#proposta Trump
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pier-carlo-universe · 15 days ago
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Putin Apre a Trump: Possibile Collaborazione per la Crisi Ucraina?
Congratulazioni e Prime Prospettive di Dialogo tra il Presidente Russo e l’Ex Presidente Americano per Risolvere il Conflitto in Ucraina.
Congratulazioni e Prime Prospettive di Dialogo tra il Presidente Russo e l’Ex Presidente Americano per Risolvere il Conflitto in Ucraina. L’articolo de La Repubblica, a firma di Rosalba Castelletti, offre uno sguardo approfondito sul recente scambio indiretto tra Vladimir Putin e Donald Trump riguardo alla crisi ucraina. Durante il Forum del Valdai Club, Putin ha espresso apprezzamento per la…
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falcemartello · 12 days ago
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Lo si vede in questi giorni dopo la vittoria di Trump, con un proliferare di crolli nervosi che emergono in rete e nella pubblicistica di fronte alla “vittoria del Male”, ma lo si vede continuamente in mille contesti.
Lo abbiamo visto nei giorni del Covid, dove abbiamo cercato di giustificare esibizioni di malvagità, crudeltà, auspici di morte con la dinamica psicologica della paura.
Lo vediamo nel modo in cui si sviluppano (o meglio NON si sviluppano) i discorsi sulle tematiche del “politicamente corretto” dove ogni discussione aperta è impossibile e dove sensibilità isteriche pronte a scatenarsi sbranando “il Male” sono onnipresenti. Lo vediamo nella demonizzazione delle alterità politiche sul piano internazionale.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Ciò che colpisce è come questa tendenza allo scontro inconciliabile, alla repulsione senza sconti né mediazioni, avvenga proprio nell’epoca per eccellenza della “fine delle ideologie”, della “fine delle grandi narrazioni”, della “secolarizzazione”.
Per come ci sono state raccontate molte vicende storiche, siamo abituati ad associare lo scontro senza esclusione di colpi all’attrito tra identità forti, identità collettive irriducibili, visioni del mondo radicalmente alternative. La modernità (o postmodernità) ci è invece stata spesso venduta come il luogo dove abbiamo sì sacrificato forti radicamenti, visioni ambiziose e palingenetiche, ma almeno lo abbiamo fatto nel nome della pace, della fratellanza, della pacifica convivenza in un “villaggio globale” esente da contrapposizioni radicali. Solo che le cose appaiono alquanto diverse da quanto ci è stato fatto balenare. Nel secondo dopoguerra abbiamo assistito alla capacità di riconoscimento reciproco e persino alla collaborazione pragmatica, di soggetti che pochi anni prima si erano sparati addosso, di appartenenti a visioni del mondo davvero nettamente divergenti. Democristiani e comunisti erano portatori di ideologie robuste e profondamente diverse, e tuttavia riuscirono a produrre quel mirabile ed equilibrato documento che è la Costituzione.
Persino gli ex fascisti vennero reintegrati, con la sola clausola che non pretendessero di riproporre tale quale la proposta politica che aveva portato il paese al disastro bellico (divieto di ricostituzione del PNF).
Oggi che ovunque in Occidente la “politica dell’alternanza” è alternanza tra varianti della stessa ideologia liberale, con una sovrapponibilità delle politiche al 90%, proprio oggi l’odio inconciliabile tra le parti, il mutuo disprezzo sembrano essere le caratteristiche dominanti. Come è possibile?
Ecco, credo che per capire questo stato di cose noi dobbiamo prima comprendere qualcosa di fondamentale intorno alla forma delle contrapposizioni umane.
Una contrapposizione di carattere ideale, quali che siano le idealità a confronto è una contrapposizione che si muove pur sempre in una sfera umanamente condivisibile, almeno di diritto: la sfera delle idee appunto.
Un’idea diversa da un’altra, una ragione inconciliabile con un’altra ragione sono pur sempre idee e ragioni, e come tali sono potenzialmente condivisibili: è possibile cambiare idea, è possibile comprendere le ragioni altrui.
Questo significa, banalmente, che due visioni del mondo articolate in idee e ragioni, per quanto possano essere diverse, sono comunque parte di un comune gioco umano.
Il processo di disumanizzazione avviene invece in forme diverse, essenzialmente prepolitiche, tipicamente radicate in variabili naturali. Il caso idealtipico è naturalmente il razzismo, dove qualunque cosa il “razzialmente-diverso-e-inferiore” faccia o dica diventa irrilevante, perché niente potrà cambiare la sua “inferiorità naturale”.
