Tumgik
#quindi l'odio che porto è tanto
idettaglihere · 1 year
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ok qui seguirà una lamentela che ho bisogno di tirar fuori in qualità di cassiera/persona che lavora in un supermercato perchè sono satura delle persone. se il supermercato chiude alle 20 e alle 20.50 + 20.55 annunciano che sta per chiudere e di avvicinarsi alle casse, tu cliente cerebroleso di merda non continui a girare come se nulla fosse con già 200€ di spesa nel carrello perché questa è mancanza di rispetto bella e buona perché non è normale trovarsi oltre la chiusura con tutte le casse aperte e con file lunghissime ed è per colpa vostra che faccio straordinari (non pagati ovviamente) da un anno e mezzo a questa parte perché non sapete organizzare la vostra minchia di vita e non portate rispetto a chi lavora dato che alle 20 io dovrei timbrare e non passare ancora il vostro stupido petto di pollo o le vostre zucchine che puntualmente vi siete dimenticati di pesare ok????
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Ieri è stato il mio compleanno. Quasi nessuno lo sapeva. Beh, non erano auguri importanti che mi sono mancati. Sono entrata in classe e ti ho vista. Tu, ovviamente, lo sapevi perfettamente. Ho distolto lo sguardo, sicura che non me li avresti fatti gli auguri. Poi ti sei avvicinata, mi hai fatto un mezzo sorriso e mi hai dato un pacchettino. Ho guardato quel pacchetto, senza riuscire a capacitarmene. Ti ho guardato negli occhi e tu me lo hai teso. L'ho preso con la paura, mani che tremavano, manco fosse stata una bomba pronta a esplodere. Beh, forse lo era. L'ho aperto e c'era una collana. Semplicissima, con un ciondolo a forma di stella. L'ho richiuso lentamente guardandoti. “Perchè questo?” ti chiesi, forse un po’ brusca. “Non dovevi assolutamente farmi un regalo” non riuscivo a non mostrarmi fredda. Alla fine peró era un regalo. Cosí ti ho detto “grazie” e non so perchè, ti giuro che non ne ho idea, ma per istinto ti ho abbracciato. Ed è stato lí che ho capito che non avrei dovuto farlo. Nonostante percepissi bene la distanza da ambe le parti, come se fossero lame taglienti che mi affondavano nella carne man mano che stringevo la presa, non volevo lasciarti andare. Come l'ultima volta ero io a stringerti, mentre la tua presa era leggera, ansiosa di andartene. Mi sono staccata tirando un sorriso, nonostante stessi sanguinando ancora, di nuovo. Te ne sei andata con lei, con loro. Te ne sei riandata, senza ulteriori preamboli né io ti ho fermata. Sai bene che non sará un regalo a comprarmi. A riavermi. Non è un regalo a farmi cambiare idea, a farmi stare meglio. Non sarà questo a farti perdonare. Ma dopo averti abbracciato.. mi sono chiesta, semplicemente: “ha senso tutto questo?” Dove per questo intendo odiarsi fino a prosciugarsi, non parlarsi ed evitarsi. Si, resto sempre convinta che tu abbia fatto qualcosa di orribile e non meriti il mio perdono. Qualcosa per cui non mi riavrai mai piú indietro. Ma non è che forse la sto prendendo eccessivamente male? Questo è quello che ho pensato subito dopo. Poi peró sono tornata fredda, calcolatrice, egoista, e si, anche orgogliosa se preferisci. Tu eri tutto. Eri il mio tutto e te ne sei andata, lasciandomi con niente. Non hai avuto pietá, non mi hai mai voluto bene come ti volevo io. Mi hai ferita, mi hai illusa, mi hai delusa. Mi hai distrutta, lasciandomi a pezzi. E non te n'è importato. Quindi no, non sto reagendo eccessivamente. Non meriti perdono, né tantomeno sorrisi. Non meriti nulla. Meriti solo tutto l'odio che sono capace di consumare. E sai, perchè lo sai, perchè mi conosci, che io i sentimenti (positivi o negativi che siano) li porto all'estremo. Fino al punto in cui crollo. Fino ad autodistruggermi. E io ti odieró. Ti odieró con tutta la forza di cui sono capace, ti odieró e lo sentirai fin dentro le ossa. Ti odieró, ti odieró tanto, tantissimo, finchè non resteró senza forze, annientandomi da sola. Ti odierò. E sará allora che ti mancheró.
Lostinlonelinessalone
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charlie4leto · 6 years
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I’m searching for a Remedy - Chapter 12
Shannon 7:42. Sospiro. Stanotte non ho chiuso occhio, perchè ogni volta che lo facevo, avevo le immagini di Antonia su un pavimento freddo, accovacciata e che veniva ripetutamente presa a calci dal marito. Adesso capisco l'odio profondo che leggevo negli occhi del mio amico. Stringo la presa sulla sua spalla, per infonderle sicurezza mentre è nel mondo dei sogni, per farle sentire che ci sono e che non sarà più sola. Non so quante volte ho ripetuto quel gesto stanotte e non sono sicuro che sia solo per lei. L'ho fatto anche per me, perchè ho bisogno di sentirla, di averla, di possederla. E non è solo per il sesso, ma per tutto. Voglio averla accanto in casa mia, svegliarmi con il suo profumo che mi invade le narici, litigare con lei perchè ho sbagliato a comprare gusto di succo di frutta, ridere di cose che ci racconteremo. Voglio lei, far parte della sua vita. Voglio lei, voglio che lei faccia parte della mia. Cerco di spostarla da me il più delicatamente possibile per non svegliarla. Dopo la serata che le ho rovinato e quello di cui mi ha parlato, preferisco lasciarla dormire ancora un po.
