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"Cure mediche low cost all’estero: il lato oscuro che nessuno ti racconta"
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull'etica
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull’etica Turismo sanitario: un fenomeno in crescita globale Il turismo sanitario è un settore in rapida espansione, con milioni di persone che ogni anno si recano in altri Paesi per accedere a trattamenti medici, interventi chirurgici o terapie non disponibili o troppo costose nei loro Paesi d’origine.…
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Dinamiche mondiali influenzano la nostra vita
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Cosa sta accadendo nel mondo che crea tanta tensione tra i governanti. Viviamo in un'epoca di cambiamenti rapidi e sfide complesse che mettono alla prova le capacità decisionali dei leader mondiali. Crisi climatica ed ambientale Il cambiamento climatico è una delle principali preoccupazioni globali. Eventi meteorologici estremi, incendi devastanti, inondazioni e siccità stanno diventando sempre più frequenti. Questo mette sotto pressione non solo l'ambiente, ma anche le economie e le comunità. I governanti sono chiamati a prendere decisioni urgenti per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere la sostenibilità, spesso affrontando resistenze politiche ed economiche. Disuguaglianze economiche e sociali La disparità tra ricchi e poveri si sta accentuando in molti paesi. La globalizzazione e l'automazione hanno creato nuove opportunità, ma anche lasciato indietro interi segmenti della popolazione. Questa polarizzazione sociale alimenta tensioni interne e sfiducia nelle istituzioni. I leader devono trovare modi per promuovere l'equità e garantire che i benefici della crescita economica siano condivisi più ampiamente. Tensioni geopolitiche e conflitti Le rivalità tra nazioni, le dispute territoriali e le competizioni per le risorse stanno riemergendo. Conflitti in diverse regioni del mondo generano instabilità e crisi umanitarie. Inoltre, il rischio di cyber-attacchi e guerre ibride aggiunge nuove dimensioni alle minacce tradizionali. I governanti devono navigare in un panorama internazionale complesso, cercando di mantenere la pace e la sicurezza. Pandemie e salute globale La recente esperienza con il COVID-19 ha evidenziato le vulnerabilità dei sistemi sanitari globali. Le pandemie mettono in crisi le economie, l'istruzione e il tessuto sociale. I governi devono investire nella preparazione sanitaria, nella ricerca scientifica e nella cooperazione internazionale per prevenire e gestire future emergenze sanitarie. Tecnologia e rivoluzione digitale L'avanzamento tecnologico accelera a un ritmo vertiginoso. Mentre l'innovazione porta benefici enormi, solleva anche preoccupazioni riguardo alla privacy, alla sicurezza dei dati e all'impatto sul mercato del lavoro. L'intelligenza artificiale, ad esempio, offre potenzialità straordinarie ma pone dilemmi etici significativi. I governanti devono regolamentare questi settori in maniera equilibrata, promuovendo l'innovazione senza trascurare la protezione dei cittadini. Migrazioni e crisi umanitarie Fattori come guerre, cambiamenti climatici e povertà spingono milioni di persone a migrare in cerca di sicurezza e migliori condizioni di vita. Questo fenomeno pone sfide sia per i paesi di origine che per quelli di arrivo, richiedendo risposte coordinate e compassionevoli. I leader devono affrontare questioni complesse legate all'integrazione, alla sicurezza e ai diritti umani. Polarizzazione politica e disinformazione La diffusione dei social media ha rivoluzionato la comunicazione ma ha anche amplificato la disinformazione e la polarizzazione. Notizie false e manipolazioni influenzano l'opinione pubblica, rendendo più difficile per i governanti costruire consenso e attuare politiche efficaci. Combattere la disinformazione e promuovere un dialogo informato è diventata una priorità. Metafora dell'equilibrista Immagina i governanti come equilibristi su una corda tesa, con il peso del mondo sulle spalle. Da un lato, devono gestire le pressioni interne dei loro paesi; dall'altro, le dinamiche globali che spesso sfuggono al loro controllo. Ogni passo deve essere calcolato con cura per evitare di perdere l'equilibrio. Queste sfide interconnesse creano un contesto in cui è facile sentirsi sopraffatti. Tuttavia, rappresentano anche un'opportunità per ripensare modelli obsoleti e costruire un futuro più sostenibile e inclusivo. Mi viene in mente una frase di Albert Einstein: "Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso modo di pensare che abbiamo usato quando li abbiamo creati." Forse è il momento per una nuova visione e approcci innovativi. Articolo creato con Copilot Read the full article
#cambiamentoclimatico#capitalismo#crisiumanitarie#disinformazione#guerre#pandemie#rivoluzionedigitale
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Da un recente Rapporto dell’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), pubblicato a giugno scorso, sulla situazione ambientale e i rischi per la salute nella striscia di Gaza emergono dati raccapriccianti: da dati satellitari è stimato che le bombe abbiano distrutto il 37% delle abitazioni e ne abbiano danneggiate gravemente il 27%, producendo 39 milioni di tonnellate di detriti di varia natura, circa 107 kg per ogni metroquadro di territorio, con un gravissimo inquinamento di terreni e acque. I sistemi idrici, di trattamento dei rifiuti e igienico-sanitari vengono definiti distrutti o prevalentemente inattivi, con la conseguenza che si aggrava di giorno in giorno la situazione ambientale e crescono a dismisura i rischi per la salute, nell’immediato e sul medio e lungo tempo.
La lettura del rapporto UNEP, che ha come titolo “Impatti ambientali del conflitto in Gaza – Valutazione preliminare”, lascia atterriti: se è possibile, la crudezza dei numeri stampati è anche più forte e tragica delle immagini passate giornalmente dai media.
L’ambiente della striscia di Gaza era già in condizioni difficili prima del 7 ottobre, con una forte pressione sugli ecosistemi a causa dell’alta densità di popolazione, di conflitti ricorrenti, delle condizioni di deprivazione socio-economica, in un’area vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Distruzione ambientale e rischi per la salute
Le distruzioni recenti e in corso ad opera delle forze armate israeliane hanno praticamente annullato tutti gli sforzi fatti per migliorare i sistemi di gestione ambientale, specie per dotare la popolazione di impianti di desalinizzazione dell'acqua, di trattamento delle acque reflue, di sviluppo di sistemi a energia solare e per il ripristino della zona umida costiera di Wadi Gaza.
Le macerie contengono materiali e sostanze pericolose: ordigni inesplosi, rifiuti di ogni genere, amianto, polveri, che comportano rischi per la salute umana per esposizioni che più si protraggono nel tempo e più produrranno gravi danni all’ambiente e alla salute. Per questa, ragione è fondamentale abbreviare il tempo per la rimozione, il risanamento, la ricostruzione.
