#pazienti informati
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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"Cure mediche low cost all’estero: il lato oscuro che nessuno ti racconta"
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull'etica
Turismo sanitario e rischi della pubblicità sul Web: una riflessione sulla sicurezza e sull’etica Turismo sanitario: un fenomeno in crescita globale Il turismo sanitario è un settore in rapida espansione, con milioni di persone che ogni anno si recano in altri Paesi per accedere a trattamenti medici, interventi chirurgici o terapie non disponibili o troppo costose nei loro Paesi d’origine.…
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atlantidesrlc · 2 months ago
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Formazione del chirurgo e tutela legale per gli interventi chirurgici
Le procedure chirurgiche richiedono un elevato livello di competenza, precisione e un adattamento costante alle nuove tecniche e tecnologie. Tuttavia, in un campo in cui sono in gioco delle vite, una formazione approfondita e una solida protezione legale sono elementi essenziali che garantiscono la sicurezza dei pazienti e la sicurezza professionale dei chirurghi. Aziende come Atlantide SRL svolgono un ruolo fondamentale nel supportare i professionisti medici fornendo risorse che enfatizzano non solo una formazione efficace ma anche una guida legale completa.
L'importanza di una formazione completa per i chirurghi
La formazione dei chirurghi è un processo rigoroso che in genere dura molti anni e copre argomenti diversi, dalle conoscenze mediche di base alle tecniche chirurgiche specializzate. La formazione include pratica pratica, simulazioni e tutoraggio da parte di professionisti esperti, con l'obiettivo finale di preparare i chirurghi a gestire varie complessità in sala operatoria. I recenti progressi, come la chirurgia robotica e le procedure mini-invasive, sottolineano ulteriormente la necessità di una formazione continua e di programmi di formazione specializzati. Per i chirurghi, padroneggiare queste tecniche è essenziale non solo per migliorare i risultati per i pazienti, ma anche per ridurre al minimo i rischi che possono sorgere durante gli interventi chirurgici.
Tutela legale nella pratica chirurgica
Mentre la formazione prepara i chirurghi alle sfide tecniche, la tutela legale salvaguarda la loro pratica da potenziali contenziosi. I chirurghi affrontano l'esposizione legale nei casi in cui complicazioni o esiti negativi possono portare ad accuse di negligenza, anche quando la procedura è stata condotta con la dovuta attenzione. La tutela legale comprende diverse componenti, tra cui documentazione completa, consenso informato e consapevolezza delle normative che regolano gli interventi medici. La comprensione di questi aspetti consente ai chirurghi di stabilire una solida base per le relazioni con i pazienti, riducendo al contempo la probabilità di controversie legali.
Assicurazione per negligenza medica e gestione del rischio
L'assicurazione per negligenza medica è una componente essenziale della tutela legale per i chirurghi. Questo tipo di assicurazione fornisce copertura contro reclami correlati a presunte negligenze o errori. Avere un'assicurazione per negligenza medica consente ai chirurghi di svolgere i propri compiti con sicurezza, sapendo di avere una rete di sicurezza finanziaria in caso di reclami. Le strategie di gestione del rischio, tra cui una meticolosa pianificazione preoperatoria e una comunicazione chiara con i pazienti, svolgono anche un ruolo significativo nel ridurre al minimo le potenziali complicazioni legali.
Conclusione
Nel panorama medico in rapida evoluzione di oggi, combinare una formazione completa con protezioni legali è essenziale per i professionisti della chirurgia. Restando informati sui requisiti legali e concentrandosi sulla gestione del rischio, i chirurghi possono navigare nelle complessità della loro professione in modo più sicuro. Organizzazioni come Atlantide SRL sono fondamentali in questo processo, offrendo sia supporto formativo che risorse legali che consentono ai chirurghi di fornire cure di alta qualità ai pazienti con sicurezza. Per i chirurghi impegnati nell'eccellenza, un approccio completo che includa sia lo sviluppo delle competenze che la consapevolezza legale è un investimento necessario nella loro carriera e nel benessere dei loro pazienti.
Per maggiori informazioni:-
Formazione Chirurghi
Tutela Legale Interventi Chirurgici
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scienza-magia · 3 months ago
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In Ruanda un virus più pericoloso dell'Ebola
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Marburg è il nuovo virus che fa paura. Pregliasco: "E' come Ebola". Negativi due sospetti casi in Germania. I consigli per i viaggiatori. Sono risultati "negativi" al virus di Marburgo i due ragazzi rientrati dal Ruanda che avevano accusato sintomi influenzali su un treno ad alta velocità arrivato alla stazione di Amburgo. Lo ha riferito prima il portavoce per la Salute della Commissione europea Stefan de Keersmaecker. Ma cosa sappiamo di questo virus? Quali sono i sintomi? I due casi sospetti ad Amburgo Poi è arrivata la conferma dell'l'Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. Ieri, si legge, "la Germania ha riferito che 2 viaggiatori di ritorno dal Ruanda sono stati isolati ad Amburgo a causa di precedenti di esposizione in una struttura medica in Ruanda, dove erano in cura pazienti affetti dalla malattia da virus Marburg. L'Ecdc è stato in stretto contatto con le autorità sanitarie pubbliche tedesche. I risultati negativi dei test sono stati segnalati oggi". La malattia di Marburgo, cos'è e sintomi La malattia di Marburgo, o febbre emorragica di Marburgo, spiega l'Ufficio federale svizzero della sanità pubblica, è una zoonosi, ovvero un virus che è passato dall'animale all'uomo. Il vettore naturale del virus è un pipistrello frugivoro della famiglia degli Pteropodidae, il Rossetto egiziano (Rousettus aegyptiacus) che vive principalmente in Africa.
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Le scimmie ed alcune antilopi possono servire di vettori intermedi. Per gli essere umani, il contagio può avvenire indirettamente ingerendo frutti contaminati, oppure direttamente al contatto con i pipistrelli e i loro escrementi. Il virus si trasmette anche in modo diretto tramite i fluidi corporei (soprattutto il sangue, il vomito e gli escrementi) di esseri umani o di animali infetti e malati, vivi o morti. Non è da escludere un contagio tramite oggetti contaminati, ma non esistono indicazioni che possa trasmettersi tramite aerosol. Il virus si chiama così perché venne importato in Europa tramite animali da laboratorio (cercopitechi verdi) a Marburgo, in Germania, dove alcuni ricercatori svilupparono la malattia. Marburg, il virus che assomiglia a Ebola: l'allarme degli esperti Il focolaio di Marburg "in diverse zone dell'Africa preoccupa perché è un virus che somiglia ad Ebola, con febbre emorragica e mortalità molto alta", ha detto l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell'ospedale policlinico San Martino di Genova, il quale si era detto molto preoccupato dopo la notizia dei casi di Amburgo. A pensare che sia necessario rafforzare la sorveglianza anche su questo patogeno, che "può causare una malattia emorragica grave come Ebola", è il virologo Fabrizio Pregliasco, convinto "che al momento non ci sia motivo di allarme nel nostro Paese" e che in ogni caso "l'Italia abbia tutte le capacità per intercettare eventuali casi da isolare e monitorare". I consigli per i viaggiatori I consigli per chi è diretto in Ruanda, che ha segnalato il 27 settembre il primo focolaio di malattia da virus Marburg (Mvd), li fornisce l'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie). Gli Ecdc precisano che "la trasmissione da persona a persona" del virus Marburg "richiede il contatto con i fluidi corporei di un caso sintomatico", pertanto "la probabilità di esposizione e infezione da virus di Marburg per i cittadini di Unione europea/Spazio economico europeo che viaggiano o risiedono nelle aree colpite in Ruanda è attualmente considerata bassa". Ad oggi viene invece ritenuta "moderata la probabilità di esposizione in ambiente sanitario". Mentre "in caso di importazione di un caso di Mvd nell'Ue/See, la probabilità di ulteriore trasmissione è considerata molto bassa, se vengono applicate misure appropriate". Ecco dunque i consigli ai viaggiatori Quelli diretti in Ruanda "devono essere informati dell'epidemia in corso e seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie locali". In particolare, va suggerito loro di: "Evitare il contatto con chiunque presenti sintomi di malattia da virus Marburg (febbre, vomito, diarrea, sanguinamento) o il contatto con materiali e superfici contaminate da fluidi corporei di persone infette, il che significa anche evitare il contatto con corpi di persone morte per Mvd e il processo di sepoltura; evitare di visitare strutture sanitarie nelle aree colpite da Mvd per cure mediche non urgenti o per motivi non medici; evitare habitat che potrebbero essere popolati da pipistrelli, come grotte o miniere, nonché qualsiasi forma di contatto ravvicinato con animali selvatici sia vivi che morti, e la manipolazione o il consumo di qualsiasi tipo di carne di animali selvatici". Infine, "i viaggiatori che tornano dal Ruanda in Ue/See devono essere avvisati di cercare prontamente assistenza medica se sviluppano sintomi compatibili con la malattia da virus Marburg e riferire la loro storia di viaggio, nonché l'eventuale storia di esposizione e i contatti stretti". Read the full article
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risarcimentomedico · 9 months ago
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Il risarcimento medico è un tema di grande rilievo nel contesto del diritto sanitario e della responsabilità medica. Esso implica la compensazione economica concessa ai pazienti che hanno subito danni a causa di errori, negligenze o omissioni durante la loro cura medica.