Indosso un paio di pantaloni della tuta e scendo al piano di sotto e la prima cosa che faccio è prepararmi un bel caffè “ti prego Shan, quella che bevete voi americani, non è caffè, ma brodaglia” le parole di Antonia di qualche mese prima mi fanno nascere un sincero sorriso sulle labbra. Dio, l'amerei anche se mi mandasse a quel paese. Afferro una tazza dal mobiletto sulla mia testa e la riempio del liquido bollente per poi iniziare a sorseggiarlo. Non c'è niente di meglio di una tazza di caffè appena sveglio. O forse si? Sento due piccole mani che mi toccano i fianchi e risalire sul petto, il suo morbido seno premersi contro la mia schiena e le sue labbra stamparsi sulle mie spalle. Oh, c'è qualcosa di meglio di una tazza di caffè appena sveglio: la sua presenza “buongiorno dormigliona” porto la mia mano libera sulla sua, che sta ferma sul mio petto “mmmh” la sento mormorare e sorrido “questo sarebbe un buongiorno italiano?” dico per prenderla in giro “ti odio” mi dice stringendomi di più “e perchè mi odi?” le domando curioso “perchè non puoi farmi svegliare da sola” il suo tono da bambina triste mi diverte “oh...piccola” mi faccio beffa di lei e ricevo un pizzicotto sulla pancia “ahia” le dico allungando una mano dietro per afferrarle una coscia e fare lo stesso, ma lei si scansa subito e corre dall'altra parte della penisola. Mi volto, la vedo. Ha indosso una mia camicia, le gambe e i piedi nudi, i capelli scompigliati e sorride. Dio, quanto è bella. Poso la tazza che ho in mano e faccio il giro anche io cominciando a rincorrerci intorno al tavolo, poi si mette dietro la colonna che è al centro della stanza e si fa ancora beffa di me ridendo “quella camicia è mia” le dico puntandola “ah si?” nel suo sguardo vedo malizia “quindi, se non è mia...” comincia a sbottonarla andando verso il divano “...dovrei toglierla” accorcio subito le distanze afferrandola per i fianchi e la spingo sul divano mettendomi su di lei. Le blocco le mani sulla testa e mi sorride cingendomi i fianchi con le sue gambe. Una mia mano comincia a scendere lungo i suoi fianchi, per poi risalire sotto la stoffa di quell'inutile indumento, le sorrido malizioso e comincio a farle il solletico. Si dimena sotto le mie mani, ride e prova a divincolarsi “no, no, smettila....ti prego” urla tra le risa “...come non riesco a proteggermi da te...” mi blocco e di scatto mi scosto da lei ripensando alle parole della sera precedente, mi guarda confusa “ehi, tutto bene?” si avvicina cominciando ad accarezzarmi i capelli e istintivamente chiudo gli occhi. Il suo tocco mi manda in estasi, mi rassicura “Tony...tu...tu hai paura di me?” non la guardo e lei non risponde, ma cerca il mio sguardo chinandosi un po “Shan...ma cos'è questa domanda?” scosto la sua mano per alzarmi e faccio qualche passo in salotto “ieri...tu ieri hai detto che non riesci a proteggerti da me...” faccio una pausa e la guardo “...cosa significa?” Sospira mettendosi seduta e incrocia le gambe distogliendo lo sguardo “Shan...io...è complicato” si passa una mano tra i capelli “piccola, io non ti farò...non ti farò mai male...te lo giuro” cerco di rassicurarla e lei scuote la testa “lo so che non mi alzeresti mai le mani addosso Shan” alza gli occhi al cielo e sbuffa “e allora cos'è Tony? io...io non capisco” mi porto una mano tra i capelli cominciando ad innervosirmi “ok..ok...non innervosirti che poi mi innervosisco anche io” mi dice alzandosi e avvicinandosi a me. Serro la mascella e la fisso serio “bene, allora incazziamoci, ma almeno parliamo” le dico aprendo le braccia “sei esasperante!” mi volta le spalle e si dirige verso la cucina “cosa?” domando stupito. Non ci credo, ora la esaspero pure? “devi sempre sapere tutto” resta di spalle e afferra la caffettiera per preparare il suo caffè. Oddio, stamattina vuole proprio farmi incazzare “senti, dopo quello che mi hai raccontato ieri sera, non puoi pretendere che io non voglia spiegazioni” cerco di mantenere un tono calmo “oddio, ma perchè non impari a bere quello italiano?” cambia discorso riferendosi al caffè, mentre accende il fornello per preparare il suo “abituatici, non cambierò gusti per i tuoi capricci!” vuole farmi incazzare, bene, incazziamoci in due. Sbuffa una mezza risata e alza gli occhi al cielo “abituarmi? Ma se ci vediamo una volta ogni tanto a cosa dovrei abituarmi?” si volta e mi fissa incrociando le braccia sul petto. Le mie parole non l'hanno fatta incazzare, ma le sue fanno infuriare me “qui se c'è uno che fa i capricci, quello sei tu!” aggiunge puntandomi. La sua ultima affermazione mi lascia quasi allibito “io...ehm...e che capricci farei? Sentiamo!” cerco spiegazioni “vieni quando vuoi, vai via quando meglio ti pare senza mai chiedere se io ho altro da fare nella vita” mi passo una mano sul volto “io...sono un tuo capriccio!” aggiunge voltandosi di nuovo per controllare il caffè, sospiro “Tony, lo sai, io vivo dall'altra parte del mondo e non posso fare grandi programmi, ho una carriera io!” non può credere che io venga qui solo per un capriccio “certo, perchè è l'unica cosa che conta, la tua fottuta carriera! Io invece una carriera non ce l'ho più!” stiamo sul serio cominciando a litigare per ciò che faccio? “ehi, non ti ho detto io di abbandonare la carriera di