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Putin Apre a Trump: Possibile Collaborazione per la Crisi Ucraina?
Congratulazioni e Prime Prospettive di Dialogo tra il Presidente Russo e l’Ex Presidente Americano per Risolvere il Conflitto in Ucraina.
Congratulazioni e Prime Prospettive di Dialogo tra il Presidente Russo e l’Ex Presidente Americano per Risolvere il Conflitto in Ucraina. L’articolo de La Repubblica, a firma di Rosalba Castelletti, offre uno sguardo approfondito sul recente scambio indiretto tra Vladimir Putin e Donald Trump riguardo alla crisi ucraina. Durante il Forum del Valdai Club, Putin ha espresso apprezzamento per la…
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Lo si vede in questi giorni dopo la vittoria di Trump, con un proliferare di crolli nervosi che emergono in rete e nella pubblicistica di fronte alla “vittoria del Male”, ma lo si vede continuamente in mille contesti.
Lo abbiamo visto nei giorni del Covid, dove abbiamo cercato di giustificare esibizioni di malvagità, crudeltà, auspici di morte con la dinamica psicologica della paura.
Lo vediamo nel modo in cui si sviluppano (o meglio NON si sviluppano) i discorsi sulle tematiche del “politicamente corretto” dove ogni discussione aperta è impossibile e dove sensibilità isteriche pronte a scatenarsi sbranando “il Male” sono onnipresenti. Lo vediamo nella demonizzazione delle alterità politiche sul piano internazionale.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Per come ci sono state raccontate molte vicende storiche, siamo abituati ad associare lo scontro senza esclusione di colpi all’attrito tra identità forti, identità collettive irriducibili, visioni del mondo radicalmente alternative. La modernità (o postmodernità) ci è invece stata spesso venduta come il luogo dove abbiamo sì sacrificato forti radicamenti, visioni ambiziose e palingenetiche, ma almeno lo abbiamo fatto nel nome della pace, della fratellanza, della pacifica convivenza in un “villaggio globale” esente da contrapposizioni radicali. Solo che le cose appaiono alquanto diverse da quanto ci è stato fatto balenare. Nel secondo dopoguerra abbiamo assistito alla capacità di riconoscimento reciproco e persino alla collaborazione pragmatica, di soggetti che pochi anni prima si erano sparati addosso, di appartenenti a visioni del mondo davvero nettamente divergenti. Democristiani e comunisti erano portatori di ideologie robuste e profondamente diverse, e tuttavia riuscirono a produrre quel mirabile ed equilibrato documento che è la Costituzione.
Persino gli ex fascisti vennero reintegrati, con la sola clausola che non pretendessero di riproporre tale quale la proposta politica che aveva portato il paese al disastro bellico (divieto di ricostituzione del PNF).
Oggi che ovunque in Occidente la “politica dell’alternanza” è alternanza tra varianti della stessa ideologia liberale, con una sovrapponibilità delle politiche al 90%, proprio oggi l’odio inconciliabile tra le parti, il mutuo disprezzo sembrano essere le caratteristiche dominanti. Come è possibile?
Ecco, credo che per capire questo stato di cose noi dobbiamo prima comprendere qualcosa di fondamentale intorno alla forma delle contrapposizioni umane.
Una contrapposizione di carattere ideale, quali che siano le idealità a confronto è una contrapposizione che si muove pur sempre in una sfera umanamente condivisibile, almeno di diritto: la sfera delle idee appunto.
Un’idea diversa da un’altra, una ragione inconciliabile con un’altra ragione sono pur sempre idee e ragioni, e come tali sono potenzialmente condivisibili: è possibile cambiare idea, è possibile comprendere le ragioni altrui.
Questo significa, banalmente, che due visioni del mondo articolate in idee e ragioni, per quanto possano essere diverse, sono comunque parte di un comune gioco umano.
Il processo di disumanizzazione avviene invece in forme diverse, essenzialmente prepolitiche, tipicamente radicate in variabili naturali. Il caso idealtipico è naturalmente il razzismo, dove qualunque cosa il “razzialmente-diverso-e-inferiore” faccia o dica diventa irrilevante, perché niente potrà cambiare la sua “inferiorità naturale”.
