#piumoni
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unmeinoakaito · 5 months ago
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@unmeinoakaito
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idettaglihere · 6 months ago
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sono in lavanderia a lavare i piumoni e ci sono all'incirca 80 gradi percepiti e un grado di umidità imbarazzante
io fare una petizione per mettere l'aria condizionata nelle lavanderie!!!!!
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be-appy-71 · 1 year ago
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Sei fatta di caramelle alla fragola
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e piedi scalzi per casa,
Sei fatta d'inverno,
piumoni e pelle calda .
Sei fatta di emozioni che non racconti ,
Di libri e parole,
di musica nel cuore.
Sei fatta di rivincite,
di intimo addosso sempre perfetto,
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di sogni spari nel cassetto,
di viaggi e nuvole,
tempesta e uragano....♠️🔥
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tvttb · 6 months ago
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te ne andrai nel periodo più freddo dove c'è bisogno dei piumoni del caminetto di una cioccolata calda o una tisana bollente sarà il mio modo per riscaldarmi in assenza dei tuoi abbracci
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harshugs · 8 months ago
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Non è che sarai un po' piena di aria?
mi metterò un’aspirapolvere nel culo e farò tipo quando metti sottovuoto i piumoni
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fogliodicarta · 1 year ago
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Sei fatta di caramelle alla fragole
e piedi scalzi per casa,
sei fatta d'inverno,
piumoni e pelle calda.
Sei fatta di emozioni che racconti,
di libri e parole,
di musica nel cuore.
Sei fatta di rivincite,
di intimo addosso sempre perfetto,
di sogni sparsi nel cassetto,
di viaggi e nuvole,
tempesta e uragano.
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Sei tutto ciò che a me piace..
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chez-mimich · 2 years ago
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LA MODA GIUSTA (parte II)
(Segue )Ed effettivamente la catena è troppo lunga, tanto è vero che il 42 per cento delle imprese del settore non sa né dove, né da chi siano fabbricati i propri vestiti. Ma tra gli obblighi morali di chi fa moda, oltre a quello di cercare di soddisfare il proprio cliente, ci sarebbe o ci dovrebbe essere anche quello di creare profitto con qualcosa di eticamente sostenibile . Purtroppo ben poche sono le aziende che scelgono di mantenere una dimensione contenuta, ma stabile, a tutto vantaggio di un consumismo sfrenato che promette grandi margini di profitto anche, anzi soprattutto, sulla pelle di chi lavora e viene sfruttato da questa diabolica e perversa macchina. “All’industria della moda interessa poter contare su lavoratori con poca voce e ancor meno diritti: per questo i suoi operai preferiti sono gli animali…” scrive ancora la Riezu: oche e anatre spennate per farci piumoni, conigli d’angora scuoiati vivi e serpenti, anch’essi vivi, gonfiati d’acqua per ottenere maggiori quantità di pelle. Insomma un mondo infernale dove lavoratori e animali sembrano trovarsi nello stesso girone, a tutto vantaggio del nostro futile apparire. Certo che è abbastanza semplice comprendere che, se per produrre un solo paio di jeans occorrono circa 8.000 litri d’acqua, cioè quanto una persona può bere in dieci anni, i danni provocati dalla moda al nostro ambiente diventano più che evidenti. Marta Riezu però non espone solo fatti o denuncia solo il malaffare del sistema moda, ma propone anche soluzioni, in particolare nella seconda parte del libro intitolato “Proposte”. La principale può essere riassunta nel paradigma (che susciterà le ire di qualcuno, anzi più di qualcuno) che afferma che occorre comprare di meno. Secondo l’autrice comprare di meno è quello che distingue una persona con i piedi per terra da un incosciente. Il cliente non ha sempre ragione, poiché siamo davvero arrivati alla fine del percorso: senza materie prime è necessario uno stop ai “negozi carini” (di questo ormai si tratta) per l’indispensabile tutela del pianeta. Per proteggere l’ambiente dovremmo avere più cura delle nostre cose, non solo quindi consumarle, ma anche imparare a ripararle e questo vale per tutti gli oggetti, a cominciare dai capi di abbigliamento che indossiamo. La Riezu cita non a caso il lavoro dell’artista tessile britannica Celia Pym che nel suo lavoro di “rammendo etnografico”, medita sul parallelismo tra cura del corpo e cura dell’indumento che indossiamo. Ma poi, lontano da ogni romanticismo, il volumetto prende in considerazione i veri giganti del vintage, come i siti Yoox, The RealReal, Vestiaire Collective. Poshmark, Rebelle, Designer Exchange, Tradesy, che hanno fatto del riuso una filosofia di massa. Un altro tema trattato è quello della tracciabilità del capo di abbigliamento, che certo richiede un certo allenamento e una alta capacità di discernere tra tessuti, luoghi di produzione, distributori ecc. Insomma un inconsueto viaggio nel mondo della moda per insegnarci a scegliere con consapevolezza, pur accettando l’idea che la moda è un fatto piuttosto serio, non tanto per i suoi aspetti semantici, ma per i risvolti materiali che influenzano massivamente la vita sulla terra e della terra.
