Tumgik
#prima si fa poi ci si scusa nel caso
fujikoi · 8 months
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a ridaje con la pubblicità occulta
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vecchiodimerda · 2 years
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Consideriamolo
come un T E S T (spoiler: non è cosa brevissima)
Dati di base: sono una partita Iva, inutile dire che pago tutte le tasse, è vero ma tanto non ci crederete mai. Oltre a quello, sono un autotrasportatore conto terzi.
Per trasportare merci conto terzi, ho una abilitazione rilasciata nel 1999 dal Ministero dei Trasporti e di conseguenza una iscrizione all'apposito albo senza la quale non si può esercitare questo mestiere.
Per mantenere l'iscrizione (gratuita) all'albo occorre, tra le altre cose, essere muniti di una fidejussione del valore di novemila euro che nel mio caso viene fornita da una banca, quella in cui ho il conto corrente dal 1999, dal costo annuo di trecentocinquanta euro.
Ma non solo, ogni anno occorre che la stessa banca rilasci un attestato di vigenza di detta fidejussione del costo di non lo so ma di sicuro non lo rilasciano gratis.
Detto attestato viene depositato presso la motorizzazione che provvede a controllare la regolarità di questo documento in caso si debba cambiare automezzo, cosa che avviene abbastanza spesso, dati i chilometri che annualmente percorre un autotrasportatore.
In assenza dell'attestato di vigenza, la motorizzazione non rilascia il numero di targa per un nuovo veicolo.
Antefatto: anno duemiladiciannove, cambio filiale della banca. Prima era a Bologna ma ora che il mio lavoro si è avvicinato a casa, scelgo la filiale in centro nel paese in cui vivo.
A fine agosto richiedo l'attestato di vigenza in detta filiale. Solitamente il documento veniva preparato in circa un mese presso la sede centrale della banca che è a Modena. Passa settembre, passa ottobre e poi novembre e dell'attestato nessuna traccia. Chiedo spiegazioni e mi viene detto che hanno problemi tecnici (leggi fusione tra banche) e nel frattempo siamo all'inizio del duemilaventi e scoppia il Covid.
Ecco che sono sempre in attesa dell'attestato di vigenza ma non mi preoccupo assai in quanto non devo ancora cambiare mezzo. Ma passa gennaio, febbraio e anche marzo, sembra una filastrocca e invece un cazzo. Cerco di capire dalla Signora B, la dipendente della banca che si occupa di questo tipo di documenti che cosa sta succedendo e niente, di rimando in rimando non ottengo nulla.
Per cui chiedo di parlare con il direttore di filiale che si fa negare con la scusa del Covid, anche se non mi risulta che il Covid si possa trasmettere per telefono, per dire. Riesco a parlare (per telefono !) con una specie di sottoposto del direttore che mi rimanda ai soliti problemi tecnici (leggi sempre fusione).
Siamo ormai in primavera e il mio vecchio Doblò a metano inizia a dare segni di stanchezza. Rumoreggia e cigola in maniera preoccupante, così scrivo al Servizio Clienti della banca, lamentando il disservizio e minacciando di cambiare Istituto se non mi verrà consegnato a breve il documento richiesto.
All'inizio dell'estate duemilaventi ottengo quanto avevo richiesto quasi un anno prima. Vado alla FiaTT e con l'attestato alla mano posso acquistare un nuovo Doblo (a Metano). Olè!
Appena metto il culo sul nuovo Doblò (a metano) corro nella seconda filiale della banca nel mio paese, quella nella zona industriale e trasferisco il conto.
Mi chiedono come mai e spiego. Nella seconda filiale cadono dalle nuvole quando spiego l'accaduto, dalla prima come sempre nessuna notizia. Ottimo.
A settembre duemilaventi torno a scrivere al Servizio Clienti e qualcuno della banca mi chiama da Milano (???) e mi richiede spiegazioni che sono lieto di fornire.
La persona con cui parlo (ri)cade dalle nuvole e mi dice che il massimo che posso sperare è che qualcuno dalla prima filiale mi chiami per capire (ancora) cosa sia accaduto perché nel frattempo il direttore è cambiato, come succede spesso a un direttore di filiale.
Saluto il cortese operatore dicendogli che attendo fiducioso la chiamata promessa. E naturalmente sto ancora aspettando che qualcuno mi chiami e inizio a temere che non succederà mai. Sono ottimista, lo so ma non è questo il punto.
Torniamo al duemilaventi. Pare che le cose si mettano al meglio, nella nuova filiale c'è la Signora C che si occupa del mio documento preferito che riesce a consegnarmi nel duemilaventuno e nel duemilaventidue.
Arriviamo a gennaio duemilaventitre ed entro la fine del mese devo pagare l'assicurazione del mezzo che nel frattempo ho cambiato, abbandonando il metano per gli aumenti spropositati che lo hanno portato a triplicare il prezzo.
Giovedì pomeriggio della scorsa settimana mi reco in filiale per bonificare all'assicurazione quanto dovuto. Aspetto l'orario di apertura e suono il campanello. Niente. Attendo cinque minuti e risuono. Nessun segno di vita. Vengo via.
Torno il mattino dopo verso le dieci e trenta, pensando che forse il giorno precedente fossero chiusi vai a sapere perché ma al mattino no, quale banca chiude al mattino?
Suono e nessuno mi apre. Nessuno si affaccia. All'interno non vedo anima viva. Tenendo stretti i maroni che iniziano a frullare, vengo via. Nel pomeriggio mi reco nella filiale della banca in un paese vicino, a dieci chilometri. E tre.
Qui una gentile Signorina mi prepara il bonifico e a quel punto mi viene una idea malvagia ma luminosa. Chiedo di cambiare di nuovo filiale. La Signorina si consulta coi colleghi, poi mi interroga sul perché della mia decisione e visto che sono deciso, mi fa firmare un foglio per procedere al trasferimento. Torno a casa.
Passa un'oretta e suona il telefono. È la Signora C della seconda filiale. Con voce leggermente più spaventata del solito, mi chiede cosa sia successo.
(Ri)spiego anche a lei che dopo essere passato a vuoto due volte in due giorni nella sua filiale, mi sono visto costretto ad andare in quella nel paese più vicino. A quel punto perché non trasferire il conto?
La Signora C ha iniziato a elencare una serie di possibili cause alla mancata apertura dello sportello e a un certo punto sembrava John Belushi nella fogna, un attimo prima che Carrie Fisher iniziasse a sparare a lui e al fratellino Blues, Elwood.
Dopo un po' le ho chiesto: allora che si fa? Lei è rimasta interdetta e così ho aggiunto se pensava lei ad avvertire quelli della terza filiale che si era trattato solo di un malinteso.
Gentilissima, la Signora C ha detto che si, ci avrebbe pensato lei. Le ho detto grazie e ci siamo salutati. Ecco, la storia finisce qui e cazzo se mi sono dilungato. Che poi dove volevo arrivare ?
Ah sì, alla fine di tutto, sono o non sono un VecchioDiMerda©®™ ???
Le vostre risposte nei commenti. Grazie.
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anon con la gamba rotta > GRAZIE PER IL RIASSUNTO!! Avevo indeed visto la giacca di pelle e infatti chiedevo proprio per quella tbh... spero che il film esca prima o poi in streaming (o di nuovo in sala, sperando che io non sia sempre azzopata) perché voglio assolutamente recuperarlo. Oddio ora sono curiosissima per il finale, se non ti va di spoilerare in pubblico però lo capisco (al massimo mi de-anonizzo e mando un dm?)
NESSUN PROBLEMA ANON e guarda re: giacca di pelle del signor antonio di martino ti capisco proprio ma proprio tanto, gli sta bene in una maniera da non credersi.
Ti metto il finale spiegato e spoilerato sotto un cut nel caso in cui all'ultimo decidessi di non leggerlo: tieni conto che il film verrà sicuramente ma proprio al 100% portato sulle piattaforme streaming, su sky e prime, visto che entrambi hanno collaborato/sono sponsor del film! Per le tempistiche probabilmente ci vorranno un paio di mesi o poco più.
Comunque qua sotto trovi il finale:
Eh. Il finale.
Si scopre che non c'era nessun libro da scrivere sulle leggende siciliane, era tutta una scusa per convincere Lorenzo a fare un viaggio con Antonio, viaggio nel quale Lorenzo stesso ha dovuto confrontarsi con tre personaggi che gli hanno messo davanti i suoi grandi problemi e traumi della vita (che si possono sintetizzare in: catholic guilt, l'amicizia perduta di antonio con relativa litigata, il rapporto con suo padre) (Lorenzo Urciullo ha proprio detto, userò questo film per fare terapia e voi potrete solo stare a guardare) (King).
Il viaggio in coppia e la terapia d'urto su Lorenzo è parte di un rito di rinascita che Antonio, membro della setta dei semeniti, sta facendo: Lorenzo senza saperlo sta coprendo il ruolo del Testimone, ovvero la persona più cara della vita di chi ha intenzione di compiere il rito e che dovrà poi assistere al compimento dello stesso (LETTERALMENTE ANTONIO DICE ESPLICITAMENTE A LORENZO CHE E' LA PERSONA PIU' IMPORTANTE DELLA SUA VITA, TESTUALI PAROLE ARGHH) .
E arriviamo al rito.
In brevissimo: Antonio diventa un albero.
Viene calato in una buca con in bocca un seme di mandorlo e niente. Muore e al suo posto nascerà un albero.
E' una cosa devastante oltre ogni dire, perchè appena lo scopre lorenzo SI INCAZZA e lo vuole portare via, ma antonio punta i piedi e rimane mentre lorenzo si allontana, poi il giorno dopo, mentre antonio sta per essere calato nella buca, torna lorenzo con in mano il seme del mandorlo (che gli era stato dato il giorno prima in quanto Testimone) e lo dà ad Antonio che se lo mette in bocca, dicendogli una frase tipo "con te ho già sbagliato una volta, questa volta sono qui per te e rispetto le tue scelte" (mooolto parafrasato, non ricordo assolutamente le parole precise ma il sento era questo) (grandi pianti).