Ma questa sfera naturale e prepolitica è, in effetti, divenuta nel discorso pubblico contemporaneo la sfera dominante.
Così, non rileva se Trump e Harris avessero contenuti decenti o indecenti, seri o ridicoli; a questione seriamente discussa diventa: “Com’è possibile che le donne, o gli immigrati, o i “colored”, ecc non abbiano votato per <<uno dei loro>>?” La differenza politica in primo piano ora appartiene ad una sfera prepolitica, naturalistica, impermeabile alla ragione.
L’aver trasformato la politica in una competizione tra gruppi di interesse, lobby, e l’aver svuotato la sfera ideologica convergono nel trasformare il discorso pubblico in una sorta di “razzismo universale”.
Che le differenze siano di “razza”, “genere”, orientamento sessuale, etnia, o che trascolorino in giudizi di ordine psichiatrico, epidermico, antropologico, comunque ci troviamo su di un terreno dove le ragioni non hanno più cittadinanza: resta solo la ripulsa (o l’attrazione) istintiva.
La distruzione della sfera politica, nutrita e alimentata per decenni dal “pilota automatico dell’economia”, è arrivata al capolinea, producendo una nuova forma di tribalismo naturalistico, di “razzismo universale polimorfo”, che non conosce più alternative all’esclusione dell’altro, eventualmente al suo annichilimento.
Lungi dall’essere il viatico per forme di pacifica convivenza, la distruzione delle identità politiche e delle ideologie porta con sé il germe del conflitto senza limiti.
Le premesse per un futuro di guerre civili all’interno e disposizioni genocide all’esterno sono state poste.
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curiositasmundi · 8 months ago
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La bozza di conclusioni uscita dal vertice dei capi di Stato e di governo europei sottolinea la necessità “imperativa” di preparare i cittadini Ue al rischio di guerra “in vista di una futura strategia di prontezza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, due giorni fa, ha usato le parole di Cicerone, annunciando esplicitamente: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che aveva ulteriormente chiarito: “Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare, sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”.
Il testo sottolinea anche la necessità di sviluppare un piano per una preparazione militare-civile coordinata e rafforzata, insieme a una gestione strategica delle crisi, considerando l’evoluzione del panorama delle minacce. Ciò che rende questa situazione ancora più tangibile è il fatto che questo appello è inserito nella sezione “militare” del documento. È un chiaro segnale che l’Unione Europea si sta preparando all’eventualità di un conflitto armato. Tanto che lo stesso Borrell ha invitato ad abbassare un pò i toni per “non spaventare i cittadini europei”.
Il nuovo strumento di assistenza militare all’Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c’è la anche la proposta sull’uso dei profitti degli asset russi per comprarci armi e munizioni fa fornire a Kiev. Dal febbraio 2022 la UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, di cui 33 miliardi in aiuti militari.
Ma a rendere il tutto ancora più inquietante è lo spettro del casus belli che potrebbe portare i paesi europei alla guerra con la Russia.
“L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche”. A scriverlo una veterana del Sole 24 Ore, l’editorialista Adriana Cerretelli che da anni segue la politica europea per il principale quotidiano economico italiano.
“Dietro garanzia di anonimato il nostro interlocutore, politico europeo di alto rango, evoca l’attacco a sorpresa del Giappone alla base navale americana nel Pacifico, quello che nel 1941 ruppe la neutralità degli Stati Uniti, facendone dal giorno dopo i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale a fianco dell’Europa democratica contro la Germania di Hitler”.
La Cerretelli scrive su Il Sole 24 Ore del 20 marzo che il vertice del Consiglio europeo in corso a Bruxelles “è il secondo vertice europeo di guerra dopo quello che due anni fa si tenne a Versailles”.
L’editorialista sottolinea come ci siano ancora divergenze in seno all’Unione Europea ma che “la certezza dell’instabilità continentale, l’esplosione del Medio Oriente dopo il massacro del 7 Ottobre, lo shock di novembre se l’America optasse per il ritorno di Trump, salvo sorprese antieuropeo, antiNato e filo-Putin, hanno prodotto profondi ripensamenti”.
Secondo la Cerretelli l’invio di «soldati sul campo», evocato dalla Francia di Macron e sconfessato a metà dopo il no generale, non è sparito dai radar. Come la questione dei missili tedeschi Taurus, che per il cancelliere Scholz è «prudente» non dare agli ucraini ma per altri sono un deterrente indispensabile.
