#posizione dell’unione europea
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mezzopieno-news · 4 months ago
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LA SPAGNA CREA IL SUO PRIMO PARCO NAZIONALE MARINO
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La Spagna ha approvato la creazione del primo parco nazionale di natura esclusivamente marina nel Paese. Situato nel Mar de las Calmas, a sud dell’isola di El Hierro nelle Canarie, ha una superficie di oltre 24.000 ettari (pari all’estensione della città di Genova) e comprende un’area di alto valore naturalistico con una biodiversità unica al mondo.
La peculiarità di questa zona è la presenza di specie tropicali e subtropicali di acque profonde a breve distanza dalla costa, tra cui una delle più importanti comunità di zifi, cetacei di acque profonde, al mondo. Il nome Mar de las Calmas (Mare della Calma) deriva dalla sua posizione; una confluenza di circostanze oceanografiche che lo mantengono sempre calmo, a differenza di altri tratti di costa che circondano l’isola dove il mare è solitamente piuttosto agitato. La gestione della pesca professionale utilizzando arti artigianali tradizionali e altamente selettive svolte dalla popolazione di El Hierro, ha permesso di conservare le risorse e la biodiversità dell’area in modo unico. La proclamazione a parco nazionale è il riconoscimento di questo tipo di stile di vita e un sostegno alla ricerca scientifica.
Il nuovo parco includerà sistemi naturali associati alle emanazioni gassose sottomarine del vulcano Tagoro e proteggerà falesie e aree pelagiche di passaggio, riproduzione e presenza abituale di cetacei e grandi pesci migratori. La decisione della Spagna rientra nell’impegno che tutti i Paesi dell’Unione Europea hanno preso per garantire che almeno il 30 per cento dello spazio marino sia protetto entro il 2030.
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Fonte: Gobierno de España; foto di Magic K
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arcobalengo · 1 year ago
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🇮🇹🇵🇱🇺🇸🇨🇳 IL MINISTRO CROSETTO ANNUNCIA CHE L'ITALIA È ORA FINALMENTE AL LIVELLO DELLA POLONIA PER GLI USA. ORA STOP ALLA VIA DELLA SETA.
"Oggi l’Italia è tra i Paesi dell’Unione europea, l’alleato di cui a Washington si fidano di più, insieme alla Polonia".
Via della Seta, Crosetto: "Italia fuori senza danneggiare i rapporti con Xi"
Il ministro della Difesa: "Il successo della visita di Meloni a Washington è sotto occhi di tutti, caduti i pregiudizi" (Fonte: Affaritaliani)
Prossimo passo raggiungere l'invidiabile posizione del Burkina Faso.
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easybalkans · 2 months ago
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Sfide e opportunità per le imprese straniere in Romania
La Romania è emersa come una destinazione attraente per gli investimenti esteri, grazie alla sua posizione strategica nell’Europa orientale, all’economia in crescita e all’accesso al mercato unico dell’Unione Europea. Per imprenditori e imprese in considerazione aprire Società in Romania, comprendere le potenziali sfide e opportunità è essenziale per il successo a lungo termine. Che tu stia cercando un'espansione all'estero o considerando la Romania come trampolino di lancio nel mercato europeo, questo blog ti guiderà attraverso i principali fattori da considerare.
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Opportunità per le imprese straniere in Romania
1. Posizione strategica e adesione all'UE
La vicinanza della Romania ai mercati chiave dell’Europa e dell’Asia la rende un luogo ideale per le aziende che desiderano operare oltre confine. In quanto membro dell’Unione Europea, la Romania offre alle imprese l’accesso al mercato unico dell’UE di oltre 400 milioni di consumatori. Ciò offre opportunità senza precedenti per apertura di una società all'estero e la creazione di un hub regionale in Romania.
2. Mercato del lavoro competitivo
Uno dei vantaggi più significativi di aprire Società in Romania è la sua forza lavoro competitiva. La Romania vanta una forza lavoro altamente qualificata, soprattutto in settori quali IT, ingegneria e produzione. Inoltre, il costo del lavoro rimane inferiore rispetto ad altri paesi dell’UE, consentendo alle aziende di mantenere la redditività assumendo i migliori talenti.
3. Espansione del settore IT e tecnologico
La Romania ospita un settore IT in forte espansione, spesso definito la “Silicon Valley dell’Europa orientale”. Il paese è diventato un hub per lo sviluppo di software, l’intelligenza artificiale e le startup tecnologiche. Le imprese straniere che entrano in questo settore troveranno un fiorente ecosistema e numerose opportunità di collaborazione con talenti locali.
4. Accesso agli incentivi governativi e comunitari
Per imprenditori stranieri aprire Società in Romania, sono disponibili molteplici incentivi finanziari. La Romania offre una serie di agevolazioni fiscali e sovvenzioni per investimenti in settori chiave come energia, produzione e ricerca e sviluppo (R&S). Inoltre, le imprese possono beneficiare dei finanziamenti dell’UE, che possono contribuire a ridurre i costi di avvio e ad alimentare la crescita.
5. Mercato dei consumatori in crescita
L’economia della Romania ha registrato una crescita costante, che ha portato ad un aumento della spesa dei consumatori e della domanda di beni e servizi. Questa classe media in crescita offre un mercato attraente per le imprese straniere nel settore della vendita al dettaglio, dei prodotti di consumo e dei servizi apertura di una società all'estero in Romania un'impresa redditizia.
Le sfide per le imprese straniere in Romania
1. Burocrazia e ostacoli normativi
Mentre il processo di aprire Società in Romania è diventato più semplice negli ultimi anni, le imprese straniere potrebbero ancora dover affrontare difficoltà nel districarsi nella burocrazia del paese. Registrare una società, ottenere i permessi e garantire la conformità alle normative locali può richiedere molto tempo. È importante collaborare con esperti legali e contabili locali per semplificare il processo.
2. Sviluppo delle infrastrutture
Sebbene la Romania abbia compiuto progressi significativi nella modernizzazione delle proprie infrastrutture, in particolare nelle grandi città come Bucarest e Cluj-Napoca, esistono ancora delle lacune, soprattutto nelle zone rurali. Reti stradali inadeguate e connettività Internet incoerente possono rappresentare sfide logistiche per le aziende che dipendono da sistemi di trasporto e comunicazione efficienti.
3. Tassazione e conformità
La Romania offre un’aliquota fissa dell’imposta sulle società pari al 16%, che è relativamente favorevole rispetto ad altri paesi dell’UE. Tuttavia, gli adempimenti fiscali possono essere complessi, soprattutto per le società straniere che non hanno familiarità con il sistema fiscale locale. L'IVA, i contributi sociali e la dichiarazione dei redditi delle società richiedono attenzione ai dettagli e la mancata osservanza può portare a sanzioni pecuniarie. Le imprese dovrebbero coinvolgere consulenti fiscali locali per garantire operazioni senza intoppi.
4. Differenze culturali e barriere linguistiche
Per gli imprenditori apertura di una società all'estero, Le barriere culturali e linguistiche possono rappresentare una sfida. Sebbene la Romania abbia un gran numero di anglofoni, in particolare nelle aree urbane e nel settore commerciale, possono ancora verificarsi lacune nella comunicazione, soprattutto quando si tratta con le autorità locali o le regioni rurali. Inoltre, comprendere la cultura imprenditoriale rumena, in cui le relazioni personali e la fiducia svolgono un ruolo vitale, aiuterà gli imprenditori stranieri a gestire le negoziazioni e le partnership in modo più efficace..
5. Panorama politico incerto
Come molti paesi dell’Europa orientale, la Romania ha attraversato periodi di instabilità politica. Mentre il Paese resta impegnato a mantenere un ambiente imprenditoriale stabile, gli investitori stranieri devono essere consapevoli di potenziali cambiamenti normativi o decisioni politiche che potrebbero avere un impatto sulle loro operazioni. Rimanere informati sulle dinamiche politiche locali e cercare consulenza legale sarà essenziale per mitigare i rischi.
Strategie chiave per il successo in Romania
1. Lavora con esperti locali
Muoversi nel panorama giuridico, normativo e culturale della Romania può essere complesso. La collaborazione con avvocati, contabili e consulenti aziendali locali aiuterà gli imprenditori stranieri a mitigare i rischi e a garantire la conformità. Questi professionisti possono anche offrire approfondimenti sugli incentivi fiscali della Romania, sui processi di registrazione delle società e sulle leggi sul lavoro.
