natalino Valentini, massimo studioso di Florenskij in Italia – ne ha curato le opere somme – per approfondire questo tema determinante. (d.b.)
Da dove arriva questo inedito di Florenskij e perché il pensatore russo è tanto attratto dalle Tentazioni di Flaubert?
L’inedito ci giunge dal cuore segreto della Russia di inizio Novecento, ancora in gran parte sconosciuto, in una delle stagioni culturali tra le più fervide e creative della storia dell’Europa Orientale. Si tratta di uno dei primi scritti del giovanissimo Pavel A. Florenskij, elaborato appena laureatosi in Matematica e Fisica all’Università di Mosca, uno dei pensatori più geniali e poliedrici del XX secolo, punta di diamante del pensiero filosofico-religioso russo, autore di una vastissima produzione scientifica che spazia nei diversi campi dello scibile con sorprendente padronanza dei più svariati registri formali, tenendo insieme in una rigorosa “epistemologia del simbolo”, ragione e fede, scienza e religione, logica e mistica. La stesura risale all’inizio del 1905, benché la prima pubblicazione avvenga sulla rivista dell’Accademia teologica di Mosca (Bogoslovskij vestnik) nel 1907. Considerato generalmente tra i suoi scritti letterari minori, esso in realtà custodisce già in embrione alcune delle intuizioni di fondo della sua visione integrale del mondo e della sua “metafisica concreta”, nella quale «tutto è significato incarnato e visibilità intelligibile». Ora, questa perla luminosa, rimasta sepolta per oltre un secolo e sopravvissuta miracolosamente anche all’era Sovietica, viene proposta per la prima volta fuori dalla Russia anche in traduzione italiana (eccellentemente realizzata da Claudia Zonghetti). L’attrazione del giovane Florenskij per La Tentation di Flaubert nasce non solo dalla sua irrefrenabile curiosità giovanile per l’arte e la cultura, dall’appassionato interesse per la grande letteratura europea, ma soprattutto dalla figura del grande monaco del deserto, grazie anche all’avvio dei suoi studi patristici e in particolare all’incontro con un autorevole padre spirituale, il vescovo starec Antonij, figura schiva e carismatica che suscita subito il suo interesse per la tradizione monastica delle origini, proprio a partire dalla figura di Antonio del deserto, messo inevitabilmente a confronto con l’Antonio del celebre romanzo di Flaubert.
In particolare, attraverso una diagnostica minuziosa dell’autore, della sua vita, del suo atteggiamento nei riguardi della scrittura, Florenskij vede in Flaubert il nichilista esteta, lo scrittore di illusioni, che riduce la santità di Antonio, la sua grazia, a quella di un “buddista ateo”. Mi sembra che il pensatore russo metta il dito sui luoghi oscuri della letteratura, o sbaglio?
Proprio così, Florenskij sottopone la celebre opera di Flaubert a un vaglio critico ed ermeneutico accuratissimo, portandone in superfice le inquietanti zone d’ombra che si celato nei sotterranei del testo, dietro le sue forme stilistiche, ammalianti e seducenti. Smascherando il vuoto estetismo dell’Antonio flaubertiano, Florenskij recupera alcuni tratti fondamentali dell’esperienza ascetica vissuta dal vero Antonio, padre di tutti i monaci, salvandoli dal baratro nichilista e da ogni deriva positivista e laicista. L’ossessiva oscillazione de La Tentation dalla fantasmagoria sontuosa dell’antico Oriente allo scintillio della cultura scientifica moderna, non convince affatto il pensatore russo, che in questo movimento animato dal vuoto estetismo, avverte piuttosto l’espandersi imminente del deserto nichilista, che trae forza dalla caduta dell’interrogazione sul nulla in rapporto al senso dell’essere. L’Antonio del romanzo oscilla tra illusorietà e volgarità e non vi è neppure un solo momento, secondo Florenskij, nel quale il santo dia prova della sua fede autentica in Dio, o del suo sincero pathos religioso. Nell’eremita di Flaubert vengono azzerati tutti i tratti costitutivi dell’ascesi cristiana: vigilanza, gioia, pace, soavità, santità, grazia, lucida cognizione della redenzione… Questi vengono sostituiti da: immobilismo, pesantezza, oppressione dello spirito, isolamento, senso dell’abbandono da parte di Dio, progressiva dilatazione del nulla. Tutto ciò rende l’Antonio del romanzo più simile a un “buddista ateo”, ormai irrimediabilmente distante dall’asceta cristiano che invece «dal profondo, anche nel tumulto del giorno, vede la bellezza del cielo stellato». Ma questa limpida visione, frutto di un’insonne ricerca della verità e della santità, richiede libertà interiore e forza spirituale, quindi anche una certa esposizione al rischio della fede; richiede «azzardo e non semplice rifiuto del male», come invece accade all’Antonio di Flaubert.
In tutto questo c’è già un giudizio molto disincantato sui luoghi oscuri della letteratura moderna, che si prolungano come lugubri ombre anche su quella contemporanea. Nelle pagine di questo pamphlet il pensatore russo non si limita ad indagare i tratti peculiari della narrativa flaubertiana ma, attraverso La Tentation, mostra chiaramente le falsificazioni che hanno caratterizzato la modernità a partire dai malintesi in ordine al naturalismo, alla falsa opposizione tra simbolismo e al realismo, tra arte e vita, tra libertà e tradizione, tra perfezione formale e contenuto sostanziale, rotolando fino al salto mortale che dall’estetismo sfocia nel nichilismo assoluto. Florenskij è tra i primi a ravvisare come l’estetismo che divinizza l’illusione e mortifica la santità della vita vadano ben oltre La Tentation e prolunghino le loro ombre fino ai nostri giorni, così soffocati di illusionismo estetizzante e svuotati della mistica bellezza di vita, di cui il grande anacoreta fu tra i primi testimoni. Egli infatti avverte molto acutamente che: «Se i piedi di Antonio poggiano sulla terra della natia Tebaide, la testa è nell’Europa del XIX secolo», ma potremmo dire, anche del XX secolo e nel tempo presente.
Contemplando anche l’amicizia con Belyj, che rapporti ha Florenskij con il fatto letterario, con la letteratura, quali sono i suoi autori-guida, i libri che preferisce? Insomma, che tipo di lettore è Florenskij?