In Europa, dove in alcuni paesi torna la coscrizione obbligatoria, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella consueta lettera di invito ai 27 paesi membri della Ue, ha scritto che: “Siamo di fronte alla più grande minaccia alla nostra sicurezza dalla Seconda Guerra mondiale, è tempo di fare passi concreti”. E poi ha citato Cicerone: “se vuoi la pace prepara la guerra”.
La storia insegna molte cose, anche come cominciano le guerre. Più difficile è sapere in anticipo come vanno a finire e di solito finiscono male per molti.
Fermiamoli, con ogni mezzo necessario!!
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pettirosso1959 · 11 days ago
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Il circo globale del clima, formalmente noto come 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29), è in corso a Baku, in Azerbaigian, e il tempismo non potrebbe essere migliore. O peggio, a seconda della prospettiva.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha dato un meritato pugno allo stomaco ai fedeli del clima riuniti.
Dopotutto, nulla rovina un buon sermone sulla salvezza planetaria come un parrocchiano che rifiuta di prendere sul serio il vangelo.
Mentre i delegati della COP29 si affrettano a produrre "consenso", la realtà è chiara: la politica climatica globale è sempre stata un castello di carte e l'elezione di Trump è la folata di vento che mette a nudo le sue fragili fondamenta.
Dite quello che volete su Trump, ma almeno lui è coerente. Il suo primo mandato ha fatto a pezzi l'Accordo di Parigi e ha promosso senza scuse l'indipendenza energetica americana, dando priorità al pragmatismo economico rispetto ai nebulosi obiettivi climatici. Ora, con un secondo mandato, i crociati del clima stanno sudando, non a causa del riscaldamento globale, ma perché i loro piani multimiliardari dipendono dalla cooperazione indiscussa degli Stati Uniti.
Lo stesso Accordo di Parigi, salutato come una pietra miliare nella diplomazia climatica, è fondamentalmente inefficace. Anche l'Agenzia Internazionale dell'Energia (AIE) ammette che gli impegni attuali sono ben lontani dagli obiettivi che sostiene siano necessari. Con Trump di nuovo al potere, anche queste promesse inefficaci rischiano di essere ignorate. Siamo onesti: non dovremmo applaudire la chiarezza? Almeno qualcuno è disposto a smascherare il bluff.
Se la vittoria di Trump non è sufficiente a inasprire l'umore a Baku, l'assenza dei principali leader mondiali ha sicuramente fatto il di peggio. Ursula von der Leyen dell'Unione Europea, Lula da Silva per il Brasile e altre figure di spicco sono convenientemente "troppo occupate" per partecipare, lasciando il "coro del clima" senza i suoi solisti di punta.
Questa mancanza di presenze è più di un conflitto di programmazione; è un silenzioso riconoscimento che la routine del vertice sul clima sta perdendo vigore. Decenni di riunioni annuali della COP hanno prodotto ben poco, al di là di comunicati gonfiati e accordi inapplicabili. I veri credenti, naturalmente, emergeranno ancora con proclami di "progresso", ma chiunque presti attenzione sa la verità: le ruote si stanno staccando dal carro...
Uno dei principali punti all'ordine del giorno della COP29 è la proposta di incanalare 1 trilione di dollari all'anno ai paesi in via di sviluppo per l'adattamento e la mitigazione del clima. Come finanziare questo massiccio trasferimento di ricchezza? Le idee spaziano dalla tassazione delle compagnie petrolifere alle tasse sui viaggi aerei e sulle spedizioni.
È una truffa impressionante, ma analizziamola. I paesi in via di sviluppo chiedono risarcimenti per un problema che sostengono di non aver causato, mentre le nazioni ricche promettono denaro che non hanno. Anche se queste tasse si materializzassero (altamente dubbio), i fondi sarebbero probabilmente sperperati in sciocchezze come i parchi solari che smettono di funzionare dopo due anni o le turbine eoliche che non possono sopravvivere a una forte brezza.
Le voci più forti alla COP29 provengono da paesi che si dipingono come vittime delle nazioni industrializzate. Eppure molti di questi stessi paesi stanno raddoppiando i progetti di carbone, petrolio e gas, dimostrando ancora una volta che l'ipocrisia è la vera risorsa rinnovabile. Con Trump che non è disposto a fare il benefattore oppresso dai sensi di colpa, queste nazioni potrebbero dover ripensare la loro strategia o, meglio ancora, concentrarsi su un vero sviluppo invece di inseguire l'elemosina per il clima.