dj e poi quando mi hai conosciuto sapevi chi io fossi e cosa facessi nella vita, non puoi farmene una colpa, cazzo!” sbatto un pugno sul piano dietro di me esasperato. Sa quanto io abbia sudato per arrivare dove sono e sa che odio quando mi toccano la mia carriera. Sospiro cercando di calmarmi “ti prego Tony, stavamo parlando di altro, non litighiamo su altri motivi pure” scuote ancora la testa, come se non si sentisse compresa in questo momento e questo mi manda in bestia perchè io voglio capirla “è questo il motivo per cui devo proteggermi!” mi urla contro voltandosi e puntandomi con il cucchiaino. Cerco di trattenermi dal ridere, perchè è alquanto buffa questa scena “tu non mi dai nessuna certezza e lo so che vieni qui per scopare solo e mi chiedo anche perchè tu faccia tutti questi inutili chilometri per una scopata!” le sue parole mi lasciano quasi interdetto, sto per parlare, ma il treno Antonia è partito e non ha intenzione di fare fermate “poi compri questa casa, ma cosa cazzo mi sta a significare?” la sua sfuriata continua e la caraffa del mio caffè ne paga le conseguenze venendo svuotata. Ma perchè? Lo avrei bevuto! “e poi il vestito? Andiamo, Shan...” allarga le braccia “...da dove ti è uscita questa idea? Che poi prima lo fai fare e poi mi dai della puttana?” me lo rinfaccerà a vita questo, me lo sento. Prende due tazzine e le riempie con il suo caffè senza zuccherarle “e strattonare quel poverino manco fossi geloso di me” quanto fiato ha in corpo questa donna? Ha intenzione di usarlo tutto oggi? No perchè quando s'incazza è incredibilmente sexy e saprei io come farle perdere fiato “io non capisco dove vuoi arrivare ed è per questo che devo proteggermi da te, io...” mi porge una delle due tazzine e l'altra comincia a sorseggiarla lei “...io non ci sto capendo un cazzo ed è da questo che devo proteggermi” distoglie lo sguardo sbuffando. La fisso un po mentre bevo il caffè cercando di ricordare come è nata questa discussione. I suoi gesti, il suo infuriarsi, il suo parlare mi hanno confuso al punto di avermelo fatto dimenticare. Ma ho capito che, forse, c'è qualcosa anche da parte sua. Le importa che non siamo sempre insieme, sento la sua voglia di starmi vicino, di avermi vicino. Poso la tazzina, ormai vuota sul banco “non credi che forse una scopata, uno come me, se la sappia procurare facilmente?” domando, ma non aspetto risposta, no, stavolta parlo io “eppure vengo qui per scopare” enfatizzo l'ultima parola e mi avvicino piano “noi non scopiamo da tempo Tony...” sono a pochi passi da lei, si volta a guardarmi “hai voglia?” chiede non cogliendo bene il senso delle mie parole, sorrido “non hai capito cosa intendo” accarezzo la sua guancia e socchiude gli occhi godendosi il mio leggero tocco “piccola, non è più una scopata da tempo tra me e te...” mi sposto davanti a lei e avvicino il mio viso al suo lasciandole un leggero bacio sulle labbra, mi stacco e lei apre gli occhi e mi fissa, le sorrido “...forse, tra me e te, non è mai stata solo una scopata” aggiungo attirandola a me e cominciando a baciarla con passione. Antonia Abbiamo passato la giornata a stuzzicarci senza andare mai al sodo. Mi piace stare in questa casa con lui, averlo intorno. Ho svuotato la mia valigia mettendo tutto a posto nell'enorme cabina armadio che c'è nella nostra camera. Sorrido tra me e me come un ebete da quando mi ha detto che tutto quello che c'è qui, è nostro. Non mio, non suo, ma nostro. Dopo essermi fatta una bella doccia, lui è uscito per comprare un dessert per stasera. Ceneremo a casa ed io gli ho detto che mi sarei occupata di preparare tutto, ma non il dolce. Mi vesto con un pantalone nero attillato e sopra una camicia rossa di seta non molto abbottonata e che lascia intravedere il completino che mi ha regalato lui e sotto opto per un paio di décolleté tacco 10 dello stesso colore. Mi trucco gli occhi in modo leggero, al contrario delle labbra, alle quali preferisco mettere un bel rossetto rosso scuro. Appena finisco, sento la porta dell'entrata aprirsi e un sorriso mi si stampa sulle labbra “piccola, dove sei? Sono tornato!” mi affretto ad uscire dalla stanza e mi dirigo a scendere le scale “ho dovuto fare un casino per comprare questo dolce, nessuno parla la...” mentre sta parlando, si volta a guardarmi scendere “...mia lingua” finisce la frase quasi sospirando “che c'è?” domando mettendo le mani sui fianchi una volta che sono davanti a lui “no...è...che...insomma, avevo lasciato qui una mezza stracciona con una camicia da boscaiolo che non era niente male...” oddio, ecco che comincia a fare il cretino, scuoto la testa “...e ora ritrovo una supersexy donna che...” si morde il labbro continuando a fissarmi “...cazzo, Tony, tu mi fai morire così” dice avvicinandosi e attirandomi a lui stringendomi per i fianchi “Shan, sono sempre la stessa” gli dico mentre comincia a scendere con la bocca sul mio collo “è questo il problema, che sei sempre la stessa che mi fa eccitare come un matto” sento la sua erezione premersi contro il mio bacino mentre con la lingua lascia scie umide sul mio collo “Shan...” chiamo il suo nome sospirando. Quest'uomo mi farà impazzire uno di questi giorni. Sposta di poco la camicetta e sorride “oh, questo lo conosco” sorrido alle sue parole “si, me