Come si evince da diverse sue opere, ma in modo particolarmente eloquente dai suoi ricordi d’infanzia e giovinezza (cfr. Ai miei figli. Memorie dei giorni passati, Mondadori, Milano 2003), il rapporto di Florenskij con la letteratura è sorgivo e generativo, nel senso che la sua riflessione con alcune gradi opere letterarie non si limita mai al piano puramente stilistico e formale, ma ne esplora continuamente gli strati più profondi e spesso nascosti (logico, ontologico, simbolico…) al fine di attingere alle fonti e di orientare il pensiero verso la ricerca della verità e del significato dei misteri della vita. La letteratura è uno dei luoghi di disvelamento del mistero della realtà e della complessità dell’umano. Florenskij è un lettore onnivoro e appassionato e fin da ragazzo, accanto alla grande narrativa fiabesca, le sue letture preferite sono soprattutto William Shakespeare (al cui Amleto dedica un altro dei suoi scritti giovanili più riusciti), poi anche Dickens, E. T. Hoffmann, Jules Verne, Robert Louis Stevenson, Novalis e persino il Dante della Divina Commedia (dalla quale trae ispirazione [Inferno, XXXIV] per uno dei suoi saggi scientifici più originali sugli “immaginari in geometria”). Ma l’autore più letto e apprezzato negli anni resta comunque Goethe… Poi ovviamente la grande letteratura russa, con una spiccata predilezione per Puškin, Tjutčev, Gogol’, ma immancabilmente anche Dostoevskij e Tolstoj, anche se rispetto a quest’ultimo non ha risparmiato critiche anche molto pungenti. Tuttavia, uno dei testi letterari più amati e più vicini alla sua ispirazione e percezione del mondo, è un antico poema della letteratura medievale georgiana, Il cavaliere con la pelle di pantera, di Sciota Rustaveli, che più di altri abita il confine tra realtà e mistero, a partire da una relazione viva, intima e mistica con la natura. Quanto ai rapporti di Pavel Florenskij con Andrej Belyj, quindi con il simbolismo e più in generale con le avanguardie artistico-letterarie russe, non è facile rintracciare una linea interpretativa univoca. Per alcuni anni (dal 1904 al 1908) tra i due fiorisce un’intensa relazione di amicizia, alimentata anche da profonde affinità spirituali e culturali, ma che poi subisce gravi lacerazioni proprio a causa delle progressive e inconciliabili divergenze nella visione religiosa del mondo, dopo che Belyj abbraccia apertamente la teosofia di Rudolf Steiner, allontanandosi dalla weltanschauung cristiana.
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valeria-manzella · 8 years ago
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..La prima Consulta femminile in Vaticano..Luogo del dialogo fuori dagli stereotipi..Anche la Chiesa ha il suo 8 marzo..Stiamo portando la differenza femminile in un mondo maschile. Il nostro non è un discorso ideologico: siamo forti di profili di vita, di religioni e di culture diverse e di un confronto fra credenti e non credenti....Vuole essere soprattutto uno sguardo femminile rivolto a tutte le attività della consulta..Il loro contributo potrebbe essere segnalato a due livelli. Da un lato certamente sui contenuti; alcuni contenuti che non avevamo previsto e che fanno parte di più della loro esperienza femminile, della loro esperienza di lavoro, anche laica. Il secondo aspetto è quello dello stile: riuscire a introdurre, per esempio, una lettura molto più globale, colorata, della realtà e dei temi che noi affrontiamo, facendo perdere un po’ quell’analisi che è solo squisitamente teologico-filosofica, propria del linguaggio ecclesiale..Non è tanto una questione funzionale quella del ruolo della donna nella Chiesa ma di contributo al pensiero, alla riflessione…le diversità possono essere fonte di ricchezza e se vissute in modo armonioso, porteranno solo bene..Dal punto di vista occidentale, l’islam appare come una religione che considera la donna un po’ una persona di serie B..ma dice Papa Francesco che il motivo della violenza e dell’aggressività in diversi popoli ritorna soprattutto in due punti: l’ignoranza e la povertà. Allora, abbiamo bisogno di una conoscenza maggiore sulle donne musulmane. I musulmani nel mondo sono oltre un miliardo e 700 milioni, diciamo che quasi la metà è donna. E’ difficile globalizzare un mondo così vasto ad una riduzione di una figura sottomessa. E’ anche vero che la donna musulmana piange come piange la donna cristiana; la discriminazione, le ingiustizie purtroppo sono eventi che colpiscono la donna in tutto il pianeta. Dal momento in cui il maschile ha voluto..per un motivo sociale, politico o di potere o di controllo del potere..mettere da parte la donna, abbiamo incominciato a subire ingiustizie. E anche la donna ha alcune responsabilità. Questo fenomeno avviene nel mondo cristiano, nel mondo ebreo, nel mondo buddista come avviene anche nel mondo musulmano. E’ un fenomeno che va studiato, va combattuto ma con pazienza, sapienza e perdono. Esistono tante teologhe, tante femministe, tante attiviste anche all’interno del mondo musulmano, che stanno lavorando per questo. Noi, alla Consulta, pensiamo che..una lettura femminile degli avvenimenti possa aiutare ad avere una lettura più integrale del fenomeno storico, religioso e culturale. Allora, l'aiuto della consulta femminile vorrebbe essere questo..Con queste parole la coordinatrice Consuelo Corradi ha presentato martedì 7 marzo nella sala stampa Vaticana la Consulta Femminile istituita dal cardinale Gianfranco Ravasi all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura. Una commissione permanente, ha detto lo stesso presidente del Dicastero..che non vuole essere un’operazione di cosmesi. Non ho voluto la Consulta per concedere qualcosa alle quote, ma per portare il contributo di analisi e di proposte. Uno sguardo che sta offrendo indicazioni che non avrei sospettato..Donne e speranza..Ravasi ha aperto i lavori citando Joseph Conrad..Essere donna è estremamente difficile perché bisogna avere a che fare con gli uomini..E, ha aggiunto il porporato..con i preti è ancora più grave..La teologa iraniana Shahrazad Housmand ha spiegato il senso di una ..rivoluzione..Siamo alla porta del giorno della donna e questo è un giorno benedetto, un giorno di marzo che sta tra Natale e Pasqua, due momenti impossibili senza le donne. Donne innamorate, credenti nella speranza e nella vita..Donne e dialogo..Della Consulta, nata nel giugno 2015, l’anno della Plenaria sulle culture femminili, fanno parte 37 professioniste impegnate in diversi ambiti, dalle università all’imprenditoria, dal giornalismo alle giustizia, dalla medicina all’arte, dalla politica allo spettacolo. Donne credo diversi e donne non credenti, donne di diverse nazionalità. Come ha sostenuto la responsabile delle Gallerie di arte contemporanea dei Musei Vaticani, Micol Forti, la Consulta..rappresenta una risposta alla necessità sempre più urgente di dare vita a luoghi del dialogo e dell’incontro..Ne fanno parte, tra le altre, la presidente del Bambin Gesù Mariella Enoc , Ida Del Grosso, direttore della Casa circondariale femminile di Rebibbia, le imprenditrici Stefania Brancaccio e Lavinia Biagiotti, la rettrice dell’Antonianum suor Mary Melone, Sira Fatucci dell’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia, la diplomatica Emma Madigan, l’attrice Nancy Brilli, la psicologa Maria Rita Parsi e la storica Lucetta Scaraffia..Finalmente..ha commentato quest’ultima..un dicastero vaticano si è accorto che le donne esistono e creano cultura!..Il primo documento..Questo gruppo di lavoro accompagnerà il Pontificio Consiglio nella preparazione della prossima Plenaria dedicata ai temi della nuova antropologia, dell’etica e delle più moderne scienze della vita..Cercheremo..ha promesso Corradi..di dare un contributo anche con iniziative autonome di nostra produzione e promozione..Intanto, l’8 marzo è celebrato con la pubblicazione di un numero speciale della rivista Culture e Fede sul tema..Il tempo e lo sguardo delle donne..all’interno del quale compaiono, in diverse lingue, quattro approfondimenti su Culture Giovanili, Culture Maschili, Donne economia e accesso al mondo del lavoro, Donne e Fede. Presentando questo primo documento della commissione femminile, Corradi ha precisato..Vogliamo uscire dagli stereotipi e ribadire la capacità delle donne di tenere insieme tenerezza e forza. La forza che ci viene da 200 anni di storia dei movimenti femminili e la tenerezza perchè vogliamo ricordare che siamo diverse..dal web..articolo di Paola Pica ed Elisabetta Soglio..
