#piste forestali
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Ambiente e territorio, Protopapa (Lega): “Più risorse al Piemonte per mettere in sicurezza le foreste e valorizzare l’unicità del nostro patrimonio tartufigeno”. Torino
Marco Protopapa, consigliere regionale della Lega in Piemonte.
Torino, 22 Gen – “Il territorio piemontese gode di caratteristiche uniche a livello morfologico e geologico che vanno allo stesso tempo tutelate e valorizzate. Nelle ultime riunioni di commissione sul bilancio regionale abbiamo concentrato i nostri sforzi su due temi in particolare: la regolamentazione e sburocratizzazione dei processi per la creazione di piste forestali e l’aggiornamento della…
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Il 30 agosto ritorna a Baratz “In ascolto del buio”
Il Comune di Sassari e il Ceas Lago Baratz dopo il grande successo raccolto il 9 agosto, ha deciso di replicare il 30 agosto l’evento “In ascolto del buio”. Il tour esperienziale naturalistico prevede un percorso di circa 6 chilometri (andata e ritorno), di bassa difficoltà (livello T= “percorso turistico”) lungo un sentiero ben tracciato e piste forestali con dislivello modesto, che porterà dal…
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Le migliori località per lo sci in neve fresca
Stai pianificando il tuo prossimo viaggio sulla neve fresca ma non sai dove andare? Per fortuna, ci sono infinite possibilità per te di trovare fantastici sci di neve fresca o snowboard.
Ma può essere un po' una giungla navigare tra i diversi resort, quindi ecco alcune ottime opzioni. Alcuni davvero popolari e famosi, e alcuni raramente sentiti. Ma hanno tutti una cosa in comune, sono tutti ottimi resort sulla neve fresca a modo loro.
Una cosa che ti consigliamo davvero se stai andando per un viaggio in polvere, prova a prenotarlo il più vicino alle date del tuo viaggio come ti senti a tuo agio. Ciò ti consentirà di tenere d'occhio le previsioni e scegliere una località di conseguenza.
Ci sono pochi, quasi nessun resort in realtà che offre lo sci sulla neve fresca dal giorno in cui apre fino al giorno in cui chiude. Quindi fai amicizia con le previsioni prima di andare.
Andermatt, Svizzera. Probabilmente uno dei migliori resort in cui potresti andare per lo sci e snowboard in neve fresca, e ha anche un'ottima reputazione per questo.
Possibilità infinite e ottima neve con una buona consistenza durante una stagione normale. Suona bene vero? Ma questo porta anche molte persone, in una giornata di neve fresca ci saranno molte persone che lotteranno per la neve fresca.
Val d'Isère/Tignes, Francia. È difficile trovare un'altra località che possa competere con lo sci fuoripista d'alta quota che questa località ha da offrire, ed è anche facilmente raggiungibile. Il che lo rende un'ottima destinazione per lo sci sulla neve fresca.
La Grave, Francia. Se ti piace il freeride, probabilmente conosci La Grave. Questo resort non offre quasi affatto piste preparate. Solo un infinito fuoripista. Ti dà una buona possibilità di trovare della neve non tracciata.
Monterosa Ski, Italia. Prima di andare, dovresti controllare le condizioni. Il Monterosa non è noto per le abbondanti nevicate. Tuttavia, ce ne sono molte, e qui intendiamo molte possibilità fuori pista. E la cosa migliore è che qui non ci sono grandi folle in cerca di neve fresca.
Stazione sciistica del ghiacciaio di Pitztal. Saluta una delle aree sciistiche più sicure per la neve, la stazione sciistica del ghiacciaio Pitzal non è così conosciuta come molte delle altre località più grandi del Tirolo. Ma con una stagione che va tutta da ottobre a maggio e un impianto di risalita che porterà all'altezza mozzafiato di 3440 metri. Rispetto ad altri resort, Pitzal è piuttosto piccola. Ma offre un ottimo terreno in polvere. Sono fondamentalmente due conche alpine collegate, piene di neve. Quanto suona bene?
Borgafjäll, Svezia Probabilmente non hai mai sentito parlare di questo piccolo resort situato a Västerbotten, in Svezia. Ma i suoi dintorni offrono infinite possibilità di tour e il resort ottiene costantemente la neve più naturale di tutta la Svezia. Il comprensorio sciistico è molto piccolo e con e offre solo due impianti di risalita. Ma ci sono più percorsi forestali che piste battute. Questo, in combinazione con le infinite possibilità di scialpinismo sulle montagne circostanti, lo rende una destinazione fantastica per la neve fresca.
Prima di andare in montagna, è fondamentale scegliere l'attrezzatura giusta per l'occasione. E ovviamente il tipo di attrezzatura che scegli dipende dal tipo di sci o snowboard che stai per fare. Se stai pensando di uscire fuori pista all'interno del resort e fare affidamento principalmente sugli impianti di risalita per rialzarti, allora giacche e pantaloni isolanti sarebbero un'ottima opzione. Ti consigliamo di scegliere pantaloni con bretelle per tenere la neve lontana dalla schiena. Se il tuo piano per la giornata è lo sci alpinismo o lo splitboarding, scegliere una giacca shell e i pantaloni shell è un'ottima scelta. Quando sali, genererai molto calore e sudore che i gusci lasceranno fuori. A Montec, le nostre giacche e pantaloni shell sono estremamente traspiranti e impermeabili, così rimarrai asciutto e caldo anche durante le attività più faticose. Ricorda di aggiungere gli strati secondo necessità e, ultimo ma non meno importante: porta sempre con te l'attrezzatura di sicurezza in caso di valanga e divertiti nella neve fresca!
Montecwear
Fondata nel 2016 in Svezia.
E-mail: [email protected]
https://www.montecwear.com/it/
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Il Tenente
La cosa più crudele è che ha abbastanza consapevolezza per sapere di essere un mostro, ma non abbastanza per uscire dalla gabbia di quel mostro.
Don Wislow
Il fiume era una larga, minacciosa striscia nera che solcava la penombra della foresta.
La luna piena era spuntata da poco sopra gli alti alberi che costeggiavano la riva. Di tanto in tanto la barca virava lenta per evitare i tronchi galleggianti, isole di foglie sospinte dalla corrente.
Il chiarore della luna aveva tranquillizzato un po’ Francesco, che non riusciva a capire come il barcaiolo potesse procedere nell’oscurità senza andare a sbattere contro qualche oggetto galleggiante, o arenarsi in qualche banco di sabbia. Appena era calata la notte le due signore sedute di fianco a lui avevano cominciato a recitare il rosario. La cosa non gli aveva fatto una bella impressione. Non lo aiutava a diminuire la sua ansietà nemmeno ciò che aveva visto quella mattina, quando stava aspettando la partenza della barca.
“Se non esci subito dalla lancia ti prendo a cinghiate.” Aveva gridato l’uomo al figlio, e per sottolineare la minaccia aveva agitato verso di lui una consunta cinta di cuoio nero.
Il ragazzino, sette/otto anni, si era affrettato a saltare giù dalla barca in vetroresina e aveva raggiunto la sorellina che stava giocando con una palla di plastica blu. Tutto attorno al grumo di case di legno la verde pianura di Tabasco era punteggiata da grandi alberi di guanacaste, all’ombra dei quali ruminavano bianchi zebù. Dalla barca, tirata in secco sulla riva, ogni tanto si udivano dei rumori sordi, come se qualcuno ci saltasse sopra con forza indossando delle scarpe dalla suola di gomma.
“Vuole vederlo?” Domandò l’uomo a Francesco che mangiava seduto al lungo tavolo, posto sulla veranda della casa che fungeva insieme da stazione per le barche e ristorante.
Francesco si alzò e di malavoglia lasciò il piatto di uova strapazzate con cipolla, pomodoro e peperoncino, accompagnate da purea di fagioli neri.
“Mordere non può,” disse l’uomo quando furono di fianco alla barca, “ma se gli dà un colpo con la coda può rompergli una gamba al bambino. Questi animali sono forti come tori.”
Francesco fissò il caimano, stava sul fondo della barca, le zampe legate con una corda di canapa. Sul muso, largo e piatto, gli avevano infilato un sacco di sisal, anche quello legato con un pezzo di corda. Sarà stato lungo un metro e mezzo o poco più e in generale se ne stava tranquillo, però ogni tanto inarcava il dorso e tirava un forte colpo di coda alle paratie della barca.
“Ce ne sono molti?” Chiese Francesco.
“Sì, molti. Anche più grossi. Vivono nei canneti sulle rive del fiume. Di solito stanno nascosti. Questo l’abbiamo trovato stamattina che gironzolava qua, vicino alle case.”
“E che se ne farà?”
L’uomo rimase un attimo in silenzio fissando Francesco.
“Ucciderli per mangiarli e prendere la pelle è contro la legge,” disse infine, “bisognerebbe consegnarli alle guardie forestali, però vai a sapere quando passeranno di qua.”
“E lei cosa fa da queste parti?” Domandò l’uomo, intanto erano tornati sotto la veranda.
“Sono un turista.”
“Un turista.” Ripeté l’uomo soppesando la parola. “Non l’ho mai visto un turista da queste parti. La lancia la usa solo la gente di qui. Per lo più guatemaltechi che vivono nelle aldeas isolate laggiù nella foresta. Per fare acquisti è più facile scendere il fiume fino qui in Messico che non percorrere quelle piste di terra battuta che attraversano il Peten.”
“C’è sempre una prima volta.”
“Così si dice.” Concluse l’uomo.