Ma questa sfera naturale e prepolitica è, in effetti, divenuta nel discorso pubblico contemporaneo la sfera dominante.
Così, non rileva se Trump e Harris avessero contenuti decenti o indecenti, seri o ridicoli; a questione seriamente discussa diventa: “Com’è possibile che le donne, o gli immigrati, o i “colored”, ecc non abbiano votato per <<uno dei loro>>?” La differenza politica in primo piano ora appartiene ad una sfera prepolitica, naturalistica, impermeabile alla ragione.
L’aver trasformato la politica in una competizione tra gruppi di interesse, lobby, e l’aver svuotato la sfera ideologica convergono nel trasformare il discorso pubblico in una sorta di “razzismo universale”.
Che le differenze siano di “razza”, “genere”, orientamento sessuale, etnia, o che trascolorino in giudizi di ordine psichiatrico, epidermico, antropologico, comunque ci troviamo su di un terreno dove le ragioni non hanno più cittadinanza: resta solo la ripulsa (o l’attrazione) istintiva.
La distruzione della sfera politica, nutrita e alimentata per decenni dal “pilota automatico dell’economia”, è arrivata al capolinea, producendo una nuova forma di tribalismo naturalistico, di “razzismo universale polimorfo”, che non conosce più alternative all’esclusione dell’altro, eventualmente al suo annichilimento.
Lungi dall’essere il viatico per forme di pacifica convivenza, la distruzione delle identità politiche e delle ideologie porta con sé il germe del conflitto senza limiti.
Le premesse per un futuro di guerre civili all’interno e disposizioni genocide all’esterno sono state poste.
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Le figure di merda, quelle belle.
Lorenzo Tosa
Volete sapere com’è andata a finire (per ora) la storia dell’Oms?
Sedetevi comodi.
Il giorno dopo l’insediamento, uno dei primi atti di Trump è stato abbandonare l’Organizzazione mondiale della sanità.
Pochi giorni dopo, colpo di genio, la sua parodia italiana (o meglio, padana), Matteo Salvini, decide di copiarlo lanciando, attraverso il suo Sancho Borghi, una proposta per togliere anche l’Italia dall’Oms, definito nientemeno che un baraccone inutile.
Peccato che poche ore fa l’affidabilissimo Trump sia tornato clamorosamente sui suoi passi, aprendo di colpo a un possibile ritorno: “Forse potrei ripensarci”.
Pagherei per vedere la faccia dei nipotini italiani di Trump quando hanno scoperto di essere rimasti da soli a dichiarare guerra all’Oms, alla guida dell’Italietta, mentre il loro idolo e uomo più potente al mondo ha già cambiato idea.
Ormai non ha neanche più senso criticarli.
Fanno tutto da soli.
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La bozza di conclusioni uscita dal vertice dei capi di Stato e di governo europei sottolinea la necessità “imperativa” di preparare i cittadini Ue al rischio di guerra “in vista di una futura strategia di prontezza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, due giorni fa, ha usato le parole di Cicerone, annunciando esplicitamente: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che aveva ulteriormente chiarito: “Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare, sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”.
Il testo sottolinea anche la necessità di sviluppare un piano per una preparazione militare-civile coordinata e rafforzata, insieme a una gestione strategica delle crisi, considerando l’evoluzione del panorama delle minacce. Ciò che rende questa situazione ancora più tangibile è il fatto che questo appello è inserito nella sezione “militare” del documento. È un chiaro segnale che l’Unione Europea si sta preparando all’eventualità di un conflitto armato. Tanto che lo stesso Borrell ha invitato ad abbassare un pò i toni per “non spaventare i cittadini europei”.
Il nuovo strumento di assistenza militare all’Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c’è la anche la proposta sull’uso dei profitti degli asset russi per comprarci armi e munizioni fa fornire a Kiev. Dal febbraio 2022 la UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, di cui 33 miliardi in aiuti militari.
Ma a rendere il tutto ancora più inquietante è lo spettro del casus belli che potrebbe portare i paesi europei alla guerra con la Russia.
