#questa canzone semplicemente superiore
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inzaghismo · 3 years ago
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buongiorno solo alla mia fidanzata 💖
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norwaynsunshine2 · 4 years ago
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la fine del sogno, io sono pronto?
Cosa rimarrà dei nostri intraducibili anni zero? 
Esce questa canzone dei Cani, così, in mezzo alle vacanze, quando nessuno più se l’aspettava, ignorarla tutto il giorno e poi quando accendi il pc per programmare delle mail prima di andare a dormire eccola che ti ricordi. Eh, è un casino però. Non eravamo cresciuti? E se siamo cresciuti, siamo pronti? 
No, premessa, io non sono pronta a fare i conti con tutte le pagine della nostra incredibile giovinezza, l’adolescenza, la preadolescenza e tutte le cose inconsapevoli che abbiamo fatto in giro per l’Italia quando alla fine c’era sempre un sogno, c’era sempre. Insomma no, non credo di essere pronta alla fine di quel sogno, di quel modo di vivere, di abbandonare pre-adolescenza, adolescenza e post-adolescenza, non se ne parla proprio, siamo proprio ancora qui in mezzo al sogno, o forse almeno vorremmo, vorrei.
Ci siamo immaginati un bel po’ di cose che puntualmente si sono verificate secondo altre forme e modalità, cosa che puntualmente non ci è piaciuta abbastanza da godere tutta la pre - ado - post abbastanza come meritava, ma non importa quello era il nostro personaggio, quello che avevamo sapientemente scelto e che le circostanze avevano modellato, quello che oggi ci resta di quel lasso di tempo che è stato tra tra il 2006 e qualche tempo non quantificato fa. 
Ci sognavamo tante cose, pogavamo ai concerti e ci credevamo tantissimo, forse ci crediamo ancora tantissimo. Nel frattempo qualcuno medita di sposarsi, qualcun’altro si esalta con uno stipendio sostanzioso e qualcun’altro ancora conta le bollette.  
In mezzo un sacco di dischi, canzoni e immagini sul futuro che verrà, la volontà di immaginarsi qualcosa di nuovo e che ci scaldi, una casa precaria che ci piaccia, che poi chissà da dove è venuta quell’estetica confortante. 
Sono stati begli anni, non c’è niente da dire a riguardo, qualcosa da dire sul fatto che debba concludersi in qualche modo o in qualche modo si, ecco. Che alla fine i nostri gruppi preferiti saranno solo i gruppi preferiti dei trentenni e poi dei quarantenni e così via e di tutta la nostra adolescenza, considerata in termini ampi, chissà cosa rimarrà: foto che non avremo stampate perchè era finita l’epoca dei rullini, abbiamo visto l’alba di Instagram ed il tramonto di My Space, anche se alle medie qualcosa di MySpace abbiamo visto, rimarranno dischi e magliette che avremmo voluto comprare dopo i mille mila concerti che abbiamo visto - davvero quanti? - e che poi non avevamo mai abbastanza soldi, ma aspetta adesso abbiamo i soldi e non abbiamo i concerti allora vai ti iscrivi su Discogs e sembri tuo padre quando tu eri bambina che comprava i dischi dei suoi vent’anni e via così. Poi su quello tante cose sono andare diversamente.
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La nostra adolescenza (pre e post). Alcuni appunti
Inizialmente erano le amichette delle medie che avevano internet e che scaricavano da emule la decina di canzoni che scrivevi sui foglietti, poi tutti i cd masterizzati e le chiavette con tutto quello che capitava, che davvero cosa non c’era. Quella volta che ti avevano passato la canzone giusta che dopo più 15 anni ti ricordi l’esatto momento in cui l’hai ascoltata per la prima volta (fermata del 17 mentre scendevo) e anche la prima volta che l’hai fatta sentire (Irene Beppe Gambetta). 
Sono arrivati gli mp3 e dio li benefica, la fnac, i cd a 9 euro, la primavera dei dischi - nota bene, non dei vinili, quelli sono tornati qualche anno dopo, all’epoca noi ragazzini neo classe media, figli di una classe povera e poco radical chic aveva tantissimi CD -  quel semiinterrato che ha visto tutta la tua formazione musicale - letteraria e culturale, fondamentale al pari dell’analisi logica e dell’aritmetica, che Dio benedica pure la Fnac di via Venti settembre ovunque si trovi oggi. E pure quella di Milano che all’epoca ci sembrava qualcosa di impossibile da raggiungere, come Milano, del resto. La nostra educazione sentimentale a suon di chiavette - mp3, padri devoti alla causa, Trl, cd masterizzati e le cuffie della Fnac. Amen. 
9 Euro e avevamo 12 tracce, è vero a quel prezzo c’erano quelli già un po’ vecchiotti ma noi potevamo aspettare, tranne che con i Simple Plan che volevo tantissimo e feci addirittura spendere 19 euro, inutile parlare del senso di colpa sebbene sia ancora lì, nello stesso posto, bellissimo. Avevamo lo sportelletto del pc, del fisso ancora tante volte in cui potevi masterizzarlo e moltiplicarlo e oggi quanto mi manca lo sportelletto del cd in questi pc nuovi, perchè non ce l’abbiamo più vi prego ditemelo. Ad ogni modo, 9 euro e niente pubblicità e scorrevano quelle tracce li, esattamente come erano state pensate, esattamente con un senso. Temo drammaticamente il momento di quando non avremo più lettori cd sulla faccia della terra. Sarà orrendo.
Poi è arrivato internet in molte delle nostre case, era la terza superiore, i telefonini a colori e che a volte facevano pure delle foto, è arrivato facebook msn e tutto di nuovo cambia. 
Poi è arrivato Instagram, Irene è stata una pioniera di Instagram, l’ha scoperto quasi subito per seguire i nostri idoli di allora, che poi tanto idoli non erano, ma avevano qualche anno più di noi e ciò bastava a renderli tali.  Io era in quarta superiore, lei in quinta. Ricordo quel 2011 ancora, come uno degli apici della mia vita felice. Anche se forse, non ne ero pienamente consapevole, semplicemente perchè, proprio come adesso, volevo tutto e quella felicità non mi è mai bastata.
Poi è arrivata l’Università e tante altre cose, Youtube, qualche anno di Spotify premium, i soldi illusoriamente miei e che non bastano mai. Milano che era più vicina, quell’idea di mondo così come volevamo realizzare a portata di mano, eppure ancora incertezze e quella vita simbolica che sembrava non realizzarsi. 
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Di tutto questo vorrei solo qualche foto stampata in più.
La paura della parola fine
Alla fine del sogno 
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blogitalianissimo · 5 years ago
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Faccio la voce fuori dal coro. A me la canzone di Diodato è piaciuta un sacco, ha toccato le mie corde emotive e mi ha presa molto. Sono felicissima della sua vittoria e sono sicura che ci rappresenterà dignitosamente all' ESC. Detto questo è ovvio che Diodato possa non piacere, o possa risultare un candidato debole ai fini dell'eurovision, ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, ma credo anche che sia ingiusto votare il vincitore di Sanremo tenendo a mente solo l'esc. si fa un 1/
disservizio nei confronti dell’intero festival. A questo giro c’erano molti brani meritevoli, avendo assistito a tutte le serate e quindi ho finito per apprezzare buona parte dei brani. Mi dispiace che artisti come Rancore e Anastasio e lo stesso Achille Lauro non abbiano ricevuto tutto l’amore che meritavano. Però a conti fatti, con la classifica di ieri sera, si conoscevano già i risultati del podio. I ptn, che hanno raggiunto il podio grazie al calore del pubblico e che sono perfino 2/
secondi nel televoto, erano sicuramente l’alternativa più eurovisionabile, se vogliamo ragionare in questa maniera. Il semplice fatto che siano arrivati terzi è comunque un risultato eccezionale, e parlo in quanto fan che li segue da almeno un paio d’anni. Gabbani, bello, bravo, carismatico, imho il brano non era assolutamente da podio. Sono contenta che sia arrivato secondo, non per la sua sconfitta ma perché la sua vittoria sarebbe risultata come una minestra riscaldata, e mi riferisco 3/
pure alla sua partecipazione all’ esc. Se non abbiamo vinto ai tempi di Occidentali’s Karma non credo che avremmo avuto molte più chance con Viceversa. Ritornando a Diodato, ribadisco, contentissima per la sua vittoria e per quanto riguarda l’eurovision… boh? Se dovesse per qualche miracolo cadere l’egemonia degli scandinavi e del nord europa in generale potremmo avere una chance. Hear me out. Non mi va di andare a prendere le statistiche, però andando a memoria, tranne rare eccezioni, 4/
negli ultimi anni hanno sempre vinto canzoni normali, e per ‘normali’ intendo tutto ciò che non è una baracconata alla canzone della gallina di Israele di due anni fa. Antonio è un ottimo artista e cantautore, se il pubblico europeo sarà disposto ad ascoltarlo con la mente ed il cuore aperto avrà già fatto metà dell’opera. Voglio concludere dicendo che secondo me non esistono canzoni da eurovision, oggettivamente parlando ogni anno è diverso, prendi Sobral (??) che ha vinto nel 2017 (??), 5/
al difuori del contest ottima canzone, ma non avrei scommesso una lira sulla sua vittoria, eppure sappiamo come è andata. In questi anni abbiamo mandato diversi artisti giudicati “papabili” vincitori dell’eurovision, e siamo stati presi sempre a pizze in faccia. Quest’anno tocca a Diodato e lui ha il sacrosanto diritto di potersi esibire all’esc, di giocarsi la sua chance, e soprattutto di avere una possibilità, dopo tanta gavetta, di farsi conoscere in un contesto internazionale. 6/
Ok non so se hanno senso le cose che ho scritto, sono 5 giorni che dormo 3 ore per notte 😬. boh, a maggio scopriremo se ho detto solamente minchiate oppure se i nostri vicini europei apprezzeranno quel tatone di Diodato, invece di rivelarsi i soliti che hanno la pattumiera al posto del cuore. Peace out ✌
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No ma non è manco una voce molto fuori dal coro, ci sono un sacco di persone nella mia friendlist che tifavano per lui, cioè semplicemente de gustibus alla fine. Io lo accetto, cioè ieri ero nera ovviamente, avrei preferito i pinguini mille e mille volte, ma non può vincere sempre chi preferisco io. E poi Diodato l’avevo messo nella mia top 10, cioè non è sulle mie corde, ma a parer mio la sua è comunque una canzone superiore a gran parte di quelle che abbiamo ascoltato (anche se ripeto, ne preferivo almeno 6/7 alla sua).
Per Gabbani e il discorso dell’Eurovision sono d’accordo, assolutamente.
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gloriabourne · 6 years ago
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The one with the kiss theory
Ma come diavolo aveva fatto a cacciarsi in quella situazione? Fabrizio se l'era chiesto almeno venti volte nell'ultima mezz'ora, mentre guidava a una velocità nettamente superiore al limite consentito in quella strada di periferia. In realtà, ricordava benissimo ciò che lo aveva portato a quell'esatto momento, l'evento scatenante che lo aveva condotto fino a Milano in quella piovosa giornata di autunno. Ciò che non riusciva a capire era come fosse arrivato a quel punto, quando le cose fossero cambiate, quando avesse iniziato a sentire i brividi stando accanto a Ermal e quando, a quanto pare, Ermal avesse iniziato a sentire lo stesso. Niente. Vuoto totale. Era come se quei sentimenti ci fossero sempre stati, come se fossero semplicemente stati nascosti. E forse era così. Forse era per quello che non riusciva a ricordare quando di preciso le cose avessero iniziato a cambiare. Il giorno in cui però tutto era cambiato, Fabrizio lo ricordava bene.
***
Trento, settembre 2018
Il concerto per Emergency era appena terminato quando Ermal si avvicinò a Fabrizio. Non si erano quasi rivolti la parola per tutta la sera e, se almeno all'inizio Fabrizio aveva pensato che fosse dovuto al suo ritardo, al fatto che semplicemente non avessero avuto tempo di parlare, dopo un po' si era accorto che c'era dell'altro. Non aveva insistito, pensando che semplicemente Ermal fosse nervoso per fatti suoi. Succedeva spesso e Fabrizio non aveva nemmeno ritenuto necessario preoccuparsi. D'altro canto però, non si aspettava nemmeno che a un certo punto Ermal avrebbe messo da parte i suoi i problemi - qualunque essi fossero - per parlare con lui. "Ehi." Fabrizio si voltò verso di lui e sorrise, ormai dimenticando totalmente che non gli aveva rivolto la parola per ore. "Ehi. Come stai?" Ermal si strinse nelle spalle e sospirò. "Eh. Insomma." "Che succede?" chiese Fabrizio preoccupato. Ermal si guardò intorno, decidendo se fosse il caso di parlare lì o meno. Non che il suo problema fosse chissà quanto grave, ma gli sembrava così stupido che per lui era già tanto riuscire a parlarne con Fabrizio. "Ti va se dividiamo la macchina?" chiese Ermal. Sapeva che Fabrizio avrebbe alloggiato nel suo stesso albergo e si sentiva molto più a suo agio a parlargliene sui sedili posteriori di un'auto, piuttosto che in mezzo a un camerino improvvisato in cui chiunque avrebbe potuto entrare. Fabrizio annuì. "Certo, andiamo."