Il villaggio era poco più di un pugno di case. Trecentocinquanta ladinos provenienti soprattutto dalla costa del Pacifico e sospinti nel Peten dall’offerta di terre gratuite distribuite dal FYDEP, l’agenzia governativa del Guatemala che si occupava dello sviluppo di quella zona di confine strappata alla foresta pluviale. Due chiese, una cattolica e una evangelica, una scuola per i bambini fino ai dieci anni e un paio di negozietti sempre privi di tutto. Gli abitanti lavoravano sodo per strappare terra alla foresta e riuscire a coltivarla in quell’ambiente ostile. A causa del lavoro duro e della assoluta indigenza generale si era sviluppata tra loro una forte solidarietà che lasciava poco spazio a problemi e litigi.
Lentamente, con grande cautela, la barca si avvicinò alla passerella di legno dell’imbarcadero. Dopo che fu ormeggiata i passeggeri iniziarono a scendere con le loro masserizie, che gli uomini portavano nei costales di sisal e le donne in grossi cesti di mimbre avvolti in scialli di cotone. Si diressero tutti verso un tavolo di legno piazzato alla buona lì, sulla riva del fiume, nel bel mezzo dell’oscurità della foresta, che fungeva da ufficio della dogana. Grasse falene svolazzavano tutto intorno e le zanzare si accanivano su ogni lembo di pelle lasciato libero dai vestiti se non spalmato di repellente.
Dietro al tavolo illuminato da una lampada a kerosene stava seduto un sergente dell’esercito in tuta mimetica e basco rosso. Di fronte a lui erano disposti un registro dalla copertina verde, alcuni fogli di carta tenuti fermi da un sasso, timbri di varia grandezza e un vecchio tampone nero di inchiostro. Altri militari con il Galil imbracciato erano sparsi sulla riva. Un po’ discosto, alle spalle del tavolo, un ufficiale osservava la scena.
Quando arrivò il suo turno Francesco consegnò il passaporto al sergente. Quello lo guardò, lo aprì, lo richiuse e lo posò sul tavolo. Alzò gli occhi e fissò Francesco, li riabbassò, riprese il passaporto, lo riaprì. Sfogliò una ad una tutte le pagine e quando arrivò alla fine le fece ripassare velocemente fino a tornare alla pagina iniziale. Infine disse con voce energica: “Italia sta negli Stati Uniti. Vero?”.
“Va bene così sergente.” Si udì una voce alle sue spalle. “Metta un timbro di ingresso e gli dia un permesso di trenta giorni.”
“Comandi signor tenente.”
Mentre il sergente apponeva i timbri sul suo passaporto, Francesco alzò lo sguardo sull’ufficiale che si era avvicinato al tavolo. Era un uomo giovane, di carnagione chiara e folti baffi neri. Anche se indossava la stessa divisa degli altri soldati si distingueva da loro a prima vista, lui alto e dai tratti europei, loro bassi e scuri, maya appena usciti dai bassorilievi di Tikal o Poptun.
Quando il sergente restituì il passaporto a Francesco gli disse: “Passi all’ispezione doganale.”
Francesco rimase immobile di fronte al tavolo, in lontananza si udivano provenire dalla foresta i richiami degli animali notturni.
“Non ce n’è bisogno sergente,” disse il tenente, “non vogliamo dare troppo disturbo ai turisti, se no non verranno più a visitare la nostra bella patria,” poi rivolto a Francesco, “perché lei è un turista vero?”
“Certo, sì, proprio così.” Rispose Francesco.
Il tenente sorrise, aveva una dentatura candida, forte, intatta. Un’eredità indigena in quel corpo europeo.
“Prego, può andare.” Disse rivolto a Francesco che stava ancora di fronte al tavolo con il passaporto in mano, e con la mano gli indicò la strada verso il gruppo di case.
Quando seppero che i guerriglieri delle Fuerzas Armadas Rebeldes avevano attaccato un convoglio dell’esercito, uccidendo ventuno soldati e rubando diciannove fucili, a pochi chilometri dalla comunità, una certa tensione iniziò a diffondersi nel villaggio. Il fatto era che avevano già avuto dei problemi con il Comisionado Militar della zona. Lui voleva che loro organizzassero una PAC, Patrulla de Autodefensa Civil, per controllare la foresta e difendersi contro gli attacchi dei guerriglieri, ma loro si erano rifiutati. Non potevano rinunciare a tutte quelle ore di lavoro, e poi i guerriglieri non avevano mai fatto nulla di male a nessuno di loro. Questo li aveva messi in cattiva luce agli occhi delle autorità. Non erano nemmeno stati invitati a quella cerimonia nuova, il Giuramento alla Bandiera, che proprio in quel periodo si svolgeva nella piazza centrale di tutti i centri di una certa importanza del paese.
La stanza della pensione era un cubicolo di tre metri per due con le pareti di assi di legno grezzo. All’interno vi era solo il letto con sopra il materasso avvolto in un lenzuolo dalla pulizia approssimativa. Su una piccola mensola inchiodata alla parete erano poste due candele che fornivano l’illuminazione.
Francesco si tolse le scarpe, era un sollievo rimanere a piedi nudi dopo tante ore di caldo e umidità. Prese lo zaino, lo mise sul letto e lo aprì. Dato che nella stanza non c’era la finestra aveva lasciato aperta la porta che dava direttamente sulla veranda. Quando aveva ormai svuotato lo zaino per prendere il sacco a pelo, che era andato a finire proprio in fondo, sentì una voce alle sue spalle.
“E’ permesso?”
Si voltò, il tenente era in piedi davanti alla porta.
“Prego, si accomodi.” Disse Francesco stupito.
“Così lei è italiano? Di dove?”
“Di Terni.”
“Terni,” disse il tenente e ci pensò su un attimo “è in Umbria se non sbaglio.”
“Proprio così. Come mai lo conosce? Non è un posto famoso.”
Il tenente c’era stato, in Italia. Disse che quando faceva l’università era andato per due volte in Europa e aveva viaggiato per quasi tutto il continente. I paesi che gli erano piaciuti di più erano stati la Spagna, per le belle donne e le corridas de toros, e l’Italia per l’arte, la cucina, e i vestiti.
Mentre parlava era entrato nella stanza ed ora stava di fronte al letto ed osservava le cose di Francesco appoggiate lì. Quando vide il grosso barattolo di vetro con il tappo a vite allungò la mano e lo afferrò.
“E questo cos’è?”
Francesco fece andare lo sguardo dal volto del tenente al barattolo, poi riuscì a dire:
“Caffè del Chiapas.”
“Ma che fa? Porta del caffè messicano in Guatemala? Non lo sa che qui abbiamo il miglior caffè del mondo?”
“Me lo ha regalato una ragazza che ho conosciuto a Tuxtla Gutierrez. Suo padre…suo padre ha una coltivazione di caffè lì in Chiapas.”
“Ma davvero? Anche la mia famiglia possiede una finca coltivata a caffè. In San Marcos, dove cresce il miglior caffè del Guatemala. Là possediamo centinaia di caballerias di terra.” Il tenente sorrideva con entusiasmo.
“Venga,” disse poi, “la invito a cena al comedor del paese, così potremo parlare dell’Italia e per un po’ mi scorderò di stare in questo shity hole in mezzo al nulla.”
“Ci sono già stato. E’ chiuso. Mi hanno detto che è troppo tardi.”
“Non si preoccupi, per me apriranno.”
“E quello che fa? Se lo porta?” disse Francesco alludendo al vaso di caffè che l’ufficiale teneva ancora in mano. Ma il tenente era già sulla veranda e lui doveva ancora infilarsi le scarpe prima di poterlo seguire.
Verso le undici di sera i due camion civili si fermarono a sei chilometri dal villaggio. L’ufficiale comandante fece scendere i suoi uomini. Erano vestiti con pantaloni borghesi e camicie militari senza mostrine, per simulare l’appartenenza alla guerriglia. Lo sforzo mimetico si fermava lì ed era abbastanza inutile. Nessun guerrigliero avrebbe mai posseduto un’attrezzatura e un armamento come quello di un kaibil, e loro erano equipaggiati di tutto punto. Gli faceva da guida un uomo incappucciato che camminava zoppicando. Aveva i vestiti lordi di sangue rappreso e una mano bendata a cui erano state tagliate, una ad una, tutte le dita.
Quando si era seduto al tavolo della capanna che fungeva da ristorante all’avamposto militare, il tenente aveva estratto la pistola dalla fondina di tela verde e l’aveva appoggiata sul tavolo, di fronte alla sua mano destra. Fuori dal locale due soldati stavano in piedi ai lati della porta imbracciando i Galil. Il ronzio del generatore di corrente faceva da sottofondo ai rumori notturni della foresta.
“Questa viene dalla sua terra: Beretta calibro 9, una delle migliori automatiche del mondo. Tutto quello che viene dall’Italia è ben fatto.”
Francesco annuì col capo e bofonchiò qualcosa che suonava come ‘proprio così’. Cercava di guardare il suo anfitrione dritto in faccia ma il suo sguardo sbandava pericolosamente verso il vaso di caffè che il tenente aveva appoggiato cerimoniosamente al centro del tavolo.
Quando arrivò la cameriera con le due bottiglie di birra il tenente ordinò bistecche di cervo accompagnate da fagioli neri e tortillas, le disse anche di portare subito altre due birre.
“Qua in mezzo al nulla bisogna accontentarsi di quello che offre la foresta.” Disse il tenente quando la ragazza se ne fu andata. “Non sa quante volte ho rimpianto un buon piatto di linguine alla marinara.” Così dicendo alzò la bottiglia di birra in segno di brindisi.
Bevvero le birre ghiacciate in poche, veloci sorsate e quando le finirono avevano le altre due sul tavolo. Mentre aspettavano che arrivasse il cibo fecero le presentazioni, e quando la cameriera gli mise di fronte i piatti con la carne cotta sulla brace e i fagioli fumanti si davano del tu.