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cento40battute · 8 years ago
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Shiseido è pronto a svelare alcune delle grandiose sorprese che ci aveva promesso per il 2017: scopriamole insieme.
Esattamente un secolo fa, Shiseido rivoluzionava il monocromatico mondo del make-up giapponese creando Rainbow Face Powder, una collezione di ciprie colorate che cambiò completamente il modo di vivere il trucco: finalmente ogni donna poteva trovare il prodotto che esaltava meglio la propria bellezza. Oggi, il Direttore Artistico Shiseido Makeup Dick Page ripropone questa coloratissima innovazione in due diverse versioni, per celebrare la tradizione che ancora oggi ispira il brand.
Innanzitutto, 9000 fortunate collezioniste potranno acquistare l’edizione limitatissima di 7 Lights Powder Revival Centennial Edition, il cofanetto di ciprie in polvere libera nelle sette tonalità originali della collezione Rainbow Face Powder. Finish effetto porcellana, texture extra-fine, idratazione massima e fragranza floreale originale: sono queste le caratteristiche delle ciprie contenute nel cofanetto, ognuno contrassegnato con il suo numero seriale e confezionato a mano secondo la tecnica francese del cartonnage.
C’è la cipria bianca illuminante, quella gialla e quella verde che minimizzano naturalmente i rossori, quella beige uniformante, la rose e la peony rivitalizzanti, la lavanda che contrasta il colorito spento. Abbinate i colori nel modo che ritenete più opportuno per creare look scolpiti, naturali, luminosi, vostri al 100%.
Ma non è finita qui: Dick Page ha reinterpretato le iconiche Rainbow Face Powder in una moderna palette, la 7 Lights Powder Illuminator. Pensata per perfezionare e ritoccare il make-up donando al viso un aspetto fresco e vitale, la palette contiene polveri altamente idratanti e confortevoli profumate di limone che ammorbidiscono la pelle secca e assorbono il sebo di quella grassa, e si adattano a ogni tipo di carnagione.
All’aperto, sotto la luce naturale, scaldate e illuminate la vostra carnagione con Caramel e Lavender; valorizzate il vostro incarnato sotto i neon dell’ufficio con la luce dorata di Honey e la freschezza di Peach, e minimizzando i rossori con Primula; infine, se siete dirette in un locale dalle luci soffuse, sfruttate la radiosità di Peony e la luce di Lily.
La palette 7 Lights Powder Illuminator è anche multifunzione: la parte in alto a sinistra può essere usata come illuminante, quella in basso a destra per il contouring, i singoli colori come ombretti, la zona di Peony e Peach è un eccellente blush, e tutti i colori presi insieme – in senso orario per le pelli chiare, in senso antiorario per quelle olivastre – diventano un perfetto all-over.
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Pelle perfetta anche con Synchro Skin Glow, la luminosa evoluzione del fondotinta fluido Synchro Skin. Synchro Skin Glow è un fondotinta intelligente che idrata la pelle e rivela la luce naturale di ogni carnagione durante i diversi momenti del giorno. Synchro Skin Glow si sincronizza con il livello di idratazione della pelle, che cambia durante la giornata, grazie alla Advanced Sensing Technology, e in questo modo regola l’idratazione della pelle per garantirle luminosità per tutto il giorno.
Le Time Match Powders modificano la riflessione della luce in base al livello di sebo, e le Glow Enhancin Powders SG si regolano con la carnagione per creare la luminosità perfetta. Synchro Skin Glow infatti uniforma anche con il tono cutaneo, per coprire ogni imperfezione, risultando però sempre leggero, naturale e confortevole. Inoltre, il fattore di protezione SPF20 difende la pelle dai raggi UV, la Super Bio-Moisture Network Technology e l’Olio di Argan idratano la pelle, l’Estratto di Timo Selvatico è antiossidante, l’Estratto di Semi di Yuzu favorisce la produzione di acido ialuronico.
Per adattarsi a tutti i tipi di carnagione, Shiseido propone 10 tonalità divise in tre famiglie cromatiche: Rose, tonalità fredda rosata che illumina le pelli stanche, opache e olivastre; Neutral, l’avorio perfetto per le pelli arrossate; Golden, la pigmentazione calda e dorata che scalda le pelli scure e abbronzate.
Per applicare Synchro Skin Glow – ovviamente con il pennello Perfect Foundation Brush – i make-up artist di Shiseido consigliano di compiere tre movimenti: Adhere, cioè far aderire il fondotinta con un movimento circolare nelle zone in cui cerchiamo una buona copertura; Blend, cioè levigare verso l’esterno per esaltare la naturalità del finish; Cover, cioè modulare la copertura delle imperfezioni picchiettando.
Vi avevamo già accennato qualcosa di questa ultima novità di Shiseido: è Ibuki Smart Filtering Smoother, il filtro per la vita reale che sta in una mano! Ibuki Smart Filtering Smoother fa parte dell’S.O.S. SKINCARE di Shiseido: è cioè una soluzione smart da utilizzare in caso di emergenza-pelle. Ibuki Smart Filtering Smoother è un siero che, come un filtro fotografico, ritocca lucidità, brufoli e pori dilatati della nostra pelle attenuando le imperfezioni e rendendola fotogenica…a prova di selfie.  Assorbe istantaneamente il sebo in eccesso, uniforma la cute, idrata la pelle, ne affina la grana, aumenta la tenuta del make-up, attenua i difetti e dona alla pelle un finish matte, uniforme e setoso.
Basta applicare una perla di prodotto sulle zone lucide, arrossate o con pori evidenti, ovunque e in qualunque momento. È per questo che il design del packaging è sottile e portatile: Shiseido ha pensato, come sempre, alle esigenze delle sue clienti Millennials, che dovranno solo estrarre il loro filtro portatile dalla tasca all’occorrenza e prepararsi a scattare un selfie perfetto. La formulazione contiene la polvere sebo-assorbente Oil-Targeting Micro Powder, che agisce selettivamente sulle zone ricche di sebo assorbendolo, e l’Estratto di Radice di Bergenia Ciliata, usato da secoli nella medicina ayurvedica, tibetana e buddista come antinfiammatorio, antibatterico e antiacneico.
 Federica Miri
Viso sempre perfetto con Shiseido Shiseido è pronto a svelare alcune delle grandiose sorprese che ci aveva promesso per il 2017: scopriamole insieme.
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vacanzevietnam · 8 years ago
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I turisti guida regno unito nel Vietnam del Sud
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vacanza Vietnam è la prima scelta per molte persone nel Regno Unito. Questo è un paese di cultura diversa, bella gente e paesaggi naturali che si sentono apparentemente intatta. Il Vietnam ha sede a sud-est asiatico e confina con la Cambogia, più lungo che largo; i suoi circa 2.000 miglia di lunghezza nord a sud.
Vietnam siede graziosamente lungo il mare orientale e per vie è baciata dal fiume Mekong e Red River.
Un paese che offre una diversa esperienza culturale come si viaggia lungo il percorso da una punta dell'isola all'altra. Vietnam del Sud riposa accanto al confine della Cambogia, separati dalla grande fiume Mekong.
Vietnam del Sud ha un miraggio di attrazioni da vedere. Il periodo migliore dell'anno per visitare il Vietnam del Sud è novembre a marzo, quando sarà leggermente più fresco e non come bagnato.
