#poche idee ma chiare
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mossmx · 2 months ago
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le sono crollate tutte le certezze XDDD
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altrovemanonqui · 1 year ago
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Mia nonna mi asciugava il sudore. Passava un fazzoletto tra la maglietta e la schiena, a volte ce lo lasciava per assorbire il bagnato. I bambini, per star bene, dovevano tenere occhi e schiene all’asciutto.
Io vengo da lì. 
Da dove vengo si dice “ho voglia di piangere” ad alta voce per non piangere davvero.
Da dove vengo si urla “vattene via”, sperando che l’altro resti.
Da dove vengo la cosa peggiore da sentire è “ti devi vergognare”. E in effetti ancora oggi vergognarmi mi fa fisicamente male. 
Da dove vengo ti mandavano in collegio, svizzero. Ma per finta. (In pratica da dove vengo i genitori per far star bravi i figli minacciavano di offrir loro un’ottima istruzione, internazionale, in un paradiso fiscale.)A pensarci è un buffo posto quello da dove vengo.
Da dove vengo c’è silenzio. Il silenzio è un valore non è un caso che si debba rispettare.
Da dove vengo ho comunque imparato che di troppe o di troppe poche parole ci si muore.
Da dove vengo quando dicevi qualcosa di brutto, volgare, sbagliato, maleducato, ti intimavano di lavarti la bocca col sapone.
Da dove vengo eri tu che ti facevi delle fantasie e non erano mai gli altri ad illuderti.
Da dove vengo i genitori chiudevano le contrattazioni con “fai un po’ quel che vuoi”, non bluffavano, ma tu sapevi che poi i cocci erano tuoi. 
Da dove vengo i miei nonni sono stati insieme una infinità di anni. Come scemi ci siamo domandati come avessero resistito tutto quel tempo quando il vero mistero resta come abbia resistito lei alla morte di lui. (Probabilmente grazie all Alzheimer.)
Da dove vengo io “se sei felice e tu lo sai” era una canzone per bambini, ma nessuno ci chiedeva se davvero lo fossimo. Ho ricevuto un’educazione pseudo cattolica (in cosa creda o non creda io adesso è tutta un’altra storia), ma non ricordo che i Vangeli parlassero di felicità, di beatitudine certo sì, ma Gesù non era felice o almeno così mi pare, era un tipo ok, con un sacco di preoccupazioni e le idee chiare, ma felice non direi.
Vengo da luoghi in cui la tristezza era culturalmente più approfondita, quindi sono anche più preparata. So per esempio che l’infelicità è diversa dalla tristezza, la tristezza crea anticorpi per ricondurti alla guarigione, l’infelicità è appiccicosa, endemica, a volte posturale. 
Il posto da dove vengo non lo abito più. Sono andata via, ma a pensarci a volte e quando sto per tornarci mi ammazzo di nostalgia, mi viene da piangere e lo scrivo e lo dico ad alta voce, per non piangere davvero.
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susieporta · 1 year ago
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DA DOVE VENGO.
Mia madre mi asciugava il sudore, passava un fazzoletto tra la maglietta e la schiena, a volte ce lo lasciava per assorbire il bagnato. I figli, per star bene, dovevano tenere occhi e schiene all’asciutto. Io vengo da lì.
Da dove vengo si dice “ho voglia di piangere” ad alta voce per non piangere davvero.
Da dove vengo si urla “vattene via”, sperando che l’altro resti.
Da dove vengo la cosa peggiore da sentire è “ti devi vergognare”. E in effetti ancora ora vergognarmi mi fa fisicamente male.
Da dove vengo ti mandavano in collegio, svizzero. Ma per finta, non c’erano i soldi per il collegio, svizzero poi. In pratica da dove vengo i genitori per far star bravi i figli minacciavano di offrir loro un’ottima istruzione, internazionale, in un paradiso fiscale. A pensarci è un buffo posto quello da dove vengo.
Da dove vengo c’è silenzio. Il silenzio è un valore non è un caso che si debba rispettare. Da dove vengo ho comunque imparato che di troppe o di troppe poche parole ci si muore. Da dove vengo quando dicevi qualcosa di brutto, volgare, sbagliato, maleducato, ti intimavano di lavarti la bocca col sapone, dove sto ora invece laviamo le parole.
Da dove vengo eri tu che ti facevi delle fantasie e non erano mai gli altri ad illuderti.