Stacco con la scritta "5 anni dopo" e vedIAMO UNA BAMBINA SU UN'ALTALENA APPESA AL RAMO DI UN MANDORLO e Lorenzo che la fa scendere dicendo che lo Zio Antonio (PIANTI GROSSI) ora è stanco di giocare e devono tornare a casa. Ma prima di raggiungere la figlia che lo aspetta in macchina, Lorenzo va dietro al mandorlo, si cala la zip, e fa pipì sul tronco.
Poi sale sulla macchina, che è sempre la stessa con cui ha fatto il viaggio per la Sicilia con antonio (quella arancione del poster, si chiama Lazzaro e mi ci sono affezionata come fosse figlia mia) e parte.
Fine.
E' una cosa che ancora devo io per prima elaborare bene e anzi anon grazie per avermi dato occasione di scriverti il finale perchè davvero forse mi ha aiutato ad elaborarlo. wowie.
Mi auguro tantissimo che tu riesca a vederlo almeno in streaming perchè è un'Esperienza, e grazie ancora per la ask, se vuoi sapere altro mi trovi sempre qui!! i colartino mi riempiono la testa a tempo pieno!!!!
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quartafuga · 2 years
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01.47
L'ansia è una lingua di fuoco che dall'ombelico sale lenta e costante verso il torace, il cuore, la gola, per divampare nella testa, al centro degli occhi. All'inizio, fiamma trasparente, quasi invisibile, si annida in fondo al ventre aspettando il momento propizio per palesarsi. È un fastidio che inizia dallo stomaco, come un prurito, un pizzicorio impossibile da spiegare a parole. C'è qualcosa, dentro, che si muove a sproposito e non sapresti dargli un nome. È questo che rende l'ansia unica: l'incapacità di nominarla, di disegnarle addosso dei confini certi, ripercorribili. È come il fuoco, appunto, intoccabile, indefinibile, in costante ed imprevedibile movimento. Ma torniamo a quella fiamma sul punto di nascere. Pian piano il pizzicorio si fa dolore, risale lungo il tubo digerente ed inizia ad annidarsi nel torace. Senti qualcosa che ti pesa addosso mentre cammini, parli, addirittura sorridi distrattamente. Il fuoco si espande a macchia d'olio sul tuo petto e senti di fare fatica a muoverti come prima, pensare come prima. Quel fastidio si fa sempre più opprimente, ti tocchi il petto, quasi a volerci indovinare un peso reale dimenticato lì per caso. Ti sfiori, lo fai davvero, senza che nessuno se ne accorga. Sorridi nervosamente. Credevi davvero di trovarci qualcosa? Ovviamente no, ma ci speravi. Intanto quell'oppressione non ti lascia, ti sembra quasi di non saper più respirare. È proprio così, non è che non ci sia aria o qualcosa t'abbia bloccato le vie respiratorie. No, è che non sai più respirare, non sei più capace di alternare inspirazione ed espirazione. Vedi? O meglio, senti? Lo senti come non sei più capace di farlo? L'aria sembra diminuire ogni attimo di più all'interno dei polmoni. È quel fuoco maledetto che brucia tutto, si prende ogni ultima briciola d'ossigeno, divampa. Il pensiero di non poter più respirare, di non farcela più a rubare un ultimo sorso d'aria al mondo inizia ad insinuartisi in mente. Che assurdità sarebbe morire così, di niente. Eppure sembra l'ipotesi più reale. Così distante e così tangibile, quasi l'unica ipotesi possibile. Intanto senti che quel fuoco, col gran fumo che deve sprigionare, sta invadendo anche le braccia, le gambe. Formicola tutto, il tuo intero corpo è come in preda ad un blackout inspiegabile. Eppure fuori nulla trapela, continui a parlare, forse più lentamente, ma lo fai, rispondi, non perdi un colpo. Potresti morire ora, in questo momento, mentre il petto ti scoppia e il fuoco, non contento, si dirige verso la gola. Non gli bastano i tuoi polmoni, vuole toglierti la parola, annodarti le corde vocali. All'improvviso smetti di parlare, vorresti farlo, chiedere aiuto, ma non ne esce niente. E poi, se anche riuscissi, cosa potresti mai dire? Sto andando a fuoco? Non ci crederebbe nessuno, riderebbero soltanto di te. Così rimani immobile, ammutolito, ti sfugge anche la penna che avevi tra le mani e neppure te ne accorgi. Investi un passante mentre cammini, t'inveisce contro, ma tu non lo senti. Non lo senti perché non ci sei, sei corpo vuoto, involucro assente. Dentro ormai è solo fuoco e fumo e aria irrespirabile. Continui a camminare ma le tempie pulsano, mentre non senti più neanche di avere un corpo. Il tuo corpo è solo quel dolore alla testa, costante, snervante. È così che si muore, di niente? Si può morire senza neanche aver potuto dire un'ultima parola, chiedere scusa, ringraziare? Sì che si può, certo che si può. Stai morendo ora, stai morendo in solitudine senza poterlo comunicare a benché anima viva, perché nessuno ti capirebbe, lo sai anche tu, nessuno. E smettila di sudare freddo, non serve a niente. Hai perso il controllo, e presto tutti se ne accorgeranno, ma tanto sarà troppo tardi. Sarà troppo tardi, lo sai no? Morirai e sarà già troppo tardi.
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susieporta · 1 year
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Tumblr media
"Abbiamo vissuto in una roulotte in cinque, fino a 14 anni. Avevamo un letto singolo per tre fratelli: a turno due di noi dormivano due notti sul pavimento, poi finalmente uno poteva dormire una notte nel letto. E così via per 14 anni".
Quella di Caleb Martin, del fratello gemello Cody (giocatore di Charlotte), e dell'altro fratello Raheem, è stata un'infanzia terribile. Cresciuti senza padre, devono tutto alla giovanissima madre che li ha cresciuti da sola lavorando ogni giorno dalle 2 di notte alle 4 del pomeriggio.
"Nostra madre molto spesso non cenava dicendo che non aveva fame. Abbiamo capito in seguito che era una scusa per dare più cibo a noi. Della mia infanzia ricordo le formiche nei barattoli di zucchero, gli scarafaggi in bagno, e le croci bianche date alle fiamme davanti alla nostra roulotte dal Ku Klux Klan che ci aveva presi di mira in quanto figli neri con una madre bianca. Ma grazie a nostra madre non davamo molto peso a queste cose e trascorrevamo i pomeriggi a giocare a basket: il nostro canestro era una lastra di latta recuperata da un vecchio secchio, a 13 anni abbiamo iniziato a giocare a basket così".
Questa è la storia del giocatore che stanotte ha dominato una gara 7 di finale di conference, e ha trascinato Miami alle Finals. Un canestro ricavato da un secchio, e una madre che li ha protetti da una vita infame, sono stati gli appigli a cui aggrapparsi per costruirsi un riscatto nella vita che nel suo caso ha significato costruirsi una carriera da giocatore di basket. Passando da un ottimo liceo, poi dal college ed infine approdando in NBA seppur dalla porta secondaria in quanto non scelto da nessuna squadra al draft.
Un percorso cestistico per nulla facile. Anzi. Due anni fa, dopo esser stato tagliato da Charlotte, è tornato a casa dalla madre. Una casa nuova, bella e accogliente che le ha regalato spendendo tutti i soldi del suo primo anno di guadagni in NBA. Si è rifugiato dalla persona più importante della sua vita perchè psicologicamente quel momento è stato per lui devastante: vedeva ormai terminata la sua carriera in NBA.
E in quel momento è arrivata un'altra persona a dargli un prezioso aiuto.
Caleb è un grande amico del rapper americano "J. Cole" il quale nel 2010 scrisse una canzone dedicando una strofa a Caron Butler: dal 2002 al 2016 per 14 stagioni ottimo giocatore NBA. Il caso vuole che dal 2020 Caron Butler sia l'assistente di Spoelstra sulla panchina degli Heat.
Nell'estate del 2021 J. Cole telefona a Caron per pregarlo di fare un provino al suo amico Caleb. Caleb era nella lista dei giocatori senza contratto che Miami avrebbe voluto visionare, ma Caron Butler ha raccontato che la telefonata di J. Cole l'ha talmente colpito che 3 giorni dopo Caleb Martin è stato convocato in Florida per un provino.
In quel provino Caleb ha convinto tutti: coach Spoelstra e Pat Riley compresi.
C'è qualcosa che va oltre i 26 punti e 10 rimbalzi col 70% al tiro di questa notte, o i 19.5 punti di media nell'intera serie contro Boston, o gli straordinari playoff che sta disputando Caleb Martin. Quel qualcosa è rappresentato dal suo vissuto e da ciò che l'ha formato come persona prima ancora che come giocatore.
Dietro al fenomeno Jimmy Butler, c'è un combattente nato come uomo copertina dell'impresa dei Miami Heat.
C'è un atleta che eleva le sue prestazioni dalla regular season ai playoff, quando oltre al talento servono carattere e attributi per fare la differenza.
C'è un ragazzo che questa notte, dopo aver trionfato sul parquet di Boston, è uscito dal campo, ha preso il cellulare, ha chiamato la madre e le ha detto semplicemente "grazie".
