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1 dic 2020 11:26 CONTE NON SI ACCONTENTA! ''A CENA IN UN RISTORANTE NONOSTANTE IL DIVIETO''. LA TESTIMONIANZA DI UNA DONNA CHE HA INCONTRATO OLIVIA PALADINO DOPO L'ORARIO DI CHIUSURA DENTRO ACHILLI, ENOTECA STELLATA A DUE PASSI DAL PARLAMENTO. E ANCHE STAVOLTA LA SCORTA DEL PREMIER SAREBBE INTERVENUTA IN MODO IMPROPRIO, PER ALLONTANARE LA ''FICCANASO'' CHE STAVA FACENDO LEGITTIME DOMANDE AI GESTORI. ERA IL 31 OTTOBRE. SEI GIORNI PRIMA CONTE AVEVA VIETATO AGLI ITALIANI DI MANGIARE FUORI LA SERA
Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità”
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato informato ieri dalla Procura di Roma del procedimento che lo riguarda (nato da un esposto di Roberta Angelilli di Fdi dopo lo scoop della Verità), come previsto dalla legge costituzionale del 1989: «Il procuratore della Repubblica, omessa ogni indagine, entro il termine di quindici giorni, trasmette con le sue richieste gli atti relativi al collegio di cui al successivo articolo 7 (il Tribunale dei ministri, ndr), dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati perché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati».
Il premier potrà presentare documenti a difesa, come, si suppone, la relazione di servizio della sua scorta che aveva già informato il Viminale da cui dipende (essendo agenti destinati al presidente del Consiglio) del parapiglia avvenuto in via della Fontanella Borghese di Roma, quando la stessa scorta e il giornalista delle Iene Filippo Roma avevano avuto un confronto mentre l' inviato poneva domande a Olivia Paladino.
Nella relazione di servizio gli angeli custodi del premier hanno riferito di che «si trovavano in osservazione e controllo» al di sotto dell' abitazione della compagna del premier, in quanto Conte era nell' appartamento della Paladino e i poliziotti attendevano l' uscita del premier. Questo per evidenziare che non erano partiti da Palazzo Chigi per sottrarre la Paladino dalle grinfie della Iena.
Questo significherebbe, come ha sottolineato Roma, che lunedì 26 ottobre alle 11 del mattino Conte era a casa della fidanzata, mezz' ora prima di un collegamento ufficiale dal suo ufficio sulla vicenda dell' omicidio di Willy Montero Duarte. Certo, la Presidenza del Consiglio dista 500 metri da via Fontanella Borghese, ma la ricostruzione andrà verificata, anche perché gli inquirenti capitolini, che non potevano fare investigazioni, si sono limitati a chiedere delucidazioni all' inviato e hanno trasmesso il fascicolo al Tribunale dei ministri.
Il presidente del collegio è Maurizio Silvestri e toccherà a lui e alle colleghe Marcella Trovato e Chiara Gallo stabilire se nell' utilizzo della scorta ci sia un reato e soprattutto se si tratti di un reato ministeriale, cioè commesso nell' esercizio delle funzioni. È lo stesso collegio che ha archiviato le accuse di omissione di atti d' ufficio e abuso d' ufficio mosse nei suoi confronti per aver negato lo sbarco della Alan Kurdi.
Silvestri compare anche nelle chat di Palamara. In una conversazione di gruppo molto numerosa, intitolata «Saluto Titti (Tiziana Gualtieri, ndr)», il 29 marzo 2018, scrive: «Un bacio a Titti». Del presidente del Tribunale dei ministri parla anche il procuratore di Viterbo Paolo Auriemma, il quale scrive a Palamara: «Ho chiamato Maurizio Silvestri (all' epoca una delle toghe più autorevoli dell' ufficio Gip di Roma, ndr) e gli ho spiegato la situazione di Marco e F. e ha detto che lo chiamerà in giornata [] naturalmente l' ho legato alla riservatezza».
Replica Palamara: «Bravo». Mancinetti (dal 2018 al 2020 consigliere del Csm, costretto alle dimissioni per un' incolpazione) era rientrato all' ufficio Gip dalla Corte d' appello e si preoccupava delle possibili incompatibilità in procedimenti in cui la difesa era rappresentata dall' amica F., avvocato.
Il reato inizialmente ipotizzato per cui è stato iscritto il fascicolo è il peculato, che si configura quando il pubblico ufficiale o l' incaricato di un pubblico servizio, avendo per ragione del proprio ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o altra cosa mobile altrui, se ne appropria. Ma dopo aver sentito Roma gli inquirenti si sono convinti che l' ipotesi di reato più corretta è l' abuso d' ufficio.
Il motivo? Lo stesso inviato ha ammesso che nella vicenda non sarebbe stata utilizzata nessuna auto: la casa della Paladino dove sembra stazionasse la scorta, dista solo 50 passi dal market, dove si è svolto il breve alterco.
Che farà il Tribunale dei ministri? Se vuole approfondire la questione, dovrà acquisire i filmati realizzati dalle Iene e mai andati in onda, e chiedere i tabulati della Paladino per verificare se abbia chiamato la scorta di Conte o il compagno negli istanti in cui Roma la incalzava con le sue domande.
Ieri negli studi Mediaset erano attesi gli uomini della Procura di Roma che avrebbero dovuto prelevare i video, ma evidentemente, non potendo fare indagini, il procuratore Prestipino e il pm Carlo Villani hanno preferito inviare gli atti al Tribunale dei ministri senza fare ulteriori accertamenti.
Dopo l' esplosione del caso del fascicolo su Conte una fonte, B. F., ci ha contattato per raccontarci che la sera di Halloween una sua amica ha visto l' auto di Conte, un' Audi elettrica scura, che veniva ricaricata a una colonnina in via dei Prefetti a Roma.
La signora sarebbe entrata nell' enoteca di fronte alla macchina e avrebbe chiesto se per caso si trovasse a cena il capo del governo, nonostante la chiusura dei locali stabilita da uno dei suoi dpcm. Mentre la titolare chiedeva all' intrusa di allontanarsi, la donna avrebbe intravisto la Paladino attraversare la sala e dirigersi verso la toilette. A questo punto sarebbe intervenuta la scorta per allontanare la «ficcanaso».
Il proprietario del locale, Daniele, ci ha detto: «Sinceramente non ricordo se ad Halloween Giuseppe Conte e Olivia Paladino siano stati qui. Sono clienti abituali, la signora Paladino l' ho vista crescere. Una delle ultime volte che sono venuti al locale mi pare che fosse settembre». Il registro delle prenotazioni non aiuta a fare chiarezza. Olivia ha ancora la residenza a 140 passi da qui, nell' abitazione della madre.
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Evora, in Portogallo, è il capoluogo della regione dell’Alentejo e importante città universitaria. Evora è cinta da mura ed è nota per la sua maestosa cattedrale antica, la quale domina tutto il centro storico. Inoltre, pochi sanno che Evora è considerata una città-museo per la presenza di moltissime testimonianze architettoniche di vario genere: neoclassico, gotico, rinascimentale, manieristico. La storia millenaria di questa città la rende davvero unica al mondo, tant’è che è considerata una meta assolutamente imperdibile durante un viaggio in Portogallo: moltissime, appunto, sono le attrazioni anche naturalistiche della città di Evora ed è seconda solo a Lisbona. L’atmosfera di Evora è davvero calda ed accogliente e, non a caso, è stata scelta come residenza dal re di Portogallo nel XV secolo; questo evento, chiaramente, ha favorito un enorme sviluppo culturale. La città di Evora, infatti, fu abitata sin dalla preistoria, come testimoniano i vari siti megalitici presenti nei dintorni. Dopo l’ascesa al trono di Giovanni I, la città, conobbe un momento di splendente fioritura che la portò a diventare, fra il XV e XVI secolo, la seconda città più importante di tutto il Portogallo. Ricordiamo, poi, come Evora sia stata un importante centro religioso e questo si riflette, in particolar modo, negli antichi monumenti ed edifici situati fra le mura della città antica. Tuttavia, questa splendida città, si impegna molto per mantenere vivo l’interesse dei turisti, molto vivace e gremita di universitari che la rendono giovane ed unica. Evora è diventata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel lontano 1986, grazie alle moltissime testimonianze architettoniche. Vi consigliamo, poi, di conservarvi almeno un pomeriggio per esplorare i dintorni di Evora, meritevoli di una visita. Cosa vedere a Evora Fra le diverse attrazioni da vedere ad Evora, ricordiamo il famoso Tempio Romano, molto ben conservato. Inizialmente, il Tempio romano di Evora, si trovava all’interno di un recinto con portici costruiti al di sopra di un criptoportico, con due grandi vasche. Quest’ultime sono considerate elementi legati al culto imperiale. Questo edificio è risale all’epoca di Augusto e la sua antica storia è anche il racconto delle molteplici trasformazioni subite dalla città di Evora: esso viene completamente distrutto dai Barbari, ma fu anche oggetto di restaurazione nei secoli successivi. Il tempio sorge su un alto podio ed è caratterizzato da colonne in granito locale, composte da rocchi e con quindici scanalature; i capitelli, invece, sono in stile corinzio e le basi attiche con plinto sono in marmo bianco. È un vero mistero come colonne corinzie in marmo di Estremoz abbiano potuto conservarsi così bene per ben diciotto secoli. Si considera che il Tempio Romano sia stato dotato di mura medievali che lo hanno protetto e trasformato, appunto, in una piccola fortezza ed in seguito utilizzato come mattatoio municipale. Molto probabilmente, queste tecniche di conservazione del tutto involontarie, hanno avuto parecchio successo considerando che l’intero colonnato è perfettamente integro. Le Megaliti di Evora Il complesso megalitico più importante della città di Evora è il Cromlech di Almendres, il quale si trova nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe: è il più vasto complesso di tutto il Portogallo ed uno dei più importanti d’Europa. Questo sito è uno fra i più antichi in assoluto di epoca neolitica: si sa molto poco di questo patrimonio se non che la posizione delle rocce non è casuale, ma decisa in base alle caratteristiche del terreno e ai movimenti del sole e della luna. Fanno parte di questo complesso anche numerosi dolmen, ossia grandi monoliti funebri di epoca neolitica: il più grande è sicuramente Zambujero, alto circa sei metri. I monumenti di Evora non perdere Come abbiamo già detto, questa città è ricca di storia e di attrazioni: il punto migliore per iniziare l’esplorazione è sicuramente Praça do Giraldo, piazza principale e cuore antico della città. Purtroppo, in passato, questa piazza è anche stata teatro di guerre e massacri sanguinosi anche se oggi è uno dei luoghi migliori per prendersi una pausa gustando un dolce o per bere un drink dopo una lunga camminata. Dalla piazza è possibile anche ammirare la Igreja de Santo Antão e il Chafariz, ossia un’antica fontana di marmo con ben otto cannelle, le quali simboleggiano le otto vie che convergono nella piazza principale. In particolare, la Rua 5 de Outubro, vi porterà alla maestosa cattedrale medievale di Evora dove in passato vennero benedette le bandiere della famosa spedizione di Vasco da Gama. Esternamente, questa chiesa, ha l’aspetto di una fortezza, stretta fra due asimmetriche torri di granito rosa; l’interno è in stile gotico. Altra imperdibile attrazione da visitare ad Evora è l’acquedotto: esso venne costruito nel Cinquecento e aveva il compito di fornire acqua all’intera città. Oggi è simbolo di un interessante percorso di otto km a piedi che inizia fuori dalla città, lungo la strada per Arraiolos, e termina in un quartiere ricco di case e negozi . Fra le attrazioni più macabre, invece, vogliamo ricordare la Cappella delle Ossa, le cui parete sono “decorate” con ossa e teschi umani. L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti della chiesa stessa è molto antica ed ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un forte dark humor per poter godere di questa peculiarità! La città di Evora è ricca di storia e cultura che si riflette molto sui monumenti e sulle antiche costruzioni architettoniche. Se avete un po’ di tempo a disposizione, vi consigliamo di visitare anche l’Università di Evora, una fra le più antiche e prestigiose di tutto il Portogallo. L’edificio principale è il Colégio do Espírito Santo, il quale si trova al di fuori delle mura cittadine, in stile rinascimentale italiano, di color bianco e blu. Per gli amanti dei musei, consigliamo una visita al Museo di Evora, ospitato all’interno di un sfarzoso palazzo vescovile. All’interno potrete ammirare una vasta collezione di reperti romani, medievali ed islamici, oltre ad arredi sacri e dipinti fiamminghi. Alla scoperta delle altre bellezze di Evora La Igreja de São João è una piccola chiesa costruita alla fine del Quattrocento in qualità di cappella di famiglia del conte Olivença Rodrigo Afonso de Melo. Tutt’oggi è una proprietà privata aperta al pubblico ed è situata di fronte ai resti del Tempio Romano. A seguire, vogliamo ricordare il meraviglioso Palãcio Cadaval, la cui facciata è seicentesca, seppur la costruzione originale sia precedente. Praça do Giraldo costituisce il cuore nevralgico della città portoghese di Evora, un vero e proprio salotto pubblico: il luogo perfetto dove rilassarsi ed osservare lo scorrere lento della vita cittadina, il via vai di turisti che popolano la città e le poche auto che lasciano spazio ad un’atmosfera unica e rilassante. A pochi passai dalla città di Evora è situato il famoso Lago di Alqueva, un bacino artificiale sul quale si affacciano paesini come Estrela e Monsaraz, comodamente raggiungibili anche grazie ad un interessante percorso in barca o in canoa. Le rilassanti acque culleranno dolcemente il vostro viaggio. Un viaggio in Portogallo, infine, è un profondo tuffo nel passato: farsi cullare dall’atmosfera nostalgica degli anni Cinquanta è sicuramente una delle sensazioni più gradevoli. Un paese purtroppo arretrato dal punto di vista economico, ma che è comunque in grado di mantenere la propria unicità e la cosiddetta saudade che il popolo portoghese ha saputo concentrare nel fado. Molto lunga è la lista di cose da vedere ad Evora, una città favolosa dove storia, cultura, arte ed architettura costituiscono un mix perfetto in grado di emozionare. Parti alla scoperta del Portogallo! Perché visitare Evora Il distretto federale della città ospita diversi siti megalitici, fra i quali Dolmen, Menhir e le pietre d’Os Almendres, luogo davvero unico nel suo genere. Visitare la città in un solo giorno può risultare davvero stancante se consideriamo tutte le attrazioni del posto; se deciderete di soggiornare per