Era l’ufficiale a parlare. Raccontava dei suoi viaggi per l’Europa. I suoi temi preferiti: automobili e vestiti. Raccontò fiero delle compere che aveva fatto all’Emporio Armani a Milano. E donne, ovviamente. Però delle sue pretese conquiste non parlava mai in modo troppo volgare.
Francesco ascoltava, annuiva, e cercava di fare dei commenti appropriati, anche se lui un abito di Armani non avrebbe saputo distinguerlo da uno di un qualsiasi grande magazzino, e la sua conoscenza di automobili non andava molto oltre la vecchia Renault che guidava a casa sua, francese oltre tutto.
“Ma com’è che uno come te è finito a fare l’ufficiale in un posto così?” Chiese Francesco dopo la quinta o la sesta birra.
“Mio padre,” rispose il tenente. “La mia è una delle più antiche famiglie del Guatemala. Da più di centocinquant’anni tutti abbiamo servito nell’esercito, si può dire che siamo stati tra i fondatori dell’esercito di questo paese. Mio zio, il fratello di mio padre, è generale, e anche mio padre è stato cadetto. Si è congedato con il grado di capitano solo perché doveva prendersi cura degli affari della famiglia. Io sono riuscito ad evitare l’accademia militare, ma non ho potuto non prestare servizio come ufficiale.” Il tenente prese in mano la sua bottiglia di birra e con l’unghia del pollice staccò l’etichetta di carta umida dal vetro. “Così, visto che comunque dovevo buttare via qualche anno di vita, ho voluto mettere alla prova me stesso e sono riuscito a farmi mandare a El Infierno e diventare un Kaibil.”
“Un Kaibil?” Francesco mascherò un sorriso con un sorso di birra. “E cosa sarebbe?”.
Una volta che i suoi uomini ebbero rinchiuso tutte le donne e i bambini nella chiesa cattolica, e tutti gli uomini nella scuola, l’ufficiale organizzò i turni di guardia e diede ordine di suonare la sveglia per il giorno successivo al sorgere del sole. Poi si diresse alla casa che aveva trasformato nel suo posto di comando. Quando la ragazzina entrò lo guardò spaventata. Aveva quattordici anni e gli occhi azzurri tipici di tante giovani di Santa Rosa, terra delle più belle donne del Guatemala. Non voleva capire perché quegli uomini l’avevano trascinata lì invece di portarla nella chiesa insieme alla madre. La sua paura si tramutò in terrore quando vide l’ufficiale slacciarsi i pantaloni.
“Caporale” gridò il tenente.
Subito uno dei due uomini che stavano dietro alla porta entrò di corsa nella stanza e si fermò immobile sull’attenti di fianco al suo ufficiale.
“Vammi a chiamare il sergente e digli di portare un pollo.”
“Comandi signor tenente.” Gridò il soldato e uscì di corsa.
Francesco iniziava a sentirsi ubriaco. Mentre fissava l’ancheggiare della ragazza che si allontanava dal tavolo dopo avervi lasciato le due ennesime bottiglie di birra, udiva la voce del tenente raccontare di Kaibil Balam, re dell’impero Mam, che aveva combattuto contro i conquistadores spagnoli e non fu mai catturato dalle truppe di Pedro de Alvarado.
“Per questo i soldati d’élite del nostro esercito hanno preso il suo nome: Kaibil che in lingua Mam, un dialetto maya, vuol dire: colui che ha la forza e l’astuzia di due tigri”.
Quando entrò nel comedor il sergente teneva per il collo una gallina viva, magra e spennacchiata. La povera bestia si agitava e chiocciava disperatamente.
“Sergente,” disse il tenente mentre a gambe aperte si appoggiava alla spalliera della sedia, “fa vedere al nostro ospite qui cosa fa un Kaibil al nemico sovversivo.”
“Comandi signor tenente.” Gridò il sottufficiale.
Senza esitare addentò il collo della gallina, con uno strattone del braccio gli staccò di netto la testa che sputò a terra e rimase lì, immobile, sull’attenti, con il viso scuro rigato da uno schizzo di sangue dell’animale.
“Solo pochi riescono a superare le otto settimane di attestramento a El Infierno, la base dei kaibiles vicino a Poptun.” Disse il tenente mentre Francesco si sforzava di non far trapelare il senso di schifo. “Chi ci riesce è diventato una macchina pronta a uccidere.”
Francesco annuì col capo in direzione del tenente, aprì la bocca, cercò qualcosa da dire ma proprio non riuscì a trovare nulla, così la richiuse.
“Ti puoi ritirare Sergente.” Disse il tenente, il sottufficiale uscì di corsa.
Nel locale calò il silenzio. Dall’esterno i rumori della vita notturna della foresta fecero irruzione nella stanza.
Erano stati due giorni duri, ma ormai il lavoro era finito. L’ufficiale fece il giro del paese e controllò di persona che nei due centri di reclusione non vi fosse più anima viva. Poi si avvicinò alla piazza, lì la terra battuta si era trasformata in un fango rossastro. Schizzi di materia cerebrale, placenta e scalpi insanguinati erano sparsi tutt’intorno. Quando andò a controllare il pozzo vide che era stato riempito di terra quasi fino al bordo. Dalla terra, come uno scuro fiore carnoso, spuntava una mano, le unghie nere rotte e senza vita. Diede ordine di buttare altra terra nel pozzo e poi di spargere la benzina e dare fuoco alle case.
Francesco era rimasto a fissare il tavolo con la bottiglia vuota in mano. La stanchezza della giornata di viaggio, il caldo, le birre, l’assurdità di quella conversazione notturna, era cotto. E il vaso era sempre lì, di fronte a lui.
“Tu pensi che noi siamo matti, vero?” La voce del tenente suonava impastata.
Francesco lo guardò, i suoi occhi iniettati di sangue gli dissero che era bello ubriaco. Solo questo ci mancava, pensò. Dannazione, ultimamente le cose gli si erano complicate parecchio.
Erano passati sei mesi da quando aveva lasciato la casa dei suoi genitori per andare a raggiungere un suo amico d’infanzia che alcuni anni prima era partito per il Messico e ora viveva in Guatemala. Aveva portato con sé i soldi della liquidazione di sette anni in fonderia, e la stanchezza di un lavoro che considerava peggiore del carcere. I primi tempi se l’era spassata in spiaggia in Messico. Era lì che aveva conosciuto la ragazza di Veracruz. Lei era bella. Lui era andato via di testa. Lei si era impegnata a fondo affinché i suoi soldi durassero poco. Lui l’aveva lasciata fare alla grande. Buoni hotel, locali, nottate a bere e tirare coca, la bella vita. Poi un giorno, a Cancun, giusto prima di averlo spennato del tutto, se ne era andata via con un ragazzo nero di Manhattan, un regista di spot pubblicitari. Quando aveva raggiunto il suo amico Mario a Panajachel, Francesco era pressoché al verde.
Mario aveva un piccolo hotel vicino al centro di quella località turistica. Era riuscito a costruirlo con alcuni viaggi tra la Colombia e l’Italia, e ad altri traffici con il Messico. Si era offerto di aiutare Francesco a rimanere lì e a fare qualche soldo. A modo suo, ovviamente. Così, senza neanche aver capito bene né come né perché, ora Francesco se ne stava seduto a un tavolo, nel mezzo della foresta del Peten, con di fronte a sé una libbra della migliore marijuana messicana, pelo rojo de Oaxaca, pressata nella stagnola e ricoperta di caffè in un vaso di vetro.
“Dovresti imparare ad essere meno ovvio.” Disse il tenente.
Francesco lo fissò, un sudore freddo gli scese lungo la schiena al pensiero di andare a finire in un carcere in mezzo alla foresta.
“Tu arrivi dall’Italia.” L’ufficiale si era alzato in piedi. “Vesti Armani, mangi le linguine alla marinara, e capiti in un posto dove la gente crede che il tuo paese sia uno stato degli USA. Dei selvaggi vero? Che staccano la testa ai polli! Dio mio, dove sono capitato?!” Con la mano destra aveva impugnato la Beretta e l’agitava nell’aria. Dalla sua bocca contorta nello sproloquio uscivano schizzi di saliva. “Non dovresti giudicare. Non dovresti giudicare prima di conoscere. Conoscere almeno un po’. Le persone non sono mai quello che sembrano. Niente è mai quello che sembra. Non qui, nella foresta. Qua per secoli i regni maya hanno combattuto uno contro l’altro. Poi gli spagnoli hanno combattuto contro i Maya, poi noi guatemaltechi abbiamo combattuto contro gli spagnoli, e adesso i comunisti combattono contro di noi. La terra del Guatemala è rossa di sangue e tu vuoi chiamare me assassino? Proprio me? Ma che ne sai tu di corpi scuoiati e teste mozzate? Di bambini con i crani fracassati contro i muri delle case?. Dell’odore dei cadaveri bruciati che ti rimane nelle narici? Delle grida, delle suppliche, e delle risate canzonatorie che ti risuonano nelle orecchie, ancora e ancora. Chi sei tu per giudicare?”
Uno doveva essere uno specialista per comandare quella azione. Merda, dovevi avere fegato per fare una cosa così. Lui l’aveva fatta, e dopo la fine delle esecuzioni, verso le cinque del pomeriggio, aveva riportato i suoi uomini alla base e si era assicurato che avessero rancio speciale. Poi era andato al comedor dell’avamposto e aveva cenato con pollo alla brace, salsa chirmol, purea di fagioli neri e tortillas. Quando si era alzato per andare via il tavolo era ricoperto di bottiglie di birra vuote.
Il tenente tacque e si sedette di schianto sulla sedia. Le gambe larghe, le braccia penzoloni. L’automatica nera, appena trattenuta nella mano destra, puntava la canna verso il suolo.