l'ha regalato un tizio che ci ha allegato un bigliettino dicendo che voleva strapparmelo di dosso. Una specie di maniaco” dico mentre lo sento ridere sul mio petto. Le sue mani scivolano a stringermi i glutei e sento il respiro farsi sempre più corto “la cena Shan...” dico sperando che la fame lo convinca a fermarsi per ora “cena? Io sto già cenando” dette quelle parole i suoi denti affondano nella carne del mio seno e la mia mano, istintivamente, stringe la sua nuca mentre lancio un leggero urlo per il piacere misto al dolore che mi ha provocato. Avrò un bel segno addosso, ma non m'importa. Gli afferro i capelli e lo tiro a me per baciarlo con passione “Shan...” le parole muoiono tra i baci “mi fai impazzire piccola” non abbiamo fiato “ceniamo prima? Poi ti darò un altro dessert oltre a quello che hai preso tu, promesso!” mi guarda imbronciato quando si stacca da me “ma solo perchè voglio mettermi bene in forza” mi dice puntandomi. Lo precedo per andare in cucina e mi colpisce con una sculacciata “e non sculettare così, altrimenti ti salto di nuovo addosso” mi dice sorridendomi. Gli schiaccio l'occhiolino e ritorno ad ancheggiare come se nulla fosse “sei perfida!” dice andandosi a sedere al tavolo che avevo precedentemente preparato. Seduti a tavola, a distanza di sicurezza, ceniamo e parliamo come fossimo una coppia. Sorrido ai suoi divertenti aneddoti riguardo quello che succede tra loro nei backstage dei concerti. Starei ore solo a guardarlo parlare, ascoltare la sua voce mi fa stare così bene “tu non suoni nessuno strumento?” domanda ad un tratto. Lo fisso qualche secondo poi scuoto la testa “da...da piccola ci provai, ma non mi riuscì bene e quindi smisi” sorride scuotendo la testa “evidentemente non ci hai provato abbastanza” dice sorseggiando il vino dal suo calice senza smettere di guardarmi “ma se non sai nemmeno di che strumento sto parlando” mi alzo prendendo i piatti dal tavolo e mi dirigo verso la cucina pronta a prendere il dolce dal frigo per poi ritornare da lui. Sta li a fissare un punto fermo sul tavolo tamburellando le dita. Poggio il vassoio con il dolce al centro disponendo i piatti e le posate ai nostri posti “il violino” dice ad un tratto e d'istinto mi volto a guardarlo. Vorrei chiedergli come l'ha capito o chi glielo ha detto, ma lui mi precede “quando ti penso mi vengono in mente i violini” fissa i suoi occhi nei miei. Deglutisco a quelle parole. Sono così dolci ed istintivamente abbasso lo sguardo sorridendo e sentendomi leggermente a disagio “grazie” dico riprendendo il mio posto e lui allunga una mano per accarezzare la mia “adoro quando riesco ad imbarazzarti” arriccio il naso e caccio la lingua guadagnandomi un suo sorriso “dai, proviamo questo...come hai detto che si chiama?” “delizia al limone” dico nella mia lingua “delezia a lemoni” prova a ripetere, ma la sua pronuncia non è delle migliori ed io comincio a ridere di gusto “scusa” cerco di smettere, ma la sua faccia mi fa solo aumentare “ehi, non prendermi in giro” mette un finto broncio. Mi alzo andando verso di lui, afferro uno dei cucchiaini e dopo averlo riempito con un po del dolce, lo avvicino alle sue labbra “dai, su, fai il bravo bambino” dico in tono materno e lo vedo aprire la bocca. Ma prima che lui possa afferrarlo lo ritiro per poi mangiarlo io facendolo rimanere a bocca aperta “mmh...buono” continuo a prenderlo in giro e lui mi attira a se facendomi sedere sulle sue gambe e cominciando a farmi il solletico “perfida, sei perfida” mi dice mentre io continuo a ridere. Una volta smesso, riprendo una cucchiaiata di dolce e gliela porgo lasciandogliela gustare “mmh...ottimo” poi si avvicina al mio orecchio “fammelo provare in un altro modo” mi sussurra “in che modo?” domando confusa. Lo guardo afferrare una cucchiaiata del dolce e portarlo alla mia bocca, ma mentre sto per ingoiarlo mi attira a se cominciando a baciarmi e lasciando che il dolce passi per le nostre bocche. Ci stacchiamo rimanendo comunque vicinissimi “wow, adesso si che è perfetto” poi ricomincia a baciarmi. Si alza facendomi alzare con lui per poi farmi risedere sul tavolo e mettersi tra le mie gambe. Lo sento armeggiare con qualcosa dietro di me mentre le nostre bocche non si staccano nemmeno un secondo. Ad un tratto sento la sua mano strisciare dal mio collo fino all'incavo tra i miei seni e mi accorgo che è imbrattata del dolce. Si stacca dalle mie labbra per seguire con la bocca la scia della delizia che ha fatto sul mio corpo. Rido e lui alza lo sguardo “che c'è? È più buono!” dice sorridendo e ritornando a mangiare dal mio corpo “si, però, puoi darmi una mezz'oretta?” alle mie parole alza di scatto la testa e mi guarda stupito “c-cosa?” lo spingo leggermente per scendere dal tavolo e allontanarmi “ho promesso a Vanessa che l'avrei chiamata e poi voglio chiederle la mattinata libera” gli spiego dirigendomi verso la scala “m-ma...” mi fissa quasi deluso “nel frattempo puoi mettere a posto?” gli dico dirigendomi al piano superiore “tanto, non ho niente di meglio da fare!” urla deluso e lo sento sbuffare. Mi dirigo in camera ridendo e chiudo la porta a chiave “oh, Shannon, alla fine mi ringrazierai” dico tra me e me cominciando a spogliarmi. Shannon Dopo che Antonia si è diretta al piano