Iniziamo il viaggio a Phu Quoc Island. Un'isola posizionato sulla punta meridionale del Vietnam e conosciuta dai turisti come un tesoro nascosto. Phu Quoc è un breve tragitto in traghetto dall'isola principale e dispone di un alloggio in modo da poter prolungare il soggiorno. Una guida turistica come Vivutravel sarà in grado di organizzare tutto questo per voi, in modo da poter godere il relax e abbracciare ciò che Phu Quoc ha da offrire.
Phu Quoc offre la possibilità di vedere i campi di pepe, cascate mozzafiato e si può anche raccogliere e comprare le perle dalle ostriche catturati localmente. E 'un luogo di riflessione e di relax, abbellito con spiagge bianche e le acque calde pulite.
Passando la nostra prossima destinazione ma stare vicino all'acqua, si introduce la meraviglia del fiume Mekong una zona conosciuta come Delta del Mekong. Il Delta del Mekong è una regione agricola vivace e vibrante, responsabile della produzione di oltre un terzo dei paesi di approvvigionamento alimentare annuale; di riso, palme da cocco di frutteti e canna da zucchero, le città di nutrienti del suolo ricco significa l'agricoltura è al suo cuore.
Delta del Mekong è una raccolta di una decina di piccole città ogni offerta mercati galleggianti, gite in barca lungo il Mekong e la possibilità di mangiare qualche deliziosa cucina preparata al momento acquistato da un ristorante galleggiante.
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Can Tho è la città più grande, con alloggi e ristoranti in abbondanza. Il delta del Mekong in realtà è meglio esplorato con un tour operator locale, Vivutravel garantirà si sono introdotti a tutti i posti migliori per la cultura, il cibo e persino il posto migliore per ricaricare le batterie prima di testa sulla vostra prossima destinazione; La città!
Ora avete rilassato, è il momento per il colorato, trambusto di Ho Chi Minh City, noto anche come Saigon.
Il nome stesso rotola fuori la lingua, esotico e intrigante. Con la sua architettura di ispirazione francese, tra cui una Basilica di Notre Dame realizzato interamente con materiali importati francesi, la città offre la possibilità di sperimentare alcuni dei migliori della cucina vietnamita e della cultura.
Una popolazione media di 8 milioni di persone a garantire questa città si sente sempre vivo. strade colorate offrono la possibilità di contrattare sui vestiti fatti a livello locale e bigiotteria e gustare la cucina vietnamita locale.
I mercati sono una grande parte della vita vietnamita e avrete l'imbarazzo della scelta quando si visita la città, i mercati sono una possibilità non solo di contrattare e negozio, ma per godere di cibo di strada e abbracciare il meglio della cultura locale. Shopping con la gente del posto è un'esperienza fantastica.
Se, come la maggior parte delle persone inglesi che ami un buon mercato poi mercato di Ben Thanh è un must! Negozio con la gente del posto la mattina per le spezie, frutta fresca, caffè e la sera esplorare il tessile, abbigliamento e prodotti elettronici. C'è anche cibo di strada un sacco; tagliatelle pho, involtini primavera e tradizionale Banh Xeo (frittelle croccanti), respirare l'atmosfera e gli odori e abbracciano sentirsi come un locale.
Cho Lon, indicato anche come Binh Tay mercato si trova ai margini della città ed è un luogo ideale per sperimentare la cultura buddista e squisita architettura cinese. Il mercato offre bigiotteria fatte a mano, tessuti e frutta fresca e spezie, ma è meglio conosciuto per la sua apertura food court dell'aria; abbellito con piatti cinesi; da panini di maiale al vapore alle salsicce tradizionali cinesi, pronti ad aprire le vostre papille gustative e godere.
Siete benedetti con l'architettura in tutta la città e sarete stupiti la vastità e la bellezza di alcuni degli edifici. Con musei e monumenti vi è abbondanza di opportunità per sfuggire alle temperature umide per un po 'e saperne di più su questa affascinante città e la sua storia incredibile.
Quando si è a Ho Chi Minh City, non dimenticate di visitare sorprendenti tunnel di Cu Chi di capire di più sulla guerra del Vietnam, che era più di più di 40 anni fa, ma continua ad avere molte lezioni da imparare.
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vacanza Vietnam offre un eccezionale rapporto qualità prezzo; per molto poco si può sperimentare avventure si sarebbe mai in grado di permettersi in Inghilterra. Immaginate di svegliarvi in ​​un fiume lodge lungo il fiume Mekong o aprire le porte della vostra cabina in spiaggia sulle spiagge bianche bagnate da un mare cristallino. Tutto questo è possibile su anche il budget ristretti.
Vietnam del Sud è un inebriante mix di isole, spiagge, città d'arte e, naturalmente, la magia del fiume Mekong, pianificare il vostro viaggio può prendere tempo e la ricerca.
La scelta di un tour è un ottimo modo per vedere il sud dell'isola e garantire che non sono mancanti su uno dei suoi segreti nascosti; utilizzando le conoscenze e le competenze locali significa che sarà ottenere il meglio del tempo che avete a spendere.
Vivutravel offre una vasta gamma di tour in Vietnam con esperienza e si può combinare un tour con molte altre attrazioni del Sud ha da offrire. I tour possono essere realizzati su misura per soddisfare in cui si desidera visitare e le loro guide estremamente utile e competenti turistici renderanno la vostra vacanza uno dei momenti migliori della vostra vita.
fonti: internet
>> Per saperne di più: TOUR SU MISURA IN VIETNAM
>> prendiamo offerte viaggi vietnam
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sangha-scaramuccia · 4 years ago
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Risposta  a Leonardo Reyo.
Ho letto con attenzione il suo post.
Mi soffermo sul finale: “a me pare che la madre di questa confusione sia stata l’influenza del pensiero freudiano nella  nostra cultura contemporanea,  un fattore dapprima inevitabile e poi rivelatosi disastrosa”, e sul passaggio in cui stabilendo un nesso con la concezione dell’inconscio di Freud, dice: “questo è il radicalismo materialista di fronte al quale ci troviamo,  materialismo che scusa - dando bislacche motivazioni scientifiche - ogni repressione dei fondamentali diritti umani.”
Da ex malato di mente (“ex“ per il momento… , ... non si sa mai…), queste frasi mi han fatto pensare a battute da “bar sport”.
Io sono  grato a Freud, Jung, Melanie Klein, Wilfred Bion, Alexander Lowen, in Italia Armando Ferrari, e altri; persone grazie anche al  lavoro delle quali si sono potute formare altre persone come quella (psicoaterapeuta) che mi ha accompagnato per tanti anni, e mi ha aiutato a crescere.
Oggi, io faccio, con gioia: il padre, il marito, e il praticante di Scaramuccia.
Anni fa, ho rischiato (anche) di finire in una clinica psichiatrica.
Per gli studiosi nominati sopra, ho la stessa gratitudine intellettuale che ho per il Budda.
Certo che l’inconscio di Freud non è per niente simile all’ottava coscienza del buddhismo. Ma c’è anche quello…
E con quello che ogni tanto viene fuori dall’ “inconscio patologico”, con gli anni ho imparato dapprima ad avvicinarmici, spaventato, angosciato poi (accompagnato da una persona) ad accostarmici, tenerne conto, accettarlo, e poi  (ma MOLTO  poi) a vederci attraverso, sorriderne, e poi ancora , sghignazzarne, e  giocarci.
Ma, PRIMA DI TUTTO, ho imparato, a mie spese, che la prima cosa da fare quando qualcosa esce fuori dall ‘ "inconscio patologico" è RICONOSCERLO,  ...altrimenti mi sa che il rischio è di finire come la volpe di Hyakujo...