Da dove vengo i genitori chiudevano le contrattazioni con “fai un po’ quel che vuoi”, non bluffavano, ma tu sapevi che poi i cocci erano tuoi.
Da dove vengo i miei nonni sono stati insieme settantacinque anni. Come scemi ci siamo domandati come avessero resistito tutto quel tempo quando il vero mistero resta come abbia resistito lei per altri quattro anni alla morte di lui.
Da dove vengo io ��se sei felice e tu lo sai” era una canzone per bambini, ma nessuno ci chiedeva se fossimo felici. Ho ricevuto un’educazione cattolica, non ricordo che i Vangeli parlassero di felicità, di beatitudine certo sì, ma Gesù non era felice o almeno così mi pare, era un tipo ok, con un sacco di preoccupazioni e le idee chiare, ma felice non direi. Vengo da luoghi in cui la tristezza era culturalmente più approfondita, quindi sono anche più preparata. So per esempio che l’infelicità è diversa dalla tristezza, la tristezza crea anticorpi per ricondurti alla guarigione, l’infelicità è appiccicosa, endemica a volte posturale.
Il posto da dove vengo non lo abito più, sono andata via, ma a pensarci a volte mi ammazzo di nostalgia, mi viene da piangere e lo dico ad alta voce, per non piangere davvero.
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monologhidiunamarea · 1 year ago
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Mi siedo finalmente dopo una mattinata frenetica , sempre troppe cose da fare.
In questi giorni mi sono confrontata con chi mi sta vicino e non sono mancati gli scontri . Mi sono sentita dire che sono sempre molto gelida nelle parole,dura, spinosa . Non sono cambiata sono solo ciò che sono. Sono quella da poche parole ma dirette e vere. Ho le idee chiare su molte cose e non medio più, non accetto che nessuno venga a dirmi come devo vivere o cosa devo essere. La mia vita è mia e sempre in salita e non mi faccio fermare da niente. Dicono forte io dico solo decisa. Se si vuole stare nella mia vita si devono accettare opinioni scomode e pensieri fermi, silenzi .
E se a volte le persone usassero più il silenzio prima di aprire bocca non dovrei trovarmi a dare spiegazioni inutili.
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davidewblog · 3 months ago
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Anche se in questa fase della mia vita sto scoprendo il mondo femminile delle mie coinquiline, ovviamente ho anche amici maschi anche se pochi (non pochi maschi, proprio poche amicizie in assoluto fuori dall'appartamento), ma qualcuno c'è.
Certamente, la vita con le mie coinquiline ha fatto sì che il mio rapporto con il mondo femminile sia cambiato totalmente in poco tempo. Da non sapere nulla sull'universo delle ragazze, sono arrivato a condividere la vita con tre studentesse ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni su sette (fatti salvi i weekend in cui ogni tanto rientriamo nei nostri paesi, e ovviamente le vacanze estive).
Ma, anche se io ho proprio pochi amici per indole, qualcuno, al di fuori della casa, esiste. In questi due anni nella nuova facoltà, per esempio, sono diventato molto amico di un mio collega di università, si chiama Alberto.
In realtà, io e Alberto non ci somigliamo tanto, anzi. Lui è più "vissuto" di me, principalmente perché ha dei genitori molto diversi dai miei che lo hanno lasciato sempre libero e non lo hanno mai controllato tanto.
È anche più studioso di me, e ha le idee molto più chiare su ciò che vuole fare nella sua vita. Vuole diventare pilota di aerei di linea, e già si sta muovendo in quella direzione con sicurezza (per esempio ha fatto mettere nel suo libretto l'esame di diritto della navigazione). Insomma, dove io sono indeciso e ancora in cerca, lui è deciso e sicuro. E, lo so già, si laureerà molto prima di me, anche se è più piccolo di me, perché ovviamente lui non ha cambiato facoltà.
A differenza di me, poi, Alberto sta già con una ragazza, non è proprio fidanzato, ma quasi, anche se lei la conosco meno.
Però co lui andiamo d'accordo, lui mi capisce perfettamente, ridiamo delle battute che facciamo, c'è un'intesa complessiva, e soprattutto, Alberto non mi fa mai pesare il fatto che nello studio sonno più lento e incerto di lui.
