#primo paradiso
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autoritratto una 27
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Sandra e Luisa (2 di 2) "Complicità femminile"

Ah, ah: vedi che ho ragione, Sandra? Sei proprio una vera puttana dentro. Sicuramente di gran classe, con ottimi studi alle spalle e una brillante posizione sociale; ma pur sempre una vera troia DOC! Sono contenta che tu non abbia perso tempo e abbia finalmente rimpiazzato quel mezz'uomo di scarso valore e di pochi attributi del tuo amante - te l'ho sempre detto, no? - con un uomo vero. Stagionatello, ma vero: un camionista con un grande membro e soprattutto uno che finalmente ha dei veri coglioni. Un maschio tosto che ti squarta e ti inonda.
Dai, che mi devi raccontare tutto nei minimi dettagli e quindi ci dobbiamo vedere, che abbiamo molto da aggiornarci a vicenda. E allora giovedì prossimo o sposti l'appuntamento col tuo maturo stallone o altrimenti in qualche modo anticipalo al primo pomeriggio, che poi ti aspetto al mio capanno in campagna. E stavolta non saranno solo due chiacchiere: confesso che alle mie dita e alla mia bocca mancano da un po’ di tempo la tua fica e il tuo grande, bellissimo, sodo culo da torturare.

E poi per dirla tutta ho un gran bisogno di averti un'oretta stretta a me nel letto, che è tanto che non lo facciamo. Ho bisogno della tenerezza intima tra noi due. Ah: ti devo pure aggiornare sulla mia storia con Enrico. Comunque, se proprio lo vuoi sapere, al mio ano e alla mia vulva manca molto la tua manina gentile ma esperta e il modo in cui riesci in un attimo ad infilarmela tutta dentro, facendomi provare il paradiso! Sei sempre una deliziosa troietta. E mi manchi. O sono io che con l'età sono diventata una viziosa spregiudicata? Ah, ah, ah… Baci. Fatti sentire per telefono per i dettagli a voce. Luisa.

RDA
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PALERMO - SAN GIUSEPPE DEI TEATINI
Nel mio post precedente ho accennato la chiesa di San Giuseppe dei Teatini e mi è venuta voglia di rivederla anche se, nei vecchi post, ne ho già parlato parlato abbondantemente. La chiesa, oltre che per ragioni religiosi, merita di essere ancora una volta descritta per i suoi pregi artistici. È infatti una di quelle poche chiese che contengono capolavori di tutti quegli artisti siciliani e non che sono stati protagonisti del Barocco Siciliano, da Borremans a Marabitti, da Serpotta fino a fra Umile da Petralia. In aggiunta agli affreschi o alle sculture di questi grandi artisti, vi sono le opere di decine di artisti minori e sconosciuti che hanno contribuito a rendere la chiesa di San Giuseppe una delle più belle della Sicilia.
La chiesa si trova proprio nel cuore di Palermo circondata da altre bellissime opere come i Quattro Canti o Piazza Pretoria. In realtà, quando nel 1600 i frati Teatini arrivarono in Sicilia invitati dal Vicerè per educare i rampolli della nobiltà siciliana, non avevano una chiesa in cui collocarsi e con le cui rendite poter sopravvivere. Fu la Congregazione dei Falegnami ad invitarli a risiedere nella chiesa di San Giuseppe che era il loro santo protettore e che gli era stata affidata pochi anni prima. All’inizio del 1600 i frati iniziarono quindi i lavori per ammodernare secondo il gusto dell’epoca la chiesa. Forse non a caso il primo capocantiere fu un laico dei Teatini che nella nativa Savona era Giacomo Besio valente scalpellino. Forse per la bravura e conoscenza del Besio, accanto agli affreschi e alle sculture, la chiesa si rivesti di preziosi marmi provenienti dalle cave siciliane (come quello delle colonne) o dalla Toscana. L’effetto finale che proviamo nel visitare la chiesa è molto simile alla sindrome di Stendhal, cioè il perdersi, restando disorientato e stupito, di fronte agli arabeschi e alle policromie che ricoprono gli altari e le pareti. Un arabescare di motivi floreali e blasoni nobiliari che fanno perdere orientamento e senso del tempo con l’obiettivo non solo di magnificare la ricchezza e devozione dei frati Teatini, ma forse anche di dare la sensazione di essere arrivati in paradiso, tra le volute delle nubi e lo splendore della santità.
