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"Cure mediche low cost all’estero: il lato oscuro che nessuno ti racconta"
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull'etica
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull’etica Turismo sanitario: un fenomeno in crescita globale Il turismo sanitario è un settore in rapida espansione, con milioni di persone che ogni anno si recano in altri Paesi per accedere a trattamenti medici, interventi chirurgici o terapie non disponibili o troppo costose nei loro Paesi d’origine.…
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Nuova mutazione annuale per il Sars-CoV-2
Cos’è XEC, la nuova variante del Coronavirus con un sintomo insolito. La nuova variante del Sars-CoV-2 sta emergendo come una delle più trasmissibili e potrebbe diventare dominante nei prossimi mesi. La variante XEC del Sars-CoV-2 preoccupa la comunità scientifica. Identificata per la prima volta in Germania durante l’estate del 2024, XEC è un ricombinante delle varianti KS.1.1 e KP.3.3 e, secondo un team di scienziati giapponesi, ha tutte le caratteristiche per diventare la variante predominante nei prossimi mesi. Le caratteristiche di XEC Uno degli aspetti che rende XEC particolarmente preoccupante è la sua trasmissibilità, superiore rispetto alla variante attualmente dominante, KP.3.1.1. In uno studio condotto dall’Università di Tokyo, i ricercatori hanno stimato il numero di riproduzione effettiva (Re) di XEC, ovvero il numero medio di nuovi casi che una persona infetta può generare. In Paesi come gli Stati Uniti, questo valore è risultato essere 1,13 volte maggiore rispetto a KP.3.1.1, suggerendo che XEC potrebbe presto soppiantare quest’ultima. Mutazioni e immunoevasività XEC presenta due ulteriori mutazioni nella proteina Spike, elemento chiave del virus per infettare le cellule umane. Queste mutazioni sembrano conferire al virus una maggiore infettività e una capacità di evasione immunitaria superiore a quella delle varianti precedenti. Gli esperimenti condotti su pseudovirus hanno mostrato che XEC è più resistente agli anticorpi generati da infezioni precedenti con altre varianti, in particolare KP.3.3 e JN.1. Questo potrebbe spiegare perché XEC riesce a diffondersi così rapidamente nonostante l’immunità acquisita da vaccini e infezioni passate. Un quadro clinico simile, ma con un sintomo insolito Dal punto di vista clinico, XEC sembra causare sintomi simili a quelli delle varianti Omicron: febbre, mal di gola, dolori muscolari e affaticamento. Tuttavia, si sta osservando un sintomo insolito che sembra essere più frequente nei pazienti infettati da XEC: la perdita dell’appetito, spesso accompagnata da diarrea e malessere generale. Questo sintomo, raramente segnalato con le precedenti varianti, sta attirando l’attenzione dei medici, soprattutto nei Paesi dove XEC è più diffusa, come Regno Unito, Stati Uniti e Francia. La sfida per il futuro Nonostante XEC non sembri causare una malattia più grave rispetto alle varianti precedenti, la sua elevata trasmissibilità rappresenta una sfida significativa, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno e la concomitante circolazione di altri virus respiratori. Le autorità sanitarie prevedono un incremento dei casi, e si raccomanda la vaccinazione con i vaccini aggiornati, che offrono una buona protezione contro XEC. In Italia, la variante è in crescita, come evidenziato dagli ultimi dati del Ministero della Salute, che segnalano un aumento della sua presenza nel contesto nazionale. Le prossime settimane saranno decisive per capire se XEC diventerà davvero la variante predominante a livello globale. Read the full article
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Da un recente Rapporto dell’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), pubblicato a giugno scorso, sulla situazione ambientale e i rischi per la salute nella striscia di Gaza emergono dati raccapriccianti: da dati satellitari è stimato che le bombe abbiano distrutto il 37% delle abitazioni e ne abbiano danneggiate gravemente il 27%, producendo 39 milioni di tonnellate di detriti di varia natura, circa 107 kg per ogni metroquadro di territorio, con un gravissimo inquinamento di terreni e acque. I sistemi idrici, di trattamento dei rifiuti e igienico-sanitari vengono definiti distrutti o prevalentemente inattivi, con la conseguenza che si aggrava di giorno in giorno la situazione ambientale e crescono a dismisura i rischi per la salute, nell’immediato e sul medio e lungo tempo.
La lettura del rapporto UNEP, che ha come titolo “Impatti ambientali del conflitto in Gaza – Valutazione preliminare”, lascia atterriti: se è possibile, la crudezza dei numeri stampati è anche più forte e tragica delle immagini passate giornalmente dai media.
L’ambiente della striscia di Gaza era già in condizioni difficili prima del 7 ottobre, con una forte pressione sugli ecosistemi a causa dell’alta densità di popolazione, di conflitti ricorrenti, delle condizioni di deprivazione socio-economica, in un’area vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Distruzione ambientale e rischi per la salute
Le distruzioni recenti e in corso ad opera delle forze armate israeliane hanno praticamente annullato tutti gli sforzi fatti per migliorare i sistemi di gestione ambientale, specie per dotare la popolazione di impianti di desalinizzazione dell'acqua, di trattamento delle acque reflue, di sviluppo di sistemi a energia solare e per il ripristino della zona umida costiera di Wadi Gaza.
Le macerie contengono materiali e sostanze pericolose: ordigni inesplosi, rifiuti di ogni genere, amianto, polveri, che comportano rischi per la salute umana per esposizioni che più si protraggono nel tempo e più produrranno gravi danni all’ambiente e alla salute. Per questa, ragione è fondamentale abbreviare il tempo per la rimozione, il risanamento, la ricostruzione.
A seguito della chiusura dei cinque impianti di trattamento delle acque reflue, le acque non depurate, che contengono agenti patogeni e sostanze chimiche pericolose, inquinano i terreni, le acque dolci e costiere, e le spiagge, dove cercano di sopravvivere oltre 2 milioni di palestinesi. Acque e terreni sono contaminati anche dai metalli pesanti che sono nei pannelli solari distrutti, e dalle numerose sostanze chimiche contenute nelle munizioni esplose, da aggiungere ai rischi degli ordigni inesplosi, che sono particolarmente gravi per i bambini.
Il sistema di gestione dei rifiuti è collassato, 5 impianti di trattamento su 6 sono gravemente danneggiati: il rapporto UNEP riporta che, già alla fine del 2023, 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti si accumulavano intorno ai campi e ai rifugi.
Pur in assenza di dati di monitoraggio, l’aria è valutata gravemente inquinata dagli incendi e dalle combustioni a cielo aperto di legna, plastica e rifiuti.