E, malati di mente o no, cerco di tenere bene a mente uno dei migliori suggerimenti che ho mai letto, e che è quello di Joshu che a chi gli chiede qual è l’interesse principale di chi indossa le vesti buddhiste, risponde:  “non ingannare se stesso”.
A me, più che il radicalismo materialista, mi sa che la cosa a cui la nostra società, e noi , dovremmo stare più attenti a non farci fregare, è il narcisismo...
Aggiungo un’altra riflessione scaturita da un passaggio del suo post, là dove dice che a un ragazzo musulmano che le chiese un consiglio spirituale, glielo dette come se fosse un ministro di culto della sua religione, e idem per l’amico induista, senza tirare l’acqua al suo mulino buddista.
A me, se un amico induista mi chiedesse un consiglio spirituale, cercherei di dirgli  qualcosa che possa aiutarlo a crescere come essere umano. Poi potrebbe essere che glielo dia “vestendomi” da ministro di culto della sua religione, ma anche no... chissà...
Concludo permettendomi di suggerirle alcune letture che penso potrebbe trovare divertenti / interessanti:
“Psicoanalisi e buddhismo” a cura di Anthony Molino.
“Il narcisismo”, di Alexander Lowen.
“L’amore può durare? “ di Stephen Michael.
“L Io-Pelle”  di Didier Anzieau.
Con simpatia
Marco Ceroni
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sangha-scaramuccia · 5 years ago
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Seminario di Pasqualotto - 2
Email inviata da Paolo Scapinello a tutti i partecipanti al seminario del 26 ottobre ’19
Cari amici, grazie per la riuscita dell'incontro perchè ognuno di noi ha messo fatica ed interesse per esserci. Vi scrivo per due motivi:
1) il prof Pasqualotto desidera che raccolga le Vostre richieste in merito ai temi trattati sabato (argomenti da approfondire, argomenti nuovi da sviluppare, ect) in modo che ritara il materiale che metterà a disposizione e vi sarà inviato;
2) Vi chiedo un feedback rispetto all'iniziativa:
- L'incontro vi ha soddisfatto? esprimere una valutazione da 1 (per niente) a 5 (molto)
- Osservazioni libere sugli aspetti che considerate positivi e quelli critici
- L'iniziativa va riproposta?
se SI con quali modalità
se NO perché
Paolo Dochu
 **************
Risposte
circa il punto (1), mi piacerebbe che il materiale che riceveremo trattasse anche quei punti che, seppur previsti dal programma, non sono stati trattati a voce da Pasqualotto. Mi piacerebbe anche ricevere, se fosse possibile, quel libro scritto dall’allieva di Pasqualotto su Nagarjuna.. Io sono cieco e uso per leggere un software particolare. Avrei quindi Bisogno di ricevere pdf non protetti. GRAZIE MILLE
Circa il punto 2), ecco sotto le mie risposte   
- L'incontro vi ha soddisfatto? 4 
- Osservazioni libere sugli aspetti che considerate positivi e quelli critici
L’incontro è stato interessante e stimolante. Forse un po’ troppo lungo. Certo non vale la pena accorciare troppo un seminario soprattutto per persone che vengono da altre città. Quindi forse si potrebbe spezzare un prox incontro/seminario fra mattina e pomeriggio, tipo prima e dopo pranzo in modo da poter riprendere un po’ il fiato.
- L'iniziativa va riproposta? Senza dubbio
se SI con quali modalità
Per quanto mi riguarda, penso che in future occasioni sarebbe interessante cambiare relatore, non perché Pasqualotto mi abbia deluso,  anzi, ma semplicemente per sentire altre campane. In una prossima occasione sarei ad esempio interessato a sentire non uno studioso, ma un maestro di grande esperienza, non necessariamente zen, che parlasse della pratica.
Vorrei , se possibile, un'opinione articolata  da parte del prof. sul significato profondo dei Koan .
Poi si potrebbe analizzare come nuovo aspetto , l'importanza che ha avuto il Taoismo in Cina nel determinare la specificità del C'han e quindi dello Zen .
L'incontro mi ha molto soddisfatto , e darei una valutazione di 5 .
Lascerei uno spazio per le osservazioni ulteriori e definitive a dopo l'invio della stesura definitiva da parte del prof.
L' iniziativa andrebbe riproposta a scadenza annuale o biennale in base alle osservazioni emerse nel primo incontro .
Grazie
Un saluto a mani unite
Non ho osservazioni in merito, il lavoro del prof Pasqualotto non è da discutere e tanto e meno da mettere a punteggio. Grazie
A mani unite
Non mi sento proprio di esprimere suggerimenti per il Prof. Pasqualotto, e le richieste sarebbero illimitate. Un pensiero che forse potrei esprimere è quanto nelle scritture vengono trasmesse le parole del Buddha storico, e quanto in testi più tardivi è uno sviluppo di temi non presenti nei discorsi originali.
L'incontro a mio avviso è stato l'occasione di incontrare uno studioso di straordinaria levatura.
Con il rispetto dovuto a chi è intervenuto, un "contradditorio" con esposizione di proprie idee e posizioni mi sembra da evitare; una volta scelto un oratore mi sembra molto più ragionevole chiedere piuttosto la sua opinione su aspetti specifici.
Difficile pensare di riproporre qualcosa di simile; avrebbe senso se costituisce l'occasione di incontro con qualche personalità di rilievo altrettanto rilevante per il pensiero a la pratica Buddhista.
Resterebbe ad ogni modo aperto il problema della localizzazione geografica.
A mani unite
1) Chiedi al proff se può aggiungere una slide sul karma nella quale ripete quanto ci ha detto e cioè che il buddha praticamente non ne ha quasi parlato;
2) punteggio 4;
3) sì, ripetere 1 volta, max 2, all'anno con le stesse modalità (o quasi);
Più notizie CHAN-TAO 
Iniziativa eccellente ma la MODIFICHEREI per lasciare spazio a discussioni tra di noi. La farei di una giornata intera. 
Valutazione 4 avrei visto anche aspetto seminariale. .Notizie sulla peculiarità del Chan-Rinzai
Va riproposta, la vedrei una volta all'anno di una giornata con possibilità di arrivare il giorno prima
Caro Paolo, cerco di attenermi alle tue richieste chiari e utili.
Se il prof.Pasqualotto ha fatto questa richiesta per mia parte vorrei che potesse fare uno schema o quello che a lui sembra più opportuno per rappresentare le differenti principali correnti o personaggi di esegesi nel buddismo.
L’incontro lo valuto 5 e credo che si debba ancora affrontare il principale aspetto che era previsto e per il quale non si è avuto tempo: la specificità zen e il koan. Come il nostro maestro ha evidenziato nel notiziario di ottobre i koan fanno la differenza della tradizione Rinzai. E noi abbiamo l’onóre e l’ònere di avere i nuovi koan del maestro Engaku Taino e chissà che non si avranno ancora nuovi koan di nuovi maestri in seguito. Così da rendere vivo il pensiero del primo Buddha nell’ultimo conversare con Ananda come ha ricordato Pasqualotto. Mi sembra sufficiente per pensare ad un nuovo incontro. Sulle modalità, essendo tra i più lontani, credo sia meglio riflettere sui tempi necessari e non dividere in troppe andate e ritorni e caso mai pensare a una 2gg con più possibilità di pause di riflessione e condivisioni orizzontali. Come Tullio preferirei limitare il “contraddittorio” o almeno prevederlo in una singola sessione specifica casomai nel finale per gli appassionati del genere.