più di una sola giornata, avrete la possibilità di visitare Evora propriamente e di godervela a pieno. Il vantaggio di trascorrere più di un giorno in città, è la convenienza del cibo e degli alloggi, i cui prezzi sono decisamente più bassi rispetto a Lisbona. Questa città dista circa 140 km da Lisbona e con l’auto potrà essere raggiunta in qualsiasi momento: vi consigliamo di noleggiare un auto in modo da gestire il vostro tempo al meglio. Un’altra possibilità è quella di raggiungere Evora comodamente in treno, stando sempre ben attenti agli orari ed ai vari cambi. Quando visitare Evora Il periodo migliore per visitare Evora è sicuramente la primavera: la temperatura è gradevole rispetto all’estate in cui il termometro sale estremamente. Tra maggio e giugno potrete all’antica fiera di S. João, un famoso evento caratterizzato da diverse attività culturali. A luglio, invece, l’atmosfera si riempie di vivacità grazie al Festival Classico della città, dedicato interamente alla musica: moltissimi famosi musicisti prendono parte all’evento, condividendo la diversità culturale grazie alla musica. https://ift.tt/39kkDz5 Evora: cosa vedere nella città portoghese Evora, in Portogallo, è il capoluogo della regione dell’Alentejo e importante città universitaria. Evora è cinta da mura ed è nota per la sua maestosa cattedrale antica, la quale domina tutto il centro storico. Inoltre, pochi sanno che Evora è considerata una città-museo per la presenza di moltissime testimonianze architettoniche di vario genere: neoclassico, gotico, rinascimentale, manieristico. La storia millenaria di questa città la rende davvero unica al mondo, tant’è che è considerata una meta assolutamente imperdibile durante un viaggio in Portogallo: moltissime, appunto, sono le attrazioni anche naturalistiche della città di Evora ed è seconda solo a Lisbona. L’atmosfera di Evora è davvero calda ed accogliente e, non a caso, è stata scelta come residenza dal re di Portogallo nel XV secolo; questo evento, chiaramente, ha favorito un enorme sviluppo culturale. La città di Evora, infatti, fu abitata sin dalla preistoria, come testimoniano i vari siti megalitici presenti nei dintorni. Dopo l’ascesa al trono di Giovanni I, la città, conobbe un momento di splendente fioritura che la portò a diventare, fra il XV e XVI secolo, la seconda città più importante di tutto il Portogallo. Ricordiamo, poi, come Evora sia stata un importante centro religioso e questo si riflette, in particolar modo, negli antichi monumenti ed edifici situati fra le mura della città antica. Tuttavia, questa splendida città, si impegna molto per mantenere vivo l’interesse dei turisti, molto vivace e gremita di universitari che la rendono giovane ed unica. Evora è diventata patrimonio mondiale dell’UNESCO nel lontano 1986, grazie alle moltissime testimonianze architettoniche. Vi consigliamo, poi, di conservarvi almeno un pomeriggio per esplorare i dintorni di Evora, meritevoli di una visita. Cosa vedere a Evora Fra le diverse attrazioni da vedere ad Evora, ricordiamo il famoso Tempio Romano, molto ben conservato. Inizialmente, il Tempio romano di Evora, si trovava all’interno di un recinto con portici costruiti al di sopra di un criptoportico, con due grandi vasche. Quest’ultime sono considerate elementi legati al culto imperiale. Questo edificio è risale all’epoca di Augusto e la sua antica storia è anche il racconto delle molteplici trasformazioni subite dalla città di Evora: esso viene completamente distrutto dai Barbari, ma fu anche oggetto di restaurazione nei secoli successivi. Il tempio sorge su un alto podio ed è caratterizzato da colonne in granito locale, composte da rocchi e con quindici scanalature; i capitelli, invece, sono in stile corinzio e le basi attiche con plinto sono in marmo bianco. È un vero mistero come colonne corinzie in marmo di Estremoz abbiano potuto conservarsi così bene per ben diciotto secoli. Si considera che il Tempio Romano sia stato dotato di mura medievali che lo hanno protetto e trasformato, appunto, in una piccola fortezza ed in seguito utilizzato come mattatoio municipale. Molto probabilmente, queste tecniche di conservazione del tutto involontarie, hanno avuto parecchio successo considerando che l’intero colonnato è perfettamente integro. Le Megaliti di Evora Il complesso megalitico più importante della città di Evora è il Cromlech di Almendres, il quale si trova nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe: è il più vasto complesso di tutto il Portogallo ed uno dei più importanti d’Europa. Questo sito è uno fra i più antichi in assoluto di epoca neolitica: si sa molto poco di questo patrimonio se non che la posizione delle rocce non è casuale, ma decisa in base alle caratteristiche del terreno e ai movimenti del sole e della luna. Fanno parte di questo complesso anche numerosi dolmen, ossia grandi monoliti funebri di epoca neolitica: il più grande è sicuramente Zambujero, alto circa sei metri. I monumenti di Evora non perdere Come abbiamo già detto, questa città è ricca di storia e di attrazioni: il punto migliore per iniziare l’esplorazione è sicuramente Praça do Giraldo, piazza principale e cuore antico della città. Purtroppo, in passato, questa piazza è anche stata teatro di guerre e massacri sanguinosi anche se oggi è uno dei luoghi migliori per prendersi una pausa gustando un dolce o per bere un drink dopo una lunga camminata. Dalla piazza è possibile anche ammirare la Igreja de Santo Antão e il Chafariz, ossia un’antica fontana di marmo con ben otto cannelle, le quali simboleggiano le otto vie che convergono nella piazza principale. In particolare, la Rua 5 de Outubro, vi porterà alla maestosa cattedrale medievale di Evora dove in passato vennero benedette le bandiere della famosa spedizione di Vasco da Gama. Esternamente, questa chiesa, ha l’aspetto di una fortezza, stretta fra due asimmetriche torri di granito rosa; l’interno è in stile gotico. Altra imperdibile attrazione da visitare ad Evora è l’acquedotto: esso venne costruito nel Cinquecento e aveva il compito di fornire acqua all’intera città. Oggi è simbolo di un interessante percorso di otto km a piedi che inizia fuori dalla città, lungo la strada per Arraiolos, e termina in un quartiere ricco di case e negozi . Fra le attrazioni più macabre, invece, vogliamo ricordare la Cappella delle Ossa, le cui parete sono “decorate” con ossa e teschi umani. L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti della chiesa stessa è molto antica ed ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un forte dark humor per poter godere di questa peculiarità! La città di Evora è ricca di storia e cultura che si riflette molto sui monumenti e sulle antiche costruzioni architettoniche. Se avete un po’ di tempo a disposizione, vi consigliamo di visitare anche l’Università di Evora, una fra le più antiche e prestigiose di tutto il Portogallo. L’edificio principale è il Colégio do Espírito Santo, il quale si trova al di fuori delle mura cittadine, in stile rinascimentale italiano, di color bianco e blu. Per gli amanti dei musei, consigliamo una visita al Museo di Evora, ospitato all’interno di un sfarzoso palazzo vescovile. All’interno potrete ammirare una vasta collezione di reperti romani, medievali ed islamici, oltre ad arredi sacri e dipinti fiamminghi. Alla scoperta delle altre bellezze di Evora La Igreja de São João è una piccola chiesa costruita alla fine del Quattrocento in qualità di cappella di famiglia del conte Olivença Rodrigo Afonso de Melo. Tutt’oggi è una proprietà privata aperta al pubblico ed è situata di fronte ai resti del Tempio Romano. A seguire, vogliamo ricordare il meraviglioso Palãcio Cadaval, la cui facciata è seicentesca, seppur la costruzione originale sia precedente. Praça do Giraldo costituisce il cuore nevralgico della città portoghese di Evora, un vero e proprio salotto pubblico: il luogo perfetto dove rilassarsi ed osservare lo scorrere lento della vita cittadina, il via vai di turisti che popolano la città e le poche auto che lasciano spazio ad un’atmosfera unica e rilassante. A pochi passai dalla città di Evora è situato il famoso Lago di Alqueva, un bacino artificiale sul quale si affacciano paesini come Estrela e Monsaraz, comodamente raggiungibili anche grazie ad un interessante percorso in barca o in canoa. Le rilassanti acque culleranno dolcemente il vostro viaggio. Un viaggio in Portogallo, infine, è un profondo tuffo nel passato: farsi cullare dall’atmosfera nostalgica degli anni Cinquanta è sicuramente una delle sensazioni più gradevoli. Un paese purtroppo arretrato dal punto di vista economico, ma che è comunque in grado di mantenere la propria unicità e la cosiddetta saudade che il popolo portoghese ha saputo concentrare nel fado. Molto lunga è la lista di cose da vedere ad Evora, una città favolosa dove storia, cultura, arte ed architettura costituiscono un mix perfetto in grado di emozionare. Parti alla scoperta del Portogallo! Perché visitare Evora Il distretto federale della città ospita diversi siti megalitici, fra i quali Dolmen, Menhir e le pietre d’Os Almendres, luogo davvero unico nel suo genere. Visitare la città in un solo giorno può risultare davvero stancante se consideriamo tutte le attrazioni del posto; se deciderete di soggiornare per più di una sola giornata, avrete la possibilità di visitare Evora propriamente e di godervela a pieno. Il vantaggio di trascorrere più di un giorno in città, è la convenienza del cibo e degli alloggi, i cui prezzi sono decisamente più bassi rispetto a Lisbona. Questa città dista circa 140 km da Lisbona e con l’auto potrà essere raggiunta in qualsiasi momento: vi consigliamo di noleggiare un auto in modo da gestire il vostro tempo al meglio. Un’altra possibilità è quella di raggiungere Evora comodamente in treno, stando sempre ben attenti agli orari ed ai vari cambi. Quando visitare Evora Il periodo migliore per visitare Evora è sicuramente la primavera: la temperatura è gradevole rispetto all’estate in cui il termometro sale estremamente. Tra maggio e giugno potrete all’antica fiera di S. João, un famoso evento caratterizzato da diverse attività culturali. A luglio, invece, l’atmosfera si riempie di vivacità grazie al Festival Classico della città, dedicato interamente alla musica: moltissimi famosi musicisti prendono parte all’evento, condividendo la diversità culturale grazie alla musica. Evora è una città del Portogallo tutta da scoprire con le sue architetture e i suoi monumenti storici, ma anche le sue tradizioni e le sue megaliti.
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Italia & friends Comunica
"Epifania dell'Anima Musicale Napoletana"
San Pietro a Majella, Conservatorio di Musica a Napoli, Regione Campania, Italia.
http://www.sanpietroamajella.it/
By Enzo Longobardi*
Via informazione.campania.it
Roland Barthes diceva che: “Ci sono due tipi di musica: quella che si ascolta, quella che si suona”. La musica a Napoli si ascolta e si suona.
Ma c’è un luogo, all'estremità del decumano maggiore, nell’ex convento dei Celestini annesso alla chiesa omonima, sorta sulle rovine di chiesette duecentesche, che più di tutti è emblematico, San Pietro a Majella.
I conservatori nacquero a Napoli senza che la musica facesse parte dell’iniziale progetto.
Prima di allora, per quasi per un millennio, la musica era insegnata solo nelle Scholæ Cantorum, preposte alla formazione dei cori di giovani destinati ad accompagnare le funzioni religiose nella chiesa cattolica.
I conservatori erano enti formativi che accoglievano tra mura sicure i ragazzi disagiati, drop out come si dice oggi, e davano loro un’istruzione per acquisizione un mestiere.
Solo col tempo, tra i vari mestieri fece capolino anche la musica.
Soprattutto nel seicento. L’attività musicale, che nel corso del XV secolo era limitata al supporto di pratiche devozionali e manifestazioni liturgiche, nel corso del Seicento diviene motore della vita delle istituzioni e cifra d’identificazione.
Perché durante i due secoli spagnoli, la città era un fiorire continuo di cappelle, chiese, basiliche, lautamente finanziate dalle vicereali committenze, non c’era nobile senza una sua residenza storica, adeguata al lignaggio del casato che rappresentava.
Per la buona riuscita di una festa o di una celebrazione liturgica, servivano cantanti e musicisti.
Di qui la necessità di formare sempre nuove generazioni ed un metodo di studio adeguato per il mondo del lavoro.
Nacque allora la Scuola Musicale Napoletana, dal famoso metodo di studio, definito il partimento, dall’elevata composizione tecnica e che attirarono allievi non solo napoletani ma da tutta Europa.
I quattro conservatori (Poveri di Gesù Cristo, Sant'Onofrio a Capuana, Pietà dei Turchini e Santa Maria di Loreto) diventarono un punto di riferimento per gli studi musicali.
Nel 1537 fu fondato, il Santa Maria di Loreto, primo conservatorio italiano; nel 1589 l’istituto Poveri di Gesù Cristo.
Poi, quello di Sant’Onofrio a Capuana, quello della Pietà dei Turchini ed infine il San Pietro a Maiella, che dal 1826 divenne Reale Conservatorio di Musica sotto la direzione di Giovanni Paisiello. Al conservatorio di San Pietro a Majella si diplomarono – o studiarono soltanto – nome prestigiosi quali: Franceso Paolo Tosti e Luigi Denza. Il primo musicò A Marechiaro, forse la più bella canzone di Salvatore Di Giacomo, il secondo Funiculì Funiculà. E poi Rodolfo Falvo che scrisse Dicitancelle vuje, Guapparia e Uocchie c’arragginate, Ernesto De Curtische musicò Tu ca nun chiagne, Voce ‘e notte e Torna a Surriento ed Eduardo di Capua autore di ‘A serenata d’ ‘e rose, I’ te vurria vasà , Torna Maggio, Maria Marì e soprattutto ‘O sole mio! Diplomati illustri più recenti sono stati Renato Carosone, Roberto De Simone ed il maestro Riccardo Muti.
Oggi l’Istituto, riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali, è reso fruibile all’esterno, attraverso visite guidate.
Si parte dal chiostro principale seicentesco, si continua al primo piano con la Biblioteca, poi il museo di strumenti musicali e la quadreria si ritorna al piano terra scendendo le scale di Sala Spontini, con l'elegante ringhiera liberty, nella grande Sala Scarlatti, distrutta dal terribile incendio nel 1973 e ricostruita nel 1996.Una biblioteca unica: circa 300.000 documenti, 28.000 dei quali manoscritti e di questi oltre 12.000 sono autografi delle più grandi personalità dei secoli XVIII e XIX.