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abatelunare · 2 years
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Lo show dell’incoerenza
Ad Amici va sempre più in scena l’incoerenza, specie da parte del corpo docente. I ragazzi hanno ridotto la casetta a un porcile, scatenando l’ira di Maria e degli insegnanti. Rudy Zerbi si è distinto per la durezza delle parole rivolte agli allievi maggiormente responsabili della situazione in corso: un ballerino e i suoi tre cantanti (parola grossa, nel loro caso, ma lasciamo perdere). Ora, ci sta che lui consideri grave quanto accaduto. Quello che non ci sta è la discrepanza fra parole e azioni. In questo senso: se tu mi dipingi come abominevole il comportamento dei ragazzi (esagerando, eh, perché sono solo dei fannulloni sporcaccioni come molti altri lavativi della loro età), se affermi che si è arrivati a un punto di non ritorno, i responsabili devi cacciarli dalla scuola. Punto. E non tenerli adducendo la scusa che se mandi via loro poi si rischia di sbatterne fuori degli altri. Non è la prima volta che ad Amici si sbraita per poi risolvere tutto con un nulla di fatto. C’è comunque un allievo che merita una menzione particolare: Il ballerino di latinoamericano Mattia Zenzola. Qualsiasi concetto che volesse proprio farsi strada nella sua scatola cranica dovrebbe impiegare il napalm. Lui in testa ha posto solo per il ballo. Gli parli di qualunque cosa e lui non ci arriva proprio. E il suo docente di ballo che fa? Sbraita e s’incazza, minacciando anche di mandarlo via dalla scuola. Però lo tiene lì. Permettendo al ragazzo di procurargli ulteriori incazzature. Oh, se va bene a lui, va bene pure a me. Ma ci sono modi più raffinati e soddisfacenti per complicarsi l’esistenza.
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Ti prego puoi scrivere un racconto a tema tradimento?
Come resistere ad un "ti prego".
Premetto però che per me, in una qualsiasi relazione sana e sincera, non debba esistere il tradimento ma piuttosto che sia un gioco. Scrivo questo pezzo:
Buon viaggio Matteo
"Mi arrivò un messaggio da parte di Matteo che era per l'ultima settimana in città prima di partire per Monaco per il suo Erasmus e ci teneva a salutarmi.
Ormai ci conoscevamo da parecchio tempo e ne avevamo passate parecchie quindi ero felicissima di incontrarlo.
Dovevamo farci un aperitivo in centro quindi mi misi tutta carina: vestitino, ben truccata e ingioiellata.
Appena arrivai al luogo dell'incontro, lui era già lì che mi aspettava con un sorriso stupendo. Lo abbracciai fortissimo e quasi mi commossi a pensare che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto prima di un lungo anno lontani.
Ci sedemmo nel nostro tavolino riservato e iniziammo una stupenda chiacchierata.
Uno sptriz dopo l'altro, ripercorremmo i nostri bei momenti e i nostri drama di questi ultimi anni. A tal punto che se ne uscì fuori con una vecchissima storia:
"Ti ricordi un anno fa? La serata in discoteca organizzata dall'università?"
"Quale?"
"Quella dove abbiamo finito a limonare?"
"Oddio che imbarazzo ahahah si me la ricordo" caspita se me la ricordavo. Quando vedevo le sue foto sui social o ci incontravamo, mi capitava spesso di pensarci
"Lo ricordo con divertimento e piacere. Era stato veramente intenso"
"Ah sì?"
"Si...non ne abbiamo mai parlato ma eri un tale fuoco ahahha"
"Hahahah ma! Matteo! Ahahah" lo ricordavo anche io con intensità. Le sue labbra, la sua lingua, le sue mani che mi toccano...e il suo cazzo duro che si strusciava su di me.
"Stavi già con Andrea?"
"Che vergogna...si" Andrea, il mio ragazzo. Per certi versi era stato molto importante quel limone con Matteo anche per la mia relazione con Andrea. Mi fece capire che molte cose non andavano bene e che dovevamo cambiarle
"Massì che male c'è, un bacio"
"Ma Matteo, non era solo un bacio ahahha"
"E cos'era scusa?!" Mi chiese con una faccia confusa
"Io ricordo anche molto altro di quel bacio" la mia mente con il pensiero della vergogna con Andrea, era ritornata a vagare su quel bacio e quelle strusciate
"In effetti mi ricordo altro pure io"
Ci fissammo negli occhi per un po' e con una battuta se ne uscì fuori "dai alla fine era per la situazione, probabilmente se ci bacissimo ora sarebbe diverso"
"Dici?"
"Si secondo me si...anche se per conferma dovremmo provare"
Il mio cuore fece un sussulto e il mio corpo reagì
Non riuscivo a parlare, riuscivo solo a fissargli gli occhi e le labbra.
Allora lui prese l'iniziativa...si avvicinò piano piano, accarezzandomi prima la gamba per vedere la mia reazione e dopo con l'altra mano accarezzarmi il viso.
Lo volevo, mi avvicinai pure io e iniziammo a baciarci. Prima dei baci morbidi poi con un po' di lingua.
Quanto non vedevo l'ora di riavere le sue labbra...ma per un attimo mi ritornò in mente Andrea. Forse stavo facendo una stronzata e quindi mi staccai per un secondo
"Forse non dovrei farlo..."
"Secondo me invece dovresti. Meriti di divertirti come vuoi...sei così fottutamente bella"
Il bastardo sapeva come provocare perché, mentre diceva questa frase, la sua mano sulla mia gamba iniziò ad accarezzarmi sempre più a fondo e con intensità andando verso l'interno coscia, quasi sotto la gonna del vestitino.
Il pensiero di Andrea sparì, sentivo solo la voglia di averlo e allora riniziai a limonarlo mentre avevo la sua mano nell'interno coscia.
Avrei voluto le sue mani dentro di me...
Per un attimo Matteo si staccò dalle mie labbra e mi disse "mi sbagliavo, é comunque intenso"
Era vero..non era cambiato nulla e le voglie erano le stesse di quella volta in discoteca: essere portata nel bagno del locale ed essere scopata da lui talmente ero eccitata
Però stavolta non avrei lasciato le cose al caso, sarà stata la voglia, saranno stati i due sptriz in corpo, ma quella era l'ultima occasione per avere il cazzo di Matteo dentro di me. Allora non esitai: "mi accompagni in bagno?"
Fece un cenno di si, lo presi per mano, andammo diretti in bagno.
Chiusa la porta, mi riattaccai alle sue labbra ed istintivamente la mia mano andò sul suo cazzo. Volevo risentirlo da sopra i pantaloni per scoprire quanto fosse duro...e lo era...
Mi misi in ginocchio, gli sbottonai i pantaloni e finalmente me lo trovai davanti, duro per me e voglioso di scoparmi.
Volevo fargli sentire quanta voglia avevo del suo cazzo succhiandoglielo con passione e prendendolo tutto in bocca. Gli leccai tutta l'asta,la punta e le palle mentre lo avevo tra le mani per poi prenderlo in gola...
Mi sentivo posseduta nel sentire i suoi gemiti di piacere per come glielo succhiavo.
Nel frattempo prese il portafoglio e sfilò un preservativo
"Non vedevi l'ora eh" commentando il fatto che avesse il preservativo
"Cazzo se non vedevo l'ora di scoparti"
Mi fece alzare per mettermi a 90 appoggiata al lavandino e davanti allo specchio del bagno.
Guardandomi negli occhi attraverso lo specchio, si mise il preservativo, scostò il mio intimo e si sputò sulla mano per lubrificarmi la figa per poi rendersi conto che l'avevo già completamente bagnata appena ci passò la mano
Era così compiaciuto nel sentirmi così eccitata che mi mise subito il cazzo dentro. Se la stava gustando, piano piano, ficcandolo completamente dentro fino in fondo. Io, d'altro canto, mi stavo gustando finalmente il suo cazzo.
Realizzai in quel momento che era da 4 anni che non venivo scopata da una persona che non fosse Andrea.
Pensavo mi sarei sentita in colpa o con la vergogna salire, invece mi sentivo eccitatissima. Eccitazione che salì ancora di più quando iniziò a scoparmi più forte e con violenza. Sentivo la sua voglia di possedermi compressata in un anno sfogarsi tutta di botto in questo preciso momento ed io mi sentivo così troia a scopare con un altro ragazzo che non fosse il mio fidanzato.
Ci vedevo allo specchio, ed era una scena troppo eccitante...
Tutto venne rovinato quando qualcuno bussò alla porta. Eravamo lì da un po' a furia di scopare e si era formata la fila.
Ci sistemammo in un attimo e uscimmo. Io imbarazzantissima guardavo a terra per non incrociare gli occhi di nessuno ma al tempo stesso mi sentivo così eccitata al pensiero di essere stata quasi beccata.
Matteo andò a pagare, io uscii direttamente dal locale e appena mi raggiunse ripresi a limonarlo.
"Ho la macchina qui vicino" mi prese per mano e mi accompagnó alla sua auto.
Senza neanche metterci d'accordo ci sedemmo entrambi sui sedili passeggero. Avevamo ancora troppa voglia di scopare.
Mi misi quasi a 90 per prenderglielo in bocca ma mi fermò "se usi la bocca godo, vieni su"
Si abbassò i pantaloni ed era talmente duro che aveva ancora il preservativo di prima sul cazzo.
Quanto cazzo deve avermi desiderata in questo anno per essere così eccitato?
Mi sfilò le mutandine, mi misi sopra di lui ed iniziai a cavalcare il suo cazzo. Dio quanto era bello riaverlo dentro e quanto mi sentivo eccitata.
Eccitata nell'essere li, nella sua macchina, dove chiunque ci avrebbe potuto beccare e vedermi scopare con un ragazzo che non fosse il mio fidanzato. Avere questo pensiero arrapante, il suo cazzo dentro e il mio clitoride che strusciava sul suo pube mi fece travolgere da un orgasmo intensissimo dal dovermi fermare dal cavalcargli il cazzo.
Matteo era così compiaciuto a vedermi così che riniziammo a limonare mentre avevo ancora il suo cazzo dentro.
Ma non resistevo più, avevo voglia di vederlo godere
Mi tolsi dal suo cazzo e mi rimisi a 90 sul sedile per togliergli il preservativo e succhiarglielo.