Arrivare alla macchina, fu tutt'altro che semplice e veloce. All'uscita del camerino erano stati fermati prima da Fiorella - che, con la scusa di non vederli da molto tempo, era riuscita a strappare a entrambi la promessa di vedersi almeno per un caffè il più presto possibile - e poi da Andrea Brusa, che ne aveva approfittato per scattare un paio di foto. Fabrizio lo aveva praticamente supplicato di mandargliele al più presto, spiegando che l'ultima foto fatta insieme a Ermal risaliva a parecchi mesi prima e che non vedeva l'ora di averne una nuova, e Andrea aveva acconsentito subito. Ermal aveva osservato la scena sorridendo e sentendosi anche intenerito dall'atteggiamento di Fabrizio, che conservava ogni loro foto - anche le più orribili - con una cura quasi maniacale. Quando finalmente arrivarono alla macchina, Fabrizio stava già postando su Instagram la foto che secondo lui era venuta meglio. "Non perdi tempo, eh!" disse Ermal, salendo in auto. "Se non lo faccio ora, finisce che poi mi dimentico. E poi ho nostalgia del periodo in cui pubblicavo selfie insieme a te praticamente ogni giorno" rispose Fabrizio, finendo di scrivere la didascalia e pubblicando finalmente l'immagine. "Quale hai messo?" chiese Ermal sporgendosi verso il suo telefono. Fabrizio girò lo schermo verso di lui e gli mostrò la foto, ed Ermal non poté fare a meno di sorridere leggendo la didascalia, quel "ti voglio sempre bene" e quel "sei sempre my brother". Anche se, Ermal ormai ne era convinto, di fraterno tra loro non c'era mai stato nulla. Almeno da parte sua. Da mesi continuava a ignorare il familiare peso sullo stomaco che aveva ogni volta che era con Fabrizio, i brividi ogni volta che si sfioravano anche solo accidentalmente. Ma era arrivato a un punto in cui ormai ignorare non era più così semplice e, almeno a sé stesso, aveva dovuto ammettere che il rapporto con Fabrizio ormai non era più solo fraterno. "Allora? Ti va di dirmi che succede?" chiese Fabrizio qualche minuto dopo, mentre l'auto scorreva veloce tra le strade di Trento. Ermal sospirò. "È la chiusura di un cerchio, Bizio. Questa probabilmente è stata l'ultima volta in cui abbiamo cantato insieme la nostra canzone." "Ma non dire cazzate! Avremo sicuramente altre occasioni per cantare insieme" lo rassicurò Fabrizio circondandogli le spalle con un braccio. Ermal si lasciò cullare da quell'abbraccio e disse: "Forse. Ma ho paura che non sarà lo stesso. Non so, mi sento semplicemente un po' triste che questa parentesi si sia chiusa." "La nostra canzone non è una parentesi. Noi non siamo una parentesi. Non siamo qualcosa che finisce, lo sai anche tu." Ermal non disse altro, preferendo crogiolarsi in quel barlume di speranza che gli infondevano le parole di Fabrizio. Rimasero entrambi in silenzio per parecchi minuti, fino al loro arrivo in albergo, entrambi troppo pensierosi per parlare. Quando arrivarono davanti alla porta della camera di Fabrizio - la prima del corridoio - Ermal si schiarì la voce e disse: "Grazie per prima." "Non ho fatto niente" rispose Fabrizio con un sorriso. "Hai fatto molto, invece. Riesci sempre a farmi stare meglio." Fabrizio sorrise e abbassò lo sguardo. Poi, per sfuggire all'imbarazzo, si buttò tra le braccia di Ermal e lo strinse a sé. Ermal lo abbracciò a sua volta, godendosi la sensazione del respiro caldo di Fabrizio sulla pelle, delle sue braccia allacciate alla vita, del suo cuore che batteva contro il suo petto. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e si riempì i polmoni con il suo profumo, cercando di non pensare a quanto tempo sarebbe passato prima di averlo di nuovo così vicino. Forse fu colpa di quella malinconia che aveva colpito entrambi quella sera, o forse fu semplicemente colpa dei sentimenti che entrambi provavano e che prima di quel momento non avevano mai fatto capolino, ma quando sciolsero l'abbraccio c'era qualcosa di diverso nel loro sguardo. Si fissarono per un attimo, avvicinandosi impercettibilmente fino a essere fronte contro fronte, con i respiri che si mescolavano e le labbra che stavano per sfiorarsi. Poi, proprio quando Fabrizio stava per annullare la distanza tra loro - dando inizio a un bacio che fino a quel momento nemmeno sapeva di volere - Ermal si allontanò. Fabrizio rimase immobile per un attimo, ancora leggermente proteso in avanti, cercando di metabolizzare ciò che era appena successo. Quando sollevò lo sguardo, Ermal era a pochi passi da lui con gli occhi leggermente lucidi e un sorriso appena accennato. "A volte è meglio lasciare le cose come stanno" mormorò. Fabrizio aprì la bocca per replicare, per dirgli che in quel momento non aveva intenzione di lasciare le cose come stavano, che in quel momento voleva solo baciarlo, ma Ermal lo bloccò dicendo: "In fin dei conti, il momento migliore di un bacio è l'attimo prima, il momento in cui le labbra stanno per toccarsi ma in realtà non si sfiorano nemmeno. Un po' come se fosse un rullo di tamburi. E finché c'è il rullo di tamburi le cose non cambiano, non si complicano." "Ermal..." disse Fabrizio, cercando di mettere fine a quella che secondo lui era solo una teoria assurda. Ermal sorrise e, camminando all'indietro verso la sua camera, disse semplicemente: "Ci vediamo domani, Bizio. Buonanotte." Ma il giorno seguente, Ermal partì all'alba senza dare a Fabrizio nemmeno modo di salutarlo e di parlare di ciò che era quasi accaduto tra loro.
***
Ed ecco perché, quasi due mesi dopo quella sera, Fabrizio si trovava in macchina, parcheggiato sotto casa di Ermal, mentre cercava il coraggio di bussare alla sua porta. Aveva riflettuto parecchio in quelle settimane, approfittando della lontananza forzata da Ermal, cercando di godersi le ultime date del tour, e alla fine era giunto alla conclusione che a lui non importava di complicare le cose. A Fabrizio non bastava il rullo di tamburi, non voleva accontentarsi dell'attimo prima del bacio che, per quanto bello, non avrebbe mai superato il bacio stesso. Lui voleva le labbra di Ermal premute sulle sue, la sua lingua nella sua bocca, i loro respiri mescolati. Voleva che le cose si complicassero, se era così che doveva andare. Ma sicuramente, ora che aveva avuto un piccolo assaggio di come avrebbe potuto essere stare davvero accanto a Ermal, non voleva accontentarsi. Voleva tutto e ci aveva messo quasi due mesi per decidersi, ma ora era lì e aveva intenzione di prendersi ciò che voleva. Scese dall'auto e percorse velocemente i pochi metri che lo separavano dal palazzo. Il portone principale fortunatamente era aperto, e Fabrizio tirò un sospiro di sollievo rendendosi conto che almeno non avrebbe dovuto restare sotto la pioggia nell'attesa che Ermal aprisse. Arrivato davanti alla sua porta, per un attimo sentì tutto il suo coraggio e le sue buone intenzioni scivolargli via. Forse Ermal aveva ragione. Forse alcune cose dovevano restare com'erano, forse non era il caso di complicare la loro situazione. E poi, veloce come un lampo durante un temporale, gli passò davanti agli occhi il loro quasi bacio e tutto ciò che aveva provato in quegli attimi. E forse valeva la pena rischiare, se la ricompensa era provare di nuovo le stesse cose. Suonò il campanello e, in quell'esatto momento, trattenne il fiato, concedendosi di respirare di nuovo solo nell'istante in cui Ermal aprì la porta. "Bizio! Che ci fai qui?" Fabrizio non rispose. Gli circondò il viso con le mani e, fregandosene di quella assurda teoria del rullo di tamburi, premette le labbra sulle sue. Ermal si irrigidì per un attimo, prima di stringergli i fianchi e ricambiare il bacio. Le labbra screpolate di Fabrizio si muovevano lente su quelle di Ermal, mentre la lingua scivolava nella sua bocca. Era come se non avessero fatto altro che baciarsi per tutta la vita, come se le loro labbra fossero abituate a stare a contatto. Quando si separarono, entrambi a corto di fiato, Ermal disse: "Sei venuto fino a Milano solo per baciarmi?" Fabrizio scosse la testa. "Sono venuto a dimostrarti che il bacio vero è molto meglio dell'attimo prima." Ermal sorrise. "Sai, per una volta sono felice di ammettere che mi sbagliavo."
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pleaseanotherbook · 4 years ago
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I PREFERITI DEL MESE #10: Ottobre
Vorrei raccontarvi di quanto sono produttiva, delle innumerevoli cose a cui sto lavorando, della quantità di libri che ho letto in questi mesi… e invece la verità è che mi sono impigrita, che ho tirato il freno su molte cose, che lo stare a casa mi ha tolto energie. L’azienda per cui lavoro, come ha dichiarato nella newsletter mensile, è ancora in “fase zero” con la stragrande maggioranza dei dipendenti ancora a lavorare da casa e forse torniamo in ufficio ad aprile 2021. Passo, quindi, le mie giornate con le cuffie alle orecchie e la suoneria della chat che scatta ogni tot di tempo, così simile a quella della mia vicina che mi chiedo se anche lei salta confusa con le mie notifiche così come io salto allucinata con le sue. Ormai sono incapace di riconoscere i confini dei miei spazi, vivo in un monolocale che ormai chiamare polivalente è riduttivo, pochi metri quadri in cui trascorro le mie giornate con una monotonia che a volte mi manda il cervello in pappa. E anche se fino a una settimana fa potevo andare dove volevo rispettando le normative vigenti e il buon senso di chi è ancora nel pieno di una pandemia, a volte perdevo lo stimolo a muovermi, a volte mi sembrava una fatica incredibile abbandonare lo schermo e avventurarmi nel mondo aperto. E ora sono di nuovo in lockdown. Da un lato mi sento incredibilmente fortunata, perché ehi sono quanto più al sicuro possibile in una situazione in cui i rischi aumentano in maniera esponenziale in ogni momento, dall’altra anche se so bene che ho scelto consapevolmente di vivere da sola e non lo cambierei con niente al mondo, la mancanza di contatto umano si fa sentire, alcuni giorni più di altri. Per fortuna non sono sola in questo anno da apocalisse che continua a sfornare orrori. Per fortuna non sono sola e posso condividere la mia quotidianità con persone meravigliose che non smettono di farmi capire che cosa significa trovare casa lontano da casa, sia nella realtà che virtualmente.
Comunque, per cambiare le carte in tavola e dare una rinfrescata a questo blog, da inizio anno ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
Enjoy!
MUSICA
Ad ottobre ho aggiunto alla mia playlist un sacco di canzoni diverse che come sempre non rientrano in un genere ben preciso, ma che rispecchiano appieno il titolo della mia playlist “L’indie è morto”. A inizio mese è uscita Destri il nuovo singolo di Gazzelle. Gazzelle al secolo Flavio Bruno Pardini è un cantautore romano e ha quel vago senso di malinconia e struggimento che mi piace ascoltare soprattutto mentre scrivo o svolgo attività lavorative in cui devo concentrarmi nei controlli o nel copia e incolla. Un’altra canzone che mi piace molto di Gazzelle è Scintille.  Lauv & Conan Gray si sono messi insieme e hanno sfornato Fake e non riesco a smettere di ascoltarla, in maniera un po’ ossessiva, ma con quale canzone di cui ho parlato ultimamente non sono diventata ossessiva? Ripescata da un vecchio video di Youtube ho ascoltato molto anche I Will Wait dei Mumford & Sons, giusto per non farci mancare niente. Nei giorni più tristi di solitudine, con la pioggia e la foschia fuori non è mancato l’ascolto di Fog dei Radiohead. Ad ottobre è uscito anche Wild Roses dei Of Monsters and Men forse non uno dei loro lavori migliori ma sono sempre loro, imprescindibili.