E' arricchita da numerosi fondi musicali come: musica strumentale, melodrammi, madrigali, opere teoriche; da una cospicua raccolta di lettere autografe (dal '600 ai giorni nostri) e da due preziosissime collezioni di libretti d'opera contenente pezzi unici stampati a Napoli
Si ammireranno nella quadreria un centinaio di ritratti dipinti di musicisti di varia epoca e nazionalità, nonché firme illustri come Vernet, Palizzi, Altamura, Morelli; busti ritratto di scultori come Tito Angelini, Jerace e altri; cimeli di una rara raccolta di strumenti musicali come le arpe Erard, i violini Gagliano, clavicembali, spinette, salteri o pianini, pianoforti storici, strumenti a fiato e plettri rilucenti di intarsi di madreperla fino all’unicum dell’arpetta costruita da Stradivari, o ancora il pregiato fortepiano, il cembalo di Caterina II di Russia, ed i pianoforti di Mercadante e di Thalberg.
Come disse Riccardo Muti: “un luogo sacro, che non appartiene solo a Napoli ma al mondo intero, all'umanità” che vale la pena conoscere e visitare al più presto.
*docente di marketing territoriale e local development
#comunichiamoalmondolitalia
#italiaefriends
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Hotel Abbazia www.abbaziahotel.com Hotel Abbazia, albergo 3 stelle, Venezia. Negli spazi di un antico convento nel cuore di Venezia, l'Hotel Abbazia ritrova atmosfere liriche autentiche proprie del Monastero dei Frati Carmelitani Scalzi di Venezia, da sempre affascinante luogo di ospitalità e tradizione.
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Aspettarsi una storia divertente, viste le vignette che Daniel Cuello pubblica sui suoi profili è facile, quindi ecco che si guarda a Residenza Arcadia, graphic novel appena uscita per Bao Publishing, come qualcosa di umoristico.
– RESET –
Residenza Arcadia è profondo: scava nel nostro tempo mostrando pregiudizi e luoghi comuni, ironizzando sulle strane abitudini che stanno prendendo piede nella società, ma soprattutto mettendo in scena una storia che si muove grazie alla presenza di spettacolari personaggi e che fa leva su una cosa che prescinde ogni epoca ed ogni spazio: il senso di colpa. In una palazzina a prima vista normale, dove si muovono le vite di donne e uomini che litigano per cose assurde (come in ogni condominio) si nascondono storie pazzesche. La narrazione non è fissata a livello temporale, ci muoviamo probabilmente in un futuro prossimissimo in cui è presente un governo opprimente e (parrebbe) dittatoriale. Non si hanno molte informazioni sulla società, su questo governo, ma dai pochi indizi lasciati nel testo il lettore riesce ad immedesimarsi e ad entrare in un ambiente dove vige la paura.
In questo clima si muovono le vite degli abitanti di Residenza Arcadia. A livello grafico con il suo particolarissimo tratto Cuello crea dei tipi, che il lettore si ricorda. Le espressioni dei protagonisti rimangono come i loro vestiti, i loro modi di fare. Emilio e la sua musica, sua zia che si toglie le scarpe appena torna a casa, Mirta e gli uccellini. Tra i personaggi che più mi hanno colpito c’è sicuramente Dimitri. La sua storia d’amore è splendida e avrebbe dovuto renderlo un personaggio elastico, amorevole, comprensivo, invece niente. Nonostante proprio questo governo abbia distrutto l’amore della sua vita, lui lo serve. Anche le sue ingiustizie private sono subordinate alla grandezza del governo. In un palazzo di anziani fedeli ed obbedienti, l’unico giovane è Emilio ed è anche l’unico che non si conforma, che fa un gesto sconsiderato. Lui se ne frega del governo e dell’obbedienza, vuole essere quello che è. Con coraggio correrà contro il regime e dimostrerà di essere l’unico che seguendo la sua testa, non dovrà fare i conti con i sensi di colpa. Gli altri invece saranno investiti dall’onta. La paura di rapportarsi all’estraneo, allo straniero, il razzismo farà commettere agli abitanti di Residenza Arcadia un delitto tremendo con cui dovranno fare i conti per tutta la vita.
Attraverso una situazione accennata ed una serie di non detti, Cuello riesce a raccontare la paura e la meschinità che coinvolge oggi una grande fetta della popolazione. Attraverso gli anziani di Residenza Arcadia che dovrebbe essere un luogo ameno ed idilliaco, Cuello ci sbatte in faccia la realtà di un mondo senza tolleranze. La Residenza Arcadia, il tranquillo paradiso è solo una facciata, una presa in giro al cui interno si nascondono uomini senza scrupoli che appoggiano un governo di fanatici.
Mettere in scena la dura realtà con una storia complessa, ma non pesante, che attraverso l’ironia riesce a mettere in ridicolo l’uomo di oggi è complicato, ma Cuello lo fa con quest’opera eccezionale che deve necessariamente essere presente in ogni libreria.
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Residenza Arcadia, D. Cuello. Aspettarsi una storia divertente, viste le vignette che Daniel Cuello pubblica sui suoi profili è facile, quindi ecco che si guarda a…
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PESARO – Dai Bronzi dorati di Pergola al Parco Archeologico di Fossombrone, dalla Domus del Mito di Sant’Angelo in Vado alle aree archeologiche di Colombarone e di via dell’Abbondanza a Pesaro. E ancora il Museo archeologico e della via Flaminia a Cagli, la Grotta Ipogeo a Piagge, i rinvenimenti archeologici a Tavernelle di Colli al Metauro: la provincia di Pesaro e Urbino è ricchissima dal punto di vista archeologico e conserva rilevanti testimonianze della storia e della cultura materiale dell’uomo dal Paleolitico al Rinascimento passando per l’epoca romana.
Per valorizzare questi tesori come meritano, Confcommercio Marche Nord-Pesaro Urbino ha deciso, insieme alle Amministrazioni comunali interessate, di metterli in rete realizzando l’Itinerario Archeologico nella Provincia di Pesaro Urbino. Un percorso di promozione turistica nell’ambito del progetto Itinerario della Bellezza, che sta riscuotendo tanto successo in tutto il mondo, creato dalla stessa associazione di categoria con il proprio tour operator Riviera Incoming.
Il nuovo itinerario è stato illustrato in anteprima a Pesaro nella sede di Confcommercio e il 14 novembre sarà presentato a Paestum in occasione della prestigiosa Borsa del Turismo Archeologico, alla presenza di ben 75 operatori internazionali.
Con il direttore Amerigo Varotti, sono intervenuti il vice Barbara Marcolini, il vicepresidente della Camera di Commercio delle Marche Salvatore Giordano e gli amministratori del Comuni coinvolti: il presidente del consiglio comunale di Pesaro Marco Perugini, il sindaco di Sant’Angelo in Vado Giannalberto Luzi, il collega di Terre Roveresce Antonio Sebastianelli, il vicesindaco di Cagli Benilide Marini, l’assessore di Pergola Sabrina Santelli, quello di Fossombrone Gloria Mei e il collega di Colli al Metauro Andrea Giuliani.
«E’ al momento – ha esordito Varotti – l’ultimo itinerario di Confcommercio che va a completare l’Itinerario della Bellezza, il progetto complessivo di promozione e valorizzazione che mette in rete ben otto Comuni della nostra provincia. Una promozione a 360 gradi, nelle più importanti fiere turistiche del mondo, ma anche sul web, che sta dando ottimi risultati. Solo negli ultimi mesi siamo stati protagonisti di ben 18 eventi internazionali e in calendario ce ne sono tanti altri, da Paestum a Desenzano, da Berlino a Utrecht. Un lavoro straordinario per un progetto che si sta ampliando costantemente, tanto che entrerà nell’Itinerario della Bellezza anche Fano. E per il prossimo anno stiamo lavorando all’Itinerario dei luoghi della fede».
Varotti è poi entrato nel dettaglio del nuovo itinerario: «Dopo l’Itinerario Romantico, abbiamo pensato a un nuovo cluster perché la nostra provincia è ricchissima dal punto di vista archeologico. Questo itinerario non ha la presunzione di rappresentare l’intero ed immenso patrimonio del territorio. Si muove all’interno di un percorso, di una “rete” che alcuni Comuni, con Confcommercio, hanno deciso di percorrere per valorizzare e promuovere il territorio, le proprie risorse ambientali, culturali, enogastronomiche e turistiche. Lo presenteremo a Paestum, dove gestiremo anche lo stand promozionale della Regione Marche, per poi farlo conoscere in tante altre fiere in tutto il mondo».
Gli amministratori presenti hanno evidenziato il valore dei progetti di Confcommercio e l’importanza di fare rete per promuovere e valorizzare con incisività il territorio.
Pesaro
PISAURUM, antico insediamento piceno e colonia romana dal 184 a.C., nasce sulla costa del Mare Adriatico, in una piana alluvionale, fra la foce del fiume Pisaurus (attuale Foglia) e il torrente Genica. Di grande rilievo la documentazione rappresentata dai mosaici pavimentali rimessi in luce all’interno del Duomo. Si tratta di due estese pavimentazioni a mosaico policromo, tra di loro sovrapposte. Quella superiore appartiene alla basilica di età bizantina (VI secolo d.C.) ed è costituita da uno straordinario tappeto musivo con ricche decorazioni geometriche e figurative cariche di simbologie cristiane e riempitivi figurativi riconducibili a rifacimenti di epoca medievale.
Il mosaico sottostante (IV – V secolo d.C.), ricco di motivi geometrici e floreali, appartiene ad una prima fase paleocristiana, della Cattedrale. Non lontano dal Duomo recenti scoperte archeologiche rinvenute in via dell’Abbondanza hanno attestato la presenza di una domus signorile che era riccamente decorata da affreschi colorati, stucchi e mosaici in tessere bianche e nere. L’area archeologica è fornita di alcune vetrine in cui sono esposti i materiali provenienti dalle varie fasi di vita del sito.
Il percorso di visita è arricchito da nuovi strumenti multimediali che permettono la ricostruzione 3D degli antichi ambienti della domus, garantendo al visitatore una esperienza di grande impatto emotivo. Di grande interesse è il Museo Archeologico Oliveriano dove sono conservati i materiali raccolti dal nobile pesarese Annibale Olivieri, provenienti soprattutto dalla Città e dal territorio che nel 1756 furono donati al Comune. Il Museo, nelle sue varie sale, conserva statue, sarcofagi, stele, cippi, materiali ed utensili, vasi etc. A Colombarone, nel cuore del Parco regionale naturale del San Bartolo, nei pressi della località balneare di Gabicce Mare, è stato portato alla luce un sito archeologico di grande interesse.
Qui, tra la fine del III secolo d.C. e la metà del IV d.C., venne edificata una lussuosa villa, residenza rurale di un ricco possidente terriero. Nel VI secolo d.C. la villa mutò la sua funzione ed in parte diventò luogo di culto con ampio abside, affiancato da una torre campanaria. Fu così che la lussuosa villa divenne una chiesa cristiana identificabile con la Basilica di San Cristoforo ad Aquilam, citata dal Liber Pontificalis come sede dello storico incontro nel 743 tra Papa Zaccaria e l’Esarca Eutiche (info e video su: www.parcosanbartolo.it e www.marcheology.it ).
Colli al Metauro
Il Comune – che si trova nella vallata del fiume Metauro – è stato istituito il 1° gennaio 2017 dalla fusione dei Comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara e Serrungarina. Siamo lungo l’antica via Flaminia, principale arteria stradale di età romana che, attraversando l’intera Provincia di Pesaro e Urbino, collegava Roma a Rimini (Ariminum). Lungo la Flaminia nel tratto interessante l’odierno Comune di Colli al Metauro, troviamo la località di Tavernelle.
Fin dall’antichità il piccolo centro ricoprì il ruolo di stazione di sosta; un posto di ristoro per uomini e cavalli in transito sul tratto della strada consolare Flaminia compreso tra Fossombrone e Fano. Tutto ciò è stato confermato da rinvenimenti archeologici nell’area dell’attuale chiesa parrocchiale dove è stato creato anche un piccolo antiquarium (alcuni ritrovamenti, tra cui una testa marmorea, sono custoditi nel Museo di Forum Sempronii – Fossombrone).
Le strutture archeologiche riportate alla luce dimostrano chiaramente la presenza di una sorta di fattoria-albergo, cioè di un luogo di produzione e lavorazione di prodotti agricoli che offriva allo stesso tempo possibilità di alloggio e ristoro ai viaggiatori. Di notevole interesse è la presenza di un piccolo tempio (Sacello) dedicato ad Attis, pastore frigio amato dalla dea Cibele e divenuto suo sacerdote. A pochi chilometri da Tavernelle troviamo la località di Saltara che deve probabilmente il proprio nome dalla tradizione romana, cioè da SALTUS AERIS (“bosco del bronzo”).
A Saltara, nell’ex chiesa del Gonfalone, sono conservati dei bellissimi mosaici appartenenti ad una antica domus romana. Si tratta di tre frammenti musivi( II-III sec. d. C.) di 3mx1m ognuno rinvenuti nel 1928 in via Gambarelli, non molto lontano dalla “mutatio ad Octavo”, nei pressi di Calcinelli. I tre frammenti costituivano il pavimento di una domus e raffigurano scene di caccia. Il primo mosaico circoscritto in tutti e quattro i lati da fasce di inquadramento monocrome, poteva essere collocato nella soglia della domus.
Rappresentano questi mosaici un esempio di arte musiva del periodo imperiale di “buona qualità” scrive il prof. Filippo Venturini nel saggio “Il mosaico di Saltara e la produzione musiva locale”.
Terre Roveresche
E’ un Comune “sparso” istituito il 1° gennaio 2017 e nato dalla fusione dei Comuni di Barchi, Piagge, San Giorgio di Pesaro e Orciano. Nella vallata del Metauro, Terre Roveresche rappresenta al meglio il sistema dei borghi collinari che caratterizza la provincia di Pesaro e Urbino.
Il municipio di Piagge è il più vicino al mare e alla città di Fano. Storicamente sembra essere il più antico poiché la sua fondazione risale all’età romana quando era denominato “Lubacaria”. A seguito di una ricerca storica su Piagge iniziata dal 1996 dall’Architetto Gabriele Polverari, è venuta alla luce la Grotta Ipogeo, una antica basilica paleocristiana scavata a 7 metri di profondità sotto le mura. Si entra nel sotterraneo attraverso una rampa di scalini in tufo.
L’ipogeo si presenta a pianta cruciforme. Sono presenti nicchie e decorazioni geometrico-simboliche in rilievo sulle pareti e nella volta. Il tutto perfettamente simmetrico, quindi una disposizione non casuale ma studiata. Si tratta sicuramente di un luogo di culto paleocristiano, ed è giunto così intergo da diventare un esempio unico. Le forme utilizzate per le decorazioni sono simboli cristiani antichissimi, tant’è che l’ipogeo presenta un impianto tipicamente basilicale.