Il bastardo mentre glielo succhiavo iniziò a scoparmi la figa con le dita. Era sensibilissima perciò non riuscivo a non gemere nonostante avessi il suo cazzo in bocca.
Iniziai a succhiarglielo con foga talmente volevo sentirlo impazzire e talmente io stessa stavo impazzendo in quel momento.
Per come ero messa, chiunque avrebbe visto la mia figa dal finestrino con le dita di Matteo dentro mentre avevo il suo cazzo in bocca. Impazzita come ero, avrei permesso a chiunque passante di scoparmi . Mi sentivo una tale troia, e mi piaceva...e a quanto pare pure a lui. Tolse le dita dalla mia figa e con entrambe le mani mi afferrò la testa per scoparmi la gola. Iniziò a scoparla così forte che sembrava ci mettesse più violenza a scoparmi la bocca che la figa. Iniziai a piangere talmente stavo per soffocare ma riuscii a resistere....volevo che mi usasse per godere ed alla fine lo fece.
Sentii il suo cazzo pulsare in bocca e la sua sborra finirmi in gola. Calda, intensa ed abbondante a tal punto che non riuscii ad ingoiarla tutta. Quella che era gocciolata fuori dalla mia bocca, la presi con le dita e, per quanto mi sentivo troia, gli ripulii per bene il cazzo con la lingua per prendermi quella rimanente.
"Cazzo sei fantastica"
"Non vedevo l'ora di averlo..."
Ci ricomponemmo e mi riaccompagnò a casa. L'odore di sesso in macchina era quasi inebriante ma fortunatamente ci contenemmo, tra risate e carezze.
Arrivata a casa mi salutò con un altro bacio passionale e mi disse "vieni a trovarmi a Monaco ogni tanto"
La mia figa pulsò, all'idea di andare a trovarlo e scoparci ancora
"Ci puoi contare" gli dissi salutandolo
Aprii la porta di casa e mi ritrovai Andrea sulla scrivania al computer.
Non mi aspettavo di trovarlo sveglio. Il mio respiro e il mio corpo diventarono pesanti
"Ciao Amore! Com'è andata la serata?"
Mi sentivo quasi mancare che mi sdraiai sul divano con le gambe appoggiate sul tavolino
"Beh... bene..."
"Sembra andata più che bene" mi rispose Andrea fissandomi in mezzo alle gambe.
Mi resi conto che ero senza mutandine. Non le avevo rimesse ed erano rimaste nella macchina di Matteo.
Fui inondata da un'eccitazione improvvisa a rendermi bene conto di cosa fosse successo e di come ero messa ora: a gambe aperte senza intimo, con il trucco sbavato per quanto piansi mentre mi scopava la bocca e con qualche goccia di sborra sulla scollatura talmente aveva goduto.
Andrea si mise in ginocchio tra le mie gambe
"Raccontami come ti ha scopata"
Gli raccontai tutto, come avevamo stabilito. Da quando ci fu il limone in discoteca raccontai ad Andrea delle mie voglie, e lui le accettò piano piano. Come accettò il rischio della scopata di stasera....a patto che gli raccontassi tutto: Scoprendo un suo lato cuckold, guardandomi come il suo porno preferito
Ripercorsi tutta la serata mentre Andrea mi leccava la figa e si segava in ginocchio. Rogodetti ripensando a Matteo con la lingua di Andrea nella figa...e lui godette nel rivelargli che ero così arrapata nel sentirmi troia e libera.
Liberi ed eccitati insieme, complici in quella serata travolgente "
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So che è brutto da dire, ma le persone con disturbi non dovrebbero avere amicizie. Io in primis se non sto bene con me stessa non riesco a star bene con gli altri. Potrei essere pesante se prendiamo confidenza, potrei darti negatività perché non sono ottimista. Non riuscirei ad essere spensierata durante le uscite, potrei arrabbiarmi con te e litigare per problemi miei. Non so, forse è un bene che non ho amiche, perché col mio gruppo ci ho litigato per causa mia principalmente, mi sono espressa nel peggior modo possibile. Se fossi stata "normale" nemmeno ci avrei litigato. Io nascondo benissimo il mio malessere, perché me ne vergogno, ma a una certa esplodo e poi divento la stronza. Ho avuto amicizie coi loro problemi seri e per me è stato un peso certe volte, per quanto ci tenessi molte volte mi hanno fatta soffrire tanto e non avevo nessuno con cui sfogarmi, perché appunto non volevo risultare pesante per nessuno. Tendo ad essere una people pleaser delle volte, a discapito mio.
Meglio sola che a far del male a qualcun altro. Sarà un pensiero egoistico e cattivo ma è così che mi sento. Per questo mi sento molto lontana anche dal mio ragazzo, ho paura di appesantirlo e spesso ho pensato di lasciarlo perché la scusa del "non sei tu, sono io" delle volte è verissima.
Non mi merito nessuno, ora come ora. Non trovo giusto che qualcuno debba sorbirsi la mia negatività e rimetterci la sua salute mentale come ho fatto io. Chiederei scusa a tutte le persone che ho ferito per colpa del mio carattere anche se ancora penso che abbiano le loro colpe. Ad ogni modo, sono io il problema e per quanto vada in terapia, per quanto mi nasconda, per quanto io sia accondiscendente, non sarò mai libera del tutto dalla mia gabbia, almeno non per ora.
Ci stanno i problemi momentanei, ci sta avere un'amica che ti aiuta a superarli. Ma quando hai la depressione da anni, che ti trascina giù senza mai vedere la luce, perché fare buio nella vita di altre persone? L'ansia almeno viene a caso, anche se magari non tutti la comprendono e ti giudicano se vuoi tornare a casa o non uscire per niente. Vedi? Quanto è limitante avere dei problemi! O forse mi limito da sola? Io il peso di appesantire la gente non lo voglio, non credo nemmeno esista una persona in grado di starmi seriamente vicino, prima o poi faccio stancare tutti. Evito la gente come me, non sono più "empatica" come un tempo, sto alla larga da chi è mio simile ormai, non mi fa bene nonostante io faccia bene a loro perché nascondo la vera me. Ho avuto anche delle grosse inculate devo dire, che mi hanno portata a chiudermi sempre di più.
Mi limito alle conoscenze, si ride, si scherza, ti aiuto per qualcosa ma poi basta. Stammi alla larga, non ti farò del bene per sempre. Voglio essere solare, ottimista, allegra, senza ansia e depressione, una luce nella vita altrui.
Risolvo i miei problemi e poi mi dedico ad avere amicizie, così nessuno ci resta male.
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zibaldone-di-pensieri · 3 months
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Che tipo di ambientazione e trama ti piacerebbe vedere in un futuro AC?
Giusto per essere chiari, non è quello il problema eh, anzi le ambientazioni sono sempre la cosa più bella di ogni AC, anche in questo shadows mi ispira un botto
Il problema è che comunque fondamentalmente il gioco è sempre quello, cambi ambientazione, cambi la trama ma poi il nucleo del gioco è sempre lo stesso gioco molto "assassin's creedesco(?)"
Il che ci sta ma fino ad un certo punto, ad una certa dovrebbero iniziare qualcosa di nuovo, come cod, ogni anno fondamentalmente è sempre la stessa cosa, se ti piace tanto il genere bene, ma quasi quasi uno vale l'altro, in ac almeno a differenza di cod, l'ambientazione fa una maggiore differenza
IN OGNI CASO, per rispondere alla tua domanda, trama non saprei 😅, ma come ambientazione magari sarebbe bello da un lato qualcosa di un po' più recente, massimo 1800 in uno dei paesi che era particolarmente attivo in quel periodo, tipo anche gli USA, in Germania, anche in Italia quasi 😂
Oppure qualcosa più nel passato nel sud o centro America ci starebbe
Poi va beh di sto passo faranno tutto il mondo, tipo in Africa, in Russia che qualcosa di carino si può fare sicuro
Ma in ogni caso la mia prima scelta sarebbe centro America circa 🤔 (non come Black Flag però), un po' per il Messico, un po' tipo per le classiche civiltà maya aztechi o inca e andare a machu picchu, anche se questi ultimi stanno un po' più verso il sud America
Scusa il post lungo😂
Tu invece?
Grazie per la domanda 🥰
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giancarlonicoli · 4 months
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0 apr 2024 17:00
C'ERA UNA VOLTA IL DOGE – CONFESSIONI, PENTIMENTI E DOLORI DI GIANCARLO GALAN, L'EX GOVERNATORE DEL VENETO E MINISTRO BERLUSCONIANO, TRAVOLTO DIECI ANNI FA DALLO SCANDALO DEL MOSE: “HO PENSATO SPESSO AL SUICIDIO, ANCHE ALLE MODALITÀ. IN CARCERE ERO ARRIVATO AD AFFILARE LA LATTA DI UNA SCATOLETTA DI TONNO”– “IL CERCHIO MAGICO DI BERLUSCONI PRIMA MI HA FATTO PATTEGGIARE, PER EVITARE CHE PARLASSI, POI MI HA ABBANDONATO. E PENSARE CHE PER BERLUSCONI HO TESTIMONIATO IL FALSO SUL CASO RUBY” – “NON HO SOLDI NE’ PENSIONE, HO VENDUTO TUTTO. MIA MOGLIE MI HA LASCIATO...”
Estratto dell’articolo di Andrea Pasqualetto e Marco Bonet per il “Corriere della Sera”
La strada è sterrata, si sale, si scende, si balla. Attraversiamo un bosco sempre più fitto sui Colli Berici. In fondo, accanto a una casa color mattone, spunta un uomo alto e corpulento. È lui: Giancarlo Galan, l’ex ministro berlusconiano e governatore del Veneto travolto dieci anni fa dallo scandalo del Mose. «Lasciatemi in pace, maledetti!», erano state le sue ultime parole ai giornalisti prima di infilare la porta del carcere di Opera dal quale sarebbe uscito dopo un paio di mesi grazie a un patteggiamento per corruzione: 2 anni e 10 mesi e 2,6 milioni di euro confiscati.