In questo quadro aumentano a dismisura i rischi di ogni tipo di malattia, che siano acute, croniche, infettive, assai difficili da prevedere e su cui poco possono fare i presidi sanitari d’urgenza tenuti coraggiosamente in piedi dalle ONG, mentre c’è bisogno di riorganizzare un sistema sanitario che sia in grado di affrontare gli impatti della guerra.
Naturalmente al primo posto ci sono i presidi per la cura e riabilitazione, ma sarà importante anche ricostruire la capacità di rilevamento di dati ambientali e sulla di salute della popolazione, indispensabili per la comprensione della situazione e la programmazione di un sistema sanitario in grado di rispondere alle criticità principali post-belliche.
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Unicef-Oms, '48% bimbi allattati al seno, in 12 anni aumentati del 10%'
(Adnkronos) - "Negli ultimi 12 anni, il numero di bambine e bambini di età inferiore ai sei mesi esclusivamente allattati al seno è aumentato di oltre il 10%. Ciò significa che il 48% dei neonati in tutto il mondo beneficia di questo sano inizio di vita. Ciò si traduce in centinaia di migliaia di bambini e bambine la cui vita è stata salvata attraverso l'allattamento. Lo ricordano L'Unicef e l'Organizzazione mondiale della Sanità, in occasione della Settimana mondiale dell'allattamento. Le due organizzazioni internazionali sottolineano la necessità di migliorare il sostegno all'allattamento come azione fondamentale per ridurre le disuguaglianze e proteggere il diritto di madri, bambine e bambini a sopravvivere e prosperare. Per quanto riguarda i 'numeri', sebbene ci sia stato un significativo balzo in avanti che avvicina all'obiettivo dell'Oms di portare l'allattamento esclusivo ad almeno il 50% entro il 2025, "esistono sfide persistenti che devono essere affrontate", spiega una nota. Unicef: i dati sull'allattamento Quando le madri ricevono il sostegno necessario per allattare, tutti ne traggono beneficio. Secondo gli ultimi dati disponibili, migliorare i tassi di allattamento potrebbe salvare oltre 820.000 vite ogni anno. Durante questo periodo cruciale di crescita e sviluppo precoce, gli anticorpi contenuti nel latte materno proteggono i bambini e le bambine dalle malattie e dalla morte. Questo è particolarmente importante durante le emergenze, quando l'allattamento garantisce una fonte di cibo sicura, nutriente e accessibile. L'allattamento riduce il peso delle malattie pediatriche e il rischio di alcuni tipi di cancro e di malattie non trasmissibili per le madri. Si stima che 4,5 miliardi di persone - più della metà della popolazione mondiale - non abbiano una copertura completa dei servizi sanitari essenziali; quindi, molte donne non ricevono il sostegno necessario per allattare al meglio. Questo include l'accesso a consigli e consulenze qualificati, empatici e rispettosi, durante tutto il percorso di allattamento. La raccolta di dati affidabili è fondamentale per affrontare le disuguaglianze e garantire alle madri e alle famiglie un sostegno tempestivo ed efficace per l'allattamento. Attualmente, solo la metà dei Paesi raccoglie dati sui tassi di allattamento Per sostenere i progressi, è necessario disporre di dati anche sulle azioni politiche che rendono possibile l'allattamento, come le politiche occupazionali a favore delle famiglie, l’applicazione del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno e gli investimenti nell'allattamento. Sistemi di monitoraggio Il miglioramento dei sistemi di monitoraggio aiuterà ad aumentare l'efficacia delle politiche e dei programmi per l'allattamento, a fornire informazioni per un migliore processo decisionale e a garantire che i sistemi di sostegno possano essere adeguatamente finanziati. Quando l'allattamento è protetto e sostenuto, le donne hanno più del doppio delle probabilità di allattare. Si tratta di una responsabilità condivisa. Le famiglie, le comunità, il personale sanitario, i politici e gli altri responsabili delle decisioni giocano tutti un ruolo centrale: Aumentando gli investimenti in programmi e politiche che proteggano e sostengano l'allattamento attraverso finanziamenti nazionali dedicati. Lavoro a favore delle famiglie Attuando e monitorando politiche di lavoro a favore delle famiglie, come il congedo di maternità retribuito, le pause per l'allattamento e l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia economici e di buona qualità. Garantire che le madri a rischio nelle emergenze o nelle comunità sottorappresentate ricevano protezione e sostegno per l'allattamento in linea con i loro bisogni specifici, compreso una consulenza tempestiva ed efficace sull'allattamento come parte dell’assistenza sanitaria di routine. Migliorare il monitoraggio dei programmi e delle politiche di allattamento per informare e migliorare ulteriormente i tassi di allattamento. Sviluppare e far rispettare le leggi che limitino la commercializzazione dei sostituti del latte materno, comprese le pratiche di marketing digitale, con un monitoraggio per segnalare di routine le violazioni del Codice. In Italia l'Unicef porta avanti le Baby-Friendly Initiatives (Bfi): buone pratiche, basate su prove di efficacia, che proteggono, promuovono e sostengono l’allattamento, offrendo e garantendo al contempo cure e sostegno adeguati alle madri che non allattano. Le Bfi comprendono 35 ospedali e 10 comunità riconosciuti 'Amici delle bambine e dei bambini' e 4 corsi di laurea Amici dell’allattamento. Inoltre, fanno parte del programma dell'Unicef Italia "Insieme per l'allattamento" oltre 1.000 Baby PIt Stop, aree allestite per accogliere i genitori che vogliono allattare o cambiare il pannolino quando si trovano fuori casa. [email protected] (Web Info) Foto di Rebecca Scholz da Pixabay Read the full article