Francesco si rese conto che la ragazza che li aveva serviti era già un po’ che non portava più birre. Ormai sentiva di essere davvero ubriaco e questo in un certo senso lo aiutava. A non avere paura.
“Impara a non giudicare.” Riprese a dire il tenente con la voce sempre più impastata. “Io non ti giudicherò.” Scrollava la testa da un lato all’altro. “Non mi domanderò perché hai risalito il fiume fino nel cuore della foresta.” Barcollando si alzò dalla sedia e afferrandosi al bordo del tavolo riuscì a mettersi dritto sulle gambe. “E non mi domanderò nemmeno perché, cazzo, ti porti dietro un vaso con qualche chilo di caffè, proprio nella patria del caffè.”
Dopo un paio di tentativi andati a vuoto riuscì ad infilare la pistola nella fondina. Si girò e si diresse verso la porta del comedor. Prima di uscire si voltò di nuovo e con gli occhi ormai ridotti a due fessure guardò Francesco.
“Sarebbe mio dovere domandarmelo.” Disse allungando l’indice e scuotendolo su e giù con i suoi movimenti da ubriaco. “Ma non lo farò. In fondo qua tutti hanno qualcosa da nascondere.” Infine se ne andò, e malfermo sulle gambe si allontanò nella notte seguito dai due soldati.
Quando realizzò di essere rimasto solo Francesco si alzò e afferrò il suo vaso di caffè. Cercò di far fermare la stanza che girava tutta attorno a lui, ma non ci riuscì. Allora si risedette e rimase lì, nella luce del locale, circondato dall’oscurità della foresta. Di fronte a lui il tavolo era ricoperto di bottiglie di birra vuote.
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ALPI TOUR 2021 | LA PRESENTAZIONE Viaggio-avventura in moto nell'arco Alpino per arrivare sui colli più alti seguendo le strade, le piste militari e le vette più belle. 👉50% STRADA + 50% FUORISTRADA 👉100% FUN / DIVERTIMENTO Seguitemi per restare aggiornati. Durante il viaggio avrò la possibilità di approfondire le mie conoscenze sugli ecosistemi forestali dell Alpi. Per questo motivo il viaggio è collegato alla sostenibilità ambientale mediante una raccolta fondi per salvare le foreste pluviali e la biodiversità in esse custodita; inoltre il progetto servirà per contribuire alla compensazione della CO2 prodotta durante il mio viaggio dal motore termico della mia moto. Tutte le informazioni sono nel sito dedicato Alpi Tour 2021 https://sites.google.com/view/alpitour2021/home-page I video sul canale YouTube 🎥 @bruttiumadv MOTO | ADVENTURE | TRAVEL | NATURE > link in bio Corsi di formazione, masterclass, GPS-navigazione-pianificazione, consulenza viaggi, consigli per viaggiare in tutto il mondo. Seguimi / Follow me: FACEBOOK > @bruttiumadv INSTAGRAM > @bruttiumadv YOUTUBE > #bruttium Equipaggiamento 📷📱🏕️🛠️ La mia moto 🏍️ > link in bio . . #suzukivstrom #mototouring #maxienduro #motorcycle #motorbike #instabike #photooftheday #photo #photographer #instabike #picoftheday #landscape #instagram #touring #travel #instagood #picoftheday #bikertravel #smook #motoway #travel #travelers #bestoftheday #adv #adventure #bruttium https://www.instagram.com/p/COWNvDgLG0m/?igshid=aiajl9o7hv6q
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Se siete appassionati di escursioni in bicicletta, l’Alto Adige è la Regione più attrezzata dove andare. Migliaia i chilometri di piste ciclabili, una fitta rete di noleggi per le biciclette, bike hotel dove soggiornare e treni su cui trasportare la propria due ruote per esplorare nuove valli e nuovi percorsi (con la BrixenCard sono gratuiti). Tra le mete consigliate c’è Bressanone, che nel 2018 è stata eletta città alpina dell’anno e che, grazie alla sua posizione centrale, si inserisce perfettamente nella rete di ciclabili altoatesine ed è considerata l’incrocio tra le piste del Sudtirolo e quella di lunga percorrenza che collega Monaco a Venezia. Una delle piste ciclabili che vale la pena esplorare è la nuova Biketour Bressanone – Val di Funes. Si parte da Albes, una deliziosa cittadina a soli 5 km da Bressanone con pittoresche stradine e un grazioso centro storico, e si attraversa la città terminando dopo quasi 20 km a Ranui, in Val di Funes, a 1.350 metri d’altitudine. Oltre a paesaggi unici, a montagne imponenti e villaggi tradizionali, i biker possono divertirsi su diversi tipi di terreni, dalle strade ai sentieri di ghiaia o forestali che conducono attraverso la valle fino ai giganti dolomitici delle Odle, i “monti pallidi”, l’immagine simbolo della Val di Funes e considerato il gruppo più bello delle Dolomiti per il suo profilo classico e frastagliato. Ai piedi della montagna, le tipiche baite ricompensano con un’atmosfera accogliente e con le prelibatezze altoatesine. La Sky Line, il percorso più antico e allo stesso tempo più lungo (6,6 km) del Bikepark di Bressanone, è uno degli altri imperdibili itinerari da percorrere in bicicletta in questa zona. Mille metri di dislivello, passaggi ripidi e puro piacere di guida. I tracciati sono raggiungibili anche con la cabinovia Plose da S. Andrea e con la seggiovia Palmschoß. In collaborazione con la scuola di ciclismo Plose Bike, d’estate viene organizzato un vasto programma di tour guidati in bicicletta, per andare alla scoperta dei dintorni accompagnati da esperti del luogo. Gli appassionati di enduro hanno la possibilità di fare un giro in bicicletta sul Sellaronda, mentre le famiglie possono cimentarsi nel Family Tour a Naz-Sciaves. La eMountainbike porta i visitatori nel Patrimonio mondiale dell’Unesco in Val di Funes, dove si può pedalare sull’Alpe di Velturno. Bressanone promuove la campagna di sensibilizzazione “Ride Fair”, un programma che mira a una coesistenza rispettosa tra ciclisti ed escursionisti. Che si partecipi a un tour in bici guidato o che ci si muova indipendentemente nel Brixen Bikepark, l’ufficio del turismo ricorda a tutti di comportarsi correttamente rispettando gli altri. I dintorni di Bressanone ©KOTTERSTEGER https://ift.tt/3eJb0wv Bressanone, la meta regina della bicicletta in Italia Se siete appassionati di escursioni in bicicletta, l’Alto Adige è la Regione più attrezzata dove andare. Migliaia i chilometri di piste ciclabili, una fitta rete di noleggi per le biciclette, bike hotel dove soggiornare e treni su cui trasportare la propria due ruote per esplorare nuove valli e nuovi percorsi (con la BrixenCard sono gratuiti). Tra le mete consigliate c’è Bressanone, che nel 2018 è stata eletta città alpina dell’anno e che, grazie alla sua posizione centrale, si inserisce perfettamente nella rete di ciclabili altoatesine ed è considerata l’incrocio tra le piste del Sudtirolo e quella di lunga percorrenza che collega Monaco a Venezia. Una delle piste ciclabili che vale la pena esplorare è la nuova Biketour Bressanone – Val di Funes. Si parte da Albes, una deliziosa cittadina a soli 5 km da Bressanone con pittoresche stradine e un grazioso centro storico, e si attraversa la città terminando dopo quasi 20 km a Ranui, in Val di Funes, a 1.350 metri d’altitudine. Oltre a paesaggi unici, a montagne imponenti e villaggi tradizionali, i biker possono divertirsi su diversi tipi di terreni, dalle strade ai sentieri di ghiaia o forestali che conducono attraverso la valle fino ai giganti dolomitici delle Odle, i “monti pallidi”, l’immagine simbolo della Val di Funes e considerato il gruppo più bello delle Dolomiti per il suo profilo classico e frastagliato. Ai piedi della montagna, le tipiche baite ricompensano con un’atmosfera accogliente e con le prelibatezze altoatesine. La Sky Line, il percorso più antico e allo stesso tempo più lungo (6,6 km) del Bikepark di Bressanone, è uno degli altri imperdibili itinerari da percorrere in bicicletta in questa zona. Mille metri di dislivello, passaggi ripidi e puro piacere di guida. I tracciati sono raggiungibili anche con la cabinovia Plose da S. Andrea e con la seggiovia Palmschoß. In collaborazione con la scuola di ciclismo Plose Bike, d’estate viene organizzato un vasto programma di tour guidati in bicicletta, per andare alla scoperta dei dintorni accompagnati da esperti del luogo. Gli appassionati di enduro hanno la possibilità di fare un giro in bicicletta sul Sellaronda, mentre le famiglie possono cimentarsi nel Family Tour a Naz-Sciaves. La eMountainbike porta i visitatori nel Patrimonio mondiale dell’Unesco in Val di Funes, dove si può pedalare sull’Alpe di Velturno. Bressanone promuove la campagna di sensibilizzazione “Ride Fair”, un programma che mira a una coesistenza rispettosa tra ciclisti ed escursionisti. Che si partecipi a un tour in bici guidato o che ci si muova indipendentemente nel Brixen Bikepark, l’ufficio del turismo ricorda a tutti di comportarsi correttamente rispettando gli altri. I dintorni di Bressanone ©KOTTERSTEGER Grazie alla sua posizione centrale, si inserisce perfettamente nella rete di piste ciclabili dell’Alto Adige.
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ASCOLI PICENO – Ascoli Piceno torna alla ribalta con il trail podistico in vista dell’Ascoli Xtreme Trail–Il Trail delle meraviglie” domenica 3 novembre.