superiore, lasciandomi come un ragazzino arrapato, ho messo a posto la cucina come aveva detto. Aveva detto mezz'ora, ma è di sopra da quasi una intera. Le donne quando chiacchierano sono incredibili. Chissà cosa si stanno dicendo. Magari si staranno facendo anche 4 risate sul come mi ha lasciato poco fa. Sorrido scuotendo la testa. Da quanto tempo non mi sentivo così leggero, libero. L'amore fa bene, vorrei solo capire se è corrisposto. Sospiro prendendo una birra dal frigo per poi dirigermi allo stereo e mettere su un po di musica. Sembro l'eterno indeciso. Ho fatto portare qui i migliori dischi di musica di tutti i tempi, sapendo che nemmeno lei sa mai decidersi riguardo ai gusti musicali. Il ticchettio dei tacchi delle sue scarpe che che picchiano sulle scale, mi annunciano che finalmente ha finito e opto per i Beatles, esattamente la canzone oh! darling “parla parecchio Vanessa, eh?" domando mentre schiaccio play “in realtà non l'ho chiamata, ma solo mandato un messaggio” mi spiega “e cosa hai fatto tutto questo tempo...” mi volto a guardarla e resto di stucco “…di sopra?" aggiungo deglutendo. Una delle cose che devo imparare è che, con una donna come Antonia, le sorprese non finiscono mai. È appoggiata alla colonna con il braccio sinistro, ha indosso una canotta bianca con la scritta i prefer the drummer che lascia intravedere il completino nero di pizzo con tanto di reggicalze e sotto gli stivali lunghi fin sopra il ginocchio, entrambi miei regali. I capelli sciolti rossi le ricadono da un lato e il suo sorriso è ad alto tasso erotico “wow!” riesco solo a dire senza staccarle gli occhi di dosso. Sto per fiondarmi su di lei, ma mi fa segno di fermarmi ed istintivamente eseguo. Con il dito mi indica il divano quasi come ad ordinarmi di sedermi ed io lo faccio. Va verso il tavolo e prende una delle sedie. Se la porta dietro strisciandola sul pavimento e quel rumore fastidioso è per me musica. La guardo mentre cammina e faccio un sorso di birra giusto perché ho la salivazione a zero. Posiziona la sedia di fronte a me e poi si dirige verso lo stereo camminando in modo sinuoso e sento un incredibile caldo salirmi alla testa. Le note di Come Togheter dei Beatles si espandono nella stanza e sorrido al pensiero che io, se continua così, potrei venire da solo. La guardo mentre comincia a muoversi a ritmo della canzone. Sta ballando per me e lo fa benissimo. Mi metto comodo a godermi questo spettacolo che, so per certo, non ha mai dedicato a nessuno. Si avvicina alla sedia continuando a muoversi in modo sensuale. Potrei perdere la testa, ma forse, per questa donna, io la testa l'ho già persa. Si posiziona tra me e la sedia, mi guarda negli occhi per poi voltarsi di spalle e piegarsi a 90° poggiandosi ad essa e lasciandomi ammirare il suo sedere sodo che con quel perizoma è a dir poco perfetto. Ritorna con lo sguardo su di me senza cambiare posizione, non ha bisogno di parlare, sento ciò che vuole. Allungo una mano cominciando ad accarezzarle delicatamente le natiche. La sua pelle è caldissima “non trattenerti Shannon” la mia mano non si stacca da lei e le sue parole nascondono un non ho paura di te che sento. Lei sa come sono e non vuole che io cambi dopo ciò che mi ha raccontato. Non vuole essere trattata diversamente ed io non voglio che qualcosa cambi tra di noi. Le do una forte sculacciata e la sento sussultare d'eccitazione al mio colpo. Ci sorridiamo complici mentre lei si rialza scostandosi i capelli dal viso. Si posiziona tra le mie gambe senza smettere di ballare e comincia a sfilarsi la maglia per poi lanciarla in aria. Si volta di nuovo e molto lentamente inizia a scendere, ma la mia forte eccitazione me la fa a afferrare per i fianchi e farla arrivare prima a me. Lascio che la mia erezione si faccia sentire mentre adesso è seduta su di me e sorride lasciando andare la testa sulla mia spalla ed io mi chino a baciarle il collo. La nostra eccitazione è alle stelle, ma non vuole terminare, ancora, questa dolce tortura. Si rialza sedendosi sulla sedia difronte a me accavallando le gambe. Salgo le mani, partendo dalle caviglie, lungo le sue gambe ricoperte dagli stivali “sbaglio o avevo detto che volevo vederti solo con questi addosso?” domando malizioso “volevo rendere la cosa più intrigante, ma se non ti piace, posso smettere" si alza per allontanarsi, ma l'afferro prontamente per i fianchi “non pensarlo neanche lontanamente” dico perentorio “allora sono all'altezza delle spogliarelliste con cui hai a che fare?” il suo tono è malizioso, ma sento qualcosa oltre a questo che mi è difficile decifrare. Non sarà mica gelosa? Bacio delicatamente il suo basso ventre, fin sopra il pube “non ho mai visto nulla di così eccitante come stasera" catturo il suo sguardo dopo le mie parole, mi accarezza la testa “allora se il ristorante chiude, so già che lavoro fare" le sue parole mi fanno andare il sangue alla testa. Il solo pensiero che possa riservare questo spettacolo a qualcun altro mi manda in bestia. Le mordo con poca delicatezza il pube e la sento sussultare. Sento le sue dita farsi strada nei miei capelli, mentre m'inebrio del suo odore di donna. Alza piano la gamba sinistra poggiando il piede sul divano “sono tua Shannon…” ed è in quel momento che noto un nuovo tatuaggio. Nell'interno