Hai chiesto le opinioni per riuscire a parlarne alla sesshin e purtroppo non ci potrò essere. Credo comunque che riuscire a confrontarsi con Taino sulla specificità dei koan nella nostra “unica scuola nel panorama mondiale” sia oltre che necessario un obbligo dovuto agli anni di impegno di tutto il sangha.
A mani unite
Soddisfatta:5. Pasqualotto lo starei a sentire qualsiasi cosa decida di dire dire perchè c'è sempre qualcosa che mi si chiarisce, come novità,come sfumatura o come approfondimento.
Avevo letto qualche suo libro trovandolo di una chiarezza unica nella capacità di spiegare concetti complessi.
Trovandomi impreparata e ritenendo di avere un'infarinatura sulla materia, per quanto mi riguarda gli argomenti da sviluppare vanno bene tutti secondo le priorità che ritiene il prof. Pasqualotto.
-Sarebbe utile  una bibliografia che distingua tra i testi e i commenti ai testi fondamentali.
-Sono d'accordo sul fatto che meriti un approfondimento la specificità dello zen e del koan confrontati con le altre correnti del Buddismo.
-Ho trovato molto interessanti e belli i riferimenti alle opere di pittori e poeti spiegati e letti nell'ottica della filosofia zen e ne ascolterei altri.
Caro Paolo,
ti scrivo molto volentieri per fornire il mio feedback riguardo all'incontro col prof. Pasqualotto lo scorso sabato.
Seguendo i tuoi punti, le cose che ho da dire sono:
1) mi piacerebbe trovare nelle slide alcuni riferimenti bibliografici su testi il più introduttivi possibile riguardo alla figura e all'opera di Nagarjuna e riguardo ai Cinque Ranghi di Tozan.
2) l'incontro mi ha molto soddifatto, quindi la mia valutazione è 5, anzi 5+. Oltre ad aver apprezzato le ottime capacità espositive del professore, per quanto mi riguarda il livello a cui sono stati trattati gli argomenti era un ottimo compromesso tra un discorso introduttivo ed un insieme di indicazioni precise su quali potessero essere eventuali approfondimenti.
Quello che ho trovato un po' difficile era seguire i termini indiani. Per quanto fossero stati ottimamente definiti credo che avrei preferito sentire "impermanenza" invece che "anicca" e "vacuità" invece che "anatta", perché mi sono spesso trovato a chiedermi quale fosse la traduzione, e questo non sempre mi ha favorito nel mantenere l'attenzione.
Sono comunque favorevole a riproporre questa iniziativa. Nel caso, mi piacerebbe saperne di più sulla figura ed il pensiero di Nagarjuna, e gradirei approfondire un po' meglio le differenze e le analogie tra le varie tradizioni buddhiste (indiana, tibetana, cinese e giapponese; giusto per dire quelle che conosco, ma potrebbero essercene altre).
Riguardo alla modalità, per me un incontro simile a quello che si è svolto sabato andrebbe benissimo. Riguardo al luogo, Padova è una bella città ed è vicina a dove vivo, quindi per me sarebbe ottima, ma penso che parteciperei volentieri anche qualora si tenesse in altre città.
Ecco le mie considerazioni:
Le notizie sulla filosofia buddista, i suoi presupposti, non li ho mai conosciuti in dettaglio. Ogni volta che mi sono approcciato a testi che ne parlano li ho lasciati cadere prima della fine.
Ciò detto Pasqualotto è stato conciso e chiaro. Mi chiedo se la mia soddisfazione era nel ritrovarmi in cose note piuttosto che aggiunte e nuove sistematizzazioni.
In termini di valutazione direi 4.
Come ti ho già anticipato le considerazioni sui koan mi sono sembrate insufficienti, probabilmente dovrebbero essere a carico degli insegnanti di Scaramuccia.
Un saluto
Grazie per l’iniziativa di aver organizzato un evento, che a mio parere é riuscito molto bene, ed é stato interessante e proficuo.
Oltre alla grande cultura ed erudizione del prof. Pasqualotto, ho molto apprezzato la sua “onestà intellettuale”, egli ha infatti esordito dicendo chiaramente che la sua conferenza sarebbe stata di carattere culturale e informativa relativamente a quello che lui ha studiato nei testi buddistici, di ciò che ha ascoltato con altri studiosi o di vari incontri con maestri.
Il professore ha anche precisato che la conferenza non contemplava alcuna esperienza diretta personale al riguardo.
Questo premesso, ritengo che la conoscenza intellettuale della storia del buddha e dei suoi insegnamenti (dottrina) siano una cosa valida e complementare a ciò che può eventualmente essere un’esperienza di un certo risveglio interiore alla realtà.
Mi ha colpito la sua affermazione relativa alla nostra libertà di azione che sembrerebbe essere praticamente vicina allo zero.
Vorrei chiedergli se ritiene aver fede che dal buddha in poi, un certo numero di persone ha raggiunto una sorta di risveglio interiore e quindi sciolte dai condizionamenti che ingombrano l’esistenza chi non lo é, vivono una vita veramente libera e più in pace?
Auspico che questa iniziativa abbia un seguito in futuro.
Sono state quattro ore interessanti e proficue e questo è stato possibile per la capacità che ha il Prof Pasqualotto ha di rendere chiari ed immediati concetti e riflessioni che di per se non lo sono. Proficuo anche il fatto di condividere l’incontro con praticanti che hanno fatto la storia di Scaramuccia.
La valutazione però è 4 perché nell’incontro è stata messa troppa carne al fuoco e come si è visto ci vuole tempo per comprendere e sedimentare.
L’ordine del giorno proposto nell’incontro del 26 può benissimo essere anche quello di un altro pensando a tempi più distesi (una giornata mattina e pomeriggio) e una dimensione più seminariale (momenti di confronto tra piccoli gruppi).
Quindi l’appuntamento potrebbe essere annuale, autunno 2020, e l’organizzazione potrebbe essere curata a rotazione dai vari centri d’Italia.
Ti ringrazio per aver organizzato l'incontro, un confronto con il professor Pasqualotto è sempre interessante, sia dal vivo che in "lettura privata", e può rimanere un punto di riferimento per la nostra scuola, per la chiarezza e l'incisività del pensiero (e per essere apprezzato dal nostro maestro naturalmente). Però ricordiamoci che di "pensiero" si tratta, e che "entrando e uscendo dalle situazioni" in quel momento si giocava il gioco della filosofia. E se è pur vero che "andando a lezione di filosofia si porta il libro di filosofia" mi sembra che non sia uscito molto lo "stile Scaramuccia", il patrimonio che nasce dalla paradossalità e dallo svuotamento che nasce dalla pratica dei koan,  visto che l'incontro nasceva anche dall'esigenza del "come parlare alla gente".  
- Se esiste conoscenza/letteratura specifica, sarebbe interessante approfondire la descrizione/collocazione storica delle figure leggendarie di Ch’an/Zen (da Bodhidharma ad Hakuin, passando per Lin-Chi e gli altri, senza trascurare il monaco che ha portato il Ch’an dalla Cina al Giappone), ed indicare la letteratura disponibile. L’obiettivo sarebbe la ricostruzione oggettiva, al di là (o ad integrazione) delle leggende, del percorso dei nostri antenati e della portata della loro impresa.