Attualmente la Grotta Ipogeo è visitabile tutti i sabato sera dalle 17.00 alle 20.00. Per gli altri giorni su prenotazione chiamando i seguenti numeri: 338/1883227 – 329/0838037 – 328/0290650 – infopiaggeproart@ gmail.com
Fossombrone
La città di Fossombrone è il maggior centro della media Val Metauro. Caratterizzata da un centro di impronta medievale con numerosi edifici nobiliari, deriva il proprio nome da FORUM SEMPRONII, l’antica città romana che si trova a circa 2 km dall’attuale centro cittadino, in località San Martino del Piano. I continui scavi archeologici hanno consentito di riportare alla luce numerose strutture in grado di rivelarci la grandezza e l’importanza di Forum Fossombrone Sempronii.
Il Parco Archeologico di Forum Sempronii, l’unico della Provincia di Pesaro e Urbino, è visitabile rivolgendosi all’Ufficio Turistico di Fossombrone (tel. 0721/723263 – 340/8245162). In un’ala del palazzo Ducale di Fossombrone, nella Corte Alta, posta a metà del Colle di Sant’Aldebrando, appena sotto la fortezza malatestiana, edificato da Federico da Montefeltro, è stato allestito il Museo Archeologico Vernarecci. Istituito nel 1901 da Monsignor Augusto Vernarecci, è caratterizzato da un’ampia collezione archeologica che testimonia il succedersi delle culture umane nella media Valle del Metauro dalla preistoria all’età romana.
Di grande rilevanza è la collezione di età romana articolata in tre sezioni: la prima relativa alla città di Forum Sempronii e al suo territorio in cui sono esposti importanti resti scultorei databili dal I secolo d.C. al IV secolo d.C. La seconda dedicata agli aspetti e alle testimonianze della vita quotidiana. La terza destinata alle tombe e ai rituali funerari. Qui sono esposti i corredi funerari rinvenuti nelle sepolture del Recinto funerario a Calmazzo risalente al II secolo d.C..
Sant’Angelo in Vado
Cittadina dell’Alta Valle del Metauro al limitare dell’Appennino umbro-marchigiano nei pressi del valico di Bocca Trabaria è di origini medievali e sorge sulle rovine della città romana Tifernum Mataurense. Il centro storico è ricco di monumenti, palazzi e chiese di varie epoche: dal trecentesco Palazzo della Regione al secentesco Palazzo Fagnani; dall’antico Palazzo Mercuri alla Chiesa di Santa Caterina delle bastarde; dalla secentesca Chiesa ottagonale di San Filippo a Santa Maria extra muros con l’adiacente ex monastero dei servi di Maria – solo per citarne alcuni -. Ma la Città affonda le sue radici nella cultura preistorica e protostorica e diventa municipio romano tra il 90 – 88 a.C. ed è menzionata per la prima volta nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio.
A testimonianza dell’importanza di Tifernum Mataurense nell’epoca romana, recentissimi scavi hanno conseguito il più importante ritrovamento archeologico venuto alla luce negli ultimi 50 anni. Nell’area è emersa l’intera articolazione di una domus gentilizia – di circa 1.000 mq – eretta verso la fine del I secolo d.C., impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati, sicuramente il più importante venuto in luce nelle Marche da diversi decenni. La pavimentazione affiorata è quella originale del I secolo d.C. e rappresenta scene legate alla mitologia classica. Ecco perché è stata battezzata “Domus del Mito”.
Museo Archeologico “Tifernum Mataurense”: Allestito al secondo piano di palazzo Mercuri, splendido edificio del XIX secolo, ubicato nella centralissima Piazza Umberto I, il Museo Archeologico Tifernum Mataurense racconta la storia del territorio di Sant’Angelo in Vado a partire dal Neolitico, attraverso l’esposizione di oggetti in selce, ceramica d’impasto e bronzi che attestano l’esistenza di insediamenti nei terrazzi fluviali della città e dell’alta valle del Metauro, fino a giungere alla fase tardoantica e alto medievale. Cospicua è la collezione di età romana, rappresentata da numerose iscrizioni, riproposte su lapidi, cippi e are, e materiali di uso comune.
Cagli
L’antica CALE, posta sulla via consolare Flaminia alla confluenza dei due fiumi che la circondano,Bosso e Burano, entrò a far parte assieme alle città vescovili di Gubbio, Urbino, Fossombrone e Jesi, del territorio della Pentapoli Montana. Il Museo Archeologico e della Via Flaminia di Cagli è situato nei locali del Palazzo Pubblico, ospita numerosi reperti archeologici riferibili alla città e al territorio, che coprono un arco cronologico molto ampio, dalla preistoria-protostoria al medioevo.
Il piano terra contiene gli oggetti provenienti da raccolte o da collezionismo. Nel piano primo invece sono esposti i reperti del territorio provenienti da scavi archeologici, la prima stanza è interamente dedicata allo scavo della grotta di Fondarca,mentre nella stanza più grande sono esposti i reperti del territorio cagliese a partire dall’epoca protostorica fino all’alto medioevo. Cagli da libero comune passò al Ducato di Urbino, mantenendo sempre un ruolo di spicco nel ducato. Il Duca Federico da Montefeltro fece costruire nel 1481 da Francesco di Giorgio Martini un imponente complesso fortificato composto dal Torrione posto a cavallo delle mura cittadine e dalla Rocca situata sul Colle dei Cappuccini.
La Rocca, in origine a forma romboidale, fu parzialmente demolita dai Cagliesi per evitare che cadesse nelle mani delle milizie spagnole, della struttura romboidale si conservano il puntone principale e i due torrioni laterali. La Rocca e il Torrione sono in collegamento tra loro attraverso un suggestivo camminamento segreto detto «Soccorso Coverto» composto da 365 gradini ed è interamente percorribile.
Pergola
La città di Pergola, nata come libero Comune nel 1234, è situata lungo la Valle del Cesano. Recentemente è stata inserita tra i BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA. La romanizzazione del territorio è ben documentata dal ritrovamento di tombe, vasi e suppellettili varie sia in città che nelle località di Grifoleto, Ferbole, Valrea, Monterolo e Montesecco. Tra questi un bellissimo mosaico policromo rettangolare del IV – V secolo d.C. appartenuto ad una domus in località Montesecco, custodito nel Museo della Città.
Ma la notorietà di Pergola è dovuta al ritrovamento – nel luglio 1946 – in località Santa Lucia di Calamello presso Cartoceto di Pergola – di un Gruppo equestre in bronzo dorato. I Bronzi Dorati da Cartoceto di Pergola hanno una grande importanza ed inestimabile valore essendo l’unico gruppo dorato al mondo di età romana, giunto sino a noi. Casualmente, il 26 giugno 1946, due contadini, per creare un canale per le abbondanti piogge cadute, scoprirono diverse centinaia di frammenti di bronzo dorati di vari quintali di peso, che dopo un lungo, tormentato ed impegnativo restauro condotto dal 1949 al 1959 e poi dal 1972 al 1988, consentì la ricostruzione di un Gruppo equestre composto da quattro statue, due donne velate stanti e due personaggi maschili, vestiti con corazza, a cavallo.
Numerose sono le teorie per una corretta identificazione delle personalità raffigurate e della datazione dei Bronzi dorati. C’è chi vi ha riconosciuto Neore Cesare e Livia, l’imperatore Tiberio e Giulia di Druso Minore. Altri, ancora, Cicerone. Anche questa inevitabile incertezza, insieme alle cause della frammentazione delle statue e del luogo del ritrovamento, costituiscono il fascino ed il mistero dei bellissimi e unici Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola, custoditi nel Museo dei Bronzi dorati e della Città di Pergola in cui è presente anche una ricca pinacoteca ed una sezione numismatica imperniata sulle monete coniate dalla zecca di Pergola attiva alla fine del XVIII secolo.
Nella primavera del 2019 la Sala che ospita i Bronzi dorati è stata oggetto di un consistente ammodernamento con la creazione di una sala immersiva – realizzata dal fisico Paco Lanciano – che grazie all’utilizzo di moderne tecnologie e applicazioni consente una piena immersione nel periodo romano ed una piena valorizzazione del gruppo equestre.
Info: ascompesaro.it – lemarchediurbino.it
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Cittadini italiani, ma senza averne i requisiti di legge. Circa trecento brasiliani risultavano abitanti a Brusciano, ma nel Comune situato in provincia di Napoli non ci erano mai stati, se non per un paio di giorni. I proprietari degli immobili in cui avevano la residenza non li conoscevano e non li avevano mai ospitati.L’inserimento nei registri anagrafici della popolazione residente aveva consentito a quegli stranieri di ottenere, dietro compenso in denaro, l’iscrizione nel registro informatico di cittadinanza italiana sulla base di pratiche irregolari. Tra i soggetti extracomunitari che, in questo modo, tra il 2014 e il 2016 hanno ottenuto la cittadinanza italiana, anche diversi giocatori di calcio, alcuni dei quali militanti nelle massime divisioni professionistiche dei campionati francese e brasiliano, nonché altri atleti di calcio a 5. “Tale procedura ha consentito di aggirare i vincoli relativi al numero massimo di giocatori non comunitari (cd. “tetto extracomunitari”) previsti le singole società sportive dalla vigente normativa”, ha sottolineato il procuratore della Repubblica facente funzione presso il tribunale di Nola, Stefania Castaldi. Sull’illecito sistema hanno indagato per almeno un anno i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna che, coordinati dalla procura nolana, hanno lavorato per mettere a nudo il giro di pratiche false e i soggetti coinvolti.L’attività investigativa ha permesso di accertare che i brasiliani richiedenti la cittadinanza si rivolgevano a un’agenzia di disbrigo pratiche amministrative con sede a Terni. Il titolare, Luis Sonda Vanderlei, di origini brasiliane, in passatore giocatore di calcio a 5, risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta “Carioca” che ha scoperchiato la macchina illegale ben organizzata che, attribuendo agli stranieri una residenza fittizia, certificava la cittadinanza italiana iure sanguinis (foto).[gallery 1462345]Un prima ordinanza di custodia cautelare era stata emessa il 3 aprile scorso, nei confronti dell’ufficiale di stato civile del Comune di Brusciano, il 58enne Michele Di Maio, e del 44enne Sonda Vanderlei, ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione, falsità ideologica e materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Finirono agli arresti domiciliari. La misura è stata poi attenuata dal Riesame con quella dell’obbligo di dimora.Giovedì scorso i carabinieri hanno dato esecuzione a una seconda ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Daniela Critelli nei confronti di quattro dei cinque indagati. Accusati di associazione a delinquere finalizzata alla falsità ideologica e materiale commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici, sono stati colpiti da divieto di dimora negli uffici dell’amministrazione comunale di Brusciano: Michele Di Maio; Luigi Belfiore, 61 anni, impiegato all’ufficio Anagrafe e l’ex assessore, già vicesindaco nello stesso comune, Nicola Marotta, 57 anni. È stato invece applicato il divieto di dimora nel territorio di Brusciano al dirigente di una squadra di calcio a 5, il commercialista Nicola Cuccaro, 39enne di Marcianise (Caserta)I clienti dell’agenzia di Sonda, secondo quanto accertato dagli inquirenti, giungevano in Italia per il tempo strettamente necessario al disbrigo di formalità burocratiche che richiedevano la loro personale presenza presso gli uffici pubblici (del Comune e dell’Agenzia delle entrate) – generalmente un paio di giorni – per poi tornare nel Paese di provenienza in attesa di ottenere il certificato di cittadinanza rilasciato dal Comune. In seguito ritiravano il passaporto o delegando Sonda presso la Questura interessata, o personalmente presso il consolato italiano nella cui circoscrizione provvedevano a trasferire la residenza.L’indagine è partita a luglio del 2016, proprio da una segnalazione di una Questura, quella di Terni, che analizzando le richieste di rilascio di passaporti presentate da presunti cittadini italiani di origine brasiliana, aveva notato evidenti irregolarità nelle pratiche di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis perfezionata presso l’ufficio Anagrafe e dello Stato Civile del Comune di Brusciano. Incrociando i dati derivanti dai tabulati telefonici, quelli rinvenuti nel corso delle perquisizioni, le intercettazioni telefoniche e ambientali, e grazie a diverse testimonianze, la procura e i carabinieri hanno dimostrato l’esistenza di “un’associazione stabile, finalizzata a far ottenere a cittadini brasiliani la cittadinanza italiana iure sanguinis, in difetto dei presupposti di legge e quindi volta alla commissione di un numero indeterminato di delitti di falso in atto pubblico”.Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Sonda riceveva dai brasiliani la documentazione anagrafica, ricostruiva le ascendenze italiane, acquisiva i passaporti, e fino a una certa data accompagnava gli stranieri al Comune di Brusciano, dove si rivolgeva a colui che allora era il responsabile dell’Anagrafe, Di Maio, che dopo il sequestro delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza eseguito 4 luglio dell’anno scorso dalla Digos, prima è stato sospeso dal lavoro, poi trasferito in altro ufficio. Stando a quanto è emerso dall’attività investigativa dei militari dell’Arma, i brasiliani arrivavano al Comune molto spesso accompagnati da Cuccaro che, secondo l’accusa, faceva da intermediario tra Sonda e i suoi contatti interni al Comune di Brusciano: Marotta, che per inquirenti garantiva il buon esito delle operazioni, il responsabile dell’ufficio Anagrafe, Di Maio, che certificava la cittadinanza sulla base di pratiche irregolari, e Belfiore, che istruiva i procedimenti volti al riconoscimento della cittadinanza italiana. Nei faldoni analizzati dai carabinieri sono state trovate cartelle in cui i moduli per l’accertamento anagrafico di residenza erano in bianco, in alcune mancavano le marche da bollo, o erano contraffatte come quelle rinvenute nella disponibilità di Di Maio nel corso di una perquisizione personale.Gli investigatori hanno accertato che, una volta che erano pronti i documenti, i cittadini brasiliani arrivavano al municipio di Brusciano per ottenere la carta d’identità e il riconoscimento della cittadinanza italiana. Entravano di frequente dall’ingresso secondario (quello sul retro), e quando il Comune risultava chiuso al pubblico. Dalle verifiche effettuate si è scoperto poi che i due dipendenti pubblici, Di Maio e Belfiore, in quelle occasioni si trovavano sul luogo di lavoro spesso senza esserne autorizzati, quindi vi accedevano abusivamente, con le chiavi che il responsabile dell’ufficio aveva a disposizione, inoltre per svolgere attività per cui non hanno ottenuto alcun compenso dallo Stato. In stanza con loro c’era anche Marotta, all’epoca assessore comunale, carica da cui si è dimesso ad aprile scorso quando ha appreso di un suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta. Gli inquirenti si sono interrogati anche su un’altra questione, quella elettorale: 300 residenti in più significa 300 elettori in più. E l’obiettivo “camera” emerso da alcuni messaggi captati tra Marotta e il sindaco di Brusciano, Giuseppe Romano (estraneo ai fatti giudiziari di cui stiamo parlando), ha spinto gli inquirenti a condurre accertamenti anche in tal senso: la certezza è che tutte le schede elettorali dei brasiliani naturalizzati italiani non sono mai state ritirate dall’ufficio elettorale. I cinque indagati dovranno ora difendersi da queste pesanti accuse, e la loro eventuale colpevolezza potrà essere dimostrata solo in un processo e definita con una sentenza definitiva passata in giudicato.