“L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche”. A scriverlo una veterana del Sole 24 Ore, l’editorialista Adriana Cerretelli che da anni segue la politica europea per il principale quotidiano economico italiano.
“Dietro garanzia di anonimato il nostro interlocutore, politico europeo di alto rango, evoca l’attacco a sorpresa del Giappone alla base navale americana nel Pacifico, quello che nel 1941 ruppe la neutralità degli Stati Uniti, facendone dal giorno dopo i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale a fianco dell’Europa democratica contro la Germania di Hitler”.
La Cerretelli scrive su Il Sole 24 Ore del 20 marzo che il vertice del Consiglio europeo in corso a Bruxelles “è il secondo vertice europeo di guerra dopo quello che due anni fa si tenne a Versailles”.
L’editorialista sottolinea come ci siano ancora divergenze in seno all’Unione Europea ma che “la certezza dell’instabilità continentale, l’esplosione del Medio Oriente dopo il massacro del 7 Ottobre, lo shock di novembre se l’America optasse per il ritorno di Trump, salvo sorprese antieuropeo, antiNato e filo-Putin, hanno prodotto profondi ripensamenti”.
Secondo la Cerretelli l’invio di «soldati sul campo», evocato dalla Francia di Macron e sconfessato a metà dopo il no generale, non è sparito dai radar. Come la questione dei missili tedeschi Taurus, che per il cancelliere Scholz è «prudente» non dare agli ucraini ma per altri sono un deterrente indispensabile.
In Europa, dove in alcuni paesi torna la coscrizione obbligatoria, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella consueta lettera di invito ai 27 paesi membri della Ue, ha scritto che: “Siamo di fronte alla più grande minaccia alla nostra sicurezza dalla Seconda Guerra mondiale, è tempo di fare passi concreti”. E poi ha citato Cicerone: “se vuoi la pace prepara la guerra”.
La storia insegna molte cose, anche come cominciano le guerre. Più difficile è sapere in anticipo come vanno a finire e di solito finiscono male per molti.
Fermiamoli, con ogni mezzo necessario!!
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Insistono.
Matteo Salvini ha annunciato che anche alla Camera la Lega ha depositato una proposta di legge per far uscire l'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
"Facciamo come Trump", così ha dichiarato. Come se chi suggeriva di curarsi con la candeggina sia un modello da seguire. Come se uscire dall’OMS sia una mossa geniale e non un disastro annunciato.
E dunque, via dall’agenzia che ha debellato il vaiolo, via dall'organizzazione che ha eradicato in quasi tutto il mondo la poliomielite e combattuto epidemie globali e guidato la risposta alle emergenze sanitarie internazionali.
Caro elettore leghista, ma davvero pensi che l’Italia possa fare a meno dell'OMS? Che possiamo affrontare le prossime pandemie da soli, senza alleanze, senza protocolli, senza il sostegno della comunità internazionale?
Uscire dall’OMS significa restare isolati, senza accesso equo, facilitato di farmaci e vaccini, senza strategie coordinate, senza la possibilità di affrontare le prossime emergenze con la prontezza necessaria.
Ma per Salvini non conta, perché la scienza è solo un ostacolo quando si ha bisogno di slogan facili e propaganda spicciola.
Significa più ritardi, più errori, più vite perse.
Compresa la tua, elettore leghista. Sì, proprio la tua. Proprio quella che, con il tuo voto, hai affidato a un politico cinico, senza scrupoli, che con la tua vita gioca.
Buona fortuna.
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La futura America non potrà più avventurarsi in politiche di "esportazione della democrazia" alla George W. Bush, come accadde per l’Afghanistan e l’Iraq.
Politiche che a suo tempo sostenni decisamente.
Ma, purtroppo, il risultato non e' stato quello sperato.
Donald Trump gode dell’indubbio vantaggio di non aver scatenato guerre, e' da sempre restio a sacrificare soldati americani per le cause ideali.
Ovviamente, per assicurarsi la sicurezza sul fronte occidentale, The Donald sarà ben contento di sottoscrivere accordi con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per porre fine ad una guerra che non porterà da nessuna parte e abbandonare realisticamente la speranza di un ritorno di un Ucraina antecedente alla guerra, dato che per lui è il solo modo di frenare il declino americano, riorientando all’interno tutte le immense potenzialità economiche dell’America.