Da allora un lungo silenzio, rotto solo da qualche squillo di tromba: «Un giorno parlerò». Galan era l’uomo più potente del Nordest, scelto da Berlusconi nel 1995 con l’obiettivo di guidare il feudo orientale dell’impero azzurro. Sono stati 15 anni di governo che ne hanno fatto un Doge. Presidente delle grandi opere e delle grandi feste, del fare e della leggerezza, prima corteggiato per il potere, poi ripudiato per il malaffare.
 Simbolo della prima scintillante stagione era la sua cinquecentesca villa Rodella, dove festeggiò un matrimonio da favola chiamando come testimoni il Cavaliere e Dell’Utri. Lo ritroviamo oggi con un rastrello in mano, solo, affaticato, malinconico. Vive in questo bosco lontano da tutto e da tutti, un po’ eremita e un po’ Cincinnato, lui che fu il «Colosso di Godi».
È in vena di confessioni. Partiamo dall’eremo. Perché questa scelta?
«Era l’unica possibile: io non ho più nulla, non ho redditi, vivo dell’aiuto degli altri. Questa è la vecchia casa di caccia di mio nonno Girolamo che faceva l’avvocato. Ora è di mio fratello Alessandro e me l’ha data... Era preoccupato per me perché l’altro nonno, dopo essere finito in carcere per il crac della sua banca, si suicidò. Quando mi hanno messo dentro Alessandro già vedeva la ciclicità della storia… mi ha regalato anche quella macchina».
Era fondato il timore?
«Era fondato, sì. Ci ho pensato spesso, anche alle modalità. In carcere ero arrivato ad affilare la latta di una scatoletta di tonno, una lama perfetta. Brutti pensieri, li ho fatti anche guardando questi alberi, cercavo il ramo che potesse reggermi… purtroppo ho perso ogni passione: la lettura, la pesca… A fermarmi dall’irreparabile sono stati i pochi amici rimasti e mia figlia Margherita».
[…]
La famiglia?
«Mia moglie mi ha lasciato e abita con Margherita in una casa messa a disposizione da un amico… non viviamo più insieme da un anno. Per vedere mia figlia uso la scusa di dar da mangiare agli uccelli rimasti lì nelle voliere. Comunque ora ho una mezza morosa, una vecchissima conoscenza di quando ero ragazzo».
Ma a 67 anni non ha una pensione?
«No, ho chiesto alla Cisl, vediamo».
Possibile che il Doge sia sul lastrico?
«Sono stato condannato dalla Corte dei conti a pagare 5 milioni per danno d’immagine alla Regione, fino a che non saldo non posso avere carte di credito e conti correnti perché mi tolgono sistematicamente tutto. Sono costretto a vivere in nero. Avevo provato ad aprire un conto in Lituania ma dopo venti giorni me l’hanno chiuso. Poi in Austria e mi hanno detto che non si può fare perché sono una “persona esposta politicamente”.
Per intenderci: su ebay ho venduto tutti i vini della mia cantina, se vado a pranzo con qualcuno sono costretto a farmelo offrire, sono quasi dieci anni che non mi compro una camicia, un pantalone. E quando giro in macchina sto attento a non superare gli 80 per non consumare troppa benzina».
L’accusa le contesta di aver incassato 900 mila euro di «stipendio» in nero all’anno dal Consorzio Venezia Nuova che gestiva il Mose. Dalle intercettazioni dei suoi commercialisti sembra che esista un tesoro. Dica la verità, l’ha nascosto in Croazia.
«Se lo trovate vi do il 95%».
Perché non lavora?
«Perché sono un inavvicinabile. Solo Luigi Rossi Luciani (imprenditore, ex presidente regionale di Confindustria, ndr ) mi aveva offerto un lavoro: con gli uffici spaziali della Russia, cosmonauti, ma capite che con la guerra...».
Lei era al centro di una galassia industriale e affaristica che le veniva contestata politicamente. Spariti tutti?
«Più o meno. Bepi Stefanel è un amico ma è messo male pure lui. Mi sono rimasti vicino Mario e Marcello Carraro, Ferruccio Macola, Enrico Marchi… poca roba».
Berlusconi?
«Quando sono stato arrestato ha dato a mia moglie 100 mila euro, ufficiali eh, donazione. Dopo alcuni mesi gliene ha dati altri 100 mila. Poi più nulla, neanche una telefonata».
Come ha letto questo abbandono?
«Io penso che a tenermi lontano sia stato il cosiddetto cerchio magico di allora, il giro stretto di Berlusconi. Mi hanno prima blandito con questi soldi, poi mi hanno fatto credere che, se non avessi parlato, avrei fatto comunque la bella vita. L’avvocato Ghedini, che da me non ha voluto un euro, mi ha fortemente consigliato prima di avvalermi della facoltà di non rispondere e poi di patteggiare. E, una volta patteggiato, quando non ero più un pericolo per nessuno, tanti saluti. Capito? Ho fatto il capro espiatorio. Se potessi tornare indietro col cavolo che patteggerei. E pensare che a Berlusconi avevo fatto pure un gran bel favore».
Cioè?
«Ero andato a testimoniare in Tribunale a Milano per lui sulla vicenda Ruby (ottobre 2012, ndr ). Era successo che nel 2010, da ministro delle Politiche agricole, fossi presente a un incontro fra Berlusconi e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Ero al loro tavolo. In sostanza ho dichiarato di aver sentito che parlavano di una certa Ruby, una cantante egiziana. Non era vero, non avevo sentito nulla».
Ha testimoniato il falso?
«Sì».
Perché?
 «Perché era Berlusconi, l’uomo che mi aveva cambiato la vita, che mi aveva reso felice facendomi guadagnare una barca di soldi nell’ambiente più bello del mondo. Perché per me lui era una persona eccezionale. Non provo rancore nei suoi confronti».
È andato al funerale?
«No, mi sono detto: se non aveva voglia di vedermi da vivo perché avrebbe voluto vedermi da morto?».
E Dell’Utri, il suo pigmalione ai tempi di Publitalia?
«Lui lo sento, qualche volta andiamo anche a pranzo insieme, paga lui».
Vede altri politici?
«Dei “romani” pochissimi. Ma so che su Crosetto posso sempre contare, Santanchè è stata l’unica a venire da me in carcere, De Poli mi fa sempre gli auguri, poi c’è Prestigiacomo...».
Lei aveva fatto un memoriale con una lista di imprenditori che le avevano dato dei soldi in nero. C’erano solo quattro nomi.
«Ghedini mi aveva detto che dovevamo dare qualcosa in pasto ai pubblici ministeri perché stessero buoni. Sono pentito di averlo fatto: primo perché questi mi pagavano la campagna elettorale o finanziavano la mia politica, non mi mettevano i soldi in tasca. E poi perché erano 4 su 300, pesci piccoli, i grossi sono rimasti fuori. Comunque il sistema ha fatto di tutto per non allargare l’indagine».
Si è sempre detto che il grande mistero dell’inchiesta è la politica romana. Il Mose era una questione nazionale e Mazzacurati (ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, deceduto, ndr) elargiva a molti.
«Nella gestione del Mose manca all’appello un miliardo. È la differenza tra quanto è stato dato in 40 anni al Consorzio e quanto speso. Ammesso anche che io, il grande colpevole, abbia incassato i 5 milioni, gli altri 995 a chi sono andati?».
A chi?
«Non lo so ma nella storia del malaffare d’Italia c’è questo buco enorme. Oltre il 90% dell’illecito non ha ancora un nome. Io dico che la composizione del Consorzio era molto esplicativa: ogni membro era riconducibile a un partito».
Lei dice di aver preso un sacco di soldi proprio per il partito. E per lei?
«Non sono un verginello, riconosco di essermi fatto aiutare da Mantovani per ristrutturare villa Rodella. Quanto alla politica, le campagne elettorali costano, solo per l’ultima avevamo speso 1 milione e 870 mila euro».
Un nonno avvocato, l’altro banchiere, lei prima alto dirigente di Publitalia e poi governatore. Vita agiata. Com’è passare da tutto a nulla?
«Drammatico, perché mi è stato tolto proprio tutto. Sono andato in depressione, ero in cura dallo psichiatra, il più grande esperto di suicidi al mondo. Ci ho messo cinque anni a tornare al ristorante. Un tempo a Natale mi arrivava un tir di regali e ci campavo tutto l’anno. Sapete quanti ne ho ricevuti l’ultima volta? Tre. I tempi d’oro sono andati. Però è stato bello, ero felice, avevo tutto: potere, soldi, donne. Ora ho solo lei», accarezza Luna: «Non è bella ma è una cagnolina tanto affettuosa». […]
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Aw che carina, grazie di cuore per apprezzare. 🥰
Sei una persona interessante e simpatica, quindi per me è un piacere. 🤗
Ahahah diciamo che si respira un po' di tensione, però tutto sommato è passabile. Giusto?
Oh meno male, questo è un enorme punto a favore, perché non è mai facile e scontato trovare colleghi/ colleghe perbene. Vi sentite anche fuori dall'orario lavorativo? Domanda un po' sciocca, forse, però sono curioso ahah.
Eh... come biasimarti, certe persone sono a dir poco delle bestie maleducate e irrispettose, quindi la tua reazione è comprensibile, ma come dici non ne vale la pena altrimenti stai solo male. Se ti va puoi raccontare un aneddoto.
Il titolare è stronzo e idiota, senza mezzi termini, perché già un solo giorno di riposo non serve a nessuno, figuriamoci zero e magari pretendere che il personale sia sempre energico.