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Vaccini Anti-Covid, sorpresa: Riduzione di Infarti e Ictus nei vaccinati
Uno studio pubblicato su Nature Communications ha rivelato una scoperta sorprendente: i vaccini anti-Covid non solo proteggono dall'infezione, ma potrebbero anche ridurre il rischio di infarti e ictus. Questa ricerca , condotta su oltre 45 milioni di adulti inglesi (messa in evidenza dal magazine Focus edito da Mondadori), ha analizzato dettagliatamente i dati sanitari per determinare un legame tra vaccinazione e salute cardiovascolare. I risultati indicano una diminuzione significativa del rischio di sviluppare trombi sia arteriosi che venosi tra i vaccinati. Dopo la prima dose, il rischio è risultato ridotto del 10%, mentre con alcune tipologie di vaccino questa protezione è salita oltre il 20% dopo la seconda dose. Questo effetto benefico potrebbe essere attribuito alla protezione generale offerta dai vaccini contro il Covid-19, anche se le ragioni precise non sono ancora del tutto chiare. Lo studio ha anche chiarito alcuni dubbi riguardo agli effetti collaterali. È stato confermato che la Trombocitopenia Trombotica Indotta da Vaccino (VITT), un evento raro associato al vaccino AstraZeneca, rappresenta una complicazione seria ma estremamente rara. Questo disturbo è caratterizzato da una riduzione delle piastrine nel sangue, che in casi gravi può portare alla formazione di coaguli, soprattutto a livello cerebrale. Tuttavia, nonostante questa eventualità, gli esperti sottolineano che i benefici della vaccinazione nel prevenire il Covid-19 superano di gran lunga i rischi associati a questa complicazione. Questo studio offre un ulteriore supporto scientifico contro le teorie infondate e allarmistiche diffuse sui social network riguardo ai presunti rischi gravi associati ai vaccini anti-Covid. Dimostra in modo chiaro che questi vaccini non solo proteggono dalla malattia, ma potrebbero contribuire a migliorare anche la salute cardiovascolare dei vaccinati. https://www.focus.it/scienza/salute/meno-infarti-ictus-vaccini-covid-effetti-collaterali Read the full article
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Il Ministero della Difesa sceglie il Cloud di Polo Strategico Nazionale
Il Ministero della Difesa sceglie il Cloud di Polo Strategico Nazionale L'accordo stipulato tra Ministero della Difesa e Polo Strategico Nazionale (PSN) consentirà di migrare le infrastrutture tecnologiche e i servizi su tecnologie cloud ad elevati standard di sicurezza, di innovazione e resilienza. "Questo accordo segna un passo fondamentale nella modernizzazione delle nostre infrastrutture di difesa. La transizione non solo rafforzerà la sicurezza dei nostri dati, grazie a soluzioni tecniche all'avanguardia, ma migliorerà anche l'efficienza operativa delle nostre Forze Armate. Con questo progetto, promosso grazie ai fondi del PNRR, sottolineiamo l'impegno della Difesa verso l'innovazione e la trasformazione digitale, elementi cruciali di una difesa nazionale resiliente e dinamica. La cyber sicurezza è fondamentale per assicurare la protezione delle informazioni dai rischi emergenti nel panorama digitale globale." — così il Ministro della Difesa Guido Crosetto. "La scelta di un ministero chiave e strategico come il Ministero della Difesa di migrare sul cloud di Polo Strategico Nazionale attesta l'eccellenza e la validità delle soluzioni che offriamo. Mettiamo a disposizione il nostro know how, le nostre infrastrutture e servizi, certificati ai massimi livelli, garantendo così protezione, resilienza cibernetica, indipendenza, affidabilità e innovazione. Supportiamo e affianchiamo la Pubblica Amministrazione durante il processo di trasformazione digitale, motore di sviluppo per tutto il Paese." Ha dichiarato l'Amministratore Delegato del PSN Emanuele Iannetti. Il Ministero della Difesa potrà in tal modo beneficiare dell'accesso a infrastrutture tecniche all'avanguardia in conformità alle normative più rigorose sulla sicurezza dei dati. La migrazione al Cloud permetterà alle Forze Armate di sfruttare i benefici indotti dalla centralizzazione della gestione dei dati, migliorandone l'efficienza anche in ottica di evoluzioni applicative future. Il contratto, della durata di 10 anni, è stato siglato lo scorso 30 aprile e formalizza il passaggio del Comando per le Operazioni in Rete, dell'Esercito Italiano, della Marina Militare, dell'Aeronautica Militare e del Segretariato Generale della Difesa al cloud di Polo Strategico Nazionale. Il progetto usufruisce dei fondi PNRR della misura M1C1 PNRR, all'interno del NextGenerationEU, assegnati dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale nell'ambito di un bando pubblico. L'Accordo prevede la migrazione dei Portali, la Piattaforma di e-learning, i Sistemi Sanitari ed i Sistemi documentali, comprensivi dei servizi di Business Continuity e Disaster Recovery, sull'infrastruttura Cloud di Polo Strategico Nazionale. Il Ministero ha individuato in Polo Strategico Nazionale il partner più idoneo per migrare le infrastrutture tecnologiche ed i servizi del prossimo futuro, sviluppando ulteriormente l'ampio programma di digitalizzazione e messa in sicurezza dei propri dati e servizi, nel quale è già attualmente impegnata.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Digitalizzazione: il fascicolo sanitario elettronico
Questa volta Vortici.it decide di occuparsi del fascicolo sanitario elettronico, un tema importante e contemporaneamente curioso in campo della digitalizzazione, consapevoli di un fatto certo: quest’ultima è divenuta un obiettivo imprescindibile da raggiungere in tutti i settori. Per questa ragione, abbiamo deciso di pubblicare un contributo di Andrea Bisciglia (Cardiologo e responsabile Osservatorio sanità digitale AIDR) che in questo caso, si occupa specificatamente del fascicolo sanitario elettronico.