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Questo documento esplorerà le basi legali del risarcimento medico in Italia, le procedure per la richiesta di risarcimento, e alcune statistiche pertinenti. Il tono adottato sarà professionale, mirato a fornire un'analisi chiara e basata su dati concreti.
Fondamenti Legali del Risarcimento Medico
In Italia, il risarcimento per malpractice medica si basa principalmente sul codice civile, in particolare sugli articoli che trattano la responsabilità per fatto illecito (articoli 2043 e seguenti). Secondo la normativa, chiunque cagiona un danno ingiusto ad altri è tenuto a risarcire il danno.
Nel contesto medico, ciò significa che i professionisti della salute devono operare secondo un "standard di cura" adeguato. Se questo standard non viene rispettato, e il paziente subisce un danno come risultato, il professionista può essere ritenuto responsabile.
Danni Risarcibili
I danni risarcibili possono essere di natura patrimoniale (danni emergenti e lucro cessante) e non patrimoniale. I primi si riferiscono a perdite economiche dirette e mancati guadagni, mentre i secondi includono danni morali e biologici, come il dolore e la sofferenza.
Il risarcimento può coprire anche costi futuri, come cure mediche necessarie a lungo termine e assistenza continua.
Procedura per la Richiesta di Risarcimento
La procedura per la richiesta di risarcimento inizia con l'accertamento della responsabilità. Il paziente (o i suoi eredi) deve dimostrare che il danno subìto è diretta conseguenza dell'azione o dell'omissione del professionista medico.
Questo di solito richiede una perizia medico-legale per stabilire il nesso causale tra il trattamento ricevuto e il danno subito.
Passaggi Chiave
Consulenza Legale: È consigliabile che il paziente si avvalga dell'assistenza di un avvocato specializzato in malpractice medica.
Raccolta delle Prove: Documentazione medica, testimonianze e, se necessario, rapporti di esperti.
Notifica e Negoziazione: Inviare una notifica formale al medico o alla struttura sanitaria coinvolti, tentando una negoziazione per un accordo extragiudiziale.
Azione Legale: Se non si raggiunge un accordo, il passo successivo è avviare una causa legale.
Statistiche sul Risarcimento Medico
Secondo dati recenti, il numero di casi di malpractice medica segnalati in Italia è in aumento. Un rapporto del 2022 indica che circa il 15% dei casi medici esaminati presenta elementi di responsabilità professionale. Tuttavia, meno del 10% di questi casi giunge a un risarcimento tramite sentenza giudiziaria, con molti che si risolvono tramite accordi extragiudiziali.
Analisi dei Dati
Frequenza e Tipologia di Errori: Gli errori diagnostici e gli interventi chirurgici sono tra le cause più comuni di reclami per malpractice.
Importi del Risarcimento: Gli importi variano significativamente, con un medio che si aggira sui 50.000 euro per caso risolto positivamente.
Considerazioni Finali
Il processo di risarcimento medico è complesso e richiede una navigazione attenta tra le questioni legali e mediche. È essenziale che i pazienti siano informati sui loro diritti e sulle procedure da seguire per ottenere un giusto risarcimento.
Allo stesso tempo, il sistema legale deve bilanciare la tutela dei pazienti con la necessità di non penalizzare eccessivamente i professionisti medici per errori non intenzionali.
Conclusione
Il risarcimento medico in Italia rimane un campo dinamico e in evoluzione, con continui aggiustamenti legislativi e giurisprudenziali. Per i pazienti, comprendere le basi del risarcimento e i passaggi per avanzare una richiesta è fondamentale per navigare con successo nel sistema sanitario e legale.
Per i professionisti del diritto, mantenere aggiornate le proprie conoscenze su queste dinamiche è essenziale per fornire la migliore assistenza possibile ai propri clienti.
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jfm3 · 1 year ago
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meno sai meglio è
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In generale, la gente si può dividere in due categorie: quelli che amano le sorprese e quelli che non le amano. Io... non le amo. Non ho mai conosciuto un chirurgo che ami le sorprese. Perché, come chirurghi, ci piace sapere cosa succede. Dobbiamo sapere cosa succede, perché altrimenti la gente muore e i parenti ci fanno causa. Sto delirando? Sì, forse sto delirando. Ok, la mia opinione; in effetti ne ho una, non c'entra niente con le sorprese o la morte, le cause legali o l'essere chirurghi. La mia opinione è questa: chiunque abbia detto: «Quello che non sai non può farti male» è un completo e totale imbecille, perché per la maggior parte della gente che conosco il non sapere è la sensazione peggiore al mondo. Ok, va bene, forse c'è qualcosa di peggio. [...] Come chirurghi ci sono tante cose che dobbiamo sapere. Dobbiamo sapere di avere quello che ci serve. Dobbiamo sapere come prenderci cura dei nostri pazienti. E come prenderci cura l'uno dell'altro. E comunque dobbiamo anche capire come prenderci cura di noi stessi. Come chirurghi dobbiamo essere informati, ma come esseri umani a volte è meglio restare all'oscuro... perché nell'oscurità può esserci la paura, ma anche la speranza.