Alberto, in quanto mio amico, ha anche un piccolo "privilegio": è una delle pochissime persone che può venire nell'appartamento quando vuole, anche senza avvertire prima. E non è una cosa facile, perché le mie coinquiline (giustamente) non amano le visite inattese, anche perché si vergognano ad essere viste in pigiama o in mutande da estranei. Ma Alberto, sanno che è uno dei miei rarissimi amici, e lo accolgono volentieri, a volte lui viene a cena e si trattiene dopo cena fino a tardissimo, sul divano con noi a parlare un po' di tutto e a guardare con noi la TV, e quele sono delle bellissime serate.
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tempi-dispari · 1 year ago
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IMO: dall'amatoriale al professionale. Salto necessario
Perché è importante passare dall’amatoriale al professionale? Iniziamo a capirci sui termini. Professionale, non professionistico. Sembra una sfumatura ma in realtà c’è una bella differenza. I primi, i professionali, sono persone che pur svolgendo un altro lavoro, si presentano bene come artisti. Ossia, in modo credibile, schietto. I secondi, sono artisti di professione. Anche se questo non garantisce un atteggiamento professionistico, tuttavia è un’altra storia.
Il fatto di presentarsi modo professionale aumenta la nostra credibilità, e non di poco. Essere professionali è indice del fatto, ad esempio, che teniamo a ciò che facciamo, che pretendiamo un certo rispetto che, diversamente e troppo spesso, non viene concesso. Viene da sé che è un errore non rispettare gli artisti. Ma tutti sappiamo che capita. Per evitarlo dobbiamo avere una certa credibilità. Questa si costruisce con il tempo e il lavoro. Soprattutto con l’attenzione ai dettagli.
Il merch presentato in un certo modo, i canali social curati, il sito completo. Tutti dettagli che possono fare una enorme differenza tra il suonare spesso in giro o meno. E non vale il discorso: ma io sono rock, o sono indipendente, sono punk per giustificare la poca accortezza al proprio lavoro e al proprio modo di presentarsi. È un po’ come se io andassi in giacca e cravatta in un centro sociale che so proporre solo hardcore e chiedessi una serata per la mia band che fa solo liscio.
Viene da sé che la risposta negativa è più che probabile. Perché non pensiamo la stessa cosa quando andiamo a chiedere una data in un locale? Oppure quando facciamo le foto per i post o per il booklet del disco? Qual è il motivo che ci spinge a non tenere presente questo aspetto? Essere professionali non costa in termini di soldi. Costa in termini di attenzione ai dettagli. Sappiamo che sono questi a fare la differenza. Ergo, il passaggio dall’amatoriale al professionale è fondamentale.
Anche solo per riuscire ad avere un minimo di riscontro. Ce ne accorgiamo noi per primo. Mettiamoci nei panni della persona, del gestore, dell’ascoltatore cui ci presentiamo. Se fossimo noi quella persona, quel gestore, quell’ascoltatore, come reagiremmo di fronte ad un disco, una band, un solista che non ci ispira affidabilità? Perché quando a noi scegliere siamo puntigliosi e quando, invece, gli altri dovrebbero scegliere noi siamo approssimativi? C’è qualcosa che non funziona.
Per quello che ci riguarda, alle volte, cadiamo nel tranello del ‘prendere o lasciare’. Io sono così. Il mio disco è confezionato cosà. O ti va bene o sono affari toi. E no. Non va così. Sono solo affari nostri. Perché quel modo di pensare ci porta solo ad essere respinti o non ascoltati. Se non interessa a noi per primi promuoverci bene, come possono altre persone interessarsi a noi? Si badi bene che non si sta parlando di compromessi o snaturare la propria essenza. Parliamo, ancora una volta, di consapevolezza.
Di presa di coscienza di ciò che si sta facendo e di dove si vuole arrivare. Se non abbiamo le idee chiare, bhe, è il caso di schiarirsele. Diversamente a perderci saremo solo noi. Certo, potremo lamentarci di più potendo dichiarare che siamo rimasti fedeli a noi stessi, che non siamo scesi a compromessi, che non ci vendiamo e certe logiche di mercato. Tutto questo salvo poi lamentarci di avere pochi spazi in cui poterci esibire o poche persone ai concerti o ancor meno ascoltatori.
Facciamocela una bella domanda sul perché accade. Facciamoci un esame di coscienza e troviamo il nocciolo sul quale lavorare. Quasi sempre vedremo solo dei piccolissimi aspetti che messi tutti assieme metteranno in luce grandi mancanze, da parte nostra. Ergo, tornando al nostro tema, passare dall’amatoriale al professionale è un salto d’obbligo, anche se voglio fa conoscere la mia arte solo nella mia strada. Una credibilità come artista, prima ancora che le persone mi abbiano ascoltato, la devo avere.