Così funzionava la fabbrica (illegale) della cittadinanza italiana Cittadini italiani, ma senza averne i requisiti di legge. Circa trecento brasiliani risultavano abitanti a Brusciano, ma nel Comune situato in provincia di Napoli non ci erano mai stati, se non per un paio di giorni.
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Nel cuore verde d’Italia, Spoleto rappresenta un vero e proprio tesoro nascosto ed ottimo punto di partenza per esplorare altre città meraviglie dell’ Umbria, come Todi, Assisi, Perugia, Spello, Montefalco e Orvieto; città affascinante, con un patrimonio storico-artistico ricchissimo, a testimonianza delle varie epoche storiche che la videro protagonista; Spoleto fu un centro abitato fin dalla preistoria. Le prime testimonianze di insediamenti risalgono almeno all’età del bronzo finale (XII-XI secolo a.C.): i reperti di maggiore interesse sono venuti alla luce alla sommità e sui pendii del colle Sant’Elia, dove molti secoli più tardi sorgerà la Rocca Albornoziana. Spoleto divenne colonia romana nel 241 a.C. con il nome di Spoletium e si mantenne sempre fedele a Roma, in special modo durante le guerre puniche, respingendo, tra l’ altro, Annibale dopo la sua vittoria al Trasimeno (217 a.C.). Tuttavia Spoleto, pur mostrando anche nel tessuto urbanistico le forti influenze dell’ epoca romana ( tanto che, l tempo degli antichi Romani, la città assunse le vesti di centro “turistico” dove i nobili avevano la casa per le vacanze estive, proprio grazie alla salubrità dell’aria e al clima reso fresco dai boschi), mantiene sostanzialmente intonso un aspetto medioevale, dovuto al periodo in cui fu prima fiorente Ducato longobardo, e poi importante centro dello Stato pontificio.
La città dell’ Umbria è dominata dalla maestosa Rocca Albornoziana, fortezza difensiva del 15 ° secolo, e testimonianza della presenza dei papi e dei governatori a Spoleto;
Ponte delle Torri
Ricordiamo inoltre il Ponte delle Torri, lungo 230 metri e alto 82, struttura unica nel suo genere, che unisce la Rocca e il Monteluco ( si dice che sia stato eretto tra il Duecento e il secolo successivo, dopo il saccheggio di Spoleto da parte del Barbarossa ). La sua immagine è quella di un ponte sospeso nel vuoto, e proprio questa sua caratteristica fece “ innamorare “ molti importanti turisti che visitarono la città, come Goethe, il pittore inglese Turner, che lo ritrasse in uno dei suoi capolavori, nonché il premio nobel Giosuè Carducci.
Storico e famoso nel mondo il Festival dei Due Mondi che si tiene ogni anno a Spoleto, l’ultima settimana di giugno e le prime due settimane di luglio; manifestazione dove artisti di tutto il mondo si esibiscono in concerti, danze e spettacoli , omaggiando le varie forme di arte; evento “creato”, sin dal 1958, dal Maestro Giancarlo Menotti. A tutt’ oggi questo festival rappresenta un evento artistico di fama internazionale , che ha visto la partecipazione di artisti provenienti da tutto il mondo, ( come lo sono stati Pavarotti e Andy Warhol ).
Di recente inserita dall’ Unesco nel patrimonio mondiale dell’umanità, oltre alla sua ricchezza storico e culturale, Spoleto si contraddistingue sicuramente anche per il territorio incontaminato che la circonda, nel cuore delle verdi campagne dell’ Umbria.
Ed è proprio in questi splendidi luoghi che si trovano alcune interessanti e prestigiose proprietà che Great Estate propone alla sua clientela, sia nazionale che internazionale!
Vediamone alcune:
Prestigiosa residenza d’epoca: ” Villa Orione “:
” Villa Orione ” è una ottocentesca residenza d’epoca che, essendo situata su di una collina fronteggiante la cittadina di Spoleto, gode di una meravigliosa vista panoramica! La splendida villa misura circa 1000 mq, si sviluppa su tre piani, oltre a una caratteristica torretta.” Villa Orione ” gode di ottime condizioni strutturali, in quanto nel corso dei vari anni sono state apportate periodicamente le necessarie migliorie. Gli ambienti sono ampi, luminosi ed eleganti, con finiture di pregio, come i pavimenti in marmo, cotto, o mattonelle decorate; si trovano persino alcuni soffitti affrescati. Esternamente la villa è circondata da un terreno di circa 9 ettari, con magnifico giardino all’ italiana, ed una piscina panoramica a sfioro. Una proprietà unica nel suo genere, considerati l’indubbio fascino strutturale della stessa, la splendida vista panoramica di cui gode, nonchè la vicinanza alla città di Spoleto ( 1,5 km, percorribili anche con una passeggiata a piedi ).
Villa Orione – Codice: vpge3447 – Prezzo: € 4.400.000
Casale di prestigio: “L’Antica Torre”
“L’Antica Torre” è un tipico casale umbro con una caratteristica torre colombaia risalente ai secoli XVII – XVIII; si trova in posizione strategica nel comune di Spoleto, nei pressi di Campello e delle fonti del Clitunno. Il casale misura circa 550 mq, ed attualmente è formato da due appartamenti comunicanti tra loro ma che, all’occorrenza, potranno anche essere separati. Casale “L’Antica Torre” è stato ristrutturato tra il 1995 e il 2000 e dunque in ottimp stato manutentivo e conservativo. I pavimenti interni sono in legno ( come anche gli infissi sia interni che esterni ) ed in cotto, i solai in travi di castagno e pianelle in laterizio. A completamento della prestigiosa proprietà troviamo un parco con grandi alberi e prato all’ inglese ( con impianto di irrigazione automatico alimentato da un antico pozzo ) . Infine è presente un’autorizzazione per la costruzione di una piscina all’interno del parco stesso.
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L’Antica Torre – Cpge 3167 – Prezzo: € 740.000
Spoleto: il suo patrimonio artistico, culturale e territoriale Nel cuore verde d'Italia, Spoleto rappresenta un vero e proprio tesoro nascosto ed ottimo punto di partenza per esplorare altre città meraviglie dell’ Umbria, come…
#casale di prestigio#clientela nazionale ed internazionale#colonia romana#cpge3167#ducato longobardo#festival dei due mondi#giosuè carducci#goethe#great estate#l’ antica torre#menotti#patrimonio storico-artistico#ponte delle torri#preistoria#prestigiose proprietà#residenza d’ epoca#rocca albornoziana#spoleto#stato pontificio#turner#umbria#villa orione#vpge3447
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1 set 2018 18:26
IL NOSTRO CANTO LIBERO – FEGIZ: 20 ANNI FA SE NE ANDO’ LUCIO BATTISTI, IL PIU’ GRANDE RINNOVATORE NELLA STORIA DELLA CANZONE ITALIANA – COME NACQUE IL SODALIZIO CON MOGOL: IL CANTANTE GLI PORTO’ 3 CANZONI, IL POETA DISSE: “BRUTTINE. C'È MOLTO DA FARE”. E BATTISTI, INASPETTATAMENTE RISPOSE: "HAI RAGIONE” – IL LORO RAPPORTO FINITO TRA LE INCOMPRENSIONI E LE DISPUTE PER UN TOMBINO… - VIDEO
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Mario Luzzatto Fegiz per Liberi Tutti – Corriere della Sera
Lucio Battisti fu capace di rinnovare la canzone italiana come nessuno seppe fare prima e dopo. Era il 1998 quando morì il 9 settembre all' ospedale San Paolo di Milano. I medici, probabilmente bravissimi, non riuscirono a salvarlo. Ma diciamo la verità: uno si aspetta che un artista ricco e famoso si curi in un centro d' eccellenza come il Gustave Roussy di Parigi, o l' Md Anderson di Houston. Invece no.
Lui voleva sempre mantenere un basso profilo, maniacalmente geloso della sua privacy. Non sapremo mai se la scelta di curarsi come un qualunque mutuato fu sua o della moglie Grazia Letizia Veronesi. Il personaggio faceva spesso scelte imprevedibili e minimaliste: imparò la vela senza mai ricorrere a un istruttore, ma solo da autodidatta con l' aiuto dei manuali.
I percorsi musicali di Battisti erano in molti casi arzigogolati e complessi e rompevano molti degli schemi compositivi dell' epoca. Spesso creava melodie che erano al limite delle sue capacità vocali. Le proposte musicali di Lucio avrebbero scoraggiato qualsiasi paroliere. Ma non Mogol,che, non a torto, si considera un poeta per canzone: per lui fu una sfida, un invito a nozze. Su quei labirinti musicali si inventava situazioni, storie, immagini in cui gli occhi innocenti di lei sono come una cascata di «Acqua azzurra,acqua chiara». In tutte le canzoni si capisce che Battisti era un animale da studio di registrazione, concentrato sulla creazione soprattutto discografica con soluzioni tecniche allora non replicabili dal vivo.
«Ogni notte ritornar, per cercarla in qualche bar, domandare ciao che fai, e poi uscire insieme a lei. Ma da quando ci sei tu, tutto questo non c' è più». Questo e altri testi sono nelle antologie. Le canzoni di Mogol e Battisti hanno insegnato l' italiano a mezzo mondo... L' incontro determinante con Mogol avvenne nel 1967 alla Ricordi di Milano. Battisti aveva una voce incompleta. Eppure, di provino in provino, Battisti si accorse che questa «non voce», rivestita di acconce strumentazioni, poteva fare miracoli.
Lucio Battisti era nato a Poggio Bustone (Rieti) il 5 marzo 1943. Infanzia normale, diploma di perito industriale, passione per la musica. Fu grazie al gruppo dei «Campioni», la band che accompagnava Tony Dallara, che riuscì a lasciare Poggio Bustone. Nell' ambiente si fece notare quando nel 1966 i Ribelli incisero la sua Per una lira, Ricky Majocchi Uno in più e i Dik Dik Dolce di giorno. A Sanremo in un locale lo nota Maurizio Vandelli dell' Equipe 84. Una discografica, Christine Leroix, lo presenta a Mogol. Il ragazzo di Poggio Bustone fece sentire tre canzoni a Giulio Rapetti. Che disse: «Bruttine. C' è molto da fare».
E Battisti, inaspettatamente rispose: «Hai ragione». Il maestro rimase folgorato da tanta umiltà e modestia. Cominciò un lungo lavoro in cui Battisti proponeva musiche accompagnandosi con la chitarra, e Mogol, talvolta in pochi minuti, partoriva un testo. Battisti, pur rispettoso della creatività testuale di Mogol, fin dall' inizio riserva a sé la tecnica di canto e di assemblaggio dei suoni.
Negli anni la collaborazione si fa più stretta e i due diventano simbiotici a vari livelli. Costruiscono residenze confinanti al Dosso di Caroldo a tre chilometri da Molteno, al centro di un immenso bosco di 250 faggi. Uno dei villini, con vetrata sul prato stile residenza inglese, è il luogo dove nascono i capolavori.
Alcuni dei quali appaiono davvero contaminati dal territorio circostante: in versi come «uscir nella brughiera di mattina» e «guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se è poi tanto difficile morire» è agevole riconoscere le albe delle colline brianzole o le sporche nebbie e i sinistri bagliori della Statale 36 Valassina. Ma il ragazzo che trionfa in tv, che incassa miliardi, che è in testa alle classifiche e che è arrivato al cuore degli italiani, è un istrice, timido e diffidente.
Avere rapporti con lui significava evitare qualsiasi approccio chiassoso, ma anche le lodi sperticate lo infastidivano. Quando vide che viaggiavo su una Fiat 1100 R color carta di zucchero mi disse: «Nun me pare una macchina da giornalista del Corriere». Non tollera la folla, l' assedio dei fan, le richieste di autografi, l' invadenza di giornalisti e fotografi. Secondo alcuni la causa scatenante della sua fuga dall' Italia fu il misterioso tentativo di rapimento del figlio Luca di 2 anni e mezzo, nel 1975, sul quale però mancano conferme o particolari. E sul finire dei Settanta si fa strada il Battisti inquieto, il Battisti che vuol cambiare, battere nuove strade.
Nella realizzazione dei dischi, tende a nascondere le parole di Mogol (da Anima Latina in poi) affogate da una invadente strumentazione. Il tarlo dell' incomprensione fra Mogol e Barristi si insinua e avanza. Così nel 1979, scrivono l' ultima canzone insieme, Una giornata uggiosa. Il ritiro dalle scene di Battisti era già avvenuto. Nel '73 aveva conosciuto Grazia Letizia Veronese che aveva sposato il 26 settembre 1976, quando il loro figlio Luca aveva poco più di due anni. La mania di riservatezza della coppia divenne maniacale e tale restò fino alla fine.
Ma la rottura con Mogol fu qualcosa di più di una scaramuccia. Fu il rinnegare uno stile, ridimensionare l' importanza della parola ovvero rinnegare il maestro. La nuova era inizia nel 1982 con E già con testi firmati dalla moglie. Dopo questa fase di assoluto smarrimento, Battisti approdò a un linguaggio testuale criptico. Complice dell' operazione, all' insegna del nonsense verbale, un autore romano, Pasquale Panella. Nonostante guadagnasse oltre 4 miliardi di lire all' anno Battisti condusse vita spartana, ritirata, molto attenta al soldo.
Una velenosa disputa su un pezzo di terreno e un tombino di scarico pluviale cancellò definitivamente i rapporti col suo vicino e un tempo amico Mogol. La fuga dal mondo era stata teorizzata da Battisti stesso: «È necessario non confondere l' uomo, pieno di debolezze, con l' artista che deve essere perfetto, infallibile». Orso indecifrabile, ha dato le ali alla poesia per canzone di Mogol, colorando il nostro grigio quotidiano di fantastiche melodie che hanno unito almeno tre generazioni.