In my previous post I mentioned the church of San Giuseppe dei Teatini and I wanted to see it again even though, in old posts, I have already spoken about it extensively. The church, in addition to religious reasons, deserves to be described once again for its artistic merits. It is in fact one of those few churches that contain masterpieces by all those Sicilian and non-Sicilian artists who were protagonists of the Sicilian Baroque, from Borremans to Marabitti, from Serpotta to Fra Umile da Petralia. In addition to the frescoes or sculptures of these great artists, there are the works of dozens of minor and unknown artists who have contributed to making the church of San Giuseppe one of the most beautiful in Sicily. The church is located right in the heart of Palermo surrounded by other beautiful works such as the Quattro Canti or Piazza Pretoria. In reality, when in 1600 the Theatine friars arrived in Sicily invited by the Viceroy to educate the offspring of the Sicilian nobility, they did not have a church in which to place themselves and with whose income they could survive. It was the Congregation of Carpenters who invited them to reside in the church of San Giuseppe, who was their patron saint and who had been entrusted to them a few years earlier. At the beginning of the 17th century, the friars began work to modernise the church according to the taste of the time. Perhaps it is no coincidence that the first foreman was a lay member of the Theatines, who in his native Savona was Giacomo Besio, a skilled stonemason. Perhaps due to Besio's skill and knowledge, in addition to the frescoes and sculptures, the church was covered in precious marble from Sicilian quarries (such as that of the columns) or from Tuscany. The final effect we experience when visiting the church is very similar to Stendhal's syndrome, that is, getting lost, disoriented and amazed, in front of the arabesques and polychromes that cover the altars and walls. An arabesque of floral motifs and noble coats of arms that make one lose one's bearings and sense of time, with the aim not only of magnifying the wealth and devotion of the Theatine friars, but perhaps also of giving the sensation of having arrived in paradise, among the swirls of clouds and the splendor of sanctity.
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(Foto mia scattata a Bergamo)
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In Italia la Lega (primo firmatario il capogruppo sen. Romeo) vuole una legge penale per impedire le critiche a Israele.
In Francia Macron ne vuole una che commina tre anni di carcere e una multa pesantissima a chi dissuade dall'uso dei vaccini, definiti ufficialmente "sicuri".
In Lombardia l'assessore Bertolaso vuole la tessera sanitaria a punti per costringere il popolo ad adottare "comportamenti salutari".
In tutta la UE da ieri l'altro la Commissione può stabilire che quello che scrivo è illegale e farmi spegnere l'account SENZA l'ordine di un giudice.
Negli USA si levano addirittura voci che vorrebbero perseguire penalmente per attività sovversive quelli che dubitano dell'allunaggio nel 1969 👀
Dicono che l'Occidente è il paradiso della libertà, e che dobbiamo difenderci dai tiranni.
Comincerei dal difenderci da quelli di casa nostra, che distribuendo etichette di "negazionista" a piacimento pian piano uccidono la democrazia.
Comunque speriamo che ci tuteli Mattarella ...🤐
(Massimo Montanari)
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Via del Campo c'è una graziosa
Gli occhi grandi color di foglia
Tutta notte sta sulla soglia
Vende a tutti la stessa rosa
Via del Campo c'è una bambina
Con le labbra color rugiada
Gli occhi grigi come la strada
Nascon fiori dove cammina
Via del Campo c'è una puttana
Gli occhi grandi color di foglia
Se di amarla ti vien la voglia
Basta prenderla per la mano
E ti sembra di andar lontano
Lei ti guarda con un sorriso
Non credevi che il paradiso
Fosse solo lì al primo piano
Via del Campo, ci va un illuso
A pregarla di maritare
A vederla salir le scale
Fino a quando il balcone è chiuso
Ama e ridi se amor risponde
Piangi forte se non ti sente
Dai diamanti non nasce niente
Dal letame nascono i fior
Via del Campo è una canzone scritta da Fabrizio De André con l'arrangiamento musicale di Gian Piero Reverberi.