Fascicolo sanitario elettronico: i dati Agid (Agenzia per l'Italia Digitale) confermano la necessità di dematerializzare tutte le cartelle cliniche cartacee e il 100% di interoperabilità a livello nazionale
di Andrea Bisciglia Roma, 4 dicembre – I dati dell'Osservatorio dell'Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) confermano l’importanza del fascicolo sanitario elettronico (FSE) che rappresenta un tassello fondamentale nella digitalizzazione del settore sanitario. Tuttavia, il suo impiego effettivo rimane limitato a causa di diversi ostacoli. Uno dei problemi principali è la persistenza delle tradizionali cartelle cliniche cartacee. Queste ultime, non essendo integrate nel sistema elettronico, rendono difficile avere una visione completa e aggiornata delle condizioni di salute di ogni assistito. L’Osservatorio sanità digitale della fondazione Aidr (vai al link qui...) ha sempre sostenuto, in diverse occasioni pubbliche, che per rendere il FSE uno strumento realmente utile e funzionale è necessario ed urgente “dematerializzare” tutte le cartelle cliniche cartacee, trasferendone i dati nel fascicolo elettronico. Questo processo non solo garantirebbe una rappresentazione più accurata e puntuale dello stato di salute di ogni cittadino, ma faciliterebbe anche la condivisione di informazioni tra le diverse strutture sanitarie, migliorando l'interoperabilità a livello nazionale. Inoltre, il pieno sviluppo del FSE contribuirebbe significativamente alla personalizzazione dei piani di cura, permettendo ai professionisti sanitari di accedere a una storia clinica completa e aggiornata per ogni paziente. Questo migliorerebbe la qualità delle cure e l’efficienza del sistema sanitario nel suo complesso, garantendo la massima protezione delle informazioni sensibili contenute nel fascicolo sanitario elettronico. Pertanto, il nostro costante appello continuiamo a rivolgerlo sia agli enti governativi e regionali, per accelerare il processo di digitalizzazione, sia ai manager del settore sanitario, per adottare e promuovere attivamente l’uso del FSE, superando la tradizionale resistenza al cambiamento nel settore.Le ricerche vi incuriosiscono? Scoprite la nostra sezione dedicata.Immagine di copertina: AIDR - Da six. Dott. Andrea Bisciglia – Dott. Francesco Rocca – On. Chiara Colosimo – Dott. Matteo Bassetti. Read the full article
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La pandemia da COVID-19: le lezioni apprese e le sfide future
La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto senza precedenti sulla salute pubblica, sull'economia e sulla società in generale. La pandemia ha costretto i governi di tutto il mondo a prendere misure drastiche per contenere la diffusione del virus, tra cui la chiusura di scuole, negozi e aziende, il divieto di assembramenti e il distanziamento sociale. Ma quali sono le lezioni apprese dalla pandemia e quali sono le sfide future che ci aspettano? In primo luogo, la pandemia ha dimostrato l'importanza della preparazione e della risposta rapida alle emergenze sanitarie. Molti paesi si sono trovati impreparati ad affrontare la pandemia, con una carenza di attrezzature mediche, di personale sanitario e di infrastrutture sanitarie. Ciò ha portato a una diffusione rapida del virus e a un aumento del numero di casi e di decessi.In secondo luogo, la pandemia ha evidenziato l'importanza della cooperazione internazionale e della solidarietà tra i paesi. La pandemia ha colpito tutti i paesi del mondo, indipendentemente dal loro livello di sviluppo o di ricchezza, ha reso evidente la necessità di una risposta globale alla pandemia, con la condivisione di informazioni, di attrezzature mediche e di risorse finanziarie. In terzo luogo, la pandemia ha avuto un impatto significativo sull'economia globale, con la chiusura di molte aziende e la perdita di posti di lavoro. La pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore flessibilità e di una maggiore capacità di adattamento da parte delle imprese e dei lavoratori. Inoltre, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore protezione sociale per i lavoratori, con misure come il reddito di base universale e la protezione contro la perdita di lavoro. In quarto luogo, la pandemia ha evidenziato l'importanza della tecnologia e dell'innovazione per affrontare le emergenze sanitarie. La pandemia ha visto l'utilizzo di tecnologie come la telemedicina, la tracciabilità dei contatti e la modellizzazione dei dati per prevedere la diffusione del virus, questo ha dimostrato l'importanza di investire in tecnologie innovative per affrontare le emergenze sanitarie e migliorare la salute pubblica. Tuttavia, la pandemia ha anche sollevato alcune sfide per il futuro. In primo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore preparazione e di una maggiore capacità di risposta alle emergenze sanitarie. Ciò richiederà investimenti significativi in attrezzature mediche, personale sanitario e infrastrutture sanitarie.In secondo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore cooperazione internazionale e di una maggiore solidarietà tra i paesi, un maggiore impegno da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali per condividere informazioni, attrezzature mediche e risorse finanziarie. In terzo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore flessibilità e di una maggiore protezione sociale per i lavoratori. Ciò richiederà una maggiore attenzione da parte dei governi e delle imprese per garantire la sicurezza e la protezione dei lavoratori, anche in caso di emergenze sanitarie. In conclusione, la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute pubblica, sull'economia e sulla società in generale. La pandemia ha evidenziato l'importanza della preparazione e della risposta rapida alle emergenze sanitarie, della cooperazione internazionale e della solidarietà tra i paesi, della flessibilità e della protezione sociale per i lavoratori e dell'innovazione tecnologica per affrontare le emergenze sanitarie. Sebbene ci siano ancora molte sfide da affrontare, la pandemia ha anche offerto l'opportunità di imparare e di migliorare la nostra capacità di affrontare le emergenze sanitarie in futuro. Read the full article
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Codacons chi è e cosa fa
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/codacons-chi-e-e-cosa-fa/115496?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=115496
Codacons chi è e cosa fa
Il Codacons (Comitato per i diritti degli utenti e dei consumatori) è un’associazione di consumatori italiana fondata nel 1979. Ha sede a Roma e ha lo scopo di tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti, promuovendo la loro tutela attraverso azioni legali, campagne informative e iniziative legislative.
Il Codacons si concentra su una vasta gamma di questioni riguardanti i consumatori, tra cui la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti delle compagnie di telecomunicazioni, delle assicurazioni, della banca, delle energie e dei trasporti. Inoltre, l’associazione si occupa anche di questioni ambientali, lavorative, sanitarie e fiscali che riguardano i consumatori.
Diritti dei consumatori
Il Codacons è stato un pioniere nella lotta per i diritti dei consumatori in Italia e ha vinto numerosi casi importanti davanti alla Corte di Cassazione e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’associazione ha anche svolto un ruolo chiave nella promozione di leggi a tutela dei consumatori, tra cui la legge sull’indennizzo ai passeggeri in caso di ritardo o cancellazione di un volo, la legge sulla tutela dei dati personali e la legge sulla protezione dei consumatori.
Oltre alle sue attività legali e di tutela, il Codacons svolge anche un importante ruolo informativo. L’associazione pubblica una rivista mensile, “Codacons News“, che fornisce informazioni e consigli pratici ai consumatori su una vasta gamma di questioni, tra cui le questioni fiscali, le questioni ambientali e i diritti dei consumatori.
Il Codacons è anche attivo a livello europeo, partecipando a numerose iniziative e incontri con le autorità europee per promuovere i diritti dei consumatori a livello comunitario. L’associazione è membro di BEUC, la Confederazione europea delle associazioni dei consumatori, che rappresenta le organizzazioni dei consumatori in tutta Europa.
In conclusione, il Codacons è un’associazione di consumatori importante e influente in Italia, che lavora per tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti attraverso azioni legali, campagne informative e iniziative legislative. La sua attività informativa e la sua presenza a livello europeo ne fanno una forza importante per la tutela dei diritti dei consumatori in Italia e in Europa.
Come rivolgersi al codacons
Per rivolgersi al Codacons in Italia, è possibile seguire questi passaggi:
Visita il sito web ufficiale: Il sito web del Codacons Italia contiene informazioni sulle attività e i servizi offerti dall’associazione. Troverai anche informazioni su come contattare il Codacons per segnalare un problema o per ottenere supporto.
Chiamare il numero di telefono: Il Codacons mette a disposizione un numero di telefono per le richieste di supporto. Il numero di telefono può essere trovato sul sito web dell’associazione o tramite una ricerca su internet.