A seguito della chiusura dei cinque impianti di trattamento delle acque reflue, le acque non depurate, che contengono agenti patogeni e sostanze chimiche pericolose, inquinano i terreni, le acque dolci e costiere, e le spiagge, dove cercano di sopravvivere oltre 2 milioni di palestinesi. Acque e terreni sono contaminati anche dai metalli pesanti che sono nei pannelli solari distrutti, e dalle numerose sostanze chimiche contenute nelle munizioni esplose, da aggiungere ai rischi degli ordigni inesplosi, che sono particolarmente gravi per i bambini.
Il sistema di gestione dei rifiuti è collassato, 5 impianti di trattamento su 6 sono gravemente danneggiati: il rapporto UNEP riporta che, già alla fine del 2023, 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti si accumulavano intorno ai campi e ai rifugi.
Pur in assenza di dati di monitoraggio, l’aria è valutata gravemente inquinata dagli incendi e dalle combustioni a cielo aperto di legna, plastica e rifiuti.
In questo quadro aumentano a dismisura i rischi di ogni tipo di malattia, che siano acute, croniche, infettive, assai difficili da prevedere e su cui poco possono fare i presidi sanitari d’urgenza tenuti coraggiosamente in piedi dalle ONG, mentre c’è bisogno di riorganizzare un sistema sanitario che sia in grado di affrontare gli impatti della guerra.
Naturalmente al primo posto ci sono i presidi per la cura e riabilitazione, ma sarà importante anche ricostruire la capacità di rilevamento di dati ambientali e sulla di salute della popolazione, indispensabili per la comprensione della situazione e la programmazione di un sistema sanitario in grado di rispondere alle criticità principali post-belliche.
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Unicef-Oms, '48% bimbi allattati al seno, in 12 anni aumentati del 10%'
(Adnkronos) - "Negli ultimi 12 anni, il numero di bambine e bambini di età inferiore ai sei mesi esclusivamente allattati al seno è aumentato di oltre il 10%. Ciò significa che il 48% dei neonati in tutto il mondo beneficia di questo sano inizio di vita. Ciò si traduce in centinaia di migliaia di bambini e bambine la cui vita è stata salvata attraverso l'allattamento. Lo ricordano L'Unicef e l'Organizzazione mondiale della Sanità, in occasione della Settimana mondiale dell'allattamento. Le due organizzazioni internazionali sottolineano la necessità di migliorare il sostegno all'allattamento come azione fondamentale per ridurre le disuguaglianze e proteggere il diritto di madri, bambine e bambini a sopravvivere e prosperare. Per quanto riguarda i 'numeri', sebbene ci sia stato un significativo balzo in avanti che avvicina all'obiettivo dell'Oms di portare l'allattamento esclusivo ad almeno il 50% entro il 2025, "esistono sfide persistenti che devono essere affrontate", spiega una nota. Unicef: i dati sull'allattamento Quando le madri ricevono il sostegno necessario per allattare, tutti ne traggono beneficio. Secondo gli ultimi dati disponibili, migliorare i tassi di allattamento potrebbe salvare oltre 820.000 vite ogni anno. Durante questo periodo cruciale di crescita e sviluppo precoce, gli anticorpi contenuti nel latte materno proteggono i bambini e le bambine dalle malattie e dalla morte. Questo è particolarmente importante durante le emergenze, quando l'allattamento garantisce una fonte di cibo sicura, nutriente e accessibile. L'allattamento riduce il peso delle malattie pediatriche e il rischio di alcuni tipi di cancro e di malattie non trasmissibili per le madri. Si stima che 4,5 miliardi di persone - più della metà della popolazione mondiale - non abbiano una copertura completa dei servizi sanitari essenziali; quindi, molte donne non ricevono il sostegno necessario per allattare al meglio. Questo include l'accesso a consigli e consulenze qualificati, empatici e rispettosi, durante tutto il percorso di allattamento. La raccolta di dati affidabili è fondamentale per affrontare le disuguaglianze e garantire alle madri e alle famiglie un sostegno tempestivo ed efficace per l'allattamento. Attualmente, solo la metà dei Paesi raccoglie dati sui tassi di allattamento Per sostenere i progressi, è necessario disporre di dati anche sulle azioni politiche che rendono possibile l'allattamento, come le politiche occupazionali a favore delle famiglie, l’applicazione del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno e gli investimenti nell'allattamento. Sistemi di monitoraggio Il miglioramento dei sistemi di monitoraggio aiuterà ad aumentare l'efficacia delle politiche e dei programmi per l'allattamento, a fornire informazioni per un migliore processo decisionale e a garantire che i sistemi di sostegno possano essere adeguatamente finanziati. Quando l'allattamento è protetto e sostenuto, le donne hanno più del doppio delle probabilità di allattare. Si tratta di una responsabilità condivisa. Le famiglie, le comunità, il personale sanitario, i politici e gli altri responsabili delle decisioni giocano tutti un ruolo centrale: Aumentando gli investimenti in programmi e politiche che proteggano e sostengano l'allattamento attraverso finanziamenti nazionali dedicati. Lavoro a favore delle famiglie Attuando e monitorando politiche di lavoro a favore delle famiglie, come il congedo di maternità retribuito, le pause per l'allattamento e l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia economici e di buona qualità. Garantire che le madri a rischio nelle emergenze o nelle comunità sottorappresentate ricevano protezione e sostegno per l'allattamento in linea con i loro bisogni specifici, compreso una consulenza tempestiva ed efficace sull'allattamento come parte dell’assistenza sanitaria di routine. Migliorare il monitoraggio dei programmi e delle politiche di allattamento per informare e migliorare ulteriormente i tassi di allattamento. Sviluppare e far rispettare le leggi che limitino la commercializzazione dei sostituti del latte materno, comprese le pratiche di marketing digitale, con un monitoraggio per segnalare di routine le violazioni del Codice. In Italia l'Unicef porta avanti le Baby-Friendly Initiatives (Bfi): buone pratiche, basate su prove di efficacia, che proteggono, promuovono e sostengono l’allattamento, offrendo e garantendo al contempo cure e sostegno adeguati alle madri che non allattano. Le Bfi comprendono 35 ospedali e 10 comunità riconosciuti 'Amici delle bambine e dei bambini' e 4 corsi di laurea Amici dell’allattamento. Inoltre, fanno parte del programma dell'Unicef Italia "Insieme per l'allattamento" oltre 1.000 Baby PIt Stop, aree allestite per accogliere i genitori che vogliono allattare o cambiare il pannolino quando si trovano fuori casa. [email protected] (Web Info) Foto di Rebecca Scholz da Pixabay Read the full article
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Vaccini Anti-Covid, sorpresa: Riduzione di Infarti e Ictus nei vaccinati
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Uno studio pubblicato su Nature Communications ha rivelato una scoperta sorprendente: i vaccini anti-Covid non solo proteggono dall'infezione, ma potrebbero anche ridurre il rischio di infarti e ictus. Questa ricerca , condotta su oltre 45 milioni di adulti inglesi (messa in evidenza dal magazine Focus edito da Mondadori), ha analizzato dettagliatamente i dati sanitari per determinare un legame tra vaccinazione e salute cardiovascolare. I risultati indicano una diminuzione significativa del rischio di sviluppare trombi sia arteriosi che venosi tra i vaccinati. Dopo la prima dose, il rischio è risultato ridotto del 10%, mentre con alcune tipologie di vaccino questa protezione è salita oltre il 20% dopo la seconda dose. Questo effetto benefico potrebbe essere attribuito alla protezione generale offerta dai vaccini contro il Covid-19, anche se le ragioni precise non sono ancora del tutto chiare. Lo studio ha anche chiarito alcuni dubbi riguardo agli effetti collaterali. È stato confermato che la Trombocitopenia Trombotica Indotta da Vaccino (VITT), un evento raro associato al vaccino AstraZeneca, rappresenta una complicazione seria ma estremamente rara. Questo disturbo è caratterizzato da una riduzione delle piastrine nel sangue, che in casi gravi può portare alla formazione di coaguli, soprattutto a livello cerebrale. Tuttavia, nonostante questa eventualità, gli esperti sottolineano che i benefici della vaccinazione nel prevenire il Covid-19 superano di gran lunga i rischi associati a questa complicazione. Questo studio offre un ulteriore supporto scientifico contro le teorie infondate e allarmistiche diffuse sui social network riguardo ai presunti rischi gravi associati ai vaccini anti-Covid. Dimostra in modo chiaro che questi vaccini non solo proteggono dalla malattia, ma potrebbero contribuire a migliorare anche la salute cardiovascolare dei vaccinati. https://www.focus.it/scienza/salute/meno-infarti-ictus-vaccini-covid-effetti-collaterali Read the full article