- Riportare la lista dei testi di Pasqualotto in cui i temi trattati sono esposti in maniera organica ed esaustiva.
2) Vi chiedo un feedback rispetto all'iniziativa:
- L'incontro vi ha soddisfatto? esprimere una valutazione da 1 (per niente) a 5 (molto)
Valutazione: 5
Motivazione: l’esposizione dei temi e le repliche di Pasqualotto alle domande dei partecipanti mi hanno dato modo di confrontare ciò che mi frulla in testa da tempo, magari in maniera grezza ed incompleta, appunto su tali temi, trovando frequenti risonanze e maggiore organicità e chiarezza.
- Osservazioni libere sugli aspetti che considerate positivi e quelli critici
Aspetti positivi:
- Esposizione mirata e chiara di temi molto concreti e di interesse di tutti
- Disponibilità e proattività di Pasqualotto all’interazione con la platea e partecipazione coinvolgente al chiarimento dei dubbi
Aspetti critici:
- Durata dell’evento un po’ ristretta, che ha costretto ad andare di fretta e a limitare sia l’interazione della platea con Pasqualotto che di avere qualche momento di pausa in più, in cui si potesse discutere anche fra di noi delle impressioni avute durante il seminario. 
NB - Chiaramente non si poteva sapere prima dell’evento se la durata era giusta, perché non si sapeva del livello di partecipazione, per cui l’allungamento temporale (tra l’altro con lo svantaggio di doverlo conciliare con la logistica per coloro che vengono da lontano) è di fatto un suggerimento per eventi futuri e non una critica all’organizzazione di questo.
- L'iniziativa va riproposta?
se SI con quali modalità
se NO perchè
Sicuramente SÌ, con modalità ad es. come segue: 
Locazione: 
Padova va bene, così non dobbiamo far spostare Pasqualotto
Durata: 
1 giorno intero, in modo da avere più tempo dedicabile all’interazione fra Pasqualotto e la platea (Domande e Risposte, D&R)
Agenda:
Sequenza di sessioni di esposizione mono-tema di 30 min, seguite da D&R, in modo da favorire l’interazione a caldo sullo specifico tema.
Eventualmente la sequenza dei temi può essere concordata in largo anticipo con la potenziale platea in modo da permetterne l’ottimizzazione degli obiettivi e della preparazione.
Grado di soddisfazione massimo.
Concordo con Tullio che, in tale contesto, meglio domande che contradditori; perciò buon lavoro in futuro a eventuale moderatore.
Per i misteri nella mia gestione della posta non trovo più il primo invito all'incontro con Pasqualotto che riportava il programma e i testi consigliati da leggere in preparazione  all'incontro; mi par di ricordare comunque che, come detto anche da Pasqualotto, il programma prevedesse anche il grande argomento Koan che non si è fatto in tempo a trattare e per il quale mi piacerebbe fosse organizzato un altro incontro.
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sangha-scaramuccia · 5 years ago
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IOriente   [ndr scritto come IO + Oriente]
Joseph Campbell e Arthur Schopenauer lambiscono l'Oriente ovvero l'"io" quasi inesistente.
Il mio amico Martin Goodson, impegnato ogni mese a redigere il suo bellissimo The Zen Gatetway online, in questi giorni onora Joseph Campbell e Arthur Schopenauer presentando di questi due eruditi le idee curiose a riguardo del buddhismo ovvero dell'essere/non-essere.Un fatto che mi ha sempre sconcertato è che sovente delle menti brillanti sono rimaste sconosciute a causa del fatto che non erano del tutto comprese; Mi pare sensata ed educativa la leggenda del musicista cinese che alla morte del suo migliore amico - avente da sempre il compito di auditore - tagliò le orde della sua cetra. Suonare implicava la passività attiva dell'ascolto creativo ed elevante perfino il musicista.Certo, Schopenauer non deve essere stato un tizio semplice né leggero, ma anche questo non dovrebbe confonderci.  
Traduco dall'articolo di Zen Gateway.
Leo Reiyo
The Inner Reaches of Outer Space: Metaphor as Myth and as Religion by Joseph CampbellLe più Recondite Interiorità dello Spazio Siderale:
la Metafora come Mito e Religione di Joseph Campbell
Schopenhauer, il filosofo tedesco, fu profondamente influenzato dal pensiero orientale e in particolare buddista. In questo passaggio discute in che modo l'esistenza dell' "empatia" contesti la nozione di un sé separato. Apparentemente Schopenhauer fu il primo filosofo a rendersi conto che Immanuel Kant, nella Critica della Ragion Pura (1781), non solo aveva demolito le costruzioni filosofiche del razionalismo cartesiano (l'Illuminismo francese del XVIII secolo) e dell'empirismo baconiano (il "senso comune" anglosassone), ma aveva anche stabilito i prerequisiti per una correlazione di termini metafisici orientali e occidentali. ...
Il contributo cruciale di Schopenhauer, quindi, fu in questa realizzazione che "mentre i nostri occhi esterni vedono davvero solo apparizioni fenomeniche all'interno di un campo tridimensionale spazio-temporale", l'esperienza interiore di ognuna di quelle apparizioni è di lui/lei o me stesso come soggetto volontario; per cui, questa esperienza interiore della Volontà di Vita, quindi dell'Essere, di fatto, è un'esperienza velata dentro il sé dell'energia di ātman/brahman, il sé universale, che resta collegato tuttavia al samsara (il campo temporale, apparente) dalla stessa paura dell'apparizione della morte e dal desiderio di un'esistenza apparente continua. L'impulso della propria Volontà di Vita, vale a dire, è l'esperienza interiore dell'uomo/ātman come se stessi; e l'esperienza correlativa esteriore di ātman/come-un-altro si verifica - come riconosciuto da Schopenhauer - solo attraverso l'intuizione della "compassione" (karunā), che è la qualità di un Bodhisattva: "Come è possibile", chiede nel suo celebre saggio Sul Fondamento della Moralità, "Come è possibile che la sofferenza che non è né mia né della mia preoccupazione dovrebbe influenzarmi immediatamente come se fosse mia e con tale forza che mi spinge all'azione? ... Questo è qualcosa di veramente misterioso, qualcosa per il quale la Ragione non può fornire alcuna spiegazione, e per la quale non si trova alcuna base nell'esperienza pratica. È comunque un evento comune, di cui tutti hanno avuto l'esperienza. Non è sconosciuto nemmeno ai più sinceri o a coloro interessati solo a se stessi. Gli esempi compaiono ogni giorno davanti ai nostri occhi ove abbiamo risposte istantanee del genere, senza riflessione, per cui una persona ne aiuta un'altra, mentre una altra ancora viene in suo aiuto, e talvolta anche mettendo la propria vita in evidente pericolo per qualcuno che vede per la prima volta, non avendo più nulla in mente che non sia questo "altro" che è nel bisogno e in pericolo di vita ... "
(The Inner Reaches of Outer Space: Metaphor as Myth and as Religion di Joseph Campbell. Pub. Harper Perennial 1988)
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sangha-scaramuccia · 6 years ago
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Sesshin – gennaio 2019
Riporto il brano estratto dal notiziario n. 33 Anno 10 Gennaio 1983/2514, utilizzato dal maestro Taino per il teisho.
Il brano tratto dal notiziario è l'elenco delle attività del maestro Taino tra l'agosto e il dicembre 1983. Come potrete leggere si tratta sia delle attività di guida alpina e direttore dei corsi di formazione delle guide, che quelle di maestro zen, di insegnante di yoga e non si parla della famiglia e della conduzione agricola di Scaramuccia.
