#regole europee
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veggiechannel · 2 months ago
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A partire dall'inchiesta pubblicata sul nuovo numero di Terra Nuova, approfondiamo insieme alla Dott.ssa Marinella Trovato, biologa, presidente SISTE (Società Italiana di scienze applicate alle piante officinali ed ai prodotti per la salute) e segretario generale AssoErbe, i rischi e il futuro di prodotti ed integratori vegetali a seguito delle nuove regole europee che prevedono di limitare o vietare l'uso di alcune piante.
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ilpianistasultetto · 5 months ago
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Nel nostro Paese, come in tutta Europa, ogni tipo di politica green e' stata bocciata. Alle elezioni europee, chi parlava di clima e ambiente e' stato bocciato sonoramente. Per molti: "una casta benestante, i soliti radical-chic da salotto che vogliono imporrere regole a tutto il popolo. Auto elettriche? Nemmeno a parlarne. Riduzioni di allevamenti intensivi o di coltivazioni? Roba buona per la fantascienza. Economia circolare? Brrrrr.. Decrescita? Una parolaccia. Case green? Ma vaff...... Addirittura e' troppo anche una piccola tassa sulla plastica. I cittadini italiani (ed europei) sono stati chiari: seguitare a fare quello che si e' fatto negli ultimi 50anni e anche di piu', senza briglie e senza lacci. Chi tocca fili diversi, muore. Quello che non capisco e' vedere quelle stesse persone cosi contrarie ad ogni cambiamento, strapparsi le vesti o imprecare quando le proprie auto vengono martellate da grandine grossa come pesche o portate a valle da acque spaventose o quando l'acqua di qualche temporale arriva al primo piano delle loro case o quando i loro raccolti vengono dimezzati dalla siccita'. Chi preferisce affidarsi al fatalismo, almeno metta pala e stivaloni dietro la porta di casa e stia sempre pronta alla guerra con la natura (e, possibilmente, a sostenerne i danni).
@ilpianistasultetto
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abr · 2 years ago
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Nel 2023 l’Italia dovrà (...) considerare che la Francia sarà molto ostile al Governo italiano, non per la questione immigrati, questa è solo una scusa, ma perché non solo si sta sfilando parzialmente dai programmi di difesa europea francocentrica, come sta facendo la Germania, ma sta entrando, diversamente dalla Germania stessa (...), in alcuni ambiti tecnologici con il benestare degli Stati Uniti (...): il programma anglo-italiano-nipponico per una piattaforma aerea globale di sesta generazione, progetti chiave per lo spazio, ecc.
(...) Infatti, Macron si è fiondato a Washington per cercare con l’America un bilaterale privilegiato in materia di politiche spaziali militari: è stato trattato con gentilezza (...) ma la Francia resterà fuori dalla serie A. Parigi, disperata, ha pertanto bisogno di far cambiare rotta all’Italia (...) o con le buone (pressione sul Quirinale) o con le cattive.
Le “cattive “sono esercitabili scatenando contro l'Italia l’Ue e la Bce dove Parigi ha ancora peso. (...) Da un lato, il Governo ne è consapevole e ha preso una linea conforme con le regole europee. Ma non basta essere candidi come colombe, dovrà anche essere astuto come un serpente.
La prima trappola da evitare è quella della non ratifica del Mes (...). In sintesi, Roma avrebbe tutte le buone ragioni per non ratificare questo trattato (...): è roba superata e insufficiente. Ma se non lo farà scoprirà il fianco a offensive francesi, in questa materia sostenute dalla Germania, e si troverà in posizione sfavorevole nel negoziato sulla modifica del Patto di stabilità nel 2023, sul Pnrr, ecc. Per tale motivo di strategia generale si raccomanda al Governo di proporre al Parlamento la ratifica del Mes, ma (...) vincolando l’eventuale accesso al Mes a un’approvazione del Parlamento italiano. Per intanto evitiamo questa trappola e prepariamoci a schivare le prossime.
via https://www.ilsussidiario.net/news/italia-debito-e-bce-la-trappola-francese-che-il-governo-deve-evitare/2458520/
Carlo Pelanda suggerisce di far le (finte) colombe per poter continuare ad avere le mani libere. E di (re-)imparare come si dice di no - e ci si protegge - fingendo di dire di si. Con buona pace di quelli cui piacerebbe fare i gorilla e sfancular tutti.
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out-o-matic · 1 year ago
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Federico Fubini sul Corriere della Sera.