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Digitalizzazione: il fascicolo sanitario elettronico
Questa volta Vortici.it decide di occuparsi del fascicolo sanitario elettronico, un tema importante e contemporaneamente curioso in campo della digitalizzazione, consapevoli di un fatto certo: quest’ultima è divenuta un obiettivo imprescindibile da raggiungere in tutti i settori. Per questa ragione, abbiamo deciso di pubblicare un contributo di Andrea Bisciglia (Cardiologo e responsabile Osservatorio sanità digitale AIDR) che in questo caso, si occupa specificatamente del fascicolo sanitario elettronico.
Fascicolo sanitario elettronico: i dati Agid (Agenzia per l'Italia Digitale) confermano la necessità di dematerializzare tutte le cartelle cliniche cartacee e il 100% di interoperabilità a livello nazionale
di Andrea Bisciglia Roma, 4 dicembre – I dati dell'Osservatorio dell'Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) confermano l’importanza del fascicolo sanitario elettronico (FSE) che rappresenta un tassello fondamentale nella digitalizzazione del settore sanitario. Tuttavia, il suo impiego effettivo rimane limitato a causa di diversi ostacoli. Uno dei problemi principali è la persistenza delle tradizionali cartelle cliniche cartacee. Queste ultime, non essendo integrate nel sistema elettronico, rendono difficile avere una visione completa e aggiornata delle condizioni di salute di ogni assistito. L’Osservatorio sanità digitale della fondazione Aidr (vai al link qui...) ha sempre sostenuto, in diverse occasioni pubbliche, che per rendere il FSE uno strumento realmente utile e funzionale è necessario ed urgente “dematerializzare” tutte le cartelle cliniche cartacee, trasferendone i dati nel fascicolo elettronico. Questo processo non solo garantirebbe una rappresentazione più accurata e puntuale dello stato di salute di ogni cittadino, ma faciliterebbe anche la condivisione di informazioni tra le diverse strutture sanitarie, migliorando l'interoperabilità a livello nazionale. Inoltre, il pieno sviluppo del FSE contribuirebbe significativamente alla personalizzazione dei piani di cura, permettendo ai professionisti sanitari di accedere a una storia clinica completa e aggiornata per ogni paziente. Questo migliorerebbe la qualità delle cure e l’efficienza del sistema sanitario nel suo complesso, garantendo la massima protezione delle informazioni sensibili contenute nel fascicolo sanitario elettronico. Pertanto, il nostro costante appello continuiamo a rivolgerlo sia agli enti governativi e regionali, per accelerare il processo di digitalizzazione, sia ai manager del settore sanitario, per adottare e promuovere attivamente l’uso del FSE, superando la tradizionale resistenza al cambiamento nel settore.Le ricerche vi incuriosiscono? Scoprite la nostra sezione dedicata.Immagine di copertina: AIDR - Da six. Dott. Andrea Bisciglia – Dott. Francesco Rocca – On. Chiara Colosimo – Dott. Matteo Bassetti. Read the full article
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La pandemia da COVID-19: le lezioni apprese e le sfide future
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La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto senza precedenti sulla salute pubblica, sull'economia e sulla società in generale. La pandemia ha costretto i governi di tutto il mondo a prendere misure drastiche per contenere la diffusione del virus, tra cui la chiusura di scuole, negozi e aziende, il divieto di assembramenti e il distanziamento sociale. Ma quali sono le lezioni apprese dalla pandemia e quali sono le sfide future che ci aspettano? In primo luogo, la pandemia ha dimostrato l'importanza della preparazione e della risposta rapida alle emergenze sanitarie. Molti paesi si sono trovati impreparati ad affrontare la pandemia, con una carenza di attrezzature mediche, di personale sanitario e di infrastrutture sanitarie. Ciò ha portato a una diffusione rapida del virus e a un aumento del numero di casi e di decessi.In secondo luogo, la pandemia ha evidenziato l'importanza della cooperazione internazionale e della solidarietà tra i paesi. La pandemia ha colpito tutti i paesi del mondo, indipendentemente dal loro livello di sviluppo o di ricchezza, ha reso evidente la necessità di una risposta globale alla pandemia, con la condivisione di informazioni, di attrezzature mediche e di risorse finanziarie. In terzo luogo, la pandemia ha avuto un impatto significativo sull'economia globale, con la chiusura di molte aziende e la perdita di posti di lavoro. La pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore flessibilità e di una maggiore capacità di adattamento da parte delle imprese e dei lavoratori. Inoltre, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore protezione sociale per i lavoratori, con misure come il reddito di base universale e la protezione contro la perdita di lavoro. In quarto luogo, la pandemia ha evidenziato l'importanza della tecnologia e dell'innovazione per affrontare le emergenze sanitarie. La pandemia ha visto l'utilizzo di tecnologie come la telemedicina, la tracciabilità dei contatti e la modellizzazione dei dati per prevedere la diffusione del virus, questo ha dimostrato l'importanza di investire in tecnologie innovative per affrontare le emergenze sanitarie e migliorare la salute pubblica. Tuttavia, la pandemia ha anche sollevato alcune sfide per il futuro. In primo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore preparazione e di una maggiore capacità di risposta alle emergenze sanitarie. Ciò richiederà investimenti significativi in attrezzature mediche, personale sanitario e infrastrutture sanitarie.In secondo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore cooperazione internazionale e di una maggiore solidarietà tra i paesi, un maggiore impegno da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali per condividere informazioni, attrezzature mediche e risorse finanziarie. In terzo luogo, la pandemia ha evidenziato la necessità di una maggiore flessibilità e di una maggiore protezione sociale per i lavoratori. Ciò richiederà una maggiore attenzione da parte dei governi e delle imprese per garantire la sicurezza e la protezione dei lavoratori, anche in caso di emergenze sanitarie. In conclusione, la pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulla salute pubblica, sull'economia e sulla società in generale. La pandemia ha evidenziato l'importanza della preparazione e della risposta rapida alle emergenze sanitarie, della cooperazione internazionale e della solidarietà tra i paesi, della flessibilità e della protezione sociale per i lavoratori e dell'innovazione tecnologica per affrontare le emergenze sanitarie. Sebbene ci siano ancora molte sfide da affrontare, la pandemia ha anche offerto l'opportunità di imparare e di migliorare la nostra capacità di affrontare le emergenze sanitarie in futuro. Read the full article
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È ufficiale: ci si può ammalare dopo il vaccino
15 luglio 2021
Le hanno chiamate “Vaccine-breakthrough infections” (VBI), sono le infezioni da Sars-Cov-2 che si verificano dopo aver completato il ciclo vaccinale. Lo studio riguarda le persone che hanno fatto i vaccini a mRNA.