Il contenuto del teisho è stata una riflessione su Shakyamuni (il Buddha storico) e sul fatto che abbia legato l'illuminazione a una schiera di professionisti religiosi totalmente dedicati a essa. Se la possibilità di realizzare l'illuminazione, di cogliere la vera natura è sotto gli occhi di tutti, come avrebbe potuto essere dirompente la figura di Shakyamuni restato al suo posto nella società (come principe ereditario e padre di famiglia) e nel contempo maestro e insegnante della pratica. Così il maestro Taino ha riproposto il tema della figura del maestro laico che porta avanti contemporaneamente l'impegno nella vita quotidiana come tutti (famiglia, lavoro, politica, volontariato, sport, …) e l'insegnamento della pratica.
Paolo Shōju
Quello che è successo
Ho pensato che un elenco in ordine cronologico di quanto è avvenuto fra un notiziario e l'altro, tipo diario di bordo, renda più chiaro di come si svolgono le nostre attività. Alla fine c’è un elenco delle persone, allievi e non, durante le sesshin e al di fuori di esse, che sono passate o state a Scaramuccia.
Agosto: dal 23 al 28 al Gran Sasso con Kiyoka, i bambini, mia madre e Ettore e Mimmo ospiti in casa di Raimondo Jannetti a Pietracamela. Abbiamo arrampicato tutti i giorni e di conseguenza anche camminato. Ho ripetuto una via sul 4° Pilastro del Paretone che avevo aperto con Emilio Caruso nel ‘59. Sono andato con Lino D'Angelo, 62 anni! e oltre ad aver impiegato solo 3 ore l'abbiamo salita tutta in libera, a differenza di quando ero più giovane. Se sarà possibile vorrei tornare anche questo anno a fare una settimana di Gran Sasso per arrampicare con chi vuol fare qualche scalata più impegnativa.
Settembre: dal 6 al 18 ho diretto il corso nazionale per guide alpine in val d'Aosta e ho scalato alcune vie che non conoscevo: Kufner al M. Maudit, Sperone Brenva (in 3 ore!), via Svizzeri al G. Capucin (3 ore!), Bettenbourg al Pic Adolph. L’impegno di direttore non mi ha permesso di più, ma queste scalate sono state di grande soddisfazione.
Il 21 ho dato le dimissioni da presidente della commissione tecnica dell'Associazione Guide Alpine Italiane. Intendo liberarmi da questi impegni molto gravosi e che ho tenuto ormai per circa sei anni. Il mio mandato scade nel '84 ma io vorrei dedicare più tempo alle attività di Scaramuccia. Comunque ancora vi sono dentro. Dal 24 al 26 sesshin al Ist. Tsong Kapa di Pomaia. C’era molta confusione per i lavori di restauro in previsione della visita del Dalai lama alla fine di ottobre. La nostra sesshin, organizzata dall'Istituto, si è svolta con successo e con una trentina di partecipanti fra cui dei nostri: Luca (Chiavari), Reiyo, Loredana, Fabrizio e sorella, Paola e Cristiano. Mi è stato chiesto di farne ancora, ma ora siamo occupati da altre attività. E poi, come dicono i maestri giapponesi “manabitakattara uchi ni kinasai", ovvero “se vuoi imparare vieni fino a casa mia”, non sono io che devo venire a casa tua. Lo zen come si pratica a Scaramuccia, e nei monasteri giapponesi Rinzai, lo si può praticare solo a Scaramuccia. Allora, chi vuole fare questa esperienza venga qui. Il 27 sera, a Roma, sono andato alla conferenza del Dalai lama, nella sala gremitissima di un istituto cristiano. Sono stato invitato dall'organizzazione e ero l'unico rappresentante buddista non appartenente alla scuola tibetana. Il Dalai lama lo avevo incontrato nel 1964 a Dharamsala.
Ottobre: mi sono visitato di nuovo alla gamba con i muscoli schiacciati ed ho deciso di non operarmi. Questo problema alla gamba l'ho avuto scalando nella zona di Briancon in giugno durante il corso guide: mentre lo assicuravo, il capocordata ha fatto cadere una grossa pietra sulla mia coscia.
Dal 1 al 3 sesshin a Scaramuccia.
Dal 8 al 17 a Bormio a dirigere il corso di preparazione nazionale per aspiranti guide alpine. Ho rincontrato un conoscente dei tempi in cui ero maestro di sci al Terminillo e che ora pratica karate e fa zazen con la scuola Soto. Abbiamo fatto taici insieme una sera.
A Trento per una conferenza presso l'ARCI e poi il giorno dopo zazen al solito posto dei preti a S. Ignazio. Da quanto mi scrive Ryuna hanno cominciato ad accorgersi dell'esistenza dello zen. Adesso il centro di Trento ha ripreso vigore e si ritrovano ogni lunedì, e anche qualche altro giorno in una ventina di persone.
Si sono riprese le sedute di zazen a Roma. Novembre: la sesshin dal 29 ottobre al 1 novembre e inizio dello yoga a Roma la sera del 2.
Partenza per il Giappone la mattina del 3 insieme a Luciano e Pino. Il 4 arrivo a Tokyo e in treno fino a Okayama (770 km) a Sogenji. Dopo quattro giorni a Kobe, e preso alloggio al Myokanji, vicino a Shofukuji. Passati due giorni a Kyoto, pernottando a Reiunin, all'interno di Myoshinji. Incontro con Mumon roshi e visite a Ryuanji, Zen Bunka, Tenryuji, Sanshuin. Incontro con il capo di Myoshinji per la definizione della situazione di Scaramuccia. Da Kobe visita a Nara pernottando a Ryughenji, il tempio del fratello più grande di Dossan. Visita al Todaiji e Horyuji. Una giornata anche al Rokko yama per arrampicare e una visita ad un centro di tiro con l'arco di Kobe.
Trasferimento a Tokyo tre giorni prima della partenza ed incontro con Omori roshi il quale ci ha offerto una dimostrazione di yaido. Ritorno in Italia la notte del 18.
Incidente di automobile attraversando Roma di ritorno dall'aeroporto la notte del 18. Molti danni meccanici e pochi fisici.
Il 29 sera inizio delle sedute di yoga con il gruppo di Perugia. Senza neanche un manifesto e nessunissima pubblicità ci sono circa 25 partecipanti con molto entusiasmo.
Il 30 sera inizio dello yoga a Orvieto dove invece è un pianto, perché sono solo tre persone e forse interromperemo. È un peccato perché è tutto vicino e la sala è bella.
Dal 22 al 25 diretto il corso per istruttori delle guide alpine a Cortina. Il 26 mattina dovevo essere a Trento, sia per il matrimonio di Giovanni Groaz e Palma come pure per fare zazen con gli allievi di quel centro. Invece sono corso a Scaramuccia perché stavano bucando il pozzo, erano arrivati a 60 metri e l'acqua ancora non si vedeva. Sono poi arrivati a 80 con lo stesso esito negativo.
Il 27 ero di nuovo sulle Alpi, a Siusi per una riunione della comm. tecnica internazionale.
Dicembre: una bellissima sesshin di quattro giorni dal 4 al 8.
Una scappata a Milano il 16 per una riunione delle guide, dove ho incontrato anche Tiziano e Livio. E poi è arrivato Natale ...
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