Invece, la sua spiccata "reaganite" lo porterà ad alleggerire la tassazione sul ceto medio e sulle grandi aziende con forti dosi di detassazione e deregulation, decretandogli un forte gradimento popolare.
Perché, il Leviatano Trump è sopravvissuto a tutti i tentativi woke e progressisti di inguaiarlo giudizialmente e di ridicolizzare la sua postura politica, di cui The Donald ha fatto tesoro per la sua strepitosa crescita elettorale.
Vincendo con largo margine sulla radicale di sinistra Kamala Harris, Trump ha fornito una prova concreta all’opinione pubblica mondiale che l’America condivide la sua Agenda 47, proposta dal movimento MAGA, in cui spiccano le politiche dei tagli fiscali, dell’espulsione di massa degki immigrati clandestini e pericolosi, e della bonifica in profondità del Deep State.
Il tutto si sposa con il sentire popolare, che prevale in tutto l’Occidente, di un clima anti-elite sfavorevole a chi ha già governato, dato che i cittadini non ne possono più di "migrazioni libere", inflazione e cambiamenti culturali, a tutto danno delle identità nazionali e della conservazione delle proprie tradizioni.
Per noi, che rappresentiamo la Venere vegetariana del mondo cannibale, che si tinge quest’ultimo sempre più di giallo, nero e rosso, sarà meglio che Donald Trump mantenga tutte le sue promesse, compresa quella di obbligarci a scegliere, finalmente, una strada comune europea per difesa e innovazione tecnologica.
Solo Donald Trump può salvare la nostra Europa.
Come?
Facendola camminare sulle sue gambe con le buone, la carota, altrimenti a calci nel culo, il bastone.
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6 patos mancos e Giorgia Meloni: conheça a turma do G7 de 2024
A reunião desta semana dos líderes do G7 na Itália parece mais a última ceia do que uma demonstração de poder ocidental.
13 DE JUNHO DE 2024 04:00 CETPOR HANNAH ROBERTS, ZI-ANN LUM, KYLE DUGGAN, MATT BERG, ERIC BAZAIL-EIMIL E TIM ROSS no POLITICO
ROMA — Com a guerra na Ucrânia em seu terceiro ano, partidos de extrema direita invadindo os centros de poder da Europa e do Oriente Médio em chamas, o mundo democrático precisa urgentemente de uma liderança forte do G7 nesta semana.
Sonhe.
A cúpula do G7 no balneário de Borgo Egnazia, no sul da Itália, apresenta sem dúvida a reunião de líderes mais fraca que o grupo reuniu durante anos. A maioria dos participantes está distraída com eleições ou crises domésticas, desiludida com anos no cargo ou agarrada desesperadamente ao poder.
O francês Emmanuel Macron e o britânico Rishi Sunak estão lutando contra campanhas eleitorais antecipadas que convocaram em esforços de última hora para reverter suas fracas fortunas.
O alemão Olaf Scholz foi humilhado por nacionalistas de extrema-direita nas eleições para o Parlamento Europeu do último fim de semana e pode ser derrubado em breve.
Justin Trudeau, primeiro-ministro há nove anos no Canadá, falou abertamente sobre deixar seu emprego "louco".
O japonês Fumio Kishida está enfrentando sua pior avaliação pessoal antes de uma disputa pela liderança no final deste ano.
E há ainda Joe Biden.
O filho do presidente dos Estados Unidos, Hunter, de 81 anos, foi considerado culpado de acusações de porte de arma na terça-feira, apenas duas semanas antes do primeiro debate crucial de seu pai com um ressurgente Donald Trump em uma campanha presidencial que o democrata corre sério risco de perder.
"Com exceção de Meloni, os líderes na cúpula do G7 são todos muito fracos", disse Ivo Daalder, que atuou como embaixador dos EUA na Otan durante o governo do ex-presidente Barack Obama. "Trudeau provavelmente não vai ganhar a próxima eleição. Biden tem uma disputa eleitoral difícil. Scholz está enfraquecido. Macron está enfraquecido. Sunak é um 'homem morto andando', e Kishida também tem problemas sérios em casa."