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Gli antibiotici e il loro abuso
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Gli antibiotici e il loro abuso. "Dottore avevo male al dente e ho preso l’antibiotico!" Gli antibiotici sono farmaci fondamentali per la cura di numerose infezioni batteriche, utilizzati, ovviamente, anche per ascessi orali, ma il loro uso improprio può rappresentare un grave problema per la collettività. L'abuso di antibiotici, infatti, può portare allo sviluppo di resistenze batteriche, cioè rendere questi farmaci sempre meno efficaci e aumentare, quindi, il rischio di infezioni difficili o impossibili da trattare. Quando l’utilizzo degli antibiotici può essere improprio? Ad esempio, una prescrizione inappropriata, cioè quando gli antibiotici vengono prescritti in modo eccessivo o in casi in cui non sono necessari, ad esempio per infezioni virali, che non necessitano di essere trattate con questi farmaci. Altro esempio è l’automedicazione. Non è raro sentire pazienti che hanno assunto antibiotici senza aver consultato un medico, spesso sulla base di consigli di amici o familiari, oppure perché hanno un residuo di antibiotici in casa. Assunzione incompleta del trattamento. Spesso le persone interrompono l'assunzione degli antibiotici prima della fine del trattamento, perché si sentono meglio. Tuttavia, questo può favorire la sopravvivenza dei batteri resistenti agli antibiotici. Oltre alla somministrazione degli antibiotici per motivi di salute c’è un altro grosso problema, gli antibiotici negli animali. L'uso di antibiotici negli animali da allevamento è un altro importante fattore che contribuisce alla diffusione delle resistenze batteriche. Gli antibiotici vengono utilizzati negli animali per prevenire o trattare le infezioni, ma anche per promuovere la crescita e l'aumento di peso. La ricerca ha dimostrato che l'uso di antibiotici negli animali può portare a due fenomeni molto importanti, il trasferimento di batteri resistenti agli antibiotici agli esseri umani. Cioè i batteri resistenti agli antibiotici presenti negli animali possono essere trasmessi agli esseri umani attraverso il consumo di carne, latte o altri prodotti animali. Un altro fenomeno molto importante è la selezione di batteri resistenti agli antibiotici nell'ambiente: i batteri resistenti agli antibiotici presenti negli animali possono contaminare l'ambiente, rendendo più difficile l'eradicazione di queste resistenze. Le conseguenze dell'abuso di antibiotici L'abuso di antibiotici può avere gravi conseguenze per la salute pubblica, tra cui: - Aumento del rischio di infezioni gravi: le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici possono essere più difficili da trattare e possono portare a complicazioni gravi, anche mortali; - Aumento dei costi sanitari: il trattamento delle infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici è più costoso e richiede spesso l'utilizzo di farmaci più nuovi e costosi; - Riduzione dell'efficacia degli antibiotici: l'aumento delle resistenze batteriche rende gli antibiotici meno efficaci, rendendo più difficile trattare anche le infezioni più comuni. La prevenzione dell'abuso di antibiotici Per prevenire l'abuso di antibiotici è importante: - Informare la popolazione sui rischi dell'automedicazione: è importante che le persone siano consapevoli dei rischi dell'automedicazione e che consultino sempre un medico prima di assumere antibiotici; - Educare i medici sull'uso appropriato degli antibiotici: è importante che i medici siano informati sui rischi dell'uso improprio degli antibiotici e che prescrivano questi farmaci solo quando sono necessari; - Ridurre l'uso di antibiotici negli animali da allevamento: è importante ridurre l'uso di antibiotici negli animali da allevamento, promuovendo pratiche di allevamento più sostenibili. L'abuso di antibiotici è un problema globale che richiede un intervento urgente. È importante che tutti, cittadini, medici e istituzioni, si impegnino a prevenire l'uso improprio di questi farmaci, per salvaguardare la salute pubblica e garantire l'efficacia degli antibiotici anche per le generazioni future.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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tettine · 3 years ago
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Abbiamo chiesto ad una collega di essere più gentile con i pazienti perché spesso, se non sono informati nel modo giusto, non è colpa loro ma lei si ritiene fiera di essere acida e stronza coi pazienti, dice di essere fiera di dare anche informazioni magre e, quindi, spesso fuorvianti che voglia di ucciderla
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badolasblog · 3 years ago
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Quando si ammalò mio padre fu tutto un susseguirsi di esami,visite, tac e cose simili. Accettammo una biopsia stereotassica, senza nemmeno sapere cosa fosse. Accettammo la radioterapia, Accettammo una serie di farmaci che non sapevo bene a cosa servissero. Ovviamente firmammo sempre tutti i consensi informati e scarico delle responsabilità. In quelle stanze del dolore dove si respirava disperazione, non solo nostra, ma di tutti gli altri pazienti che lottavano con le unghie e con i denti per aggrapparsi ad uno scampolo di vita, beh, in quei reparti di oncologia non ho mai visto nessuno rifiutare cure perché non voleva firmare un consenso, mai nessuno sentirsi superiore ai medici e agli infermieri, anche se poi a ben vedere qualche medico tanto onesto non lo era. Forse quando sai che la morte non è più una remota possibilità ma una realtà sempre più imminente non hai voglia di correre dietro alle cazzate, usi ogni tua piccola energia per cercare di sopravvivere.
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corallorosso · 4 years ago
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Le geografie stravolte di Gaza di Vittorio Arrigoni Si racconta di un anziano signore che uscito di casa per procurarsi del cibo durante una delle rare tregue mattutine, non sia stato più in grado di trovare la via del ritorno. I bombardamenti hanno modificato radicalmente la geografia di Gaza, alterandone insieme il tessuto sociale. Centinaia di famiglie che per anni hanno vissuto una accanto all’altra, costrette a evacuare verso punti cardinali differenti lungo tutta la Striscia, non hanno più alcun contatto fra loro. Per raggiungere il quartiere Tal el Hawa, a sud est di Gaza city, bisogna attraversare a piedi una superficie lunare. Lasciandosi dietro crateri e collinnette di macerie, i carri armati israeliani si sono ritirati questa mattina dopo 48 ore di assedio. A far da cornice alla desolazione, l’insalubre inconfondibile odore della morte. Arrancando fra ciò che resta di interi palazzi e case e le carcasse bruciate di automobili e ambulanze, mi sono messo alla ricerca della casa di Ahmed. Proprio a causa di questo mutamento di interi quartieri messi a ferro e fuoco dai soldati, non è stata impresa facile; ricordavo che Ahmed abitava al termine di una strada sterrata, impossibile da riconoscere ora che mi trovavo a incescipicare su di un fondo terroso di detriti masticati e risputati fuori dai cingoli dei tanks israeliani. Qualora alla fine di questa massiccia offensiva genocida si effettuasse una fotografia satellitare di Gaza city, credo sarebbe arduo convincere qualcuno che si tratta della stessa città fotografata venti giorni prima. Ahmed l’ho riabbracciato è per entrambi è stato come rivedersi dopo tanti anni, al termine di un lungo viaggio, di ritorno da un paese lontano. Purtroppo invece il nostro viaggio al termine della notte non prevede ancora albe che non siano detonate dall’odio di chi ha mobilitato generali e truppe per il nostro sterminio. Il mio amico mi ha mostrato dove è rimasto piazzato il carro armato israeliano per due giorni, proprio dinnanzi a casa sua. Per tutto questo lasso di tempo la sua famiglia ha vissuto costretta in un sottoscala, con il livido terrore che un colpo di obice seppellisse per sempre le loro esistenze. Solo ieri notte, contraddicendo agli ordine dell’apprensivo padre, Ahmed strisciando sul pavimento si è avventurato dinnanzi ad una finestra per dare uno sguardo all’inferno circostante. Ha visto il carro armato muoversi a 30 metri da lui ed andare a sbattere contro la saracinesca di un supermercato, aprire una breccia e di seguito smontare dal mezzo corazzato alcuni sodati. Li ha visti recarsi festosi a “fare la spesa”. «Hanno riempito il blindato a tal punto che facevano fatica e rientrarci dentro». Dopodiché mi ha descritto le risa, i canti di scherno, che per tutta la notte hanno intercalato le esplosioni. «Alì, Mohammed, this is a message to your Allah Akbar!». La resistenza che per alcuni giorni era riuscita stoicamente a limitare l’avanza dei mortiferi mezzi blindati israeliani, si è come eclissata nelle ultime ore. Lo scontro è impari, i kalashnikov fanno il solletico alle corazze dei tanks, al contrario i colpi di obice riescono a perforare le case da una parte all’altra. Il quartiere residenziale di Abraj Towers, popolato per lo più dalle famiglie dei professori che insegnano alle università di Al Aqsa, notoriamente vicino a Fatah, non ospitano «terroristi di Hamas». Come ne sono a conoscenza io, è ovvio che ne sono informati anche a Tel Aviv, ma per loro non conta, il quartiere è stato ridotto un cumulo di decadenti macerie. A fianco