La musica di "Via del Campo" però è accreditata ad Enzo Jannacci , alla canzone del 1965 "La mia morosa la va alla fonte", che faceva parte di uno spettacolo teatrale e che Jannacci incluse successivamente nell'album
-Vengo anch'io. No, tu no.-
Sul vinile, nell'etichetta, è riportata la scritta: «Da una musica del '500 tratta da una ricerca di Dario Fo».
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[…] in questo primo mattino avevo un tal desiderio di starti insieme che proprio mi pareva di essere innamorato. È strano, poi ci si vede e ognuno fa la sua vita con indifferenza dell'altro. Uno da solo pensa: stare insieme, parlare adagio, camminando, di cose insolite perché non si osano dire sempre, costruirsi colle parole un'ora di paradiso saggio, colla vicinanza della persona corporale dell'altro, sentirsi proprio salire addosso una gioia sottile, come da una forza magnetica che si scambi. Ci si vede e tutto questo scompare. È un bel destino. (C. Pavese)

René Magritte, L'art de la conversation.
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Non mi sono laureata, no. E ormai ho 44 anni. Mi pesa? Sì. Tanto. Potrei prendere una laurea qualunque, giusto per avere "il pezzo di carta"? Sì. Però sarebbe uno sfizio molto costoso e qui non è proprio aria d'andare in paradiso, come si dice. Studiavo per la triennale in lingue e letterature straniere, ma più che un corso di studi era una via Crucis, perchè la follia dei miei mi uccideva e destabilizzava ogni giorno di più, io di mio ero completamente esaurita e depressa, per cui alla fine l'unica soluzione per me fu scappare. Presi il primo lavoro che trovai e mi allontanai dai miei. Ma lavorare (primo lavoro "serio" della mia vita, non baby sitter e segretaria come avevo fatto fino a quel momento) e studiare insieme non era proprio cosa. Ho ancora i cedolini degli esami. Bei voti, tutti dal 28 al 30 e lode. E mi piaceva studiare. Ma resterò per sempre "una con la licenza superiore".
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Mario Gabinio (1871-1938)
Valnontey. La valle vista da nord con le case di Gimillian in primo piano ed il Gran Paradiso sullo sfondo
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Prologo:
- "Pa', ti ricordi quel viaggetto a Valencia di cui ti avevo accennato, vero?" - figlio n. 2 si materializza con la grazia di un pavone, sfoderando quel sorrisetto da furbetto patentato che sa benissimo come incantare il sottoscritto, un povero padre dal "no" facile come un unicorno in tangenziale.
"Sì, mi ricordo che..." - tento di rispondere, ma vengo zittito come un concorrente eliminato al primo turno di un quiz.
- "Domani mattina alle cinque devo essere in aeroporto...".
Il volto di Eric Draven si staglia davanti a me, con quegli occhi che puntano a ore 11:00, con un sorriso appena accennato come se stesse assistendo a un improbabile duetto tra Gesù e Maradona, uno che benedice e l’altro che palleggia col paradiso.
Lo fisso, mentre il mio cervello fa i conti alla velocità di un bradipo discalculico e ubriaco - "A che ora mi tocca aprire gli occhi? Quanto ci vuole per arrivare? - sono tentato di aprire la calcolatrice sullo smartphone - "Domani mattina, dici? Cioè in piena notte?"
- "Sì, ma tranquillo, se non ce la fai mi arrangio, eh, no problem" - dice lui con la nonchalance di chi sa che "arrangiarsi", nel dizionario di un padre come me, è una parola esotica tipo "riposo" o "vacanza".
Al mio grugnito di resa, un misto tra consenso e "tanto lo so che finisco sempre così", Eric si volatilizza, lasciando un vocale nella chat degli amici: "Raga, missione compiuta, UbeRino è prenotato". Già UbeRino... mi sento davvero il servizio Uber+Rino.
Oggi, 29 marzo.
E così, stanotte i Tre Caballeros, il leggendario trio composto da Eric Draven, Dylan Dog e Marrin Mystère, fanno il loro trionfale ritorno.
All’una e mezza mi piazzo in macchina come un cecchino, strategicamente vicino all’uscita degli "arrivi internazionali", pronto a intercettare il trio.