Tutte le persone che si sono infettate e ammalate dopo la vaccinazione completa avevano alti livelli di anticorpi nel sangue, quindi erano da considerarsi immuni.
Gli anticorpi, se pur presenti in quantità, non hanno tuttavia evitato la malattia a 24 militari e sanitari su un totale di 1547 infettati, tanti i partecipanti dello studio. Zero protezione sia nei confronti del ceppo originale del virus che delle varianti.
Qui lo studio. La rivista è autorevole ma non è la sola a parlarne, ci conferma l’epidemiologo Stefano Petti.
Fortunatamente sembrano poche 24 persone su 1547.
“Si tratta dell’1% dei casi di Covid monitorati nello studio. Parliamo di una piccola percentuale fra i militari e i sanitari seguiti, (età media 38 anni), che però è risultata anche molto contagiosa (alcuni non hanno sviluppato sintomi, erano asintomatici): avevano una gran quantità di virus nell’orofaringe. I ricercatori ci dicono anche che ciascuno di loro ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza dai propri interlocutori di almeno due metri”.
Alcuni erano asintomatici ma altri hanno avuto, in media, sintomi per una settimana. Qualcuno ha avuto la malattia in forma grave. Nessuno è stato ricoverato in ospedale.
“Quel che emerge è che l’1% delle infezioni si verifica in soggetti completamente vaccinati e con dimostrata produzione di anticorpi che riguardano anche lo stesso tipo di virus contro cui ci si è vaccinati, e non solamente varianti verso le quali si può pensare di non essere protetti. Quindi, chi contrae l’infezione ed è contagioso, può infettare sia i non vaccinati che i vaccinati. Altri due studi americani confermano che i vaccinati che si ammalano contraggono sia le varianti che il virus originario”. Cliccate qui e qui.”
Perché non si parla delle infezioni che colpiscono i vaccinati ? Eppure sarebbe pertinente vista l’ipotesi di varare un Green Pass…
“La discussione emerge dalle riviste scientifiche. Le VBI sono dimostrate da dati provenienti da tutto il mondo, non solo negli USA, ma anche in Canada, Gran Bretagna e Israele, cliccate qui. Quest’altro lavoro ci dice che in una RSA canadese i vaccinati infettati sono stati di più dei non vaccinati infettati, cliccate qui. (Qui invece la situazione a bordo della HMS Queen Elisabeth, sono risultati infetti 100 membri del personale, vaccinati con doppia dose).
La novità tuttavia non consiste nel fatto che chi è vaccinato può ammalarsi di Covid-19, gli stessi trial clinici sui vaccini dimostrano che la protezione conferita dal vaccino non è mai sul 100% dei vaccinati, ma sul 60%, il 70% fino ad oltre il 90%. La novità sta nel fatto che fino ad oggi pensavamo che quella percentuale di persone vaccinate si sarebbe potuta infettare per due possibili motivi, o perché non produceva quantità adeguate di anticorpi nonostante la vaccinazione, oppure perché era entrata in contatto con una variante non coperta dal vaccino. La novità qui è che lo studio ha dimostrato che ci si può infettare sia avendo prodotto gli anticorpi in gran quantità, sia nei confronti del virus con cui è stato prodotto il vaccino”.
Se questo vaccino protegge solo dai sintomi gravi della malattia e non dall’infezione non si potrà mai arrivare all’immunità di gregge?
“Difficile che si arrivi all’immunità di gregge. Chi si vaccina rischia meno di ammalarsi ma non può proteggere gli altri. Riprendendo le parole di Nicky Phllips su Nature del febbraio scorso ‘l’eliminazione totale del virus dalla faccia della Terra è solo un sogno meraviglioso’. Già all’epoca l’89% degli scienziati riteneva improbabile che ciò si verificasse. Secondo il 71% la causa della mancata immunità di gregge non sarebbe potuta essere il rifiuto della vaccinazione ma, appunto, la mancata immunità”.
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Spiegazione semplice sul controllo del green pass
Premessa fondamentale: qualunque legge/decreto legge/dpcm deve essere letto ad applicato alla luce di tutta la normativa esistente ed in vigore. A cominciare dalla Costituzione, dai regolamenti UE, trattati internazionali e leggi dello stato precedenti. Nonché alla luce della Gerarchia delle Fonti del Diritto.
Altra premessa: il green pass attiene ai dati sanitari di un individuo. Il TITOLARE del trattamento dei dati sanitari è ovviamente il MINISTERO DELLA SALUTE, trattandosi appunto di dati SANITARI.
Quest’ultimo può nominare un responsabile del trattamento dei dati sanitari che dunque deve aver ricevuto dal ministero (titolare) una DELEGA NOMINATIVA ED ESPRESSA.
Ad esempio: il ristoratore/parrucchiere/tabaccaio/dirigente scolastico/datore di lavoro/poliziotto/carabiniere sig. MARIO ROSSI, per poter controllare il green pass del sig. GUIDO BIANCHI deve possedere un documento da mostrare su richiesta, in cui il Ministero della salute nomina il sig. MARIO ROSSI Responsabile del trattamento dei dati sanitari. Solo a questa condizione il sig. ROSSI potrà controllare, ossia trattare, LECITAMENTE i dati sanitari di una qualunque persona.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI, per il fatto di avere ricevuto questa nomina dal ministero della salute, deve avere assolto all’obbligo di formazione perché per trattare i dati sanitari (che sono dati sensibili) delle persone, deve sapere come fare senza incorrere in errori che potrebbero danneggiare la privacy della persona controllata.