È appena uscito un lavoro dell’economista Silvia Vannutelli che dovrebbe diventare lettura obbligatoria dei politici eletti. A maggior ragione adesso che si avvicinano le elezioni europee e il ritorno delle regole di bilancio di Bruxelles. Vannutelli insegna alla Northwestern University di Chicago ed è associata al National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti. Nel suo ultimo studio, sembra di spiare l’Italia dal buco della serratura
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Misure a debito e elezioni, quei 270 miliardi già spesi (ma i consumi ristagnano)
Cosa racconta Vannutelli? In breve, descrive l’impatto politico di un celebre evento di dieci anni fa: il bonus 80 euro del governo di Matteo Renzi. Impossibile dimenticare. Fu lo stimolo più grande mai impresso fino ad allora ai consumi delle famiglie. E si può discutere se fosse opportuno o no, nell’Italia che allora faticava a riprendersi dopo l’infarto della Grande recessione. L’economista Luigi Guiso stima in uno studio recente che quel bonus fece crescere i consumi. Ma è indiscutibile che Renzi volle il bonus in quel momento e in quel modo perché pensava alle europee del 25 maggio 2014. Il premier era appena arrivato a Palazzo Chigi dopo un ribaltamento dei giochi nel suo partito, senza essersi neanche candidato al parlamento l’anno prima: di fatto un organo interno del Pd aveva sfiduciato Enrico Letta e aveva mandato l’allora segretario alla guida del governo. Il nuovo premier aveva bisogno di legittimazione e un modo per cercarla fu di mettere insieme frettolosamente quel bonus da 80 euro al mese calibrato su dieci milioni di elettori con redditi fra 8.145 e 26 mila euro. La misura era finanziata in deficit, solo per l’anno delle europee – anzi per i mesi delle europee – e l’effetto nelle buste paga arrivò nell’ultima settimana di maggio: precisamente nei giorni in cui gli italiani si recavano alle urne.
Era impossibile comprare il consenso in modo più scoperto di così. Allora lavoravo per “Repubblica” e scrissi che l’Italia non aveva bisogno di manipolazioni del bilancio a scopi elettorali. Un ministro di Renzi, mio amico da anni, smise di parlarmi. Vannutelli ora ha fatto i conti, comune per comune del Paese, e calcola che ogni 1% nell’aumento della popolazione beneficiata dal bonus portò 0,18% di aumento dei voti per il Pd. In sostanza, in ogni territorio in cui un 20% della popolazione ricevette gli 80 euro di Renzi la quota di voti per il partito del premier salì in media del 4%. Chi aveva redditi appena sotto o appena sopra le soglie di accesso al beneficio votò molto meno spesso per il partito del premier. Ma il Pd registrò un picco del 40,8%, mai più ripetuto. Non solo. I dati di Vannutelli rivelano anche come gli italiani che ricevettero il bonus per errore e furono costretti a rimborsarlo l’anno dopo – circa 1,5 milioni di persone – in seguito hanno mostrato una tendenza a punire il Pd nelle urne. Ma gli italiani così beneficiati spesero poco: almeno metà del bonus venne risparmiato nel timore di dover affrontare di nuove crisi in futuro.  
In ogni caso gli 80 euro funzionarono così bene per Renzi che il premier li rese permanenti. Da allora cercò sempre nuove varianti sul tema, ad ogni passaggio elettorale. Ma perché rivangare ora? Perché quell’episodio rappresenta un modello di qualcosa che si sarebbe ripetuto con maggioranze politiche e in modi diversi nei dieci anni seguenti: Renzi aveva solo reso più esplicita l’arte di mettere soldi in tasca agli italiani, a debito, in vista di una precisa scadenza elettorale.
Proviamo a riassumere qualche esempio nell’ultimo decennio e i relativi effetti politici.
-       Il bonus Renzi è costato 73 miliardi di euro in otto anni, mentre Renzi stesso è passato dal 40,8% del Pd nel 2014 al 3% di Italia Viva nei sondaggi oggi.
-       Le pensioni con “quota 100” volute da Matteo Salvini, quando la Lega governava con il Movimento 5 Stelle, finiranno per costare 23 di euro fino al 2025, beneficiando circa 400 mila lavoratori. La Lega di Salvini è passata dal 34% delle europee del 2019 – subito dopo aver lanciato “quota 100” – all’8,9% delle politiche del 2022.