LIBRI
Ad ottobre mi sono decisa finalmente a tornare a leggere, inizialmente mi sono forzata di prendere in mano il cumulo dei cartacei che rischia di crollarmi intorno e sto cercando di demolirlo. Il libro del mese è sicuramente Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino. È un libro che unisce gioco, mistero e storie. Un libro particolare, come lo è un po’ tutta la produzione letteraria di Calvino che parte da un elemento concreto, le carte dei tarocchi, e ci costruisce sopra un impianto incantato, magico, misterioso, a tratti evanescente, che tenta invano l’impresa di raccontare degli eventi, ma questi eventi sono sempre soggetti a milioni di interpretazioni. Ma il mio libro preferito di Calvino resta Le città invisibili.
FILM & SERIE TV
Ho iniziato a riguardarmi tutto Bones adesso che lo hanno messo su Amazon Prime Video, uno dei telefilm della mia adolescenza (si il 2020 è l’anno dei rewatch).
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Bones racconta le vicende di Temperance Brennan una antropologa forense, che lavora per il Jeffersonian Institute di Washington DC e che collabora con l’agente Booth, dell’FBI. Temperance, che Booth chiama amichevolmente Bones, è una geniale professionista, estremamente razionale, capace di leggere le ossa come nessuno, chiusa, intransigente, con una buona dose di self-defence e un atteggiamento che trasuda sicurezza da tutti i pori, ma allo stesso tempo è incredibilmente fragile. Booth è il classico maschio alfa americano, il soldato tutto d’un pezzo che si scioglie con un niente e che ci tiene davvero alla sua squadra. Insieme ad Angela che si occupa di tutte le elaborazioni al computer, Hodgins che studia insetti e materiali e Zach il dottorando della Brennan cercano di risolvere tutti i crimini che capitano a tiro. E lo adoro, immensamente. E soprattutto ho sempre sbavato senza ritegno su David Boreanaz, fin dai tempi di Buffy. Eh la gioia.
BEAUTY
Non mi trucco da settimane, anche quando potevo uscire il pensiero della mascherina e del fatto che il massimo del glamour è stato andare in farmacia, mi ha dissuaso molto. Ma ho iniziato ad utilizzare un nuovo detergente viso: Himalaya Fresh Start Oil Clear Face Wash al limone che sorpresa sorpresa ho comprato semplicemente da IperSoap. È un prodotto che ha dei microgranuli dentro con un odore molto fresco e agrumato, che lascia la pelle molto liscia. Una bella botta la mattina appena svegli quando ci si lava la faccia. Mi basterà fino alla fine della quarantena?
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CIBO
Ad ottobre ho fatto un dolce? un pane? che volevo fare da tempo immemore e che devo dire è venuto particolarmente bene: il banana bread. La banana è uno dei miei frutti preferiti e non potevo esimermi dal cimentarmi con questa ricetta. Io ho seguito quella di @mangiarebene_sentirsibene che l’ha pubblicata su Instagram, con qualche piccola modifica: a me non piacciono le cose troppo zuccherose, quindi ho ridotto di circa 15g la quantità di zucchero, ho anche messo meno burro, anche lì ho tolto un circa 10g. Also io ho aggiunto un po’ (vabbé un po’ tanto) rhum ma perché io ormai ho una deformazione inevitabile e il Creola Baldoni sta bene su tutto. 
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Considerate che io vivo da sola e l’ho quindi mangiato solo io e anche se me lo sarei finita in un sol boccone è rimasto umido e strabuono per circa tre giorni, conservato in un contenitore chiuso, nella credenza. Straconsigliato!
RANDOM
La mia fissazione per le api continua a portarmi a scoprire curiosità che le riguardano, so che ho detto che volevo darci un taglio, ma lo sapete che possono essere addestrate a individuare esplosivi, droghe e varie malattie che colpiscono gli umani?
Un’altra delle mie passioni che mi accompagna fin dalla preadolescenza è il mondo dell’Antico Egitto (classicone eh?). È per questo che mi sono emozionata quando ho scoperto che il 3 ottobre un gruppo di archeologi egiziani ha aperto un sarcofago sigillato da oltre 2600 anni davanti a una folla incredula che osservava da vicino. Questo è uno dei 59 sarcofagi ancora sigillati ritrovati nella necropoli di Saqqara, uno dei siti che si trovano al sud de Il Cairo, pochi mesi fa. Sono stati ritrovati uno sopra l’altro in tre posti differenti, a profondità diverse. I sarcofagi sono stati datati alla 26esima Dinastia, tra il 664 e il 525 A.C. Gli archeologi pensano che i sarcofagi di legno contengano i resti di sacerdoti, ufficiali governativi e altri membri importanti della antica società egiziana. Qui vi lascio il video dell’apertura.
Alcuni grandi magazzini britannici hanno annunciato che quest’anno per le festività natalizie rinunceranno al glitter. Anche se nello specifico non compare nelle cause che contribuiscono ad aumentare la quantità di microplastiche che finiscono nell’oceano ogni anno, di certo i glitter sono uno di quei prodotti usa e getta che si sta cercando di eliminare per essere un mondo più ecosostenibile possibile. Potrebbe essere un’azione che di fatto non comporta nessun cambiamento epocale, la quantità di plastica che produciamo e immettiamo sul mercato è certamente superiore ai glitter, ma di certo tutti i piccoli gesti contano e magari si potranno davvero usare glitter ecosostenibili.
E voi che avete combinato a ottobre?
Raccontatemelo in un commento.
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sayitaliano · 7 years ago
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Tradurre una canzone || 100daysoflanguages 5
As someone asked, I’ll translate God Rap by Eminem  (did he write the Divina Commedia wth... jk) Just know that rap has deeper meaning and some slang words I might not get sometimes or that are though to translate so yep I leave you also this translation
Dio del Rap 
(ENG lyrics)
Guarda, stavo per andarci piano con te per non ferire i tuoi sentimenti Ma prenderò al volo questa unica possibilità Qualcosa non va, lo sento (sei minuti. Slim Shady, sei in diretta) Ho solo una sensazione, come che qualcosa stia per succedere, ma non so cosa Se ciò significa, quello che io penso significhi, siamo nei casini - grossi casini- E se lui è così fuori come dici, non correrò il rischio Tu eri proprio come il cacio sui maccheroni Inizio a sentirmi come il Dio del Rap, il Dio del Rap Tutta la mia gente dalla prima fila all'ultima annuisca, annuisca Ora chi pensa che le sue braccia siano lunghe abbastanza per tirare schiaffi? Dicono che rappo come un robot, e allora chiamami Rapbot Ma per me fare rap come se fossi un computer deve essere nel miei geni  Ho un portatile nella mia tasca posteriore La mia penna spara se la carico a metà Mi son fatto un grosso rotolo (di soldi) dal guadagno di questo rap Mi guadagno da vivere e da uccidere da questo Fin da quando Bill Clinton stava ancora nel suo ufficio Con Monica Lewinsky che sentiva le sue palle Sono ancora un MC tanto onesto Ma anche tanto maleducato e indecente quanto tutto l'inferno  Sillabe, omicida dipendente (uccidili tutti così) Questo hip hop viscido, beffardo e confuso Non vuoi davvero fare a gara a chi piscia più lontano con questo rap rapido, Che imballa un Mac nel bagagliaio di una Ac, fate i bagagli un backpack rap, sì, bla bla bla Nello stesso preciso momento in cui mi cimento in queste bravate di versi acrobatici, mentre sto cercando di capire Se sarò ancora in grado di rompere un cazzo di tavolo Sulla schiena di un paio di froci e romperlo a metà Ho appena realizzato quanto fosse ironico che io avessi firmato con la Aftermath dopo quel fatto Come sarebbe stato possibile per me non sfondare? Tutto quello che faccio è sganciare delle C (cazzo) di bombe, senti la mia determinazione d'attacco I rappers stanno passando dei momenti difficili, punto, ecco un maxi assorbente A dire il vero si sta mettendo disastrosamente male Per i deboli mentre io sto costruendo magistralmente questo capolavoro mentre Inizio a sentirmi come il Dio del Rap, il Dio del Rap Tutta la mia gente dalla prima fila all'ultima annuisca, annuisca Ora chi pensa che le sue braccia siano lunghe abbastanza per tirare schiaffi? Fatemi dimostrare come mantenere alto il livello di sta merda non sia così difficile Tutti quanti vogliono le chiavi e il segreto per l'immortalità del rap proprio come ce li ho io Beh, ad essere sincero il piano è semplicemente rabbia ed esuberanza giovanile Tutti amano tifare per un seccatore Colpire la terra come se fosse un asteroide, che non ha fatto altro che mirare alla luna da quando Gli MC vengono portati a scuola con questa musica Perchè la uso come un veicolo per irrompere con una rima  Ora dirigo una nuova scuola piena di studenti Io? Sono il prodotto di Rakim, Lakim Shabazz, 2Pac N.W.A, Cube, hey, Doc, Ren, Yella, Eazy, grazie a voi, loro hanno avuto Slim Abbastanza ispirato per farti crescere un giorno, sfondare e essere nella condizione Di incontrare i Run DMC e introdurli nella fottutissima Rock n' Roll Hall Of Fame Anche se entro in chiesa e mi faccio espoldere in una bolla di fiamme La sola Hall of Fame alla quale sono stato introdotto è l'alcool della gloria, Sul muro della vergogna  Voi froci pensate sia tutto un gioco fino a quando non cammino in un ammasso di fiamme Su una tavola, ditemi a che cazzo state pensando? Giovane ragazzo con lo sguardo felice  Così felice che riesco a malapena a dirlo con uno sguardo normale, ragazzo Tu sei testimone di un massacro Come se guardassi una congregazione in chiesa, ragazzo Oy hey, quel ragazzo è felice, questo è tutto ciò che dicono, ragazzo Tu ti prendi il pollice all'insù, una pacca sulla spalla E un modo per andartene dalla tua etichetta ogni giorno, ragazzo Hey, ragazzo, che dici ragazzo? Io ho ottenuto un 'hell yeah' da Dre ragazzo Lavorerò per tutto quello che ho Non ho mai chiesto un cazzo a nessuno, levati di mezzo ragazzo In pratica ragazzo tu non sarai mai capace Di mantenere lo stesso livello ragazzo Perché inizio a sentirmi come il Dio del Rap, il Dio del Rap Tutta la mia gente dalla prima fila all'ultima annuisca, annuisca Il modo in cui corre sulla pista, chiamatemi Nascar Sono il Dale Earnhardt del parcheggio roulotte, il Dio del White Trash Inginocchiatevi davanti al Generale Zod questo pianeta è Krypton, non Asgard Così tu sarai Thor e io sarò Odin, tu rodente io onnipotente Prima assolto poi mi ricarico immediatamente con queste bombe che sto portando E non dovrei essere svegliato, Sono un morto che cammina, ma sono solo un testa parlante, uno zombie che galleggia Ma ho tua mamma che mi fa un pompino  Sono fuori di testa, non abbiamo niente in comune barboncino Io sono un doberman, datti un pizzicotto al braccio e fammi gli ossequi, studente Sono io, la mia onestà è brutale Ma è comunque una onestà futile se non utilizzo ciò che faccio Per qualcosa di buono almeno una volta ogni tanto Quindi voglio assicurarmi che nella mia scrittura a zampa di gallina e confusa Ci siano abbastanza rime per forse cercare di aiutare qualcuno a superare dei brutti momenti Ma mi conservo alcune rime in caso voi senza contratto Rappers affamati mi guardaste come se fossi il pranzo So che c'è stato un tempo in cui Ero il re dell'underground, ma riesco ancora a fare rap come se facessi parte del reticolo di Pharoahe Monch Così sgranocchio le rime, ma a volte quando metti insieme L'attrazione e il colore della mia pelle Diventi troppo grande ed ecco che provano a censurarti Come quel verso che ho detto in 'I'm back' nel Marshall Mathers LP Quello dove ho provato a dire che prendo sette bambini della Columbine Li metto tutti in fila, aggiungo una AK-47, un revolver e un nove millimetri Vediamo se riesco a farla franca ora che non sono così grande come una volta, Ma mi sono trasformato in un immortale che viene da un portale Tu sei rimasto bloccato nella curvatura spazio tempo del 2004 E non so cosa cazzo rappi a fare Tu non hai senso come Raperonzolo con le fottute treccine Tu sei tipo normale, fanculo essere normale E io ho appena comprato la pistola a raggi X dal futuro Per tornare e spararti come quando Fabolous ha fatto incazzare Ray J Perchè Fab ha detto che sembrava un frocio nell'appartamento di Mayweather Cantando ad un uomo mentre suonavano il piano amico, oh amico, c'era uno speciale 24 ore su 24 7 giorni su 7, sul canale via cavo E allora Ray J è andato dritto alla stazione radio proprio il giorno dopo 'Hey Fab, ti uccido' Testi che ti arrivano ad una velocità supersonica (JJ Fad) Uh, sama lamaa duma lamaa tu pensi che io sia umano Cosa devo fare per farti entrare in testa che son un super uomo Innovativo e sono fatto di gomma Quindi tutto quello che mi dici rimbalza da me e si riattacca a te Non affermo mai, più di quanto non abbia dimostrato Come dare a un publico di figli di puttana la sensazione che stiano lievitando Mai sbiadire e lo so che quelli che mi odiano staranno sempre ad aspettare Il giorno in cui potranno dire che sono finito, faranno festa Perchè io conosco il modo per motivarli Facendo musica elevata, tu fai musica per ascensori  Oh, lui è troppo mainstream Beh, questo è quello che fanno quando diventano gelosi, si confondono Non �� hip hop, è pop, perchè ho trovato un fottuto modo di fonderlo Con il rock, rap scioccante col Dottore Lanciare Lose Yourself e farli perdere Non so come fare canzoni così Non so che parole usare Fammi sapere quando ti succede Mentre sto stracciando uno qualsiasi di questi versi diversi come te Sipario chiuso, ti sto innavertitamente facendo male Quanti versi devo ammazzare per provare Che se sei bravo almeno la metà a fare canzoni puoi anche sacrificare vergini! Bocciato a scuola, pillole dipendente, Ma guarda i riconoscimenti che le mie abilità mi han portato, Pieno di me stesso, ma ancora affamato, Sono prepotente con me stesso perchè mi obbligo a farmi fare le cose che mi metto in testa di fare E sono mille leghe superiore a te, malato quando parlo in lingue Ma è ancora lingua nella guancia, fottiti Sono ubriaco così Satana prendi sto cazzo di volante, sto dormendo sul sedile davanti Pompando Heavy D and the Boys, ancora massiccio ma funky Ma nella mia testa c'è qualcosa che strattona e lotta Gli angeli combattono con i diavoli ed ecco quello che vogliono da me Vogliono che elimino un pò di odio sulle donne Ma se prendete in considerazione il pungente odio che avevo Allora potreste essere un po’ più pazienti e più comprensivi verso la situazione E capire la discriminazione Ma fanculo, se la vita ti passa i limoni, fai una limonata allora Ma se non riesco a sbattere le donne come cazzo posso fare a far loro una torta allora? Non confonderlo per Satana È un errore fatale se pensi che abbia bisogno di andare all'estero E fare una vacanza con una E farla cadere sulla sua faccia e non essere un ritardato Essere un re? Penso di no, perchè essere un re quando puoi essere un Dio?