2. Investi nella costruzione di relazioni
La cultura imprenditoriale rumena valorizza le relazioni personali. Gli imprenditori dovrebbero investire tempo nel networking con partner, fornitori e autorità locali. La partecipazione ad associazioni imprenditoriali, come la Camera di commercio americana in Romania (AmCham Romania) o la Camera di commercio e industria rumena, può aiutare a costruire connessioni preziose e aumentare la credibilità.
3. Sfruttare i finanziamenti e gli incentivi dell’UE
Le imprese straniere aprire Società in Romania dovrebbe esplorare l’ampia gamma di sovvenzioni governative e dell’UE disponibili. Settori come ricerca e sviluppo, tecnologia ed energia verde sono particolarmente favoriti e sfruttare questi incentivi può ridurre significativamente i costi iniziali e favorire la crescita a lungo termine.
4. Rimani flessibile e adattabile
Il mercato rumeno è dinamico e rimanere flessibili sarà fondamentale per il successo a lungo termine. Gli imprenditori stranieri dovrebbero essere preparati ad adattare le proprie strategie aziendali man mano che apprendono di più sul comportamento dei consumatori, sulle normative e sulla concorrenza locale.
Conclusione
Sebbene ci siano sfide associate aprire Società in Romania, il paese presenta anche numerose opportunità per le imprese straniere. L’economia in crescita, la forza lavoro qualificata e l’accesso ai mercati dell’UE rendono la Romania una scelta allettante per gli imprenditori che cercano di espandersi all’estero. Comprendendo il panorama locale e affrontando direttamente le potenziali sfide, le imprese straniere possono sbloccare tutto il potenziale del mercato in evoluzione della Romania.
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telodogratis · 2 months ago
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Stavolta vince Google: annullata multa dell’Unione Europea da oltre un miliardo di euro
Stavolta vince Google: annullata multa dell’Unione Europea da oltre un miliardo di euro Continua la guerra giudiziaria tra Google e l’Unione Europea: il Tribunale dell’Unione Europea stavolta ha annullato la multa inflitta a Google nel 2019 per abuso di posizione dominante nella pubblicità online. Powered by WPeMatico Continua la guerra giudiziaria tra Google e l’Unione Europea: il Tribunale…
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m2024a · 4 months ago
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Arriva la risposta di Giorgia Meloni a Crosetto: critiche dalla Lega La premier Meloni conferma il sostegno a Kiev in una telefonata con il ministro Crosetto, nonostante le critiche della Lega. La premier Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno incondizionato del governo italiano a Kiev durante una telefonata con il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Questo confronto arriva in seguito a dichiarazioni di Crosetto che hanno suscitato perplessità all’interno della maggioranza di governo, specialmente riguardo all’interpretazione delle recenti operazioni ucraine in territorio russo. Meloni ha voluto chiarire la posizione italiana, sottolineando la necessità di un approccio coerente e unito in un contesto internazionale sempre più delicato. Meloni e Crosetto rinnovano il sostegno a Kiev Il colloquio tra i due esponenti di Fratelli d’Italia è stato descritto come costruttivo, con l’obiettivo di mantenere una linea comune su una questione di grande rilevanza strategica. Meloni ha ribadito che il sostegno a Kiev è parte integrante della politica estera italiana, una posizione che riflette la fedeltà dell’Italia agli impegni presi con i partner internazionali e all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, l’unità del governo su questo fronte non sembra essere scontata, con la Lega che esprime sempre più apertamente le sue riserve sulle forniture di armi all’Ucraina. Le critiche della Lega e il dibattito interno al governo La Lega, partner di coalizione di Fratelli d’Italia, ha manifestato una crescente preoccupazione riguardo alla continuità delle forniture di armi a Kiev, mettendo in luce il rischio di un’escalation incontrollata del conflitto. Alcuni esponenti del partito temono che l’Italia possa essere trascinata in una guerra su larga scala, compromettendo la sicurezza nazionale. Questa posizione trova eco anche in alcuni settori dell’opposizione, che pur sostenendo la causa ucraina, invitano a valutare con attenzione le conseguenze delle scelte militari. In questo contesto, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante una visita ufficiale in Svizzera, ha ribadito che il sostegno dell’Italia a Kiev è “incessante e non negoziabile“, sottolineando che la pace può essere raggiunta solo attraverso la forza del diritto internazionale e il rispetto della sovranità dei popoli. Tuttavia, il dibattito interno al governo evidenzia una frattura che potrebbe ampliarsi se il conflitto dovesse ulteriormente intensificarsi. La sfida per Meloni sarà mantenere l’unità della coalizione mentre naviga in un contesto geopolitico sempre più complesso.
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cybeout · 6 months ago
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Apple contesta la multa di 2 miliardi di euro dell'UE sostenendo la mancanza di prove
All’inizio di quest’anno, la Commissione Europea aveva inflitto ad Apple una multa di quasi 2 miliardi di euro per “abuso di posizione dominante” e per lo streaming di musica sull’App Store. L’organismo di regolamentazione dell’Unione Europea ha affermato che Apple ha favorito la propria app di streaming musicale, Apple Music, rispetto ad altri servizi di streaming musicale rivali come Spotify,…
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claudiodangelo59 · 8 months ago
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ex Allievi in evidenza: ROMA. IL GENERALE FIGLIUOLO ILLUSTRA AL SENATO LE NUOVE MISSIONI E GLI UOMINI IMPIEGATI NEI TEATRI OPERATIVI ALL'ESTERO
Nell’Aula Convegni del Senato, le Commissioni riunite Esteri e Difesa Camera e la Commissione Esteri e Difesa Senato, hanno ascoltato oggi il Comandante Operativo di Vertice Interforze (Covi), generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo.
TEATRI OPERATIVI
La Difesa per il 2024 partecipa, o è pronta a fornire il proprio contributo, a 41 missioni e operazioni internazionali, articolate su 36 schede missioni (22 per attività sotto l’egida di Organizzazioni internazionali – 5 Onu, 9 Nato, 8 Ue – e 14 iniziative condotte su base bilaterale o all’interno di specifiche coalizioni multinazionali).
Saranno impiegate, in media, circa 7.800 unità, con un contingente massimo autorizzato di 12.000 unità.
In particolare, in aggiunta alle missioni che proseguono dal 2023, sono 2 le missioni di nuovo avvio recentemente approvate dal Parlamento.
Il riferimento è all’Operazione Levante, che attraverso un rafforzamento della presenza nel Mediterraneo Orientale prevede l’impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza, nonché il supporto ad eventuali operazioni di evacuazione di connazionali; all’Operazione difensiva dell’Unione Europea ”Eunavfor operazione Aspides” che mira principalmente a proteggere la libera navigazione nello Stretto di Bab El Mandeb, nel Mar Rosso e nel versante occidentale del Golfo di Aden.
SCENARIO UCRAINA
Il conflitto in Ucraina, entrato nel suo terzo anno, si conferma un evento spartiacque che ha scosso in profondità le fondamenta stesse del sistema internazionale e che continua a generare ripercussioni sistemiche di ampia portata.
Con il proseguire della guerra cresce la volontà di rafforzare le politiche di difesa dei singoli Paesi e la postura di deterrenza delle principali Organizzazioni internazionali di riferimento, la Nato e l’Unione Europea. L’Alleanza Atlantica, che lo scorso 4 aprile ha celebrato i suoi 75 anni, continua a rappresentare il baluardo di stabilità per rispondere a uno scenario complesso e in continua evoluzione.
SCENARIO KOSOVO
Nel 2024 prosegue l’impegno nazionale a sostegno della stabilizzazione dei Balcani, area in cui la presenza del nostro dispositivo militare, seppur a distanza di anni, risulta ancora fondamentale per prevenire l’acuirsi di crisi regionali e arginare le continue tensioni.
In Kosovo rivestiamo il ruolo di attore primario, con un contingente schierato di circa 850 unità che può arrivare a 1.550 unità in caso di necessità (come avvenuto, ad esempio, alla fine dello scorso anno con lo schieramento della forza di riserva in prontezza a livello battaglione – Operational Reserve Forces Battalion – Orf della Nato) e dove, inoltre, dal prossimo ottobre assumeremo nuovamente il Comando dell’Operazione ‘Nato Kosovo Force (Kfor)’ nella quale oggi ricopriamo la posizione di Vice Comandante.
Continueremo, inoltre, a fornire, dove richiesto, unità specializzate dell’Arma dei Carabinieri per la missione civile dell’UE ‘European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo)’, di cui esprimiamo l’Head of Mission.