È un po’ come quando ci piace una persona. Innanzitutto ci attrae qualcosa nel suo aspetto, nel suo modo di fare, di muoversi. Poi conoscendola potremo avere conferme o smentite. Intanto ci ha stimolato ad avvicinarci. Per la nostra arte è lo stesso. Se non abbiamo nulla che possa stimolare le persone ad avvicinarsi, difficilmente riusciremo a farci conoscere.
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Oroscopo di Chirya: dal 18 al 24 Settembre 2023
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Oroscopo di Chirya: Cari eccoci alle previsioni astrologiche dal 18 al 24 Settembre 2023, la settimana registra poche novità, la più importante, accade ogni hanno, il Sole si sposta in Bilancia, e dove risiede anche Marte. Il Nodo Nord, invece, continuerà a occupare lo spazio zodiacale dell'Ariete, così come Venere resterà stabile nel segno del Leone. Nettuno assieme a Saturno proseguiranno l'orbita in Pesci, come Giove e Urano occupano il segno del Toro.  I Cancro sono chiamati a pianificare con saggezza il futuro, i Capricorno si fideranno del loro intuito per delle scelte economiche, mentre gli Ariete useranno la loro intraprendenza, invece per gli Acquario sarà una bellissima settimana. Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno Ariete Cari Ariete, la settimana vi fa recuperare lucidità, anche il weekend divertente e spensierato, poiché siete dei leader dovrete solo non fare il passo più lungo del dovuto, troppo caotiche le giornate di giovedì 21 e venerdì 22, con un po' di tensione in famiglia,  anche se entro domenica le cose si risolveranno, cercate di essere comprensivi rispettando le esigenze della vostra metà. Per i nati del segno che cercano amicizia o dolci incontri, è la settimana perfetta per conoscere gente nuova, uscire a divertirsi. Toro Oroscopo di Chirya: Cari Toro, il periodo è ottimo con tante soddisfazioni in vista, dall’ incontrare una persona che vi intriga, al ricevere una sorpresa finanziaria, gestitela in modo responsabile, no agli investimenti rischiosi poco chiare strategie finanziarie. Da sabato 23 e per l'intera domenica, dedicherete energia e impegno in famiglia, non adagiatevi troppo però, per non sentirvi dire che non siete mai sul pezzo. Tutte le questioni di cuore vanno affrontate, e non lasciate da parte, momenti migliori il fine settimana. Gemelli Cari Gemelli, settimana pesante, con pochi sbocchi e grandi amarezze, le giornate centrali della settimana sono nervose, meglio l’amore, dove cercherete di essere brillanti, è il momento di rafforzare il legame con il partner. Anche una piccola gita sarebbe d’aiuto.  Evitate di soccombere a quella sensazione di essere su un libro nero o di sfortuna, come siamo abituati a dire se le cose non vanno, il momento è così, ma passerà presto. Anche se l’energia non è il massimo, ve la caverete brillantemente. Cancro Oroscopo di Chirya: Cari Cancro, tra lunedì e mercoledì sarete dei grandi protagonisti, e dare il meglio di voi, e da cui riceverete più soddisfazione. Sentirete nel cuore un’insolita leggerezza grazie ai pianeti a voi favorevoli nel campo della comunicazione.  Riuscirete ad essere più aperti e disponibili con colleghi, amici, e in famiglia, e con delle nuove conoscenze sentirete il bisogno di sviluppare tante idee, ma avrete poca voglia di darvi da fare. Punterete sull’affettuosità di chi vi ama. Leone Cari Leone, Venere che vi vede re e regine di cuori, capaci di conquistare tutti, momento d’oro per le emozioni e non averne paura, positive anche le finanze questa settimana.  