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tempi-dispari · 5 years ago
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La musica della fase2 per Ernest Lo: "ambient-dark con testi pop/punk e uno stile visivo tra Myss Keta e Nino Frassica"
Tra ironia e battute l’artista spiega la propria visione circa la musica della fase 2
Come sarà la musica della fase 2? Live, acustica, analogica, vintage, elettronica, domestica…come è cambiato, cambierà e come sarà il lavoro del musicista da qui in poi?
Secondo me sarà un ambient-dark con testi pop/punk e uno stile visivo a metà tra Myss Keta e Nino Frassica… Si andrà incontro ad uno spostamento sempre più netto verso la virtualizzazione della performance artistica. Questo cambiamento epocale avviene non solo nella musica: la società intera, più rapida e immediata (a discapito della possibilità di percepire i contenuti a un livello più “profondo”) sta spostando pian piano i luoghi di attuazione delle proprie forme dalla piazza reale (fisica, analogica) a quella digitale (dai social alle istituzioni, passando per l’identità elettronica… la chiamano “elettronica”). Il musicista dovrà adeguarsi, ma devono farlo per prime le multinazionali stesse delle piattaforme streaming, regolarizzando i cospicui proventi e lasciando qualcosina in più agli “operai della musica”! […]
Le cose cambieranno effettivamente o, come ha detto Zerocalcare, si tornerà semplicemente “alla tristezza della nostra vita senza neppure più la scusa del virus”?
Rispondo in generale, senza considerare ciò che di autobiografico possa esserci in una frase come quella di Zerocalcare, non sapendolo. In un certo senso è vero ciò che dice, in un altro senso è vero anche il contrario. Viviamo l’inizio di un nuovo inizio (lo viviamo già da diversi anni…) e non torneremo indietro. C’è chi ci sguazza in questo mondo, e chi no. Chi si adatta resiste. Chi soccombe si abbandona alla triste (o forse l’unica vera) constatazione “così vanno le cose, così devono andare (cit. Ferretti). Chi sceglie invece di giocare la partita si ritrova a doversi arrampicare tra sciacalli e dinosauri in una giungla. Boh… Non so come andrà a finire. Però nel dubbio, sforziamoci di essere propositivi, anche attraverso l’ozio, la nulla-facenza e il tempo libero.
Troppi live streaming per un pugno di like o il solo sistema per cercare di far circolare la propria arte?
Cambia in base al tuo profilo social. I grandi monopolisti della musica, da Vasco Rossi a Calcutta (perché anche l’indie ora è mainstream) passando per i fenomeni da talent, cavalcheranno l’onda per ottenere un bel pugno di like e mantenere il loro status quo. Le medio-piccole imprese (e infine, ultimi, i parita iva come me) dovranno inventarsi qualcosa di originale, oppure rimarranno nell’ombra.Spesso il live streaming è un modo per mostrare che si è ancora in vita (artisticamente)… e sullo sfondo s’intravede un po’ di amarezza. Chi è abituato alle cose “da vivo” deve fare i conti con un nuovo sistema di comunicazione. Ma esistere in questa nuova dimensione è come trovarsi all’improvviso catapultato in una città straniera, lontano da casa. Non conta chi sei, contano i numeri. Chi ha gli algoritmi dalla propria parte vince. E allora forse dovremmo fare come Fedez che si è dato al genere business-music-imprenditoriale?
Limiti e potenzialità del settore, ossia quali mancanze e quali punti di forza ha evidenziato la quarantena?
Chi vive di live e non ha un seguito on line è spacciato in quarantena. Da qui la necessità di procurarsi i mezzi e sviluppare le abilità per convertire la performance in una nuova forma, a distanza. Ma senza l’intervento di un ”ente superiore”, questa forma di spettacolo non procurerà guadagno a molti del settore. Solo i “grandissimi” attutiranno il colpo e andranno avanti.
Questo periodo sarà servito a far capire alle persone che l’artista, o il musicista nello specifico, è un mestiere come qualunque altro e non un hobby?
Molti filosofi e pensatori nei diversi millenni di storia hanno definito la musica arte nobile e dignitosa più di qualunque altro mestiere. A me piace dire che l’artista ha sposato la povertà, e il professionismo è roba da gente che fattura… Poi mi accorgo che forse ho bevuto qualche bicchierino di troppo e sono inciampato in un’utopia. Noi – “La gente” – siamo abituati alle cose concrete, palpabili (per ovvi motivi, legittimissimi). La musica è già materialmente aria compressa/rarefatta, figuriamoci se i più riuscissero a percepirne l’essenza metafisica o anche semplicemente la sua funzione sociale e mentale. Ok, mi sono incasinato in mezzo a tutti ‘sti concetti astrusi, manco io c’ho capito niente. Però volevo dire che no, secondo me non sarà servito.
Cose da fare per rilanciare il settore?
Tornare ad avere, come nell’antica Grecia ad esempio, una concezione alta della musica; sfruttare meglio gli investimenti economici; mediazione dello stato tra gli artisti e i nuovi colossi del web che hanno in mano la musica e lo spettacolo.
Molte scuole di musica sono anche associazioni culturali, progetti per il futuro, ossia, come sopravvivranno?
Se lo Stato insegnasse l’importanza della musica (partendo magari dalla più stupida campagna pubblicitaria web/televisiva…), se la inserisse in tutte le scuole, e se le famiglie investissero per i propri figli ciò che investono per un sacco di futilità, be’ le cose un poco cambierebbero.
Una cosa che hai imparato da questa quarantena
Che probabilmente il basilico a certe temperature elevate sprigiona alcune sostanze cancerogene. Però non è manco sicuro al 100%… Della crisi avevo già coscienza, essendo essa nascosta ma presente, in potenza, da tanto tempo.
Se dovessi trovare una canzone simbolo per quello che è accaduto (non per forza contemporanea) quale sceglieresti e perché?
Per un periodo che avrebbe dovuto rivelare all’essere umano le sue stesse fragilità psichiche, denudandolo, scelgo Montesole dei P.G.R. ft. Battiato: un brano che parla de “la forza della comprensione” e dell’emancipazione mentale. Parla di amore e libeertà… Minchia, tutto!
La prima cosa che farai nel post quarantena?
Rimettere in piedi il tour di live che avevo organizzato con la Music Force per presentare il singolo Ssialaé ft. Micromega (on line su tutti gli store, mentre il videoclip ufficiale è su YouTube) e l’album in uscita tra qualche mese (“Io so essere Macchina”).
Grazie per lo spazio e per il tempo : )
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isognidivictoria · 5 years ago
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I bambini e la quarantena
Da quando ho aperto il blog, mi piacciono fare interviste. Ho pensato a tante idee, come inserire in questo spazio persone comuni con tante professioni diverse, influencers, musicisti, ecc. Oggi questo spazio lo voglio dedicare alla psicopedagogia sui bambini, soprattutto in questo momento particolare nel quale ognuno di noi sta attraversando da diversi luoghi del pianeta.
Anush è laureata in psicopedagogia. Inoltre, è professoressa di Yoga oltre ad essere una mamma.
In questo spazio voglio parlare sugli effetti della quarantena sui bambini, inoltre alcuni argomenti sull’iperattività e i benefici dello yoga sui bambini.
Il Covid-19, a livello mondiale ci ha imposto uno stato di quarantena. Quanto potrebbe influire questo isolamento sui bambini?
Anche i bambini si stressano, sentono e percepiscono ciò che li circonda, sono come delle piccole spugne che assorbiscono tutto.
Pensiamolo cosi, praticamente da un giorno all’altro non puoi giocare con i tuoi amici, non puoi vedere le persone amate e soprattutto, anche se ti spiegano il perché della situazione, essendo piccolo non riesci a misurare i fatti come un adulto e diventi ancora più frustrato. È chiaro che influenza molto questo isolamento, ma è nella responsabilità di chi li circonda, che sia maggiore o minore il loro stress.
 Come si potrebbe superare la quarantena con bambini piccoli a casa?
Noi come adulti abbiamo gli strumenti per poter aiutarli e accompagnarli a transitare questo periodo. Spiegarli, (si ancora una volta e tutte le volte che siano necessarie) che presto potranno giocare con i loro amici e potranno fare ciò che facevano solitamente, che siamo con loro e che anche noi ci possiamo stancare. Sedetevi sul pavimento o dove più gradite e leggete un libro, cantate una canzone (loro non ti giudicano se non sei intonato) e abbracciateli molto, ricorda loro costantemente quanto li ami.
La quarantena con bimbi piccoli a casa è una grande sfida. Primo perché dobbiamo occuparci del nostro stress come adulti, ma ci riforniamo anche per fornire loro contenimento. Con amore e pazienza si può superare. Senza auto esigenza. Essere più tolleranti del solito con sé stessi e con loro.
  Con bambini iperattivi, come si dovrebbero comportare i genitori in questa situazione?
La verità è che i genitori di bambini iperattivi devono avere i loro strumenti per poterli contenere. Tuttavia, il fatto che questi bambini e i loro genitori siano in quarantena implica un esaurimento più esasperato da parte di tutti. I bambini iperattivi devono essere in grado di trovare un punto di equilibrio per calmare l’ansia e gli impulsi involontari. Ci saranno giorni più difficili e altri più sopportabili, ma dobbiamo rivolgerci alla madre di tutte le scienze: la pazienza.
 A volte confondiamo i termini “vivace” con “iperattivo”, quali sono le differenze?