Fã de Tolkien
A italiana Giorgia Meloni, por outro lado, não consegue parar de vencer.
Dois anos depois de chegar ao poder como líder do partido de extrema-direita Irmãos da Itália, a popular fã de Tolkien de um distrito de colarinho azul de Roma aumentou a participação popular de seu partido nas eleições europeias de domingo. Ela agora está pronta para desempenhar um papel crítico moldando a direção futura da política da UE em Bruxelas.
Mas Meloni não lidera uma superpotência. No cenário internacional, há muito que a Itália, a nona maior economia do mundo, pode fazer.
Há meses, sob administração italiana, autoridades da Europa e dos EUA tentam martelar suas diferenças para anunciar um plano do G7 para alavancar ativos russos congelados em bancos ocidentais para fornecer um enorme empréstimo à Ucrânia.
Mas, às vésperas da cúpula, ainda não há sinal de acordo. Em vez disso, as autoridades europeias estão expressando raiva palpável com uma proposta dos EUA de compartilhar o ônus do financiamento como excessivamente unilateral e um passivo potencialmente maciço para a UE.
A Ucrânia, que ainda luta para repelir a invasão da Rússia, precisa do dinheiro urgentemente.
Se a proposta de empréstimo não puder ser assinada na Puglia, as negociações correm o risco de se arrastar até o verão e perigosamente perto das eleições americanas de novembro. Poucas autoridades europeias estão confiantes de que, se Trump vencer, ele se mostrará um aliado confiável na guerra da Ucrânia contra a Rússia. E, independentemente do resultado, uma campanha presidencial atingindo seu clímax de alteração da democracia não será um momento propício para fechar acordos multilaterais com os Estados Unidos.
Isso não torna um acordo do G7 mais provável. Todos os homens à mesa da cimeira têm razões para se preocuparem com as preocupações internas, ninguém mais do que o Presidente francês, enredado numa campanha eleitoral antecipada de sua própria autoria. "Vai ser muito difícil para Macron concordar com o uso de ativos russos antes do fato de que ele tem uma eleição", disse Daalder.
Mesmo seus próprios colegas de partido não querem o rosto de Macron em seus cartazes de campanha ou mesmo ouvir sua voz no rádio, temendo que ele agora seja tão tóxico que os leve ao desastre eleitoral.
O reitor
No Canadá, Trudeau chegou a aspirar a ser "reitor" do G7. Apesar das convulsões em todo o mundo, o gabinete de Trudeau ainda acredita que o G7 funciona "de forma extremamente eficaz", com um alto funcionário canadense dizendo: "Não acho que a banda esteja à beira de se separar".
Mas com a próxima eleição do Canadá no horizonte, o sol também pode estar se pondo em Trudeau. Neste momento, espera-se que ele perca em uma derrota esmagadora para seu principal adversário, o líder conservador Pierre Poilievre.
"Vimos em todo o mundo uma ascensão de forças populistas de direita em praticamente todas as democracias", disse Trudeau na segunda-feira na cidade de Quebec, em resposta à pergunta de um repórter sobre a ascensão da direita na França. "É preocupante ver partidos políticos optando por instrumentalizar a raiva, o medo, a divisão, a ansiedade."
No Reino Unido, Sunak enfrenta uma derrota histórica para seu Partido Conservador após 14 anos conturbados no poder. As pesquisas indicam que a eleição de 4 de julho resultará em uma derrota de centro-esquerda para o líder trabalhista da oposição, Keir Starmer, então o que Sunak disser na Puglia nesta semana provavelmente atrairá sorrisos educados.
Biden também está indo para a Itália em meio a uma eleição iminente e pesquisas desfavoráveis. Ele está tendo que fazer grandes promessas aos eleitores sobre o que um segundo mandato poderia entregar, sem garantias de que estará no cargo para executá-las.
Na Europa, a maioria dos governos está menos interessada em Biden do que preocupada com a perspectiva de Trump voltar a perturbar a ordem mundial mais uma vez.
Mesmo que os líderes não consigam avançar no financiamento da Ucrânia, a cúpula marca uma oportunidade para seu anfitrião, pelo menos.