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sorella-di-icaro · 23 days ago
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Marylin andava a letto con due gocce di profumo… lo vado a letto con due pigiami, due calzettoni e due piumoni.
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roxan-world · 1 year ago
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Buongiorno meraviglie 🖤
Siete svegli?
Non fate tanto i furbetti che vi vedo lì sotto i piumoni a rigirarvi...
Il caffè è pronto!
Le brioscine calde calde...
Che aggiungere?
Un abbraccio stritoloso.
Tanti baci
...e questa nuova giornata può iniziare ♡😁
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colorfulprincewombat · 1 year ago
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Chissà se oltre ai tappeti esistono anche cuscini o piumoni volanti che facciano volare in altri sogni.
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gerardsorme · 20 days ago
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Pacifisti attendono il loro turno per sbattere tappeti, materassi e piumoni nella giornata mondiale contro l'acaro. Se gli Stati Uniti escono dall'OMS organizzare simili eventi non sarà più possibile.
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Bob Adelman Sheriffs Deputies Holding Clubs in Preparation to Beat Civil Rights Demonstrators, Selma, Alabama 1965
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enkeynetwork · 2 years ago
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bianca2489 · 2 years ago
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Le domande senza risposta
Questo pomeriggio ho messo a lavare il piumone del mio letto in lavatrice.Mi sono accovacciata davanti alla serie di programmi possibili da impostare e ho letto la scritta “Piumoni”. Ho girato la rotella su quella lì e ho avviato il tutto. Il display riportava un’ora e un quarto come tempi di lavaggio. Ecco, mi piacerebbe sapere chi ha deciso che un’ora e un quarto sia un tempo giusto per lavare…
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loveint-diario · 2 years ago
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Capitolo 26 – Si chiude una porta
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“Quando si chiude una porta, si apre un portone”
È un proverbio che la mia nonna paterna era solita usare spesso, non lo ricordo io personalmente, perché è morta quando avevo solo dieci anni, i miei ricordi di lei hanno a che fare con odori, sapori, suoni e abbracci, sono ricordi fatti di emozioni e dubito che possano esserci state occasioni nelle quali abbia potuto dirlo per insegnarmi qualcosa o darmi conforto; che lo ripeteva spesso lo so attraverso mio padre, lui ha tenuto vivo nella mia vita il ricordo di lei ripetendo le sue parole, i suoi insegnamenti e anche la sua cucina.
La frittata di patate e cipolle, il pane fritto, la spremuta di mandarino, sono alcuni dei sapori della mia infanzia che con sorpresa ritrovai a Valencia, già dalla prima mattina in cui mi svegliai in quella città. Suppongo sia stata questa aria familiare a farmi decidere di restare lì, perché non avevo nessun motivo per restare, come non avevo nessun motivo per andare da qualsiasi altra parte. La porta di Barcellona, la stanza dell’amicizia di Cristian e la possibilità di liberarmi dagli hacker, si era chiusa e Valencia sembrava pronta ad accogliermi a braccia aperte; era semplice muoversi sia in auto che con i mezzi pubblici, o anche solo passeggiando a piedi. Paco poteva venire con me ovunque, entrare nei negozi, stare con me al bar, al ristorante, le case erano molto carine, anche quando erano piccole e i prezzi degli affitti piuttosto bassi. In una settimana, trovai un monolocale arredato, a due passi dal centro, che affittai subito.
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Da quando avevo potuto percepire il piacere che Oloferne aveva provato non solo nel provocare la competizione tra me e l’altra instagramer, ma nel godere di come questa aveva prontamente e aggressivamente risposto, iniziai a provare fastidio per ogni suo tentativo di comunicare con me e smisi di comunicare con lui in qualsiasi modo, iniziai ad ignorarlo e questo non gli piacque affatto. Da quel momento in poi, i suoi post e le notifiche sul mio smartphone smisero di essere messaggi d’amore e divennero indicazioni e avvertimenti, continui segnali della sua presenza vigilante.