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Palermo è il frizzante capoluogo della bella Sicilia ed è il principale centro urbano dell’intera isola. Palermo è una città molto giovane e all’avanguardia; spesso i vicoli pullulano di giovani che si divertono e la movida non è certo sconosciuta. Le strade del centro città sono tappezzate di locali, bar e ristoranti alla moda, dove si bevono cocktail e si fa festa fino alle prime ore del mattino. Caratteristico del luogo è anche lo street food, forse nato proprio in Sicilia: mangiare per strada qualcosa di tradizionale e veloce, camminando per gli antichi vicoli del centro in compagnia di amici o famiglia. Palermo è davvero una città straordinaria, non solo capoluogo dell’isola, bensì punto di riferimento fondamentale per chiunque abbia il desiderio di trascorrere una vacanza in questa zona. Sarebbe proprio un peccato trascorrere qualche settimana al mare senza passare da Palermo, una città che ha molto da offrire in termini di modernità, ma anche un’appassionante storia alle spalle. Spesso, Palermo, viene definita capitale dell’arte arabo-normanna ed è fortemente caratterizzata da edifici e monumenti storici di rilevanza storico-artistica: passeggiando per le vie della città, vi sembrerà di addentrarvi in un mondo a parte. Tour che si può fare in autonomia o con una breve visita guidata. In particolare la Cattedrale di Palermo è uno dei simboli della città e merita di essere scoperta. La Cattedrale di Palermo La cattedrale di Palermo è dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo ed è situata proprio nel cuore antico della città. La cattedrale di Palermo ha una storia davvero interessante: la costruzione del duomo venne commissionata per volontà dell’arcivescovo inglese Walter Off, intorno al 1170. Il duomo di Palermo, dal punto di vista cronologico, costituiva la terza delle chiese succedutesi nello stesso sito; inizialmente, infatti, sorgeva una basilica distrutta intorno al V secolo durante le persecuzioni vandaliche. Il progetto edilizio era molto ambizioso e preciso e la realizzazione della nuova cattedrale di Palermo richiedeva ingenti risorse. Ad oggi, possiamo dire che si tratta di un’opera davvero maestosa, la cui originaria costruzione gualteriana si sviluppava su un impianto basilicale suddiviso in ben tre navate e fin dalle sue origini, la Cattedrale di Palermo, ebbe funzioni di culto e di fortezza, nonché quella di tempio funerario dedicato al re ed alla sua famiglia. L’interno del duomo ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento ed i primi dell’Ottocento: è a croce latina, con tre navate divise da imponenti pilastri e con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. Se avete un occhio attento, noterete sicuramente che, nella navata di destra, la prima e la seconda cappella, custodiscono le famose tombe imperiali e reali dei Normanni. Non è un caso, infatti, che già nel lontano 1130, re Ruggero II, avesse stabilito che la cattedrale di Palermo dovesse essere il mausoleo della famiglia reale. Vi sono altre tombe all’interno del duomo che sono quelle di Costanza d’Aragona e quella di Alberto di Borbone di Napoli e Sicilia. La cappella, all’interno del duomo di Palermo, ospita le tombe dei genitori di Federico II, così come quella di Enrico IV e quella di Costanza d’Altavilla. La tomba di Enrico IV è stata realizzata in porfido di colore rosso, pietra preziosa e segno distintivo delle tombe reali. Quella di Costanza d’Altavilla, invece, in porfido di colore rosso, è caratterizzata da colonne che sostengono un maestoso baldacchino, decorati con mosaici a motivi geometrici. Sempre all’interno della cattedrale di Palermo, incassato nella parete destra della cappella, i visitatori potranno ammirare l’elegante sarcofago in marmo bianco, di epoca romana, di Costanza d’Aragona: vi sono custodite le spoglie della prima moglie di Federico II. Spostando la vostra attenzione verso la navata centrale, sul pavimento, noterete una meridiana in marmo con tarsie colorate che rappresentano le costellazioni, per opera di Giuseppe Piazzi, famoso astronomo e scopritore del supposto pianeta Cerere. Non passa inosservato nemmeno lo sfarzoso altare del Sacramento, in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, realizzato su disegno di Cosimo Fanzago. Al’interno della cattedrale, potrete ammirare anche il bellissimo coro ligneo del tardo Quattrocento, il quale si trova nel presbiterio. A destra del presbiterio, poi, vi è la cappella di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, con le reliquie e l’urna d’argento. Presenti anche i due altorilievi di Valerio Villareale, i quali rappresentano Santa Rosalia invoca Cristo per la liberazione della peste e l’Ingresso delle gloriose reliquie di Santa Rosalia a Palermo. Di alto interesse, oltre al coro ligneo in stile gotico-catalano ed i resti marmorei della tribuna gaginiana riadattati, sono la statua della Madonna con Bambino, la preziosa acquasantiera e la Madonna della Scala posta sull’altare della sacrestia nuova. Se amate l’arte e l’architettura, sicuramente non vi farete sfuggire questa bellezza siciliana, simbolo della città di Palermo ed importante luogo di culto per i cittadini. Cosa state aspettando? Partite alla volta della Sicilia e scoprite uno dei più grandi patrimoni italiani. Cosa vedere a Palermo, una città dalla storia antica e appassionante La città di Palermo è stata fondata dagli antichi Fenici con il nome Zyz e sin da subito ha costituito un importante centro commerciale e base d’appoggio per la Sicilia. Successivamente, viene conquistata dai Romani che le danno il nome di Panormus, ma è solo grazie alla dominazione araba che la città conosce un periodo di grande crescita e fioritura: essa si espande, nascono nuovi quartieri urbani ed, in particolare, nei pressi dello sbocco sul mare, nasce la Kalsa, ossia un quartiere fortificato e residenza dell’emiro. Tutto ciò favorisce la diffusione dello stile cosiddetto arabo-normanno; una bellissima miscela di motivi architettonici e decorativi che caratterizzano fortemente i principali edifici della città, tra i quali anche la maestosa Cattedrale di Palermo. L’Ottocento, in seguito, segna l’apertura della città ai grandi commerci e il grande impegno della borghesia imprenditoriale: la città allarga i suoi confini, viene inaugurato il Viale della Libertà ed il quartiere tutt’intorno si arricchisce di creazioni liberty. Oggi un nuovo impulso alla rivalutazione, al restauro ed al riutilizzo dei sontuosi monumenti del centro sta cercando di risvegliare questo magnifico gigante d’Oriente ancora addormentato. Palermo è una città che presenta una moltitudine di opere e monumenti da visitare tutti d’un fiato. Il suo centro storico è sicuramente fra i più vasti in tutta Europa: chiese, palazzi, statue ed altre opere suggestive meritano una visita da chi si accinge a scoprire la città. Questi pezzi storici, inclusa la suggestiva Cattedrale di Palermo, sono in grado di raccontare la vera essenza della città stessa e di far assaporare la storia e la tradizione dell’antico capoluogo siciliano. Palermo è una di quelle città che più la scopri e più te ne innamori profondamente, lasciando un ricordo indelebile nel cuore. In particolare, nel famoso e storico quartiere della Vucciria, potrete odorare un mondo unico di profumi e sapori tipici della regione Sicilia, i quali si mescolano con l’allegria della gente del luogo. Se avete in mente di trascorrere una vacanza a Palermo, vi consigliamo di organizzarvi molto bene, in quanto, al contrario di ciò che molti pensano, si tratta di una città davvero grande, a tratti dispersiva, che offre moltissimo da visitare ai propri turisti. È dunque importante scegliere il periodo dell’anno giusto, raccogliere anticipatamente tutte le informazioni necessarie per sapere dove poter pernottare, evitando di andare incontro a qualche spiacevole episodio e, per ultimo ma non meno importante, raggiungere la Sicilia senza un esborso di denaro esagerato. Quando andare e dove soggiornare a Palermo In molti si chiedono quale sia il periodo migliore per andare in Sicilia: la Sicilia è bella sempre! In ogni periodo dell’anno. Per una vacanza al mare, sicuramente i mesi migliori sono giugno, luglio, agosto e settembre, in cui i raggi del sole scaldano ancora le meravigliose spiagge siciliane. Per chi, invece, è interessato a visitare la città di Palermo, consigliamo la primavera e l’autunno: le temperature sono ancora molto miti e piacevoli ed è possibile godere di tutte le bellezze della città in totale tranquillità. Se poi non avete la più pallida idea su dove soggiornare durante le vostre vacanze, vi consigliamo di scegliere sempre una zona centrale e ben sicura: le aree più gettonate sono sicuramente Piazza Politeama e Teatro Massimo. Da qui, poi, è possibile raggiungere le attrazioni principali della città, ma anche le zone più caratteristiche di Palermo, quali Vucciria e Ballarò. Un’altra zona che ci sentiamo di consigliare fortemente per il vostro soggiorno, è Kalsa: quartiere recentemente riqualificato e del tutto sicuro. Inoltre, si è sempre nei pressi del centro storico e molto vicini al lungomare, perfetto per soggiornare durante il vostro viaggio. La cattedrale di Palermo @Shutterstock https://ift.tt/2visaQ3 Alla scoperta della Cattedrale di Palermo Palermo è il frizzante capoluogo della bella Sicilia ed è il principale centro urbano dell’intera isola. Palermo è una città molto giovane e all’avanguardia; spesso i vicoli pullulano di giovani che si divertono e la movida non è certo sconosciuta. Le strade del centro città sono tappezzate di locali, bar e ristoranti alla moda, dove si bevono cocktail e si fa festa fino alle prime ore del mattino. Caratteristico del luogo è anche lo street food, forse nato proprio in Sicilia: mangiare per strada qualcosa di tradizionale e veloce, camminando per gli antichi vicoli del centro in compagnia di amici o famiglia. Palermo è davvero una città straordinaria, non solo capoluogo dell’isola, bensì punto di riferimento fondamentale per chiunque abbia il desiderio di trascorrere una vacanza in questa zona. Sarebbe proprio un peccato trascorrere qualche settimana al mare senza passare da Palermo, una città che ha molto da offrire in termini di modernità, ma anche un’appassionante storia alle spalle. Spesso, Palermo, viene definita capitale dell’arte arabo-normanna ed è fortemente caratterizzata da edifici e monumenti storici di rilevanza storico-artistica: passeggiando per le vie della città, vi sembrerà di addentrarvi in un mondo a parte. Tour che si può fare in autonomia o con una breve visita guidata. In particolare la Cattedrale di Palermo è uno dei simboli della città e merita di essere scoperta. La Cattedrale di Palermo La cattedrale di Palermo è dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo ed è situata proprio nel cuore antico della città. La cattedrale di Palermo ha una storia davvero interessante: la costruzione del duomo venne commissionata per volontà dell’arcivescovo inglese Walter Off, intorno al 1170. Il duomo di Palermo, dal punto di vista cronologico, costituiva la terza delle chiese succedutesi nello stesso sito; inizialmente, infatti, sorgeva una basilica distrutta intorno al V secolo durante le persecuzioni vandaliche. Il progetto edilizio era molto ambizioso e preciso e la realizzazione della nuova cattedrale di Palermo richiedeva ingenti risorse. Ad oggi, possiamo dire che si tratta di un’opera davvero maestosa, la cui originaria costruzione gualteriana si sviluppava su un impianto basilicale suddiviso in ben tre navate e fin dalle sue origini, la Cattedrale di Palermo, ebbe funzioni di culto e di fortezza, nonché quella di tempio funerario dedicato al re ed alla sua famiglia. L’interno del duomo ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento ed i primi dell’Ottocento: è a croce latina, con tre navate divise da imponenti pilastri e con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. Se avete un occhio attento, noterete sicuramente che, nella navata di destra, la prima e la seconda cappella, custodiscono le famose tombe imperiali e reali dei Normanni. Non è un caso, infatti, che già nel lontano 1130, re Ruggero II, avesse stabilito che la cattedrale di Palermo dovesse essere il mausoleo della famiglia reale. Vi sono altre tombe all’interno del duomo che sono quelle di Costanza d’Aragona e quella di Alberto di Borbone di Napoli e Sicilia. La cappella, all’interno del duomo di Palermo, ospita le tombe dei genitori di Federico II, così come quella di Enrico IV e quella di Costanza d’Altavilla. La tomba di Enrico IV è stata realizzata in porfido di colore rosso, pietra preziosa e segno distintivo delle tombe reali. Quella di Costanza d’Altavilla, invece, in porfido di colore rosso, è caratterizzata da colonne che sostengono un maestoso baldacchino, decorati con mosaici a motivi geometrici. Sempre all’interno della cattedrale di Palermo, incassato nella parete destra della cappella, i visitatori potranno ammirare l’elegante sarcofago in marmo bianco, di epoca romana, di Costanza d’Aragona: vi sono custodite le spoglie della prima moglie di Federico II. Spostando la vostra attenzione verso la navata centrale, sul pavimento, noterete una meridiana in marmo con tarsie colorate che rappresentano le costellazioni, per opera di Giuseppe Piazzi, famoso astronomo e scopritore del supposto pianeta Cerere. Non passa inosservato nemmeno lo sfarzoso altare del Sacramento, in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, realizzato su disegno di Cosimo Fanzago. Al’interno della cattedrale, potrete ammirare anche il bellissimo coro ligneo del tardo Quattrocento, il quale si trova nel presbiterio. A destra del presbiterio, poi, vi è la cappella di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, con le reliquie e l’urna d’argento. Presenti anche i due altorilievi di Valerio Villareale, i quali rappresentano Santa Rosalia invoca Cristo per la liberazione della peste e l’Ingresso delle gloriose reliquie di Santa Rosalia a Palermo. Di alto interesse, oltre al coro ligneo in stile gotico-catalano ed i resti marmorei della tribuna gaginiana riadattati, sono la statua della Madonna con Bambino, la preziosa acquasantiera e la Madonna della Scala posta sull’altare della sacrestia nuova. Se amate l’arte e l’architettura, sicuramente non vi farete sfuggire questa bellezza siciliana, simbolo della città di Palermo ed importante luogo di culto per i cittadini. Cosa state aspettando? Partite alla volta della Sicilia e scoprite uno dei più grandi patrimoni italiani. Cosa vedere a Palermo, una città dalla storia antica e appassionante La città di Palermo è stata fondata dagli antichi Fenici con il nome Zyz e sin da subito ha costituito un importante centro commerciale e base d’appoggio per la Sicilia. Successivamente, viene conquistata dai Romani che le danno il nome di Panormus, ma è solo grazie alla dominazione araba che la città conosce un periodo di grande crescita e fioritura: essa si espande, nascono nuovi quartieri urbani ed, in particolare, nei pressi dello sbocco sul mare, nasce la Kalsa, ossia un quartiere fortificato e residenza dell’emiro. Tutto ciò favorisce la diffusione dello stile cosiddetto arabo-normanno; una bellissima miscela di motivi architettonici e decorativi che caratterizzano fortemente i principali edifici della città, tra i quali anche la maestosa Cattedrale di Palermo. L’Ottocento, in seguito, segna l’apertura della città ai grandi commerci e il grande impegno della borghesia imprenditoriale: la città allarga i suoi confini, viene inaugurato il Viale della Libertà ed il quartiere tutt’intorno si arricchisce di creazioni liberty. Oggi un nuovo impulso alla rivalutazione, al restauro ed al riutilizzo dei sontuosi monumenti del centro sta cercando di risvegliare questo magnifico gigante d’Oriente ancora addormentato. Palermo è una città che presenta una moltitudine di opere e monumenti da visitare tutti d’un fiato. Il suo centro storico è sicuramente fra i più vasti in tutta Europa: chiese, palazzi, statue ed altre opere suggestive meritano una visita da chi si accinge a scoprire la città. Questi pezzi storici, inclusa la suggestiva Cattedrale di Palermo, sono in grado di raccontare la vera essenza della città stessa e di far assaporare la storia e la tradizione dell’antico capoluogo siciliano. Palermo è una di quelle città che più la scopri e più te ne innamori profondamente, lasciando un ricordo indelebile nel cuore. In particolare, nel famoso e storico quartiere della Vucciria, potrete odorare un mondo unico di profumi e sapori tipici della regione Sicilia, i quali si mescolano con l’allegria della gente del luogo. Se avete in mente di trascorrere una vacanza a Palermo, vi consigliamo di organizzarvi molto bene, in quanto, al contrario di ciò che molti pensano, si tratta di una città davvero grande, a tratti dispersiva, che offre moltissimo da visitare ai propri turisti. È dunque importante scegliere il periodo dell’anno giusto, raccogliere anticipatamente tutte le informazioni necessarie per sapere dove poter pernottare, evitando di andare incontro a qualche spiacevole episodio e, per ultimo ma non meno importante, raggiungere la Sicilia senza un esborso di denaro esagerato. Quando andare e dove soggiornare a Palermo In molti si chiedono quale sia il periodo migliore per andare in Sicilia: la Sicilia è bella sempre! In ogni periodo dell’anno. Per una vacanza al mare, sicuramente i mesi migliori sono giugno, luglio, agosto e settembre, in cui i raggi del sole scaldano ancora le meravigliose spiagge siciliane. Per chi, invece, è interessato a visitare la città di Palermo, consigliamo la primavera e l’autunno: le temperature sono ancora molto miti e piacevoli ed è possibile godere di tutte le bellezze della città in totale tranquillità. Se poi non avete la più pallida idea su dove soggiornare durante le vostre vacanze, vi consigliamo di scegliere sempre una zona centrale e ben sicura: le aree più gettonate sono sicuramente Piazza Politeama e Teatro Massimo. Da qui, poi, è possibile raggiungere le attrazioni principali della città, ma anche le zone più caratteristiche di Palermo, quali Vucciria e Ballarò. Un’altra zona che ci sentiamo di consigliare fortemente per il vostro soggiorno, è Kalsa: quartiere recentemente riqualificato e del tutto sicuro. Inoltre, si è sempre nei pressi del centro storico e molto vicini al lungomare, perfetto per soggiornare durante il vostro viaggio. La cattedrale di Palermo @Shutterstock Tra i simboli di culto più importanti della Sicilia, la Cattedrale di Palermo è un luogo magico tutto da scoprire e scrigno di tesori inestimabili.