Prova e vedi come va, ma ascoltati sempre e pensa al benessere mentale che è importante.
Faccio il tifo per te. 🤞
lo bene o male vado avanti, manca qualcosa però potrebbe andare peggio, quindi tutto sommato va meglio di prima, in particolar modo dopo aver risolto quel grattacapo relativo all'infiltrazione d'acqua che confluiva nell'immobile (in vendita) sottostante.
P.S. Prego, lo immaginavo e posso comprendere anche se nel mio caso non c’entra l’arte. Brava, continua così! 🫂
Ahahah amore, Vira si comporta allo stesso modo e mi rimprovera, però oltre a insistere ogni tanto gioca da sola come Tigro. Purtroppo ci sono dei giorni in cui è difficile stare dietro le loro energie, tuttavia quel poco fa la differenza e poi si scatenano. 😂
Buonanotte e scusa per il papiro. ❤️
Ancora grazie, abbraccio grande 🫂
Esatto, alla fine è passabile e non voglio lamentarmi troppo.. diciamo che alcuni giorni sono più pesanti di altri. Come hai detto tu, ho delle colleghe fantastiche e questo è un punto a favore. Si capita che ci sentiamo anche fuori dal lavoro 🥰
Sul titolare ti do ragione 100% ahahah, nulla da dire in contrario perché la penso come te. Ormai per quest’anno sono qua, spero prossimo anno di trovare di meglio.
Un aneddoto di persone maleducate che ti fanno venire la gastrite nervosa (si, l’anno scorso l’ho avuta per colpa del lavoro …): due rumene entrano, toccano tutto e spostano i vestiti di posto (dopo tutto il tempo che ho perso a sistemarli 😤).. si provano 10 capi a testa occupando il camerino che è l’unico presente in negozio per una buona mezz’ora, alla fine mi lasciano tutti i capi ammucchiati per terra e se ne vanno senza prendere nulla, senza salutare sia all’entrata che uscita … che nervoso
Sono contenta che tu stia un po’ meglio, se vuoi parlare di qualcosa che non va sono qua ad ascoltarti come fai tu con me 🫂
Tigro in questo momento dorme beatamente e poi di notte si scatena quando nessuno potrà giocare con lui🤦🏻‍♀️
Buona notte 💜
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erosioni · 5 months
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Ars Gratia Artis - 2
La prima parte è QUI, mocciosetti.
Mi basta avere tempo. I pensieri partono e si accavallano e sovrappongono come le gambe. In effetti, invece di fare tanti pensieri e di coprire un turno non mio in stage preferirei essere dovunque: in bici lungo il lago, con le mie amiche, oppure in un letto altrui. 
In ogni caso la guardiania chiede solo tempo, soprattutto in un tardo pomeriggio di sole estivo che svuota il museo. Con me nel fresco delle sale rimane il torpore dell'ozio. Comincio a pensare alla direttrice del Museo. La Bianchi ha il doppio dei miei anni ma non so perché mi eccita le fantasie. Non dovrei pensarle queste cose, dopotutto sono una brava ragazza. Forse. Disaccavallo le gambe e cambio posizione. Qui sono severi e non possiamo guardare i cellulari, ma sbircio comunque l’ora sul mio: il turno è ancora lungo. Apertura serale estiva: che palle. Comunque sono soldi per le vacanze, mi dico.
Passa Martino, l’altro stagista. Bel ragazzo, alto, atletico. La giacca gli sottolinea le spalle larghe. L’uniforme gli sta bene. Chi sa come starebbe senza. Mi fa un cenno di saluto annoiato. “Tutto bene, Cami?” Sì sì, grazie, perché non andiamo nei cessi? Ho voglia di prendertelo in bocca. Questo mi limito a pensarlo ovviamente, in realtà annuisco sorridendo da brava bambina. Nella vita ci sono un mucchio di cose che una pensa volentieri ma poi non farebbe mai.
“Non c’è ancora nessuno, vuoi uscire a fumare? Qui ci sto io…”. Wow, forse anche meglio del pompino al cesso. Lo ringrazio con un altro sorriso e mi alzo. “Ti devo un favore” gli dico mentre esco dalla stanza, ma sono troppo timida per fargli capire qual è il favore che gli farei per davvero. Fuori fa caldissimo, sto per slacciarmi il bottone della camicetta bianca di ordinanza ma fortunatamente non lo faccio. “Signorina, cosa fa qua fuori?” sobbalzo perché riconosco la voce severa della direttrice. Per fortuna non ho tirato fuori le sigarette. Faccio un po’ la scema. “Eh… prendevo una boccata d’aria…”. “Deve rimanere dentro, signorina. E comunque qui fuori si soffoca…” La Bianchi mi scocca uno sguardo glaciale, come dire che è inutile raccontare balle. Invece è utile e comunque non mi ha beccato, anche se quello sguardo mi fa più sangue di quello che vorrei.
“Camilla… si chiama così no?” Pensa! Si ricorda anche il mio nome. “Venga con me subito…” La seguo cercando di avere un’aria tranquilla. Non capisco il brivido che mi sale lungo la schiena. Questa stronza mi tratta come una schiava e io mi eccito. La guardo di sbieco. Scusa, ma stai veramente guardando il culo della Bianchi? La mia voce interiore suona fintamente scandalizzata. Sì, sono costretta ad ammettere. Superiamo il desk, Martino ci guarda smarrito. Penserà che ho fatto chi sa che. Dove stiamo andando? Il museo con questa canicola è completamente vuoto. E invece uno c’è. Un tizio alto, barba brizzolata, col completo di lino e l’aspetto professorale. Il degno compare della Bianchi insomma. “Professor Materdomini…” il tono della Bianchi trasuda ammirazione “questa è la nostra stagista che la accompagnerà. Le può chiedere QUALUNQUE COSA”. Il tono finale della frase era evidentemente un ordine diretto a me. Perché mi dà un brivido di piacere sentirlo dire da questa stronza? Io poi di questo museo non ne so un bel nulla, sono qui da una settimana io!
“Camilla…” Mi riscuoto sorpresa. Come cazzo è che tutti sanno il mio nome oggi, eh? Il professore ha una voce autoritaria ma gradevole. “Mi porti a vedere la statua della Dea Bianca”. Sospiro. Almeno so dove sta: nel seminterrato, con una serie di pietre orrende antichissime. “Mi segua, professore…”. Non so cosa altro dirgli e lui non dice altro. Camminiamo in silenzio, io avanti e lui dietro. Sento i nostri passi che si perdono nel corridoio vuoto. Come se stessimo facendo qualche cosa di solenne. Sì, una solenne perdita di tempo, dice cinica la mia voce interiore.
La sala è immersa nella penombra. Accendo il neon centrale. “Ecco la statua…” Il prof si avvicina lentamente all’oggetto inondato di luce. Arriva quasi a toccarlo col naso. Sembra incantato. Guardo anche io da lontano. Una figura bianca, appena sbozzata. Si capisce che ci sono curve, dei gran seni, una bocca socchiusa, i capelli sciolti, il resto è confuso. Spero che non voglia sapere di che secolo è. Non ne so niente. Non mi ha mai interessato la roba preistorica, ma ora la Dea Bianca mi sembra vagamente affascinante. Forse perché il prof la guarda come se vedesse Zendaya. La pietra scintilla in un modo davvero strano.
Nel seminterrato fa caldo, nonostante il condizionatore. “Avvicinati” mi dice con una voce brusca. Non so perché ubbidisco. Vorrei solo che smettesse il caldo. “La senti, Camilla, la senti?” Sobbalzo chiedendomi perché è passato al tu. La sua voce mi fa uno strano effetto, come se mi volessi lasciare andare a quel suono. Però non rispondo. “Lo senti il potere della Dea?” Sono imbarazzata: sto chiusa in un seminterrato con un mezzo pazzo. Sudo, il caldo aumenta. Chiudo gli occhi per un attimo, perché mi gira la testa. Li riapro di scatto. Il prof mi ha afferrato un polso. Cerco di divincolarmi ma ha una presa d’acciaio. “No… mi lasci… lasciami stronzo!” Vorrei spaventarlo invece la mia voce risuona nella stanza come quella di una bambina indifesa. “Toccala!” Mi tira in avanti e la mano mi finisce contro la statua. Strano: è una sensazione bellissima. Come avere le vertigini, ma piacevoli. Smetto di agitarmi e il prof mi lascia subito stare.
Mi appoggio alla statua anche con l’altra mano. La mia voce interiore dice: Ma che cosa…? Il marmo irradia un calore che sembra entrarmi dentro. La pietra scintilla in modo davvero strano. Mi avvicino anche io alla superficie per vederla meglio. C’è un odore di fiori che mi riempie. “Ora lo senti, eh, bambina? Scommetto che sono giorni che fai pensieri un po’ strani…” Mi accarezza gentilmente i capelli. Non riesco a levare gli occhi dallo scintillio della statua. Accarezzo il corpo levigato della Dea e sento come se anche lei mi accarezzasse. Una sensazione dolce ed eccitante al tempo stesso.
Sorrido tra me e me dei miei pensieri: tanto nessuno li sa. “Hai pensato spesso alla Bianchi…” Mi irrigidisco un po’, vorrei chiedergli come lo sa, ma ora sono distratta dalla statua, sento che mi sto bagnando a forza di accarezzarla. È normale? Ora sento anche le mani del professore addosso a me. Mi accarezza lentamente la schiena, il sedere, le gambe. Cerco di parlare ma mi esce solo un lungo lamento di piacere. Il suo corpo è vicino al mio. “Shhh… va tutto bene, devi solo arrenderti alla Dea, arrenditi Cami… sei troppo debole…”. È vero che sono troppo debole, ma non voglio arrendermi, non voglio! Non mi dovrei lasciare toccare così da uno sconosciuto, ma è piacevole. Sento una stretta allo stomaco quando comincia ad abbassarmi i pantaloni e le mutandine. Vorrei gridare “No! No!” ma mi escono solo dei lamenti molto flebili. Se viene qualcuno mi salva ma mi vergognerò tanto.