Per chi è solo la settimana potrebbe avere un risvolto speciale, e perché no, fate voi la prima mossa. fare la prima mossa. I nati in Leone potrebbero ricevere un accadimento inaspettato, tra giovedì 21 e venerdì 22, quando sarete magnetici, nessuno potrà resistervi, invece mercoledì 20 attenzione alle spese pazze. Vergine Cari Vergine, il Sole vi protegge e vi spinge nelle imprese, Mercurio, accende la vostra intelligenza, questo per voi è un mese di meritatissime conquiste e soddisfazioni, in amore, saprete essere affabili e affettuose. C’è la possibilità di portare a termine dei progetti meno in vista ma dovrete agire sottotraccia. Attenzione, giornate 21 e 22 settembre durante con auto, moto, oggetti pesanti, non agite di distrazione o superficialità, nulla di grave, ma è meglio stare attenti. Bilancia Cari Bilancia, ormai consapevoli dei vostri obiettivi, vi sentite pronti a ottenere ciò che meritate, Marte vi spinge in avanti e nei prossimi giorni, sarete risoluti ad ottenere dei risultati concreti sul lavoro. Ricevere una promozione o un riconoscimento per il vostro impegno. In amore qualche contrasto per incomprensione, siate più diplomatici.  Questa settimana anche chi è solo si dimostri socievole e convincente, sia lunedì 18 che giovedì 21, con meravigliosi incontri coinvolgenti flirt per chi fa il compleanno Scorpione Cari Scorpione, martedì e mercoledì sono per voi giornate intense e fortunatissime, tutte da sfruttare per ciò che vi dovrebbero condurre dove sperate di arrivare, da tanto, e tanto vi siete impegnati per averlo. L’amore saprà appassionarvi, e voi di contro sarete misteriosi e intriganti. Anche per chi è solo c’è una storia intensa, con un incontro che vi cambierà la vita in meglio. Se poi dovrete affrontare alcune sfide finanziarie, sarà necessario essere molto prudenti e non sottovalutare rischi eccessivi, e non reagite alle provocazioni. Sagittario Cari Sagittario, è necessario mettere ordine, ovunque possiate, negli impegni, nelle relazioni, insomma nella vostra vita, vi liberete così di fardelli di cui fare a meno, e che vi rallentano. Per i Sagittario è una settimana di avventura, se vi riesce, pianificate una gita fuori porta, cosa che vi entusiasma sempre. Buone giornate il 19 e il 22, per tutto quello che abbiamo detto, e concedetevi un po' di tempo, e ricaricate le batterie, per poter tornare a volare. Capricorno Cari Capricorno, belle giornate, equilibrate tra lavoro e impegni, c0n tanto spazio per le relazioni, non fatevi attirare dai doveri, dimenticando la vita siate più affettuosi in famiglia, di prendervi cura del vostro rapporto sentimentale, e di comunicare con chi amate, cercate di dare calore e affettività. Abbiate un atteggiamento più morbido nella cerchia relazionale, così da stupire chi vi incolpa di intransigenza e freddezza di emozioni. Acquario Oroscopo di Chirya: Cari Acquario, Marte vi regala tante emozioni, perché vi spinge alla ricerca di novità e cambiamento, a guardare in alto, con il pensiero più libero. Anche l’amore si regalerà un periodo di grande innovazione e creatività. I single potrebbero fare un incontro favoloso, siate voi stessi e tutto andrà bene. Nel fine settimana il sole passa in aspetto positivo al vostro segno, sarete originali e innovativi sul lavoro e le vostre idee saranno condivise. Martedì 19 e mercoledì 20 ponderate bene le parole. Pesci Cari Pesci, nella settimana piccoli imprevisti e qualche ostacolo, Mercurio continua a destabilizzarvi, evitate allora di isolarvi, chiedendo aiuto a qualche amico, se ne avete bisogno. L’amore tra giovedì 21 e nel fine settimana sarà consapevole dei vostri sentimenti e delle vostre esigenze, potreste trovare la vostra anima gemella o rafforzare il legame con il vostro partner. Attenzione a scelte finanziarie, che potrebbero risentire del vostro momento di confusione, se potete evitate firme a contratti o impegni economici. Read the full article
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goodbearblind · 3 years ago
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"USA 27 febbraio 1973: inizia la battaglia di Wounded Knee. Alla loro testa c’era Russel Means, Lakota dalle chiare idee libertarie.