Per il secondo anno consecutivo, l’importanza di questa manifestazione deve in primo luogo alla passione e alla dedizione che tutti i componenti dell’Avis Ascoli Marathon offrono agli sportivi e alla città picena.
Oltre al classico podismo da strada, l’Avis Ascoli Marathon vanta nel suo curriculum numerose partecipazioni a maratone, mezze maratone e gare sui 10 chilometri ma si dedica prevalentemente al trail running partecipando alle maggiori manifestazioni di carattere nazionale ed internazionale (Tor des Géants e Lavaredo Ultra Trail) e vanta tra i suoi iscritti alcune dei migliori atleti Trail della provincia di Ascoli Piceno. Da qui la voglia di organizzare anche nella città picena una gara di Ultra Trail (già da oltre 10 anni si organizzava una gara corta ma con partenza dal colle San Marco).
Tre percorsi diversi per le caratteristiche di tutti coloro che vorranno cimentarsi in questa unica ed indimenticabile esperienza.
La suggestiva partenza dal centro storico di Ascoli all’ombra del Forte Malatesta permette di unire le bellezze architettoniche della città picena a quelle naturalistiche della montagna dei Fiori che la sovrasta. L’organizzazione è portata avanti in collaborazione con la Flipper Triathlon.
I partecipanti possono optare tre percorsi in base al grado di difficoltà: il Croce Trail di 49 chilometri, il Caciare Trail di 29 chilometri e l’Eremo Trail di 15 chilometri disegnati tra le piste forestali, larghi sentieri, sentieri a singola traccia e mulattiere del Colle San Marco – Montagna dei Fiori (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) toccando anche l’eremo di Colle San Marco, San Giacomo di Valle Castellana e, per i più allenati, la panoramica vetta a 1800 metri sulla Croce della Montagna dei Fiori.
A legare il proprio marchio a quello dell’edizione 2019 di Ascoli Xtreme Trail i partner Ubi Banca, Hoka (ditta di abbigliamento e scarpe per running), Birroteca 57, Anisetta Meletti, Barilla, Sabelli, Bibite Paoletti, Coal ed altre minori unitamente al patrocinio del comune di Ascoli Piceno, della Provincia e del Consorzio dei Monti Gemelli.
SABATO 2 NOVEMBRE
Dalle ore 16:00 alle 19:00 presso Forte Malatesta (via delle Terme) distribuzione pettorali
DOMENICA 3 NOVEMBRE
Dalle ore 5:00 alle ore 8:00 presso Forte Malatesta (via delle Terme) distribuzione pettorali
Ore 6:15, briefing pregara Croce Trail presso la partenza dentro il Campo Squarcia
Ore 6:30 partenza Croce Trail
Ore 8:30 partenza Caciare Trail ed Eremo Trail presso il Campo Squarcia
Ore 13:00 inizio pasta party presso il Forte Malatesta
Ore 17:30 ultimi arrivi
Ore 19:00 fine manifestazione
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Brescia, morte per il caldo 10mila galline: malfunzionamento impianto aria
Un malfunzionamento dell'impianto di areazione nello stabilimento ha causato la morte di 10mila galline per asfissia. Il titolare dello stabilimento agricolo della Franciacorta, in provincia di Brescia, non aveva predisposto adeguati sistemi di allarmi per eventuali malfunzionamenti. Per questo motivo è stato indagato e multato dalle autorità. È stata aperta un'inchiesta sull'accaduto, per accertare le eventuali colpe e cause legate al malfunzionamento dell'impianto di areazione. Le galline erano all'interno di capannoni, che con il caldo e senza circolazione di aria sono diventati roventi. L'uomo dovrà rispondere di uccisione di animali, come riferito dai carabinieri forestali, che lo hanno multato di 3mila euro per l'incidente. Ora si dovrà attendere il pronunciamento del giudice e le indagini dei periti, per accertare il malfunzionamento ed escludere eventuali piste dolose. Read the full article
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La carovana della Transpyr, ieri martedì 12 giugno, ha salutato la città di La Seu D’Urgell con un bel sole mattutino che ha scaldato non solo il fisico ma anche la passione per la montagna da “pedalare”. A dare il via anche, in questo caso, il primo cittadino Albert Batalla, che ha salutato i 350 ciclisti impegnati nella tappa regina della gara.
Una tappa di 115 km con dislivello positivo di 3200 metri e 3050 negativo. Nonostante la grande quantità di saliscendi e una lunga distanza, si è proceduto seguendo piste forestali e piccole strade attraverso aree sconosciute della catena montuosa dei Pirenei. Dopo un trasferimento su strade asfaltate tranquille, è iniziata una lunga e aperta salita, premiata, tuttavia, da un’eccezionale vista a 360 gradi una volta raggiunta la cima, a 1800 metri di altezza.
Da qui i ciclisti hanno affrontato una lunga discesa dovendo fare molta attenzione per il terreno dissestato e con alcune crepe che attraversano la strada. La fatica non è però certo finita. Una volta oltrepassato il villaggio abbandonato di Sant Sebastià de Buseu (situato su una bellissima collina) una seconda strada porta al lago naturale di Montcortès, per incontrare poi Senterada, dove si trovava il terzo e ultimo punto di rifornimento.
Per completare il percorso è stato poi necessario superare una terza lunga salita, iniziata su strade asfaltate tranquille e proseguita poi su larghe piste forestali, per concludere poi con gli ultimi chilometri su strada asfaltata fino a El Pont de Suerte. Nella giornata odierna lasciamo la Regione Autonoma della Catalogna per entrare in Aragona.
Il terzetto mugellano è sempre stato nei gruppi di testa, dimostrando grande capacità di adattamento ai vari ambienti, le lunghe salite non hanno affaticato le gambe ne tantomeno il fisico. Ricordiamo che Fabrizio Pampaloni e Marcio Ciolli corrono in coppia per la categoria “master”, mentre Francesco Pampaloni nella categoria individual.
Il team organizzativo e di assistenza per gli Extreme Bike Mugello sta svolgendo un lavoro di supporto adeguato, grazie anche ai tanti sponsor che hanno permesso non solo la possibilità di partecipare ad un evento internazionale come la Transpyr, ma anche di far conoscere il Mugello e la Toscana in particolare ai tanti professionisti della bicicletta che sono attualmente in gara con i nostri Extreme Bike Mugello.
A tal proposito prendiamo l’occasione per ricordare quanti hanno supportato l’impresa sportiva:
Avis Borgo San Lorenzo
CRS Mugello
Pelletteria Sorelle Generini – Vicchio
Ledal Bag – Dicomano
F.lli Brunelli Mugello Noleggi – Vicchio
Ristorante Caravanserraglio di Monte Morello
Vetreria Gori – Borgo San Lorenzo
ProBike Firenze
Pasticceria Cesarino – Borgo San Lorenzo
Farmacia Roselli – Borgo San Lorenzo
Per la serata “Bruschetta del Mugello” hanno contribuito il Consorzio del Pane del Mugello e Oleoteca Villa Campestri. Mentre sponsor tecnico è Bike Mood di San Piero a Sieve e media partner OK!Mugello
.A seguire il tragitto della Transpireneica effettuato dal furgone di appoggio con alla guida Saverio Zeni. nella mappa sono indicati tutti i punti di sosta e rifornimento che sono serviti per assistere gli extreme bike mugello.
Transpyr 2018: La ‘tappa regina’ tempra gli extreme bike La carovana della Transpyr, ieri martedì 12 giugno, ha salutato la città di La Seu D’Urgell con un bel sole mattutino che ha scaldato non solo il fisico ma anche la passione per la montagna da "pedalare".
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L’emozione delle Dolomiti
Dolomiti, Alpi, Sassolungo, Val Gardena
Quando si parla di montagna e di panorami ad alta quota sicuramente vengono in mente le Dolomiti. Questo insieme di gruppi montuosi si trova nella zona orientale delle alpi italiane tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, conosciuti a livello mondiale per i sentieri, le escursioni, le piste e per gli hotel caratteristici. Tra i luoghi esclusivi troviamo anche il Gardena Grödnerhof di Ortisei in Val Gardena, un hotel di altissimo livello immerso nelle Dolomiti che fa apprezzare e riscoprire la montagna anche nella stagione estiva tra sport, percorsi panoramici ma che regala anche momenti di relax e di benessere.
Un estate indimenticabile
Le Dolomiti sono conosciute anche come “Monti Pallidi” e sono considerate dal 2009 patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. Un’insieme di bellezza spettacolare, unica e imparagonabile, che permette un’immersione nella natura totale, tra i luoghi esclusivi che caratterizzano questi gruppi montuosi troviamo la Val Gardena: una valle nota per le sue piste invernali ma che offre anche durante la stagione estiva tante attività e alternative affascinanti immersi nell’aria fresca di montagna.
Un Hotel esclusivo
È un cinque stelle l’Hotel Gardena Grödnerhof di Ortisei, che dal 2004 è parte dell’associazione internazionale Relais & Châteaux.. Un albergo esclusivo che oltre a offrire un paesaggio coinvolgente come quello delle Dolomiti offre ai propri clienti il massimo comfort grazie all’ambiente elegante che lo contraddistingue e alle attenzioni rivolte ai propri ospiti: a partire dalle innumerevoli attività di svago, per poi rilassarsi all’interno del Centro Spa Beauty & Wellness con le nuove aree di relax, fino al ristorante gourmet dell’Hotel Anna Stuben con i suoi squisiti menu.
Il centro Spa beauty & wellness
A partire dal 2018 l’Hotel Gardena Grödnerhof offre un nuovo spazio benessere tra saune, piscine, bagno a vapore aromatico, vasca idromassaggio e zone total relax. Il centro offre ai propri ospiti trattamenti che derivano dalla tradizione indiana dell’Ayurveda che donano armonia al corpo e alla mente. L’ambiente è caratterizzato da un design moderno e da materiali naturali che vi cullerà dopo una giornata di svago e avventura tra i sentieri, attività sportive ed eventi culturali.