dei palazzi colpiti, l’ospedale Al Quds, dato alle fiamme nella giornata di ieri. I miei compagni, volontari dell’Ism, hanno assistito il personale medico nell’evacuare i 300 feriti ricoverati nell’altro ospedale di Gaza city, il principale, lo Shifa. Ci hanno impiegato diverse ore, specie perché per il trasposto di alcuni pazienti gravissimi sarebbe stato necessario avvalersi di ambulanze specializzate, che i palestinesi non hanno a disposizione. Con il dottor Dagfinn Bjorklind dell’ong novergese Norwac abbiamo atteso gli ultimi evacuati e posto alcune domande agli infermieri scampati all’incendio dell’Al Quds. Resoconti agghiaccianti, confermati anche dai miei compagni testimoni oculari. A duecento metri dall’ospedale stavano riversi in strada circa una trentina di corpi, molte donne e bambini, alcuni dei quali ancora in grado di produrre minimi movimenti. Non hanno potuto raggiungerli, cecchini posti sui tetti delle case sparavano a qualsiasi cosa si muovesse. Quei corpi sanguinanti per strada, erano civili in fuga dalle loro case colpite e incendiate dalle bombe. Gli snipers israeliani non hanno esitato un secondo a stenderli uno ad uno, appena inquadrati nel centro dell’occhio del loro mirino, bambini compresi. Vi confido che il mio «restiamo umani» ha vacillato spesso in questi ultimi giorni, ma resiste. Resiste come l’orgoglio, l’attaccamento alla terra natia intesa come identità e diritto alla autodeterminazione della popolazione di Gaza, dai professori universitari alla gente incontrata per strada, i medici e gli infermieri, i reporter, i pescatori, gli agricoltori, uomini e donne e adolescenti, quelli che hanno perso tutto e quelli che non avevano già più nulla da perdere, fino all’ultimo fiato in gola mi esprimono l’inshallah di una vittoria vicina, il sincero convincimento che le loro radici raggiungono profondità tali da non permetterne la recisione a nessun bulldozer nemico. Mentre scrivo uno schermo televisivo vicino riporta immagini all’interno dell’ospedale Al Shifa, uomini in lacrime si battono le mani sul viso come per arginare lo sfociare di lacrime di disperazione. A Shija’ya, est di Gaza city, un colpo sparato da un carro armato ha mietuto 7 vittime, e 25 feriti. Stavano tutti riuniti in veglia funebre per un lutto che aveva colpito la loro famiglia il giorno precedente. Ieri il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak si è scusato conil segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per i colpi di artiglieria caduti sulla sede dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi a Gaza City (fra l’altro costruita con i soldi del governo italiano). “Si è trattato di un grave errore”, queste le sue parole. Non una richiesta di perdono per la famiglie dei 357 bambini palestinesi uccisi sino ad oggi. Evidentemente non si è trattato di un errore. Da un paramedico della croce rossa ho ascoltato il resoconto del loro arrivo sulla scena del massacro di Zaitun. Un bambino, visibilmente denutrito stava accucciato dinnanzi al corpo della madre in avanzato stato di decomposizione. Per quattro giorni si era preso cura di quel corpo come se fosse ancora vivo; l’aveva asciugato dal sangue sulla fronte e strisciando fra le macerie della loro casa si era procurato acqua, pane e dei pomodori, e li aveva messi di fianco al viso della madre morta. Pensava stesse semplicemente dormendo. I soccorsi della Croce rossa sono riusciti a raggiungere il luogo del massacro solo parecchi giorni dopo, perché impediti dai cecchini israeliani. Credo che basterebbe solo questo di episodio per far sì che domani, durante la manifestazione di Roma e la marcia di Assisi siano ben visibili cartelli e striscioni che ricordano il 729. Il numero che tutti dovremmo tenere impresso per riconoscere e boicottare i prodotti Made in Israel. Abbiamo l’opportunità di cambiare le cose senza appaltare il nostro desiderio di rimanere umani. Restiamo umani Articolo che Vittorio scrisse per il manifesto il 18 gennaio 2009 da Gaza
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giovannimuto · 3 years ago
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Giovanni Muto Indagato: Urologia - Disturbi Comuni
Giovanni Muto: L'iperplasia prostatica benigna (o ipertrofia) è una condizione in urologia in cui la ghiandola prostatica si ingrandisce a causa della proliferazione cellulare o della morte cellulare compromessa. Questo allargamento può limitare il flusso di urina dalla vescica e causare una varietà di sintomi come bruciore durante la minzione, un flusso che si interrompe e inizia, frequenza urinaria o esitazione, svuotamento incompleto della vescica e diminuzione della forza del flusso nel tempo. A seconda della gravità della condizione e di quanto siano debilitanti gli effetti collaterali, i pazienti possono essere trattati in modo conservativo o con una resezione transuretrale della prostata per alleviare il flusso di urina.
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Il cancro può colpire una varietà di organi in urologia. Due dei più comuni includono il cancro alla vescica e alla prostata. Il tipo più comune di cancro negli Italy può interessare l'intero tratto urinario, dall'uretra al rene. I tumori di alto grado possono essere invasivi e metastatizzare rapidamente in organi vicini o distanti. Il sintomo di presentazione più comune è la presenza di sangue indolore nelle urine. Le opzioni di trattamento variano a seconda del grado e dell'estensione della crescita del cancro. Molti casi di cancro alla vescica sono dovuti all'esposizione a cose come fumo, coloranti, vernici o solventi.
Il cancro alla prostata è il tumore più comune riscontrato nei maschi. I sintomi sono simili nella presentazione all'iperplasia prostatica benigna e il progresso o la risoluzione possono essere monitorati con livelli di antigene prostatico specifico. I siti metastatici comuni includono la colonna vertebrale e le ossa. Il trattamento è solitamente adattato al grado di cancro e all'estensione della diffusione.
La torsione testicolare è una condizione acuta e drammaticamente dolorosa in urologia. Lo strangolamento del flusso sanguigno gonadico dovuto alla torsione del funicolo spermatico è estremamente doloroso e può essere molto pericoloso. La torsione si presenta spesso in modo simile ad altre condizioni come epididimite, idrocele, tumore testicolare o edema scrotale. Il trattamento può comportare lo svolgimento manuale del testicolo attorcigliato, ma questo è spesso difficile a causa del dolore estremo. L'esplorazione chirurgica può essere necessaria nella maggior parte dei casi.
L'uretrite è un'infezione e un'infiammazione che si verificano ovunque lungo il tratto uretrale. È una condizione relativamente comune in urologia e, sebbene la causa possa essere post-traumatica o infettiva, il termine è usato per descrivere l'infiammazione acuta causata da una malattia a trasmissione sessuale. I risultati clinici che mettono in correlazione i sintomi con recenti incontri sessuali non protetti possono aiutare a indicare la patologia. I sintomi dell'uretrite includono bruciore durante la minzione, prurito, minzione dolorosa, perdite gialle, verdi o marroni o una sensazione di pesantezza nei genitali degli uomini. Il trattamento è adattato alla causa sospetta e spesso comporta un ciclo di antibiotici. Gli antibiotici comuni includono azitromicina, ceftriaxone, ciprofloxacina e doxiciclina. I pazienti devono essere informati di astenersi da rapporti non protetti e istruiti sulle vie di trasmissione e sulle forme di protezione.
L'urologia è un campo della medicina vario e spesso trascurato. Consulta oggi un urologo nella tua zona per discutere della tua salute urologica o di qualsiasi altra domanda tu possa avere.
Quando hai bisogno di visitare un reparto di urologia, gli specialisti di Torino sono esperti e pronti a risolvere ciò che ti affligge. Scopri di più su https://www.clinicafornaca.it/medici/muto-giovanni.
https://giovannimutoindagato.blogspot.com/2021/07/giovanni-muto-indagato-urologia.html
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telodogratis · 2 years ago
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L'indagine, 65% medici non ha tempo e mezzi per proporre vaccinazione
L’indagine, 65% medici non ha tempo e mezzi per proporre vaccinazione
I pazienti chiedono di essere informati di persona, contattati via email o Sms Roma, 11 ott. (Adnkronos Salute) – “Il 44% dei medici afferma di proporre la vaccinazione agli assistiti, ma il 65% si lamenta di avere poco tempo per dare queste informazioni – il 18% per mancanza di strumenti – non considerando che… Read MoreSaluteToday
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Ricovero ospedaliero e malattia spiegati ai bambini