È vero che a volte crediamo che i bambini molto attivi siano iperattivi. Ma davvero dobbiamo sapere che l’iperattività è un disturbo che richiede una diagnosi e un trattamento adeguati, ogni bambino, adolescente e adulto. In alcuni casi, alcuni bambini con iperattività hanno deficit di attenzione e tutto ciò può portarli a ricorrere a medicinali con metilfenildato (ritalina) in modo che il loro stato cognitivo sia permeabile per poter acquisire conoscenze, che in caso di iperattività non regolamentata è impossibile, poiché non possono rimanere né attenti né seduti per un periodo significativo di tempo per apprendere. Naturalmente, ogni caso sarà diverso e ci saranno pazienti che non hanno bisogno di essere curati perché usano una terapia alternativa per controllarlo.
 Quali potrebbero essere le cause della iperattività?
Si ritiene che le cause siano principalmente ereditarie. È caratterizzato da impulsività motoria e deficit di attenzione anche prolungato.
La maggior parte dei genitori di bambini iperattivi riconosce di esserli stato diagnosticato (o che ha avuto comportamenti simili ai propri figli senza una diagnosi pertinente) durante l’infanzia. Non è un blocco emotivo o una mancanza di limiti. Non è una difficoltà di apprendimento specifica. I bambini iperattivi hanno generalmente un livello intellettuale pari o superiore alla media standard, ma richiedono, se non sono curati, alcuni adattamenti curriculari per raggiungere gli obiettivi pedagogici.
 In questi giorni ho iniziato a fare esercizi di yoga e sto vedendo alcuni risultati, si è alleviato il mio mal di schiena. Vedendo su Instagram mi è chiamata l’attenzione la meditazione per bambini. Quali sono i benefici dello yoga sui bambini?
I benefici dello yoga e della meditazione nei bambini sono gli stessi degli adulti. Cioè, contemplando, come ho già detto, che anche loro si stressano, si contraggono e soffrono di disagi fisici ed emotivi come noi. A loro li beneficia sul piano fisico, dal rafforzamento della colonna vertebrale, dei suoi muscoli, articolazioni e tendini; avranno una maggiore conoscenza della lateralità (sinistra e destra, su e giù) durante l’esecuzione di varie posture, tra le altre. Dal livello emotivo, saranno i bambini più rilassati, attenti, più calmi; bambini che impareranno a conoscere le proprie emozioni e a poterle esprimere come le sentono, dall’amore, dal rispetto e dalla solidarietà.
 Si adottano gli stessi esercizi come negli adulti?
Sono le stesse posture fisiche, solo alcuni adattamenti saranno presi in considerazione in base all’età e di altre caratteristiche fisiche.
L’età consigliata per i bambini per iniziare lo yoga è di 4 o 5 anni. Non prima, poiché il loro livello di attenzione non è adeguato a rispondere allo yoga e alla meditazione, sarebbe semplicemente strategie di espressione corporea e non yoga stesso.
 Quale messaggio potresti dare agli adulti in questo momento particolare?
Come adulto, come mamma e come professionale, posso parlare dal punto di vista della mia esperienza. È chiaro che mi stresso, che mi arrabbio e che perdo la pazienza. Non esiste una formula segreta o una ricetta magica. Quello che faccio è frenare, andare dentro. E non dentro casa, dentro di me. Oltre a praticare psicopedagogia ed essere mamma, sono un insegnante di yoga e meditazione e in questi momenti, il bilanciamento e il ricongiungimento con questi antichi strumenti mi sono molto utili. Praticare una delle tante belle lezioni di meditazione e yoga online che molti insegnanti premurosi ci regalano è molto utile. Utile per affrontare questa situazione così atipica, così sconcertante e angosciante. Modifica il tuo modo di pensare, modifica la tua energia diventando più positivo e grato, fondamentalmente grato. C’è una frase che mi piace davvero ripetere e professare ed è che “essere grati porta alla felicità”.
 Anush, ti ringrazio per il tuo tempo, per concedermi questa bellissima intervista, per ogni tua risposta. Grazie.
Spero che ai lettori piaccia questa interessante intervista e vi possa aiutare in questo momento.
 Tutto andrà bene. Forza.
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NEW WAVE: Intervista a LP in Sochi
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Intervistatore: LP sono davvero contento di vederLa qui a Sochi… ma so che Lei è già stata in Russia ed ha anche un tatuata in russo la parola “ЛЮБОВЬ” (amore)...
LP: Si è vero…. Ho la parola russa “ЛЮБОВЬ” qui sul braccio.
I: Beh il perché “ЛЮБОВЬ” (amore) si capisce, ma perché in russo?
LP: Beh...forse perché in Russia ci sono stata già altre volte, ma soprattutto perché volevo ricordare a me stessa, agli altri ed a chi mi conosce, che l’amore è il miglior sentimento che esiste e noi tutti lo proviamo, anche se spesso lo evitiamo (ci chiudiamo), non ci concediamo ad altri….. ci sembra che loro non siano capaci di una cosa del genere – non sono capaci di amare, ma l’amore esiste… "l’unico amore" (un amore universale e superiore) esiste.
I: In merito al russo, non ha mai pensato di cantare qualcosa in russo oppure di cantare insieme a qualche artista russo?
LP: Sarebbe un piacere, ma non so praticamente nulla in russo. So “SPASIBO”(grazie) e “DOBRYI VECHER”(buonasera)…Ma in genere amo cantare con altri artisti, di altre nazionalità, conoscere nuove lingue.
I: Nelle traduzioni sicuramente si riconoscerà il Suo fischio, può fischiettare un pezzo di “OTHER PEOPLE”?
LP: “ETO JA” (sono io)...
(Fischia una parte della canzone)
I: La canzone parla di tradimento. In un' intervista ha detto che potrebbe perdonare il tradimento, quali sono invece, secondo Lei, le cose che non si potrebbero proprio perdonare? 
LP: Penso che non si può perdonare la violenza…la violenza fisica e quella psicologica. Non si può permettere a qualcuno di maltrattare o provocare il dolore di un' altra persona. Questo no….non si può perdonare, mai!
I: Lei ha lavorato con molti artisti come Rihanna, la Aguilera (della quale ha scritto la canzone “Beautiful people”. Fin quanto l’esecutore può capire l’autore? E chi sono quelle “Beautiful people” per lei?  
LP: Insieme fianco a fianco non abbiamo mai lavorato…ho semplicemente scritto il testo. Non capita cosi spesso che l’autore ed l’esecutore siano amici ma se ciò accade è meraviglioso…delle volte capita, tutto dipende dalla situazione. In genere sento sempre un legame con la persona per cui scrivo anche se non l’ho mai conosciuta in vita mia. In ogni caso facciamo cose comuni anche se non ci siamo mai incontrate.
I: Beh l’ultima domanda…tutto questo successo mondiale che le è caduto addosso all’improvviso e da poco tempo, cosa ha cambiato nella sua vita? Oggi ci incontriamo in occasione del concorso “NEW WAVE” cosa consiglierebbe ai ragazzi, ai giovani?
LP: direi a loro di imparare a godersi le cose. Spesso le persone sono troppo prese dal fatto di diventare qualcuno, ottenere qualcosa, arrivare da qualche parte…questo non vi permette di godervi ciò che accade attorno a voi. Quando sono sul palco sento il legame con il pubblico, si non è semplice, spesso si sente molta pressione, si sente lo stress…molti vogliono per forza sembrare qualcuno ma questo non serve, bisogna soltanto captare il legame con le persone per le quali stai cantando.
I: Grazie, grazie per questa intervista.
LP: “SPASIBO” grazie.
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Traduzione a cura di Tatiana Bihas
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gazemoil · 6 years ago
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RECENSIONE: Bon Iver - i,i (Jagjaguwar, 2019)
L’autunno dei Bon Iver arriva in tutti i sensi in anticipo rispetto al previsto. Pubblicato tre settimane prima ed in pieno agosto i,i è il quarto album del visionario progetto di Justin Vernon che nel corso del decennio ci ha regalato un capolavoro dopo l’altro. 
Tre anni fa rimanevamo impressionati da 22, A Million che raccontava l’inguaribile frattura dell’Io rispettandone a pieno l’incomunicabilità, un album incredibilmente coerente al suo testamento artistico pur nella sua estraneità a qualsiasi cosa da lui mai realizzata prima. Adesso Vernon ricompone familiarmente i pezzi, centrando la propria voce e rischiarando le strumentali, tuttavia dopo tale esperienza nulla può tornare a posto. 
Si può completare un ciclo senza essere arrivati ad un conclusione semplicemente perché il suo corso sfugge al nostro controllo, ma sicuramente si può sfruttare questo tempo per maturare consapevolezze differenti rispetto a quando si è iniziato. Bon Iver non può tornare al folk spoglio e struggente dell’invernale debutto e nemmeno ai viaggi terreni e solennemente corali del primaverile sophomore, perciò in i,i rimangono le tracce di quell’obliquità elettronica del terzo disco, una realtà mutata da un velo sulla quale stavolta si cicatrizza un’avvenire più risoluto che comincia a ricordare l’esordio ma è del tutto diverso. Il primo ciclo dei Bon Iver si completa e come nella vita la fine somiglia all’inizio, la morte somiglia alla nascita. Non che i,i parli di morte, ma la musica dell’artista statunitense ha sempre avuto a che fare con la natura fragile dell’essere umano e recentemente ha preso una piega più esistenzialista spostandosi sul trascendentale. Sicuramente dopo essersi posto infinite domande sulla sua esistenza Vernon ha preso coscienza delle sue consapevolezze, decidendo di risolvere i suoi tormenti interiori uscendo fuori piuttosto che chiudendosi dentro ed intraprendendo un viaggio all’esterno di sé verso un ignoto che, probabilmente, spera lo conduca ad una realizzazione o una redenzione finale. “Living in a lonesome way / Had me looking other ways / But on a bright fall morning, I'm with it” sono le prime parole pronunciate nell’apertura iMi. Talvolta canta di cose e di concetti semplici come se volesse riscoprirne il significato e per farlo ragiona attraverso metafore, simbolismi poco ovvi e gli ormai pienamente adottati titoli strani. 
Ed è proprio dal titolo che si prospetta come la continuazione spirituale di 22, A Million - ed essendo l’arrivo di quel percorso esploso proprio allora è naturalmente meno criptico. In confronto è ironico il modo in cui Vernon abbia deciso di parlare del mondo esterno chiudendosi in sé stesso nell’album precedente ed ora parli di sé aprendosi verso l’esterno. In questo modo tutto sembra più comprensibile e dimensionato. Chitarra acustica, strumenti a fiato e pianoforte tornano alla ribalta accanto all'elettronica nervosa e ai sintetizzatori che Vernon ha recentemente preferito, ovviamente insieme al suo immancabile falsetto febbrile. Tuttavia, l'umore che evoca con questi elementi sembra nuovo e queste canzoni non ti inghiottono con grandiosità, ma si aprono verso l'esterno senza invaderlo. Il suo è un viaggio solitario che però viene raccontato tramite l’aiuto di tante altre voci - il fedele co-produttore Chris Messina, James Blake, Moses Sumney, Aaron e Bryce Dessner dei The National e Francis Starlite aka Francis and The Lights sono tutti nomi accreditati. 
Le influenze musicali inserite nel disco sono svariate, ma lavorate in modo da renderle tutte molto sottili e nascoste, facendo in modo che l’ascoltatore abbia l’impressione di star ascoltando qualcosa di poco inquadrabile nei circuiti stilistici abituali e perciò difficile da scomporre, ma allo stesso tempo modellato con un aspetto organico e abbastanza musicale. We, ad esempio, ha una certa attitudine hip-hop in conseguenza di un beat elettronico intrecciato da qualche parte nel mix e meglio udibile nella prima parte del brano, accoppiato ad un loop di chitarra-basso che procede a passo felpato, vari synth ed un arrangiamento arioso di strumenti a fiato. Sopra di essi le sovrapposizioni vocali di Vernon procedono sicure ed accattivanti quasi come se stesse flirtando con il rap. “What you think we're taming with the towers and the oar? / You keep evading boy, you putting me flat on the floor” dice durante la traccia che sembra affrontare con tono serio questioni di cicatrici - metafora dell’unicità o forse di ferita rimarginata - evasioni, inganni della giovinezza e diritto alla conoscenza in opposizione a delle favole bugiarde, anche se il significato vero e proprio delle sue parole rimane sempre un mistero. Ad esempio, se non l’avesse dichiarato in prima persona non avremmo mai saputo che una dei personaggi che aveva in mente Vernon durante la scrittura di questo brano fosse il presidente Trump, a dire suo “soltanto una metafora, un buco nero” di ciò che lo allontana dalla verità. Per rimanere in tema di buchi neri, Holyfields, non è certo uno dei momenti più brillanti del disco, a dire il vero ne risucchia un pò le potenzialità, soffrendo del fatto che sia rimasto un momento quasi del tutto improvvisato, poco messo a punto in studio ed assemblato dai primissimi take, interessante come grattacapo ma ben poco masticabile a livello musicale. Giusto per accennare i livelli di simbolismi e metafore, dove tra l’altro non mancano giochi con la fonetica delle parole, diciamo semplicemente che - a quanto si è capito - il brano intreccia la questione del disastro climatico e della storia del pugile Evander Holyfield al quale è stato morso l’orecchio più volte sul ring dal feroce Mike Tyson, per spiegare come certi segni o certe perdite possono non risultare fatali in un primo momento, ma rivelarsi negative o stravolgere la nostra vita in futuro, lasciandoci con deformazioni dalle quali non possiamo guarire. 