Ore 01:43, eccoli: i Tre Caballeros si presentano con un’andatura che definire bizzarra è un eufemismo. Sembrano reduci da una maratona a cavallo nella Pampa Argentina, altro che un volo di due ore. Li osservo: passi incerti, equilibrio precario, un mix tra cowboy e pinguini sbronzi.
Scambio di saluti, abbracci, qualche battuta che strappa una risata. Ma tranquilli, cari Caballeros, i vostri tassisti personali – alias i genitori – sono lì, appostati nelle auto, a scambiarsi sguardi complici dai finestrini. Un cenno, un mezzo sorriso, un silenzioso "toh, anche stavolta tocca a te". È la solidarietà tra genitori, quella che sa che tutto questo casino un giorno sarà un capitolo epico nei ricordi dei figli.
Finalmente ci siamo: ultimo abbraccio, giuro, stavolta è quello definitivo. I Tre Caballeros, stremati e con l’eleganza di un sacco di patate, si trascinano verso le rispettive carrozze. Eric Draven, il mio caballero personale, si infila in macchina col suo zainetto formato francobollo.
- "Ciao papà, grazie di essermi venuto a prendere".
- "Non ringraziarmi, piuttosto a casa mi racconti? Hai fame?"
- "Un pochino, sì. Ma se non c'è nulla mi arrangio".
E daje con questo m'arrangio - "Ti vedo distrutto, chissà che vita spericolata in questi tre giorni! Ma sei sudato, hai caldo?"
- "No, no, tranquillo, a Valencia era peggio".
- "Scusa, Eric, ma in quello zainetto ci stanno al massimo due calzini spaiati, uno spazzolino spelacchiato e un paio di mutande... e pure solo se sono di quelle microscopiche da tanga!"
- "Eh, mi sono organizzato, papà, avevo tutto con me. Ma in aereo puoi portare solo ‘sto coso, il resto te lo pesano e ti chiedono un lingotto d’oro per ogni calzino in più".
- "Capisco, capisco" - in realtà non ho capito comunque cos'è riuscito a infilarci in quello zainetto.
A casa, mentre gli scaldo un panino degno di un banchetto di mezzanotte, Eric si sveste e si piazza in pigiama a tavola. Affronta il panino come un guerriero stanco ma soddisfatto. Io, curioso, faccio un giro in bagno e sulla cesta dei panni sporchi troneggia una montagna di roba: due paia di pantaloni, tre camicie, due felpe, due cappelli e un campionario di biancheria che manco un negozio di intimo in saldo.
Torno in cucina, incuriosito: - "Scusa, ma tutta quella roba da lavare era nello zainetto? Sei riuscito a scoprire il segreto delle particelle Pym che usa Ant-Man per rimpicciolirsi?"
- "No, pa', era tutta addosso a me. Nello zaino non ci stava" - risponde serafico, dando un morso al panino con l’aria di chi ha appena svelato il segreto dell’universo.
Eric Draven, diabolico incantatore di abbigliamento, l'Arsenio Lupin degli scali aeroportuali che passa sotto i portali e gli scanner a raggi X con sorriso sicuro, ma forse qualche controllore all'accesso questa notte avrà sorriso divertito.
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Mutevolezza

Odio e amore sono liquidi e spesso intercambiabili. Non ti sopportavo: odiavo il tuo atteggiarti a padrone del mondo. Non mi piaceva nulla, di te. Troppo impegnato: tra lavoro, moto, musica e sport, non avevi altro interesse e non parlavi mai con una donna. Men che mai con me: grugnivi un “si”, un “no” e il massimo era un “bah!" Nella nostra cerchia di amici, preferivi sempre qualcun altro o qualcun'altra a me: ma ‘sti cavoli. Ma chi ti credi di essere. E fatti ‘sta barba, ogni tanto. Antipatia reciproca. Ti ho ignorato a lungo e tu altrettanto. Un'insofferenza di pelle.