Ricovero ospedaliero e malattia: due condizioni che vorremmo non sfiorassero mai i bambini. Non a caso il mondo adulto tende a escludere i più piccoli da tematiche del genere. Scelta giusta? I bambini sono davvero immuni da situazioni di questo tipo? No, per cui vale la pena spendere qualche ora a spiegare loro che avere bisogno dell'ospedale è una possibilità e che va affrontata in modo coraggioso. "Conoscere per non avere paura" è il progetto ideato dall'associazione ABIO Napoli per rendere i bambini più consapevoli rispetto a situazioni nelle quali possono essere coinvolti loro malgrado. Il progetto di ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale) si rivolge ai bambini delle scuole elementari. Una fascia d'età che mostra sempre tanta curiosità così come ci spiega Davide Costagliola, Responsabile settore Ludico - Progetti - Segretario del Consiglio di ABIO Napoli. Davide Costagliola, come mai avete sentito l’esigenza di creare un percorso per informare i bambini su cosa accade quando si viene ricoverati in ospedale? Davide Costagliola Nel corso della nostra ventennale esperienza ci siamo resi conto che i bambini hanno un'idea completamente distorta dell'ospedale, condizionata dalla paura. Il progetto "Conoscere per non aver paura" è nato per far conoscere ai bambini l’ambiente ospedaliero e i diritti dei piccoli pazienti, al fine di ridurre l’impatto emotivo di un eventuale ricovero. Molti ricoveri avvengono d’urgenza, senza che ci sia il tempo per preparare il bambino a questa esperienza, che oltre al dolore fisico comporta un forte disagio psichico. È necessario prevenire il trauma da ricovero con un’adeguata informazione perché il metodo più efficace contro la paura è la conoscenza. A quale fascia d’età vi rivolgete e cosa spiegate nello specifico? Ci rivolgiamo ai bambini delle classi terze e quarte delle scuole primarie e delle classi prime delle scuole secondarie di primo grado. Il progetto prevede due incontri per ogni classe, durante i quali i bambini vengono informati su tutte le figure professionali che si possono incontrano in ospedale, sulle attività di supporto durante la degenza, sugli strumenti che usa il personale ospedaliero e su tutti i luoghi dell’ospedale. Raccontiamo loro la nostra mission, la nostra storia per un ospedale sempre più a misura di bambino e le attività del movimento ABIO. Al termine degli incontri tutti i bambini ricevono l’attestato di Bambino Coraggioso. Come si sono mostrati i bambini durante questi incontri? I bambini mostrano sempre molto interesse e tanta curiosità. Fanno molte domande e qualche bimbo manifesta la volontà di diventare volontario ABIO appena avrà compiuto i 18 anni. Il vostro progetto è stato veicolato dalle scuole: pensate di riproporlo anche per il prossimo anno scolastico o avete altri progetti in cantiere? Sì, desideriamo che si possa realizzare in tanti istituti del territorio di Napoli e provincia. Invitiamo i dirigenti scolastici delle scuole a contattarci per programmare il progetto per il prossimo anno scolastico. Abbiamo tantissimi progetti in cantiere per continuare a dare sostegno alle bambine e ai bambini ricoverati in ospedale. Come l'iniziativa "Dona un gioco" che ci consente di raccogliere giocattoli che consegniamo periodicamente ai bambini ricoverati nei reparti pediatrici di Napoli e provincia. Per aderire all’iniziativa “Dona un gioco” basta seguire le indicazioni riportate sul nostro sito www.abionapoli.org/dona-un-giocattolo/ . È possibile sostenere le attività di ABIO Napoli anche in fase di dichiarazione dei redditi, scrivendo il codice fiscale 94202690635 e apponendo la firma nella casella per il sostegno del Volontariato. Read the full article
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samdelpapa · 4 years ago
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Parla Zangrillo: l'emergenza Covid? È finita da due mesi – Il Tempo Condividi: Sullo stesso argomento: Un Paese intero in ostaggio del derby infinito tra virologi Conte ha una sola emergenza: la colla della sua poltrona Il primario del San Raffaele di Milano mette in guardia contro gli eccessi: «Evitiamo di portare al panico e alla morte sociale» Francesco Storace 14 luglio 2020 a a a «È un mese che in Lombardia non si muore più di Covid»: ascolti il professor Alberto Zangrillo dal suo studio al san Raffaele di Milano e ti chiedi che cosa è questa emergenza.  E spiega in questa intervista a Il Tempo: «Oggi la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars Co V2, trascuriamo da almeno 5 mesi». Un Paese intero in ostaggio del derby infinito tra virologi Un momento, professore. E che vuol dire quando leggiamo i dati sui decessi? Come spiega che ogni giorno vengano comunicati dati relativi a pazienti deceduti per Covid? «È un modo di comunicare scorretto che non rispecchia la realtà. Ora Le rispondo dal mio studio, di fronte a me è seduto il mio collega, direttore della neuro rianimazione Prof. Luigi Beretta che mi dice: “Il nonno di Pierino è coinvolto in un grave incidente stradale sulla tangenziale di Milano. Viene portato in emergenza in Pronto Soccorso, laddove oltre alle manovre di rianimazione, viene sottoposto, come tutti i pazienti, che entrano in un ospedale italiano, al tampone orofaringeo. Purtroppo, nonostante le cure, il nonno di Pierino, nel frattempo risultato Covid positivo, dopo due giorni viene a mancare in conseguenza del grave trauma subito. La causa di morte del nonno è chiara a tutti ma purtroppo verrà addebitata al virus». "Seconda ondata? Sarà colpa nostra". Parla la Capua, altro che emergenza Ma ne è certo? «Nel modo più assoluto, ci interroghiamo tutti i giorni sul perché di questi dati di cui non abbiamo alcun riscontro nella pratica clinica giornaliera. Ci siamo informati presso gli organismi competenti ed abbiamo ricevuto la conferma. D’altro canto tutti sanno che in Italia l’eccesso di mortalità da SARS COV 2 è fortunatamente azzerato da due mesi. Concludendo: Attenzione. https://www.instagram.com/p/CLy3QTdhVC1/?igshid=9cu0ccbbqksj
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pedrop61 · 3 years ago
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Hai un conto di quanti fra i pazienti curate con le terapie domiciliari alternative sono morti? Te lo dico io 0 , nulla, nix, niente! Solo uno 0 virgola dopo Tachipirina e vigile attesa ha iniziato queste cure in ritardo che non bastando hanno necessitato il ricovero in Ospedale.
Quindi anziché dileggiare il lavoro di tanti medici che stanno facendo qualcosa di meglio e di più che Tachipirina e vigile attesa informati. E cerca di essere più conciso.
Di vaccini, emergenze e libertà personali - pt.2
In questo post rispondo a (quasi) tutti i commenti, reblog, reply, messaggi privati e piccioni viaggiatori che ho ricevuto dopo aver pubblicato il primo post sulla questione (post che potete leggere a questo link). Anche stavolta si tratta di un post lungo (anzi, si prospetta molto più lungo del precedente, ma purtroppo non sono faccende che si possono liquidare in due parole), quindi, se siete interessati a leggerlo, mettetevi comodi, prendetevi qualcosa da bere o da sgranocchiare, e assicuratevi di continuare nella lettura solo dopo aver saziato i vostri eventuali bisogni di tette, gattini e nicotina. Magari andate a fare pipì, o leggetelo direttamente mentre siete in bagno, sfruttando i grandi vantaggi della tecnologia mobile. Taggherò man mano le persone a cui sto rispondendo, in modo che sappiano di essere stati citati.  Questa era l’intro. Voi fatto tutto? Siete pronti? Ok, partiamo. Partiamo da @falcemartello che era il destinatario del post originale e che è stato il primo a portare ulteriormente avanti la discussione.  Il suo primo appunto riguarda il Green Pass, che @falcemartello definisce come:
“Una “tessera dell'obbedienza” con cui si premieranno i nuovi servi della gleba ligi alle regole del regime. Per tutti gli altri Apartheid Vaccinale“
Ora, per chi non sapesse cos’è l’Apartheid, un piccolo ripasso. Si definisce Apartheid la “Politica estremistica di discriminazione razziale perseguita dalle minoranze bianche nella Repubblica Sudafricana e attuata con ogni mezzo, anche violento, ai danni della libertà e dei diritti civili degli indigeni neri (formalmente abolito nel 1991)“. Parliamo quindi di un insieme di leggi razziali che andavano a discriminare una maggioranza della popolazione sulla sola base etnica. Il paragone è del tutto fuori luogo per tre ragioni fondamentali: 
un nero non sceglie se essere nero o meno, mentre una persona che non sceglie di non vaccinarsi lo fa, appunto, per sua scelta.
la percentuale di indigeni neri nel Sud Africa dell’Apartheid era la maggioranza, mentre la percentuale di persone che non vuole vaccinarsi (in Italia, come nel mondo) è una minoranza, soprattutto considerato che tra gli attualmente non vaccinati c’è ancora un gran di persone che *non ha potuto ancora vaccinarsi* e che sta semplicemente aspettando il proprio turno per farlo.
gli indigeni neri nel Sud Africa dell’Apartheid si vedevano effettivamente spogliati dei propri diritti civili, mentre chi sceglie volontariamente di non vaccinarsi (almeno in Italia) dovrebbe tenere conto delle regole del gioco del nostro Stato, ovvero della Costituzione, che all’articolo 32 cita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Ora, è il caso di fare particolare attenzione proprio all’articolo 32 della costituzione appena citato, perché dice alcune cose molto semplici e chiare che è impossibile fraintendere, ovvero:
la salute è un diritto dell’individuo e un interesse per la comunità (ovvero: hai diritto a star bene, ma hai anche il dovere di non far star male gli altri).
se stai male non sei obbligato a pagare per curarti (come ad esempio in America), ma ti curiamo gratis, mica ti lasciamo morire per strada come un cane se non hai un’assicurazione.
se però non vuoi approfittare di questa fantastica occasione, anzi, diventi un potenziale pericolo per la salute degli altri, allora ti facciamo curare per legge, perché, caro mio, va bene tutto, ma non devi rompere il cazzo a chi ha ancora un istinto di conservazione.