coscia ha tatuato un fulmine con una x. È lo stesso che di solito uso per lasciare autografi. Lo accarezzo piano con un dito “…solo tua" lo dice quasi in un sussurro, mentre io mi avvicino a baciare quel dolce regalo che mi ha fatto marchiando la sua pelle. Mi alzo di scatto e afferrandola per i glutei la prendo in braccio lasciando che le sue gambe cingano la mia vita. È sorpresa dal mio scatto e ne sorride “grazie" le sussurro per poi baciarla. L'appoggio un attimo con la schiena alla colonna per assaporare meglio le sue labbra “piccola, non ce la faccio più, ho bisogno di te” ho la gola secca dall'eccitazione “anche io Shan" mi dice cercando di sfilarmi la maglia “andiamo di sopra" le dico cominciando a camminare verso le scale “andiamo dovunque vuoi" dice tra un bacio e un altro “la prima volta in casa nostra voglio farlo nel nostro letto" le dico poggiandola alla porta della nostra camera. I suoi occhi brillano di passione e sono lucidi di emozione e il mio unico pensiero è che sono fottutamente innamorato di lei. Antonia Le sue mani percorrono con veemenza ogni centimetro del mio corpo infiammandolo. Le sue labbra strisciano su esso facendomi venire i brividi. Lo spingo verso il letto fino a farlo sedere e posiamo le nostre fronti una contro l'altra sorridendoci. Sto così maledettamente bene quando lui mi è vicino che dimentico ogni cosa che non va nella mia vita. Lo spingo leggermente e lui si tiene con le mani poggiate sul letto divaricando le gambe. I suoi occhi non si staccano da me e questo mi lusinga non poco. Accarezzo con le unghie il suo corpo. Parto dal collo, passo per le clavicole fino ad arrivare alle spalle, poi vado sui pettorali fino ad arrivare ai suoi addominali e a scendere verso l'apertura dei suoi jeans. Sorrido maliziosa al rigonfiamento evidente e lo accarezzo facendolo fremere ancora. Mi stacco da lui e indietreggio di qualche passo. Poso un piede sul letto tra le sue gambe. Si avvicina ad essa cominciando a far scendere lentamente la mezza cerniera dello stivale per poi sfilarmelo con delicatezza ed io mi dedico a slacciare i gancetti del reggicalze senza perdere mai il contatto visivo tra i nostri sguardi. Siamo legati da una complicità unica. Una volta sfilata la calza, dedichiamo all'altra gamba lo stesso trattamento e quando abbiamo finito, gli volgo le spalle e lui si alza cominciando a sbottonarmi il reggiseno lasciandomi leggeri baci tra il collo e la spalla. Porto le mie mani dietro di me per afferrargli l'apertura dei jeans e cominciando a slacciarglieli. Glieli sfilo, mentre lui fa scendere delicatamente il mio reggiseno. Afferra i miei seni con forza mentre comincio a gemere dal piacere. Amo questo suo modo di essere dolce e irruente allo stesso tempo. Mi volto verso di lui e ricominciamo a baciarci. Le sue mani continuano a vagare esperte per tutto il mio corpo mentre ci distendiamo, io sotto e lui sopra. Sento la sua erezione premere contro il mio bacino e lascio che le mie mani scendano per liberarla dai boxer. Gemo nel sentire il rumore stridente delle mie mutandine che vengono strappate con un unico gesto “scusa” sussurra al mio orecchio, ma io sorrido e riprendo a baciarlo mentre lo sento che si fa strada in me. Un urlo di piacere mi muore in gola soffocato da un suo bacio. Stringo le sue natiche con le unghie ad ogni suo affondo e mordo con bramosia le sue clavicole. Spinge in me come se volesse diventare un'unica cosa, come a volersi fondere col mio essere. Inarco la schiena per il piacere che si sta impossessando di me, l'orgasmo è già così vicino per la troppa attesa “Shan...” ansimo mentre lui cattura il mio sguardo “il...il preser...vativo” sembra quasi che non mi ascolti. Continua ad affondare in me e a baciarmi mentre l'orgasmo per me è alle porte “voglio...voglio...un..bambino” il suo tono sussurrato tra gli ansimi mi accompagna al massimo del piacere come una dolce cantilena “fermami..ora..se...” non lo lascio continuare, afferro il suo viso tra le mani catturando le sue labbra tra le mie, mentre le mie gambe lo stringono ancora di più fino a che l'orgasmo arriva anche per lui. I nostri respiri tornano regolari lentamente “ti ho lasciato un bel segno...scusa” dice riferendosi al morso che mi ha dato prima di cena sul seno, accarezzandolo piano con le dita “non è niente” accarezzo piano la sua testa “piuttosto, mi devi un nuovo completino, o almeno un paio di mutande” ride alle mie parole “tutto quello che vuoi amore mio” le sue ultime parole mi fanno venire quasi i brividi e m'irrigidisco. Alza la testa dal mio petto e mi fissa. Sono sorpresa dalle sue parole tanto quanto lui. Deglutisco sorridendo “co...come hai detto?” domando per essere sicura, non vorrei che il piacere post-orgasmo mi avesse fatto sentire male “tutto quello che vuoi” ripete abbassando lo sguardo e accarezzandomi la pancia. Porto un dito sotto al suo costringendolo a guardarmi “dopo...cos'hai detto dopo?” si morde il labbro e sorride quasi imbarazzato “amore mio” gli sorrido e sento i miei occhi diventare lucidi “Ti amo Shannon” dico con voce rotta. Si avvicina per baciarmi e lo fa in modo dolce e calmo, porta una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi accarezzarmi le labbra con un dito “ti amo anch'io Antonia”.