Quest’obbligo di formazione è sancito dal regolamento UE 679/2016 meglio conosciuto come GDPR (articoli 29,32,39)che in quanto in vigore e sovraordinato alle leggi nazionali italiane, non può essere “scavalcato” da un qualunque decreto legge o DPCM e neanche da una LEGGE vera e propria.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI deve nominare il DPO ossia il DATA PROTECTION OFFICER ossia il soggetto responsabile della protezione/conservazione dei dati e della formazione dei soggetti tenuti al controllo.
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI se intende delegare un’altra persona al controllo dei dati sanitari, deve farlo mediante delega espressa e nominativa. Ad esempio, MARIO ROSSI, datore di lavoro dell’azienda X, se non intende occuparsi personalmente del controllo del green pass dei suoi dipendenti ma vuole che se ne occupi il segretario GIORGIO GIALLI, deve delegarlo espressamente, assicurarsi che si sia adeguatamente formato ecc
Non solo. Il sig. MARIO ROSSI o chi per lui, deve anche fornire alla persona che intende controllare, (sempre dopo aver mostrato la nomina del ministero e l’attestato di formazione) una INFORMATIVA AI SENSI DELL’ART. 12 e 34 del GDPR che nel dettaglio deve contenere:
-l’identità e i contatti del titolare del trattamento e del responsabile
-i contatti del DPO
-le finalità del trattamento
-il periodo di conservazione dei dati
-i legittimi interessi perseguiti dal titolare del trattamento o da terzi
-gli eventuali destinatari dei dati personali
-l’esistenza del diritto dell’interessato, di chiedere al titolare del trattamento, l’accesso ai suoi dati, la rettifica, la cancellazione, la limitazione del trattamento degli stessi o la facoltà di opporsi al trattamento degli stessi
-l’esistenza del diritto di revocare il consenso in ogni tempo senza pregiudizi a suo carico.
***
In conclusione, quando il sig. MARIO ROSSI chiede di poter verificare il tuo green pass, tu hai il DIRITTO di pretendere che egli preventivamente ti mostri i requisiti richiesti dalla legge come illustrati sopra.
Ovviamente, questo NON GARANTISCE che il sig. ROSSI desista dal compiere l’abuso. Potrà impedirti di entrare nel suo locale MA tu lo denuncerai. Potrà sospenderti dal lavoro MA tu lo denuncerai. Potrà farti un verbale MA tu potrai non solo opporlo ma anche denunciarlo.
Se tutti cominciamo a fare così, allora veramente mandiamo in tilt il sistema."
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Sanità e sicurezza: le aggressioni a medici e infermieri in aumento nel 2024. In Lombardia un incremento del 25%, in Italia un drammatico +33%. Urgono interventi mirati
Nel 2024, l’Italia ha registrato un preoccupante incremento delle violenze contro gli operatori sanitari. In Lombardia, il fenomeno è cresciuto del 25% rispetto all’anno precedente, mentre su scala nazionale l’aumento è stato del 33%, raggiungendo un tota
Nel 2024, l’Italia ha registrato un preoccupante incremento delle violenze contro gli operatori sanitari. In Lombardia, il fenomeno è cresciuto del 25% rispetto all’anno precedente, mentre su scala nazionale l’aumento è stato del 33%, raggiungendo un totale di 25.940 episodi. Questa emergenza è stata al centro del convegno “Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra”, promosso da…
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È lo stupore la prima reazione avuta dai tenici di Europol e da quelli dell’Fbi che da qualche ora collaborano alle indagini sul furto dei dati. Se quella nel Lazio è stata infatti la rapina informatica del secolo (tutti i dati di tutti i settori sono stati criptati e i loro back up distrutti con grande comodo, quindi non solo quelli sanitari, ma anche quelli sul bollo auto, licenze varie etc...) è stato perché chi è entrato in banca ha trovato una difesa ridicola e il caveau lasciato sbadatamente aperto, spalancato.(...) Ormai è certo che l’ingresso nella grande banca Lazio è avvenuto con la più banale delle truffe informatiche: una mail di pishing (pare con un’offerta di una vacanza last minute scontata del 95%) spedita a un dipendente della Regione che era in smart working nella sua casa in provincia di Frosinone. (...) Lo sventurato cliccò e i casellanti hanno fatto entrare i malviventi nelle autostrade dei server della Regione Lazio. (...) per quasi due mesi nessuno se ne (è) accorto, lasciando i ladri indisturbati a lavorare a una operazione (...) che non è mai riuscita in questo modo nel resto del mondo. Spiega a Il Tempo un esperto di cybersicurezza: «Una volta dentro tutto quel tempo con sistemi di difesa minima, una sonda avrebbe dovuto se non intercettarli almeno capire che qualcosa non andava, lanciando l’allarme generale che avrebbe potuto evitare la criptazione di tutti i dati o quanto meno la progressiva distruzione dei back up. Invece nessuno si è accorto di nulla fino all’ultimo, quando ormai non c’era più nulla da fare». (...) Si può urlare quanto si vuole al complotto, all’attacco russo, al terrorismo, ma tutti sappiamo che gli hacker esistono e che non ce l’hanno con Tizio o con Caio: fanno i ladri ed è il loro mestiere. (...) Certo se (...) tu faciliti loro il lavoro lasciando aperta la porta di casa, il problema è ben altro. Sarebbe folle quando in quella casa ci sono i tuoi beni, ma grave, gravissimo - come è - quando non si tratta dei tuoi beni, ma di quelli dei cittadini che te li hanno affidati. È questo il solo tema centrale dell’attacco hacker: perché la Regione Lazio era così sprovvista di difese? Come sono stati spesi i soldi necessari alla protezione? Si è pagato un contratto caro ma con tanto di assicurazione e risarcimento danni a uno dei big mondiali della sicurezza? O si è usata la solita società in house con due o tre ingegneri informatici (...) e per il resto carrettate di assunti per segnalazione politica (...)? La risposta giusta è la seconda...
https://www.iltempo.it/attualita/2021/08/05/news/hacker-regione-lazio-come-e-andata-verita-nicola-zingaretti-dati-criptati-sistema-debole-bechis-28216024/amp/
Ottava medaglia d’oro olimpica con record del mondo al Lazio targato PD cioè clientelare: “una operazione (...) che non è mai riuscita in questo modo nel resto del mondo”.
Vediamo il lato positivo della vicenda: ne parlavo ieri con un amico, se fossi negli Usa sarei sinceramente preoccupato di Green Pass e tutti gli altri sistemi informatici di tracking personale in mano ai governi e agli statalisti, ma siamo in Italì, guagliò ...