"LA BATTAGLIA DI WOUNDED KNEE: NEL 1973, CENTINAIA DI NATIVI AMERICANI OCCUPARONO LA CITTADINA DOVE, NEL 1890, VENNERO MASSACRATI CENTINAIA DI LAKOTA E VI RESISTETTERO PER 71 GIORNI
Wounded Knee era il teatro del massacro del 1890, dove persero la vita 300 Lakota. Nel frattempo la questione indiana sembrava essere "scomparsa". Eppure intere comunità vivevano confinate nelle riserve, soggette ad una legge estranea e dipendente solo da considerazioni di tipo economico. Gli stessi “indiani” iniziarono a dividersi tra componenti “istituzionalizzate” - ovviamente più “moderate” e vicine alle politiche governative- e movimenti più radicali, come l’AIM, l’American Indian Movement. Proprio quest’ultimo fu protagonista del “ritorno” dei nativi a Wounded Knee. Questa volta non ci andarono per farsi massacrare, ma per resistere e combattere per i propri diritti. Il 27 febbraio del 1973 circa 200 nativi, molti dei quali armati, occuparono la cittadina di Wounded Knee prendendo in ostaggio una decina di civili che lavoravano nei negozietti turistici o nelle poche attività presenti nel villaggio. Alla loro testa c’era Russel Means, Lakota dalle chiare idee libertarie.
Fu solo allora che il governo federale prestò attenzione alle richieste degli indiani. Le contrattazioni iniziarono subito, ma l’AIM respinse tutte le offerte al mittente. L’esercito statunitense schierò le truppe e vi furono veri e propri scontri a fuoco, che termineranno con due morti e una decina di feriti a Wounded Knee e due militari USA feriti gravemente. Nel frattempo furono in molti a schierarsi dalla parte degli assediati: altri indiani, ovviamente, ma anche attivisti dei diritti civili, afroamericani e personalità di spicco come l’attore Marlon Brando. Nonostante ciò, dopo la morte del secondo attivista, i nativi decisero di porre fine all’occupazione di Wounded Knee l’8 maggio di quell’anno, 71 giorni dopo l’inizio della protesta.
I processi che si tennero in seguito all’assedio di Wounded Knee, incluso quello intentato contro Means, videro prosciolti tutti gli accusati. Le milizie native filogovernative, tuttavia, regolarono i loro conti nelle riserve. Gli attacchi di sgherri al servizio di Wilson contro gli elementi vicini all’AIM divennero quotidiani e furono decine i morti tra gli anni ‘70 e ‘80. Russel Means è scomparso nel 2012 a causa di un tumore all’esofago: ad oggi, visti i livelli di povertà assoluta presenti a Pine Ridge, si capisce facilmente la rabbia dell’AIM e di Russel negli anni ‘70 e la volontà di lottare affinché i nativi americani non siano più cittadini di serie B."
(Rosanna Amanda Ceroni)
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corallorosso · 3 years ago
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A mettere la parola fine sulla macchina del fango azionata dai vari Meloni e Salvini ai danni del prof. Tommaso Montanari col megafono dei giornali dell’ultradestra Libero, La Verità, Il Giornale ecc., ci pensa lo storico più famoso d’Italia, il prof. Alessandro Barbero, che con poche e chiare parole ristabilisce la verità storica sulla vicenda. “Montanari non ha affatto detto che le foibe sono un’invenzione e che non è vero che migliaia di italiani sono stati uccisi lì. Nessuno si sogna di dirlo: la fuga e le stragi degli italiani hanno accompagnato l’avanzata dei partigiani jugoslavi sul confine orientale, e questo è un fatto – spiega Il prof. Barbero a Daniela Ranieri del Fatto Quotidiano-. La falsificazione della storia da parte neofascista, di cui l’istituzione della Giornata del ricordo costituisce senza dubbio una tappa, consiste nell’alimentare l’idea che nella Seconda guerra mondiale non si combattesse uno scontro fra la civiltà e la barbarie, in cui le Nazioni Unite e tutti quelli che stavano con loro (ad esempio i partigiani titini, per quanto poco ci possano piacere!) stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata; ma che siccome tutti, da una parte e dall ’altra, hanno commesso violenze ingiustificate, eccidi e orrori, allora i due schieramenti si equivalevano e oggi è legittimo dichiararsi sentimentalmente legati all’una o all ’altra parte senza che questo debba destare scandalo”. E ancora “Scegliere una specifica atrocità (come quella delle foibe, ndr) per dichiarare che quella, e non altre, va ricordata e insegnata ai giovani, è una scelta politica e falsifica la realtà in quanto isola una vicenda dal suo contesto (…) Io ho la sensazione che, come gran parte d’Italia era stata più o meno convintamente fascista, si sia conservato un ricordo non negativo del fascismo, e un pregiudizio istintivo verso quei ribelli rompiscatole e magari perfino comunisti che erano i partigiani. Per tanto tempo erano idee che rimanevano in famiglia e non trovavano una legittimazione esplicita dall’alto, nella politica o nel giornalismo. Oggi invece la trovano e, quindi, emergono alla luce del sole.” Con buona pace dei fascisti, e dei loro goffi tentativi di riscrivere la storia, per camuffare il loro posto in essa: l’immondezzaio. Progetto e Utopia
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clacclo · 3 years ago
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Sono arrivato alla conclusione che le persone vadano valutate in base a quante domande pongono: se sono troppe, sono insicure; se sono troppo poche, sono presuntuose e non si mettono mai in discussione.