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A risollevare le sorti del disco arriva l’estatica ma irrequieta Hey, Ma che coi suoi brevi beep acuti, i gelidi synth e gli strani glitch vocali che balzano fuori occasionalmente avrebbe potuto essere la traccia più canonica in 22, A Million. Inizia molto sommessa, ma si trasforma gradualmente sfociando in un meraviglioso ritornello che la rende la canzone più orecchiabile ed emblematica del disco, nella quale sentiamo uno dei testi più memorabili della sua discografia. “Full time, you talk your money up / While it's living in a coal mine / Tall time to call your Ma”. Ancora una volta i riferimenti verso questa figura materna non si fermano al significato superficiale, ma l’impressione è che si parli più di una Madre Terra, una figura onnipresente dalle caratteristiche femminili dentro la quale Vernon vuole immergersi per conoscere una verità che egli brama tantissimo e verso la quale percepisce un senso di affetto reciproco, oppure, è un invito all’assoluzione a coloro che fanno del denaro e degli investimenti economici a discapito dell’ambiente il loro centro focale. A succederla arriva U (Man Like), un pezzo al piano in cui si unisce un collettivo di voci compreso un intero coro che tingono il brano di gospel, apparentemente sereno e quasi gioioso nei sentimenti, ma ovviamente di tutt’altro contenuto - si parla di problematiche sociali moderne particolarmente spiccate negli Stati Uniti come la povertà, le disuguaglianze economiche e la dipendenza da oppiacei. Poi c’è Naeem, una delle tracce più avvincenti sul piano musicale, lirico ed interpretativo; Vernon sembra molto coinvolto, soprattutto sul ritornello in cui ripete concitato “I can hear, I can hear / I can hear, I can hear crying” ed anche sulle strofe appassionate che parlano incomprensibilmente del cadere da un motoscafo su un lago ghiacciato, ritrovarsi scaraventati sul cruscotto di un auto e schiantarsi lentamente al suolo come se il mondo si muovesse d’improvviso a rallentatore - tutti spunti da incidenti realmente vissuti che probabilmente lo hanno portato a varie realizzazioni, ad iniziare dalla connessione tra esseri umani che dovrebbe esistere a prescindere da fattori quali etnia, religione o classe sociale. Lasciar andare orgoglio, smanie di potere ed egocentrismo per renderci conto di chi si trova in posizioni molto più sfavorevoli rispetto alle nostre, trattandoli con rispetto come fossero fratelli o sorelle. 
Con un sapore molto più folk e manipolazioni elettroniche più classiche la dinamica Faith ricorda molto da vicino il sound dell’eponimo secondo album, mentre il testo arriva ad una realizzazione che potrebbe risolvere tutti i voli iperbolici sulle crisi spirituali da sempre centrali nei suoi dischi. “I should've know / That I shouldn't hide / To compromise and to covet / All what’s inside / There is no design / You'll have to decide / If you'll come to know, I'm the faithful kind” canta con la sua caratteristica voce calda e delicata sopra una strumentale che cresce lentamente da una chitarra strimpellata e tastiere atmosferiche fino a raggiungere dimensioni maestose con synth pienamente fioriti, bassi distorti penetranti e cori vibranti che rafforzano il senso di liberazione di un testo che parla di religione, rasserenandosi sul fatto che se da un lato la sua fede verso il Dio cristiano si sia affievolita dall’altro la sua spiritualità continua ad essere un punto fermo della sua vita, sviluppandosi nella totale libertà del non dover sacrificare la propria individualità per attenersi ai comandamenti della religione. In poche parole che l’amore non è stato progettato per essere guadagnato da una forza superiore, ma per guidarci nella vita e che il suo credo si manifesta nelle cose che può vedere, non in promesse che non può vedere come un Dio o l’aldilà. “Content to the phrases / That at dawn, we ain't mazes / Just some kind of pages”. 
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i,i si tranquillizza pur interrogandosi continuamente, ripercorrendo memorie e nuovi scenari. Nulla all’interno del disco emerge particolarmente per sovrastare ed il tutto si può considerare nell’insieme un unico pellegrinaggio, il che non è per forza una cosa negativa - qui ad esempio l’abbiamo accettato senza difficoltà. Possiamo immaginare che una delle consapevolezze di Vernon sia il sentirsi nel profondo un estraneo in relazione al suo corpo e al mondo, un colpevole di un peso gettato su altri che non sa ben spiegare. Allora, se esiste questo spazio sconosciuto, non corrispondente, non resta che percorrerlo per affrontarlo con curiosità e coraggio, prendere una valigia che contenga tutto quel peso e viaggiare. 
TRACCE MIGLIORI: Hey Ma; U (Man Like); Naeem; Faith
TRACCE PEGGIORI: Holyfields,; Jelmore
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firewalker · 8 years ago
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Su una scala di Dawkins da 1 a 7 sono un 6
Ho fatto l’asilo e le elementari con le suore. Ovviamente, con le suore la religione è una cosa scontata. A leggere certe testimonianze online, direi anche che sono stato fortunato, per quanto riguarda il metodo educativo: niente percosse o in generale punizioni corporali tipiche di molti racconti sulle suore. Però ovviamente c’era il racconto di Dio quotidiano. Ricordo una canzone che cantavamo ogni tanto e il cui testo era “Dio è amore” ripetuto quattro volte.
Allora mi dissero che Dio è Dio, è Gesù ed è pure lo Spirito Santo. E io non capivo se dovessi adorare Dio o Gesù (non ho mai pensato di adorare lo Spirito Santo) o perché tutti quelli che conoscevo dicessero Dio, mentre Gesù lo dicevano solo a Natale e magari lo chiamavano Bambino Gesù, visto che era la stessa cosa che Dio. Comunque, accettavo Dio o chi per lui come un bambino accetta i cartoni animati, senza farsi troppe domande.
Alle medie e alle superiori andai dai preti. Anche qui, per mia fortuna, nessuna poche punizioni corporali. Alle elementari feci catechismo per la comunione, alle medie catechismo per la cresima. In questa seconda occasione chiesi alla catechista la domanda che tutti i bambini/ragazzi si fanno a un certo punto: come so che la mia è la religione giusta? La chatechista risposte “perché la nostra è l’unica religione ri ve la ta”. Lo disse proprio così: staccando le sillabe e in corsivo. Dentro di me pensavo “sì, ma sono sicuro che pure Maometto ha detto di avere avuto la rivelazione”, ma non dissi niente. Feci la cresima. Né dopo la comunione, né dopo la cresima, mi sentii particolarmente pio. Ero contento dei regali, direi.
Alle medie cominciai a suonare la chitarra con lezioni individuali e non smisi fino al primo anno di università. Il mio maestro suonava in parrocchia nella mia scuola e spesso andavo a cantare e a suonare con lui.
Essendo una scuola di preti, il mercoledì delle ceneri si entrava un’ora dopo, per poter fare messa. E il giorno di nascita del santo che dava il nome alla mia scuola, era festa. Io ero contento, perché è anche il compleanno di mio padre. E ogni tanto il prof di religione ci portava in cappella a parlare un po’ di Dio senza che noi ci tirassimo i banchi (sì, anche per noi l’ora di religione era un’ora di buco. A tal proposito ci sarebbe un aneddoto da raccontare, ma è materiale per un altro - breve - racconto).
Un giorno, andammo in cappella con la classe superiore alla nostra (non ricordo l’anno, ma insomma, se io ero in terza liceo, loro erano la quarta). Fu la prima volta che sentii qualcuno dichiararsi ateo. Una ragazza, Giulia, disse in cappella e al prof di religione che era anche padre provinciale dell’ordine a cui apparteneva la mia scuola “Io ci ho pensato e sono giunta alla conclusione che Dio non esiste. Io sono atea”. Rimasi colpito da questa affermazione. Avevo molti dubbi e molte domande anche io, ma non mi ero mai spinto tanto in là da poter dire di definirmi ateo. Anzi, mi definivo credente, anche se non ero attento a tutti i dettami: andavo a messa ogni tanto, ogni anno avevo dei periodi in cui non andavo a messa e altri in cui ci andavo, cercavo di “non peccare”, anche se ancora al liceo non avevo ben chiaro cosa fosse un peccato e, soprattutto, perché fare qualcosa di bello dovrebbe essere negativo. Capivo roba tipo “non rubare” o “non uccidere”, che comunque sono cose non solo contro Dio ma anche contro la legge e contro il comune senso di giustizia e morale, ma quella cosa del “non far sesso” non la capivo.
All’università ho abbandonato il fatato mondo della scuola privata e sono andato in un’università pubblica. Ho conosciuto persone di un tipo molto diverso rispetto a quelle che ero abituato a vedere e la cosa mi è piaciuta moltissimo. Ho scelto una materia scientifica, scienze biologiche, perché era la materia in cui andavo meglio al liceo e ho pensato che farne un lavoro non sarebbe stato male (e in effetti non è stato male). A Scienze Biologiche (mi piace di più con le maiuscole) si studia la vita in tutti i suoi ambiti. Ho studiato come interagiscono le molecole di una cellula, come interagiscono le cellule dei tessuti, come interagiscono i tessuti tra loro in un unico organismo, come interagiscono i vari organismi tra loro e come si integrano nell’ecosistema. Ho studiato la teoria dell’evoluzione di Darwin, ho studiato chimica, ho studiato fisiologia, e tutto, piano piano, mi sembrava sempre più chiaro.
La nascita, la morte, l’evoluzione della vita sulla Terra, erano tutti concetti ormai concatenati da una logica inappuntabile. Non c’era niente da aggiungere: nessun meccanismo di quelli studiati in nessuna materia aveva bisogno di Dio per potersi giustificare. All’università mi definivo ancora credente, ma ormai Dio era per me solo colui che ha messo in moto tutto, fregandonese del risultato. Se mi avessero chiesto “credi in Dio?” avrei risposto “sì, è lui che non crede in noi”.
Ho finito l’università e mi sono trasferito. Decisi di leggere qualcosa di Richard Dawkins, che conoscevo di fama. Lessi “Il gene egoista”. Meraviglioso. Magari un po’ datato, ma di una chiarezza e di una logicità unici. Il terzo libro di Dawkins che ho letto fu “Il Più Grande Spettacolo della Terra”, uscito nel 2010 in Italia. Le prove che la teoria dell’evoluzione è corretta. Semplicemente fantastico.
Sì, lo so, ho saltato il secondo. Il secondo fu “L’illusione di Dio”. Dovevo metterlo alla fine, perché fu un libro chiarificatore. Ovviamente, parlando di Dio e non di scienza, la trattazione era tutt’altro che priva di possibili contestazioni, ma anche qui il discorso filava. Era logico, concreto, per ogni argomento affrontato c’era una trattazione dettagliata e un tassello in più. Alla fine di quel libro, ho detto “Ho sbagliato, Dio non si è dimenticato di noi, Dio non ha mai avuto alcun ruolo perché, semplicemente, non esiste”.
In quel libro Dawkins parla di una scala Likert da 1 a 7 per misurare il proprio livello di religiosità. Da wikipedia:
Teista forte: 100% di probabilità [dell’esistenza, NdF] di Dio, come nelle parole di Carl Jung ("io non credo, io so").
Probabilità molto alta ma non 100%: un teista di fatto ("Non posso saperlo per certo, ma credo fermamente in Dio e vivo la mia vita nell'assunzione che lui esista").
Più del 50% ma non molto alta: tecnicamente agnostico ma propende verso il teismo ("sono molto incerto, ma tendo a credere in Dio").
Esattamente 50%. Completamente agnostico ed imparziale ("L'esistenza e l'inesistenza di Dio sono esattamente equiprobabili").