SCENARIO BOSNIA ERZEGOVINA
In Bosnia-Erzegovina, paese attraversato da forti tensioni politiche, economiche e sociali, abbiamo incrementato dallo scorso dicembre il nostro contingente, nell’ambito della missione dell’Unione Europea ‘European Union Force (Eufor Althea)’, con lo schieramento di una compagnia di manovra che si aggiunge alla Task Force Intelligence Surveillance e Reconnaissance a guida italiana per un totale di circa 180 militari. Inoltre, abbiamo recentemente assunto la posizione di Vice Comandante dell’Operazione, garantendo anche la prontezza dall’Italia di elicotteri a supporto delle Forze di Riserva, laddove venissero schierate
Lo strumento militare sarà quindi presente nell’area balcanica con un contingente composto in media da poco meno di 1.200 unità, che potrà arrivare a oltre 1.800 unità con la menzionata forza di riserva in prontezza della Nato, che può intervenire con brevissimo preavviso in caso di necessità sia in Kosovo sia in Bosnia. Operano, inoltre, a supporto delle missioni nei Balcani, due assetti aerei per attività di Intelligence, Sorveglianza e Ricognizione.
SCENARIO IRAQ
In Iraq continuiamo ad agire nell’ambito dell’Operazione di coalizione Operation Inherent Resolve – Prima Parthica per la lotta contro il Daesh, dove impieghiamo un contingente massimo di circa 1.000 unità e 16 assetti aerei, con compiti di addestramento a favore delle forze armate e forze di sicurezza locali a supporto delle attività della Coalizione internazionale per la stabilizzazione dell’area mediorientale.
Fondamentale importanza riveste l’hub operativo-logistico in Kuwait dove con gli assetti schierati effettuiamo attività di Difesa Aerea Integrata, Ricerca e Sorveglianza e supporto logistico – in termini di trasporti, supporto sanitario e tecnico-amministrativo – a tutto il Contingente nazionale della succitata Operazione INHERENT RESOLVE.
Prosegue inoltre la partecipazione alla missione di consulenza e rafforzamento delle capacità istituzionali dell’Iraq (Institutional building) ‘Nato Mission Iraq (NM-I)’, della quale nel maggio del 2023 abbiamo ceduto il Comando alla Spagna, ma deteniamo l’importante ruolo di Capo di Stato Maggiore della Missione.
SCENARIO FIANCO EST
Sul Fianco Est della Nato prosegue il contributo nazionale al potenziamento dei dispositivi alleati già schierati nel quadro di rafforzamento della postura di deterrenza e difesa dell’alleanza, in quello della dimostrazione del pieno sostegno dei Paesi alleati e del potenziamento delle attività di sorveglianza e acquisizione informativa.
A supporto dell’attività dell’alleanza sul Fianco Est l’Italia schiera un contingente massimo autorizzato di più di 3 mila unità, circa 1100 mezzi terrestri, un’unità navale e più di 20 assetti aerei.
Nel dominio marittimo continua la partecipazione al dispositivo di sorveglianza navale di raccolta dati nell’ambito del dispositivo Nato permanente per la sorveglianza navale mentre nel dominio aereo i nostri asseti partecipano al rafforzamento del dispositivo di sorveglianza dello spazio aereo dell’alleanza, di raccolta dati e potenziamento delle attività di sorveglianza e controllo dello spazio aereo.
Nel dettaglio l’impegno massimo nazionale prevede fino a 300 militari e 12 aerei con schieramento a rotazione tra Polonia, Lituania e Romania.
SCENARIO SAHEL
L’Italia continua le operazioni a sostegno della popolazione nel Sahel.
Nel Sahel, da luglio in avanti, abbiamo continuato le operazioni a favore della popolazione, perché l’ordine di scuderia che il ministro della Difesa Guido Crosetto mi ha dato, anche su mia proposta e del capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, è stato quello di fermare le attività più ad impatto prettamente militare, ma continuare con quelle umanitarie.
D’altronde, anche qualora si verifichi un colpo di Stato non vediamo perché non si possa continuare a consegnare i letti per gli ammalati, indumenti e materiale didattico o fare un pozzo.
SCENARIO TUNISIA
La difesa è pronta ad avviare attività di formazione e addestramento con iniziative di tipo bilaterale con la Tunisia quando sarà consolidata la definizione delle necessarie tutele giuridiche del personale.
Nel Nord Africa resta di particolare interesse l’evoluzione della situazione in Libia, dove siamo impegnati in diverse iniziative sia derivanti da accordi bilaterali sia all’interno di organizzazioni internazionali.
SCENARIO MEDIO ORIENTE
La guerra è una brutta bestia e spesso colpisce i più deboli e gli innocenti.
Il generale ha parlato di prontezza a fare attività aviolancistiche, coordinate con le autorità israeliane e giordane, con materiale sanitario e alimentare.
“Poi siamo eventualmente pronti a rischierare nave ospedale o meglio ancora ospedale da campo.
Vi posso dire che le condizioni all’interno di Gaza e Rafah non ci sono.
L’idea era mettere magari vicino al valico, nella zona di Alaris, però tutto questo è sempre subordinato alla possibilità poi di curare i pazienti, perché altrimenti andiamo a schierare delle preziose capacità logistiche, ma sarebbe delittuoso lasciarli lì con le mani in mano, quando li possiamo farli operare nel nostro nosocomio, il Celio, o in giro per il mondo, nelle tante missioni che vi ho illustrato.
In relazione alla Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) abbiamo dato disposizione per la protezione della Forza.
Io stesso ho parlato più volte con il comandante spagnolo, il capomissione, generale Aroldo Lazaro.
Abbiamo affinato i piani di contingenza per una evacuazione rapida che è tra le possibilità.
Sarò in Libano intorno al 21-22-23 proprio per verificare e discutere anche col comandante della Forza di queste tematiche.
Attualmente, l’Italia ha autorizzato una consistenza massima annuale di 1.256 militari per il contingente nazionale impegnato in Libia.
Di questi, 1.046 militari sono impiegati nell’ambito di Unifil, mentre 57 militari sono destinati alla Mibil (Missione Bilaterale in Libano), con presenza sia a Shama che a Beirut.
Il contingente dispone di 374 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. All’Italia è affidato il comando del Settore Ovest di Unifil.
Approccio dell’Italia efficace per generare stabilità e sicurezza.
L’impiego dello strumento militare avviene sempre nella piena consapevolezza che l’operato dei nostri militari si configura quale tassello importantissimo di un sistema Paese che genera fiducia nei confronti degli alleati e soprattutto accresce il valore aggiunto nei Paese in cui siamo presenti.
L’approccio dei nostri contingenti nazionali all’estero si è dimostrato sempre efficace perché ha saputo conciliare gli interessi nazionali con le esigenze di supporto delle forze di difesa e sicurezza del paese ospitante con un approccio non suscettibile di essere percepito come interferenza nella gestione dei loro affari interni.
La nostra presenza nei vari teatri operativi è parte determinante di un approccio omnicomprensivo teso a generare stabilità e sicurezza e a favorire lo sviluppo nelle aree di prioritario interesse nazionale.