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Nuova mutazione annuale per il Sars-CoV-2
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Cos’è XEC, la nuova variante del Coronavirus con un sintomo insolito. La nuova variante del Sars-CoV-2 sta emergendo come una delle più trasmissibili e potrebbe diventare dominante nei prossimi mesi. La variante XEC del Sars-CoV-2 preoccupa la comunità scientifica. Identificata per la prima volta in Germania durante l’estate del 2024, XEC è un ricombinante delle varianti KS.1.1 e KP.3.3 e, secondo un team di scienziati giapponesi, ha tutte le caratteristiche per diventare la variante predominante nei prossimi mesi. Le caratteristiche di XEC Uno degli aspetti che rende XEC particolarmente preoccupante è la sua trasmissibilità, superiore rispetto alla variante attualmente dominante, KP.3.1.1. In uno studio condotto dall’Università di Tokyo, i ricercatori hanno stimato il numero di riproduzione effettiva (Re) di XEC, ovvero il numero medio di nuovi casi che una persona infetta può generare. In Paesi come gli Stati Uniti, questo valore è risultato essere 1,13 volte maggiore rispetto a KP.3.1.1, suggerendo che XEC potrebbe presto soppiantare quest’ultima. Mutazioni e immunoevasività XEC presenta due ulteriori mutazioni nella proteina Spike, elemento chiave del virus per infettare le cellule umane. Queste mutazioni sembrano conferire al virus una maggiore infettività e una capacità di evasione immunitaria superiore a quella delle varianti precedenti. Gli esperimenti condotti su pseudovirus hanno mostrato che XEC è più resistente agli anticorpi generati da infezioni precedenti con altre varianti, in particolare KP.3.3 e JN.1. Questo potrebbe spiegare perché XEC riesce a diffondersi così rapidamente nonostante l’immunità acquisita da vaccini e infezioni passate. Un quadro clinico simile, ma con un sintomo insolito Dal punto di vista clinico, XEC sembra causare sintomi simili a quelli delle varianti Omicron: febbre, mal di gola, dolori muscolari e affaticamento. Tuttavia, si sta osservando un sintomo insolito che sembra essere più frequente nei pazienti infettati da XEC: la perdita dell’appetito, spesso accompagnata da diarrea e malessere generale. Questo sintomo, raramente segnalato con le precedenti varianti, sta attirando l’attenzione dei medici, soprattutto nei Paesi dove XEC è più diffusa, come Regno Unito, Stati Uniti e Francia. La sfida per il futuro Nonostante XEC non sembri causare una malattia più grave rispetto alle varianti precedenti, la sua elevata trasmissibilità rappresenta una sfida significativa, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno e la concomitante circolazione di altri virus respiratori. Le autorità sanitarie prevedono un incremento dei casi, e si raccomanda la vaccinazione con i vaccini aggiornati, che offrono una buona protezione contro XEC. In Italia, la variante è in crescita, come evidenziato dagli ultimi dati del Ministero della Salute, che segnalano un aumento della sua presenza nel contesto nazionale. Le prossime settimane saranno decisive per capire se XEC diventerà davvero la variante predominante a livello globale. Read the full article
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Salti
Il primo libro del 2021 è stato questo, un regalo di due cari amici. La parola Spillover è diventata di uso comune con il verificarsi della pandemia da virus Sars-Cov2: indica il cosiddetto salto di specie, un processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all'interno della specie umana. Se succede in questo verso, si parla di zoonosi, ma può benissimo accadere l’inverso, cioè che patogeno umano infetta gli animali, e si parla di antroponosi. Va subito detto che sono successe e succedono di tanto in tanto nella storia del mondo. David Quammen è un naturalista e scrittore del National Geographic, e ha speso 6 anni di ricerche, viaggi sul campo, interviste per scrivere questo libro, che fu pubblicato la prima volta nel 2012. Il libro è uno spettacolare, e a volte da brivido, racconto di come si sono diffuse malattie come Hendra (sconosciuto ai più, focalizzato in Australia), virus terribili come Ebola, la febbre Q causata dal batterio della Coxiella burnetii, la Sars, l’incredibile storia del virus HIV e dell’Aids, il Nipah virus, con capitoli fenomenali per il modo in cui sono scritti, tra viaggi nella giungla a raccogliere campioni di ricerca, a laboratori super protetti dalle più avanzate biotecnologie, agli spunti, spesso al limite del caso, che hanno portato a scoperte importantissime, con storie e personaggi appassionanti come in un romanzo noir.
Tuttavia il libro, oltre i suoi meriti medico-divulgativi (per dire io ho imparato che nella sigla del virus H5N2, uno dei virus dell’influenza, H5 significa emoagglutinina di tipo 5, sui 16 conosciuti in natura, e che N2 è la neuraminidasi di tipo 2, sui nove conosciuti) è diventato famoso per il tema, di tipo medico ecologico, che, spesso conclamato, a volte più sottotraccia, percorre tutto il libro, cioè che prima o poi tutti gli studiosi di infettivologia, di ecologia e di altri settori affini, aspettavano l’avvento del Next Big One, la pandemia mondiale. C’è di più: in più punti Quammen, attraverso le parole e gli studi (fonte ufficiale di tutte le sue idee) ipotizza che il Next Big One possa essere un virus a RNA a singolo filamento positivo, della famiglia delle Coronaviridae, a trasmissione aerea, probabilmente dopo salto di specie in una zona dove il contatto promiscuo tra animali di vari specie e uomini, senza nessuna protezione igienica, fosse preminente, tipo un mercato degli animali di una grande città asiatica (agli stessi indicatori arrivò anche uno studio dell’OMS del 2016), l’identikit quasi perfetto del SarsCov2.
Per me ci sono altri aspetti formativi di questo libro, alcuni dei quali già molto noti, che mi appassionano:
gli aspetti ecologici della questione, fondamentali: più si creano situazioni dove è possibile convivere con specie selvatiche, più è probabile che malattie che erano sostenibili in quegli ambienti e in quegli animali facciano il salto di specie, meno ci saranno habitat protetti più ci saranno occasioni, per il principio darwiniano dell’adattamento, che funziona benissimo anche a virus e batteri ;
gli aspetti medici della questione: le discipline coinvolte sono davvero complicate, e necessitano solitamente di molto tempo e ricerche per arrivare a dati scientificamente solidi e rispettabili (che è cosa diversa da risultati logici e “accondiscendenti”); per dire solo un esempio, solo nel 2005 fu identificato il virus responsabile della spagnola del 1918-1919, una variante del virus H1N1;
gli aspetti comunicativi: su questo so che probabilmente urterò la sensibilità di qualcuno, ma, nel pieno rispetto di ciò che è successo, poteva andare molto peggio rispetto alla Covid19 (uso il femminile perchè è una malattia grammaticalmente al femminile, io faccio riferimento a questo): è un virus a relativa mortalità rispetto alla sua virulenza e trasmissibilità, è un cugino di un virus fortunatamente già studiato, il SarsCov che ad inizio anni 2000 ebbe dei focolai attivi in Asia (che peraltro era molto più aggressivo e mortale) e che è stato base fondamentale per la ricerca di cure e sullo studio dei vaccini. Rispetto ad altri virus ben più mortali, la sua diffusione mondiale ne ha circoscritto in maniera piuttosto repentina le profilassi sanitarie, si studiano quotidianamente farmaci e terapie, la pressione, in questo senso drammatica, sulle vite sociali ed economiche a breve porterà a renderlo endemico. Tutto questo per Ebola, ad esempio, sebbene sia un virus che si conosce da metà anni ‘70, è mancato del tutto poichè, sostiene Quammen, è focalizzato in aree povere se non poverissime, ha diffusione per lo più locale, e paradossalmente la altissima mortalità (per alcune varianti vicine al 90% dei contagiati) ne detona la trasmissibilità, aiutata tragicamente in questo da altre malattie che coprono i casi di Ebola facendo morire i contagiati prima che possano diventare infettivi.