Invia una email: È possibile inviare una email al Codacons per segnalare un problema o per richiedere informazioni. L’indirizzo email può essere trovato sul sito web dell’associazione.
Scrivere una lettera: Se preferisci, puoi anche scrivere una lettera al Codacons e inviarla tramite posta tradizionale. L’indirizzo postale può essere trovato sul sito web dell’associazione.
In generale, il Codacons è disponibile a fornire supporto e aiuto a coloro che hanno bisogno di tutela dei diritti dei consumatori e risoluzione di eventuali controversie.
Fedez perde la battaglia contro il Codacons
Fedez ha perso la sua battaglia contro il Codacons. Il Tribunale di Roma ha respinto la denuncia presentata dal cantante che accusava l’associazione dei consumatori di truffa a seguito della pubblicazione di un banner sul loro sito internet relativo ad una raccolta fondi. Il giudice ha riconosciuto la legittimità dell’iniziativa del Codacons e l’ordinanza di archiviazione sottolinea che l’attività di raccolta fondi era legata al covid.
“il banner incriminato solo ad un lettore disattento poteva apparire ambiguo e fuorviante. Invero dalla lettura del sito e degli approfondimenti dell’iniziativa del Codacons descritti nei link collegati emergeva con sufficiente chiarezza che quei fondi servivano a supportare l’azione della Associazione e, nel raggiungimento di scopi, di pubblico interesse, a tutela di tutti i consumatori. Deve ritenersi che la tesi contraria della difesa di Lucia (Fedez ndr) circa la presunta idoneità di quanto pubblicizzato dal Codacons a truffare il pubblico dei possibili donanti, è congetturale e apodittica”.
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È ufficiale: ci si può ammalare dopo il vaccino
15 luglio 2021
Le hanno chiamate “Vaccine-breakthrough infections” (VBI), sono le infezioni da Sars-Cov-2 che si verificano dopo aver completato il ciclo vaccinale. Lo studio riguarda le persone che hanno fatto i vaccini a mRNA.
Tutte le persone che si sono infettate e ammalate dopo la vaccinazione completa avevano alti livelli di anticorpi nel sangue, quindi erano da considerarsi immuni.
Gli anticorpi, se pur presenti in quantità, non hanno tuttavia evitato la malattia a 24 militari e sanitari su un totale di 1547 infettati, tanti i partecipanti dello studio. Zero protezione sia nei confronti del ceppo originale del virus che delle varianti.
Qui lo studio. La rivista è autorevole ma non è la sola a parlarne, ci conferma l’epidemiologo Stefano Petti.
Fortunatamente sembrano poche 24 persone su 1547.
“Si tratta dell’1% dei casi di Covid monitorati nello studio. Parliamo di una piccola percentuale fra i militari e i sanitari seguiti, (età media 38 anni), che però è risultata anche molto contagiosa (alcuni non hanno sviluppato sintomi, erano asintomatici): avevano una gran quantità di virus nell’orofaringe. I ricercatori ci dicono anche che ciascuno di loro ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza dai propri interlocutori di almeno due metri”.
Alcuni erano asintomatici ma altri hanno avuto, in media, sintomi per una settimana. Qualcuno ha avuto la malattia in forma grave. Nessuno è stato ricoverato in ospedale.
“Quel che emerge è che l’1% delle infezioni si verifica in soggetti completamente vaccinati e con dimostrata produzione di anticorpi che riguardano anche lo stesso tipo di virus contro cui ci si è vaccinati, e non solamente varianti verso le quali si può pensare di non essere protetti. Quindi, chi contrae l’infezione ed è contagioso, può infettare sia i non vaccinati che i vaccinati. Altri due studi americani confermano che i vaccinati che si ammalano contraggono sia le varianti che il virus originario”. Cliccate qui e qui.”
Perché non si parla delle infezioni che colpiscono i vaccinati ? Eppure sarebbe pertinente vista l’ipotesi di varare un Green Pass…
“La discussione emerge dalle riviste scientifiche. Le VBI sono dimostrate da dati provenienti da tutto il mondo, non solo negli USA, ma anche in Canada, Gran Bretagna e Israele, cliccate qui. Quest’altro lavoro ci dice che in una RSA canadese i vaccinati infettati sono stati di più dei non vaccinati infettati, cliccate qui. (Qui invece la situazione a bordo della HMS Queen Elisabeth, sono risultati infetti 100 membri del personale, vaccinati con doppia dose).
La novità tuttavia non consiste nel fatto che chi è vaccinato può ammalarsi di Covid-19, gli stessi trial clinici sui vaccini dimostrano che la protezione conferita dal vaccino non è mai sul 100% dei vaccinati, ma sul 60%, il 70% fino ad oltre il 90%. La novità sta nel fatto che fino ad oggi pensavamo che quella percentuale di persone vaccinate si sarebbe potuta infettare per due possibili motivi, o perché non produceva quantità adeguate di anticorpi nonostante la vaccinazione, oppure perché era entrata in contatto con una variante non coperta dal vaccino. La novità qui è che lo studio ha dimostrato che ci si può infettare sia avendo prodotto gli anticorpi in gran quantità, sia nei confronti del virus con cui è stato prodotto il vaccino”.
Se questo vaccino protegge solo dai sintomi gravi della malattia e non dall’infezione non si potrà mai arrivare all’immunità di gregge?
“Difficile che si arrivi all’immunità di gregge. Chi si vaccina rischia meno di ammalarsi ma non può proteggere gli altri. Riprendendo le parole di Nicky Phllips su Nature del febbraio scorso ‘l’eliminazione totale del virus dalla faccia della Terra è solo un sogno meraviglioso’. Già all’epoca l’89% degli scienziati riteneva improbabile che ciò si verificasse. Secondo il 71% la causa della mancata immunità di gregge non sarebbe potuta essere il rifiuto della vaccinazione ma, appunto, la mancata immunità”.
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Spiegazione semplice sul controllo del green pass
Premessa fondamentale: qualunque legge/decreto legge/dpcm deve essere letto ad applicato alla luce di tutta la normativa esistente ed in vigore. A cominciare dalla Costituzione, dai regolamenti UE, trattati internazionali e leggi dello stato precedenti. Nonché alla luce della Gerarchia delle Fonti del Diritto.
Altra premessa: il green pass attiene ai dati sanitari di un individuo. Il TITOLARE del trattamento dei dati sanitari è ovviamente il MINISTERO DELLA SALUTE, trattandosi appunto di dati SANITARI.
Quest’ultimo può nominare un responsabile del trattamento dei dati sanitari che dunque deve aver ricevuto dal ministero (titolare) una DELEGA NOMINATIVA ED ESPRESSA.