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Il monolocale che affittai si trovava all’ultimo piano di un palazzo di una via chiamata Carrer Joaquín Costa. Una camera da letto, un bagno senza finestra e un piccolo soggiorno cucina con una porta balcone, per un totale di 20 mq. Con l’unica differenza della porta balcone che è stata una terrazza, e poi diventata un cortile, tutte le case dove ho vissuto da allora in poi, hanno mantenuto la stessa divisione degli spazi. Sempre piccoli quasi che li possa controllare meglio e sempre con bagni senza finestre quasi che si possa evitare di essere spiata. Fu in quella casa che iniziò, senza avere più termine, la sorveglianza globale dello stalker. Ancora oggi nessuna precauzione è riuscita a impedirgli di spiarmi.
Il giorno stesso che mi trasferii in quella casa, Oloferne postò sul suo Instagram la foto di un cane, dava il triste annuncio della morte del suo fedele compagno Joakim.
Avevo trovato nell’armadio della camera da letto, due piumoni invernali e avendo l’abitudine di parlare ad alta voce da sola, quando li vidi li definii di un opaco color foca. La prima notte dormii con i piumoni arrotolati intorno come sacchi a pelo, perché stavo morendo di freddo. La mattina dopo, quando ritornai dalla passeggiata con Paco e riattivai la connessione al mio telefono, trovai la notifica di un post di Oloferne, era il video di una foca sulla spiaggia che si stava svegliando, l’ora del post coincideva con l’ora in cui mi ero alzata.
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Due sere dopo acquistai, in una bancarella sotto casa un piccolo orecchino a forma di triskelis, che indossai la mattina dopo nel mio bagno senza finestre. Era un orecchino minuscolo, il suo diametro sarà stato di due o tre millimetri, era così piccolo che tra i capelli neanche si vedeva, inoltre la camera del mio telefono era oscurata come quella del mio pc e del mio iPad, ma lo stesso sul mio smartphone apparve, pochi minuti dopo averlo indossato, un articolo che parlava della leggenda del simbolo del triskelis.
Non sapevo come avesse potuto fare, ma era chiaro che Oloferne era in grado di vedermi e ascoltarmi anche dentro questa casa, anche quando non avevo il cellulare con me, anche quando nessun elettrodomestico era presente, anche senza alcuna connessione alla rete.
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Cercai su internet informazioni sulle telecamere e i microfoni per intercettazioni ma non trovai granché, trovai solo che i prezzi per effettuare una bonifica ambientale erano esorbitanti e mentre ciò che leggevo mi demoralizzava sempre di più, una notifica di YouTube salì a darmi il colpo di grazia. Era un video che mostrava l’impossibilità di trovare oggetti così piccoli e ben nascosti dentro prese di corrente, appendini per accappatoi, top di lampadari senza essere provvisti di un’adeguata strumentazione. Oloferne voleva farmi sapere che era lì dove ero io, sempre. Voleva anche farmi sapere che non sarebbe stato per niente facile farlo andare via.
Più lo ignoravo e cercavo di liberarmene più diventava aggressivo nel mostrarmi fin dove poteva arrivare, quanto era in grado di vedere, di ascoltare, di ripetere postando.
Dopo pochi giorni trovai un negozio che forniva assistenza informatica e vi incontrai i primi che provarono a ripulire i miei supporti, quando anche loro si resero conto della difficoltà di liberarsi dello stalker, dato che dopo nemmeno un paio d’ore dalla consegna del pc depurato, Oloferne lo aveva già hackerato nuovamente, mi consigliarono di liberarmi di tutti i miei supporti, cambiare numero di telefono, indirizzo email e di andare a sporgere denuncia. Il resto lo sapete, ho già raccontato cosa ne è stato della denuncia. Non ha avuto seguito, nessuno ha indagato, non ci sono state ricerche, proprio come aveva previsto Oloferne.
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Nel frattempo l’inverno era arrivato e fu il più freddo inverno che Valencia aveva vissuto negli ultimi 62 anni. Avevo freddo sempre, avevo le mani ferite dal freddo, piene di tagli e geloni, mi coprivo dalla testa ai piedi e anche quando mi trovavo in casa, ero sempre completamente vestita. Avevo ormai imparato a spogliarmi senza mai rimanere nuda.