C’è un ultimo aspetto, molto importante, che Quammen tiene ad esporre: un virus non è la risposta della Terra alle ferite dell’umanità (facendo in questo caso processo di antropomorfizzazione del Pianeta) ma è semplicemente il risultato di attività che mettono di fronte a scelte spesso senza uscita: tagliare i boschi ai limiti della città per aumentarne le dimensioni è la conseguenza di una Politica che ogni giorno, come sta succedendo da un anno anche ai nostri Paesi Sviluppati, mette di fronte istanze quali Salute e Sopravvivenza, Fame e Lavoro, Vivere o Morire, e che poi con ben poca lungimiranza tende con ritardo a serrare le fila (c’è la straordinaria storia degli zibetti cinesi, presunti untori della prima epidemia da virus Sars, che esplica perfettamente questo passo: se ne uccisero milioni quando non c’entravano nulla).
Rimane una lettura illuminante e decisiva, anche perchè fa vivere in maniera logica i tempi che stiamo vivendo. Quammen dice:
(...) prima di reagire in modo calmo o isterico, con intelligenza o stupidamente, dovremmo conoscere almeno le basi teoriche e le dinamiche di quel che è in gioco. Dovremmo sapere che le recenti epidemie di nuove zoonosi, oltre alla riproposizione e alla diffusione di altre già viste, fanno parte di un quadro generale più vasto, creato dal genere umano. Dovremmo renderci conto che sono conseguenze di nostre azioni, non accidenti che ci capitano tra capo e collo. Dovremmo capire che alcune situazioni da noi generate sembrano praticamente inevitabili, ma altre sono ancora controllabili (pag. 532, in corsivo nel testo)
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IT-Alert: allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione
IT-Alert è un sistema di allarme pubblico che utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza alla popolazione. Il sistema è stato sviluppato dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome. Cos'è IT-Alert? IT-Alert può essere utilizzato per informare la popolazione di una vasta gamma di emergenze, tra cui: - Terremoti - Alluvioni - Inquinamento atmosferico - Incidenti industriali - Emergenze sanitarie - Attacchi terroristici Il sistema funziona inviando un messaggio di testo ai cellulari dei cittadini che si trovano in una zona interessata da un'emergenza. Il messaggio contiene informazioni sull'emergenza, come la sua natura, la sua gravità e le raccomandazioni per la popolazione.IT-Alert è un sistema importante per la protezione dei cittadini in caso di emergenza. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Come funziona IT-Alert IT-Alert utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza alla popolazione. Il sistema si basa su una rete di celle telefoniche che copre l'intero territorio nazionale.Quando si verifica un'emergenza, il sistema invia un messaggio di testo a tutti i cellulari che si trovano in una zona interessata dall'emergenza. Il messaggio viene inviato in tempo reale, assicurando che la popolazione sia informata in modo rapido e tempestivo. Il messaggio di testo contiene informazioni sull'emergenza, come la sua natura, la sua gravità e le raccomandazioni per la popolazione. Le raccomandazioni possono includere istruzioni su come evacuare un'area, come proteggersi da un'esposizione tossica o come prestare soccorso alle persone ferite. Benefici di IT-Alert IT-Alert offre una serie di benefici alla popolazione, tra cui: - Informazione rapida e tempestiva in caso di emergenza - Assicurazione di una risposta efficace alle emergenze - Riduzione del rischio di danni e vittime IT-Alert è un sistema importante per la protezione dei cittadini in caso di emergenza. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Critiche IT-Alert è un sistema innovativo che offre numerosi benefici alla popolazione. Tuttavia, il sistema è stato anche oggetto di alcune critiche Ad esempio, una critica riguarda la privacy dei cittadini. Il sistema utilizza la tecnologia mobile per inviare avvisi di emergenza, il che significa che i dati di geolocalizzazione dei cittadini potrebbero essere raccolti e utilizzati senza il loro consenso. Nonostante ciò, IT-Alert è un sistema di allarme pubblico che offre numerosi benefici alla popolazione. Il sistema consente di informare la popolazione in modo rapido e tempestivo, garantendo una risposta efficace alle emergenze. Tuttavia, il sistema è stato anche oggetto di alcune critiche, che dovranno essere affrontate per garantire il corretto utilizzo del sistema. Possibili sviluppi futuri IT-Alert è un sistema ancora in fase di sviluppo. In futuro, il sistema potrebbe essere integrato con altri sistemi di allarme pubblico, come i sistemi di sirene. Inoltre, il sistema potrebbe essere utilizzato per fornire informazioni più dettagliate sulle emergenze, come mappe e immagini. Read the full article
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Sono morti altri due medici. Altri due. Ne muoiono due al giorno in Italia. La conta è arrivata a ottanta, da quando tutto è iniziato. Medici, infermieri, operatori sanitari, di laboratorio a migliaia si ammalano. Piangono. Soffrono. Non tornano a casa. Rischiano la propria vita. Continuamente. Muoiono. Conducono una battaglia che è fatta del loro sacrificio e del loro dolore. Della salute e della loro vita. Eppure per qualcuno se vinceremo questa guerra, e la vinceremo, il merito non sarà loro: “La scienza - ha detto Salvini - da sola non basta, ci vuole anche il Buon Dio per sconfiggere questo mostro e la Protezione del Cuore Immacolato di Maria”. Quindi, evidentemente, chi muore è perché non prega abbastanza. O perché Dio non ha ancora deciso di intervenire. E anzi: “Essendo Pasqua bisogna riaprire subito le chiese per permettere ai fedeli di pregare”. Quindi a medici, infermieri e ricercatori non solo vanno tolti meriti. No. Vanno anche dati ostacoli. Resa impossibile loro la vita. Riempire le loro corsie di nuovi pazienti. Bisogna aprire le chiese, far andare in giro per le strade milioni di fedeli (che sono per lo più anziani) così da incrementare la diffusione del virus. I contagi tra i più fragili, che più facilmente finiscono in ospedale e magari in terapia intensiva. Dove renderanno ancora più difficile il lavoro agli operatori sanitari, caricandoli di altro lavoro, di nuovi rischi, di nuovi morti da seppellire. Quindi bisogna mettere in pericolo tutti perché milioni di italiani votano e credono. Tutto questo per la sua fame di poltrone. Milioni di italiani e poi medici e infermieri e lavoratori tutti da mettere in pericolo perché lui deve intercettare il voto dei cattolici. Soprattutto di quelli che su Facebook scrivono amen e poi “fate affogare gli immigrati”. Perché quelli veri, i veri credenti, davanti a tutto questo possono solo provare un cristiano, profondo disgusto. (Emilio Mola)
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(post lungo, pure troppo)
Da qualche giorno a questa parte vedo una spasmodica attenzione alle minime oscillazioni dei casi verificati di Covid19, dei decessi, del numero dei tamponi.