Anche alla luce dell’attuale complesso contesto internazionale, oggi più che mai le richieste di partecipazione di componenti della difesa e le iniziative internazionali sono sensibilmente accresciute a testimonianza del ruolo di primo piano che riveste in questo momento strumento militare... ben fatto ⭐️🇮🇹⭐️🇮🇹 #UnaAcies
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delectablywaywardbeard-blog · 10 months ago
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L'Europarlamento non riconoscerà le elezioni senza Machado
    Il Parlamento europeo non riconoscerà il risultato delle elezioni presidenziali venezuelane se il governo di Nicolas Maduro non consentirà la partecipazione alle consultazioni della principale candidata dell’opposizione, María Corina Machado. La posizione dei paesi dell’Unione europea è contenuta in una risoluzione approvata con 446 voti favorevoli, 21 contrari e 32 astensioni, in cui gli…
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scienza-magia · 11 months ago
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Concorso UniBo per l'assunzione in portineria di diplomati
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Università di Bologna: concorso per 18 addetti Portinerie con licenza media. L’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna ha indetto un concorso per addetti alle portinerie. Si prevede la copertura a tempo indeterminato di 18 posti di lavoro, categoria B, posizione economica 3, area servizi generali e tecnici. Il titolo di studio richiesto è il diploma di istruzione secondaria di primo grado. Le domande di ammissione devono essere inviate entro il 10 gennaio 2024. Di seguito diamo tutte le informazioni utili su requisiti, selezione, come candidarsi e il bando da scaricare. CONCORSO PORTINERIE UNIVERSITÀ DI BOLOGNA 18 POSTI Il concorso dell’Università di Bologna è finalizzato a coprire 18 posti nell’area servizi generali e tecnici per le esigenze di alcune portinerie dell’Ateneo bolognese. La sede di servizio è Bologna. L’Amministrazione si riserva, tuttavia, la possibilità di utilizzare la graduatoria di merito anche per soddisfare future ed eventuali esigenze anche per le sedi di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini. ATTIVITÀ PROFILO PROFESSIONALE La posizione aperta comporta lo svolgimento delle attività sotto riportate: - supportare il raccordo tra le attività presidiate localmente dall’Area competente e quelle svolte dal servizio gestito in outsourcing, per la corretta erogazione dei servizi; - fornire supporto nelle attività di front-office e back-office: curare rapporti con utenza interna/esterna nell’ambito dei servizi erogati dall’Ateneo; supervisionare le attività di controllo degli accessi, gestire la casella mail e le richieste di informazioni tramite mail e chiamate; - comunicare tempestivamente e in modo efficace eventuali problematiche o disservizi al corretto interlocutore interno o esterno; - presidiare la prenotazione e manutenzione delle sale e aule, svolte dal servizio gestito in outsourcing, in particolare per quanto riguarda: la verifica della funzionalità degli impianti e delle attrezzature informatiche nelle aule e la relativa manutenzione, il ripristino delle sale dopo l’uso; - garantire il servizio di accoglienza e rinfresco in occasione di riunioni o ricevimenti, e relativa cura e riassetto degli spazi; assicurare, in coordinamento con l’Area competente, l’approvvigionamento di alimenti e materiali per lo svolgimento dell’attività; - disponibilità a lavorare su turni. REQUISITI RICHIESTI La selezione pubblica è rivolta a quanti possiedono i requisiti che elenchiamo di seguito: - cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’Unione europea o di altre categorie indicate nel bando; - diploma di istruzione secondaria di primo grado; - godimento dei diritti civili e politici (anche negli Stati di appartenenza o di provenienza per i cittadini non italiani); - età non inferiore agli anni 18; - idoneità fisica; - non aver mai riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso; in caso contrario indicare le condanne riportate (la data del provvedimento e l’autorità giudiziaria che lo ha emesso) ed i procedimenti penali pendenti. La sussistenza di una pregressa condanna penale non è di per sé causa ostativa all’assunzione, a meno che si tratti di condanna per un reato che impedisca la costituzione del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione perché da esso deriva l’interdizione dai pubblici uffici, o l’incapacità di contrarre con la p.a., o l’estinzione del rapporto di impiego. Negli altri casi, sarà cura dell’Amministrazione accertare autonomamente la gravità dei fatti penalmente rilevanti compiuti dall’interessato, ai fini dell’accesso al pubblico impiego; - non essere stati esclusi dall’elettorato politico attivo, né essere stati licenziati per motivi disciplinari, né destituiti o dispensati dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento o per aver conseguito l’impiego mediante la produzione di documenti falsi o viziati da invalidità non sanabile, oppure con mezzi fraudolenti; - i cittadini stranieri, oltre ai requisiti di ammissione sopra indicati devono possedere i seguenti requisiti: – godimento dei diritti civili e politici anche negli Stati di appartenenza o di provenienza; – essere in possesso, fatta eccezione per la titolarità della cittadinanza italiana, di tutti gli altri requisiti previsti per i cittadini della Repubblica; – avere adeguata conoscenza della lingua italiana. Rendiamo noto che su 6 posti opera la riserva a favore dei volontari delle Forze Armate. SOGGETTI ESCLUSI Non possono partecipare al concorso: - coloro che siano stati esclusi dall’elettorato politico attivo; - coloro che siano stati destituiti o dispensati dall’impiego presso una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento, in forza di norme di settore, o licenziati per le medesime ragioni oppure per motivi disciplinari ai sensi della vigente normativa di legge o contrattuale, o dichiarati decaduti per aver conseguito la nomina o l’assunzione mediante la produzione di documenti falsi o viziati da nullità insanabile; - coloro che abbiano riportato condanne con sentenza passata in giudicato per reati che costituiscono un impedimento all’assunzione presso una pubblica amministrazione. COME SI SVOLGE LA SELEZIONE Nell’eventualità in cui il numero dei candidati sia tale da pregiudicare il rapido e corretto svolgimento della selezione, l’amministrazione si riserva la facoltà di indire una prova preselettiva, che consisterà in una serie di domande a risposta multipla volte a verificare aspetti attitudinali, nonché la conoscenza del contesto universitario ed in particolare dell’Ateneo di Bologna. Sono previste due prove d’esame: - una prova scritta, anche a contenuto teorico pratico, che potrà consistere nella soluzione di domande a risposta chiusa su scelta multipla e/o nello svolgimento di un elaborato e/o in una serie di quesiti ai quali dovrà essere data una risposta sintetica, e avrà ad oggetto l’accertamento della conoscenza di uno o più dei seguenti argomenti: – nozioni di base di legislazione universitaria; – conoscenza dello Statuto dell’Ateneo di Bologna; – nozioni di base della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008). Nel corso della prova scritta verrà anche accertata la conoscenza di base di MS Office (in particolare Word ed Excel) della posta elettronica e di internet, di Syllabus “Competenze digitali per la PA”. - una prova orale, che verterà sugli argomenti della prova scritta, inclusa una prova pratica di conoscenza di tecniche di accoglienza, anche in lingua inglese, al fine di garantire la corretta erogazione dei servizi e una comunicazione adeguata con gli interlocutori. Saranno inoltre accertati gli aspetti motivazionali e attitudinali connessi con le attività riferite al ruolo da ricoprire. Particolare attenzione sarà prestata alla valutazione delle capacità del candidato di collegare gli aspetti teorici con la soluzione di casi pratici. ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA L’Università di Bologna viene indicata come la più antica università del mondo occidentale. La data di nascita è fissata al 1088, anno in cui, per convenzione, si fa risalire lo Studio Bolognese, creato per spontanea e informale iniziativa di alcuni studenti. Tra gli studenti illustri dell’Ateneo, nel corso dei nove secoli di storia: Francesco Petrarca, Leon Battista Alberti, Niccolò Copernico, Pierpaolo Pasolini e, tra i docenti, Giosuè Carducci, Laura Bassi e Umberto Eco. COME PRESENTARE LA DOMANDA DI PARTECIPAZIONE La domanda per accedere al concorso, completa dei relativi allegati, dovrà essere presentata esclusivamente online, mediante la piattaforma Pica (Piattaforma Integrata Concorsi Atenei), raggiungibile a questa pagina. La scadenza per l’inoltro delle candidature è stabilita al giorno 10 gennaio 2024. Terminata la procedura di presentazione dell’istanza, il candidato riceverà un’e-mail con la conferma dell’avvenuta consegna e l’indicazione del proprio Numero Identificativo (codice PICA), che dovrà essere riportato in qualsiasi ulteriore comunicazione e sarà utilizzato anche per pubblicare online i risultati delle prove. Si avvisa che, se richiesto, il candidato dovrà esibire l’e-mail di conferma il giorno della prova, in modo da poterne verificare l’effettiva iscrizione. Alla domanda di ammissione occorre allegare i seguenti documenti in formato pdf: - ricevuta che attesta il pagamento del contributo di 10,00 euro; - curriculum vitae formativo e professionale, esclusivamente a fini conoscitivi, in formato europeo ed in lingua italiana, come da MODELLO (Doc 252 KB); 3) copia informatica non autenticata di un documento di riconoscimento in corso di validità, con firma visibile. È sempre utile, quando si partecipa a una selezione pubblica, avere un proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) in quanto gli Enti possono comunicare con i candidati anche tramite la PEC. BANDO Gli interessati al concorso per lavorare nelle portinerie dell’Università di Bologna possono leggere tutti i dettagli della procedura nel BANDO (Pdf 433 KB). Per completezza informativa specifichiamo che l’avviso è stato pubblicato sul portale inPA in questa pagina e in questa sezione del sito web dell’Ateneo. SUCCESSIVE COMUNICAZIONI Il 30 gennaio 2024 sarà pubblicato, in questa pagina, il diario dell’eventuale preselezione e/o della prova scritta e/o della prova orale o un eventuale rinvio dovuto a motivi organizzativi, nel rispetto dei termini di convocazione previsti dalla normativa vigente. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Vertice Vilnius: focus sulla questione Ucraina-Russia