A un tratto, nella mia famiglia è successo un vero guaio: mio padre, l'uomo che adoravo più di tutti, unica fonte di sostentamento per noi, è morto. Dopo i primi giorni e le prime manifestazioni di affetto degli amici e dei parenti, s'è fatto il vuoto, attorno a me e mia madre. L'unico a restare, ad aiutarci non solo a chiacchiere ma in concreto, risolvendoci diversi problemi logistici e anche economici sei stato tu. Mi hai trovato addirittura il lavoro, Dio sa se ne avevamo bisogno. Che tu sia benedetto! Ci hai portate spesso entrambe a mangiare una pizza, solo per farci tornare a sorridere. Una sera chi mi ha aperto gli occhi è stata mia madre: “ma sei scema? Non vedi che è cotto di te?” e io sono caduta dal pero!

La sera dopo ti ho scrutato a lungo, mentre trafficavi in cucina con lei per preparare la cena e all'improvviso, sempre davanti a mamma, ti ho baciato. Tu sei arrossito e dapprima sei rimasto molto imbarazzato… poi ti sei lentamente sciolto! Quanto ti desideravo! A mamma brillavano gli occhi. Siamo usciti e in macchina ho avuto un primo assaggio di ciò che è il mio uomo meraviglioso. Non avrei mai immaginato di aver aperto le porte del paradiso: da quando stiamo insieme, ho scoperto cosa vuol dire arrendersi all'amore. Totalmente.

Ti concedo di fare cose col mio corpo che a nessuno mai avrei pensato di poter permettere. Sono tua. E ti faccio cose che non sapevo neppure di essere in grado di fare. E sono gelosa. Gelosissima: voglio vedere le tue chat, sapere dove sei stato, con chi… E tu ridi divertito, quando ti controllo… Se qualcuna s'avvicina a te e ti fa un complimento, tiro fuori gli artigli… Ti adoro, aspetto sempre solo che tu venga da me. Vai in moto, gioca a tennis, vai a suonare. Ma ricordati che sei mio, mio, mio… E meno male che ti odiavo!

RDA
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Uccise più comunisti italiani Stalin, complice delatore o silente il Migliore Togliatti, che Mussolini.
Quanti furono gli italiani comunisti che vennero perseguitati sotto la dittatura di Stalin? Difficile stabilirlo. L'emigrazione in Russia nel "Paradiso dei soviet" negli anni '30 sovente avveniva in modo clandestino. Il partito comunista italiano (...) sostenne fossero circa un centinaio. Ma storie e racconti raccolti da studiosi e ricercatori fanno alzare il numero a una cifra vicino agli 800. Quasi duecento furono fucilati. Uccise più comunisti italiani la Russia di Stalin che l'Italia di Mussolini. (...)
Nel dicembre 1934 viene ucciso Kirov da un militante comunista vicino alle posizioni di Kamenev , Zinov'ev e Trockij. E' il periodo più duro del regime che sfocerà nei processi del 1936, condotti con pugno di ferro da Vyšinskij. Le grandi purghe colpiranno famosi dirigenti della rivoluzione del diciassette a partire proprio da Kamenev e Zinov'ev. (Con) loro vengono perseguitati personaggi minori, per creare un clima di terrore. A volte sono le stesse comunità di esuli a denunciare i connazionali che "sbagliano". (...)
Dante Cornelli (ad esempio ne fu vittima ma si salvò). (Ammazza) il segretario del fascio di Rivoli, fugge dall'Italia e arriva a Pietroburgo (...). Viene arrestato nel 1936 e deportato nel campo di Vorkuta, oltre il Circolo Polare Artico. Viene liberato nel 1946 ma rimane al confino fino al 1948. Nel 1949 è di nuovo deportato, con tutta la famiglia, a Igarka in Siberia. Nel 1960 riesce a stabilirsi in Ucraina, poi rientra in Italia abbandonando la famiglia. Comincia un'opera di denuncia dello stalinismo e delle persecuzioni inflitte a tanti comunisti. La sua opera, "Il redivivo Tiburtino", dopo esser stato rifiutata dalla Rizzoli, dalla Mondadori e dalla Rusconi, esce (...) per le edizioni La Pietra, collegate a Pietro Secchia. Ma la sua denuncia non ha eco. Il partito rimane indifferente. Le sue pesanti accuse a Togliatti, Robotti e Vidali cadono nel nulla. Morrà nel 1990 con un partito che (...) non vuole ancora aprire gli armadi e svuotarli dai tanti scheletri che li abitano, primo fra tutti quello di Palmiro Togliatti. Sul ruolo del Migliore, sui suoi silenzi, ancora la storiografia deve fare chiarezza. (...)