Scegliere l'Azerbaigian per ospitare la COP29 è o il massimo dell'ironia o un momento di chiarezza. Una nazione la cui economia dipende dalle esportazioni di petrolio e gas è ora il palcoscenico per le discussioni globali sull'eliminazione graduale dei combustibili fossili. È come chiedere a una volpe di fare la guardia al pollaio e poi consegnarle un libro di cucina.
La linea ufficiale è che l'Azerbaigian si sta diversificando nelle energie rinnovabili, ma non prendiamoci in giro. Ospitare la COP29 è una trovata pubblicitaria, un'opportunità per lucidare l'immagine del paese continuando a rastrellare profitti dalle stesse risorse che la folla del clima vuole eliminare.
La scelta dell'Azerbaigian è emblematica di una verità più ampia: la diplomazia climatica è piena di contraddizioni. I leader mondiali predicano l'austerità mentre volano su jet privati. Le nazioni dipendenti dai combustibili fossili promettono lo zero netto. E ora, i campioni della decarbonizzazione si incontrano in un petrostato. È tutto teatro, e il pubblico è sempre più stanco.
Ammettiamolo: il processo COP non è mai stato progettato per avere successo. Si basa su accordi inapplicabili e sulla buona volontà di nazioni con interessi contrastanti. Il risultato è un ciclo prevedibile di annunci esagerati, promesse vaghe e poca azione.
Richiedendo l'unanimità, i vertici della COP garantiscono di fatto la mediocrità. Ogni nazione ha il diritto di veto, e qualsiasi proposta seria è ridotta a insignificante. Se a questo si aggiunge l'instabilità politica nei paesi chiave – Trump negli Stati Uniti, le tensioni geopolitiche in Europa e le turbolenze economiche nei paesi in via di sviluppo – le crepe nel sistema diventano evidenti.
La parte più divertente della COP29 è la pretesa che tutto questo sia importante. Anche se il fondo proposto da 1 trilione di dollari fosse pienamente realizzato (avviso spoiler: non lo sarà), non intaccherebbe le emissioni globali. Perché? Perché la Cina e l'India, i maggiori emettitori del mondo, stanno ancora costruendo centrali a carbone più velocemente di quanto si possa dire "compensazione del carbonio".
La rielezione di Trump è un forte promemoria dell'inutilità delle politiche climatiche globali. Il suo rifiuto impenitente dell'ortodossia climatica mette a nudo ciò che molti già sospettano: questi vertici sono poco più che elaborate sciarade, avulse dalla realtà pratica e piene di contraddizioni.
Invece di lamentarsi del ritorno di Trump, forse i fedeli del clima dovrebbero ringraziarlo. Rifiutandosi di stare al gioco, sta esponendo la vacuità della loro agenda. E se la COP29 non otterrà nulla oltre a dimostrare questa verità, allora sarà stato un vertice degno di essere ricordato.
Da Fernan. Arnò, FB.
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multipolar-online · 5 months ago
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6 patos mancos e Giorgia Meloni: conheça a turma do G7 de 2024
A reunião desta semana dos líderes do G7 na Itália parece mais a última ceia do que uma demonstração de poder ocidental.
13 DE JUNHO DE 2024 04:00 CETPOR HANNAH ROBERTS, ZI-ANN LUM, KYLE DUGGAN, MATT BERG, ERIC BAZAIL-EIMIL E TIM ROSS no POLITICO
ROMA — Com a guerra na Ucrânia em seu terceiro ano, partidos de extrema direita invadindo os centros de poder da Europa e do Oriente Médio em chamas, o mundo democrático precisa urgentemente de uma liderança forte do G7 nesta semana.
Sonhe.
A cúpula do G7 no balneário de Borgo Egnazia, no sul da Itália, apresenta sem dúvida a reunião de líderes mais fraca que o grupo reuniu durante anos. A maioria dos participantes está distraída com eleições ou crises domésticas, desiludida com anos no cargo ou agarrada desesperadamente ao poder.
O francês Emmanuel Macron e o britânico Rishi Sunak estão lutando contra campanhas eleitorais antecipadas que convocaram em esforços de última hora para reverter suas fracas fortunas.
O alemão Olaf Scholz foi humilhado por nacionalistas de extrema-direita nas eleições para o Parlamento Europeu do último fim de semana e pode ser derrubado em breve.