Il ristorante di lusso
Un piacere per il palato ecco come descrivere il ristorante gourmet Anna Stuben una stella michelin, facente parte dell’Hotel Gardena Grödnerhof un’esperienza enogastronomica dove resterete incantati non solo dalla presentazione dei piatti ma soprattutto dal gusto del cibo grazie all’utilizzo di prodotti locali e regionali di alta qualità. Dietro la preparazione dei piatti c’è la passione dello chef Reimund Brunner, un vero artista della cucina. Mentre per gli amanti del vino il sommelier Franz Lageder, vi guiderà nella scelta dei vini più buoni e prestigiosi da accompagnare i vostri piatti.
Dal 10 giugno al 1 luglio e dal 16 al 30 settembre l’Hotel Gardena Grödnerhof propone una visita in una delle rinomate cantine del luogo guidata da esperti sommelier dove si imparerà a conoscere la storia e la tradizione del vino immersi nei vigneti locali di Ruländer, Weißburgunder, Chardonnay, Vernatsch e Lagrein. Il pacchetto ideato dall’albergo 5 stelle lusso comprende:
7 pernottamenti con mezza pensione “Gourmet” compresi i servizi “Speciale Gardena”,
Visita a una cantina vinicola dell’Alto Adige in compagnia dei sommelier con degustazione vini
1 degustazione vini nella cantina dell’hotel, in cui sarà possibile assaggiare vini scelti dell’Alto Adige
1 menu degustazione di 6 portate servito al ristorante gourmet “Anna Stuben”
1 bagno esfoliante alle vinacce con successivo massaggio nella meravigliosa beauty farm Anais
Programma giornaliero di movimento e relax
Tutto questo a partire da 1.102 euro a persona. La formula esiste anche in versione "short stay": 4 giorni, da domenica a giovedì, a partire da 665 euro.
Centro golf club
L’Hotel Gardena Grödnerhof è partner del Golf Club a 18 buche St.Vigil Seis che si estende su 60 ettari con tracciati e buche diversificate per ogni esigenza circondati da laghetti, ruscelli e cascatelle che caratterizzano questo centro di golf lussuoso e unico. Per chi ama il golf l’Hotel offre il pacchetto “Golf Exclusive”, dall’8 giugno al 14 ottobre al costo di € 159 (a fronte di un soggiorno minimo di 4 giorni in hotel):
1 green fee sul campo del Golf St. Vigil Seis
prenotazione del tee time
1 golf cart per 18 buche
1 rilassante massaggio parziale
1 bagno alle erbe aromatiche oppure 1 bagno benessere a scelta, con attività fitness e relax quotidiane
Cosa offre l’Hotel Gardena Grödnerhof
La struttura di alto lusso ha ideato per i propri ospiti e futuri ospiti dei pacchetti per guidare e rendere indimenticabile il soggiorno estivo.
Per gli amanti delle escursioni c’è il Pacchetto “Settimane escursionistiche” che include:
7 pernottamenti con mezza pensione “Gourmet” compresi i servizi “Speciale Gardena”
serata di benvenuto con la guida che illustrerà le escursioni
5 escursioni collettive guidate, transfer in pulmino ai punti di partenza delle escursioni,
noleggio gratuito bastoni telescopici e zaini
1 buono Anais del valore di Euro 40,00 per un trattamento bellezza e benessere a scelta
1 menu degustazione al Ristorante Gourmet “Anna Stuben” (1 Stella Michelin) e un programma giornaliero di movimento e relax
Tutto questo a partire da € 1.092
Per chi invece ha una passione per la bici è stato ideato il pacchetto “Mountain Bike” disponibile dal 10 al 24 giugno e dal 9 al 14 ottobre a partire da € 1.022
7 pernottamenti con mezza pensione “Gourmet” compresi i servizi “Speciale Gardena”
4 escursioni guidate in mountain bike di vari livelli di difficoltà lungo sentieri panoramici e strade forestali tra Val Gardena, Vallunga, Alpe di Siusi e giro dal Rasciesa al Seceda
1 massaggio corpo e un programma quotidiano di attività e relax con stretching e sauna
Maria Elisa Altese
SOCIAL FB l’Hotel Gardena Grödnerhof di Ortisei offre ai propri clienti tante alternative di soggiorno con pacchetti personalizzabili con prezzi speciali per famiglie dal 8 giugno al 14 ottobre, per i bambini dai 2 ai 15 anni uno sconto del 50% e tante altre offerte speciali. Per maggiori informazioni: https://www.gardena.it/it/offerte-estate.asp
Un soggiorno da sogno all’Hotel Gardena L’emozione delle Dolomiti Quando si parla di montagna e di panorami ad alta quota sicuramente vengono in mente le…
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"In ascolto del buio"
Il Comune di Sassari e il Ceas Lago Baratz organizzano per venerdì 9 agosto, dalle 18, l’escursione “In ascolto del buio”. Il tour esperienziale naturalistico prevede un percorso di circa 6 chilometri (andata e ritorno), di bassa difficoltà (livello T= “percorso turistico”) lungo un sentiero ben tracciato e piste forestali con dislivello modesto, che porterà dal Ceas Lago Baratz fino alle due…
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Ancora cemento a Capo Colonna, piste da ballo in costruzione in area sottoposta a vincolo
Colate di cemento colorato, i carabinieri forestale hanno sequestrato l'area e denunciato una persona Un’area con manufatti in corso di costruzione vicino al mare è stata sequestrata alcuni giorni fa dai carabinieri forestali nella loc. Capocolonna nel comune di Crotone. Dagli accertamenti svolti presso l’ufficio tecnico comunale è emerso che le opere erano prive di qualsivoglia atto d’assenso per l’edificazione. Il sequestro è stato già convalidato dall’Autorità giudiziaria. Una serie di colate di cemento colorato, verosimilmente da destinare a piste da ballo, un muro di blocchi di calcestruzzo lungo circa 15 m, la ristrutturazione di tre corpi di fabbrica già destinati a locali di una struttura turistica e dismessi da anni, sono stati scoperti dai militari della stazione Crotone durante un controllo nell’area, su un promontorio roccioso a circa 80 m dalla linea di costa. http://dlvr.it/QW7MM1
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Cade in un dirupo, salvato dai carabinieri e dai paesani
Cade in un dirupo, salvato dai carabinieri e dai paesani
TAIPANA. Nel tardo pomeriggio di sabato un uomo di 52 anni, residente nel Taipanese, è stato tratto in salvo dopo essere caduto in un dirupo in una zona boschiva a monte dell’abitato di Monteaperta.
La zona è ancora coperta da uno strato di neve, cosa che può rendere insidiosa la percorrenza di sentieri e piste forestali.
A rendere possibile l’individuazione dell’uomo,…
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A Natale forestali sugli sci per la sicurezza in pista
Polsa-San Valentino, Peio, Panarotta, Passo Brocon e Bolbeno: sono queste le aree sciistiche sulle quali sarà attivo anche quest’anno il Servizio piste del Corpo forestale della Provincia.
Gli operatori che saranno impiegati sono 24 più il coordinatore, così distribuiti: 6 a Peio, 4 alla Polsa-San Valentino e a Bolbeno, 3 in Panarotta e al Passo Brocon, ai quali si aggiungono altri 4 operatori di…
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“Sul monte Cinto, storie e leggende di briganti” Il titolo di questo articolo è tratto dal nome di uno dei tanti itinerari proposti dalla Strada del Vino dei Colli Euganei.
I clienti del Country House Bucaneve chiedono spesso informazioni per piacevoli passeggiate da svolgere nel comprensorio del parco dei Colli Euganei e perciò questo potrebbe essere un utile suggerimento. Infatti questo percorso offre una flora tipica (l’orchidea maggiore e l’orchidea scimmia), “le canne d’organo” della cava in trachite, la possibilità di visitare il museo di Cava Bomba e l’originale “Buso dei Briganti”…da dove ammirare un bellissimo panorama.
Ecco alcuni aspetti che riassumono le caratteristiche principali.