via https://www.mescalina.it/photo/gallery/7799/luigilusenti
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Oggi il più grande alleato di Israele è Hamas e tutti coloro che rispondono con la violenza alla violenza. Perché offrono a Netanyahu ed i suoi sodali scuse per compiere ogni scempio in nome della legittima difesa e del diritto di esistere che negano agli altri. Prima la provocazione, poi la reazione violenta, poi una risposta ancora più cruenta. A Gaza come ovunque, da decenni. Una spirale di violenza che con Netanyahu ed i suoi sodali sta però superando il limite trascinando Israele verso l’autodistruzione. Questo perché la situazione sta sfuggendo di mano e la vita sta diventando impossibile anche per gli stessi israeliani costretti a vivere in un bunker anche mentale divorati dalla paura mentre fuori non c’è affatto il paradiso. La guerra ha causato una pesante crisi economica, si perdono posti di lavoro mentre il costo della vita è alle stelle. Intere aree del paese come quelle del nord della Galilea o attorno a Gaza, sono evacuate da mesi ed interi comparti sono crollati. Con ingenti risorse pubbliche sprecate in armamenti sempre più sofisticati invece che per i servizi ai cittadini, l’intero paese sta diventando un insediamento accerchiato da nemici. Ma l’odio si ritorce contro chi lo prova. La società israeliana è frantumata. Mentre la stampa internazionale indossa la museruola imposta dalla lobby pro Israele, a casa sua Netanyahu è considerato il neofascista che è. La dolorosa vicenda degli ostaggi di Hamas ha fatto saltare ogni ipocrisia, a Netanyahu e al suo governo non frega nulla nemmeno dei parenti israeliani degli ostaggi che da mesi protestano chiedendo un accordo. L’obiettivo di occupare i rimasugli di Palestina viene prima di tutto. Loro stessi e i loro deliri estremisti vengono prima di tutto. In Israele vi sono poi storicamente personalità e movimenti progressisti che nulla hanno a che fare con questa deriva neofascista. Ci sono ad esempio giovani obiettori di coscienza israeliani in galera di cui nessuno parla, ci sono gruppi di pacifisti ebrei sovente presi a legnate dai coloni, ci sono personalità e perfino rabbini che sono per la convivenza pacifica e pro Palestina. La società israeliana è profondamente lacerata ed è da una di queste crepe che può generarsi l’implosione. Da anni in Israele i governi durano come le arance e prima della guerra gli israeliani hanno riempito le piazze per mesi in nome di una democrazia liberale messa a rischio del delirio di onnipotenza di Netanyahu che voleva sottomettere la Giustizia alla politica. Pur di non mollare, Netanyahu ha messo insieme un governo con l’estrema destra e fin dal primo giorno butta benzina sul fuoco per tenere unita la società israeliana in nome del sempiterno nemico comune. Ma vi sono anche altre fratture. Gli invasati religiosi col doppio passaporto ululano alla Terra Promessa ma poi sono i primi a fare le valige e tornarsene a Brooklyn quando volano i missili, ma ad andarsene sono anche molti cittadini moderati esasperati da una terra anche per loro diventata maledetta. Un conto è la propaganda, un conto la realtà. Emblematiche le pubblicità sui media israeliani per convincere ebrei in giro per il mondo a trasferirsi negli orrendi condomini vista mare. In Israele vi sono poi schiere di invasati religiosi mantenuti dai contribuenti e perfino esenti dalla leva e questo mentre gli altri devono tirare la cinghia e continuamente mollare tutto per arruolarsi. E vi sono minoranze come quella araba, in sostanza palestinesi sottomessi che abbassano la testa in pubblico e la alzano in privato. Paura ma anche ipocrisia perché in Israele hanno servizi e un tenore di vita almeno fino ad oggi migliore rispetto a quello dell’altra parte del muro. Perfino l’esercito ha mugugnato contro i politici negli ultimi mesi e gli psicologi sono sommersi di soldati traumatizzati di ritorno da Gaza. Netanyahu ed i suoi sodali sono detestati da gran parte degli israeliani, eppure per egoismo continuano a schiacciare l’acceleratore ed ignorare ogni malcontento. È questo il vero fascismo ed è questo che potrebbe portare Israele allo schianto.