Justin Trudeau, primeiro-ministro há nove anos no Canadá, falou abertamente sobre deixar seu emprego "louco".
O japonês Fumio Kishida está enfrentando sua pior avaliação pessoal antes de uma disputa pela liderança no final deste ano.
E há ainda Joe Biden.
O filho do presidente dos Estados Unidos, Hunter, de 81 anos, foi considerado culpado de acusações de porte de arma na terça-feira, apenas duas semanas antes do primeiro debate crucial de seu pai com um ressurgente Donald Trump em uma campanha presidencial que o democrata corre sério risco de perder.
"Com exceção de Meloni, os líderes na cúpula do G7 são todos muito fracos", disse Ivo Daalder, que atuou como embaixador dos EUA na Otan durante o governo do ex-presidente Barack Obama. "Trudeau provavelmente não vai ganhar a próxima eleição. Biden tem uma disputa eleitoral difícil. Scholz está enfraquecido. Macron está enfraquecido. Sunak é um 'homem morto andando', e Kishida também tem problemas sérios em casa."
Fã de Tolkien
A italiana Giorgia Meloni, por outro lado, não consegue parar de vencer.
Dois anos depois de chegar ao poder como líder do partido de extrema-direita Irmãos da Itália, a popular fã de Tolkien de um distrito de colarinho azul de Roma aumentou a participação popular de seu partido nas eleições europeias de domingo. Ela agora está pronta para desempenhar um papel crítico moldando a direção futura da política da UE em Bruxelas.
Mas Meloni não lidera uma superpotência. No cenário internacional, há muito que a Itália, a nona maior economia do mundo, pode fazer.
Há meses, sob administração italiana, autoridades da Europa e dos EUA tentam martelar suas diferenças para anunciar um plano do G7 para alavancar ativos russos congelados em bancos ocidentais para fornecer um enorme empréstimo à Ucrânia.
Mas, às vésperas da cúpula, ainda não há sinal de acordo. Em vez disso, as autoridades europeias estão expressando raiva palpável com uma proposta dos EUA de compartilhar o ônus do financiamento como excessivamente unilateral e um passivo potencialmente maciço para a UE.
A Ucrânia, que ainda luta para repelir a invasão da Rússia, precisa do dinheiro urgentemente.
Se a proposta de empréstimo não puder ser assinada na Puglia, as negociações correm o risco de se arrastar até o verão e perigosamente perto das eleições americanas de novembro. Poucas autoridades europeias estão confiantes de que, se Trump vencer, ele se mostrará um aliado confiável na guerra da Ucrânia contra a Rússia. E, independentemente do resultado, uma campanha presidencial atingindo seu clímax de alteração da democracia não será um momento propício para fechar acordos multilaterais com os Estados Unidos.
Isso não torna um acordo do G7 mais provável. Todos os homens à mesa da cimeira têm razões para se preocuparem com as preocupações internas, ninguém mais do que o Presidente francês, enredado numa campanha eleitoral antecipada de sua própria autoria. "Vai ser muito difícil para Macron concordar com o uso de ativos russos antes do fato de que ele tem uma eleição", disse Daalder.
Mesmo seus próprios colegas de partido não querem o rosto de Macron em seus cartazes de campanha ou mesmo ouvir sua voz no rádio, temendo que ele agora seja tão tóxico que os leve ao desastre eleitoral.
O reitor
No Canadá, Trudeau chegou a aspirar a ser "reitor" do G7. Apesar das convulsões em todo o mundo, o gabinete de Trudeau ainda acredita que o G7 funciona "de forma extremamente eficaz", com um alto funcionário canadense dizendo: "Não acho que a banda esteja à beira de se separar".
Mas com a próxima eleição do Canadá no horizonte, o sol também pode estar se pondo em Trudeau. Neste momento, espera-se que ele perca em uma derrota esmagadora para seu principal adversário, o líder conservador Pierre Poilievre.
"Vimos em todo o mundo uma ascensão de forças populistas de direita em praticamente todas as democracias", disse Trudeau na segunda-feira na cidade de Quebec, em resposta à pergunta de um repórter sobre a ascensão da direita na França. "É preocupante ver partidos políticos optando por instrumentalizar a raiva, o medo, a divisão, a ansiedade."
No Reino Unido, Sunak enfrenta uma derrota histórica para seu Partido Conservador após 14 anos conturbados no poder. As pesquisas indicam que a eleição de 4 de julho resultará em uma derrota de centro-esquerda para o líder trabalhista da oposição, Keir Starmer, então o que Sunak disser na Puglia nesta semana provavelmente atrairá sorrisos educados.