Cercavo di tenermi impegnata, almeno al mattino facendo un po’ di esercizio, era anche l’unico modo che avevo per contrastare i sintomi della Sindrome da Affaticamento che erano ritornati. Avevo dolore di nuovo a tutto il corpo, soprattutto alle mani, e mi sforzavo di fare ogni mattina una lunga passeggiata con Paco lungo il Rio Turia, poi mi fermavo qualche minuto a fare ginnastica nelle sue palestre a cielo aperto. Avevo smesso di scrivere quando, dopo aver iniziato un racconto sul nuovo computer portatile che avevo comprato da pochi giorni,  mi accorsi che sia il fotografo inglese sia Oloferne avevano utilizzato nei loro post un riferimento al nome che avevo scelto per la protagonista del mio racconto, Eulalia Monterosa. Il fotografo aveva postato la foto di un monte innevato immerso nella luce rosata di un tramonto e Oloferne aveva citato l’opera di una scrittrice di nome Eulalia. Ormai a questi rimandi reagivo sempre più bloccandomi e inibendo ogni mia ulteriore espressione. Continuavo a disegnare il mio Black Book, è di questo periodo il disegno in cui vado in frantumi, e scrivevo ogni tanto qualche poesia, ma soltanto su un quaderno usando una pilot.
Il resto della giornata lo passavo a giocare a scacchi online. Su una piattaforma gratuita, giocavo con degli sconosciuti collegati da tutto il mondo e per non correre rischi, non giocavo mai con lo stesso user più di una partita. Ero dentro un loop. Giocavo per non sentire quell’angosciante senso di impotenza in cui ero precipitata, giocavo per non pensare, per non sentire il vuoto del tempo trascorso. Ripetevo una procedura automatizzata per non sentire l’ansia e la paura. L’importante non era vincere, era continuare a giocare, giocare e non pensare.
In quei giorni Oloferne aveva creato un suo proprio canale YouTube, dove si registrava facendo brevi monologhi e parlando di quello che lo interessava al momento. In un giorno mi arrivarono due notifiche dei suoi ultimi video. Nel primo parlava del pianista M. Petrucciani e nel secondo parlava di se stesso. Nel primo video raccontava la storia di questo pianista affetto da una malattia incurabile a causa della quale le sue ossa andavano in frantumi, comprese le ossa delle sue mani. Il famoso pianista soffriva moltissimo mentre suonava, ma nonostante questo smise di suonare il piano soltanto alla sua morte. Nel secondo video Oloferne raccontava di essere stato sin da piccolo molto ambizioso e di aver cercato di raggiungere il successo più di una volta prima di riuscirvi. La prima volta, come talento musicale, da bambino suonava il piano e partecipava a delle competizioni ma non ottenendo il successo sperato aveva provato come giovane giocatore di scacchi, senza riuscire nemmeno qui. Oloferne concludeva che la sua perseveranza  e il suo riuscire a non scoraggiarsi di fronte ai fallimenti, erano stati premiati da ciò che era sempre stato nel suo destino: diventare un uomo di successo. Mi pare almeno che fosse questo il senso. Ma qualunque fosse ciò che voleva trasmettere con questi video, io non potei evitare di pensare alle mie mani ferite e a quanto risultasse tagliente la parola fallimento che per così tante volte aveva ripetuto. In nessun momento del video si faceva il minimo accenno al fatto che il fallimento che mi riguardava direttamente era l’incapacità di liberarmi dal suo sguardo non voluto. In nessuna parte del video si accennava al fatto che il mio disintegrarmi fosse una reazione al continuo sciacallaggio che lui faceva dell’intimità dei miei giorni.
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Vedere ogni giorno le mie parole, i miei disegni, le mie foto, il senso che a questi avevo dato, moltiplicarsi in una eco infinita sui social, non aveva su di me l’effetto di farmi sentire pensata, amata, importante o degna di attenzione come forse speravano di ottenere gli stalker, avevano l’effetto di prendere qualcosa di molto caro della mia vita, frantumarlo e lanciarlo al vento, libero di moltiplicarsi ovunque perdendo così la sua unicità, la sua coesione, ogni cosa di me si ripeteva di parola in parola, di immagine in immagine, cambiando sempre un poco e sbriciolando continuamente ciò che avevo usato io per tenere unita una traccia di me, conservarne un senso. Più Oloferne utilizzava la mia vita, più me la sbatteva in faccia senza nessun riguardo, più mi sentivo polverizzata. Non mi sentivo speciale in quel fiume di bolle che mi ripetevano e che come niente scoppiavano al tocco, mi sentivo banalizzata, era come la self-obliteration di Kusama, solo che non avevo scelto io di praticarla su di me, ma qualcun altro e non era un modo d’amarmi, era un modo d’odiarmi.
A poco poco mi feci immobile, sempre più piccola, sempre meno attiva. Smisi di giocare a scacchi, disinstallai Instagram e anche YouTube dal mio telefono, bloccai le notifiche, ma non fu sufficiente. Così feci l’unica cosa che si potesse fare a quel punto, sparii dalla rete. Comprai un telefono di quelli classificati per gente anziana, che hanno ancora la batteria estraibile. Mia madre mi mandò una Sim registrata a nome del più caro amico di mio padre. L’unico numero che avevo in memoria era il numero di mia madre. Accendevo il telefono una volta al giorno per chiamarla, poi lo spegnevo e lo tenevo sempre spento, con la batteria staccata.