-       Il superbonus, lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2020 e di fatto sostenuto da tutti i partiti in parlamento, dovrebbe costare a termine circa 105 miliardi.
-       Il sisma-bonus lanciato nelle stesse condizioni dovrebbe costare a termine una trentina di miliardi.
-       Il bonus facciate, per il quale vale quanto sopra, dovrebbe costare a termine circa 25 miliardi. M5S, che fu il principale promotore di queste tre misure lanciate nel 2020, passa dal 34% delle politiche del 2018 al 15% delle politiche del 2022.
All’elenco si potrebbe certo aggiungere il reddito di cittadinanza, disegnato molto male e costato circa 30 miliardi in quattro anni. Ma sono riluttante a inserirlo nella lista delle regalie a scopo elettorale – benché questa considerazione all’epoca contasse per i 5 Stelle – perché l’Italia nel 2018 aveva senz’altro bisogno di una misura di contrasto alla povertà più robusta di quanto fosse esistito fino ad allora. Sembra invece più tipico della lunga serie di decisioni prese con l’occhio alle urne la misura di riduzione del cuneo fiscale e accorpamento delle aliquote più basse promossa ora dal governo di Giorgia Meloni. Come nel caso degli 80 euro di Renzi, quel provvedimento oggi in Legge di bilancio si rivolge a uno strato sociale che ha sicuramente bisogno di rafforzare il proprio potere d’acquisto. Ma come nel caso degli 80 euro, si tratta di una misura in gran parte in deficit, promossa e finanziata per un unico anno e varata pochi mesi prima delle elezioni europee. Costa, nel complesso, 14 miliardi all’anno. Tra l’altro, persino la riduzione del canone Rai da 90 a 70 è finanziata, per ora, solo per l’anno delle europee.
Bene, ora sommiamo tutte queste elargizioni chiaramente pensate a scopi elettorali negli ultimi dieci anni: il loro costo accumulato fin qui è di 270 miliardi di euro. Si tratta di debito pubblico in più per circa il 13% del prodotto interno lordo. Naturalmente alcune di esse erano almeno in piccola in parte utili o necessarie, eppure sono tutte accomunate da obiettivi politici.
Sono stati centrati? Nell’immediato, sempre: gli autori delle regalie concesse a debito hanno tutti vissuto stagioni di strabordante consenso. Nel medio periodo invece gli effetti sono più complessi. Tutti gli architetti delle misure – meno Giorgia Meloni – hanno conosciuto un declino dei consensi rapido come era stata l’ascesa. Dal 2013 il calo dell’affluenza degli italiani alle urne è stato verticale e così rapido che ormai gli astenuti – cosa mai vista prima – sono più del doppio più numerosi del partito più votato: come se gli elettori avessero perso un po’ di rispetto per la politica (guardate il grafico qui sopra, elaborato da Pagella Politica).
Così il ciclo del populismo economico mostra le sue caratteristiche costanti e crescenti. Si fonda sul bisogno di consolazione dell’elettore, ma ignora le conseguenze dei suoi costi nel tempo. Una sua caratteristica è che i denari spesi, siano pochi per il più minuto dei condoni o una tragica enormità per il più catastrofico dei bonus, non cristallizzano il consenso. Dapprima confortano. Poi i partiti o i leader che hanno concesso iniziano fatalmente e puntualmente a scivolare nei sondaggi. Alcune misure emergono per intuizione non mediata, dai politici al “popolo”. Altre, più spesso, sono intermediate da portatori di interessi che di rado operano alla luce del sole, anche se ormai non fanno più molto per passare inosservati nel suk di Roma.
Il risultato è quasi sempre la disaffezione elettorale verso il politico che ha donato. Renzi presto venne letteralmente detestato. I Cinque Stelle, disprezzati. Ma l’altra costante è che la memoria genetica del populismo economico resta nella società e spinge milioni di elettori e centinaia di gruppi di interesse a cercare sempre nuovi modi stare sul mercato della politica. A cercare la prossima promessa, la prossima scorciatoia. Molti alla base hanno motivazioni e bisogni reali. Partono spesso da domande giuste, a cui magari vengono date risposte sbagliate ma pur sempre risposte, quando invece la vecchia politica negava le domande stesse.