Biden também está indo para a Itália em meio a uma eleição iminente e pesquisas desfavoráveis. Ele está tendo que fazer grandes promessas aos eleitores sobre o que um segundo mandato poderia entregar, sem garantias de que estará no cargo para executá-las.
Na Europa, a maioria dos governos está menos interessada em Biden do que preocupada com a perspectiva de Trump voltar a perturbar a ordem mundial mais uma vez.
Mesmo que os líderes não consigam avançar no financiamento da Ucrânia, a cúpula marca uma oportunidade para seu anfitrião, pelo menos.
O momento de Meloni
De acordo com autoridades italianas, falando como outros sob condição de anonimato para discutir assuntos sensíveis, Meloni usará a cúpula para promover os interesses da Itália. Ela também deve se envolver em conversas com líderes da UE sobre quem deve receber os principais cargos do bloco, incluindo a potencial recondução de Ursula von der Leyen como presidente da Comissão Europeia. Para garantir um segundo mandato, Von der Leyen precisa tanto do apoio de líderes da UE, como Meloni, quanto de uma maioria no Parlamento recém-eleito.
"Saímos como o governo mais fortalecido, indo na contramão da tendência", disse Meloni à rádio RTL na segunda-feira. "Entre os governos dos grandes países europeus, somos certamente os mais fortes. Não pretendo usar esse resultado para mim, mas usar cada voto para a centro-direita para obter resultados para os italianos."
A agenda que Meloni definiu para a cúpula se apega aos interesses estratégicos da Itália - incluindo África, migração e Mediterrâneo. Seu governo pretende aproveitar o investimento em infraestrutura africana para reduzir o apelo da migração em massa para a Europa, enquanto sua equipe também quer fechar acordos com países africanos para bloquear a migração.
O sucesso eleitoral de Meloni a ajudará a atrair apoio para seus temas de estimação, disse Giovanni Orsina, professor de história política da Universidade Luiss, em Roma. "Com um G7 liderado pela Itália e ocorrendo na Itália, Meloni pode entrar com toda a sua força política."
Embora a influência de Roma seja limitada em comparação com os principais atores do G7, como os EUA, sugeriu Orsina, Meloni é "certamente muito forte agora" e, "se for habilidosa, pode acabar com um sucesso internacional importante, conseguindo colocar os assuntos importantes para ela na agenda".
"Poucos líderes conseguem ganhar votos depois de dois anos governando."
Miles Herszenhorn contribuiu com reportagens.
#G7
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percival895 · 5 months ago
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Provo a riassumere come i democratici si sono cacciati in questo pasticcio.  Primo, quei dem che hanno maggiore visibilità (perché governano sulle due coste, perché controllano i social media e grandi tv e giornali, perché dominano a Hollywood e in altri potentati della cultura di massa, perché hanno fiumi di denaro da Wall Street e da BigTech) hanno ignorato un vasto rigetto popolare verso gli aspetti più radicali e controversi della loro proposta politica: le frontiere aperte all’immigrazione clandestina; un ambientalismo apocalittico che ha in odio l’economia di mercato e la crescita; un anti-razzismo che si è rovesciato in forme di razzismo contro i bianchi nelle dottrine woke insegnate in tante scuole e università; un’agenda Lgbtq+ promossa in modo arrogante e sprezzante verso chi ancora segue modelli di vita e di famiglia tradizionali.  Tutto questo descrive solo l’ala più radicale del partito di Biden, che ha ancora un vasto centro moderato. Ma poiché gli estremisti avevano una visibilità e un’influenza preponderante nella «bolla» e nei media, il partito democratico nel 2020 ha rischiato seriamente di presentare uno di loro come candidato. Finché gli elettori moderato-conservatori della base afroamericana hanno ripescato nelle primarie del 2020 il vecchio Biden. Il quale allora salvò il suo partito dalla deriva - cosa di cui l’establishment gli fu sommamente riconoscente. Per placare l’ala sinistra Biden fece un gesto «identitario», si scelse come vice Kamala Harris i cui unici meriti, secondo i suoi critici, sono di essere donna e di colore. Ora i nodi vengono al pettine. Qualcuno dovrebbe convincere Biden a farsi da parte. Ma questo qualcuno non può essere associato alle fazioni che Biden sconfisse nel 2020, perché sono perfino meno credibili di lui.  Poi andrebbe risolto il problema Harris. Lei si considera l’erede legittima al trono. Per quanto difficile da immaginare, è ancora meno popolare del presidente stesso. Anche lei quindi andrebbe «spinta» da parte, ma chi dovesse prendersi questa responsabilità sarebbe esposto al processo «identitario»: come osa far fuori una donna di colore. Infine, quand’anche si trovassero i notabili di partito capaci di mettere a segno le due prime operazioni, con l’allontanamento forzato di Joe e Kamala, resterebbe aperto il problema di recuperare voti fuggiti a destra perché spaventati da certe derive estremiste dei dem. Tutto questo andava fatto negli ultimi due anni, gestendo delle vere primarie aperte, un dibattito serio e senza tabù tra le varie correnti del partito. Se non è accaduto in questi anni, c’è una ragione, e anche più d’una. Era più facile continuare a demonizzare Trump, o a trascinarlo da un tribunale all’altro, che cercar di capire come questo losco personaggio possa rappresentare il «meno peggio», per quasi mezza America. - Federico Rampini, La vera vittoria di Trump
L'arma di distruzione di massa, il nichilismo della politica, il menopeggismo si è rivoltato contro i suoi stessi creatori: ottimo.