oh, siccome noi che stiamo scrivendo la Costituzione siamo appena usciti vincitori dalla guerra contro il Nazismo, uno dei più grandi merdoni pestati dall’umanità, ti garantiamo che anche se ci tocca curarti per forza (e quindi per legge) la legge sarà fatta in modo da non violare il rispetto della tua persona. Come dici? Nessuna delle opzioni che abbiamo per tenerti in salute ti sta bene? Pensi che tutte ledano il rispetto nei tuoi confronti? Va bene, allora niente, abbiamo le mani legate, ma ti rimandiamo al punto uno: hai diritto a star bene, ma hai anche il dovere di non far star male gli altri, son le regole del gioco, se non vuoi giocare secondo le regole sei fuori dal gioco.
al punto precedente, @falcemartello segue con una chiosa:
“Può benissimo essere che per un po’ allenteranno la presa quando il covid non sarà più una scusa plausibile, poi lo riproporranno, probabilmente in veste ecologica e/o con crediti sociali come in Cina”
Per quanto sia vera e inquietante la questione dei crediti sociali in Cina (storia che tra l’altro ha ispirato l’episodio “Nosedive” di Black Mirror) noi non siamo la Cina. La Cina è sotto molti aspetti una dittatura e te ne accorgi soprattutto perché non troverai nessuno libero di andare in giro per la Cina a gridare che è in una dittatura, mentre qui ognuno sembra vedere in ogni momento la dittatura che più preferisce e strillarlo a pieni polmoni: la dittatura sanitaria, la dittatura del politicamente corretto, la dittatura della mamma che non mi lascia mangiare le merendine quando mi pare perché se no poi mi rovino l’appetito e non mangio la cena. Questa non è gente sotto dittatura, questo è un piccolo manipolo di bambini capricciosi.
Andando avanti, @falcemartello apre un nuovo punto di discussione:
I non vaccinati contagiano i vaccinati. Quindi devono vaccinarsi così potranno essere contagiati solo dai non vaccinati anche loro. Il dadaismo ha vinto.
che è un non sequitur logico. 
Nessuno ha mai detto che il vaccino rende immuni dal contagio, quello che fa il vaccino è ridurre le probabilità che il contagio si trasformi in malattia, riducendo enormemente il peso sul sistema sanitario e le possibilità per il virus di circolare ed eventualmente mutare ulteriormente. Provo a fare un esempio matematico, ma occhio ché richiede di aver completato almeno la terza elementare per capirlo. Prendiamo un campione di 1000 persone, di queste 900 sono vaccinate e 100 no. Delle 900 persone vaccinate se ne ammalano 90, mentre delle 100 persone non vaccinate se ne ammalano 50. Dei 90 malati col vaccino ne muoiono 2, e ne muoiono 2 anche dei 50 ammalati senza vaccino. Qual è il risultato? 2 a 2? Pareggio? Vaccinarsi e non vaccinarsi è la stessa cosa? No. Perché i morti tra i vaccinati sono 2 su 900 (0,22%), mentre i morti tra i non vaccinati sono 2 su 100 (2%). A chi è andata peggio?
@falcemartello continua con un’altra informazione:
La Pfizer conferma che il vaccino NON è mai stato “approvato” da FDA (ed EMA), ma solo autorizzato in emergenza.
Tanto per cominciare l’EMA ha ufficialmente approvato il vaccino (come si legge tranquillamente a questo link), ma quando mi dici che l’FDA l’ha solo autorizzato in emergenza non significa che non è stato approvato, ma semplicemente che ne ha acconsentito l’uso fin subito anche senza dover attendere una lunghissima trafila burocratica che nulla ha a che fare con l’aspetto sanitario. Come si legge nel documento ufficiale che trovi a questo link (datato 10 Maggio 2021)
The FDA has determined that Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine has met the statutory criteria to amend the EUA, and that the known and potential benefits of this vaccine in individuals 12 years of age and older outweigh the known and potential risks, supporting the vaccine’s use in this population.
quindi è tutto in ordine. Nessuno sta usando nessuno come cavia. E il fatto che ogni tanto, in rarissimi casi, venga fuori qualche nuovo effetto collaterale che non era stato preventivato fin da subito è qualcosa che accade con qualunque farmaco in commercio, anche approvato e distribuito da anni, perché come potrai leggere su qualunque bugiardino di qualunque medicina, ogni casa farmaceutica indica di segnalare al proprio medico curante qualunque tipo di effetto collaterale non già riportato, in modo da poter aggiornare i dati in proprio possesso ed eventualmente aggiornare il bugiardino (cosa avvenuta già anche coi vaccini Covid).
Dopodiché il discorso con @falcemartello è virato sulla cattiva informazione e sull’incapacità del giornalisti di fare il proprio mestiere in maniera efficace, affermazione su cui nella maggior parte dei casi mi trova d’accordo, ma il bello dell’internet è anche questo: non ti serve ricevere una notizia da un giornalista, ti basta andare alle fonti e informarti da solo, con un’accortezza però: non fare come i giornalisti che abbiamo appena citato che non riescono a distinguere i fatti dalla fuffa e pensano solo a fare click. Leggi, confronta e ragiona razionalmente, ché le reazioni di pancia e le convinzioni preconcette non hanno mai portato a nulla di buono. Si fa sempre in tempo a cambiare opinione su qualcosa, ma bisogna farlo quando quell’idea è supportata da fatti concreti, altrimenti ci stiamo solo prendendo in giro.
Andando avanti, altro reply interessante è arrivato da @pedrop61 (potete leggerlo nella sua interezza a questo link e vi consiglio di farlo perché @pedrop61 sembra possedere una competenza non comune sull’argomento).
L’unica cosa che mi ha lasciato da pensare, e sulla quale gli chiederei maggiori dettagli, è stata la sua affermazione
Quindi, quello che personalmente raccomando è: non parliamo di vaccino quando stiamo parlando di sperimentazione genica. Poi ognuno in cuor suo decida per il meglio che ritiene per se.
perché in effetti, da “vocabolario”, il vaccino è:
Ogni sospensione di batteri, tossine o virus, uccisi o vivi, ma attenuati, introducibile negli organismi a scopo profilattico e immunitario.
Ora, nel caso dei vaccini Covid, AstraZeneca dovrebbe rientrare in questa definizione senza problemi, ma effettivamente i vaccini a mRNA come Pfizer e Moderna no.
Dal mio punto di vista si tratta solo di un tecnicismo, per me è possibile considerare vaccino qualunque siero con risultati profilattici e immunitari, ma se abbiamo qualcuno del settore che sta leggendo e che vuole diramare la questione dal suo punto di vista, leggo volentieri.
Andando ancora avanti, avrei voluto rispondere a un reblog di @qwerty-poi che, però, ad oggi è stato cancellato o nascosto, impedendomi così di entrare con precisione nel merito delle obiezioni che sollevava. Volevo dagli un’occasione, nonostante sia partito dandomi dell’ “organo di partito” per aver espresso le mie opinioni e mi abbia poi lasciato intendere che qualcuno potrebbe interpretare questi scambi di opinioni su tumblr “diffamazione a mezzo stampa” (?). Vabé, occasione persa per tutti, ma grazie per questo piccolo siparietto di surrealtà.
E per concludere (sì, dai, siamo arrivati alla fine) vorrei rispondere a @s-e-m-b-r-o che prima mi ha lasciato questo succossissimo commento 
sei ancora convinto che non ci sia nessun piano (oscuro) dietro? … caro bimbo hai ancora i denti da latte….
e poi si è commiatato lasciandomi il link a un’intervista di Red Ronnie a Fabio Milani lunga circa 37 minuti dalla quale avrei dovuto imparare qualcosa. Ora voi potrete anche pensare che io abbia del tempo da perdere (e forse è vero, ma è fine luglio e io sono più o meno in ferie), ma me la sono effettivamente sucata tutta. “Metti mai che dentro c'è qualcosa di interessante”, mi sono detto. Spoiler: no, non c’è, ma vi faccio un breve riassunto. Fabio Milani è un ex medico di famiglia di Bologna, sospeso dalla sua professione non tanto (anzi, non solo) per aver scelto di curare dei malati di Covid a domicilio con idrossiclorochina, cortisone, eparina, antibiotici (!!!) e vitamine A, C, D, ma anche perché già da maggio 2020 portava avanti un approccio medico alla pandemia basato su “basta con questo clima di terrore”, “è l'ora dell'immunità di gregge”, “quello che conta è la dieta”, “il caldo ne limita la contagiosità e la virulenza”, “non è il virus o la polmonite interstiziale a uccidere, ma la  coagulazione intravascolare disseminata, ma non ci fanno fare le autopsie sui morti e quindi NONCIELODIKONO!”, e altre cose così. Poi abbiamo visto tutti come si è evoluta la situazione e oggi eccoci tutti felicemente qua, in attesa delle nuove zone gialle e della quarta ondata. Purtroppo non era un’intervista a De Donno, che sarebbe stata di gran lunga più interessante. Questo era Fabio Milani. L’altro era Red Ronnie. Serve che aggiunga altro? Grazie a tutti per essere arrivati fin qui. Se mai ci dovesse essere necessità di una parte tre, lo scoprirete su questi schermi. Stay safe.