Ad esempio: il ristoratore/parrucchiere/tabaccaio/dirigente scolastico/datore di lavoro/poliziotto/carabiniere sig. MARIO ROSSI, per poter controllare il green pass del sig. GUIDO BIANCHI deve possedere un documento da mostrare su richiesta, in cui il Ministero della salute nomina il sig. MARIO ROSSI Responsabile del trattamento dei dati sanitari. Solo a questa condizione il sig. ROSSI potrà controllare, ossia trattare, LECITAMENTE i dati sanitari di una qualunque persona.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI, per il fatto di avere ricevuto questa nomina dal ministero della salute, deve avere assolto all’obbligo di formazione perché per trattare i dati sanitari (che sono dati sensibili) delle persone, deve sapere come fare senza incorrere in errori che potrebbero danneggiare la privacy della persona controllata.
Quest’obbligo di formazione è sancito dal regolamento UE 679/2016 meglio conosciuto come GDPR (articoli 29,32,39)che in quanto in vigore e sovraordinato alle leggi nazionali italiane, non può essere “scavalcato” da un qualunque decreto legge o DPCM e neanche da una LEGGE vera e propria.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI deve nominare il DPO ossia il DATA PROTECTION OFFICER ossia il soggetto responsabile della protezione/conservazione dei dati e della formazione dei soggetti tenuti al controllo.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI se intende delegare un’altra persona al controllo dei dati sanitari, deve farlo mediante delega espressa e nominativa. Ad esempio, MARIO ROSSI, datore di lavoro dell’azienda X, se non intende occuparsi personalmente del controllo del green pass dei suoi dipendenti ma vuole che se ne occupi il segretario GIORGIO GIALLI, deve delegarlo espressamente, assicurarsi che si sia adeguatamente formato ecc
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI o chi per lui, deve anche fornire alla persona che intende controllare, (sempre dopo aver mostrato la nomina del ministero e l’attestato di formazione) una INFORMATIVA AI SENSI DELL’ART. 12 e 34 del GDPR che nel dettaglio deve contenere:
-l’identità e i contatti del titolare del trattamento e del responsabile
-i contatti del DPO
-le finalità del trattamento
-il periodo di conservazione dei dati
-i legittimi interessi perseguiti dal titolare del trattamento o da terzi
-gli eventuali destinatari dei dati personali
-l’esistenza del diritto dell’interessato, di chiedere al titolare del trattamento, l’accesso ai suoi dati, la rettifica, la cancellazione, la limitazione del trattamento degli stessi o la facoltà di opporsi al trattamento degli stessi
-l’esistenza del diritto di revocare il consenso in ogni tempo senza pregiudizi a suo carico.
***
In conclusione, quando il sig. MARIO ROSSI chiede di poter verificare il tuo green pass, tu hai il DIRITTO di pretendere che egli preventivamente ti mostri i requisiti richiesti dalla legge come illustrati sopra.
Ovviamente, questo NON GARANTISCE che il sig. ROSSI desista dal compiere l’abuso. Potrà impedirti di entrare nel suo locale MA tu lo denuncerai. Potrà sospenderti dal lavoro MA tu lo denuncerai. Potrà farti un verbale MA tu potrai non solo opporlo ma anche denunciarlo.
Se tutti cominciamo a fare così, allora veramente mandiamo in tilt il sistema."
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È lo stupore la prima reazione avuta dai tenici di Europol e da quelli dell’Fbi che da qualche ora collaborano alle indagini sul furto dei dati. Se quella nel Lazio è stata infatti la rapina informatica del secolo (tutti i dati di tutti i settori sono stati criptati e i loro back up distrutti con grande comodo, quindi non solo quelli sanitari, ma anche quelli sul bollo auto, licenze varie etc...) è stato perché chi è entrato in banca ha trovato una difesa ridicola e il caveau lasciato sbadatamente aperto, spalancato.(...) Ormai è certo che l’ingresso nella grande banca Lazio è avvenuto con la più banale delle truffe informatiche: una mail di pishing (pare con un’offerta di una vacanza last minute scontata del 95%) spedita a un dipendente della Regione che era in smart working nella sua casa in provincia di Frosinone. (...) Lo sventurato cliccò e i casellanti hanno fatto entrare i malviventi nelle autostrade dei server della Regione Lazio. (...) per quasi due mesi nessuno se ne (è) accorto, lasciando i ladri indisturbati a lavorare a una operazione (...) che non è mai riuscita in questo modo nel resto del mondo. Spiega a Il Tempo un esperto di cybersicurezza: «Una volta dentro tutto quel tempo con sistemi di difesa minima, una sonda avrebbe dovuto se non intercettarli almeno capire che qualcosa non andava, lanciando l’allarme generale che avrebbe potuto evitare la criptazione di tutti i dati o quanto meno la progressiva distruzione dei back up. Invece nessuno si è accorto di nulla fino all’ultimo, quando ormai non c’era più nulla da fare». (...) Si può urlare quanto si vuole al complotto, all’attacco russo, al terrorismo, ma tutti sappiamo che gli hacker esistono e che non ce l’hanno con Tizio o con Caio: fanno i ladri ed è il loro mestiere. (...) Certo se (...) tu faciliti loro il lavoro lasciando aperta la porta di casa, il problema è ben altro. Sarebbe folle quando in quella casa ci sono i tuoi beni, ma grave, gravissimo - come è - quando non si tratta dei tuoi beni, ma di quelli dei cittadini che te li hanno affidati. È questo il solo tema centrale dell’attacco hacker: perché la Regione Lazio era così sprovvista di difese? Come sono stati spesi i soldi necessari alla protezione? Si è pagato un contratto caro ma con tanto di assicurazione e risarcimento danni a uno dei big mondiali della sicurezza? O si è usata la solita società in house con due o tre ingegneri informatici (...) e per il resto carrettate di assunti per segnalazione politica (...)? La risposta giusta è la seconda...
https://www.iltempo.it/attualita/2021/08/05/news/hacker-regione-lazio-come-e-andata-verita-nicola-zingaretti-dati-criptati-sistema-debole-bechis-28216024/amp/
Ottava medaglia d’oro olimpica con record del mondo al Lazio targato PD cioè clientelare: “una operazione (...) che non è mai riuscita in questo modo nel resto del mondo”.
Vediamo il lato positivo della vicenda: ne parlavo ieri con un amico, se fossi negli Usa sarei sinceramente preoccupato di Green Pass e tutti gli altri sistemi informatici di tracking personale in mano ai governi e agli statalisti, ma siamo in Italì, guagliò ...