(Il candidato vincente i Dem lo avevano : Kennedy, il che rende tutto più tragicomico)
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gcorvetti · 1 year ago
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Presto che è tardi.
Oggi riporto velocemente qualche notizia che ho una marea di cose da fare. La prima è esilarante, un signore spacca un bancomat con un crocifisso :D gli aveva ritirato la carta, i passanti indifferenti o ridacchianti però sono un segnale della società che viviamo, va bene che le banche sono quel che sono, ma il senso civico dovrebbe almeno farti dire qualcosa. Passiamo avanti, questa è da prendere un pò con le pinze, la portavoce del ministro degli esteri russo dice che "alcune proposte di pace potrebbero funzionare", direi che dipende dalle proposte in primis e poi funzionare per chi? Sicuramente per i russi, per noi europei oramai non c'è nulla da fare siamo zerbini degli yankee e grazie a questo conflitto ci siamo tirati la zappa sui piedi per ordine di washington, perché nel libero mercato si può commerciare con chiunque lo dicano loro, quindi non con i russi, senza pensare a quanto danno ha creato al nostro export di agro-alimentare verso la russia, dal vino ai prodotti per la tavola, questo non l'ha mai detto nessuno. Comunque, a bloccare ogni tipo di proposta, che sia cinese o vaticana, c'è sempre lui zello che non vuole assolutamente negoziare, naturalmente sotto ordine degli USA, quindi si continua a ingolfare sempre di più in una guerra che non voleva nessuno ma che si sta combattendo solo per il volere dei nostri alleati tossici, si sa i rapporti tossici finiscono male. La cosa strana è che ho visto uno short di Trump, guarda cosa mi tocca scrivere, che naturalmente fa sempre il bastian contrario e dice che se sale lui la guerra finisce, non è tanto una cosa da prendere sul serio, sappiamo che a fare da padrone è il congresso con i suoi agganci alle lobby delle armi, ma questo fa capire che sono proprio loro a dettare i parametri di questo scontro, che come sempre si svolge lontano dal loro territorio, cosa da tenere sempre a mente; ma supponiamo che valdimiro nella sua stronzaggine invece di tirare le atomiche su kiev le tira in alaska, così per far partire una guerra diretta, come si comporterebbero gli yankee ad un attacco diretto in casa loro? E' un'ipotesi remota e con poche probabilità, di sicuro in entrambe i casi siamo tutti fritti.
Passando ad altro, ieri ho visto il video del prof Saudino sull'incidente del suv lamborghini che è costato la vita ad un bimbo di 5 anni, il video è un pò straziante perché la passione del professore nei temi d'attualità è enorme e traspare in video chiaramente. Sappiamo dalle notizie che i ragazzi ventenni a bordo stavano facendo una challenge per youtube, per accaparrarsi like, quindi un motivo molto futile, ma subito si additano i content creator; io non ho niente contro le persone perché possono fare quello che vogliono, ma l'importante è non dare fastidio al prossimo, in questo caso è più che fastidio, ma non additerei la categoria perché oltre ai bimbiminkia dei video ad cazzum, influencer o meno, online ci sono persone, come il professore, che fanno divulgazione, didattica, informazione, ci sono quelli che promuovono la loro arte e tanto altro, canali e argomenti interessanti di ogni tipo. Il professore naturalmente esorta al pensiero, da professore di filosofia, dice che bisogna fermarsi e riflettere e sono pienamente d'accordo, ma la velocità con cui la società odierna crea e distrugge è tale che spesso si eseguono azioni solo per un torna conto, per i soldi, e negli anni sono morte svariate persone solo per un selfie o un video estremo e solo per i numeri che gli danno notorietà e forse denaro. Il discorso è lungo e complesso perché non c'è da fare la caccia alle streghe ma da riflettere sulla società in cui viviamo, perché internet e i social sono oramai una realtà che non è possibile sradicare dalle nostre vite che piaccia o no.