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Vertice Vilnius: focus sulla questione Ucraina-Russia Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, sarà oggi e domani, 11 e 12 luglio 2023, a Vilnius (Lituania) insieme al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro della Difesa Guido Crosetto per prendere parte al Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Alleanza Atlantica. Il Vertice NATO di Vilnius costituisce un momento importante di riaffermazione politica dell’unità alleata e di verifica dei progressi compiuti nell’attuazione degli impegni presi al Vertice di Madrid del 2022. Focus particolare sarà sul rafforzamento della postura di deterrenza e difesa nel territorio alleato in conseguenza dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Il Vicepremier Tajani prenderà parte alla riunione informale del Consiglio Atlantico dei Ministri degli Esteri dell'Alleanza, presieduta dal Vice Segretario Generale della NATO Mircea Geoana, e a cui prenderanno parte anche i Ministri di Bosnia-Erzegovina, Georgia e Moldova, e l’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la Politica Estera e di Sicurezza Borrell. L’incontro dei Ministri degli Esteri servirà anzitutto a ribadire il continuo sostegno dell'Italia a questi Paesi e a illustrare le ripercussioni della guerra russa contro l’Ucraina sulla loro sicurezza e stabilità. La riunione permetterà anche di fare il punto sull’attuazione del sostegno pratico concordato al Vertice di Madrid, e di discutere dei prossimi passi operativi. "E’ un incontro particolarmente opportuno, perché va nella direzione di un rafforzamento del nostro sostegno pratico ai partner maggiormente colpiti dalle minacce e dalle interferenze russe" ha commentato il Vicepremier Tajani. Circa la guerra in Ucraina, ha aggiunto che “sta avendo ripercussioni globali in tutta la regione euro-atlantica, compreso il nostro fianco meridionale. La stabilità politica ed economica del Nord Africa, del Medio Oriente e del Sahel è gravemente compromessa dalla crescente instabilità alimentare, dalla recrudescenza del terrorismo, dai flussi migratori irregolari, dall'impatto del cambiamento climatico e, ultimo ma non meno importante, dall'influenza negativa di potenze esterne". In riferimento alla questione russo-ucraina, un focus caldo sarà anche quello legato alla possibile adesione dell’Ucraina alla Nato stessa, tema che specie di recente è stato sostenuto dal presidente ucraino secondo il quale proprio Vilnius può essere teatro ideale per la discussione del progetto. Il leader di Kiev, pronto ad un vertice in Turchia con Erdogan prima dell’incontro nella capitale lituana, conta molto sulla questione legata all’adesione dell’Ucraina alla Nato, tanto da aver sottolineato nei suoi discorsi le “indecisioni” dell’Alleanza su Ucraina e Svezia, accostandole ad una “minaccia globale”. Stoltenberg, da parte sua, ha spiegato di aspettarsi che, a Vilnius, l’Alleanza potrà arrivare ad un accordo sul fatto che l’Ucraina possa diventare “un membro della Nato”, ma dopo la fine del conflitto con Mosca. Non da meno, secondo il segretario della Nato, saranno altre due questioni al centro del dibattito. La prima legata ad un accordo relativo ad un “programma pluriennale di assistenza” con l’obiettivo concreto di assicurare a Kiev “la piena interoperabilità tra le forze armate ucraine e la Nato”. La seconda, poi, correlata alla nascita di un “consiglio” proprio tra Nato ed Ucraina che permetta di corroborare i rapporti politici al fine di implementare la cooperazione militare. Un ulteriore aspetto, quindi, sarà specificamente concentrato sul tema dell’orientamento della Nato circa la scelta americana di rifornire Kiev con le bombe a grappolo. Secondo quanto riferito da Stoltenberg, ad oggi non esiste una posizione che accomuna tutti e ogni Paese può valutare la questione in autonomia. L’Alleanza, comunque, non è contraria alle bombe a grappolo e non tutti i Paesi che ne fanno parte hanno approvato la Convezione di Oslo che propone lo stop a questo tipo di armi. Altro tema “caldo” al centro del vertice lituano sarà quello che riguarda l’adesione della Svezia alla Nato. La Turchia, prima del via libera di Erdogan annunciato da Stoltenberg, aveva sostenuto di non voler approvare l’ingresso dello Stato scandinavo nell’Alleanza, accusando Stoccolma di non voler consegnare alcuni sospetti “terroristi” del Pkk. Per questo motivo, a margine del vertice, Biden ed Erdogan saranno protagonisti di un bilaterale: tema focale proprio l’ok sull’adesione svedese da parte della Turchia. "Apriamo prima la strada alla Turchia nella Ue e poi spianeremo la strada alla Svezia, proprio come abbiamo fatto con la Finlandia". Queste le parole di Erdogan poco prima di imbarcarsi sul volo diretto a Vilnius, subordinando così la ratifica da parte di Ankara all'ingresso della Svezia nell'Alleanza all'apertura all'adesione della Turchia alla Ue. Il presidente turco, che ha incontrato il premier svedese Ulf Kristersson, ha sottolineato che "i progressi del processo per l'ingresso della Svezia nella Nato dipendono dall'applicazione dei principi compresi con il memorandum trilaterale", riferendosi all'accordo tra Ankara, Stoccolma e Helsinki alla vigilia del vertice Nato del giugno 2022 per l'adesione di Svezia e Finlandia nell'Alleanza stessa. Nel corso della giornata poi la svolta. "Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l'ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile". Così Stoltenberg al termine dell'incontro trilaterale con i leader di Svezia e Turchia.  Le discussioni verteranno poi, anche, sui rapporti con la Cina. Ed è questo uno dei motivi per cui al vertice presenzieranno i leader di paesi alleati ma esterni. Tra i temi al centro degli incontri le posizioni di Pechino relative a quanto accade del Mar Cinese meridionale e orientale. La Cina, attraverso le parole del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha già riferito all’Alleanza di “concentrarsi su come svolgere un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità dell’Europa e del mondo”, invece che “esaltare il tema” correlato proprio alla Cina.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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infosannio · 2 years ago
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Stiglitz attacca il governo sul Pnrr: “Dimostra di non saper gestire i fondi”
Il premio Nobel dell’Economia: «Le spese del piano nazionale di ripresa e resilienza sono molto importanti per lo stimolo fiscale» (FRANCESCO MOSCATELLI – lastampa.it) – Nuove critiche al governo Meloni sul Pnrr. Dopo le prese di posizione dei giorni scorsi dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale, questa volta a parlare è premio Nobel dell’Economia Joseph Stiglitz. «In tutta…
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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I 10 peggiori aeroporti del mondo dove disservizi, cancellazioni e ritardi sono all’ordine del giorno
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Viaggiare e scoprire il mondo è una delle esperienze più belle che possiamo fare nella vita. Purtroppo, però, in alcuni casi arrivano degli imprevisti che rendono il viaggio decisamente stressante e faticoso. Alcuni di questi imprevisti si verificano in aeroporto e il più temuto di tutti si chiama cancellazione del volo. Oggi capiremo come fare a sopravvivere a questa brutta esperienza e scopriremo i 10 peggiori aeroporti del mondo per quanto riguarda disservizi, ritardi e brutte sorprese (nel 2018 per almeno 10 milioni di passeggeri). Se possiamo scegliere dovremmo possibilmente evitarli. Quando ho diritto a un rimborso per la cancellazione  Come dicevamo in precedenza la cancellazione del volo è una delle cose più brutte che potrebbe capitarci. Per fortuna, però, la legge difende i passeggeri in moltissimi casi e per quanto riguarda le cancellazioni più o meno improvvise. Soprattutto se voliamo in Europa dove le tutele sono decisamente maggiori e sono sancite dal Regolamento CE 261. Nel Vecchio Continente è infatti spesso possibile ottenere un rimborso per il volo cancellato. Questo avviene nella maggior parte dei casi a meno che la compagnia ci avvisi della cancellazione con più di 14 giorni di preavviso, che essa sia dovuta a circostanze eccezionali oppure che il preavviso sia compreso tra i 13 e i 7 giorni precedenti alla partenza e il volo venga sostituito con uno che parte non più di due ore prima e arriva con massimo 4 ore di ritardo. O ancora che l’avviso arrivi una settimana prima di partire e il volo sostitutivo parta con meno di un’ora di anticipo e arrivi al massimo con 2 ore di ritardo. Più difficile ottenere un risarcimento per la cancellazione se voliamo fuori dall’Europa. Per i voli internazionali è previsto solo il rimborso delle spese causate direttamente dal disservizio. Per i voli USA non c’è nessuna tutela se non la possibilità di contrattare con la compagnia aerea un eventuale rimborso. Come si calcola il rimborso Rimanendo in ambito dell’Unione Europea è importante sapere che il rimborso economico per la cancellazione si calcola in base alla lunghezza della tratta, al ritardo accumulato e alla nostra decisione, o meno, di accettare un volo alternativo. Molto dipende da una decisione che dobbiamo prendere: ovvero quella di accettare o meno un volo sostitutivo proposto dalla compagnia. Se non lo accettiamo avremo diritto al rimborso del biglietto oltre al risarcimento economico massimo previsto nelle fasce che stiamo per scoprire: - i voli comunitari più corti di 1.500 km che arrivano con meno di due ore di ritardo rispetto al precedente danno diritto a una compensazione di 250 euro; - per quelli di lunghezza compresa tra 1.500 e 3.500 km il rimborso varia da 200 euro (con ritardo massimo di 4 ore) a 400 euro (ritardo superiore); - per i voli più lunghi il rimborso oscilla tra 300 euro (ritardo compreso tra 2 e 4 ore) e 600 euro (ritardo superiore). Come chiedere il risarcimento per il volo cancellato e cosa serve Una volta capito se abbiamo diritto o meno al rimborso dobbiamo muoverci per inoltrare la pratica di richiesta risarcimento cancellazione. Per farlo ci serviranno: - la carta d’imbarco - la conferma della prenotazione - le ricevute delle eventuali spese affrontate durante l’attesa in aeroporto.  