Come sempre, l'equilibrio sta nel mezzo: avere le idee chiare ma essere sempre aperti al dubbio.
@clacclo
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tempofermo · 3 years ago
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stasera, nel villaggio in cui mi trovo, mi è capitato di ballare un lento con uno degli animatori. non so nemmeno come si chiami, so solo che è piuttosto simpatico e gli piacciono gli sport.
mentre ballavamo, alleggiava attorno un’aria piuttosto strana. gente seduta ai tavoli attorno urlava, parlava. lui sorrideva e cercava di fare conversazione con me.
lì, di fronte a lui, forse qualunque ragazza sarebbe stata contenta, avrebbe sentito il cuore battere più forte oppure avrebbe pensato a fare chissà cosa. io invece mi sentivo piuttosto vuota, non provavo nulla. forse un po’ d’imbarazzo.
prima di ballare con lui, ho ballato anche con una ragazza, Elena. abbiamo ballato una baciata e una salsa. lei cercava di insegnarmi qualche passo nuovo e tutti quei giri strani che si vedono nei video.
i nostri sguardi si saranno incrociati sì e no tre volte. sorrideva anche lei. non so se mentre io guardavo in basso, lei mi guardasse.
quante cose che mi perdo a non guardare negli occhi le persone. ma ancora, quante cose mi perdo a non esserci mai per davvero, nella realtà. la maggior parte del tempo mi sento come se non ci fossi, non davvero almeno. ho come questo strano desiderio segreto di sparire, dissolvermi, e forse è questo che faccio, incontrollatamente, mi dissolvo nello sfondo delle situazioni. la gente mi vede, perché sì, ho un corpo, sono materia, ma allo stesso tempo sono diventata brava a rendermi invisibile, senza parlare, silenziosa, a occhi sempre bassi.
se penso di dover parlare con qualcuno, non mi viene quasi niente in mente. non ci proverei neanche, a parlare con qualcuno, perché mi sento vuota come poche volte mi è capitato.
chissà, se fossi stata viva, stasera forse sarebbe andata in maniera diversa. al momento, mi viene solo da piangere. di solito scriverei delle lettere per cercare di spiegare ai diretti interessati come mi sento, cosa (non) mi passa per la testa, che non ho le idee chiare, che non vorrei nemmeno esistere. invece questa volta non lo farò, perché non è importante e poi tutto nasce dai miei pensieri. “m’invento tutto io” sono solita a dire e questa volta non è diversa.
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raucci · 4 years ago
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È un piccolo, perfetto riassunto di “cos'è la destra, cos'è la sinistra”. Poche idee ma molto chiare a destra, molte idee ma ben confuse a sinistra.
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paneliquido · 6 years ago
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Per quanto possa sembrare assurdo, tutto inizia da un banalissimo compito in classe, a scuola.  Sono i primi giorni di gennaio, è il 1975. All’istituto tecnico Molinari, in V J il professore di lettere assegna ai ragazzi, tra gli altri, un tema di attualità. Sergio Ramelli, che come abbiamo visto frequenta da due mesi la sede del Fronte della gioventù, non ha dubbi: parla delle Brigate rosse. Scrive che il primo delitto dei brigatisti è stato compiuto contro due missini, scrive che le Br sono un pericolo per la democrazia, scrive che Mazzola e Giralucci, purtroppo, sono ricordati come delle vittime solo dai loro compagni di partito, che i brigatisti non sono un pugno di romantici rivoluzionari, ma un’organizzazione manovrata.  Ha le idee chiare, non c’è dubbio. Forse, osserverà il professore, è rimasto impressionato da un editoriale di Giorgio Pisanò apparso sul Candido e ne riecheggia le tesi, chissà: il testo originale di questo tema, ovviamente, oggi non esiste più. Ma il suo contenuto se lo ricordano bene tutti, i professori e i compagni di classe di Sergio. Perché succede che il ragazzo incaricato di raccogliere i temi venga bloccato in corridoio da alcuni compagni di scuola, che fanno parte del collettivo politico più forte dell’istituto, quello di Avanguardia operaia. E che poi i ragazzi del collettivo si mettano a spulciare gli elaborati uno per uno, per capire cosa hanno scritto i loro compagni su un argomento così delicato. Nessuno saprà mai che voto avrebbe preso per quel compito Sergio, il professore non lo correggerà mai.   Poche ore dopo, infatti, nella bacheca dell’atrio due fogli protocollo fanno bella mostra di sé, affissi con le puntine. Sopra c’è una scritta rossa: ECCO IL TEMA DI UN FASCISTA. Il testo è costellato di sottolineature. Per quanto nessuno ancora possa nemmeno immaginarlo, quel tema, e la sua «correzione», sono l’inizio di una drammatica catena che, anello dopo anello, si chiuderà con la morte di Sergio.