Posto il video del prof
youtube
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scienza-magia · 2 days ago
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Diamanti nei nuovi chip per computers
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Diamanti per raffreddare i chip? Previste riduzioni delle temperature fino a 20 °C. Akash Systems, società che sta sviluppando una tecnologia di raffreddamento a base di diamante per i semiconduttori, ha firmato un memorandum preliminare con il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti nell'ambito del CHIPS Act.di Manolo De Agostini. Il raffreddamento a base di diamanti potrebbe rivoluzionare il settore dei semiconduttori, garantendo prestazioni superiori e una maggiore efficienza energetica. La startup Akash Systems ha firmato un accordo preliminare per ricevere 18,2 milioni di dollari di finanziamenti attraverso il CHIPS Act statunitense, insieme a 50 milioni di dollari in crediti d'imposta federali e statali, per portare la sua promettente tecnologia dai laboratori al mondo reale. Akash Systems è una startup di Oakland che sta cercando di sfruttare le proprietà uniche del diamante sintetico per migliorare le prestazioni dei chip elettronici. La società ha attirato l'attenzione non solo per il suo approccio innovativo, ma anche per il potenziale impatto che potrebbe avere su settori come le comunicazioni satellitari e i datacenter. La tecnologia proposta da Akash Systems prevede la fusione del diamante sintetico con materiali conduttivi come il nitruro di gallio. Il diamante è noto per essere cinque volte più conduttivo termicamente rispetto al rame, rendendolo ideale per dissipare il calore generato dall'elettronica. A differenza di altri materiali, il diamante non conduce elettricità, permettendo così ai chip di funzionare in modo tradizionale mentre beneficiano di una maggiore efficienza termica.
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Le premesse sono entusiasmanti: si parla di una riduzione della temperatura di picco di 20 °C (in una nota si cita un calo di 10-20 °C dell'hotspot delle GPU), una diminuzione della velocità delle ventole del 50% e un aumento del 25% nelle capacità di overclocking, il tutto con una durata dei server raddoppiata. Questi miglioramenti potrebbero contenere il fenomeno del thermal throttling, che limita le prestazioni dei chip quando raggiungono temperature estremamente elevate. "I diamanti usano in fononi e, in linea di principio, i fononi possono trasferire il calore in modo molto più efficiente degli elettroni. Mentre il rame ha una conducibilità termica di circa 400W/m Kelvin, il diamante raggiunge 2000W/m Kelvin, il che lo rende cinque volte più conduttivo termicamente del rame e anche il materiale più termicamente conduttivo al mondo", spiega in un video Daniel Francis, VP per i materiali di Akash Systems. La tecnologia di raffreddamento a base di diamante ha applicazioni promettenti anche nel campo delle comunicazioni satellitari. Grazie alle sue proprietà termiche superiori, potrebbe consentire velocità di trasmissione dati cinque-dieci volte superiori rispetto alle tecnologie attuali, aumentando l'affidabilità e riducendo le dimensioni dei dispositivi fino al 50%. La necessità di avere sempre maggiore potenza, specie in ambito datacenter, si scontra con la difficoltà nel raffreddare l'elettronica con metodi efficienti, sia tecnicamente che sotto un profilo economico. Per questo motivo c'è molto fermento nel settore. Trattandosi di un accordo preliminare e non vincolante, non è detto che gli incentivi promessi saranno confermati. Il Presidente eletto Donald Trump ha criticato la legge nel suo complesso, ed è per questo motivo che le aziende stanno cercando di ottenere l'approvazione dei contratti prima che la sua amministrazione entri in carica il 20 gennaio 2025. Tra queste, nelle scorse ore, c'è riuscita TSMC. Akash Systems - How Our Technology Works https://youtu.be/MouPhUIeoEo?si=BiklMMts59eCyI6C Read the full article
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Press Center 14-11-2024
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