L’uomo mi spinge la testa in avanti, contro la statua. Mi dice con voce paziente: “Lo sai che vuoi solo perderti nella Dea, Cami… guarda bene la luce! Leccala…” La luminosità della statua e l’odore di fiori mi riempiono la testa. Mi sembra incredibile che sto veramente leccando la statua. Ha un sapore in cui mi perdo, un sapore umano o divino. Adesso vedo le immagini. Ci sono io nell’ufficio della Bianchi, seminuda, ammanettata e lei mi sottomette. Mi costringe a... mi costringe… Mi vergogno molto ma è eccitante. Forse è un sogno ma vorrei che non finisse mai perché mi bagno sempre di più…
Sono nelle mani della Dea, voglio solo essere usata per la sua gloria. L’uomo mi ha spogliata completamente, mi bacia sul corpo nudo. Sono piegata in avanti, abbracciata alla statua e lui può usare il mio corpo come vuole, ma è giusto così. “Le ragazzine come te devono solo servire la Dea e godere” Divento rossa mentre sento la voce della Bianchi. Evidentemente è dietro di noi che ci osserva. “Sì… voglio solo godere… godere…” “Brava, mocciosetta” Quando la Bianchi mi loda mi vergogno e mi bagno ancora di più, quasi tremo di piacere. “Ripetilo ad alta voce che sei la schiava della Dea!” Mentre mi dà quest’ordine l’uomo mi penetra da dietro. Sento il suo cazzo caldissimo scivolami dentro nel bagnato. Le ginocchia mi si piegano, ma non cado. “Mhhh sì sono la schiava… della Dea… la schiava… la s… schiava” Cerco di ripeterlo, ma è difficile perché godo troppo mentre l’uomo mi penetra profondamente e mi artiglia i seni con le mani. Ogni volta che lo ripeto godo di più e sono più vicina a venire nonostante la vergogna. Penso alla Bianchi che mi guarda impassibile mentre vengo usata. Non capisco più nulla ora. Vengo. Finalmente vengo. Probabilmente mi lamento molto, ma non mi importa più niente. Sono esausta e vorrei solo sparire nella luce, nel profumo, nel sapore di quel godimento. Non riesco a pensare.
SLAP! Mi arriva una specie di scudisciata sul culo. Sobbalzo per il dolore e ritorno in me. Sento la Bianchi che ride. “Si sa che una frustata sul culetto è il modo migliore di svegliarti, mocciosetta…” Apro gli occhi e sono ancora piegata a novanta, abbracciata alla statua freddissima. Mi scuoto e mi giro. Nella stanza illuminata c’è solo la direttrice che ghigna con in mano il cavetto del cellulare. Ecco con cosa mi ha colpito sta stronza! Sto per arrabbiarmi ma mi accorgo che sono completamente nuda, neppure le scarpe ho addosso! I miei vestiti sono ammucchiati in un angolo. Sono smarrita “Ma che è successo?” “Su, Camilla, vestiti… non riuscirò a tenere i turisti fuori dal museo per sempre, neanche con tutti i poteri della Dea…”
La Dea, i poteri, il sesso, sembra tutto un cazzo di romanzo fantasy però porno. Mi rivesto più veloce che posso. Ma ho veramente fatto sesso in questa stanza? E mi è veramente piaciuto così tanto essere la schiava di questi personaggi? Eh sì. È tornata anche la mia voce interiore. Dico alla Bianchi: “Ma cosa…” Mi fa il gesto di tacere. “Ti spiegherò quando avremo tempo, comunque se ti leggessi due pagine sui culti della fertilità italici nel catalogo del museo invece di cazzeggiare sui social avresti già capito tutto…”
Ecco ci mancava la lezione di archeologia dopo la frustata sul culo. Che però mi brucia piacevolmente devo ammettere. Il pensiero che la Bianchi mi ha visto nuda e mi ha frustato mi sta già rimettendo di quell’umore eccitato. “Diciamo che mi hai aiutato a celebrare una cerimonia importante in onore della Dea…”. “Ho aiutato? Perché mi ha chiesto aiuto? Io non mi ricordo.” La Bianchi sorride ancora. “Mhh, mocciosetta, allora diciamo che ti spetta una ricompensa dalla Dea per il servizio, va bene?”. Una ricompensa. Perché ho quel brividino lungo la schiena? Farsi sculacciare nell’ufficio della direttrice può essere considerata una ricompensa? Può? Posso chiedere una cosa tanto assurda? Eh sì, dice la mia voce interiore. Intanto la Bianchi si avvia verso il suo ufficio, sempre sorridendo sorniona.
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m2024a · 7 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/fedez-single-ecco-lattico-in-cui-vive.html   Fedez single, ecco l’attico in cui vive adesso L'attico in cui vive Fedez: quanto costa, dove si trova la nuova casa, con chi abita nel palazzo  Il settimanale “Diva e donna” pubblica le foto dell’attico in cui abita ora Fedez. Si tratta di un appartamento al quarto piano di un palazzo in mattoni rossi in zona Navigli, lo stesso stabile in cui il rapper aveva vissuto prima di innamorarsi di Chiara Ferragni e di andare a vivere con lei. In attesa della riconciliazione con la moglie (“di crisi ne abbiamo avute tante, questa è un po’ più forte” ha detto lei in tv), lui ci è andato a vivere da solo e ci resterà in affitto per tre mesi. Paparazzato sotto casa con la sua fidata assistente Eleonora (la stessa che lo ha accompagnato a Miami quando aveva bisogno di staccare la spina dall’Italia e dai problemi coniugali), Fedez non distoglie lo sguardo dal cellulare. Solo quando il padre Franco Lucia gli porta i bambini, Leone, 6 anni tra pochi giorni, e Vittoria, 3 anni da compiere il 23 marzo, torna sorridente. Dove e con chi abita ora Chiara Ferragni nella nuova casa a CityLife nelle residenze Libeskind a Milano?  In una riconciliazione con Chiara Ferragni Fedez ci spera e nelle ultime ore ha pubblicato una parte di canzone “Rivoglio indietro la mia vita”, che sembra proprio indirizzata a lei.  Il testo di "Sembra semplice", con J-Ax nel 2013, recita così: "Finisce sempre bene, altrimenti non è finita. Me l'hanno sempre detto ma io non ci credo mica. E per quanto il tempo può rimarginare una ferita, io non sono ancora morto e già rivoglio indietro la mia vita". Poche settimane fa Fedez ha lasciato l'appartamento nelle residenze Libeskind a CityLife che condivideva con Chiara Ferragni e i figli. Fedez a Rozzano con i figli  Pochi giorni fa Fedez è tornato a Rozzano, il comune vicino a Milano dove ha trascorso la sua infanzia, e ha portato con sé i due figli, Leone e Vittoria. La moglie Chiara Ferragni era in tv a rilasciare la prima intervista, dopo le polemiche sul pandoro-gate e le voci di una crisi coniugale. Il cantante ha documentato il suo ritorno alle origini con delle storie in cui mostrava i luoghi che lo hanno visto crescere, accompagnate dalla scritta "Back to the roots". I piccoli Leone e Vittoria si sono divertiti a correre tra le case del quartiere. Chiara Ferragni in tv  Chiara Ferragni per la prima volta domenica sera ha parlato in tv del caso del pandoro e ha chiesto scusa, raccontando anche la crisi che sta affrontando con Fedez: "Io e Federico ci sentiamo, siamo due persone adulte che si vogliono bene, non è che da un giorno all'altro non ci si sente più. E' un periodo di crisi ne abbiamo avute anche in passato, questa è una crisi un po' più forte... adesso la priorità per entrambi sono i figli".     La crisi dei Ferragnez è ancora nel pieno, intanto Fedez si è trovato una casa dopo aver lasciato il lussuoso appartamento che condivideva con Chiara Ferragni e i figli Leone e la piccola Vittoria a CityLife. Il rapper è tornato a vivere nel palazzo in cui stava da single in zona Navigli a Milano. Lo ha preso in affitto per tre mesi, poi si vedrà. E davanti alle telecamere dice: “Il mio matrimonio? Spero che la gente si appassioni a qualcosa di più divertente”.
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sognosacro · 10 months
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Oggi mi è successo qualcosa di insolito :3
Sono dovuta uscire per delle cose e già nel tragitto mi è successo un loop nella strada, mi spiego, non so bene di cosa si tratta, ma stavo camminando in una specie di vicolo e apparentemente le strade sembravono corte.
Ho camminato e alzando lo sguarso ERO ALLO STESSO PUNTO DI PRIMA. Mentre ho guardato davanti a me la strada si è come allungata non so, ho percepito una transizione dell'intera dimensione, sapevo di aver già percorso quel tratto di strada, ma in vece è come se sono tornata allo stesso punto anche se ero già alla meta.
Esempio: la panetteria a 500m io cammino per 500m ✨e ci sono 500m da percorrere invece della panetteria. perchè la vita è un flasco.
POI arrivata al luogo di destinazione (nonchè la fermata dell'autobus) Spunta dal nulla una signora sulla Sessantina con il fular in testa e dei bellissimi occhiali davista quadrati.
"Scusa è di qua la strada per la funivia di Carasso"
"Mh no (noi siamo a Bellinzona) deve andare dall'altra parte" Le rispondo mentre le in dico la via.
"Ma la via pedonale?"
"Ah allora no è giusto dove dice lei, deve andare dritto e vedere dove c'è la piscina, poi sa che c'è la passerella? Ecco è li
Più o meno la zona è quella"
Io non so, ma incontrare a Bellinzona una persona che va a piedi alla Funivia di Carasso alle 15.30 è insolito.