Il risultato però è quello di un criceto che corre, costosamente, sulla stessa ruota. Negli ultimi anni sono stati spesi in Italia circa 300 miliardi a debito in più per sostenere i consumi degli elettori. Eppure l’Istat ci dice che i consumi sono rimasti sempre inchiodati poco sotto o poco sopra i mille miliardi di euro all’anno (stimati in euro costanti del 2015). Impensieriti dal futuro e sfiduciati dalla politica, gli italiani hanno preferito mettere da parte ogni euro concesso di più: in dieci anni i depositi liquidi delle famiglie sono cresciuti, guarda caso, di quasi trecento miliardi di euro.
Forse è tempo che gli elettori esigano dagli eletti risposte meno miopi. Gli uni e gli altri, ormai, sono abbastanza maturi per provarci. 
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palmiz · 2 years ago
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"Metteranno mano ai vostri risparmi"... E anche in questo caso i complottisti avevano ragione.
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Secondo step dichiarato: mercato immobiliare italiano, e guarda caso, nuove regole europee per svalutare il mercato.
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avvloscerbo · 6 days ago
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La recente proposta di riforma della legge sull’immigrazione in Spagna, come riportato da Libero Quotidiano (https://www.liberoquotidiano.it/video/tv-news/40921987/la-spagna-punta-a-una-riforma-della-legge-sull-immigrazione.html)
La recente proposta di riforma della legge sull’immigrazione in Spagna, come riportato da Libero Quotidiano (https://www.liberoquotidiano.it/video/tv-news/40921987/la-spagna-punta-a-una-riforma-della-legge-sull-immigrazione.html), rappresenta un interessante sviluppo nel panorama normativo europeo.
La riforma sembra mirare a un approccio più strutturato e bilanciato per gestire i flussi migratori, con l'obiettivo di coniugare la sicurezza delle frontiere con il rispetto dei diritti fondamentali delle persone. Questa prospettiva si inserisce nel dibattito, già avviato in molti Stati membri dell'Unione Europea, sull'armonizzazione delle politiche migratorie.
L'importanza di un quadro normativo chiaro è cruciale non solo per garantire procedure trasparenti ma anche per tutelare la dignità degli individui che, per ragioni di necessità, scelgono di migrare. Esperienze simili in Italia, come quelle riguardanti la protezione speciale e complementare, ci insegnano che una legge ben strutturata può rappresentare un elemento fondamentale per garantire un equilibrio tra l’integrazione e il rispetto delle regole.
È auspicabile che, in questo processo di riforma, la Spagna possa servire come modello positivo, contribuendo a una più ampia revisione delle politiche migratorie europee. Un confronto approfondito tra le normative dei vari Paesi potrebbe rappresentare un’occasione preziosa per rafforzare la solidarietà tra Stati membri e migliorare la gestione dei flussi migratori in un’ottica comunitaria.
Avv. Fabio Loscerbo
Link ai miei profili per ulteriori approfondimenti:
Quora: https://www.quora.com/profile/Avvocato-Fabio-Loscerbo
Medium: https://medium.com/@avv.loscerbo
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ForumFree: https://dirittoimmigrazione.forumfree.it/
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Academia.edu: https://independent.academia.edu/FabioLoscerbo
Tumblr: https://www.tumblr.com/blog/avvloscerbo
Podcast su Amazon Music: https://music.amazon.it/podcasts/b8f5598d-5bf8-4c26-8c01-4df41f265cb4/diritto-dell-immigrazione
Podcast su Spreaker: https://www.spreaker.com/podcast/diritto-dell-immigrazione--5979690
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afnews7 · 1 month ago
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Chiedere a Starlink di connettere le aree più remote d'Italia non è così semplice
Non basta fare la scena degli amiconi, per non essere inaffidabili – #wireditalia #afnewsinfo – http://www.afnews.info segnala: Perché c’è un problema tecnico di velocità di connessioni, richiesto dalle regole europee per erogare i fondi del Pnrr. Il governo pensa a un aiuto “a termine” … Leggi il resto su: Read More Wired Italia
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chouncazzodicasino · 4 months ago
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Tema vasca da bagno: non esistono più in ceramica? Adesso si prendono in acrilico? O è solo un mercato al risparmio?
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E' volutamente una foto e non una gif.
Non ne ho idea.