NOTE SUL PERCORSO Il sentiero sale rapidamente fino a mantenersi in quota descrivendo un anello attorno al Monte Cinto seguendo piste forestali di facile percorribilità, con lievi variazioni altimetriche. Sono possibili deviazioni verso lo sperone rachitico detto Buso dei Briganti e verso la cima del Colle, dove si trovano una cava dimessa di riolite colonnare e i resti di un castello medievale. L’itinerario si snoda attraverso ambienti diversi, passando dai vigneti curatissimi ai boschi di castagno e roverella fino al vegro, con vedute che alternano in breve successione le bellezze naturali a quelle storicoarcheologiche caratteristiche di questa zona. CARATTERISTICHE Lunghezza del percorso: 5,3 Km comprese deviazioni Dislivello complessivo: 267 metri Grado di difficoltà: medio. Stagione più favorevole: primavera Tempo medio di percorrenza: 3 – 4 ore
immagini tratte da http://www.collieuganei.it; www,parcocollieuganei.com
Sul monte Cinto, storie e leggende di briganti "Sul monte Cinto, storie e leggende di briganti" Il titolo di questo articolo è tratto dal nome di uno dei tanti…
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Incidenti in montagna e soccorsi a pagamento
Purtroppo si parla sempre più spesso di incidenti in montagna. E�� un fenomeno in crescita perché è aumentato il numero di coloro che desiderano praticare escursioni ed arrampicate sia in inverno che in estate, affascinati dalle alte quote e dai paesaggi spettacolari. Nella maggior parte dei casi gli incidenti sono da ricondurre a superficialità e scarsa preparazione: molte tragedie si potrebbero evitare se gli escursionisti e gli alpinisti facessero più attenzione alle indispensabili norme di sicurezza; l’esperienza, invece, ha dimostrato che spesso la difficoltà deriva da una sopravalutazione delle proprie capacità e da una scarsa valutazione del percorso che si vuole intraprendere e dei relativi rischi. E spiace che gli infortuni riguardino sia i frequentatori più preparati, sia i gitanti della domenica. In entrambi la possibilità di contare sul soccorso gratuito ha finito per indurre un certo irresponsabile innalzamento dei margini della sfida: tanto, nel peggiore dei casi, li tirano comunque fuori. Ma c’è un altro aspetto che emerge prendendo in esame gli interventi di soccorso in montagna. Infatti tutti ci troviamo a fare i conti con i giorni di ferie e la gente approfitta del poco tempo libero per dedicarsi alle proprie passioni, alpinismo , sci - alpinismo, escursionismo compresi. Così, pur di non rinunciare a un’escursione nel poco tempo libero, c’è chi azzarda qualcosa in più. Una scelta che a volte può costare cara. Ed ecco allora gli escursionisti bloccati in quota dal maltempo, gli infortuni per il terreno reso particolarmente scivoloso dalla pioggia o i travolti da valanga. Preliminare a qualsiasi attività in montagna, è la consultazione dei bollettini meteo, tenendo tra l’altro presente che in montagna le condizioni del tempo possono cambiare in pochi minuti, come ad esempio accade sulla catena montuosa del Gran Sasso d’Italia data la sua particolare vicinanza ai due mari. Come già accennato, fondamentale è scegliere l’itinerario in base alla propria preparazione fisica e capacità tecnica. Abbigliamento ed equipaggiamento devono essere adeguati alla difficoltà ed alla durata dell’escursione. Nello zaino con air bag (è una sorta di palloncino che esplode permettendo di “ galleggiare” in caso di valanga) non deve mai mancare l’occorrente per le situazioni di emergenza: telo termico, lampada frontale, Kit di primo soccorso (meglio se corredato di un telo isotermico), bussola, altimetro e telefonino cellulare – Gps nel quale si può scaricare l’App “GeoResQ” (è un nuovo servizio di geolocalizzazione e d’inoltro delle richieste di soccorso che tiene traccia del percorso comunicandolo a chi volesse seguirci da casa e per inoltrare tempestivamente la richiesta di aiuto alla centrale operativa attiva 24 ore su 24). In caso di neve è opportuno tenersi costantemente aggiornati sulla situazione del manto nevoso consultando il bollettino di previsione delle valanghe che varia dal valore 1 (debole) al valore 5 (molto forte) senza dimenticare gli elementi base dell’autosoccorso: pala, sonda, Artva (apparecchio di ricerca dei travolti in valanga: è un ricetrasmettitore che consente l’individuazione di un travolto da valanga, attraverso un segnale radio trasmesso su una frequenza convenzionale di 457 Khz) oltre ai ramponi piccozza e casco protettivo. Utile per il corretto funzionamento degli strumenti elettronici è il controllo periodico delle batterie per verificare la carica residua e l’utilizzo di tipi ad alta capacità. E’ preferibile non avventurarsi da soli e, in tutti i casi, la gente fatica a capire che l’attrezzatura all’avanguardia e Gps non ci rendono onnipotenti. Non bisogna fidarsi solo delle attrezzature perché la differenza la fa l’abitudine al territorio, al movimento. Non basta scaricare una App e comperare attrezzature supertecnologiche con l’illusione di avere la sicurezza assoluta. Una volta si faceva tutto lentamente e non esisteva internet, c’erano solo le guide cartacee. Oggi, grazie alla rete telematica, c’è uno scambio dati e informazioni aggiornate, ma la montagna ha bisogno di tempo per maturare esperienza. E l’esperienza è fondamentale per non incorrere in infortuni che a volte possono avere conseguenze drammatiche. Consigli a parte, da più fronti si invoca una legge in grado di arginare l’impennata di incidenti in montagna. Attualmente, infatti, non esiste una normativa con regole specifiche per la sicurezza dello sciatore-alpinista, dell’alpinista, dell’escursionista e più precisamente per gli sport di avventura. A mio avviso, innanzitutto si potrebbe modificare la Legge 363/2003 sulle norme di sicurezza e di prevenzione infortuni per lo sci di discesa e fondo estendendola anche allo sci alpinismo, all’escursionismo, all’alpinismo. Così come nell’attuale legge si stabiliscono precise regole sulle piste da sci, anche nel caso di escursioni e arrampicate in montagna è necessario fissare regole più stringenti. Una soluzione potrebbe essere quella di stipulare una polizza assicurativa per le attività sportive: credo ci siano formule che coprono escursioni impegnative, discese fuori dalle piste battute e probabilmente anche vie ferrate (sicuramente non arrampicate di alto livello). Nella maggior parte dei Paesi europei è prevista un’assicurazione per questo genere di attività: con circa 20-30 euro l’anno si è coperti in caso di infortunio. Secondo me si dovrebbe partire dalla prevenzione. Gli addetti non indicano però la soluzione preferendo continuare a finanziare i soccorsi e le loro costose strutture invece di fare adeguata prevenzione, molto più economica ed efficace. Sebbene molti conoscono le soluzioni, non si adoperano per sottoporre propedeuticamente a formazione i frequentatori dei monti, così da ottenere il necessario aumento di capacità, equipaggiamenti e consapevolezza con abbattimento dei casi di difficoltà, incidenti, smarrimenti e costi connessi. Secondo me, si ignora l’esempio delle associazioni speleologiche e subacquee che giustamente impongono la frequentazione di un corso introduttivo prima di svolgere tali specialità non meno rischiose dell’alpinismo dello sci-alpinismo o dell’escursionismo. E’ ovvio che le pubbliche amministrazioni finanzino tale attività formativa sottraendo denaro a quella di soccorso che in pochi anni ridurrà enormemente i suoi costi come accadrà anche per le spese sanitarie indotte dagli incidenti che da sole basterebbero a finanziare questa fondamentale attività-socio-culturale-sanitaria con risparmi incalcolabili. Un valido deterrente sarebbe quello di far pagare per intero al cittadino le operazioni di salvataggio in montagna, comprese quelle effettuate sulle piste da sci, perché la comunità non può e non deve più farsi carico delle leggerezze degli irresponsabili. Infatti, le operazioni di soccorso alpino, oltre ad impegnare mezzi e decine di uomini, mettendone a rischio la vita, in Italia sono un costo imputato per intero alla collettività perché gestito dal servizio sanitario nazionale. La persona soccorsa, quindi, non paga nulla. Per riflettere, basti pensare che un minuto di volo di un elicottero medicalizzato può arrivare a costare anche 300 euro; cifre inferiori, ma di tutto rispetto, per le operazioni di soccorso con elicottero non medicalizzato o a piedi. In Austria, Francia, Svizzera e Slovenia, che dal confine Italiano distano pochi chilometri in linea d’aria, il costo del soccorso è a totale carico del cittadino in emergenza. In questo modo si cerca di responsabilizzare coloro che decidono di avventurarsi in montagna senza una preliminare valutazione del percorso e delle proprie capacità. E’ solo in questo modo che gli incidenti potranno diminuire e tante vite umane potranno essere risparmiate; il tutto accompagnato, ovviamente, da un risparmio di soldi pubblici che potrebbero essere investiti nell’acquisto di nuove apparecchiature elettromedicali da destinare agli ospedali. Sono convinto che i costi di soccorso alpino siano addebitati a chi ne beneficia. Andare in montagna è una scelta che comporta un margine di rischio; chi poi imprudentemente si mette in condizione di pericolo deve accettarne le conseguenze, anche economiche. Il paragone con altri tipi di soccorso, come gli incidenti stradali ad esempio, non regge; tempi, costi e difficoltà di intervento sono sicuramente inferiori e meno problematici perché la gente comune non immagina la sofisticazione delle tecniche, dei materiali, delle procedure, che stanno dietro agli interventi di salvataggio in montagna e dei conseguenti costi. La mia non è una voce isolata: a perorare la proposta illustri esperti del settore di fama internazionale, alpinisti quali Abele Blanc, Alessandro Gogna, Reinhold Messner, Giampiero Di Federico, Pasquale Iannetti concordano sul deterrente di tipo economico quale strumento per disincentivare i comportamenti negligenti e sull’importanza di diffondere la cultura della prevenzione del rischio. “ Sono molto favorevole a questa proposta che gli amanti della montagna non possono non condividere”. Così esordisce il pluricampione Mondiale e Olimpico Gustav Thoeni in una intervista rilasciata al quotidiano Il Capoluogo con sede all’Aquila. Il compito di certificare la sussistenza dei requisiti necessari a giustificare gli interventi di soccorso in montagna