Se abbiamo accettato un volo alternativo dovremo anche produrre testimonianze video o foto dell’eventuale ritardo. Messi insieme i documenti possiamo recarci allo sportello della compagnia e far partire la richiesta oppure inoltrarla online. Un’altra valida alternativa è quella di affidarsi a società attive nella tutela dei diritti dei viaggiatori come AirHelp, che aiutano gli utenti a reclamare il risarcimento di voli cancellati e rimborsi. I peggiori aeroporti del mondo: dalla posizione 10 alla 6 La cancellazione è un’eventualità di cui dobbiamo sempre tenere di conto. Soprattutto se voliamo in uno dei dieci scali peggiori al mondo. In questa poco lusinghiera classifica troviamo al decimo posto, secondo le celebri classifiche di AirHelp, l’aeroporto di Gatwick, a Londra, carente per quanto riguarda puntualità, servizi per i bambini e affollamento. Alla posizione numero nove c’è il Billy Bishop di Toronto, anch’esso noto per la scarsa puntualità, seguito a ruota dall’aeroporto di Porto che non brilla per gli aerei in orario, per il cibo e per le lunghe attese. Settima e sesta piazza, rispettivamente per l’aeroporto di Parigi Orly e per quello di Manchester. Nel primo caso i problemi maggiori riguardano puntualità e orari dei negozi. Nel secondo i ritardi nella consegna dei bagagli e gli elevati costi dei parcheggi. La top 5 Apre la top 5 negativa l’aeroporto di Malta, decisamente sottodimensionato rispetto al numero di passeggeri. Situazione che crea non pochi problemi in merito a posti a sedere, code e ritardi. Ai piedi del podio troviamo un altro scalo europeo, quello di Bucarest in cui le pecche sono l’obsolescenza delle strutture e un personale di terra non troppo amichevole. Medaglia di bronzo per l’aeroporto di Eindhoven, piccolissimo in rapporto al traffico e con personale decisamente non all’altezza delle aspettative. Piazza d’onore, a sorpresa, per l’aeroporto internazionale del Kuwait, mestamente noto per la scarsissima puntualità e per le interminabili code agli imbarchi.Il peggior aeroporto del mondo, infine, è quello di Lisbona, capitale del Portogallo, dove il problema maggiore è la lentezza nelle procedure d’imbarco accoppiata a lunghissimi ritardi. Read the full article
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enkeynetwork · 2 years ago
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corallorosso · 4 years ago
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Draghi e la ‘confessione’ di Gentiloni: ciò di cui l’Italia non aveva bisogno Sul piano politico si registra che il governo Draghi si è posto in buona parte su una linea di continuità con l’azione del governo Conte 2, facendo sorgere negli analisti la ricerca del motivo di questo avvicendamento. La spiegazione arriva da un’intervista rilasciata da Paolo Gentiloni, commissario europeo, il quale spiega con grande semplicità la causa che ha portato Draghi alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo Gentiloni è da tener presente che Draghi è molto stimato in Europa e negli Stati Uniti per il suo atteggiamento poco incline a tutelare gli interessi italiani e molto propenso a tutelare gli interessi degli Stati forti dell’Unione europea, nel quadro di un fermo atlantismo. Dunque c’è poco da sperare per la tutela dei nostri interessi, mentre appare sicuro che le poche forze economiche rimaste all’Italia saranno utilizzate non per rafforzare Enti pubblici italiani che assicurino occupazione e ricchezza a lungo termine, ma per tener buone le grandi potenze finanziarie nel quadro del più smaccato neoliberismo. In poche parole, come ha espressamente detto Gentiloni, quel poco che potrà sperare l’Italia di ricevere dall’Europa consiste in un prolungamento della sospensione del patto di stabilità, mentre all’interno della nostra economia si comincia ad assistere a una capitolazione degli interessi del popolo italiano di fronte allo strapotere delle imprese straniere, che si sono impadronite delle nostre industrie strategiche e dei nostri servizi pubblici essenziali, senza che i nostri governi facessero valere le norme costituzionali previste dal titolo terzo, parte prima, della Costituzione e, in particolare, per quanto ci riguarda, dall’articolo 43 Cost., secondo il quale: “le industrie strategiche, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio devono essere nella mano pubblica o di comunità di lavoratori o di utenti”. Per Autostrade, anziché dell’immediata revoca della concessione ai Benetton, si prevede per loro un indennizzo, non più di 8, ma di 9 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’Ilva è previsto un intervento della società pubblica Invitalia per l’importo di circa un miliardo, mentre è di 70 milioni l’investimento previsto per i prossimi anni di Arcelor Mittal, di modo che, si arriva all’assurdo incredibile che l’Italia mantiene il 60% delle azioni Ilva e ArcelorMittal, assumendo la veste di affittuario, godrà per intero dei suoi profitti. Senza pensare agli effetti dannosi degli inquinamenti che hanno assunto carattere letale per gli abitanti di Taranto, al punto che il Tar della Puglia ha rigettato la richiesta di ArcelorMittal per la riapertura dell’Altoforno 2, mentre il Tribunale di Taranto ha chiesto una condanna per i Riva (precedenti proprietari) per disastro ambientale. Infine è da ricordare il problema della fibra ottica. A questo riguardo i profitti saranno altissimi, e si prevede che le spese per la costruzione della rete saranno a carico della Cassa Depositi e Prestiti, mentre la maggioranza delle azioni andrà a Tim, che è in mano straniera, con la francese Vivendi in posizione prioritaria, mentre l’Italia è presente solo con un misero 10%. Anche in questo caso il costo sarà sostenuto dagli italiani e i profitti andranno agli stranieri. Ed è da sottolineare che, mentre il neoliberista Monti aveva il compito di abbassare i tassi d’interesse spregiudicatamente inflittici dal mercato generale, Mario Draghi, autore della famosa lettera della Troika, in virtù della quale Monti e il suo governo provocarono agli italiani soltanto suicidi, lacrime e sangue, ha come suo compito quello di realizzare un forte sviluppo dell’economia italiana, in modo da poter pagare un enorme e, a mio avviso, insostenibile debito pubblico. Ma la sua azione non appare certo diretta allo sviluppo, il quale potrebbe esserci soltanto con forti investimenti pubblici in imprese di Stato e non in S.p.A., che sono oggetto di speculazione da parte dei potentati stranieri. Questa idea però è assolutamente assente nel disegno di Draghi, e il suo fine appare quello di assicurare soltanto non l’indipendenza economica italiana, ma la perdita totale del suo territorio e delle sue fonti di ricchezza nazionale, restando in una situazione di totale subordinazione ai potentati economici stranieri. E oltre il danno c’è anche la beffa. La stragrande maggioranza dei parlamentari plaude alle iniziative di Draghi, il quale si dimostra poco attento alle necessità della nostra Patria e assume le vesti di un servitore degli Stati forti d’Europa e d’America. Proprio quello di cui non avevamo bisogno. Paolo Maddalena Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale
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love-nessuno · 4 years ago
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L’incontro al vertice tra il presidente turco Erdogan, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non ha lasciato indifferente l’intellighenzia del nostro paese, sebbene per motivi differenti da quelli che ci si sarebbe potuti aspettare; basta una rapida occhiata alle notizie diffuse sui quotidiani, sulle pagine facebook e sugli account twitter di giornalisti, politici e intellettuali nostrani per capire quale sia immediatamente diventato il fulcro dell’attenzione, sotto quale lente – in altre parole – sia stata letta la vicenda del cosiddetto “sofagate”: quella del sessismo. A differenza di Michel ed Erdogan, seduti accanto alle bandiere di rappresentanza, Ursula von der Leyen è stata invitata a sedere sul divano poco distante, dirimpettaia al ministro degli Esteri turco, seduto anch’esso sul divano. Già qualcosa, nella lente sessista, vagamente s’incrina, a meno di non voler credere che il ministro degli Esteri turco sia anch’esso una donna. La divisione di sedute, insomma, non sembra seguire una logica di genere, ma piuttosto una di ruoli.