Meno del 50% ma non molto bassa: tecnicamente agnostico ma incline all'ateismo ("non so se Dio esista ma tendo ad essere scettico"), come nel cosiddetto ateismo debole, l'ateo che ha difficoltà a dimostrarlo.
Probabilità molto bassa, vicina allo zero: un ateo di fatto ("non posso saperlo per certo ma credo che Dio sia molto improbabile, e vivo la mia vita nell'assunzione che lui non esista)", come nell'ateismo agnostico, ossia l'ateo che è convinto di ciò, ma non può dimostrarlo e si astiene dal giudizio (come Bertrand Russell, che si definiva "filosoficamente agnostico e praticamente ateo").
Ateo forte ("So che non esiste nessun Dio, con la stessa convinzione con cui Jung sa che ce n'è uno").
Ora, essendo un biologo, presi questa scala e decisi di collocarmi a 6. Non posso dire 7 perché non c’è modo di dimostrare che Dio non esiste. Nemmeno Dawkins si colloca a 7 (anche se lui dice 6.9), proprio perché non avendo prove, non è possibile dimostrare scientificamente questa assunzione e, di fatto, diventa una posizione fideistica, non basata sui fatti.
Da allora mi definisco ateo per praticità (e per non spiegare la rava e la fava della scala di Dawkins), e mi rendo conto che tutti i dubbi che avevo da ragazzo già tendevano a questa posizione. Li sento risolti, ed è una bella sensazione. E ricordo Giulia, la ragazza dell’anno superiore al mio, come un bell’esempio, non più come qualcosa di sconvolgente.
Dio non c’è, e va bene così.
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uds · 8 years ago
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La gente che parla ai concerti sta sul cazzo anche a me, ma non ti sembra di farti rodere il fegato per niente? Ti sposti più in là e vaffanculo.
in do androids dream of electric sheep? philip dick fa dialogare rick deckard, il protagonista, con wilbur mercer, il fondatore del mercerianesimo, la religione che appare essere la più diffusa nel tempo e nella parte di mondo in cui sono ambientate le vicende del romanzo. in sunto, mercer spiega a deckard che non c'è salvezza, e il senso della religione da lui fondata è solo far sapere alle persone che non sono sole.prendendo a prestito questa accezione di religiosità, efficace per quanto poco ortodossa, posso dire con certezza che le esperienze religiose* più importanti che abbia avuto in vita mia sono state tutte legate fortemente alla musica. nell'incertezza più totale sul perché siamo qui e sul dove (e soprattutto sul se) finiremo, la musica riesce a darmi risposte sul come, anche senza che io ponga domande. perché la musica è così, è un ninja del magone.che sia stato urlando un testo in mezzo a un concerto, passando un pomeriggio infinito con un booklet in mano, un cd nello stereo e nessuna voglia di studiare, camminando a novembre tra la spiaggia e la nebbia o qualunque altra cosa possa venirvi in mente, la musica ha potuto (e può) farmi sentire parte di un tutto esterno a me stesso o validare le mie solitudini, esperienze ed emozioni senza la necessità che io sapessi descriverle in partenza. questo meccanismo, la meraviglia di quei momenti, è l'esperienza spirituale più completa e assoluta che io riesca a provare**. questo è il senso della mia affermazione iniziale. il conforto di essere parte di qualcosa che vada al di là, la certezza -anche nei momenti di maggiore solitudine- di un terreno comune delle anime che si trovi in un campo da gioco diverso da quello delle classificazioni scientifiche.certo, è un aspetto comune alla letteratura, al cinema, alla pittura e a tutto quello che vi solletica i nodi allo stomaco, ma niente per me ha la stessa rilevanza della musica. è una propensione di quella che potete chiamare come volete: genetica, anima o che altro. comunque, sapete cosa intendo.questo non significa che io ne sia un esperto (non lo sono, purtroppo; non ho molti degli ascolti fondamentali e delle competenze necessarie per potermi considerare tale, e i miei gusti sono tutt'altro che particolarmente originali o sofisticati), ma non toglie un grammo all'effetto che la musica, magnificata nel caso dalle parole (e viceversa), ha su di me. conforto, redenzione, testimonianza, veicolo per pensare alle persone che amo. significato, se volete. e il significato, in quella che è l'agnostica razionalità che abbiamo ereditato dal nostro tempo, è tutto.c'è un aspetto sacrale nel modo in cui la musica parla a me, e di me. qualcosa che appartiene a un ordine superiore rispetto al semplice accostamento tra un ascoltatore e dei suoni. a questo credo fermamente.***chiaro, sarebbe assurdo da parte mia pretendere che questa visione delle cose sia condivisa anche solo da una singola persona al mondo, figuriamoci da una folla intera; però, caro anon, capirai che -dato tutto quello che ho appena scritto- sull'argomento io sia particolarmente suscettibile, nel mio modo piccolo ed egoista, e quindi dal mio cuoricino fioriscano a riguardo lamentele come se non ci fosse un domani.bon, alla fine di questo pippotto banalissimo tu mi potresti dire “ma se tu stesso dici che è un qualcosa che non pretendi sia condiviso da altri, a maggior ragione spostati tu e via”. ecco, no.e il motivo del no è che, oltre al pippotto banalissimo, ci sono altre tre ragioni validissime per sostenere il mio furiosissimo sdegno.la prima è la buona educazione. io ho ragione, loro hanno torto. se vai ad un concerto solo per avere qualcosa da dire nei tuoi social network di riferimento, e ti comporti come se quello fosse semplicemente un altro posto dove fare aperitivo, stai sbagliando. punto. non è corretto che a pagare per questo tuo comportamento sia chi è andato a un concerto per -pensa un po’- ascoltare un concerto. è un concetto semplicissimo, ma che è importante ribadire all'infinito, dato il livello medio di buona creanza presente nei nostri compatrioti, come ben può testimoniare chiunque abbia avuto la seria tentazione di fingere di essere svizzero di fronte al comportamento tipico di un gruppo di italiani in vacanza all'estero.la seconda è che sono veneto, e per quanto possa cercare di reprimerlo il concetto di “pago ergo pretendo”, tanto insito nelle mie radici, ogni tanto ha buoni motivi per farsi vedere. se al cinema dei tizi disturbassero i vicini con foto, selfie e chiacchiere ad alta voce verrebbero presi a male parole, o peggio. non sarà certo il resto della sala a spostarsi per lasciarli fare. perché la cosa dovrebbe essere diversa a un concerto?la terza ed ultima è che sto invecchiando. lamentarmi tantissimo fa parte del pacchetto.*per estrema chiarezza, specifico che il termine non vuole offendere la religiosità di nessuno. non sono affatto antireligioso (e, per carità, non vorrei che questa risposta fosse interpretata come una di quelle dichiarazioni da musicista quarantenne a una rivista patitnata a caso, tipo “il rock è la mia religione”), e non posso escludere (nessuno può farlo) che un giorno non avrò un percorso religioso canonicamente inteso. ho il massimo rispetto per la spiritualità di chiunque, e le persone che fanno parte dei miei affetti variano in uno spettro religioso che va dall'ateo militante al religioso convinto (lo stesso si può dire per la politica, per inciso). posso non condividere (o disapprovare del tutto) alcune delle loro posizioni a riguardo, nei casi in cui io creda che queste vadano a ledere diritti o libertà altrui, ma penso che non essere d'accordo con parte delle convinzioni di una persona non sia un buon motivo per smettere di volerle bene.peraltro, credo fosse sant'agostino che diceva che chi canta prega due volte, per cui anche chi ha il seal of approval delle autorità religiose ci teneva alle dodici note.**certo, escluso l'amore. ma, a parte il fatto che mia moglie è tutte le mie canzoni preferite, spero capiate come in questo post io parli di una dimensione di partenza individuale.***tu mi dirai: e la musica brutta? e io risponderò che non intendo tutta la musica, ovviamente, non stare a fare il furbo. però anche una canzone brutta, ascoltata dieci anni dopo, scatena in un attimo ricordi, e sa dare come poche altre cose al mondo il senso del tempo trascorso e dei chilometri passati. la misura di cosa eravamo e chi siamo, con un groppo e mezzo in gola. fa tutto parte del pacchetto, alla fine, no?
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saleggdbdiscount-blog · 6 years ago
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Come il software o no, Mr. President, Tea Party e i prossimi cittadini sono qui per vivere - e anche loro hanno la capacità di continuare quando hai bisogno di stare in piedi per ottenere il tasso metabolico e la libertà; anche oltre e sopra lo stato economico. La convenienza di questo particolare paese sembrava essere ottenuta da una serie di tag 'Minute Men' che sono combattuti contro l'esercito superiore all'interno della nazionale. Man mano che cresce la festa per vestire i panni del tè, ora possiamo essere richiamati in particolare per l'America a costo zero. Questo tempo di abilità genuinamente con plettri e rastrelliere per chitarra; ma insieme con i voti, questa verità, e Golden Goose Super Star Sneakers Saldi uindi la determinazione che contribuirà a far tornare la nostra nazione. Se stai andando come un modo per utilizzare qualsiasi casa vale la pena di procurarti oggetti usando il consumo personale, piuttosto che toccare tieni presente questo. Questa può essere la trappola più universale e rischiosa usando questi stratagemmi. Il consumo è semplicemente qualsiasi cosa una persona che spenderà il prezzo per quanto riguarda non restituisce direttamente i soldi sulla strada per voi, come vestiti, cibo, vacanze, gioielli, automobili, Golden Goose Sneakers Saldi arche e simili. Chiama diversi tipi di fornitori all'ingrosso locali o anche indicatori di bandit. Sai, il consumatore giallo brillante praticamente in ogni spazio proprio come in tutta l'America. Questi tipi di segni verrebbero esposti allo scoperto da venditori aggiunti o forse addirittura da venditori interi all'interno di proprietà. Le persone spesso acquisiscono una lista degli offerenti di tutti gli acquirenti pronti, desiderosi e abili il fatto che può accarezzare un'analisi e muoversi molto immediatamente. Questo è sempre ciò che viene chiamato come vendita all'ingrosso online. Un rischio senza costi per alcune delle affiliate insieme ad un modo eccezionale di rompere la strada verso il reale. # # Così così prendo un altro numero per quanto riguarda questi corsi d'acqua di piccolo reddito - il più bel ticchettio che mi sposta di un certo mai- aumentando lo speck di recuperare i contanti ciascuno e quindi ogni giorno; completamente con il pilota automatico. Sì, davvero - tutti insieme senza quasi tutti i lavori. Dato che il nostro reddito è notevolmente aumentato - e continua anche ad aumentare - ciascuno senza sforzi di alcun tipo, ho semplicemente potuto essere acquistato per considerare che internet è normalmente un'oca d'oro molto a buon mercato a causa di ciò che i singoli sanno così come ottenerlo . Può, come sarà, rilassare l'ovulo d'oro per te davvero ogni giorno della canzone per quanto riguarda la tua vita. Creare un altro sito Web finanziatori di prestiti di giorno di paga che la tecnologia. La tua pagina web sarà benedetta con una lettera di azioni di vendita semplicemente persone che saranno comunque interessate come parte del tuo integratore alimentare. Il tuo occupazionale è in grado di convertire le parti in clienti di spesa. Guarda fatto per gli acquirenti time frame. Dipendenti sicuramente qualificati potrebbero fare il giro del web per uno specifico lavoro presente così come possono ostacolare i loro stipendi presso i loro preziosi corrieri Golden Goose Deluxe Brand Donna Sneakers ttuali. Durante la nostra progressione di colloquio fare i compiti a casa per prestare attenzione a questi perditempo. Non è facile entrare in bocca e forse ti capita di non trovare i risultati finali che cerchi nella vita, sarà ovvio che non stai facendo i giusti problemi e che in realtà devi essere critico miglioramenti nei tuoi incredibili pensieri, azioni e strategie di soluzione! Ti sei rivolto a diventare duro con te stesso in cima a quella spinta nel tuo se davvero non hai un amico che ti spinge. 'Specchio, importanza personale sul nostro muro, chi è veramente chi causa tutto?' Assumersi responsabilità per i risultati durante la giornata e essere disposti a Golden Goose Deluxe Brand Donna ambiare. A4: Questo processo riguarda in primo luogo le domande oscure che richiedono una considerazione rigorosa. Un addominoplastica particolare è lontano da solo tecniche minori. In realtà avrai la cicatrice di fronte alla tua parte inferiore che subito dopo l'intervento chirurgico, quando frequentare il suo stato di audacia di solito può essere piuttosto emozionante a livello emotivo. A meno che tu non mantenga una forte personalità individuale che ora può sopportare lo stress mentre l'ansia in seguito, un partner, un parente o un fratello potrebbe essere automaticamente qualcuno in grado di cambiare la tua prospettiva per quanto riguarda la tua visione al momento del ritiro.