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Tra Capri e la Costiera Amalfitana: c’era una volta il night club
Cantanti, attori, artisti, uomini e donne dello spettacolo e del business da sempre frequentano la Costa d’ Amalfi non solo per la bellezza dei luoghi ma anche e soprattutto per la riservatezza che le persone di questi luoghi garantiscono alle persone in cerca di privacy.
Negli anni 50, 60 e 70 non era difficile trovare seduti allo stesso tavolo, per cenare o con lo scopo di intrattenersi in giochi every gentlemen, Mario Merola inoltre Fred Buongusto magari al Castello Miramare di Maiori, oggi residenza privata ciononostante all’ epoca utilizzato come ristorante e night club.
Il Castello Miramare di Maiori, oggi residenza privata
Uno stile successo vita che ha fatto scuola non molto dissimile da quello del piccolo principato vittoria Monaco con il vantaggio di essere “ consumato” in un anfiteatro naturale di una bellezza impareggiabile.
Fred Buongusto, Peppino delle Capri, Fred Buscaglione, Renato Carosone, Mario Marini, Gigi Proietti ed anche un giovanissimo Claudio Baglioni intrattenevano, insieme ad una singola miriade sovrappeso altri artisti divenuti meno famosi, gli ospiti illustri, provenienti da tutto il mondo.
Non c’ era locale, albergo, night club o addirittura stabilimenti balneari quale non organizzasse serate mediante musica dal vivo, cabaret o esibizioni di attori.
La vita notturna costruite in Costiera Amalfitana ha vissuto il suo momento a splendore a cavallo tra gli anni ’ 50 e ’ 80, rappresentando per i ragazzi dell’ epoca il ritrovo ideale con lo scopo di affrancarsi dalla quotidianità inoltre sognare ad occhi aperti la fuga verso uno stile di vita il quale con il tempo sarebbe diventato il simbolo di un’ intera nazione: “ la Dolce Vita “.
Erano gli anni in cui si affermava lo stile di crescita italiano, Italia Lifestyle, dei primi scandali ad opera dei “ paparazzi”, oggi superati dai social, e delle prime stelline nella cerca successo notorietà attraverso qualsiasi mezzo. Gli anni costruiti in cui buona parte de sembrava possibile, con la musica per accompagnare il lungo inoltre tormentato inseguimento a sogni ed ideali.
Accanto ai locali vittoria lusso e più rinomati c’ erano però persino le sagre di paese, i sottoscala e le cantine, utilizzate da palcoscenico per ospitare band semisconosciute alla ricerca delle fama inoltre successo.
Chissà se ogni tanto Claudio Baglioni ripensa a questa serata fatta a “ El Qusayr “, il night club de “ Il Saraceno ” di Amalfi di un non meglio definito 13 agosto ad Amalfi
Tra Capri e la Costiera Amalfitana: c’era una volta il night club
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Relais Villa la Castellaccia www.villalacastellaccia.it Relais Villa la Castellaccia, Residenza d'Epoca, Sansepolcro, Arezzo. Villa la Castellaccia è una "Residenza d'epoca" che risale al 1614 ed è sempre appartenuta alla Nobile Famiglia Aloigi Luzzi ed alla sua Progenie.
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VIENNA - Cosa vedere, dove dormire e cosa mangiare
Personalmente ho visitato Vienna in piena estate (agosto), ma è una città da vedere anche nel periodo natalizio con i suoi mercatini. Se si ama la storia, l’arte e soprattutto si vuole conoscere la potenza di un grande impero, Vienna è una tappa da non saltare. Normalmente descritta come una città fredda e noiosa, Vienna in realtà è accogliente, confortevole e a misura d’uomo. Ha un’intensa vita culturale, grazie ad alcuni grandi musei internazionali che hanno trovato spazio nelle grandi residenze della dinastia asburgica. Il Belvedere, il Museo di Belle Arti, l’Albertina, il Castello di Schonbrunn, meritano una visita anche se non si è appassionati d’arte. Qui ci sono alcune delle opere d’arte più famose del mondo, compreso l’ormai onnipresente Bacio di Klimt. Se il Palazzo Reale, l’Hofburg, è la “casa” in cui vivevano i sovrani che hanno governato per 600 anni l’impero Austro-Ungarico, il Duomo è il luogo religioso dove venivano incoronati, la Cripta quello dove riposano, la Camera delle Meraviglie quello dove sono conservati i loro simboli del potere.
Hofburg Palace a Vienna
Ecco a voi uno dei palazzi più grandiosi di Vienna, non a caso è proprio quello imperiale, fra le cui mura si sono intrecciate le storie altalenanti della famiglia degli Asburgo.
Questo Palazzo che ancora si erige maestoso e fiero, simbolo della signorilità e della regalità dell’animo viennese, è stato per molto tempo il centro politico dell’impero austriaco; oggi è la residenza del Presidente federale austriaco. Il Palazzo imperiale è formato da un complesso di edifici di epoche diverse, si estende per una superficie di circa 240.000 mq. (18 ali, 19 cortili e 2600 stanze) ed ospita importanti collezioni storiche e varie istituzioni culturali tra cui la Scuola spagnola d’equitazione e la Biblioteca nazionale austriaca. La visita a quella che è stata la residenza invernale della famiglia imperiale conduce alla scoperta delle 18 sale degli Appartamenti Reali, ovvero gli ex appartamenti privati di Francesco Giuseppe e di Elisabetta in gran parte con gli arredi originali (particolarmente interessanti: la grande sala delle udienze, lo studio dell’imperatore, la sala da toeletta e da ginnastica e la camera da bagno dell’imperatrice, la sala da pranzo imperiale e le stanze affrescate da Bergl usate come spogliatoio); del Museo delle Argenterie di Corte con i suoi sontuosi servizi da tavola, le preziose raccolte di porcellane orientali, di Sèvres e di Meissen, le stoviglie d’argento massiccio; del Museo dedicato a Sissi che attraverso numerosi oggetti personali (abiti, gioielli, ritratti) racconta la storia della imperatrice d’Austria, una delle donne più belle e discusse della sua epoca, dalla gioventù in Baviera fino alla morte per mano di un anarchico italiano nel 1898.
Nell’interno della Hofburg (ingresso dal cortile degli Svizzeri), si trova la Schatzkammer, ovvero la Camera del Tesoro Imperiale che raccoglie il tesoro sacro e profano degli Asburgo. Il Museo custodisce oggetti di inestimabile valore come: la corona imperiale di Rodolfo II in oro e zaffiri (1602), il mantello e la spada con elsa in oro, smalto, perle e rubini (XVIII sec.) dell’imperatore d’Austria, il globo imperiale e lo scettro (1612), la corona del sacro Romano Impero in oro, smalti e pietre preziose (962), il mantello dell’incoronazione di Ruggero II di Sicilia. Accanto ai simboli del potere degli Asburgo sono altresì esposti: la Santa Lancia carolingia (XVIII sec.) contenente un presunto chiodo della Passione, la “Borsa di S. Stefano”, preziosissimo reliquiario carolingio, Crocifissi, candelabri e acquasantiere di pregevole fattura.
Appartamenti Reali, Museo delle Argenterie, Museo di Sissi
Per raggiungerli bastano metro o bus: MU3 fermata Herrengasse; Tram: 1, 2, D, J, fermata Burgring; Bus: 2A o 3A, fermata Hofburg.
E’ possibile visitarli tutti i giorni, anche i festivi da settembre a giugno dalle ore 9 alle 17:30; luglio e agosto dalle 9 alle 18.
€ 12,50; bambini (6 – 18 anni) € 7,50; studenti (19 – 25 anni) € 11,50; con Vienna Card (CHE NON CONSIGLIO!) € 11,50.
Camera del tesoro
Mercoledì-lunedì h. 09-17.30
Duomo di Santo Stefano a Vienna
Quasi tre milioni di visitatori l’anno varcano l’ingresso di questa immensa cattedrale, capolavoro dell’architettura gotica, e si perdono con l’immaginazione tra le sue storie e leggende, un po’ vere e un po’ no. Se non alzate gli occhi al cielo non riuscirete ad afferrarla completamente con lo sguardo per quanto è alta e maestosa. Non parliamo di quanto sia difficile fotografarla per intero: dovrete accontentarvi di diverse prospettive, a meno che non siete esperti fotografi!
All’esterno lo sguardo è catturato dal magnifico tetto formato da 250.000 tegole colorate che disegnano lo stemma austriaco, e dall’elegante campanile, chiamato affettuosamente Steffl (Stefanino) con la sua guglia affusolata. Una cupola rinascimentale copre invece, la torre nord (rimasta incompleta), nota per ospitare la Pummerein, la grande campana dal peso di oltre 20 tonnellate ottenuta dalla fusione dei cannoni sottratti ai turchi durante l’assedio della città del 1683. Passando attraverso il Portale dei Giganti (Riesentor) fiancheggiato dalle Torri gemelle dei Pagani, entrambi testimoni delle origini romaniche dell’edificio, si entra nel duomo. All’interno, nella navata centrale, spicca il pulpito di pietra in stile gotico – fiammingo su cui sono raffigurati i quattro Padri della Chiesa il cui autore (anonimo) si è auoritratto mostrandosi nella finestrella alla base della colonna che sostiene il pulpito. Degni di nota: il Coro delle Donne con la quattrocentesca pala altare di Wiener Neustadt decorata con scene di vita della Vergine, e il monumento funebre di Rodolfo IV, fondatore della cattedrale; il Coro degli Apostoli con la tomba dell’imperatore Federico III in marmo rosso; la statua alla base dell’organo (1513) di Anton Pilgram (raffigurato con squadra e compasso) posta dal maestro a firma dell’opera stessa. Oltre alle cappelle e ai numerosi altari, suscitano interesse le leggende legate ad alcune statue: la Madonna dei Servi, donata da una nobildonna dopo aver accusato a torto la propria domestica di aver rubato; la Madonna di Pécs capace, si dice, di versare lacrime di dolore; il Cristo crocifisso con una barba che sembra essere vera e che, pare, continui a crescere. Sotto il Duomo si trovano le Catacombe dove nella cripta dei Duchi sono custodite le urne contenenti le viscere dei membri degli Asburgo.
Il Duomo si può raggiungere a piedi nel centro storico o con le metro MU1, U3 – Stephansplatz. L’ingresso è gratuito, ma durante le funzioni religiose non è possibile andare oltre la parte iniziale del Duomo. Ci sono diverse possibilità di visite guidate, le tariffe variano in base alla scelta, all’età e al numero di partecipanti. Visita guidata 5 €
Il Prater di Vienna
E va bene, dopo tutte le visite ai musei e ai monumenti della città un bel giretto al Prater di Vienna non si nega a nessuno! Il famoso parco nel centro della città tanto caro ai viennesi che affollano i suoi prati e i suoi viali alberati disseminati di caffè, ristoranti e chioschi è considerato uno dei dieci parchi cittadini più belli del mondo.
Un tempo riserva di caccia imperiale, oggi il cosiddetto “Prater verde” è il luogo ideale per passaeggiare, fare jogging, andare in bici o girarlo in lungo e in largo con il piccolo trenino Liliputbahn. La parte iniziale è occupata dal Volksprater anche detto “Würstelprater”(dal nome di una popolare maschera viennese), il grande parco dei divertimenti con oltre 250 attrazioni (si va dalle nostalgiche montagne russe all’ultamoderno simulatore di volo passando per il trenino dell’orrore, l’ottovolante coperto, l’intramontabile teatrino delle marionette, e persino un museo delle cere), sulle quali “svetta” la celebre Riesenrad, la ruota panoramica, inaugurata nel 1897 (e risistemata nel 2008) e divenuta uno dei simboli di Vienna, la quale permette di godere di una bella vista sulla città da un’altezza di quasi 65 metri. Non si può dire di essere stati a Vienna se non si sale sulla Grande Ruota! Vicino alla ruota si trova il Planetarium che grazie allo speciale proiettore a raggi laser, concede a grandi e bambini fantastici viaggi nel cielo stellato.