Per inquadrare meglio la vicenda è bene sapere alcune cose: il cerimoniale diplomatico turco prevede che alla destra del Presidente Erdogan sieda il capo della delegazione diplomatica in visita – che in questo caso era Charles Michel. In passato, la Turchia ha tuttavia sempre assecondato le richieste UE aggiungendo il Presidente di Commissione alla sinistra del capo di Stato; in questo caso ha invece sospeso la cortesia, mandando certamente un messaggio politico che sarebbe bene però inquadrare nel modo giusto, senza isterismi di sorta e soprattutto dando il giusto valore alle parti coinvolte e alla posta in gioco.
Il secondo aspetto necessario per capire perché proprio la von der Leyen sia finita sul divano (e non sul tappeto, comunque, né nella stanza accanto, ci terrei a sottolineare) e perché, probabilmente, Charles Michel non si sia alzato cedendole il posto, attiene all’equilibrio istituzionale dell’Unione Europea per quello che riguarda, in particolare, le competenze di politica estera che sono rimaste per lo più prerogativa degli Stati membri: è infatti il Consiglio europeo, presieduto da Michel, a stabilire gli interessi strategici, gli orientamenti generali e gli obiettivi della politica estera. Con gli ultimi trattati, le competenze in politica estera vengono condivise con gli organi sovranazionali dell’UE, Presidente di Commissione e Alto Rappresentante, ma l’equilibrio istituzionale è ancora fortemente spostato sul versante intergovernativo. I conflitti in materia tra le stesse istituzioni europee sono all’ordine del giorno e non serve Erdogan affinché talvolta gli interessi politici degli Stati membri prevarichino i protocolli o le cortesie istituzionali.
Il “sofagate” non è dunque frutto della nostra immaginazione; qualcosa è effettivamente successo nei palazzi turchi, ma è qualcosa che poco ha a che fare con il genere o il sesso della von der Leyen e molto con il suo ruolo, che è quello di massima rappresentante dell’istituzione che più di tutte certifica la natura sovranazionale dell’Unione europea, dell’istituzione, cioè, che differenzia in modo assoluto l’Unione da qualunque altra normale organizzazione internazionale e che rappresenta i 27 stati membri come parti di una stessa entità e non come entità separate e tra loro negozianti. Il messaggio di Erdogan appare perciò chiaro: non attribuire alla von der Leyen il ruolo riconosciuto invece al rappresentante dei capi di Stato e di Governo negando con ciò all’Unione lo status di entità autonoma e sovranazionale. Potrebbero sembrare sottigliezze, ma non lo sono affatto: negoziare con il più potente blocco commerciale del mondo e negoziare con 27 Stati per lo più divisi su molte importanti questioni internazionali sono due faccende completamente diverse.
Chi scrive non intende certo negare la scarsa propensione del presidente turco verso l’universo femminile, né escludere del tutto la presenza di una certa malizia nel gesto; potremmo anche ritenere probabile che il sesso della von der Leyen abbia costituito in ultima analisi un ostacolo in meno al verificarsi dello sgarbo. Ma il fatto è che a noi tutto ciò dovrebbe interessare limitatamente: non è della cortesia o scortesia maschilista di Erdogan che ci dovremmo ritenere soddisfatti o insoddisfatti, ma del fatto che questa possibilità di esprimere cortesia o scortesia esista in primo luogo. E non perché Ursula von der Leyen sia una donna, ma perché in quel contesto Ursula von der Leyen rappresenta l’Unione europea, istituzione di cui tutti, volenti o nolenti, facciamo parte come cittadini.
Non stiamo parlando d’altra parte di una donna vessata, la cui vita e il cui destino siano stati costretti senza scampo dalla feroce gabbia del patriarcato. Ursula von der Leyen è un medico, attiva in politica dagli anni ’90, tre volte ministro della Repubblica Federale di Germania – ovvero di uno dei paesi più potenti del mondo – ed ora presidente della Commissione europea. Ha davvero bisogno che un coro d’indignazione si alzi, non per difendere ciò che rappresenta, non per difenderne il ruolo, ma perché trattata male “come donna”? La verità è che non ne ha affatto bisogno, così come non ne ha bisogno alcuna donna che ricopra una posizione di potere. Sostenere il contrario significa sostenere che la sua rilevanza dipenda dal riconoscimento altrui del suo valore “come donna”, quando invece la sua rilevanza, in quel contesto, dovrebbe essere da ciò completamente disconnessa e dipendere esclusivamente dai rapporti di forza in cui il suo ruolo istituzionale si inserisce: ben poco favore mi pare si porti alla causa femminista trattando ancora una volta come specie protetta qualcuno che nei fatti non ha alcun bisogno di protezione. Questo però è un trend ormai consolidato: rivendicazioni di forma, richieste di attenzioni, vittimismo, riconoscimento esterno, connotano gran parte del discorso femminista di ultima generazione, sebbene per fortuna non in maniera totalizzante. Sfugge forse che tutto ciò che è concesso sul piano della contrattazione sociale e che non sia sostenuto da un reale cambiamento negli equilibri di potere è destinato ad avere vita breve: ogni questione di principio può essere facilmente ritrattata nel momento in cui tale principio non sia più ideologicamente supportato.
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paoloxl · 5 years ago
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Due tranche versate da Bruxelles ad Ankara per un totale di sei miliardi, con l’obiettivo di bloccare 3,2 milioni di siriani in territorio turco [1]. Il 31 ottobre 2019 un nuovo finanziamento, rivendicato dal Commissario Stylianides, che porta nelle casse statali turche più di mezzo miliardo: esattamente 663 milioni di euro. Sono passati tre anni dal pagamento della prima “rata” e pochi mesi da quello della seconda. Riscosso il denaro, Erdogan minaccia con toni da bullo l’Unione Europa: “Hey, Europa, svegliati. Lo dico di nuovo: se provate a presentare la nostra operazione come un’invasione, sarà semplice: apriremo le porte e vi manderemo 3,6 milioni di migranti”.
Il messaggio del ricattatore Erdogan è chiaro, lucra sulla vita degli esseri umani, non rispettando neanche i patti (ambigui) stipulati. "O pagate, o appoggiate le mie mire espansionistiche, oppure vi arriveranno milioni di persone”. L’Europa si piega, sgancia soldi su soldi, alza i toni ma immediatamente cerca un nuovo accordo e oggi lo accoglierà a Bruxelles.
Ma c’è un motivo se il sultano di Istanbul viene chiamato dalla gente turca “Kabadayi", ovvero il mascalzone. Il voltagabbana. Erdogan ha mire espansionistiche. Vuole l’annientamento dei curdi ed esercitare forti influenze nei territori siriani. Vuol far tornare agli antichi fasti l’Impero Ottomano. E per farlo strozza Bruxelles, cerca di sfaldare l’Unione, aumenta il clima di tensione con la Grecia distrutta dalla perenne crisi economica. Dopo aver deciso di non rispettare l’accordo, lascia partire e spinge i profughi verso il confine con la Grecia: la risposta della polizia greca di frontiera è feroce, le motovedette greche bloccano l’ingresso in modo virulento. Ci sono morti e feriti tra i rifugiati. Salgono a galla le criticità dell’accordo UE-Turchia, i nodi vengono al pettine. Si sfregano le mani i partiti di estrema destra locali, Alba Dorata in primis, che inzuppano il biscotto nella melma delle ingiustizie: raid punitivi in stile nazifascista, aggressioni, pestaggi. Nel mentre Erdogan strumentalizza la vita dei bambini con dichiarazioni scellerate, quando contemporaneamente massacra i fanciulli in territorio siriano. E guarda cosa, poco prima del vertice a Bruxelles, ordina a suoi guardacoste di fermare i migranti prima di attraversare il mar Egeo. Il tutto con la perenne complicità delle élite europee che elogiano la Grecia innalzandola a "scudo d’Europa", inviano agenti di Frontex e legittimano l’utilizzo delle armi da fuoco sul confine contro i migranti [2].
Quali sono le violazioni in atto?