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sophiaviator-blog · 7 years
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Il perdono
Il perdono… maledizione, cos'è il perdono? Perché non riesco? Devo porgere l'altra guancia? Ma vale lo stesso se, nel frattempo, ho voglia di dargli una testata? No, perché secondo me vale come lo fai, non se riesci a farlo o meno. Umanamente e fisicamente posso anche riuscirci, mi trattengo, stringo i denti e porgo l'altra guancia, ma siamo sicuri, caro Gesù, che vale lo stesso? Perché io ho voglia di spaccargli i denti a questo qui. In effetti l'ho fatto tante volte, ho porto l'altra guancia, ma dopo non mi sono sentita meglio. Proprio per niente. I Maestri sono difficili da capire, perché ci parlano da un altro piano. Non perché siano dispettosi, semplicemente ci aspettano lì. Sono pazienti, Loro. Sanno che abbiamo i mezzi per raggiungerli. Noi tentenniamo, Loro lo sanno con certezza. Per questo Buddha ride. Ride dei limiti che ci auto-imponiamo, perché Lui sa Chi sei. E sa che di limiti, hai solo quelli che ti sei scelto, che ti sei costruito, mattone dopo mattone, vita dopo vita, e non si sognerebbe mai di intervenire, perché ha un riverente rispetto per le tue creazioni. Lo so come ti senti, fratello. Credimi, lo so. Se sei arrivato a cercare informazioni on line sul perdono, significa che sei a un bivio. Stai decidendo se preferisci morire o impazzire. Io ero arrivata alla conclusione che sarei potuta morire pazza, così risolvevo il problema del bivio. Lo so cosa senti, è descritto a pagina 612 del libro: “Un corso in miracoli”. “… le urla dei moribondi e il silenzio dei morti”. Questo senti. Ma il perdono non è un traguardo! No no no no no no no! Il perdono è un portale, difficilissimo da oltrepassare, perché difficilissimo da individuare, dal momento che ci sono tanti falsi portali che sembrano quello giusto. Il portale più orribile, quello che più spesso viene confuso col perdono, è lo stesso che ti fa dire: “ok, ti perdono, ma da questo momento sei in debito con me”. Non c'è niente, niente di più lontano dal perdono di un atteggiamento come questo. E’ esattamente l'opposto del perdono. Il debito lega, il perdono libera. Quindi possiamo dire che ci sono due grandi difficoltà nella ricerca di questo passaggio. La prima difficoltà sta nel fatto che il concetto di perdono è completamente travisato e ribaltato, quindi vai alla ricerca del portale sbagliato. La seconda difficoltà sta nel fatto che lo si immagina come un traguardo, un punto di arrivo: quando riuscirò a perdonare senza riserve, sarò in pace con me stesso! Perché l'essere in pace con se stessi non è un traguardo? Perché è un portale anche quello: quando sarai in pace con te stesso, potrai finalmente cominciare a… lavorare sul serio. Altro che traguardo, è un inizio! Torniamo al perdono che, in quanto portale, al di là di quel passaggio, deve contenere qualcos'altro. Cosa c'è di là? Cosa ci può essere oltre il perdono? Qui cominciano i guai per me, perché non è spiegabile. E’ una di quelle cose che capisci cos'è, nel momento esatto in cui capisci cosa non è. Allora forse potremmo cominciare col dire cosa non è: non è qualcosa che lega, non è qualcosa che prevede un credito con relativo debito, non è qualcosa che “il peccatore” dovrà impegnarsi a non rifare. Niente di tutto questo. Può farlo e rifarlo per tutta questa vita e anche per la prossima, mentre il nostro perdono per il peccato commesso dovrà restare invariato. Il nostro perdono per il peccato, non per il peccatore. Lui, non è affar nostro. Se ti sforzi di perdonare il peccatore, sei sulla ruota di un criceto. Morirai lì, certamente. Detto questo, siamo ancora lontanissimi dal perdono, quindi continuiamo. Non è una cosa che ti rende migliore del peccato o del peccatore che credi di aver perdonato. Se pensi questo, sei ancora sulla ruota del criceto e stai prendendo velocità. Ti vuoi schiantare contro la gabbietta? Fai pure. Io continuo. Il perdono, non ha alcun secondo fine. Tu perdona, ma sappi che nulla ti deve tornare indietro, perché il perdono si da in regalo. E’ gratis, per intenderci. Il perdonato, non ti deve nulla. Potrei andare avanti a dire cosa non è, ma penso sia sufficiente. Laddove c'è la parola “gratis”, il concetto si chiarisce sempre da sé, in ogni ambito della vita. Sembra che ci siano così poche cose gratis nella vita. Non è vero, ovviamente. Se solo potessimo vedere per un secondo, per un attimo, tutte le cose gratuite che abbiamo in abbondanza. Come sempre, nel momento in cui viene stabilito un prezzo, ci accorgiamo di cosa stavamo usufruendo liberamente. Raramente ce ne accorgiamo prima. Ma questa è solo una digressione romantica, quindi torniamo al nostro problema. Il perdono è gratis perché l'amore è gratis. E’ un atto d'amore, è l'espressione dell'amore. E’ l'amore. Quindi ora provo a dirti cosa c'è oltre il portale. Ora, in questo momento, pensa alla persona che odi. Dai, dai che la trovi. Eccola. Se sei diventato paonazzo, se ti si