E, allo stesso tempo, leggo leader politici maggiori e minori scaldare i motori ai box, facendo pressioni perché si torni al più presto alla normalità. Perché si riapra prima di Pasqua, a Pasqua, subito dopo Pasqua.
D’altra parte, un paio di giorni fa il sindaco di Nembro segnalava sul Corriere della Sera una spaventosa anomalia nel suo Comune tra il numero di deceduti attesi partendo dalla media degli anni 2015-2019, i deceduti da coronavirus certificati e i deceduti totali delle ultime settimane. (https://www.corriere.it/politica/20_marzo_25/numero-vero-morti-covid-19-almeno-4-volte-quello-ufficiale-eebbe3ae-6eb8-11ea-925b-a0c3cdbe1130.shtml?refresh_ce-cp). I morti in eccesso, sottolinea, sono quattro volte di più dei deceduti ufficiali di Covid: 123 contro 31. Un fenomeno rilevato anche a Bergamo, Cernusco sul Naviglio e Pesaro (https://www.scienzainrete.it/articolo/epidemiologia-dei-necrologi/luca-carra/2020-03-27?fbclid=IwAR2j2vnqokJ9TBT_6Iut7uFUAqxJUwegjz2KUJmb8qNRag399X_LHBEO3q0). Il che fa sospettare che molte persone siano mancate a casa loro senza assistenza e nemmeno ricevere una conferma della diagnosi.
Ancora, i dati relativi al centro-sud, dove le strutture sanitarie sono meno attrezzate rispetto a Regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mostrano una crescita lenta, all’apparenza, ma continua, dei casi diagnosticati con test, e ogni giorno registriamo diverse migliaia di nuovi casi.
Di più. Ho ricevuto personalmente e ho letto su organi di stampa le segnalazioni di personale sanitario preoccupato per l’assenza o la carenza di presidi necessari per limitare il contagio ospedaliero. E sappiamo tutti che il primo comandamento, in caso di un’epidemia così estesa, che ha già colpito una significativa frazione della popolazione del paese, è garantire la sicurezza del personale ospedaliero.
Detto questo, penso che per riaprire il paese, e riattivare le attività industriali e commerciali paralizzate rilanciando l’economia, ci vuole un chiaro e vasto piano sanitario 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 di sospendere il lockdown. Non ci si può permettere il lusso di navigare a vista. Di questo piano, tuttavia, non mi pare si sia sentito parlare né durante le quotidiane conferenze stampa della protezione civile, né durante i numerosi discorsi del Presidente del Consiglio.
Mi permetto dunque di elencare una serie di misure che a mio parere dovrebbero essere messe a punto 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 di riaprire, per non dover correre ai ripari nel giro di una settimana o poco più.
1. Mettere in sicurezza il personale medico/sanitario e tutti gli operatori coinvolti nell’emergenza, dagli autisti delle ambulanze ai volontari della Protezione Civile, sottoponendo tutti a tampone o perlomeno misurando la temperatura all’ingresso delle strutture ospedaliere, isolando e sottoponendo a tampone le persone che manifestano anche lievi sintomi.
2. Mettere in campo una task force capillare per sottoporre a misurazione della temperatura con tecniche drive-through e termometri contactless da oggi fino alla fine del lockdown e possibilmente oltre le persone che si recano al lavoro in automobile o con mezzi pubblici, sottoponendo a isolamento, contact tracing e tampone chi manifesta anche blandi sintomi.
3. Avviare una collaborazione internazionale per la messa a punto di test sierologici affidabili (ci stanno lavorando i più importanti istituti di ricerca tedeschi, per esempio) per poter procedere a una ricerca a tappeto dei cittadini che hanno sviluppato anticorpi al SARS-CoV-2, ovvero che sono guariti e dunque presentano immunità al virus, almeno temporanea, attraverso analisi a campione di una quota significativa della popolazione. Come sta pianificando la Germania, prevedendo di fornire una specie di green card ai cittadini immuni, e come ha suggerito nella giornata di oggi Ferruccio Bonini, già direttore del Policlinico di Milano. Più persone immuni ci sono in circolazione, più si argina il contagio.
4. Una volta che lentamente e con prudenza si decida di procedere alla riapertura, disporre l’uso di mascherine come fossero cinture di sicurezza o caschi per la moto e fare controlli diffusi (molto più utili delle multe), avviando già da ora la produzione o l’acquisto di mascherine, termometri contactless, termoscanner. E disporre misure di distanziamento nei luoghi pubblici e nei locali pubblici (come si sta facendo in Hubei). Adottare soluzioni di separazione semplici ma efficaci per i lavoratori più esposti, come barriere protettive per tassisti e cassieri di esercizi commerciali. E avviare procedure di isolamento efficace dei positivi e tracciamento dei loro contatti.
Inutile dire che queste misure vanno pianificate e adottate 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 di riaprire le attività e di ridurre le misure di contenimento, mantenendo ferma l’indicazione del distanziamento sociale. E adottarle richiederebbe costi sicuramente inferiori a giganteschi investimenti di stimolo dell’economia (che pure saranno indispensabili) coinvolgendo tutti gli enti di ricerca e gli istituti che possano contribuire a un massiccio tracciamento di persone infette e di persone guarite. Allo scopo di tornare 𝗴𝗿𝗮𝗱𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, come ha chiaramente affermato oggi il Presidente Mattarella, alla nostra vita sociale e più in generale alla normalità.
Non adottarle e abbassare la guardia sulla base di dati più o meno confortanti ma estremamente parziali e nebulosi, mentre non abbiamo alcuna idea delle reali dimensioni del contagio, esporrebbe nuovamente milioni di persone a una potenziale seconda ondata epidemica, che potrebbe facilmente travolgere i sistemi sanitari assai più fragili di Regioni che fino a oggi sono state marginalmente toccate e procurare un danno economico, umano e sociale ancora più grave.
Ma noi un piano, una strategia, ce l'abbiamo?
My two cents. E benvenuto a chiunque voglia portare critiche costruttive o aggiungere altre idee. - Marco Cattaneo via fb
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