(Il mercato non smette quasi mai di fare cose per "risparmio" generico, smette di farle per motivi di regole europee, ecologia, risparmio energetico, facilità nella produzione, peso ridotto, tempistiche ecc ecc, se non le trovi in ceramica vuol dire che o non è più il momento di farle o che costano tanto e sono diventate un prodotto molto di nicchia, ma davvero non ho idea di cosa sto parlando)
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sardies · 5 months ago
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Continuità territoriale, Pais (Lega): «Su Alghero nessuna offerta»
Michele Pais Alghero. «Una situazione davvero grave. Si conferma l’inadeguatezza delle regole europee per garantire la continuità territoriale della Sardegna e l’assoluta fragilità dell’aeroporto di Alghero, che non può essere abbandonato alle regole del libero mercato». È quanto dichiara Michele Pais, coordinatore regionale della Lega Sardegna. «Oggi più che mai dobbiamo puntare a fare un’unica…
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cinquecolonnemagazine · 5 months ago
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Barcellona dice stop alle case vacanza: vietate entro il 2028
Barcellona è una delle città più visitate d'Europa, con un'industria turistica che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita esponenziale. Questo boom, però, ha avuto un impatto significativo sulla città, con l'aumento dei prezzi degli affitti, la gentrificazione e la proliferazione di case vacanza che sottraggono alloggi ai residenti. Per contrastare questi fenomeni e tutelare la vivibilità della città, l'amministrazione comunale di Barcellona ha deciso di vietare le case vacanza entro il 2028. La misura, annunciata dal sindaco Jaume Collboni, prevede la revoca delle licenze per gli oltre 10.000 appartamenti attualmente adibiti a locazioni turistiche di breve termine. Case vacanza, lo stop della città di Barcellona L'obiettivo è quello di liberare il mercato immobiliare e di renderlo più accessibile ai residenti, che negli ultimi anni hanno visto i prezzi degli affitti schizzare alle stelle. Secondo le stime, infatti, il costo degli affitti a Barcellona è aumentato del 40% negli ultimi cinque anni, con un picco del 52% nella zona centrale della città. L'altro grande problema legato alle case vacanza è la gentrificazione, che ha portato all'espulsione dai quartieri storici di molti residenti, sostituiti da turisti e seconde case. Questo fenomeno ha avuto un impatto negativo sulla coesione sociale e sull'identità stessa della città. La decisione di vietare le case vacanza è stata accolta con favore da molti residenti, che vedono in essa un'occasione per migliorare la qualità della vita in città. Tuttavia, la misura ha anche suscitato le critiche di alcuni operatori turistici, che temono un calo del numero di turisti e un conseguente danno economico per la città. Le alternative alle case vacanza L'amministrazione comunale di Barcellona è consapevole che il divieto delle case vacanza potrebbe avere un impatto negativo sul settore turistico. Per questo motivo, ha intenzione di promuovere forme di turismo alternative e più sostenibili, come il turismo culturale, il turismo enogastronomico e il turismo verde. Inoltre, l'amministrazione comunale investirà nella costruzione di nuovi alloggi sociali per i residenti e nella riqualificazione degli edifici pubblici. Le altre città europee che combattono le case vacanza Barcellona non è la prima città europea a prendere provvedimenti contro le case vacanza. In altre città, come Amsterdam, Berlino e Parigi, sono già state introdotte normative per limitare il numero di appartamenti adibiti a locazioni turistiche di breve termine. La lotta alle case vacanza è una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare e una collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte. Le misure adottate dall'amministrazione comunale di Barcellona rappresentano un passo importante in questa direzione, ma sarà necessario attendere i prossimi anni per valutare l'effettiva efficacia di questo provvedimento. Oltre al divieto delle case vacanza, l'amministrazione comunale di Barcellona ha intenzione di: - Incrementare i controlli sul rispetto delle normative relative agli affitti turistici - Sanzionare i proprietari di appartamenti che non rispettano le regole - Promuovere l'utilizzo di piattaforme di prenotazione online che rispettino le normative locali La decisione di Barcellona è un segnale forte che le città europee non sono più disposte a tollerare gli effetti negativi del turismo di massa. È un invito a ripensare il modello di sviluppo turistico e a puntare su un turismo più sostenibile e rispettoso delle comunità locali. Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay Read the full article
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nedsecondline · 5 months ago
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Regole europee che obbligano le aziende a rendere minimo l’impatto negativo su ambiente e diritti umani. | le pagine dei nostri libri
Source: Regole europee che obbligano le aziende a rendere minimo l’impatto negativo su ambiente e diritti umani. | le pagine dei nostri libri