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Salti
Il primo libro del 2021 è stato questo, un regalo di due cari amici. La parola Spillover è diventata di uso comune con il verificarsi della pandemia da virus Sars-Cov2: indica il cosiddetto salto di specie, un processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all'interno della specie umana. Se succede in questo verso, si parla di zoonosi, ma può benissimo accadere l’inverso, cioè che patogeno umano infetta gli animali, e si parla di antroponosi. Va subito detto che sono successe e succedono di tanto in tanto nella storia del mondo. David Quammen è un naturalista e scrittore del National Geographic, e ha speso 6 anni di ricerche, viaggi sul campo, interviste per scrivere questo libro, che fu pubblicato la prima volta nel 2012. Il libro è uno spettacolare, e a volte da brivido, racconto di come si sono diffuse malattie come Hendra (sconosciuto ai più, focalizzato in Australia), virus terribili come Ebola, la febbre Q causata dal batterio della Coxiella burnetii, la Sars, l’incredibile storia del virus HIV e dell’Aids, il Nipah virus, con capitoli fenomenali per il modo in cui sono scritti, tra viaggi nella giungla a raccogliere campioni di ricerca, a laboratori super protetti dalle più avanzate biotecnologie, agli spunti, spesso al limite del caso, che hanno portato a scoperte importantissime, con storie e personaggi appassionanti come in un romanzo noir.
Tuttavia il libro, oltre i suoi meriti medico-divulgativi (per dire io ho imparato che nella sigla del virus H5N2, uno dei virus dell’influenza, H5 significa emoagglutinina di tipo 5, sui 16 conosciuti in natura, e che N2 è la neuraminidasi di tipo 2, sui nove conosciuti) è diventato famoso per il tema, di tipo medico ecologico, che, spesso conclamato, a volte più sottotraccia, percorre tutto il libro, cioè che prima o poi tutti gli studiosi di infettivologia, di ecologia e di altri settori affini, aspettavano l’avvento del Next Big One, la pandemia mondiale. C’è di più: in più punti Quammen, attraverso le parole e gli studi (fonte ufficiale di tutte le sue idee) ipotizza che il Next Big One possa essere un virus a RNA a singolo filamento positivo, della famiglia delle Coronaviridae, a trasmissione aerea, probabilmente dopo salto di specie in una zona dove il contatto promiscuo tra animali di vari specie e uomini, senza nessuna protezione igienica, fosse preminente, tipo un mercato degli animali di una grande città asiatica (agli stessi indicatori arrivò anche uno studio dell’OMS del 2016), l’identikit quasi perfetto del SarsCov2.
Per me ci sono altri aspetti formativi di questo libro, alcuni dei quali già molto noti, che mi appassionano:
gli aspetti ecologici della questione, fondamentali: più si creano situazioni dove è possibile convivere con specie selvatiche, più è probabile che malattie che erano sostenibili in quegli ambienti e in quegli animali facciano il salto di specie, meno ci saranno habitat protetti più ci saranno occasioni, per il principio darwiniano dell’adattamento, che funziona benissimo anche a virus e batteri ;
gli aspetti medici della questione: le discipline coinvolte sono davvero complicate, e necessitano solitamente di molto tempo e ricerche per arrivare a dati scientificamente solidi e rispettabili (che è cosa diversa da risultati logici e “accondiscendenti”); per dire solo un esempio, solo nel 2005 fu identificato il virus responsabile della spagnola del 1918-1919, una variante del virus H1N1;
gli aspetti comunicativi: su questo so che probabilmente urterò la sensibilità di qualcuno, ma, nel pieno rispetto di ciò che è successo, poteva andare molto peggio rispetto alla Covid19 (uso il femminile perchè è una malattia grammaticalmente al femminile, io faccio riferimento a questo): è un virus a relativa mortalità rispetto alla sua virulenza e trasmissibilità, è un cugino di un virus fortunatamente già studiato, il SarsCov che ad inizio anni 2000 ebbe dei focolai attivi in Asia (che peraltro era molto più aggressivo e mortale) e che è stato base fondamentale per la ricerca di cure e sullo studio dei vaccini. Rispetto ad altri virus ben più mortali, la sua diffusione mondiale ne ha circoscritto in maniera piuttosto repentina le profilassi sanitarie, si studiano quotidianamente farmaci e terapie, la pressione, in questo senso drammatica, sulle vite sociali ed economiche a breve porterà a renderlo endemico. Tutto questo per Ebola, ad esempio, sebbene sia un virus che si conosce da metà anni ‘70, è mancato del tutto poichè, sostiene Quammen, è focalizzato in aree povere se non poverissime, ha diffusione per lo più locale, e paradossalmente la altissima mortalità (per alcune varianti vicine al 90% dei contagiati) ne detona la trasmissibilità, aiutata tragicamente in questo da altre malattie che coprono i casi di Ebola facendo morire i contagiati prima che possano diventare infettivi.
C’è un ultimo aspetto, molto importante, che Quammen tiene ad esporre: un virus non è la risposta della Terra alle ferite dell’umanità (facendo in questo caso processo di antropomorfizzazione del Pianeta) ma è semplicemente il risultato di attività che mettono di fronte a scelte spesso senza uscita: tagliare i boschi ai limiti della città per aumentarne le dimensioni è la conseguenza di una Politica che ogni giorno, come sta succedendo da un anno anche ai nostri Paesi Sviluppati, mette di fronte istanze quali Salute e Sopravvivenza, Fame e Lavoro, Vivere o Morire, e che poi con ben poca lungimiranza tende con ritardo a serrare le fila (c’è la straordinaria storia degli zibetti cinesi, presunti untori della prima epidemia da virus Sars, che esplica perfettamente questo passo: se ne uccisero milioni quando non c’entravano nulla).