O momento de Meloni
De acordo com autoridades italianas, falando como outros sob condição de anonimato para discutir assuntos sensíveis, Meloni usará a cúpula para promover os interesses da Itália. Ela também deve se envolver em conversas com líderes da UE sobre quem deve receber os principais cargos do bloco, incluindo a potencial recondução de Ursula von der Leyen como presidente da Comissão Europeia. Para garantir um segundo mandato, Von der Leyen precisa tanto do apoio de líderes da UE, como Meloni, quanto de uma maioria no Parlamento recém-eleito.
"Saímos como o governo mais fortalecido, indo na contramão da tendência", disse Meloni à rádio RTL na segunda-feira. "Entre os governos dos grandes países europeus, somos certamente os mais fortes. Não pretendo usar esse resultado para mim, mas usar cada voto para a centro-direita para obter resultados para os italianos."
A agenda que Meloni definiu para a cúpula se apega aos interesses estratégicos da Itália - incluindo África, migração e Mediterrâneo. Seu governo pretende aproveitar o investimento em infraestrutura africana para reduzir o apelo da migração em massa para a Europa, enquanto sua equipe também quer fechar acordos com países africanos para bloquear a migração.
O sucesso eleitoral de Meloni a ajudará a atrair apoio para seus temas de estimação, disse Giovanni Orsina, professor de história política da Universidade Luiss, em Roma. "Com um G7 liderado pela Itália e ocorrendo na Itália, Meloni pode entrar com toda a sua força política."
Embora a influência de Roma seja limitada em comparação com os principais atores do G7, como os EUA, sugeriu Orsina, Meloni é "certamente muito forte agora" e, "se for habilidosa, pode acabar com um sucesso internacional importante, conseguindo colocar os assuntos importantes para ela na agenda".
"Poucos líderes conseguem ganhar votos depois de dois anos governando."
Miles Herszenhorn contribuiu com reportagens.
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Provo a riassumere come i democratici si sono cacciati in questo pasticcio. Primo, quei dem che hanno maggiore visibilità (perché governano sulle due coste, perché controllano i social media e grandi tv e giornali, perché dominano a Hollywood e in altri potentati della cultura di massa, perché hanno fiumi di denaro da Wall Street e da BigTech) hanno ignorato un vasto rigetto popolare verso gli aspetti più radicali e controversi della loro proposta politica: le frontiere aperte all’immigrazione clandestina; un ambientalismo apocalittico che ha in odio l’economia di mercato e la crescita; un anti-razzismo che si è rovesciato in forme di razzismo contro i bianchi nelle dottrine woke insegnate in tante scuole e università; un’agenda Lgbtq+ promossa in modo arrogante e sprezzante verso chi ancora segue modelli di vita e di famiglia tradizionali. Tutto questo descrive solo l’ala più radicale del partito di Biden, che ha ancora un vasto centro moderato. Ma poiché gli estremisti avevano una visibilità e un’influenza preponderante nella «bolla» e nei media, il partito democratico nel 2020 ha rischiato seriamente di presentare uno di loro come candidato. Finché gli elettori moderato-conservatori della base afroamericana hanno ripescato nelle primarie del 2020 il vecchio Biden. Il quale allora salvò il suo partito dalla deriva - cosa di cui l’establishment gli fu sommamente riconoscente. Per placare l’ala sinistra Biden fece un gesto «identitario», si scelse come vice Kamala Harris i cui unici meriti, secondo i suoi critici, sono di essere donna e di colore. Ora i nodi vengono al pettine. Qualcuno dovrebbe convincere Biden a farsi da parte. Ma questo qualcuno non può essere associato alle fazioni che Biden sconfisse nel 2020, perché sono perfino meno credibili di lui. Poi andrebbe risolto il problema Harris. Lei si considera l’erede legittima al trono. Per quanto difficile da immaginare, è ancora meno popolare del presidente stesso. Anche lei quindi andrebbe «spinta» da parte, ma chi dovesse prendersi questa responsabilità sarebbe esposto al processo «identitario»: come osa far fuori una donna di colore. Infine, quand’anche si trovassero i notabili di partito capaci di mettere a segno le due prime operazioni, con l’allontanamento forzato di Joe e Kamala, resterebbe aperto il problema di recuperare voti fuggiti a destra perché spaventati da certe derive estremiste dei dem. Tutto questo andava fatto negli ultimi due anni, gestendo delle vere primarie aperte, un dibattito serio e senza tabù tra le varie correnti del partito. Se non è accaduto in questi anni, c’è una ragione, e anche più d’una. Era più facile continuare a demonizzare Trump, o a trascinarlo da un tribunale all’altro, che cercar di capire come questo losco personaggio possa rappresentare il «meno peggio», per quasi mezza America. - Federico Rampini, La vera vittoria di Trump
L'arma di distruzione di massa, il nichilismo della politica, il menopeggismo si è rivoltato contro i suoi stessi creatori: ottimo.