Stringere accordi e versare soldi ad un ricattatore non potrà mai comportare una risoluzione delle problematiche, ma un ingrandimento delle stesse: ecco il risultato. Tra le decine di migliaia di profughi arrivati in questi giorni nella zona di confine e sulle isole  sono molti i minori stranieri non accompagnati (MSNA), la situazione al confine è al collasso.
Normativamente, l’accordo è stato una forzatura e chiudere le frontiere ai profughi non è rispettoso della legge: in primis, l’Unione può stipulare accordi con Paesi extra-UE considerati Paesi Terzi Sicuri. La direttiva 2013/32/UE (art.42) chiarisce i parametri: “la valutazione alla base della designazione può tener conto soltanto della situazione civile, giuridica e politica generale in tale paese e se in tale paese i responsabili di persecuzioni, torture o altre forme di punizione o trattamento disumano o degradante siano effettivamente soggetti a sanzioni se riconosciuti colpevoli. Per questo motivo è importante che, quando un richiedente dimostra che vi sono validi motivi per non ritenere sicuro tale paese per la sua situazione particolare, la designazione del paese come sicuro non può più applicarsi al suo caso”. Arresti di giornalisti, oppositori, docenti universitari e sindacalisti, uniti allo stato di guerra del Governo turco, chiaramente non rendono la nazione classificabile come sicura;
per considerare uno Stato sicuro, bisogna quantomeno aver ratificato il fulcro della normativa riguardante i diritti umani: la Turchia ha ratificato la Convenzione di Ginevra ma non il Protocollo di New York del 1967 che ha ridisegnato il concetto di “rifugiato” allargandolo non solo agli europei sfollati prima del 1951 ma anche a tutti coloro in fuga da situazioni di grave pericolo per la loro vita. Di fatto, per la Turchia sono rifugiati soltanto gli europei in fuga prima del 1951: ovvero, nessuno. Per i siriani in territorio turco la copertura normativa è blanda, un contentino dato all’Europa per stipulare l’accordo miliardario. La loro fuga è legittima quanto l’accoglienza europea doverosa: testimonianza della situazione critica (e della normativa latente) [3] sono le espulsioni di massa attuate dall’AKP [4];
conseguente la violazione del Protocollo Addizionale n°4 alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: "le espulsioni collettive sono vietate. Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti";
Al confine greco le violazioni sono tante, troppe. Di conseguenza, non vengono rispettate molteplici leggi basilari della normativa europea ed internazionale:
TUE (art.2): “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, dell’eguaglianza dello Stato di Diritto e del rispetto dei diritti umani”;
TUE (art.6): "L’Unione riconosce i diritti, le libertà e principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 7 Dicembre 2000 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei Trattati”;
TFUE (art.78), il sacrosanto principio di non refoulement, per cui “l’Unione deve offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e garantire il rispetto del principio di non respingimento in conformità alla Convenzione di Ginevra del 28 Luglio 1951 e al protocollo del 1 gennaio 1967 relativi allo status dei rifugiati”;
Carta dei diritti fondamentali (con efficacia vincolante dopo il trattato di Lisbona):
"Ogni persona ha diritto alla vita" (art.2); “Ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica” (art. 3); "Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti” (art. 4); "È proibita la tratta degli esseri umani" (art.5); "Il diritto di asilo è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma del trattato sull’Unione europea e del trattato sul funzionamento dell’Unione europea” (art.18); “Le espulsioni collettive sono vietate” (art.19.1.); “Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti” (art.19.2.);
Ancora più drammatiche, e violente, le violazioni della “legge del mare” per quanto riguarda i respingimenti della guardia costiera greca nei confronti dei profughi: [5]
Convenzione SOLAS (capitolo V, regolamento 33): “Il comandante di una nave che si trovi nella posizione di essere in grado di prestare assistenza, avendo ricevuto informazione da qualsiasi fonte circa la presenza di persone in pericolo in mare, a procedere con tutta rapidità alla loro assistenza, se possibile informando gli interessati o il servizio di ricerca e soccorso del fatto che la nave sta effettuando tale operazione”;
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - UNCLOS (Art.98 Comma 1): “Ogni Stato deve esigere che il comandante di una nave che batte la sua bandiera, nella misura in cui gli sia possibile adempiere senza mettere a repentaglio la nave, l’equipaggio o i passeggeri, presti soccorso a chiunque sia trovato in mare in pericolo di vita quanto più velocemente possibile”.
UNCLOS (Art. 98 comma 2) ogni Stato ha l’obbligo di “promuovere l’istituzione, l’attivazione ed il mantenimento di un adeguato ed effettivo servizio di ricerca e soccorso relativo alla sicurezza in mare e,ove le circostanze lo richiedano, di cooperare a questo scopo attraverso accordi regionali con gli Stati limitrofi”;
direttiva 2013/32/UE, deve essere svolto un “esame adeguato e completo” per stabilire l’eventuale status;
"Non è possibile valutare lo status di un potenziale rifugiato politico, in mare" (Protocollo addizionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità organizzata transnazionale per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria);
“Nessuno dovrebbe essere sbarcato, costretto a entrare, condotto o altrimenti consegnato alle autorità di un paese in cui esista, tra l’altro, un rischio grave di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura, alla persecuzione o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti, o in cui la vita o la libertà dell’interessato sarebbero minacciate a causa della razza, della religione, della cittadinanza, dell’orientamento sessuale, dell’appartenenza a un particolare gruppo sociale o delle opinioni politiche dell’interessato stesso, o nel quale sussista un rischio di espulsione, rimpatrio o estradizione verso un altro paese in violazione del principio di non respingimento.” (Regolamento UE N.656/2014);
TU 286/98, art.19, comma 2, "Non è consentita l’espulsione" degli "stranieri minori di anni diciotto, salvo il diritto a seguire il genitore o l’affidatario espulso";
Convenzione SAR che obbliga gli Stati contraenti ad avere nei confronti dei naufraghi obblighi ben precisi:
(Capitolo 1.2.3.) “fornire le prime cure mediche o di altro genere ed a trasferirla in un luogo sicuro”;
(Capitolo 2.1.10) “garantire che sia prestata assistenza ad ogni persona in pericolo in mare… senza distinzioni relative alla nazionalità o allo status di tale persona o alle circostanze nelle quali tale persona viene trovata”.
Infine, il "Rescue at Sea: A Guide to Principles and Practice as Applied to Migrants and Refugees": prevede l’obbligo per il comandante dell’imbarcazione di tutelare i migranti presenti nell’imbarcazione che chiede (o ha avuto) soccorso e di portarlo in un luogo dove la loro incolumità è assicurata. Il place of safety, quindi.
Il quadro che emerge è chiaro: primo, l’Unione Europea non rispettando la base dei propri principi normativi sta venendo meno alla sua stessa essenza e funzione. Secondo: viene tradita l’idea e la concretezza solidale costruita faticosamente dai padri fondatori dell’Unione stessa. Terzo: fare affari con Erdogan presenta il conto, salato. Non è salutare a livello economico e sociale. E i miliardi spesi tradendo le nostre stesse leggi europee sono state il cappio al collo della libertà dell’Europa stessa. La libertà di non dipendere da nessuno.
L’UE ha dato un enorme potere al presidente turco, che dimostra quotidianamente una spietata scaltrezza. Ma aver pensato di chiudere la crisi dei rifugiati del 2015 in questo modo, abdicando quindi ai diritti fondamentali e stipulando accordi ambigui, presenta come avevamo ampiamente annunciato un conto salato.
Note
[1] https://www.meltingpot.org/Io-non-ho-sogni-L-accordo-UE-Turchia-genesi-applicazione.html
[2] https://www.lettera43.it/commissione-europea-migranti-frontiera-grecia/
[3] Il sistema (inefficace) di protezione internazionale in Turchia oggi è regolato dalla “Law of foreigners and international protection" (e dalla Regulation on the work permits for Foreigners under Temporary Protection Act del 11/01/18). Sistema inefficienti che non consentono l’ingresso nel mondo sanitario e del lavoro e che ha portato al dilagare del lavoro nero). Vedi: https://www.meltingpot.org/Io-non-ho-sogni-L-accoglienza-dei-rifugiati-in-Turchia-un.html
[4] https://www.meltingpot.org/La-Turchia-sospende-l-accordo-con-l-Ue-e-respinge-i-siriani.html
[5] http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Migranti-Video-il-respingimento-della-Guardia-Costiera-greca-a-colpi-di-bastone-e-arma-da-fuoco-56834f52-0c38-4b1d-9358-563468cc2359.html#foto-1
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