Per raggiungere il Parco Prater o con la metro MU1 fermata Praterstern o Bus 80A. Ingresso gratis. Attrazioni a pagamento. Ruota panoramica adulti € 9,50; con Vienna Card € 8,50; bambini dai 3 a 14 anni € 4,00; bambini fino a 3 anni gratis
Il Castello di Schönbrunn a Vienna
Il Castello di Schönbrunn è il più famoso tra i palazzi imperiali austriaci nonché uno dei complessi barocchi più belli d’Europa. La sontuosa residenza estiva degli Asburgo, il cui nome pare derivi da una “bella fonte”(Schöner Brunnen) scoperta dal principe Mattia durante una battuta di caccia, è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
L’imponente palazzo dal caratteristico colore giallo (il cosiddetto giallo Schönbrunn) voluto dall’imperatrice Maria Teresa è circondato da un vasto parco (120 ettari) progettato in stile francese e aperto al pubblico nel 1779. Il complesso del castello ospita oltre agli Appartamenti reali, il Teatro del castello, il più antico teatro di Vienna (visitabile solo in occasione di concerti) e il Museo delle carrozze dove sono esposte molte delle vetture della Corte di Vienna, tra cui la carrozza dell’incoronazione dal peso di 4 tonnellate. Delle 1441 stanze che compongono il castello, l’Imperial Tour dà la possibilità di visitarne 22 (tra queste gli appartamenti in cui vissero Giuseppe II e sua moglie Elisabetta e la “Grande Galleria”, lo sfarzoso salone delle feste), tutte arredate in stile rococò, mentre il Grand Tour prevede la vista di 40 sale tra cui i sontuosi appartamenti abitati un tempo da Maria Teresa (spiccano la “Stanza delle porcellane” anche noto come lo Studio dell’imperatrice, e la “Stanza del milione” rivestita con pregiatissimo legno di palissandro con incastonate miniature indo – persiane). Il parco è disseminato di statue, fontane (imponente quella di Nettuno), falsi ruderi di stile romanico (Rovina romana), ed è ricco di attrazioni (a pagamento) tra cui il labirinto (oltre a quello classico anche quello nuovo), la serra delle Palme, imponenete costruzione in ferro e vetro, la più grande del suo genere in Europa, e il Tiergarten, il giardino zoologico più antico in Europa (1752). Per godere di una splendida vista sul parco e su Vienna vi consigliamo di salire sulla terrazza panoramica (anche questa a pagamento) del porticato neoclassico della Gloriette costruito in cima alla collina per ricordare la vittoria contro i Prussiani nel 1757.
Per raggiungere il castello c’è la metro U4 – Schönbrunn; Tram: 10, 58 – Schönbrunn; Bus: 10A – Schönbrunn. Il castello è aperto tutti i giorni (anche i festivi) dal 1 aprile al 30 giugno dalle 8.30 alle 17.30; dal 1 luglio al 31 agosto dalle 8.30 alle 18.30; dal 1 settembre al 31 ottobre dalle 8.30 alle 17.30; dal 1 novembre al 31 marzo dalle 8.30 alle 17.00.
COSTI: Imperial Tour (con audioguida): adulti €12,90; bambini (6 – 18 anni) € 9,50; studenti (19 – 25 anni) €11,90. Gran Tour (con audioguida): adulti €15,90; bambini (6 – 18 anni) € 10,50; studenti (19 – 25 anni) €14,60.
Il Belvedere di Vienna
Considerato una delle residenze principesche più belle d’Europa, il castello del Belvedere fu costruito tra il 1714 e il 1722 per volere del principe Eugenio di Savoia, vittorioso condottiero dell’esercito imperiale e grande appassionato d’arte. Il complesso si compone di due palazzi collegati da uno splendido giardino a tre livelli con statue, fontane, vasche e scalinate: il Belvedere Inferiore (Unteres Belvedere) che serviva come dimora estiva del Principe, e il Belvedere Superiore (Oberes Belvedere), destinato a feste e ricevimenti.
Acquistato dagli Asburgo, il Belvedere fu usato sia come residenza che come pinacoteca imperiale. Oggi ospita la Galleria dell’Arte Austraica divisa in tre sezioni: il Museo d’Arte Barocca (Belvedere Inferiore) che espone le opere dei più importanti maestri del barocco austriaco tra cui, le statue della fontana della Provvidenza che sorge su Neuer Markt, opera di Donner (Sala di Marmo), l’”Apoteosi del principe Eugenio” di Permoser commissionata dal principe stesso (Gabinetto dorato), e i misteriosi busti fisiognomici di Messerschmidt (Sala delle Grottesche); il Museo delle Opere Medioevali (Orangerie) in cui sono conservati numerosi capolavori tardo – gotici di pittura e scultura, tra cui lo Znaimer Altar, splendido polittico del 1440-50; la Galleria d’Arte del XIX e XX sec. (Belvedere Superiore e Scuderie di rappresentanza) con la più importante collezione nazionale di pittura del XIX e primo XX sec. tra cui si segnalano opere di Monet, Renoir, Makart, Romako, Waldmüller, Wotruba nonché alcuni capolavori di Schiele (“La morte e la fanciulla”), Kokoschka (“Mamma e bambino”), e il famosissimo “Bacio” di Gustav Klimt.
COME RAGGIUNGERLO: Treno: Stazione di Quartier Belvedere; S-Bahn: Statione di Quartier Belvedere; Tram: D (fermata Schloss Belvedere),18 e O (fermata Quartier Belvedere); Bus: 69A (fermata Quartier Belvedere); Metropolitana: U1 (fermata Südtirolerplatz)
Belvedere Superiore Tutti i giorni dalle 10 alle 18 Belvedere Inferiore e Orangerie + Scuderie Tutti i giorni dalle 10 alle 18; il mercoledì dalle 10 alle 21. Scuderie tutti i giorni dalle 10 alle 12.
Belvedere Superiore Quanto: adulti € 14,00; over 65 e studenti fino a 26 anni € 11,50; bambini e ragazzi fino a 18 anni gratis; per i possessori di Vienna Card € 12,50.
Belvedere Inferiore e Orangerie + Scuderie Quanto: adulti € 11,00; over 65 e studenti fino a 26 anni € 8,50; bambini e ragazzi fino a 18 anni gratis; per i possessori di Vienna Card € 9,50.
Klimt Ticket (Belvedere Superiore + Belvedere Inferiore) Quanto: adulti € 20,00; over 65 e studenti fino a 26 anni € 17,00; bambini e ragazzi fino a 18 anni gratis; per i possessori di Vienna Card € 16,50.
Zoo di Vienna e Museo di Storia Naturale
Se il vostro soggiorno a Vienna sarà più lungo di 3-4 giorni, vi consiglio di visitare anche lo Zoo (uno dei più grandi d’Europa) che però vi terrà impegnati per almeno mezza giornata e il Museo di Storia Naturale di Vienna, che per visitarlo bene serviranno almeno 4-5 ore. Al museo per i minori di 19 anni l’ingresso è libero. Il prezzo del biglietto per lo Zoo di Vienna è di € 18,50.
ORARI MUSEO: Gio - Lun, 09:00 - 18:30 / Mer, 09:00 - 21:00
INFORMAZIONI ZOO: http://www.zoovienna.at/it/zoo-e-visitatori/informazioni-visitatori/
VIENNA - COSA MANGIARE
E’ vero gli austriaci mangiano wurstel e bevono birra in quantità, ma non solo questo! Sparsi per Vienna troverete tantissimi chioschetti con wurstel di ogni tipo e conditi con qualsiasi salsina, ma per assaggiare la tipica cucina viennese dovrete recarvi in altri posti.
Vi indichiamo una serie di parole chiave che potranno aiutarvi ad orientarvi meglio nel mondo delle specialità viennesi: se volete assaggiare dell’ottimo vino e piatti tipici viennesi dovete cercare le insegne dove c’è scritto Heurigen, chi vuole bere birra deve entrare in una bierkolake, mentre chi vuole sperimentare i sapori tradizionali della regione deve recarsi nelle kekkerkolake. Le zuppe da queste parti sono cucinate molto bene: da provare la Frittatensuppe, con strisce di frittata, e la Griessnockerlsuppe, con gnocchetti di semolino. Famosissimo il Gulasch, spezzatino leggermente piccante di manzo o vitello, solitamente accompagnato dai peperoni. Per concludere il vostro pasto in bellezza, come non assaggiare un pezzo della celebre torta sacher?
VIENNA DOVE DORMIRE
Io consiglio HOTEL CITY CENTRAL. Un 4 stelle pieno, in posizione centralissima, fermata della metro a 200 metri. Personale super gentile e sempre disponibile. Camere pulite e curate. Colazione abbondante sia per il dolce che per il salato. Link: http://www.booking.com/hotel/at/citycentral.it.html?aid=311091;label=hotel-70038-at-HCC2yKFoA%2AiUwCahtPMEIwS52011756024%3Apl%3Ata%3Ap1%3Ap2%3Aac%3Aap1t1%3Aneg%3Afi%3Atiaud-146342138470%3Akwd-14124117930%3Alp20540%3Ali%3Adec%3Adm;sid=ea52a460b6403966f6851f9d881f8bd7;dest_id=-1995499;dest_type=city;dist=0;hpos=1;room1=A%2CA;sb_price_type=total;srfid=758ae315a1c123cae3add7690f9b39b38a165a34X1;type=total;ucfs=1&#hotelTmpl
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URBINO – Un tour, nel periodo più magico dell’anno, quello delle festività di Natale, tra le meraviglie della provincia di Pesaro e Urbino grazie agli ‘Itinerari della Bellezza’. E’ l’interessante proposta della Confcommercio Marche Nord che ha lanciato quest’anno, grazie ad una idea del suo direttore Amerigo Varotti, l’omonimo progetto a cui hanno aderito, al momento, cinque importanti realtà provinciali: Fossombrone, Mondavio, Pergola, Sant’Angelo in Vado e Urbino.
Un progetto di promozione e comunicazione turistica ma anche di gestione dei servizi di informazione e accoglienza turistica e gestione dei servizi culturali. Un itinerario dalla bellezza straordinaria, che racchiude la città di Urbino, culla del Rinascimento, patrimonio mondiale dell’Unesco, due de ‘I Borghi più belli d’Italia’ come Mondavio e Pergola; Forum Sempronii, l’attuale Fossombrone, ricca di arte, storia, cultura; Sant’Angelo in Vado che annovera una delle scoperte archeologiche più importanti del secolo scorso: la Domus del Mito. Un progetto che ormai da mesi è promosso in tutto il mondo nelle più importanti fiere turistiche, dal Canada alla Russia, riscuotendo apprezzamenti e successo.
Grazie alla Card degli ‘Itinerari della Bellezza’, idea regalo originale e preziosa per le festività natalizie, è possibile visitare le bellezze delle città di Fossombrone, Mondavio, Pergola, Sant’Angelo in Vado e Urbino, a prezzi molto agevolati. La Card consente l’ingresso in un sito o museo in ciascuna delle città dell’itinerario: la Quadreria Cesarini o la Pinacoteca a Fossombrone; la Rocca Roveresca a Mondavio; il Museo Dei Bronzi Dorati di Pergola; la Domus del Mito a Sant’Angelo in Vado; l’Oratorio San Giovanni e d San Giuseppe a Urbino.
Questi ultimi sono due eccellenze del patrimonio culturale urbinate, nel quale spicca il Palazzo Ducale. L’oratorio di San Giovanni è definito ‘una piccola cappella Sistina’: scrigno di un gioiello pittorico dipinto dai fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni: si tratta di un ciclo di affreschi datato 1416 che oggi, dopo oltre sei secoli, mantiene tutto il suo splendore. La Crocifissione e la Storia di San Giovanni Battista assurgono al titolo di veri e propri capolavori. L’Oratorio di San Giovanni conserva invece uno scenografico Presepio in stucco del 1560, realizzato da Federico Brandani: un’opera unica nel suo genere.
Pergola, entrato nel prestigioso club de ‘I Borghi più Belli d’Italia’ è una città ricca di storia e arte. Il suo Museo ospita i Bronzi Dorati, l’unico gruppo in bronzo dorato esistente al mondo giunto a noi dall’età romana, considerati la più interessante scoperta archeologica del ventesimo secolo. Pergola è conosciuta anche come ‘Pergoletta Santa’ per la nutrita quantità di edifici sacri nel suggestivo centro storico.
Nella vicina Mondavio, Bandiera Arancione e uno de ‘I Borghi più Belli d’Italia’, spicca la maestosa quattrocentesca Rocca roveresca, eretta su disegno du Francesco Di Giorgio Martini: assoluto capolavoro dell’architettura militare rinascimentale. Piccola bomboniera è il teatro Apollo che stupisce per eleganza.
Antica cittadina di origini romane, adagiata su un pendio sovrastato dalla Cittadella e dagli antichi ruderi della quattrocentesca Rocca Malatestiana: siamo a Fossombrone. La Casa Museo e Quadreria Cesarini, dal nome del notaio che visse nel palazzo. Qui è possibile ammirare le opere dell’artista forsempronese Anselmo Bucci e il meraviglioso cortile interno scavato nella roccia. In località San Martino del Piano sorge l’area archeologica di 25 ettari che testimonia la presenza romana. Numerosi i reperti venuti alla luce e raccolti nel museo archeologico ‘A. Vernarecci’.
Sant’Angelo in Vado sorge sulle rovine dell’antica Tiphernum Metaurense. Verso la fine degli anni 90′ è venuta alla luce una perla archeologica, un tesoro unico nel suo genere: la Domus del Mito, una residenza gentilizia di epoca romana datata I secolo d.C.. Piccolo gioiello nel cuore della città è la Chiesa di Santa Caterina delle Bastarde.
Ma quello degli ‘Itinerari della Bellezza’ è anche un tour tra prelibatezze enogastronomiche: dal tartufo, ai vini doc, dal visciolato al farro, dall’olio alla casciotta e crescia sfogliata. La Card ha un costo di 15 euro ed ha validità annuale a partire dal momento del suo rilascio e sono acquistabili presso il museo di Pergola, gli Iat di Fossombrone, Sant’Angelo, Mondavio e la Confcommercio di Urbino.
Arte, storia, cultura, dolci colline, prodotti tipici: a Natale una immersione nella bellezza della provincia pesarese.
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