(Il candidato vincente i Dem lo avevano : Kennedy, il che rende tutto più tragicomico)
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Presto che è tardi.
Oggi riporto velocemente qualche notizia che ho una marea di cose da fare. La prima è esilarante, un signore spacca un bancomat con un crocifisso :D gli aveva ritirato la carta, i passanti indifferenti o ridacchianti però sono un segnale della società che viviamo, va bene che le banche sono quel che sono, ma il senso civico dovrebbe almeno farti dire qualcosa. Passiamo avanti, questa è da prendere un pò con le pinze, la portavoce del ministro degli esteri russo dice che "alcune proposte di pace potrebbero funzionare", direi che dipende dalle proposte in primis e poi funzionare per chi? Sicuramente per i russi, per noi europei oramai non c'è nulla da fare siamo zerbini degli yankee e grazie a questo conflitto ci siamo tirati la zappa sui piedi per ordine di washington, perché nel libero mercato si può commerciare con chiunque lo dicano loro, quindi non con i russi, senza pensare a quanto danno ha creato al nostro export di agro-alimentare verso la russia, dal vino ai prodotti per la tavola, questo non l'ha mai detto nessuno. Comunque, a bloccare ogni tipo di proposta, che sia cinese o vaticana, c'è sempre lui zello che non vuole assolutamente negoziare, naturalmente sotto ordine degli USA, quindi si continua a ingolfare sempre di più in una guerra che non voleva nessuno ma che si sta combattendo solo per il volere dei nostri alleati tossici, si sa i rapporti tossici finiscono male. La cosa strana è che ho visto uno short di Trump, guarda cosa mi tocca scrivere, che naturalmente fa sempre il bastian contrario e dice che se sale lui la guerra finisce, non è tanto una cosa da prendere sul serio, sappiamo che a fare da padrone è il congresso con i suoi agganci alle lobby delle armi, ma questo fa capire che sono proprio loro a dettare i parametri di questo scontro, che come sempre si svolge lontano dal loro territorio, cosa da tenere sempre a mente; ma supponiamo che valdimiro nella sua stronzaggine invece di tirare le atomiche su kiev le tira in alaska, così per far partire una guerra diretta, come si comporterebbero gli yankee ad un attacco diretto in casa loro? E' un'ipotesi remota e con poche probabilità, di sicuro in entrambe i casi siamo tutti fritti.
Passando ad altro, ieri ho visto il video del prof Saudino sull'incidente del suv lamborghini che è costato la vita ad un bimbo di 5 anni, il video è un pò straziante perché la passione del professore nei temi d'attualità è enorme e traspare in video chiaramente. Sappiamo dalle notizie che i ragazzi ventenni a bordo stavano facendo una challenge per youtube, per accaparrarsi like, quindi un motivo molto futile, ma subito si additano i content creator; io non ho niente contro le persone perché possono fare quello che vogliono, ma l'importante è non dare fastidio al prossimo, in questo caso è più che fastidio, ma non additerei la categoria perché oltre ai bimbiminkia dei video ad cazzum, influencer o meno, online ci sono persone, come il professore, che fanno divulgazione, didattica, informazione, ci sono quelli che promuovono la loro arte e tanto altro, canali e argomenti interessanti di ogni tipo. Il professore naturalmente esorta al pensiero, da professore di filosofia, dice che bisogna fermarsi e riflettere e sono pienamente d'accordo, ma la velocità con cui la società odierna crea e distrugge è tale che spesso si eseguono azioni solo per un torna conto, per i soldi, e negli anni sono morte svariate persone solo per un selfie o un video estremo e solo per i numeri che gli danno notorietà e forse denaro. Il discorso è lungo e complesso perché non c'è da fare la caccia alle streghe ma da riflettere sulla società in cui viviamo, perché internet e i social sono oramai una realtà che non è possibile sradicare dalle nostre vite che piaccia o no.