sta ribaltando lo stomaco, se senti un attacco di colite in arrivo o semplicemente se provi un senso di schifo, di disagio o di paura, ti prego, non trattenere. Non vergognarti, non trattenere e non reprimere. Lascia che sia quello che è, non c'è nessun problema. Quando te la senti andiamo avanti, se non te la senti aspetta un pò di tempo prima di continuare. Hai mai visto questa persona relazionarsi con qualcuno a cui vuole bene o a qualcuno per cui prova stima? Spero di sì, in caso contrario dovrai provare a immaginare come sarebbe. Hai mai visto questa persona sciogliersi in un sorriso guardando la persona che ama? L'hai mai visto essere preoccupato per la persona che ama? L'hai mai visto essere premuroso nei confronti della persona che stima? A me è successo più di una volta, per fortuna o per caso non lo so, ma è successo. Se nel momento in cui succede, riesci a restare onesto e coraggioso verso te stesso, come solo un bambino sa fare, potrai osservare cosa sale dentro di te. Quali emozioni? Quali sensazioni? Quali sentimenti? E’ uno shock quando te ne accorgi, è veramente un trauma. Provi invidia e dolore. Invidia per la persona amata dal tuo nemico, dolore perché, a quanto pare, lui, l'odiato, è capacissimo di amare. Ma non te. E’ un trauma, perché questa improvvisa consapevolezza capovolge tutto. Capovolge tutto il tuo mondo. Ora prendi quello che ti ho appena detto e tienilo in caldo, conservalo dentro di te: tra un pò ti servirà… per non perdonare. Ma andiamo avanti. Se ancora mi stai leggendo, intanto, vorrei farti i complimenti per la tenacia. Resisti ancora un po’, e stai tranquillo perché la parte complicata deve ancora arrivare. Ora immagina… facciamo finta che tanto tempo fa, in un luogo in cui il tempo non aveva motivo di esistere, c'eravate tu e il tuo nemico. Solo che non eravate nemici, al contrario. Eravate complici, compagni di avventura, fratelli e amici, sorelle e amanti, eravate padri attenti e figli diletti, eravate madri dolcissime e figlie devote. Eravate tutto questo e altro ancora, contemporaneamente. Eravate così affini, da decidere di venire su questa terra per diventare grandi insieme. Facciamo finta che prima di arrivare qui, vi siate abbracciati, baciati e, guardandovi, abbiate espresso tacitamente una promessa: ci rivedremo qui, fratello. Ora riporta qui il film, in quella che ci piace chiamare realtà. Tuo fratello si è perso. Che facciamo? Lo abbandoniamo? Sicuro? Lo so, non pensavi potesse diventare così stronzo una volta qui, ma ricordati che tu non vedi il suo film. Vedi solo il tuo. Stai sicuro che nel suo film, dice esattamente la tua stessa frase. Non pensavo che potesse diventare così idiota, una volta qui! Già, il problema è sempre quel maledetto velo. Non è vero. Il velo puoi scostarlo tutte le volte che vuoi. Ma non è questo il punto, non distraiamoci proprio ora, e soprattutto non farti ingannare da quanto sarebbe bello ri-incontrarsi di là, perché diventerebbe il secondo fine del perdono e, come abbiamo detto, il perdono non ha secondi fini. E’ importante avere il quadro completo, per questo motivo dobbiamo tenere da conto i retroscena di cui raramente siamo consapevoli. Infatti, ti chiedo di prendere questa cosa e di conservarla accanto a quell'altra, per il momento. Ora sei pronto. Se sei riuscito ad arrivare fino qui restando aperto, senza il desiderio di reprimere tutte le contraddizioni che sono sorte, allora sei pronto. Sì, proprio ora. Allora, che fai? Lo vuoi oltrepassare questo portale? Fallo. Fai un passo e avanza. Stai di fronte a lui, e perdonalo. Ricordati Chi è, e amalo. Ricordati Chi è, e rendilo libero. Non è una cosa arrogante da parte tua, puoi farlo davvero, renderlo libero. Lascia andare, in un batter d'occhio pulisci, togli tutto, l'odio, la paura, il dolore, il rimorso, pulisci… pulisci… pulisci… cosa resta? Quando togli tutto, resta l'amore. Non c'è altro che quello. Ora, la prova del nove: sai di aver perdonato se ti è arrivata la consapevolezza, potente e inconfondibile, che non c'era nulla da perdonare. Non c'è mai stato niente da perdonare. Stai tranquillo, non c'è niente da perdonare. Infatti lui è scomparso, ci sei solo tu in quello spazio, oltre il portale. Ricordati Chi sei, e perdonati. Ricordati Chi sei, e amati. Ricordati Chi sei… ti senti libero? Riesci a sentirti innocente? Il perdono è il Grande Portale, quello che ti serve per capire che non c'è nulla da perdonare. Non c'è nessun peccato e non c'è nulla da perdonare. Il perdono non serve, ma per capirlo devi perdonare. Per questo i grandi Maestri insistono tanto. Il perdono toglie i peccati. Ma li toglie nel vero senso della parola. E dal momento che sono tolti, il perdono non serve più. O no? Quindi, da oggi, sei libero di non-perdonare, perché sei libero dal perdono. Da questo momento, sei libero di benedire ogni cosa. E ogni cosa, sarà libera. Chiunque voglia portare la luce, deve conoscere le tenebre che sta per rischiarare. (Lao Tze)
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