Cuori Neri di Luca Telese
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find-somebody-to-die-for · 5 years ago
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09/07/19
Pt.2
È da un po' che non scrivo. Da un lato è un bene, vuol dire che è tutto okay. Circa. Perché vorrei scrivere, ma che sia per mancanza di voglia, di tempo o di idee finisco sempre per non farlo. In breve, qualche volta mi faccio un po' pare. Devo capire come gestire i prossimi mesi. Tutto qua. Voglio riuscire a incastrare ogni cosa, ma devo anche prepararmi dei piani b. Quando smetterò di avere solo voglia di stare nel letto a fissare il soffitto ci penserò come si deve. Meno male che ho lei a riportarmi a terra dopo tutti i miei viaggi mentali, e che mi fa tornare la voglia di fare cose. Penso sia una delle poche certezze che mi sono rimaste. E la amo così tanto.
Un giorno tornerò a scrivere. Un giorno. Spero presto. Magari quando avrò le idee chiare. Mi manca farlo. Anche perché poco fa l'ho fatto. Ma l'ho fatto male. E non mi piace scrivere male.
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t-annhauser · 6 years ago
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Giacché alla filosofia è ben applicabile la favola oraziana del topo di campagna e del topo di città. Anche qui il poco, ma posseduto con sicurezza e certezza incontrovertibili, dev'essere per noi meglio del molto, in gran parte costruito sulle belle parole, sulla capacità di imporsi e di affermarsi, il cui godimento può perciò venire turbato in un attimo da una critica imparziale e intrepida.
Schopenhauer, La quadruplice radice del principio di ragione sufficiente
Poche idee ma in compenso molto chiare.
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sogniinincognito-blog · 6 years ago
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1. questa sono io
Avete mai conosciuto una persona che sa esattamente chi deve essere? Quel tipo di persona che ha sempre avuto le idee chiare su cosa vuole nella vita, su cosa deve fare fra trenta minuti o fra un anno. Mettetevi in testa questa persona ideale... e poi cancellate tutto. Io non sono così. Non ne sono capace. Cambierò idea su chi sono e che cosa voglio fare in men che non si dica, prenderò decisioni in un secondo, o con certezza sbaglierò.   Se volete davvero sapere chi sono ecco le poche informazioni che, di certo, non cambieranno nel giro di pochi minuti. Sono una ragazza italiana di 19 anni e studio lingue all’università. Il mio sogno e di andarmene dall’Italia, come raggiungere quest’obiettivo ancora non l’ho deciso. O l’ho deciso molte volte e poi ho cambiato idea. Perché sono fatta così.  Le mie più grandi passioni sono l’arte, la scrittura e le persone. In ogni loro piccola sfumatura e differenza.  Amo i colori e le forme e pur essendo incapace di disegnare sono diventata piuttosto brava in una forma d’arte che si chiama lettering e che in Italia è davvero poco conosciuta.  Amo leggere e prevedo di scrivere in quantità delle mie letture e dei miei fidanzati immaginari su questo blog.  Amo le persone. In certi momenti. In altri le odio. Ma mi piace pensare di capirle. Per finire, mi piace pensare a chi voglio diventare.  Per questo ho deciso di aprire questa pagina. Spero che mettere i miei pensieri in bella vista mi possa aiutare a organizzarli.  Anche se si sa: è dal caos che nasce tutto. 
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