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10 COSE CHE SIMONE PILLON NON HA CAPITO (Sono miliardi ma ne cito solo 10)
«E Dio li creò maschi e femmine» non è un'argomentazione.
Pillon è egli stesso la prova del fallimento della famiglia tradizionale che difende (questa cosa passerà alla storia come "Paradosso di Pillon").
Rispondersi da solo "Forza Simo" su Facebook non è indice di consenso per le tue idee.
Le condivisioni su Facebook dei post di Pillon spesso non sono indice di consenso ma: "Ehi, avete visto l'ultima boiata scritta da Pillon?".
La risposta logicamente corretta a "è scritto nella Bibbia" è comunemente nota come "E 'sticazzi".
Un ateo e satanista onorario (onorario perché in quanto ateo non crede nelle divinità, Satana compreso) ha fatto la seguente confessione: «Ero cattolico, poi ho letto tre post di Pillon e mi sono detto: non posso fare questa fine».
Le persone continueranno a essere quello che sono e fare cose considerate inaccettabili nelle lezioni di catechismo (tipo amarsi liberamente) e Pillon non potrà farci niente. Questo lo renderà triste. E la tristezza di Pillon è meglio di niente.
Immaginate questa scena: Pillon durante una conferenza stampa si dichiara soddisfatto della società in cui vive. Secondo gli scienziati questo è il primo indizio di un'irreversibile barbarie che ti lascia solo la speranza di un asteroide finale.
Tra le cose che Pillon non ha capito, merita senz'altro un posto d'onore la realtà.
Sono ateo, non credo nel paradiso, ma ho come l'impressione che se esistesse un luogo ultraterreno per le persone decenti non ci troveresti Pillon. [L'Ideota]
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«Nessuna religione tanto quanto quella giudaica fu mai così impastata di anima e di spirito. Questa religione, che costituisce parte integrante della razza giudaica, ha creato un popolo di finanzieri e rivoluzionari perché è

Esclusiva - quindi inassimilabile.
Terrena - quindi materialista.
Messianica - quindi rivoluzionaria.
Il fondamento del giudaismo, ciò che costituisce il suo pensiero principale, ciò che gli conferisce una straordinaria originalità, è la sua esclusività. Tutta la storia del popolo ebraico e della sua religione, che è inseparabile da esso, ruota intorno a questo fenomeno centrale. Un Dio geloso: Iahvé, il suo popolo eletto: Israele. I riti, i comandamenti, la legge che li lega l'uno all'altro, questa è l'essenza di ogni verità e di ogni giustizia; fuori di questo c'è solo il mondo e il male; il mondo del male. Questa miopia, ma appassionata e singolarmente potente, ha fatto l'integrità di un popolo per tremila anni. Questo indefettibile esclusivismo ha creato una razza, una nazione, una religione, una mentalità che sono senza analogia nella storia universale. Attraverso la forza delle sue tradizioni, di mezzo alle tempeste che hanno fatto turbinare gli uomini nei secoli, il giudaismo è rimasto incrollabile, inesorabilmente simile a sé stesso; come lo scopriamo alle sue origini, tale lo ritroviamo oggi. L'umanità cambia, gli Imperi sorgono e crollano, gli ideali nascono, risplendono e poi si spengono, ma l'ebreo rimane, il Giudaismo rimane, avvolto nel suo accanito esclusivismo, sperando tutto nel domani, instancabilmente... sovrumano, inumano.
Prigionieri delle immutabili tradizioni che sono l'essenza del loro esclusivismo, i Giudei sono, in mezzo all'umanità che si compone di un'immensa maggioranza di non-Giudei, degli eterni disadattati.