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paoloferrario · 6 months ago
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Il funzionamento dell'Unione Europea, i programmi dei candidati, articolo di Daniele Erler, in Domani, 3 giugno 2024, pagina 4
Il funzionamento dell’Unione europea si basa su trattati e strumenti politici che sono stati definiti e cambiati nel tempo. Nei programmi dei vari candidati ci sono idee per riformarli: ecco come letto in edizione cartacea, leggi in: Elezioni europee, così i partiti vogliono cambiare i trattati Ue e le “regole del…
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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Ve la ricordate Giorgia Meloni negli anni di opposizione? Lancia in resta  contro i poteri  forti, contro le banche, contro i mercati, contro l’unione europea, contro l’euro, contro ogni tipo di troika che controllasse i nostri bilanci o dicesse cosa, dove  e quanto tagliare. Per anni e anni, a parole, è stata sempre dall’altra parte. Tutto era Satana.  Amava dire: “Me ne frego” o “la pacchia è finita” o “Padroni in casa nostra” quando si parlava di norme europee, ve la ricordate? “Prima l’Italia e gli italiani”- “Non si media mai sulla pelle degli italiani”.  Eh!  Bene, prendete un pennarello e cancellate tutto.  Da quando presiede il governo, da  tigre del Bengala , Giorgia s’è ridotta a micetta birmana, docile docile, tenerosa e sempre con la coda ciondolante per dire ch’è d’accordo su tutto e con tutti.. Dopo aver abbassato la gonna con Biden sulla guerra, con  Macron sui migranti, con la UE  sulle regole, le concessioni balneari, la Bolkestein per i tassisti, gli insetti nelle farine, le etichette sui vini come per le sigarette, il divieto di vendita  delle auto non elettriche dal 2035.ecc.ecc.. tra poco ingoierà il MES ed ha già annunciato (sotto la pressione dei Britannici) l’invio di aerei  da guerra per sostenere gli ucraini contro i russi . Meno male che la Meloni  sta al governo, così mi risparmio quella sua voce da carciofara mentre inveisce contro gli eventuali “incapaci” del momento. Ieri sera, sentirla appellarsi alle banche (le sanguisughe, come le ha chiamate  fino a ieri)  in ginocchio, con la voce rotta e implorante  e con il capo cosparso di cenere affinchè acquistino loro i crediti incagliati derivanti dai bonus edilizi, è stata una scena da incorniciare nella migliore teca per tramandarla ai posteri. Siamo passati da 1000 euro a tutti  con un clik, ad un click per togliere tutto a tanti..  Altro che schiena dritta e petto in fuori, siamo di fronte a una mutante che rinnega anni della sua storia pur di stare su quella poltrona. Lo hanno fatto tutti e lo fa anche lei, seppur ha sempre detto il contrario. @ilpianistasultetto
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Taxi, sospeso lo sciopero previsto per il 5 e 6 giugno
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Taxi, sospeso lo sciopero previsto per il 5 e 6 giugno. I sindacati dei tassisti hanno sospeso lo sciopero che era stato proclamato per domani e dopodomani, 5 e 6 giugno, alla vigilia delle elezioni europee.  Dopo un incontro al Mit con il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, le circa 30 sigle presenti hanno deciso di congelare l'astensione dal lavoro. La protesta era nata dalla mancata emanazione dei decreti attuativi della legge per regolamentare la professione, oltre che contro le modalità di gestione dei servizi di noleggio con conducente da parte delle piattaforme multimediali. «Il 5 e 6 giugno il servizio taxi sarà regolare in tutte le città. Senso di responsabilità da parte della categoria e voglia di creare delle normative stringenti contro l'abusivismo che da tempo attanaglia il settore», commenta Rixi. «Adesso il Governo scelga tra legalità e abusivismo! Troppi fanno finta di non capire che un mercato dove ci sono operatori privati come i tassisti sottoposti a precise regole di servizio pubblico, ed altri liberi da quelle regole, è affetto da concorrenza sleale», è il commento del presidente nazionale di Uritaxi, Claudio Giudici.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lavoripubblici · 6 months ago
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⌛️ #AppaltiPubblici e Direttive europee a pochi giorni dalle elezioni
🪞 Occorre una seria riflessione dei candidati sul futuro delle regole europee sui contratti, per capire a quale livello la UE dovrà incidere sui mercati interni
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siciliatv · 6 months ago
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Alle europee sette candidati in violazione delle regole. L'elenco è stato reso noto dalla presidente della Commissione antimafia
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Alle europee sette candidati in violazione delle regole. L'elenco è stato reso noto dalla presidente della Commissione antimafia La presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo nell’audizione della stessa commissione... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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