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Sapevo che Oloferne mi controllava anche dentro la mia abitazione, non avevo alcuna speranza di riuscire ad impedirglielo oramai, ciò che stavo cercando di fare era di liberarmi io dalla sua presenza, dalla sua invadenza, dalla sua violenza. Provai a fare finta che non ci fosse, e anche se era impossibile, provai a impedirgli di farmi sapere che c’era. Gli impedii di comunicarmi cosa vedeva e cosa ascoltava della mia vita, cosa ne faceva di ciò che rubava dai miei giorni, provai in questo modo a sottrarmi alla svendita del mio calvario.
  Roma, 18 marzo 2023 h: 6.53 p. m.
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stranotizie · 1 year ago
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Daunex piumino Courmayeur 4 Stagioni - Caldo, Leggero, AvvolgenteSolo 100% piumino, niente piumette!Il Piumino Courmayeur 4 Stagioni è un perfetto esempio di come sia possibile coniugare leggerezza e calore in un unico prodotto. L'imbottitura è realizzata in 100% puro piumino d'oca vergine bianca siberiana, che si differenzia dalla piuma e dalla piumetta per diverse importanti caratteristiche: -la composizione a forma di fiocco permette un’estrema leggerezza -la mancanza di “cannuccia” provoca una morbidezza e sofficità ancora più accentuate -l’origine siberiana assicura una perfetta funzione isolante e termoregolatrice -la ricercatezza del piumino d’oca vergine siberiana lo rende un prodotto di grande pregio L’alta qualità del Piumino Courmayeur 4 Stagioni è anche sottolineata dal suo Fill Power, ovvero la capacità della piuma di occupare volume e conferire calore, garantendo in contemporanea la maggiore leggerezza possibile. Il Fill Power a 780 lo inserisce direttamente tra i top di gamma della sua categoria.100 % Made in Italy Il Piumino Daunex Courmayeur è completamente prodotto in Italia, utilizzando solo puro piumino d'oca vergine bianca siberiana d’altissima qualità e cotone selezionato e lavorato per una resistenza e traspirabilità sempre al top.Trattamenti e Certificazioni Il Piumino Daunex Courmayeur riceve un attento Trattamento Antimite che crea una barriera naturale contro gli acari della polvere e lo rende anallergico. In più è certificato Oeko-Tex Standard 100, che attesta l’assenza di sostanze chimiche nocive.Lavorazione e Trapuntatura Il confezionamento realizzato con trapuntatura a quadri chiusi fissi consente di isolare perfettamente ogni quadrato, evitando la fastidiosa fuoriuscita delle piume garantendo un prodotto caldo e leggero per lunghissimo tempo.PER TUTTE LE TEMPERATURE: Usato con entrambe le parti questo piumone può resistere alle gelide temperature siberiane. La sola parte Light è invece perfetta per le fresche serate d’estate, mentre quella Medium è adatta a camere da letto mediamente riscaldate.MADE IN ITALY: Piumone lavorato con amore direttamente in Trentino Alto Adige rispettando le lavorazioni artigianali della tradizione alpina ma con processi produttivi moderni e all’avanguardia.ANALLERGICO E ANTIACARO: Grazie ad uno speciale trattamento è presente una barriera naturale contro gli acari della polvere, inoltre i tessuti sono dotati di certificazione “Oeko-Tex Standard 100” che attesta l’assenza di sostanze nocive per la salute.RISPETTO PER GLI ANIMALI: Daunex pretende da tutti i suoi fornitori una dichiarazione di provenienza della piuma e la conseguente accettazione delle più rigide norme Europee a garanzia dell’allevamento sostenibile degli animali. €395,49
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brookensoull · 5 years ago
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Ci siamo persi,
ci siamo amati.
Che cosa cerchi?
Fuori due gradi.
Ti ho detto addio,
mi hai detto basta,
non ci teniamo,
l'amore scappa.
Letto disfatto,
cuore distrutto,
mi pensi ancora?
Hai perso tutto?
Tazze piene di cioccolate calde,
scritte cancellate dai ricordi,
muri dove ci sono solo sogni
e quei pupazzi con cui dormi.
Non si dimentica chi ami
nemmeno chi ti ha fatto male,
ma fa paura legarsi le mani
tanto quanto fa paura amare.
Ci siamo persi
e ci siamo amati.
Mi pensi ancora?
Dentro due gradi.
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