Posto il video del prof
youtube
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Trump taxa Canadá e México em 25% e ameaça Brasil em 100%
A partir de 1º de fevereiro, produtos do Canadá e do México ficaram mais caros nos Estados Unidos. O presidente Donald Trump anunciou, na noite de quinta-feira (30), a imposição de uma tarifa de 25% sobre bens importados desses dois países. Segundo ele, a medida foi motivada pelo crescente fluxo de imigrantes para os EUA, pelo tráfico de drogas nas fronteiras e pelos "enormes" subsídios que o governo americano concede aos seus vizinhos.
No entanto, a medida não se estende ao petróleo canadense e mexicano. "Vamos ver, depende do preço. Se eles nos venderem corretamente, talvez não precisemos taxar", afirmou Trump.
O presidente americano também mencionou a possibilidade de uma tarifa de 10% sobre todos os produtos chineses, justificando a decisão pela participação da China no comércio de fentanil, substância que tem alimentado uma grave crise de opioides nos EUA.
Além disso, o Brasil voltou a ser alvo de críticas. Trump ameaçou impor tarifas de até 100% aos países membros do Brics caso o bloco avance com a proposta de criar uma moeda própria para substituir o dólar no comércio interno do grupo. O governo brasileiro, que lidera as discussões sobre a utilização do dólar nas negociações internacionais, pode enfrentar represálias severas caso a ideia se concretize.
A escalada de tarifas reflete o tom protecionista da administração Trump, que busca renegociar as relações comerciais americanas e pressionar países considerados estratégicos para sua economia.
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Enviado de Trump sugere eleições presidenciais na Ucrânia
Kiev, Ucrânia, 3 de fevereiro de 2025 – Agência Ukrinform – O enviado especial dos Estados Unidos para a Ucrânia e Rússia, Keith Kellogg, sugeriu que a Ucrânia realize eleições presidenciais após um cessar-fogo inicial com a Rússia. A proposta foi discutida nos últimos dias por Kellogg e outros funcionários da Casa Branca, segundo fontes ouvidas pela agência Reuters. Kellogg afirmou em entrevista…
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On Thursday a bill was filed with the Italian Senate proposing that Italy withdraw from the World Health Organisation. “The League presented its bill to LEAVE the WHO (World Health Organisation), as the United States did with Donald Trump,” Matteo Salvini, the leader of Italy’s League Party said.
Please note: For English speakers it is difficult to conduct searches in Italian so we have relied on an AI-generated summary (translated into English using an online translator) as the basis for the text below. The summary was generated from the search term “Presentata la proposta l’talia fuori dall’oms.” We have shown the sources provided by the AI summary at the end of our article as “further reading.” The League[1] filed a bill in the Italian Senate on Thursday which proposes that Italy get out of the World Health Organisation (“WHO”). When announcing that the bill had been filed on Twitter, the proposal was presented as a move similar to what the United States has done under Donald Trump, who has started the withdrawal process from the WHO. The bill, filed by Senator Claudio Borghi and Deputy[2] Alberto Bagnai, proposes repealing the 1947 legislative decree linking Italy to WHO. According to League Deputies (similar to MPs), WHO is a “carriage” that rather than helping the world, only helps those who work within the organisation. Matteo Salvini, leader of the League and Minister of Infrastructure, argued that “Italy must no longer have to deal with a supranational power centre – handsomely financed by Italian taxpayers – which goes hand in hand with the multinationals of the drug.” The League proposes to use the 100 million euros that Italy contributes to WHO to support patients in Italy and finance the country’s hospitals and doctors.
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