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outletggdbsale-blog · 6 years ago
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Piaccia o no, Signor Presidente, Tea Party e un certo numero di tipi di cittadini sono con questo a rimanere - continueranno verso stand per produrre la Struttura e la libertà; anche oltre e sopra citata l'economia. L'opzione del nostro paese è stata infatti ottenuta attraverso una raccolta di tag 'Minute Men' che hanno combattuto contro l' Golden Goose Deluxe Brand Saldi sercito primario sul mercato. Man mano che cresce insieme il tè specifico, in realtà posso tornare a chiamarmi in America gratis. Questo momento chiave non è con plettri e rastrelliere per chitarra; ma ai voti, alla verità, come determinazione in modo che tu prenda per tornare la nostra nazione. Se stai tornando a Golden Goose Donna Saldi tilizzare qualsiasi delle migliori risorse domestiche per acquistare oggetti per il consumo personale, non toccare assolutamente il gioco. Questo può essere lo svincolato principale e dannoso per la trappola che ha questo stratagemma. Il consumo è sicuramente tutto ciò che si spende molto fa certamente direttamente indietro i soldi che vi farà, un po 'come vestiti, cibo, vacanze, gioielli, automobili, barche e. Chiama molti grossisti locali dai loro join di banditi. Sai, i segni astrologici giallo pastello in quasi tutti gli sgabuzzini di ogni città dell'America. Questo tipo di segni sono quasi sempre posti in competizione da vari venditori, eventualmente venditori di interi immobili appartenenti a proprietà. Queste aziende spesso finiscono con una lista di potenziali acquirenti associata a panca pronte, incline e compratori fiduciosi, possono fare una visita e fare un passo molto veloce. Questo dovrebbe essere ciò che è noto come affiliato all'ingrosso. Il loro rischio senza addebito per alcune delle affiliate e quindi un modo superiore per rompere appassionato di immobili reali. Così così mostro un numero abbastanza elevato insieme a queste semplici fonti di reddito - ogni cosa che ticchetta via via portandomi un particolare numero sempre crescente di bottino ogni giorno; completamente con il pilota automatico. Sì, esclusivamente senza alcun tipo di lavoro quasi nessuno. Visto che le visualizzazioni di entrate significative sono cresciute in modo significativo - e anche in continua crescita - tutto ciò senza mostrare buoni risultati associati al tipo, Documento ha avuto modo di apprezzare che il tuo attuale Internet è letteralmente una nuova oca dorata a buon mercato solo per coloro che sanno esattamente come attuarlo. Che possono, e vogliono, si trovano gli ovuli d'oro per qualcuno ogni giorno della canzone più tipicamente associato alla tua vita. Creare un sito Web che produca quel prodotto. Il tuo negozio online avrà una lettera di offerte che aggredisce le persone che individui dovresti essere interessato al tuo pacco. La tua professione è all'altezza di convertirlo a biforcarsi sui clienti. Guarda per gli acquirenti a tempo. Specialmente qualificati, tutti i dipendenti potrebbero essere in cerca di un lavoro da presentare in modo che questi prodotti possano raggruppare i loro stipendi presso le loro attuali società. Durante tutta la progressione di un colloquio, si deve fare in modo di essere in grado di chiarire questi perditempo. Non è facile gestire gli aspetti specifici e purché in genere non si ottengano i risultati finali desiderati nella vita, è ovvio che non si stanno probabilmente facendo tutte le attività giuste e si devono costruire aumenti critici nei propri pensieri, attività e piani! Hai cercato di essere duro con te stesso e così spingi in te stesso se non riesci a pensare di aver spinto la tua organizzazione. 'Speculare, contrastare il tipo di muro, le persone che sono causa per causa di questo?' Assumetevi responsabilità per i nostri risultati e siete disposti a Golden Goose Sneakers Saldi ambiare. A4: Questa situazione è la prima tra tutte le altre domande che richiede considerazione premurosa. Un addominoplastica definitiva non è in realtà solo un tipo di trattamento di chirurgia minore. Stai andando che avrà praticamente qualsiasi cicatrice sul tuo stomaco da 6 pacchi che ora dopo l'intervento chirurgico, quando nella sua maggior parte delle persone in grassetto locale può essere in genere piuttosto commovente sentimentalmente. Tranne che ricevi un personaggio individuale vibrante che ora può far fronte allo stress e all'ansia, allora semplicemente un partner, un affiliato di famiglia o un eccellente dovresti essere qualcuno che potrebbe cambiare la tua stessa prospettiva a causa delle tue informazioni quando desideri tornare indietro.
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sportpeople · 8 years ago
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L’ex stabilimento del pastificio Antonio Amato si staglia a pochi metri dalla ferrovia. La Strada Statale 18 lambisce il quartiere Mercatello continuando la sua corsa prima attraverso la Mariconda e poi sempre più a Sud, rimanendo abbracciato con quel Mar Tirreno da cui, di volta in volta, viene investito da sabbia e salsedine.
È Primo Maggio e la festa invade le strade di Salerno. Sebbene qua non ci troviamo in centro ma – camminando verso l’Arechi – ci spostiamo sempre più verso fuori e il vento comincia a soffiare più libero sui grandi spiazzi che lentamente si aprono verso il lungomare.
Mi sono avvicinato alla spiaggia per qualche istante. Solo per sancire l’arrivo dal Sannio. Venendo da Benevento ho attraversato montagne e paesaggi scoscesi e ora poter sentire l’odore del mare francamente mi completa la giornata. In Italia ci sfottiamo tra pecorari e pesciaroli (uso il mio dialetto, per non far torto a nessuno) ma credo che nel nostro profondo sappiamo quanto questo sia un privilegio. Perché permettere all’olfatto di distinguere l’essenza del bosco appenninico e l’asprezza del mare è un qualcosa che ti inorgoglisce, benché ti faccia anche pensare a quanto buona parte del nostro territorio sia costantemente in mano a beceri speculatori pronti a distruggerlo o inquinarlo.
Giusto il tempo di aspettare la metropolitana e in qualche minuto la sagoma dell’Arechi si materializza davanti ai miei occhi. È relativamente presto, malgrado mi attenda la camminata per ritirare l’accredito al Campo Volpe, tre chilometri più in là. Ne approfitto per scattare qualche foto al sole che lentamente va a morire dietro la città e cominciare a vedere le strade riempirsi di sciarpe granata.
La Salernitana è salva ma sta accarezzando il sogno di disputare i playoff. Sarebbe quasi una giusta ricompensa per un pubblico che dopo il fallimento di qualche anno fa ha conosciuto l’onta del dilettantismo e tutto quello che ne consegue: da campi sperduti nei più reconditi posti d’Italia alla ricostruzione di un sentimento che sembrava esser andato perso.
Ci sono stato ormai diverse volte, ma Salerno ha un suo fascino particolare. Sarà il fascino che su di me hanno sempre esercitato le città di mare, sarà la sua storia travagliata e comunque piena di aneddoti o forse sarà semplicemente la liturgia della Salernitana. Tipicamente meridionale. Squisitamente “terrona”. Se vuoi vedere oltre una sfera di cuoio e undici giocatori guarda sugli spalti: questa è una delle città che difficilmente ti deluderanno.
Ore 20, sono pronto ad entrare nella pancia dello stadio. Espleto velocemente il fastidioso rito del controllo biglietto/documento e mi preparo a salire le scale che portano sulle gradinate. Una curiosa sorte vuole oggi sul manto verde si tenga un’iniziativa per il piccolo Genny, bambino affetto da una grave malattia rara, la CDG, che in questi ultimi mesi ho avuto modo di incrociare in diverse situazioni, non ultima proprio a Frosinone contro lo Spezia. L’Arechi applaude e la Sud gli dedica cori e anche una coreografia all’ingresso dei giocatori, mentre dal settore ospiti spunta uno striscione per il bambino. Minuti in cui tutto lo stadio si unisce in un applauso.
Ma è il solo momento di coesione tra le due tifoserie. Granata e giallazzurri si stanno tutt’altro che simpatici. Dovremmo andare indietro nel tempo e nelle storie delle due curve per capirne le motivazioni. Di certo le amicizie hanno fatto il loro: lo storico gemellaggio tra campani e reggini non può passare indifferente agli ultras laziali, che proprio con i calabresi vantano una rivalità ormai storica. Così come il vecchio rapporto tra baresi e granata non giova a un’eventuale indifferenza. Mentre dall’altra parte la recente amicizia con gli avellinesi ha ovviamente pesato sull’economia del modi di vedersi.
Insomma, l’antipatia è reciproca e le due fazioni non ci mettono molto a chiarirlo con cori e gestacci. Per uno spettatore neutro come il sottoscritto tutto ciò va soltanto a rinfocolare la contesa, ed è pertanto salutare. “È buono qui, è buoni qui” diceva un direttore d’orchestra nella pubblicità del Tè Infrè, indicando prima il cuore e poi la bocca, in segno di gusto.
Che in campo non sarà una partita come le altre si capisce già all’8′, quando il Frosinone va in vantaggio con Mazzotta, trovando il raddoppio qualche minuto dopo con un autogol di Bittante. Esplode il settore ospiti, mentre schiuma di rabbia il popolo granata. Ma il “peggio” deve ancora venire per i tifosi campani: Minala protesta in maniera veemente con l’arbitro e viene espulso mentre qualche minuto più tardi il direttore di gara concede, in maniera generosa, un penalty agli ospiti che Ciofani realizza chiudendo virtualmente la gara.
Le proteste di pubblico e giocatori sono furibonde, mentre sugli spalti gli animi si contrappongono con i giallazzurri ovviamente in visibilio e la Sud intenta a mostrare il proprio disappunto. In questa situazione potrebbe essere difficile fare la cronaca del tifo, perché di solito ci sono diverse reazioni, tra cui quella di abbandonare o smettere di tifare da parte del pubblico che si sente vittima di un’ingiustizia.
Non succede per i salernitani e gliene va dato atto. Anzi, dopo una buona prestazione nel primo tempo, i granata mettono anima e cuore nella ripresa e si rendono autori davvero di una bella prova. Che va elogiata soprattutto per l’attaccamento. Ovviamente a tirare le redini di tutto è il nuovo coro – ripreso dalla tifoseria del San Lorenzo – sulle note di “Despacito”.
Faccio una premessa: non sono un amante dei cori sudamericani importati in Italia. Il 90 percento delle volte vengono trasformati in stucchevoli litanie che non concilierebbero neanche il sonno di un minatore reduce da due giorni consecutivi di lavoro. Ciononostante la Sud è riuscita a farmi apprezzare una canzone che di suo detesto (come tutte queste arie spagnoleggianti che ormai hanno invaso le nostre giornate) imprimendole il giusto ritmo e coinvolgendo il resto dello stadio. Un po’ come quando uscì lo “Jamm a vrè” che a un certo punto i tifosi intonavano pure prima di entrare allo stadio. In questo davvero nulla da dire per una tifoseria che, quando ha voluto, è riuscita a dare un chiaro stampo al proprio tifo.
L’unico appunto che posso fare è per la poca coordinazione nella parte superiore e spesso il poco movimento nell’angolo alla sinistra (rispetto al mio punto d’osservazione) della curva. Ma considerato l’andamento della partita, ripeto, davvero poco da dire.
Per quanto riguarda il settore ospiti, i ciociari si producono in una buona prestazione: tanti battimani, cori a rispondere, bandieroni sempre in altro e un paio di sciarpate nel finale. A livello numerico forse si poteva fare qualcosina in più considerata la distanza e la buonissima posizione in classifica. Tuttavia, come dico sempre, di questi tempi spesso è meglio che in trasferta ci vada chi ha intenzione di tifare, rispetto a quelli che vanno a fare scampagnate rappresentando una vera e propria zavorra. Diversi gli “scambi di vedute” con il vicino gruppetto dei Distinti; anche questo è sicuramente salutare e frizzante per chi guarda da fuori.
Al triplice fischio ci sono insulti sonori per la terna arbitrale mentre le due squadre, per motivi diversi, vanno entrambe a raccogliere gli applausi delle proprie curve.
Mi trattengo effettuando gli ultimi scatti e respirando quel pizzico di aria da stadio che mi rimane per poi prendere la vita del ritorno. È stata una giornata intensa. Una giornata che finisce solo perché si spengono i riflettori. In attesa che se ne accendano altri, facendo risplendere un campo e due curve da raccontare.
Simone Meloni
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