Rimane una lettura illuminante e decisiva, anche perchè fa vivere in maniera logica i tempi che stiamo vivendo. Quammen dice:
(...) prima di reagire in modo calmo o isterico, con intelligenza o stupidamente, dovremmo conoscere almeno le basi teoriche e le dinamiche di quel che è in gioco. Dovremmo sapere che le recenti epidemie di nuove zoonosi, oltre alla riproposizione e alla diffusione di altre già viste, fanno parte di un quadro generale più vasto, creato dal genere umano. Dovremmo renderci conto che sono conseguenze di nostre azioni, non accidenti che ci capitano tra capo e collo. Dovremmo capire che alcune situazioni da noi generate sembrano praticamente inevitabili, ma altre sono ancora controllabili (pag. 532, in corsivo nel testo)
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IT-Alert: allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione
IT-Alert è un sistema di allarme pubblico che utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza alla popolazione. Il sistema è stato sviluppato dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome. Cos'è IT-Alert? IT-Alert può essere utilizzato per informare la popolazione di una vasta gamma di emergenze, tra cui: - Terremoti - Alluvioni - Inquinamento atmosferico - Incidenti industriali - Emergenze sanitarie - Attacchi terroristici Il sistema funziona inviando un messaggio di testo ai cellulari dei cittadini che si trovano in una zona interessata da un'emergenza. Il messaggio contiene informazioni sull'emergenza, come la sua natura, la sua gravità e le raccomandazioni per la popolazione.IT-Alert è un sistema importante per la protezione dei cittadini in caso di emergenza. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Come funziona IT-Alert IT-Alert utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza alla popolazione. Il sistema si basa su una rete di celle telefoniche che copre l'intero territorio nazionale.Quando si verifica un'emergenza, il sistema invia un messaggio di testo a tutti i cellulari che si trovano in una zona interessata dall'emergenza. Il messaggio viene inviato in tempo reale, assicurando che la popolazione sia informata in modo rapido e tempestivo. Il messaggio di testo contiene informazioni sull'emergenza, come la sua natura, la sua gravità e le raccomandazioni per la popolazione. Le raccomandazioni possono includere istruzioni su come evacuare un'area, come proteggersi da un'esposizione tossica o come prestare soccorso alle persone ferite. Benefici di IT-Alert IT-Alert offre una serie di benefici alla popolazione, tra cui: - Informazione rapida e tempestiva in caso di emergenza - Assicurazione di una risposta efficace alle emergenze - Riduzione del rischio di danni e vittime IT-Alert è un sistema importante per la protezione dei cittadini in caso di emergenza. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Critiche IT-Alert è un sistema innovativo che offre numerosi benefici alla popolazione. Tuttavia, il sistema è stato anche oggetto di alcune critiche Ad esempio, una critica riguarda la privacy dei cittadini. Il sistema utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza, il che significa che i dati di geolocalizzazione dei cittadini potrebbero essere raccolti e utilizzati senza il loro consenso. Nonostante ciò, IT-Alert è un sistema di allarme pubblico che offre numerosi benefici alla popolazione. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Tuttavia, il sistema è stato anche oggetto di alcune critiche, che dovranno essere affrontate per garantire il corretto utilizzo del sistema. Possibili sviluppi futuri IT-Alert è un sistema ancora in fase di sviluppo. In futuro, il sistema potrebbe essere integrato con altri sistemi di allarme pubblico, come i sistemi di sirene. Inoltre, il sistema potrebbe essere utilizzato per fornire informazioni più dettagliate sulle emergenze, come mappe e immagini. Read the full article
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Sono morti altri due medici. Altri due. Ne muoiono due al giorno in Italia. La conta è arrivata a ottanta, da quando tutto è iniziato. Medici, infermieri, operatori sanitari, di laboratorio a migliaia si ammalano. Piangono. Soffrono. Non tornano a casa. Rischiano la propria vita. Continuamente. Muoiono. Conducono una battaglia che è fatta del loro sacrificio e del loro dolore. Della salute e della loro vita. Eppure per qualcuno se vinceremo questa guerra, e la vinceremo, il merito non sarà loro: “La scienza - ha detto Salvini - da sola non basta, ci vuole anche il Buon Dio per sconfiggere questo mostro e la Protezione del Cuore Immacolato di Maria”. Quindi, evidentemente, chi muore è perché non prega abbastanza. O perché Dio non ha ancora deciso di intervenire. E anzi: “Essendo Pasqua bisogna riaprire subito le chiese per permettere ai fedeli di pregare”. Quindi a medici, infermieri e ricercatori non solo vanno tolti meriti. No. Vanno anche dati ostacoli. Resa impossibile loro la vita. Riempire le loro corsie di nuovi pazienti. Bisogna aprire le chiese, far andare in giro per le strade milioni di fedeli (che sono per lo più anziani) così da incrementare la diffusione del virus. I contagi tra i più fragili, che più facilmente finiscono in ospedale e magari in terapia intensiva. Dove renderanno ancora più difficile il lavoro agli operatori sanitari, caricandoli di altro lavoro, di nuovi rischi, di nuovi morti da seppellire. Quindi bisogna mettere in pericolo tutti perché milioni di italiani votano e credono. Tutto questo per la sua fame di poltrone. Milioni di italiani e poi medici e infermieri e lavoratori tutti da mettere in pericolo perché lui deve intercettare il voto dei cattolici. Soprattutto di quelli che su Facebook scrivono amen e poi “fate affogare gli immigrati”. Perché quelli veri, i veri credenti, davanti a tutto questo possono solo provare un cristiano, profondo disgusto. (Emilio Mola)
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Milano: lancia pietre e aggredisce gli agenti che gli sparano alla spalla
Milano: lancia pietre e aggredisce gli agenti che gli sparano alla spalla La mattina del 10 maggio alle ore 02.20 circa, gli agenti della Polizia Ferroviaria sono intervenuti in piazza Luigi di Savoia a Milano perché un cittadino egiziano di 36 anni, appena uscito dagli uffici Polfer di Milano Centrale dove era stato denunciato per rapina e resistenza a pubblico ufficiale, si era fermato dando in escandescenza e danneggiando arredi urbani. I poliziotti hanno tentato di bloccarlo mentre agitava una sorta di fionda rudimentale fatta da pietre chiuse all'interno di una stoffa e brandiva un pezzo di marmo recuperato da una lastra che poco prima aveva divelto. Il cittadino egiziano, sotto effetto di sostanze stupefacenti, si è scagliato con violenza contro gli operatori che, per tutelare la propria e l'altrui incolumità, hanno utilizzato il taser in dotazione nel tentativo di interrompere l'azione e, subito dopo, atteso che continuava ad avanzare, uno degli agenti ha esploso un colpo di pistola di ordinanza colpendolo l'uomo alla spalla sinistra. L’aggressore è stato, quindi, soccorso e portato immediatamente all’ospedale Niguarda dove i sanitari hanno accertato come il proiettile non avesse intaccato organi vitali. Il precedente intervento che aveva portato alla denuncia del 36enne egiziano per rapina e resistenza era stato effettuato all’esterno della Stazione da una pattuglia dell’Esercito Italiano che aveva richiesto l’intervento della Polfer. L’egiziano aveva rapinato un cittadino marocchino che, portato in ospedale in codice verde a seguito dell'aggressione subita, si era poi allontanato dal pronto soccorso, facendo perdere le proprie tracce. Il cittadino egiziano, negativo nella banca dati delle forze di Polizia, era già stato foto segnalato lo scorso 24 aprile 2024 a Belluno poiché richiedente protezione internazionale con pratica approvata. In precedenza aveva fatto istanza ad Ascoli, dove la pratica era stata rigettata per irreperibilità.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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