Poi mi sono resa conto che per lei la strada era tutta dritta, ma personalmente potevo farle fare la scorciatoia passando dal fiume e mi chiedo se è arrivata al luogo di destinazione passando da lì, che in fin dei conti è una bella passeggiata. Ci sarà arrivata 🙏
Adoro gli sconosciuti ahha
POI aul bus stavo malissimo, non so come ho fatto a non vomitare e sono scesa alla fermata giusta.
Entro nel negozio pensando di prendere 2 cose a cui pensavo già prima e ne prendo 2 diverse senza comprendere.
Esco del tutto combattuta, torno pensando di visitare altri negozi, ma scendo dal bus a caso ed entro in un negozio di vestiti.
Provo una marea di vestiti che mi piacciono tutti, faccio la selezione, penso di dover co. prare tutto, ma deduco che costa troppo e lascio lì due cose e vado alla cassa.
Esco e mi chiedo "che cavolo ho comprato?" "perchè l'idea di aver lasciato quelle due cose mi sbra un grande errore?" (mi stavano così bene) Poi ho pensato al contenuto del mio sacchetto e mi è sembrata una bell'aura famigliare.
Ma onestamente io pensavo di dovermi prendere cose diverse e invece intuitivamente mi sono comprata queste cose, particolari, che mi servono ovviamente, ma tutto MOLTO strano.
In pratica ora mi sto allettando al capire se ho fatto tutto giusto, perchè mi sembra di aver comprato cose sbagliate, o che fan solo scena e che non mi serve, ma mi sbaglio.
Perchè per esempio nella comanda di oggi mi sono comprata dei cosi scrausi che sono utili a fare una roba, ma onestamente non so se è per questo che li userò. Poi però stavo parlando con una persona e è venuta l'idea di come usarli e mi sono chiesta se li avevo già comandati e SI. ✨✨✨
Io non mi ricordavo cosa avevo preso e cosa no, perchè metto tutto e poi seleziono intuitivamente. Anche quello che prendo è seguendo l'intuito.
Le crisi di autostima sono a parte, ma è quello che mi manda a male e mi fa fare tutto sto fracasso.
Spero che è ub racconto interessante, accattivante e divertente.
Comunque ho un filo di nilon e un tronchesino, che sto provando ad usare, ma non riesco a combinare qualcosa perchè il filo non collabora e il tronchesino non taglia quel determinato filo, quindi magari hanno un altro scopo.
🐻🐻🐻
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cycktok · 2 years
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Prime Autoconsiderazioni
E nulla, mi ritrovo a scrivere perché alla fine ho imparato che così mi sfogo e quello che non riesco a dire a voce lo esprimo tra le righe delle mie cazzate ((mental breakdown?)); in realtà, a parte gli scherzi, o come preferisco dire io, "LE CAZZATINE", tenere un diario per appuntarsi le cose credo sia utile in generale e si è rilevato lo stesso per me. Per quanto impercettibili (o forse grandi)(?), dei miglioramenti ci sono stati; fino a qualche mese fa non sarei mai stato in grado banalmente di andare a caso da una tipa e iniziare a parlarle trovando una scusa; che poi è il TOPIC principale di questo mio blog/diario segreto pubblico/ ((se vogliamo chiamarlo così)), che in realtà si è, si sta rivelando, una carta da giocare, non magari pienamente vincente, ma intrigante; sì va be, la maggior parte delle volte, seppure nelle mie brutture, la volontà di stravolgere i piani e di fare qualcosa di fiko c'è; la logica già in parte espressa è quella di dover cercare di fare qualcosa di rilevante e/o fuori dagli schemi nell'arco della giornata per poter poi avere materiale di cui parlare nello stesso diario, la chiave di volta del 99% delle mie azioni da qui a qualche tempo fa. Ironia della sorte l'unica occasione fin qui degna di essere andata a buon fine deriva da Tinder, ((lol)) (anche qui ci sarebbe un bel discorsetto a parte da fare)), che non ha niente a che fare col mio fare e approcciare live. Vabbè ma vediamola così, sarà karma(?) bo, fatto sta che per ora sta andando come deve andare. Anyway, non raccontiamocela, questa cosa di scrivere i resoconti della giornata ha avuto inizio da un momento ben preciso che in molti di voi ricorderanno(?) bhe io si sicuramente HAHAH, che in realtà devo ringraziare a questo punto, e un po' a sorpresa oggi è il giorno prima di San Valentino, che si potrebbe ben immaginare non avrei voluto passare photoshoppando la foto di una POP STAR, per poterla appiccicare davanti al tavolo di un ristorante o del mc... cosa che tra l'altro farò e domani uscirà proprio sto post HAHAH. In realtà, di fatto, so che un minimo di pubblico che spiona la mie storielle ce l'ho, altrimenti credo che non avrei continuato a postare su questa pagina, anzi devo dire che nei primi mesi c'era un botto di gente, (più del previsto)? che mai avrei immaginato, che si fermava a parlarmi e che conosceva il diario di Cyck_tok_, anche alcuni preoccupati della mia salute mentale evidentemente, e altre alle quale le mie storielle non piacevano per niente; bhe signorina, puoi anche evitare di guardare (riferitomi tutto da persone credibili).
Bene, mezzo anno è passato, e seppur mi comporti come sia seguito da un miliardo di followerssss, che in parte è vero in maniera proporzionale, DE FACTO ci sono dei meme a cui ho dato vita e sono ancora vivi, tra cui "è un **voto**, "l'accostare celebrities alle persone", che io chiamo "corrispondenze" (sì, ho un foglio di note nel pc con una lista di nomi accoppiati ai relativo vip/nomi); "il già citato photoshoppare", "i vlog", "le carte d yu gi oh" etcc...
Certo, mi sono domandato anche se prima o poi questo dovrà terminare, la realtà è che no(?), nel senso: può tranquillamente coesistere, mal che vada, questa pagina diventa il pozzo profondo, dove i curiosi si possono dirigere per farsi una risata e scrollare tutti i post con intervalli di tot giorni. Chiaro, mi ci vedrei bene ad esser il nuovo Victor Hugo (autore che mi piace e di cui ho letto molti suoi libri); tuttavia avevo 5 in italiano e se arrivavo a 6 era un grazia.
Ieri ho iniziato un nuovo anime; "HUOUKA", il cui protagonista è un personaggio in cui mi posso tranquillamente rispecchiare, il suo motto è: "Se posso non lo faccio, se sono costretto, lo faccio in fretta", che esprime bene la sua natura pigra. Vero, a proposito di evolvere la pagina, potrei trasformarla in un luogo di recensioni di anime; dopotutto mi è rimasto impresso al liceo quello che una mia compagna di classe mi disse, ossia che mi avrebbe visto bene come scrittore pazzoide. Ai tempi probabilmente non capivo, ma ehi eccoci qua. Vabbé mi hanno dato anche dell'attore e altre cose, ma adesso non vado ad iscrivermi anche teatro hahaah, una cosa alla volta! Il mio stile caotico e imperfetto di scrittura, come flusso onomatopeico di segni ed emoticon mi si addice, e il punto di domanda tra le parentesi curve ne è esempio (?)?.
In poco tempo il diario segreto pubblico di cyck_tok_ è diventata una grande spinta motivazionale, e non vorrei che si fermi qui; perchè significherebbe anche spegnere me(?)? Un po' come mettere stop al background lo-fi che accompagna le mie avventure...
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ei, scusa se disturbo ma volevo chiedere un parere.. circa una decina di giorni fa ho fatto un attività di inventario e ho conosciuto una persona, non della mia stessa regione, con cui poi ho iniziato a parlare anche su instagram. due giorni dopo l'ho poi rivista ad un altro inventario e dopo la fine siamo state a parlare un'oretta. mi sono sentita stranamente tranquilla e bene a parlare con lei (essendo io una persona molto ma molto timida). da lì, ci siamo sentite in chat ogni giorno solo che ora è in trasferta per altri inventari, e una parte di me sarebbe curiosa di chiederle se quando finisce ci sarebbe per vederci. l'altra parte di me invece ha paura, paura che io non mi trovi bene, paura di buttarmi in una cosa totalmente nuova per me. ci starebbe andare da lei però essendo a 2 e mezzo di treno, dovrei dormire da lei e ripartire poi il giorno dopo. senza pensarci lo farei anche perché voglio smettere di limitarmi dalle mie paure e ansie. però ne ho parlato con una mia amica e lei mi ha detto che per la prima volta sarebbe meglio trovare una città di mezzo e stare solo quel giorno, essendo una cosa nuova per me (anche prendere il treno ed andare in un'altra regione sa sola). e da qua mi sono venuti i dubbi che magari sia una cavolata proprio chiederle di uscire...
Partendo dal presupposto che stai chiedendo consiglio a una delle persone più istintive di questo mondo.. Inanzi tutto faresti solo una cavolata a non chiedergli di uscire è un ottima idea , sinceramente io non vedo tutta sta differenza tra prendere il treno due ore e andare in un'altra città o magari trovare un compromesso e fare solo un ora di treno( perché se l'ansia e la preoccupazione sta nel fatto di non averlo mai preso da sola beh quello passa appena ci sei salita sopra quindi a sto punto non fa differenza la durata del viaggio). Tu pensa solo che tutte le paure e ansie che hai ora se non le affronti le avrai sempre e prima o poi arriverà il momento in cui ti troverai costretta ad affrontarle, quindi perché non farlo di propria iniziativa? Per quanto riguarda il "non trovarsi bene" beh questa può essere una cosa che potrebbe capitare si, ( improbabile visto che da come hai detto tu avete già parlato) ma in ogni caso anche se dovesse andare male sotto questo punto di vista fa nulla, avrai un esperienza in più che nel bene o nel male ti avrà insegnato qualcosa.
( Fammi sapere come si evolverà la cosa sono troppo curiosa per essere lasciata appesa a storia inconclusa)
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