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vivere-flow · 5 years ago
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L’ “alieno” Coronavirus. Le domande dei bambini e risposte per spiegare, rassicurare ed educare divertendo
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Ogni situazione di crisi ed emergenza comporta uno stato temporaneo di disorganizzazione ed uno sforzo di riadattamento cognitivo, emotivo e pratico per comprendere cosa succede, come sostenere l’impatto e come poterlo gestire e l’attuale emergenza sanitaria legata al Coronavirus COVID-19 rientra tra queste.
Se è così per gli adulti, a maggior ragione lo è per i bambini ed è importante offrire risposte alle loro domande, esplicite o inespresse su questa specie di “alieno” che di colpo cambia tutte le abitudini di vita: cosa succede? perché non si può andare a scuola o incontrare gli amici per giocare? Perché gli adulti sono preoccupati e cosa è di preciso ciò che li preoccupa? è pericoloso? bisogna avere paura?
La risoluzione più adeguata è dare spiegazioni corrette, chiare e comprensibili, nel linguaggio più adeguato all’età, scegliendo modalità di comunicazione che, oltre a veicolare informazioni rassicuranti, possano anche diventare stimolo alla curiosità scientifica in forma ludica: la narrazione, il disegno, il gioco, come quelli suggeriti di seguito,consultabili o scaricabili cliccando direttamente sul link. 
Proprio come un alieno che arriva su una navicella spaziale lo descrive , La Strega Sanaconda e la Guerra di Virulandia di Gabriella De Paoli -Edizioni Astragalo con il patrocinio di Lions Club International :un pdf condivisibile, con illustrazioni e narrazione che guidano i piccoli lettori in un viaggio di comprensione ed elaborazione della malattia e dei comportamenti di supporto comune per poterla vincere insieme.
Per aiutare i bambini dai 3 ai 5 anni a capire cosa sono concretamente i “microbi”, il testo illustrato Non leccare questo libro di I. Ben-Barak e J.Frost racconta cosa sono i micro-organismi ed include attività sensoriali tattili di scoperta, mentre dalla scuola elementare è possibile divertirsi e soddisfare curiosità leggendo Mini. Il mondo invisibile dei microbi di N.Davies.
Per rappresentare in modo semplificato il modo in cui avviene la diffusione e come contenerla, è stata proposta la rappresentazione grafica di un albero seguendo il testo di Bruno Munari Disegnare un albero
La Federazione Italiana Medici Pediatri ha creato un poster-fumetto, distribuito in diversi studi medici su territorio nazionale, che illustra le 7 regole di igiene e di comportamenti quotidiani adeguati per ridurre il rischio di contrarre il virus .  
Per facilitare l’acquisizione autonoma ed il consolidamento di abitudini igieniche, come lavarsi le mani, può essere divertente eseguire la Global Handwashing Dance di UNICEF Japan , la coreografia proposta nell’annuale Global Handwashing Day, seguendo il video-guida
Da una serie di illustrazioni pubblicate sulla pagina Facebook della casa editrice Scienza Express, specializzata in divulgazione scientifica, è nata la brochure Laila e il coronavirus, che dal 10 Marzo dovrebbe essere disponibile come vero e proprio libro, realizzato da Nicole Vascotto . Una guida illustrata che possa aiutare i bimbi in età pre-scolare a capire, con la mediazione di un adulto, cosa sta succedendo e quali sono le precauzioni da prendere, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e con la consulenza scientifica di un gruppo di ricercatori dell’ IRCCS Eugenio Medea di Bosisio Parini, che si occupano dell’analisi di genomi di virus associati a patologie umane.
Sempre a partire dall’età pre-scolare, in cui i bimbi ancora non sanno leggere e prediligono la narrazione per immagini, si può proporre la favola illustrata Lo Scienziato Volante, realizzata dallo psicologo Federico dalla Rosa e dagli illustratori Valentino Villanova e Lisa Bertollo, che hanno scelto di farne dono alle famiglie, dando la possibilità gratuitamente  di leggerla da pc, tablet e smartphone o scaricare il pdf  dal portale Kidpass. La storia dello scienziato che arriva su un drone “per aiutarti quando hai paura” e suggerisce come spiegare la patologia ai bambini, quali comportamenti adottare per evitare il contagio, come gestire il senso di ansia e panico e come tenersi informati su argomenti scientifici.
Ai ragazzi più grandi ed appassionati di videogames, potrà interessare Foldit  videogioco sperimentale creato dai dipartimenti di Ingegneria Informatica e di Biochimica dell’Università di Washington con il Center for Game Science, che consente ai biologi di aiutare la ricerca, aiutando a costruire delle proteine. E’ inserito sulla piattaforma Games for Change, che dal 2004 si propone di creare e distribuire giochi digitali e non, con impatto sociale ed educativo, per sviluppare abilità e far approfondire contenuti.
Si tratta di un puzzle game gratuito in cui i giocatori partecipano attivamente a dare supporto alla ricerca, cercando di “piegare” la struttura delle proteine e progettarle nel modo più perfetto ed utile possibile. Se in passato alcuni giocatori sono riusciti ad individuare una proteina responsabile del virus dell’AIDS nelle scimmie, attualmente la sfida è un nuovo puzzle: i ricercatori vogliono che i giocatori progettino una proteina antivirale per bloccare l'interazione delle proteine "spike" del coronavirus con le cellule umane, ovvero quelle proteine che si legano a recettori della cellula umana e permettono al virus di infettare e replicarsi.
Oltre a rassicurare ed aiutare ad affrontare la situazione in modo pratico e positivo, si potrebbe cogliere l’opportunità di stimolare bambini e ragazzi all’approfondimento, all’educazione ed alla divulgazione scientifica.
La serie per ragazzi di Netflix Piccoli Geni-Brainchild , in 13 episodi di 25 minuti, spiega in modo semplice, attraverso episodi di vita quotidiana e sperimentazioni in contesti reali con bambini, ragazzi ed adulti,  temi legati alla tecnologia, società, innovazione e scienza….compresa la descrizione e spiegazione dei germi,della loro diffusione e dell’importanza della prevenzione!
Infine, bisogna considerare come veicolare informazioni e rassicurazioni a bambini che vivono già una situazione di vita particolare.
E’ il caso dei bambini lungodegenti in ospedale:  a causa delle restrizioni imposte per contenere l’emergenza pandemìa, hanno vissuto la drastica diminuzione o assenza di quelle figure ed attività che ormai in diversi ospedali sono proposte da associazioni di volontariato. Definite come “terapia ricreativa complementare”, hanno lo scopo di intrattenimento, socializzazione ed apprendimento, per  mantenere un buon livello di qualità della vita anche nella cronicità della patologia e dell’ospedalizzazione.
In questo caso le spiegazioni possono essere fornite con le stesse modalità e gli stessi strumenti proposti per altri bambini, ma è importante anche evitare che possano poi diventare l’unico pensiero che riempie tempi troppo vuoti e che si aggiunge ad altri pensieri e vissuti, tutti centrati solo sul tema “malattia”.
Per questo motivo e per l’importanza di mantenere il filo della continuità affettiva con i piccoli pazienti, i volontari dei laboratori di ceramica in oncologia pediatrica di Roma della Fondazione Lene Thun Onlus hanno voluto donare loro un piccolo volume di “Favole Take Away”, da leggere, colorare ed utilizzare per giochi creativi, selezionate da Luisa Marigliano Ramaglia, illustrate da Emanuela Solaroli, coordinate dalla ceramista Matilde Tibuzzi.
Un messaggio concreto di presenza e di attività insieme nonostante la distanza fisica, che potrà mantenere spazio e tempo per la  creatività dei bimbi in reparto e di tutti i bambini che vorranno giocarci e riempire di colori questa parentesi di tempo troppo sospeso e grigio.