l giudaismo dunque non può che desiderare la sovversione: è dovere del Giudeo e soprattutto del suo istinto, formato da tradizioni tre volte millenarie, di contribuire alla distruzione dell'ordine. L'esclusivismo giudaico comanda e giustifica lo spirito di rivolta. Il Giudeo fu sempre animato da quel vecchio materialismo giudaico che sognò perennemente un paradiso realizzato sulla terra e respinse sempre la lontana e problematica speranza di un Eden dopo la morte. Si sa che il giudaismo antico ignora l'Aldilà. L'uomo può sperimentare il bene o il male solo in questo mondo; se Dio vuole punire o ricompensare, può farlo soltanto durante la vita dell'uomo. È dunque qui sulla terra che i giusti devono prosperare e gli empi devono soffrire. La filosofia del Giudeo fu semplice...avendo solo un numero limitato di anni da dedicarvi, volle goderne, e non erano i piaceri morali che chiedeva, ma quelli materiali, atti ad abbellire e addolcire la sua esistenza. Poiché il Paradiso non esisteva, egli poteva aspettarsi da Dio, in cambio della sua fedeltà, della sua pietà, solo favori tangibili; non vaghe promesse, buone per i cercatori dell'aldilà, ma realizzazioni formali, risolte con un incremento della fortuna, un aumento del benessere... Non avendo alcuna speranza di compenso futuro, il Giudeo non poteva rassegnarsi alle disgrazie della vita; può consolarsi dei suoi mali pensando alle beatitudini celesti solo molto in avanti con l'età. Alle calamità che lo colpivano, non rispondeva né con il fatalismo, né con la rassegnazione; rispondeva con la rivolta. Così la concezione che i Giudei si fecero della vita e della morte fornisce il primo elemento al loro spirito rivoluzionario. Parlando di questa idea che il bene, ovvero ciò che è giusto, dovesse essere realizzato non nell'oltretomba,
poiché nell'oltretomba c'è il sonno fino al giorno della resurrezione del corpo, ma durante la vita, essi cercarono la giustizia e, non trovandola giammai, perpetuamente insoddisfatti, si consumarono per ottenerla. Senza la legge, senza Israele per praticarla, il mondo non sussisterebbe, Dio lo farebbe rientrare nel nulla; e il mondo non conoscerà la felicità se non quando sarà sottomesso all'impero universale di questa legge, ossia all'impero dei Giudei. Questa felicità si realizzerà attraverso la libertà, l'uguaglianza e la giustizia. Tuttavia, se tra le nazioni quella di Israele è stata la prima a pensare a queste idee, altri popoli, in vari momenti della storia, le hanno sostenute, ma nel farlo non sono stati popoli di ribelli come il popolo giudaico. Perché? Perché se questi popoli erano convinti dell'eccellenza della giustizia, dell'uguaglianza e della libertà, non ritenevano la loro piena realizzazione come possibile, perlomeno non in questo mondo, e quindi non lavoravano unicamente per il loro avvento. Al contrario, gli ebrei credevano che la giustizia, la libertà e l'uguaglianza non soltanto potessero essere sovrane del mondo, ma si credevano in particolare incaricati di lavorare per questa loro attuazione. Tutti i desideri, tutte le

speranze che queste tre idee suscitavano finirono per cristallizzarsi intorno ad un'idea centrale: quella dei tempi Messianici, della venuta del Messia, che doveva essere inviato da Iavhé per consolidare il potere delle rovine terrene. Ora gli avvenimenti contemporanei dimostrano ancora, qualunque cosa si voglia controbattere sull'argomento, la stretta parentela che unisce il Giu45ismo e lo spirito di rivolta. Sotto formule differenti è sempre il vecchio sogno messianico dei profeti e dei salmisti che infesta i cervelli. Ecco in cosa consiste la religione giudaica, ecco come si differenzia da qualsiasi altra fede. È una rottura con tutto il genere umano; essa non fa proseliti perché non può trasfondere il sangue d'Israele che solo vanta la promessa; tra tutte le religioni che si professano, ce n'è una [il giudaismo] che aborrisce la religione di Cristo, poiché questa gli ha strappato la promessa interpretandola diversamente. L'idea fondamentale, quella secondo cui si doveva a uno straniero meno considerazione che a un compatriota, a un correligionario, è rimasta la stessa dai tempi della Torah fino ai giorni nostri. Questa è l'impressione che devono riportare tutti coloro che eseguono uno studio imparziale del diritto internazionale privato nei libri sacri ebraici: Torah, Talmud, Codici e commentari.
- G.Léon Marie Pierre de Montaigne de Poncins.
(La misteriosa internazionale giudaica)
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