dovrebbe spettare ai reparti specializzati dei Carabinieri Forestali, la Polizia, la Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, l’Esercito (Alpini) hanno la preparazione giuridico - operativa per permettere ai propri uomini di poter ricostruire esattamente qualsiasi evento legato ad infortuni ad alta quota, utilizzando come parametro di riferimento le linee guida del C.A.I. sulle regole di comportamento in montagna assicurando anche le necessarie funzioni di Polizia Giudiziaria nei casi in cui, dalla dinamica degli incidenti, possono essere ravvisati eventuali elementi di interesse penale. Infatti, ogni corpo ha una propria squadra di soccorso alpino pronta a collaborare con quella del C.N.S.A.S del Club Alpino Italiano la quale, ai sensi di una Legge di protezione civile, la numero 74 del 21.03.2001, ha il compito di provvedere alla vigilanza e prevenzione degli infortuni nelle attività alpinistiche escursionistiche e speleologiche nonché al soccorso degli infortunati, dei pericolanti e al recupero dei caduti ad opera di tecnici di soccorso alpino ed elisoccorso inquadrati come “volontari” e quindi senza alcuna retribuzione economica. In alcune regioni Italiane il soccorso alpino è a pagamento. In Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto, regioni ad alta vocazione montanara, i propri governanti hanno deciso di porre fine alla gratuità completa degli interventi di soccorso alpino facendo pagare al cittadino in emergenza una sorta di ticket per ogni chiamata invece dell’intero salvataggio. Questo ticket sembra aver funzionato bene perché le autorità e gli esperti del settore hanno registrato una effettiva diminuzione delle richieste di intervento. Linea dura in Lombardia contro le imprudenze in montagna: dopo l’introduzione dell’ARTVA obbligatorio su tutti i territori innevati fuoripista, il soccorso in montagna è a pagamento sull’intera regione con l’introduzione, anche qui, di un ticket (il Consiglio dei Ministri a maggio 2015 ha promosso la Legge regionale n. 5 del 17/03/2015). Anche la Regione Piemonte si è adeguata ad altre regioni Italiane – e al buon senso: a novembre 2015 la Giunta regionale ha approvato la delibera che introduce una “compartecipazione” delle spese al servizio di soccorso in elicottero in caso di chiamate che non abbiano reale motivazione o urgenza. L’assessorato alla Sanità, in una nota fa sapere che dal 1° gennaio 2016 sono scattate le nuove regole. I costi: - Trentino Alto Adige: ticket 30,00 euro per il ferito grave (in caso di ricovero ospedaliero o in presenza di un referto medico che attesti la gravità dell’emergenza sanitaria); ticket di 110,00 euro per il ferito lieve e ticket di 750,00 euro per persona illesa. - Valle d’Aosta: gratuito in caso di emergenza sanitaria; ticket di 800,00 euro per intervento inappropriato a mezzo elicottero (rilevato dall’equipaggio intervenuto - es. alpinista bloccato in parete o escursionista con attrezzatura inadeguata) e ticket di 100,00 euro + 74,80 euro/min (costo al minuto di volo con aeromobile AB412 o 137,00 con aeromobile AW139) per chiamate totalmente immotivate (rilevate dall’equipaggio intervenuto). - Veneto: 25,00 euro/min fino ad un massimo di 500,00 euro per il ferito grave (con ricovero ospedaliero o accertamenti in Pronto Soccorso di un ospedale pubblico); 90,00 euro/min fino ad un massimo di 7.500,00 euro per ferito lieve o persona illesa. - Lombardia: la quota oraria è tra i 56 euro l’ora (per intervento di un’ambulanza) ed i 115 (per l’intervento anche di soccorritori, medici e infermieri). La quota massima per l’utilizzo dell’elisoccorso sarà di 780 euro. Secondo la normativa pagherà solo chi farà mobilitare i mezzi di emergenza senza la necessità di ricovero in ospedale mentre è prevista una riduzione del 30% a favore dei residenti in Lombardia. Tariffe che gravano sugli escursionisti in caso di “ingiustificato” intervento del CNSAS per comportamenti negligenti o motivazioni inutili. - Piemonte: diritto fisso di chiamata per ciascuna squadra 120 euro. Costo per ogni ora aggiuntiva di operazioni oltre la prima per ciascuna squadra: 50 euro. E questo varrà per tutti, residenti o non residenti. Se la chiamata è totalmente immotivata, ad esempio uno scherzo, la corresponsione è per l’intero costo dell’intervento. E lo stesso accadrà se le ricerche dovranno essere attivate a causa di un comportamento irresponsabile. Nel caso di chiamata causata da utilizzo di dotazione tecnica non adeguata o dalla scelta di percorsi non adatti al livello di capacità o al mancato rispetto di divieti, la compartecipazione è fino ad un tetto massimo di 1000 euro, fermo restando la non applicazione in caso di ricovero del paziente in reparto o in osservazione breve intensiva in Pronto soccorso. In ogni caso spetta agli equipaggi intervenuti rilevare le condizioni di cui sopra mentre le spese per il recupero salma non sono soggette a compartecipazione. Gli introiti ovviamente non vanno nelle tasche del CNSAS ma in quelle del sistema sanitario nazionale. In Abruzzo, dove vivo, un team di esperti (del quale ho fatto parte anche io) costituito dalla competente commissione regionale (Ambiente), ha redatto una bozza di Legge chiamata “REASTA” la quale, è stata approvata dal sovrano Consiglio Regionale nella seduta del 13 Dicembre 2016. La legge istituisce la Rete Escursionistica Alpinistica Torrentistica Abruzzo per lo sviluppo montano e nuove norme in materia di soccorso in montagna. “Gli interventi di soccorso e di elisoccorso di carattere non sanitario - si legge nel dispositivo, comprensivi di recupero e trasporto, qualora non sussista la necessità di accertamento diagnostico o di prestazioni sanitarie presso un pronto soccorso, sono soggetti a una compartecipazione alla spesa a carico dell’utente trasportato, se richiesto da quest’ultimo o riconducibile ad esso. La compartecipazione è aggravata qualora si ravvisi un comportamento imprudente” Invece, in seguito alle modifiche della L.R. n. 24 del 2005 è consentito lo scialpinismo, fuoripista compresi, imponendo l’attrezzatura idonea per praticare tale disciplina sportiva (ARTVA, pala, sonda oltre al casco protettivo la piccozza i ramponi e lo zaino con airbag). I tagli alla spesa pubblica hanno avuto effetto anche sui costi del soccorso in pista. Alcune regioni o singole località hanno così introdotto il pagamento di un ticket sui normali interventi in motoslitta o con il Toboga ( è una slitta da trasporto). Alcune località del Trentino Alto Adige, dal 2015, fanno pagare il soccorso sulle aree attrezzate al costo di 200 euro. Anche in Val d’Aosta le operazioni di salvataggio su pista sono a pagamento dal 2016: 200 euro è il costo del ticket per ogni intervento di salvataggio sull’intera Regione. Il Piemonte ha reso obbligatoria la stipula di una polizza di responsabilità civile per tutti gli sciatori che frequentano le piste del proprio territorio mentre in alcune località il costo è di 200 euro ad intervento. In Francia il soccorso in motoslitta costa da 220 euro fino a 800 euro a seconda della distanza del ferito dal posto di primo soccorso. Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino del C.A.I. Percepisce finanziamenti pubblici per circa 10 milioni di euro l’anno tra Stato ed enti autarchici locali quali Regioni, Province, Comuni. A questo punto, un aspetto da risolvere è quello di stabilire se l’organizzazione CNSAS formata da volontari è opportuno riceva finanziamenti pubblici invece di utilizzare squadre di professionisti altamente specializzati già esistenti nei Carabinieri Forestali, Polizia, Guardia di Finanza (Soccorso Alpino Guardia di Finanza), Vigili del Fuoco (Speleo Alpino Fluviale), Esercito (Alpini) a cui eventualmente destinare quelle somme aumentando l’efficacia dei soccorsi. A tal proposito è da dire che la tempestività negli interventi è maggiore da parte dei professionisti visto che i volontari devono lasciare il lavoro e non sono in continua attesa e disponibilità per le emergenze. Per quanto riguarda l’elisoccorso. Il tema riveste particolare importanza, soprattutto alla luce dei frequenti interventi in montagna: la mia personale opinione è quella di mutuare l’esperienza della regione Liguria e della regione Sardegna dove l’elisoccorso è affidato ai Vigili del Fuoco e non a privati con un enorme risparmio di costi e con la garanzia di un’elevata professionalità e sicurezza. Ecco un esempio. In Abruzzo, dove vivo, l’elisoccorso 118 è un servizio che costa alla regione 26 milioni e 500 mila euro ogni cinque anni. Se invece si optasse per la soluzione prospettata, il risparmio sarebbe consistente: in Sardegna il costo è poco più di 4 milioni di euro ogni tre anni. Spesso mi capita di assistere a scene curiose di gente in difficoltà, una in particolar modo merita di essere ricordata perché mi ha fatto capire - una volta per tutte - che le operazioni di soccorso alpino, siano esse di carattere sanitario e non, devono essere fatte pagare per intero al cittadino in emergenza! In una bella giornata di sole, ero con un mio amico medico sulla cresta Ovest che dalla cima più elevata del massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia, la vetta occidentale del Corno Grande (2912 m s.l.m.), scende alla Sella del Brecciaio (2506 m s.l.m.) quando, in un punto molto esposto e difficile, abbiamo incontrato una coppia. Lei in evidente difficoltà, con una decadenza fisica significativa piangeva e per la paura non voleva più andare avanti né tornare indietro. Ci siamo subito fermati per prestare aiuto immediato. Il signore che era con Lei ci disse: ” Grazie, non abbiamo bisogno di nulla; tra poco, se la mia compagna non riprende a salire, chiamerò l’elicottero per farla venire a prendere e farla portare al piazzale dove abbiamo l’auto parcheggiata. Tanto è tutto gratis… così approfittiamo per fare un bel giro e vedere il Gran Sasso dall’alto”. Questo episodio dimostra non solo la scarsa preparazione di qualcuno che si avventura in montagna, ma anche il poco valore etico nel considerare il lavoro del Soccorso Alpino e la spesa che ricade comunque su tutta la comunità. Da ultimo, ma non meno importante è da dire che scambiare l’elicottero del 118 per un elitaxi è inaccettabile perché i mezzi di salvataggio devono necessariamente essere riservati alle vere emergenze, che magari, mentre il velivolo è occupato, potrebbero effettivamente verificarsi. di Paolo De Luca Click to Post
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