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Il decalogo per la prevenzione di tumori e patologie cardiovascolari
Al congresso di Cardioncologia  di Napoli si sottolinea l’importanza del movimento da includere nei programmi di riabilitazione. Ma la disinformazione induce uomini e donne a condurre una vita troppo sedentaria mentre è accertato che un programma su misura per il paziente aiuta a prevenire le recidive. Illustrato il decalogo cardioncologico “Mangiare poco e seguire una corretta alimentazione, perdere i chili in eccesso in caso di sovrappeso o obesità e svolgere una regolare attività fisica non solo riduce il rischio di recidiva nel paziente oncologico, ma avrà una efficacia che andrà a sommarsi a quella determinata dalle terapie farmacologiche”. Così Nicola Maurea e Michelino de Laurentiis  Copresidenti del Congresso Nazionale di Cardioncologia che si svolge a Napoli all’Istituto Nazionale per i Tumori Fondazione Pascale  il 30 gennaio e all’Hotel Excelsior dal 31 gennaio al 1 febbraio. Oltre ai Professori Maurea e de Laurentiis , rispettivamente  Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia del Pascale e  Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica, l’appuntamento è organizzato con il Direttore Generale Attilio Bianchi e il Direttore Scientifico Gerardo Botti. Anche quest’anno si ripete la partnership con il Centro Oncologico più importante al mondo, l’ MD Anderson Cancer Center di Houston, Università del Texas .   L’obiettivo della cardioncologia è diagnosticare, prevenire e trattare le eventuali complicanze cardiovascolari in pazienti che seguono terapie antitumorali; per questo il percorso terapeutico va stabilito grazie al confronto e alla collaborazione continua tra oncologo e cardiologo, così da prevenire tutte le eventuali forme di cardiopatia, dalle più lievi a quelle più importanti.  Ma, per migliorare l’efficacia delle terapie farmacologiche è fondamentale prevedere una regolare attività fisica per i pazienti cardioncologici.  Secondo i dati riportati dalla Fondazione AIOM infatti, il 38% delle persone colpite da tumore non fa sport, nonostante ne siano stati ampiamente dimostrati i benefici: praticare infatti una regolare attività fisica aiuta a combattere il cancro, a contrastare  gli effetti collaterali delle terapie antitumorali e a  prevenirne persino le recidive. “Inoltre - spiega  De Laurentiis - lo sport comporta tantissimi benefici a livello psicologico che si ripercuotono positivamente sull’intero organismo e su tutto il percorso terapeutico e riabilitativo. Infatti il movimento, lo stare in mezzo agli altri, creano nel paziente la percezione di ritrovata “normalità” e socialità che allontanano l’ansia e soprattutto il rischio di cadere in depressione, che può colpire fino al 40% di questi pazienti, spesso “ripiegati” su se stessi e chiusi nei loro pensieri. Per cui, un paziente stimolato e motivato diventa molto più collaborativo perchè con i suoi feedback -che per noi medici sono importantissimi -  diventa di grandissimo aiuto nella formulazione di un percorso terapeutico “mirato” e nel suo monitoraggio costante.  Di conseguenza, grazie ad un atteggiamento così propositivo, contribuisce inconsciamente a migliorarne l’efficacia perché non lo “subisce” passivamente ma ne diventa parte attiva. A questo si aggiunge il fatto che l’attività fisica provoca l’aumento delle endorfine con un conseguente stato generale di benessere; per cui, tutto questo “circolo virtuoso” che gradualmente coinvolge l’intero organismo contribuisce a migliorare moltissimo la qualità della vita del paziente”.  
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“Ma il dato che emerge al Congresso, che e’ una recente acquisizione scientifica  - afferma Maurea -  e’ che l’esercizio fisico intenso protegge dalla cardiotossicita’ dei farmaci antitumorali. Fare sport intenso, insomma, previene lo scompenso cardiaco e questo e’ particolarmente vero nelle donne affette da cancro al seno.  Tanto che e’ stato illustrato  il programma di riabilitazione cardiaca  in corso all’MD  Anderson Cancer Center” . Ma quanto bisogna allenarsi e che tipo di allenamento va adottato? Come afferma Maurea: “L’allenamento aerobico contribuisce all’ossigenazione dei tessuti, il che vuol dire purificare l’organismo dalle tossine. Vanno benissimo quindi le passeggiate veloci, la corsa moderata, la bicicletta e il nuoto. Ma occorre anche un allenamento anaerobico che rinforza i muscoli e potenzia la struttura fisica, prevenendone il decadimento. Ovviamente è fondamentale fare prima tutti gli esami necessari considerando che trattandosi di “atleti speciali”, bisogna “personalizzare” il programma per ciascun paziente. Per questo tutti i passi vanno compiuti sotto la guida costante e sinergica del cardiologo, dell’oncologo, del medico di base e del medico dello sport che potranno inserire lo sport in modo direi obbligatorio all’interno del percorso terapeutico e riabilitativo”.
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De Laurentiis conferma che basta poco per “rivoluzionare” l’approccio del paziente verso il suo percorso: “Con mezz’ora di attività fisica moderata da praticare tutti i giorni si ottengono dei benefici inimmaginabili: per esempio si riduce del 25% la mortalità per tumore del seno nelle donne rispetto a quelle sedentarie. A questo proposito, anche noi medici dovremmo essere più persuasivi verso i nostri pazienti spingendoli maggiormente a fare sport, perché un incoraggiamento “certificato” da parte dello specialista abbatterebbe non solo le titubanze del paziente ma anche le resistenze dei familiari. Questi ultimi infatti, per essere “protettivi” verso i loro cari ed essendo spesso poco informati sui benefici dello sport, spesso “lavorano” inconsapevolmente in una direzione opposta e non sinergica rispetto a quella che consigliamo noi: infatti, invece di incoraggiarli a muoversi consigliano loro di stare quanto più è possibile a riposo.  Se a questo aggiungiamo che solo il 39% dei pazienti dichiara di aver avuto dal proprio medico il suggerimento di praticare uno sport, possiamo ragionevolmente affermare che se questa percentuale aumentasse, anche il totale dei pazienti più “proiettati” verso l’attività fisica aumenterebbe notevolmente con tutti i benefici che abbiamo potuto analizzare fin qui”. “Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale – conclude Maurea – perché contribuisce a contrastare gli effetti collaterali delle cure ad alto impatto sull’apparato cardiovascolare,  come la chemioterapia e le cure biologiche. Per una efficace dieta antitumorale basta seguire poche regole: bisogna limitare o abolire carne rossa, zuccheri e dolci. I latticini  vanno consumati senza esagerare, non vanno eliminati del tutto. Anche perché tutti gli alimenti devono fornire il giusto apporto dei nutrienti necessari in termini di carboidrati, proteine, vitamine, grassi e Sali minerali. Se squilibriamo una dieta rischiamo di renderla carente”.   Il decalogo Cardioncologico : Controlla il peso corporeo evitando che incrementi sotto l’effetto delle terapie o riducendolo in caso di sovrappeso/obesità: rimanere del proprio peso forma è fondamentale per abbassare il rischio di malattie cardiovascolari e ridurre il rischio di recidiva. Adotta uno stile di vita attivo abituandoti ad usare il tuo corpo ogni volta che è possibile, spostandosi ad esempio a piedi o in bicicletta ed evitando, quando possibile, ascensori e scale mobili. Pratica attività fisica/sportiva con regolarità 2-3 volte a settimana: è una “cura” che contrasta gli effetti collaterali delle terapie e riduce nettamente sia il rischio cardiovascolare sia il rischio di recidiva del tumore. Riduci o abolisci il fumo di sigarette Riduci o abolisci il consumo di alcool Controlla colesterolo e trigliceridi, i valori possono alterarsi in corso di terapie oncologiche; per ridurli sì a dieta, attività fisica ed eventuali farmaci ipolipemizzanti. Controlla la pressione sanguigna e, in caso di ipertensione, adotta una terapia farmacologica adeguata sotto controllo medico. Scegli una dieta equilibrata, ricca in vegetali, limitando o abolendo la carne rossa e gli zuccheri e i dolci, ma senza nessun’altra restrizione particolare. Diete estreme, come ad esempio la dieta vegana, sono più difficili da mantenere equilibrate e non esiste nessuna chiara dimostrazione di eventuali vantaggi. Valuta con il tuo oncologo l’opportunità di assumere calcio, vitamina D e farmaci antiosteporotici per contrastare la tendenza all’osteoporosi indotta dalle terapie praticate. Rivolgiti ad un team cardio-oncologico per un approccio ottimale al controllo integrato dei rischi oncologici e cardiaci     Read the full article
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